Ciao a
tutti!
Nuovo capitolo,
nuovo punto di vista! Spero vi piaccia J Come sempre
un grazie a tutti e a tutte e alla prossima!!
Bacissimi!
Elendil
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“Ho
sete”
Incapace
di resistere all’arsura, Asiya si passò la lingua
sulle labbra avvertendone al tatto la consistenza dura e corrugata. Si maledì. Sapeva che così facendo avrebbe solo aumentato il
suo desiderio di bere, ma pur consapevole, non era fisicamente in grado di
impedirselo.
Quanti
anni erano che fame e inedia avevano smesso di essere un suo problema? Rifletté
un attimo su quella vaga epifania per poi, suo malgrado, scuotere il capo. Non
abbastanza per dimenticare cosa significassero, eppure troppi per poterli
affrontare di nuovo con la disinvoltura consona al suo ruolo.
Alcuni
passi più avanti avanzava Sery, passi leggeri e
misurati a donarle come sempre un che di mistico e spettrale.
Ansimante,
la certezza che i suoi piccoli sandali stessero letteralmente andando a fuoco
in quell’oceano ardente, Asiya le rivolse un’occhiata
di puro e autentico odio, il più genuino che si concedesse di elargire dopo
anni di piccole smorfie e malcelati ghignetti sprezzanti in voga fra i Nobili.
Quando Sery le aveva piantato il coltello alla gola Asiya aveva in qualche modo immaginato di dover morire da
lì a pochi istanti.
Poco
male, si era detta in un non meno precisato istante di calma
serafica, almeno avrò una morte gloriosa, degna del mio rango.
Ma così
non era stato.
Trascinata
come un animale lontano dalla propria dipartita, Sery
l’aveva subito scaraventata nella precognizione di una assai logorante
scarpinata nel deserto fra le dune bruciate dal sole.
Meglio
così, aveva quindi sospirato tentando al contempo di non
farsi strozzare dalla foga della sua compagna di viaggio, Armate delle sole
nostre gambe riusciremo a fare sì e no mezzo miglio prima di doverci arrendere
alla fatica. Per allora Zaphil ci avrà trovare e
riportate indietro.
Ma
ancora una volta, il Popolo del Deserto pareva assai ansioso di deludere le sue
aspettative.
Pochi
metri necessari a illudere Zaphil e l’Anhayt del fatto che entrambe fossero riuscite
effettivamente a scappare approfittando della confusione generale, e la
Risvegliata le aveva sferrato un gancio tanto forte da farle credere che tutti
i suoi denti si sarebbero staccati ripopolando il deserto di piante dentifere.
Quando
era riuscita finalmente a riprendere conoscenza aveva assai faticato per
mettere a fuoco il paesaggio circostante.
Prima
impressione: erano sole. Seconda impressione: non si stavano spostando.
“Credevi
davvero che ti avrei trascinato per chilometri in mezzo al deserto con una lama
piantata al collo?” l’aveva derisa Sery mentre
dolorante l’Hayeli’vo tentava con scarso successo di
mettersi a sedere. Il conato che era seguito l’ava subito fatta desistere.
Nuovo sospiro.
“Troppo
faticoso?” aveva quindi esalato dopo un istante. Pallida nel già abbacinante
riverbero solare, Sery si era limitata a sogghignare.
“No,
troppo stupido. Perchè costringerti ad avanzare con
la forza quando a conti fatti la tua unica scelta potrebbe essere quella di
seguirmi?” Asiya si era limitata a strizzare appena
gli occhi.
“Ti
ricordo che Zaphil (o almeno uno dei suoi) sarà già
sulle mie tracce ora”
L’altra
le aveva rifilato un sorriso vago “Ne dubito visto che a conti fatti non vi è alcuna
traccia da seguire” aveva allora allargato un braccio mostrandole il
paesaggio tutt’attorno a lei.
Un
paesaggio abbastanza familiare da assomigliare a quello della sera
prima, in effetti. Anzi, da esserne esattamente la copia sputata. O solo la
stessa.
“Chiunque
si sia messo sulle nostre tracce ora si trova molto più avanti di noi. Tutto
ciò che dobbiamo fare è semplicemente non raggiungerlo” stretta delle
spalle, l’espressione di Asiya che probabilmente
doveva allora aver rasentato l’attonito.
L’altra
non le aveva badato gran che, la certezza di averle in qualche modo restituito
l’inganno precedentemente subito a soddisfarla abbastanza da non avvertire
evidentemente la necessità di aggiungere altro alla spiegazione generale.
Sconcerta, Asiya non aveva potuto far altro che
fissarla mentre queste con naturalezza appallottava
alcune cianfrusaglie in un telo logoro prima di caricarselo in spalla e
cominciare ad avanzare senza una parola nel deserto infuocato.
“Immagino
che a questo punto non mi darai più del Voi, vero?” le aveva poi urlato
improvvisamente dietro con una nota sarcastica.
“Quel
fagotto è tuo” aveva replicato l’altra senza nemmeno girarsi “Se non ti sbrighi
a prenderlo e seguirmi ti lascio qui”.
Ed era
così dunque che era cominciata la loro marcia nel deserto. Gli inseguitori
avanti chissà dove e loro dietro, due sparuti fagotti colmi di cianfrusaglie a
difenderle dall’immensità di un deserto apparentemente sconfinato.
Sfiancata
dal caldo, le dita dei piedi che dolorosamente cominciavano a scarnificarsi a
causa del continuo contatto con la sabbia arroventata, Asiya
si ritrovò allora a ripensare alla Torre del Tempo e alle sue immense sale fresche
e temperate, una gioia per lo spirito e il cuore dove sete e fame parevano
davvero essere nulla più che fantasticherie prive di consistenza e realtà.
Ricordò
i colori pastello, le scalinate a ventaglio, i dipinti punteggiati d’oro. E
ricordò perfino quei profumi nascosti che nessun inserviente si dava pena di
creare ma che per qualche ragione infestavano comunque la percezione.
Gemette
piano, un sassolino che dolorosamente percorreva da dita a tallone tutta la
lunghezza del piede destro. Fu tentata di chiedere una sosta ma desistette.
Come
diavolo era finita in quella situazione? Si domandò allora con una
punta d’ansia. Ma molto più importante, come diavolo si era fatta convincere
a finirci quasi di sua spontanea volontà?
“Questa
notte ci accamperemo là”
La voce
di Sery la distrasse dalle proprie elucubrazioni
costringendola a guardare dove la donna stava ora indicando: una roccia
dall’ara solitaria che svettava raminga nella piana come un dente aguzzo. Gli
scoccò un’occhiata perplessa prima di detergersi il sudore dalla fronte.
“Come
riparo non mi sembra molto sicuro” commentò incerta
“Vedi
per caso altro di tuo gradimento?” la sbeffeggiò subito Sery
voltandosi a guardarla.
Scosse
il capo “Ora no” convenne “Ma il sole è ancora alto. Magari avanzando un
poco...” nervosa l’altra si tirò meglio il fagotto sulla spalla
“Questo
non è territorio su cui avanzare oltre una certa ora a meno che si desideri
fare altri incontri con la fauna locale” tagliò corto
“Risvegliati?”
sobillò Asiya con una nota acida. Senza battere
ciglio Sery riprese rapida a camminare costringendo
l’altra a starle suo malgrado dietro.
“Fossero
solo i Risvegliati dubito che dovremmo preoccuparci a tal punto” riprese
tuttavia dopo un attimo, il passo sottile che scivolava senza fatica laddove la
Hayeli’vo riusciva a malapena ad arrancare
“Sfortunatamente
però essi non sono né gli unici né i più pericolosi cui il deserto da rifugio e
protezione dalla Torre del Tempo”
Incerta
fra il maledire la rinnovata sofferenza del camminare o il caldo mortale che le
pressava in ogni parte del corpo, Asiya si concesse
un mezzo sospiro.
“E
immagino che nessuno di questi gentili avventori rispetti le regole
dell’ospitalità concesse ai Figli del Deserto, vero?”.
Non appena
varcato il confine dell’ombra proiettata dalla roccia, Sery
si liberò del proprio fagotto per cominciare a scandagliare la zona con passo
cauto e predatore. Dal canto suo Asiya si limitò a
disperdere la propria mercanzia a terra e accasciarsi esanime sulla sabbia
tiepida e inodore. Espirò piano chiudendo per un attimo gli occhi.
Quando
li riaprì la figura di Sery incombeva su di lei.
“Per i
Figli del deserto valgono sempre le antiche consuetudini” si accigliò
chinandosi per prendere il suo fagotto abbandonato “Ma voi non siete una di
loro o sbaglio?”
Si
allontanò in uno sbuffo costringendo Asiya a
puntellarsi sui gomiti per seguire i suoi spostamenti.
“Lo
sono stata molto tempo fa” replicò cauta “Conta come attenuante di aver per
qualche tempo frequentato la Nihaar’ì?”.
Difficile
capire se il silenzio che seguì fosse frutto delle numerose faccende cui si
stava dedicando la Risvegliata o la conseguenza naturale della sua rivelazione.
Poco
dopo Sery le scagliò addosso un groviglio di stoffe
rosse adducendo che se proprio aveva intenzione di starsene a blaterare per
tutto il tempo, almeno lo facesse rendendosi in qualche modo utile.
Montarono
quindi il “campo” e con esso alcune delle protezioni necessarie a evitare gli
attacchi delle Ombre. Niente di realmente efficace, si rammaricò Sery, ma di certo qualcosa di abbastanza utile a
rassicurare entrambe sulla concreta possibilità di coricarsi e riposare per
qualche ora. Non accesero il fuoco ovviamente, così al calare del sole entrambe
si ritrovarono inevitabilmente a tremare rannicchiate nelle misere stoffe che
erano riuscite ad adibire a giaciglio.
Solo
allora, rigida nelle propria branda improvvisata, Sery
si diede pena di riprendere il discorso che ella aveva volutamente lasciato
cadere poche ore prima.
“Davvero
sei stata una Figlia del Deserto?” esordì con una nota soffocata. Poco
distante, egualmente aggrovigliata nelle proprie misere stoffe, Asiya annuì.
“Molto
tempo fa. Prima di diventare Hayeli’vo ed essere
portata alla Torre del Tempo”.
Le parve
come di sentire la Risvegliata rigirarsi nelle coperte
“E’
strano” commentò poi con voce stranamente limpida “Chissà perché ho sempre
creduto che solo ai Nobili fosse concesso di varcare la soglia della Torre del
Tempo. Figuriamoci rivestire il ruolo di Hayeli’vo...”
Asiya fece come per stringersi
nelle spalle.
“In
genere è così” le concesse “La Torre del Tempo si guarda bene dall’ospitare
entro le sue mura chiunque possa in qualche modo dubitare del suo potere o non
dipendere direttamente da esso.” si bloccò, improvvisamente accorgendosi di
quanto poco diritto avesse in quell’istante di rivelare particolari tanto
compromettenti sulla vita di Corte.
“Ma per
me fu diverso” tagliò quindi corto “All’età di otto anni venni presa e portata
via dalle terre in cui vivevo per essere scortata alla Torre del Tempo”
“Chi ti
portò via?” la interruppe l’altra. Smorfia evasiva
“Un
uomo della Torre” rispose monocorde “Fu lui a dirmi che ero stata scelta per un
compito molto importante cui non avrei mai potuto rinunciare se non con la mia
stessa vita. Mi mostrò stanze e camere fra le più belle che avessi mai visto
dicendo che tutto ciò era e sarebbe stato mio a patto che fossi stata fedele
alla Torre e alla Nihaar’ì per tutta la vita”.
Dall’altra
parte parve allora di udire un sospiro contrito.
“Un
premio superfluo se paragonato all’onore di poter essere al fianco della Nihaar’ì” la voce di Sery tradiva
una nota di emozione. Asiya lasciò che essa scorresse
su di sé assieme agli altri vaghi rumori della notte prima di rilassare il capo
contro la sabbia umida.
“Infatti”
concesse infine con una nota sonnolenta “Ben più grande di quanto avessi mai
osato sognare fino a quel momento”.
L’indomani
si svegliarono poco prima dell’alba, il tepore antecedente il destarsi del
giorno a regalare a entrambe poche ore di umida frescura sufficiente a
impacchettare i loro bagagli e mangiare un paio di bocconi di pane.
Ordinatamente disposta a terra, la mercanzia che Sery
divise equamente fra i due fagotti risultò essere poco più che qualche stoffa
imbevuta di Tinta, un paio di borracce, pali di legno necessari a piantare le
stoffe e un paio di coltelli a lama corta. Un bottino assai scarso, si lamentò
l’Hayeli’vo, ma difficilmente suscettibile di
aggiunte calcolando le miglia che avrebbero dovuto percorrere con quella roba
addosso.
Ovviamente
a lei toccò la parte delle stoffe e dei pali mentre la Risvegliata tenne per sé
acqua e armi.
Dannata
gente del deserto...
“Immagino
che tu sappia dove stiamo andando, vero?” esalò Asiya
mentre il primo raggio di sole fendeva il morbido profilo delle dune. Una
goccia di sudore le scivolò cauta lungo la tempia perdendosi nella già evidente
ricrescita rossa delle sue chiome.
“Temi
di no?” ridacchiò l’altra senza nemmeno voltarsi. Asiya
fece come spallucce
“Mai
dubitato delle tue doti di orientamento” precisò subito alzando una mano in
segno di resa “E’ la vendetta che mi da di che pensare” questa
volta l’Hayeli’vo fu certa di cogliere un sogghigno
derisorio sul volto dell’altra
“Pensi
davvero che mi prenderei tutto questo disturbo se la mia intenzione fosse
semplicemente quella di ucciderti?”
Asiya si morse un labbro
scoprendolo nuovamente arido e rinsecchito. Poi sospirò.
“In
effetti queste mercanzie pesano troppo per una sola persona...” buttò lì con
noncuranza
“Ho
portato cose pesanti il doppio di quelle che stai portando tu ora lamentandomi
la metà di quello che stai facendo. Il tutto ferita a una gamba e inseguita dai
membri dell’Ordine” la liquidò subito l’altra aumentando bruscamente il passo.
Come sempre la camminata di Sery pareva insofferente
di rallentamenti o ostacoli di alcun genere.
Come
esimersi dal maledirla per l’ennesima, sconsolata, volta?
“Perdona
il mio sciocco dubbio allora” digrignò raggiungendola Asiya. Si aggiustò con un gemito la sacca sulla spalla “E’
che è da molto tempo che non mi viene richiesto di capire gli atteggiamenti e
le azioni delle persone che mi circondano. In genere è Zaphil
a farlo al posto mio e lui non sbaglia mai” l’altra la scrutò per un breve
attimo
“Questo
è il tuo modo da Hayeli’vo di dirmi che
non hai la più pallida idea di quali siano le mie intenzioni?”
L’altra
fece spallucce.
Forse
si.
“Che
peccato” ridacchiò nuovamente l’altra per poi guardandola, aggiungere “E sì,
questo è il mio modo da Figlia del deserto di dirti che non sono affatto
dispiaciuta”.
Poco
più indietro, Asiya fece allora una smorfia contrita
ignorando il fatto che così facendo le labbra le si sarebbero all’unisono
spaccate. Represse un gemito
“Che
cosa poco carina. E io che pensavo che dopo le rivelazioni di ieri sera mi
considerassi un po’ più come una sorta di amica alla lontana da poco
ritrovata ma degna comunque di grande fiducia”
“Essere
nata nel Deserto non fa di te una Figlia del Deserto” puntualizzò subito
l’altra “E se è di fiducia che vogliamo parlare, ti ricordo che è solo a causa
tua e delle tue menzogne che ci ritroviamo ora in questa situazione”
“Oseresti
rimproverarmi per essere stata fedele alla Nihaar’ì?”
si accigliò la fanciulla. L’altra rallentò solo un istante il passo
“Conosco
la fedeltà. Ma non per questo sono disposta a perdonare la tua menzogna.”
“Dubito
che tu possa anche solo comprendere quanto l’una sia legata all’altra”
“Tu
dici?” improvvisamente Sery si bloccò lasciando che Asiya la raggiungesse “Credi davvero che non mi sia mai
capitato di dover mentire in nome di ciò in cui credo? In nome dell’amore che
provo verso quell’uomo che ora grazie a te ho con ogni probabilità perduto per
sempre?” Asiya si ritrovò a serrare appena la
mascella
“E tu
credi davvero di poter fare a me la morale sulla menzogna?” avvertì la
collera salirle improvvisamente al viso in una vampata di calore “Le persone
normali mentono; Io sono la Hayeli’vo. Non
credo di dover star qui a definire quanto e perché le due cose siano differenti”
“Quindi
dovrei perdonarti semplicemente perché rovinare la vita alle persone fa
parte dei tuoi compiti?” si accigliò Sery
“Il mio
compito” prese fiato l’Hayeli’vo “E’ proteggere la Nihaar’ì e non una Khonarh
qualsiasi. Dubito che alla luce di questo io debba perdere anche solo un altro
secondo a giustificarmi per alcunché”
Prima
di capire come, la Hayeli’vo si ritrovò
pericolosamente vicina alla Risvegliata, una mano della donna a ghermirle le
vesti in una morsa di ferro.
“Se è
davvero il mio perdono che desideri” la gelò lei con voce monocorde “Temo tu
non lo stia chiedendo nel modo giusto”
“Se
davvero desiderassi il tuo perdono” d’istinto l’Hayeli’vo
strinse la presa sulle dita dell’altra “Te lo starei chiedendo”
Ma la
realtà è che non me ne importa assolutamente nulla.
Vedendo
la mano libera di Sery salire verso di lei Asiya si ritrovò a chiudere d’istinto gli occhi.
L’avrebbe
colpita. Pensò. Perché se lo meritava.
Ma la
Risvegliata non la schiaffeggiò, viceversa dopo un attimo la lasciò andare con
uno strattone per poi, rigida, tirarsi meglio sulle spalle il proprio fagotto.
“Hai
ragione” ammise dopo un attimo “Tu non hai bisogno del mio perdono” una pausa
“Non hai bisogno del perdono di nessuno”
Mentre Asiya tentava suo malgrado di risistemarsi le vesti e
ricomporsi in qualche modo, avvertì lo sguardo dell’altra seguirla con muta
circospezione prima di scostarsi con un sospiro.
“Ti
porterò dove stiamo andando perché così ho deciso” la voce della Risvegliata le
suonò quasi stonata all’orecchio, il tono tanto vuoto da parere meno che un
sussurro mentre ella si voltava e riprendeva a camminare “Dopo di che le nostre
strade si divideranno. Prega allora che non si rincontrino mai più perché se
così fosse, non basterà un titolo e un’amicizia alla lontana da poco
ritrovata ma degna comunque di grande fiducia per risparmiarti”
Quella
notte non parlarono. E nemmeno il giorno successivo. E nemmeno quando l’acqua
diede i primi segni di stare inesorabilmente terminando le due osarono
scambiare anche solo una parola.
E poi
arrivò di nuovo la notte.
Questa
volta riuscirono a catturare un piccolo topo del deserto che avidamente si
divisero e mangiarono senza poterlo cuocere. Poco prima di coricarsi un lampo
vibrò lontano nel cielo a oriente colorando per un attimo di un tiepido rosa
cipria la notte circostante.
“Domani
verrà la Tempesta” decretò Sery “Non è prudente
avventurarsi nel deserto senza alcuna protezione”
Stanca
e febbricitante di sole, Asiya aprì lentamente un
occhio guardando prima l’orizzonte e poi la sua compagna di viaggio. Il fatto
che le avesse rivolto nuovamente la parola stava a significare una
preoccupazione ben più che latente. Con una smorfia si puntellò su un gomito
per guardarla.
“La
nostra acqua è agli sgoccioli. Aspettando qui rischieremo di rimanere senza”
obiettò in un sussurro ovattato. Nel buio, l’altra annuì una volta.
“Durante
le Tempeste il deserto si risveglia. Non sono certa di poterlo affrontare con
te al mio fianco” “So combattere” ribatté lei risentita.
“Non è
ciò che mi serve” scosse subito il capo l’altra per poi voltarsi a guardarla.
Nel
buio la Hayeli’vo fu quasi certa di ricordare quei
suoi occhi scuri e neri scrutarla da un mondo cui lei non faceva parte.
“Qualcuno
è sulle nostre tracce” esalò la Figlia del Deserto con una nota grave.
Zaphil? Possibile?
L’altra
dovette notare il guizzo nello sguardo di Asiya
perché sorrise appena.
“Sfortunatamente
qualcuno di assai poco raccomandabile. Dubito gradiresti la loro compagnia” Asiya avvertì qualcosa tendersi all’altezza dello stomaco
“Da
quanto tempo ci seguono?” esalò quindi titubante. L’altra scrollò le spalle.
“Poco.
Ma l’indomani ci raggiungeranno se non faremo qualcosa per evitarlo. Prima di
tutto, evitare di esporci inutilmente nella Tempesta di Sabbia” scettica, Asiya lanciò una breve occhiata alla volta celeste nuda e
immensa sopra la sua testa
“Peggio
di così? Difficile” nuova scrollata di spalle
“Finchè continuerai a pensare come una Khonarh
(popolana), impossibile.”
L’indomani
si alzarono prima dell’alba, una rapida occhiata al brumore
lattiginoso sospeso nell’aria a suggerire che la tempesta si stesse avvicinando
più rapidamente di quanto avessero sperato. Rifecero in fretta i bagagli e
presero subito a spostarsi verso Ovest.
Sery disse che il tempo
stringeva. In breve sarebbe stato difficile tanto avanzare quanto respirare,
motivo per cui la cosa migliore sarebbe stata quella di creare con i bastoni
una tenda improvvisata e sotto di quella attendere che il turbinio si placasse.
Perché
dunque non fermarsi e piantare la tenda fin da subito?
“Chi ci
segue dubito si fermerà fino a quando non sarà costretto a farlo. Guadagnare
anche solo pochi passi di vantaggio è quindi vitale nella nostra condizione”
In
breve il latteo pallore dell’aria si trasformò in una non meno identificata
nebbia caliginosa solcata da nervosi strappi di vento caldo e soffocante.
Sery si fermò solo un attimo
per coprirsi il volto con una benda pesante ordinando ad ad
Asiya di fare altrettanto.
“La
tempesta si sta avvicinando. Da questo momento stammi vicino”
Come
destato dalle parole della Figlia del Deserto, fu allora che il vento prese a
rinforzare trasformandosi in breve in vere e proprie raffiche frustanti sabbia
e ululanti tormenta, uno strazio cui Asiya reagì
curvandosi su se stessa nella vana speranza di difendersi alla bell'e meglio.
Inutile.
La
sensazione che ad ogni folata la pelle venisse letteralmente scorticata le fece
ben presto salire le lacrime agli occhi. Poco più avanti tuttavia, Sery non pareva dare segni di volersi fermare. A differenza
dell’altra procedeva dritta - ma dai? Quale novità - , lo sguardo rivolto al
profilo di un orizzonte che ora nemmeno impegnandosi Asiya
sarebbe stata certa di poter anche solo indovinare.
Avanzarono
ancora. E un poco. E tutt’attorno pareva davvero di ritrovarsi in un’immensa
clessidra vorticante sabbia e vento da ogni dove.
Poi
qualcosa scivolò nella coda dell’occhio di Sery.
La
giovane si bloccò un istante. Ma riprese subito a camminare, troppo
terrorizzata dall’idea di perdersi nell’infuriare della tempesta per osare
allontanarsi dalla figura della Figlia del Deserto.
“Sery!” cercò di richiamarla. Poi si bloccò.
Ho
visto qualcosa. Avrebbe voluto dire. Si ma cosa esattamente? Si
domandò in un moto di incertezza.
Un
movimento. Uno scivolio. Una semplice impressione.
Poco
più avanti la sua guida pareva non averla udita così decise di tacere.
Ma subito di nuovo eccolo, quel movimento furtivo, troppo rapido per potersi
girare e guardare ma abbastanza lento ora per poter fugare la certezza di
averlo realmente visto.
Così
questa volta si fermò e tentò di individuarlo nella bufera.
Inutile,
ovviamente, non che ci avesse realmente sperato. Ma
ora voltarsi e richiamare l’attenzione di Sery non
pareva più così stupido cosa da farla desistere.
C’è
qualcuno. Le gridavano i suoi sensi. C’è davvero qualcuno.
Ma
quando si girò per comunicare l’insperata epifania si ritrovò sola.
Sery era già sparita.
Sbattè un paio di volte le
palpebre, il pizzicorio della sabbia oltre il tessuto
a farle venire voglia di togliersi tutto e cominciare a grattare con foga. E
trattenne il respiro.
Sery era sparita.
Le
suggerì la sua constatazione dell’ovvio.
E
qualcosa si aggira per certo attorno a te fecero eco i suoi
sensi.
E tu
sei sola concluse lei ritrovandosi suo malgrado a spostare il
suo sguardo da destra a sinistra e poi di nuovo a destra.
Ma
urlare forse non era certo la cosa migliore da fare giacché se vi era ancora
una qualche speranza di non essere stata vista, così facendo sarebbe stata
vanificata.
E le
armi se le era portate via Sery.
Da che
parte era andata quella dannata Agves Anaphat?
Cominciò
a camminare, pochi passi ad affondare in un mare di sabbia scrosciante attorno
a lei prima di rallentare nuovamente e fermarsi di nuovo, miseramente.
Cosa
aveva detto Sery circa il modo per sopravvivere alla
tempesta?
Montare
una tenda usando tele e pali? Tentò. E aspettare?
Guardò
prima a destra e poi a sinistra.
Beh lei
i pali e le tele li aveva...
“Hayeli’vo!”
A
differenza della figlia del deserto.
“Hayeli’vo!”
Esitò
quindi per un lungo e intenso attimo, l’incertezza su cosa fosse meglio fare
che riverberava in lei in una lunga eco tempestosa.
E
infine prese fiato.
“Sery!”
Dal
vortice lattiginoso emerse allora una figura alta e slanciata, china nelle
raffiche di vento, che rapida si diresse verso di lei.
“Speravi
forse di liberarti di me?” le gridò la donna non appena fu abbastanza vicina da
farsi udire nella Tempesta.
Pur
sapendo che nessuno l’avrebbe vista, Asiya fece come
una smorfia contrita.
“Se
sapessi come sopravvivere al deserto l’avrei già fatto da tempo”
“Dobbiamo
costruire la tenda. Di questo passo la Tempesta ci sfinirà” la incalzò subito
l’altra abbozzando al fagotto che portava ancora sulla schiena.
“Sery, ho visto qualcuno...” Asiya
avvertì la propria voce vibrare appena “un’ombra....”
“Un’Ombra?”
la voce di Sery riverberò nell’aria come incrinata di
due ottave. La Hayeli’vo scosse appena il capo.
“Non
un’Ombra” precisò mettendosi una mano davanti alle labbra “Solo una figura...”
“Una
figura umana...?” Perché Sery non pareva rinfrancata?
“Non...”
prese fiato prima di parlare “Non ne sono sicura”
“Quando?”
l’altra si fece più vicino. Asiya si strinse nelle
spalle.
“Non lo
so” gesto confuso “Non saprei”
Capì
che Sery l’aveva afferrata per le spalle solo quando
si sentì letteralmente sbattacchiare avanti e
indietro.
“Cosa
vuol dire non saprei? Se hai visto qualcuno dovresti almeno...”
Prima
ancora di riuscire a formulare una qualche forma di risposta -se pur
approssimativa - Asiya fu costretta ad alzare il
volto verso l’alto.
Una pioggia di piccoli fuochi si stagliava come per magia nel cielo in una parabola lucida e ardente.