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Autore: WibblyVale    05/05/2017    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi rotolò per qualche metro sulla neve fredda. Tentò di rialzarsi, ma la gamba gli faceva male. Si guardò la coscia ricoperta di sangue e tornò a sdraiarsi sulla soffice neve candida, sempre più rossa attorno a lui a causa del sangue che scendeva dalla sua gamba. Sentì una presenza e attivò il Raikiri, pronto ad usarlo contro chiunque gli si fosse avvicinato.
Una figura coprì la sua visuale, dovette sbattere gli occhi un paio di volte per riconoscere Obito. L’Uchiha se lo mise sulle spalle, grugnendo per la fatica, poi prese a camminare. Kakashi non riusciva a stare sveglio, stava perdendo troppo sangue. Voleva dire qualcosa, ma si sentiva la gola secca.
I piedi del suo compagno affondavano nella neve scricchiolando, mentre lui ansimava per la fatica. Volute di condensa uscivano dalle labbra dell’Uchiha, che probabilmente doveva essere affaticato quanto lui. Il Copia-ninja riusciva a malapena a fare dei pensieri coerenti e ben presto cadde nell’oblio.

 
Un giovane Kakashi sedeva a braccia conserte, accanto al suo maestro, nella sala d’attesa dell’ospedale di Konoha. Attendevano che Rin arrivasse ad avvisarli sullo stato di salute di Obito, che durante una missione si era troppo lasciato prendere dall’entusiasmo e si era rotto una costola, rischiando di perforare il polmone.
La ragazza uscì dalla stanza sorridente. “Tutto bene” disse loro. “Sta già dando del filo da torcere alle infermiere” ridacchiò. “Volete entrare.”
Minato fece un passo avanti, mentre Kakashi alzò le spalle. “Salutatelo per me” disse, andandosene via, sollevato, ma senza la minima intenzione di vedere quell’idiota. Come al solito si era lanciato nel pericolo a testa bassa, senza minimamente pensare ai rischi. Poteva uccidere tutti.
Quando fu abbastanza lontano dalla sua squadra, il Copia-ninja appoggiò la schiena contro il muro e sospirò. Le sue mani tremavano, non si era nemmeno accorto di essere così preoccupato. “Idiota!” esclamò, non sapeva se rivolgendosi più a sé stesso o all’Uchiha. Poi, sorrise. Era andato tutto bene.

 
Quando Kakashi riaprì gli occhi non si trovava più all’aria aperta, ma al sicuro in una grotta. Un fuocherello era acceso, ma non vi era legna. Obito doveva aver usato qualche tecnica. L’Uchiha nel frattempo stava legando un pezzo di tessuto, strappato dai pantaloni, attorno alla ferita alla gamba del compagno.
“Obito…” chiamò, sentendo la gola grattare e facendo voltare l’altro uomo verso di sé. Quest’ultimo prese una piccola bacinella piena d’acqua e aiutò il ninja dai capelli argentati a bere.
“È neve. L’ho fatta sciogliere al fuoco” spiegò.
“Dobbiamo tornare dai ragazzi” cominciò il Copia-ninja, cercando di alzarsi, ma Obito lo bloccò.
“Né io né te abbiamo chakra a sufficienza per aprire il portale ora.” Fu come parlare al vento, Kakashi scattò in piedi e si diresse verso l’esterno barcollando.
“E allora userò quel poco…” L’Uchiha gli bloccò la strada.
“Moriresti.”
“E allora morirò!”
Obito lo spinse facendolo cadere a terra. “Sei sempre il solito coglione, vero? Ricordavo che avevi più pazienza!”
“Non voglio perderli…”
“Non li perderai!” L’aiuto ad alzarsi e lo riportò vicino al fuoco. “Hai detto che potevi assorbire il chakra di questo posto, ricordi?”
Kakashi sospirò: era vero. Aveva riconosciuto l’essenza, in parte assomigliava al potere che aveva imparato a controllare per fermare Shiori.
“Indebolirebbe quella stronza!” sbottò l’Uchiha.
“Non di molto, ma posso provare. Tu perché sei venuto con me?”
“Mentre ti mandava qui, ho visto che ti colpiva per ferirti. Non… non potevo… Insomma sei l’unico che può assorbire questo chakra” disse, minimizzando la preoccupazione che aveva provato nel vedere l’altro uomo ferito.
Il Copia-ninja sorrise. “Grazie, Obito.”
Si sedette a gambe incrociate e cominciò a lavorare. Obito lo osservava con interesse e nel frattempo aspettava.
“Mi dispiace, Kakashi” disse ad un tratto.
Il Copia-ninja aprì l’occhio sano e lo guardò confuso. “Per cosa?”
Obito alzò gli occhi al cielo. “La guerra? Quello che ho fatto? Minacciare Shiori? I tuoi figli? Vuoi davvero l’elenco?” sbottò.
Il ninja dai capelli argentati ridacchiò. “Oh quello!” fece con finto tono indifferente. “Obito è a me che dispiace. Se io non avessi fatto tutti quegli errori…”
“Chi ti dice che non sarei diventato così lo stesso? Non è colpa tua.”
“Forse non del tutto” rispose il Copia-ninja con calma. “Ma in parte, lo è. Eri troppo buono, troppo innocente… i miei sbagli ti hanno tolto quell’innocenza.”

 
“Io diventerò Hokage” aveva ripetuto il giovane Uchiha per l’ennesima volta, facendo sbuffare il Copia-ninja. “È vero!” sbottò.
“Credi davvero che basti crederci?” chiese con tono di superiorità il suo compagno. “Per essere un Hokage devi avere una forza fisica e mentale fuori dal comune, devi saper comprendere profondamente la situazione internazionale e interna al villaggio, e soprattutto non essere impulsivo. Tu… tu non ti ricordi nemmeno di chiudere la patta dei pantaloni.”
Obito guardò in basso, ma era tutto a posto. Vide Kakashi scoppiare a ridere, poi si voltò verso Rin arrossendo in imbarazzo.
“Eddai Kakashi, sei troppo severo! Per essere Hokage serve anche un gran cuore. Volete sapere cosa credo?” chiese lei retorica. “Che sotto quel punto di vista siete entrambi sulla buona strada.” Detto ciò, entrò in casa sua chiudendosi la porta alle spalle.
“Che sciocchezze” sbuffò il giovane Hatake. “Io non diventerò mai Hokage.”
Obito lo guardò sbarrando gli occhi. “Non lo desideri nemmeno un po’? È un grande onore!”
“Un onore che non voglio per me. Voglio solo starmene in pace” commentò burbero.
Obito lo prese per le spalle e lo scosse. “Sei uno dei ninja più forti di Konoha già ora, se un giorno avrai quell’onore non devi sprecarlo. Stai scherzando? È importante che noi difendiamo il villaggio, è importante proteggere le persone! Io voglio diventare Hokage per fare questo, ma se non fossi adatto, lascerei il posto a qualcuno di più forte! Ma morirei sapendo che il posto che io tanto amo andrebbe nelle mani di qualcuno che non lo apprezza!”
“Ehi ehi, calmati!” esclamò Kakashi, allontanandolo da sé. Osservò il suo compagno con attenzione, lui davvero ci teneva tanto a tutto quello. “Non credo me lo proporranno mai, ma se lo faranno, ti giuro che non la prenderò alla leggera. Basta che ti calmi!” sbuffò alla fine per non dargli una completa soddisfazione.
Il giovane Uchiha sorrise. “Augurati di mantenere la parola” lo minacciò, provocando l’ennesima alzata di spalle del proprio compagno.

 
“Non puoi ritenerti responsabile per tutto. Come cazzo fai a vivere?” sbottò Obito, irritato.
Kakashi alzò le spalle. “Ho fatto molti errori, ma ho anche fatto cose buone. Due di queste stanno per salvare il mondo.”
L’Uchiha rimase in silenzio per un po’, con lo sguardo basso. “Io non ho questa fortuna. Non ho quel genere di lascito. Me ne andrò senza…” una lacrima scese lungo il suo viso.
“Sei sempre il solito idiota” commentò il Copia-ninja, provocando un ringhio dal compagno. “Io li ho cresciuti usando i tuoi insegnamenti come un mantra, io sono diventato una persona migliore grazie ai tuoi insegnamenti. E ora ci stai aiutando a salvare il mondo, questo vale molto di più di quanto tu possa immaginare.”
“Perché cerchi di consolarmi?”
Kakashi sorrise. “Sto cercando di fare ciò che avrebbe fatto lei. Lei non ti avrebbe lasciato cadere nell’autocommiserazione.”
Obito allontanò lo sguardo dal suo vecchio amico. “Lei ti amava” sussurrò, sapendo che per quanto Rin gli volesse bene, aveva sempre amato il ragazzo dai capelli d’argento.
“E dire che pensavo di essere io quello con dei problemi nel capire le persone!”
“Che cosa stai dicendo?”
“Lei non mi amava” rivelò.
“Non dire stronzate! Ti venerava, era chiaro!”
“Credi che questo sia amore? Cazzo Obito, sai cos’è l’amore?” sbottò lui con rabbia.
L’Uchiha si alzò in piedi, pronto ad attaccarlo, non gli importava se poi avesse dovuto ricominciare ad assorbire energia da capo. “Mi chiedi se so cos’è l’amore? Io l’amavo con tutto me stesso, ma la vedevo ogni giorno ammirare te. E avrei rinunciato a lei, se fossi stato certo che tu l’amavi almeno la metà di quanto l’amavo io.”
“Io l’amavo” disse il Copia-ninja. Obito ricadde a terra, coprendosi il volto tra le mani. “Ma non nel modo in cui credi tu. Credevo di non poterla amare perché ti avrei fatto un torto, ma non è così. Io non la capivo, lei non mi capiva. L’avrei corrotta. Quella creatura così pura, così candida. Volevo proteggerla come un fratello protegge una sorella. Ciò che provavo per lei era così incorrotto, così innocente. L’amavo perché mi faceva sentire puro, ma il vero amore… Oh Obito. Il vero amore…” Chiuse di nuovo l’occhio sano. “E lei amava me, come si ama qualcuno che si ammira. Forse proprio un fratello maggiore. L’aveva scambiato per amore vero e proprio? Forse. Ma alla fine l’ha capito, sai?”
“Capito cosa?” chiese Obito, trattenendo il fiato.
Kakashi aprì entrambi gli occhi, puntando il suo Sharingan in quello del compagno. “Che ti amava.”

 
Rin e Kakashi erano seduti accanto ad un fuoco, riposando sulla via del ritorno da una missione. Non avevano parlato molto, lei era timida, lui non era un gran chiacchierone, ma soprattutto entrambi soffrivano ancora la perdita del loro compagno di squadra.
“Mi manca” disse lei ad un tratto, voltando lo sguardo verso il compagno accanto a sé.
Kakashi annuì. “Anche a me.”
“Era sempre così allegro!”
“Così rumoroso” sottolineò il giovane jonin.
La ragazza si coprì gli occhi e cominciò a piangere. Kakashi titubante le diede un colpetto sulla schiena, poi le cinse le spalle con il braccio, lasciando che appoggiasse la testa sulle proprie.
“Rin… Lui… Lui voleva che fossi felice” gli disse.
“Non… non riesco… a smettere di pensare che… sia colpa mia!”
“No! Non lo è!” Le fece alzare lo sguardo. “Io ho sbagliato. Avrei dovuto proteggerti fin dall’inizio.”
“Kakashi…” sussurrò. I loro volti ricolmi di dolore si avvicinarono e lui abbassò la maschera. Le loro labbra si incontrarono in un bacio lento, umido di saliva e delle lacrime di lei. L’Hatake sentiva di star facendo un errore, ma avrebbe fatto qualunque cosa, perché lei sorridesse ancora. Voleva vederla felice.
Ad un tratto, lei si scostò da lui e allontanò lo sguardo. “Scusa” disse.
“E di cosa?” chiese lui alzando le spalle.
“Non avevo capito…. Io…” Quando si girò di nuovo verso il compagno le lacrime avevano smesso di scendere, ma i suoi occhi brillavano umidi. “Io lo amavo. Lo amavo e l’ho perso!” Di nuovo si coprì gli occhi, nella disperata consapevolezza di non poter rimediare a quel dolore.

 
Obito distaccò lo sguardo dal compagno, quello che aveva appena visto gli provocava emozioni contrastanti. Gelosia, Kakashi era riuscito in qualcosa che lui aveva solo potuto sognare; rabbia, non sapeva se verso il Copia-ninja o verso di sé; rimpianto, e tanto tanto dolore, non avrebbe mai voluto che Rin soffrisse così.
“Shiori saprebbe spiegare bene cosa provi, ma… insomma speravo ti rendesse felice” spiegò l’Hatake.
L’Uchiha sbuffò. “Poi, io non capisco un cazzo! Non ho avuto la possibilità di vivere quel sentimento, Kakashi. Come fai a non…”
“Lo capisco, Obito. Lo capisco davvero. Solo che capisco anche cosa vuol dire credere di non essere amati dalla persona che tu… Quando ti basta anche solo un sorriso di lei, anche meno, uno sguardo, per stare bene… Non so se mi spiego…”
“Dovresti dirgliele queste cose, sai?”
Kakashi rise amaramente. “Le sa, ma siamo in stallo. E io… Be’ è complicato.”
“Non perdere l’occasione che hai. Io l’ho persa e guarda dove mi trovo ora. Con te in una cazzo di caverna al gelo, ad affrontare una dea imbattibile.”
In quel momento il mondo tremò e il Copia-ninja fece un sorrisetto soddisfatto. “Imbattibile, forse. Ma il suo mondo sta crollando. Le abbiamo tolto un po’ di energia. Ora però portaci via di qui, prima che…”
Degli Zetsu bianchi apparvero davanti a loro.
“Prima che ci cada addosso?” domandò retorico Obito.
“Già, ma credo che loro ci impediranno di andarcene.”
“Allora facciamoli fuori.”

 
Obito era sdraiato nella sua stanza nel Villaggio della Pioggia. Come al solito, non vedeva l’ora di andarsene da quel luogo costantemente in lacrime. La sua maschera era appoggiata sul comodino accanto a lui. Si passò una mano sul viso. Quelle cicatrici se le era fatte per proteggere persone che amava, che era convito avrebbero avuto un’utilità maggiore della sua a questo mondo.
Kakashi l’aveva deluso però. Gli aveva tolto tutto quello per cui valesse la pena combattere, lo voleva vedere sofferente, voleva che provasse quello che lui aveva provato, che continuava a provare. Lo odiava con ogni fibra del suo corpo, e allo stesso tempo, sapeva che probabilmente lui era l’unica persona in grado di capirlo.
Si alzò dal letto, quell’assurdo ticchettare gli stava dando sui nervi. Si mise la maschera e uscì dalla sua stanza per raggiungere la sala comune. Se non fosse stato per Itachi, pallido e con il fiato corto, sarebbe stata vuota.
“È più silenzioso questo posto da che metà dell’organizzazione è stata eliminata” disse l’Uchiha più giovane.
“Tu non avevi una missione?”
“Sì, io e Kisame partiremo alla ricerca dell’Ennacoda, non preoccuparti.” Bevve un sorso d’acqua e cercò di riguadagnare il respiro.
“Che ti succede?”
“Influenza.”
Obito prese una bottiglia di Sakè e si sedette accanto al suo concittadino. “Sembra molto peggio.”
“Starò meglio. Molto presto” sussurrò Itachi.
Tobi bevve un sorso di quell’intruglio e sospirò. “Tu sai chi sono, vero?”
“Shiori me l’ha detto, sì.” Alzò le spalle, come se non fosse una cosa che lo riguardasse.
“Quella donna mi ha creato non pochi problemi, ma me lo sarei dovuto aspettare…”
“Kakashi era il mio capitano” cambiò argomento il figlio del capoclan. “Si vedeva che qualcosa lo tormentava. Probabilmente arrivati al punto in cui io l’ho conosciuto le cose erano molte, ma… Quando Shisui se ne andò… Lui mi disse che sapeva quanto sarebbe stato difficile superare la morte di un amico. Soffriva ancora per la tua perdita.”
Obito scattò in piedi. “Non voglio sentire queste cose, e tu non hai alcun diritto…”
“Credo che uno con il potere che hai tu in questo momento, quello di distruggere il mondo, debba agire per le giuste ragioni, sapere la verità su Kakashi può camb…”
“Non può cambiare niente! Lei è…” Obito abbassò la testa inconsolabile.
Itachi si alzò e si diresse verso la porta. “Perdere qualcuno che ami con tutto te stesso… In qualunque modo questa perdita avvenga, ci fa fare azioni avventate. Io vivo con le mie colpe, e sono sicuro che tu abbia una buona dose di pesi da portare da parte tua, uno in fondo lo condividiamo, in un certo senso.”
“E questo che cazzo vorrebbe dire?”
Itachi si voltò e alzò le spalle. “Sono informazioni. È la cosa più importante che io abbia da offrirti. Tu puoi farci quello che vuoi.”

 
Gli Zetsu si stavano concentrando su Kakashi, mentre attorno a loro il mondo crollava. Obito si scagliò su di loro e li sbaragliò. Il Copia-ninja si rialzò vacillando, aveva usato molta energia per tutto quello.
Li combatterono insieme, come una squadra, come due pari. Non lo erano mai stati, non si erano mai sentiti tali, ma ora nel momento del bisogno, si sentirono uniti, invincibili insieme. Gli Zetsu caddero ai loro piedi.
Obito aprì il portale e lo attraversarono ritrovandosi faccia a faccia con il resto della squadra. Naruto li guardò sorridente e Sasuke sospirò sollevato, mentre Sakura si lanciava sul suo sensei per medicarlo. Kaguya aveva esitato, era stato un duro colpo.
Kakashi e Obito si scambiarono uno sguardo complice e si sorrisero, erano riusciti a dare speranza alla nuova generazione. Avevano dato la spinta che poteva aiutarli a volare e a risollevare quel mondo dalle ceneri.

 
“Sapete ragazzi, questa è la vostra prima squadra” aveva cominciato Minato. “Certo, prima o poi prenderete strade diverse, le vostre carriere nelle forze ninja di questo villaggio vi porteranno a percorsi diversi, ma non potrete mai dimenticare la vostra prima squadra. E non è un cliché, vi assicuro che è la verità. Le difficoltà e le gioie che proverete ora sono uniche nel loro genere, e le persone con le quali le proverete saranno sempre nei vostri cuori.” Mise una mano davanti a sé e sorrise. “Siamo uniti.”
I ragazzi lo raggiunsero, posando le mani sulla sua fiduciosi.
“Una squadra” aggiunse Rin, che guardò i suoi compagni speranzosa.
“Una squadra” le fece eco Obito.
“Per sempre” disse Kakashi, stupendo e infondendo felicità in tutti quanti.

 
Certo le speranze non bastarono a fermare un altro dolore, un’altra perdita. Obito giaceva tra le braccia del suo amico, il sangue gli colava dalla ferita che si era fatto per proteggere Naruto e Sasuke, sporcando i pantaloni del compagno.
“Non farmi questo di nuovo…” disse Kakashi trattenendo le lacrime.
“Seriamente, idiota, stavi per… sacrificarti tu? Come cazzo… avrei potuto permetterlo!” Fu preso da un colpo di tosse e sputò sangue. “Hai dei figli! E hai questi… ragazzi… Hanno bisogno di te…”
“Potevi tornare con noi. Potevi…”
“Non c’è più nulla per me qui. Ora l’ho capito. Voglio rivederla, riabbracciarla, sperando che perdoni i miei sbagli.”
Il Copia-ninja gli sorrise. “Lei lo farà. È sempre stata troppo indulgente con te…”
“Ehehehe… aah non farmi ridere, fa male… Grazie, Ka… amico.” Obito chiuse gli occhi, stavolta per non aprirli mai più.
“Addio, amico mio” sussurrò Kakashi.
Naruto e Sasuke erano accanto a lui. “Sensei, ce la fai a continuare?” chiese il biondo.
L’uomo si schiarì la voce. “Certo!”
“E ora che si fa?” domandò l’Uchiha.
“Si finisce questa guerra” commentò il Copia-ninja.
 
Un po’ prima i rimasugli dello Zetsu bianco avevano trovato un ospite più che adatto. L’uomo dalla pelle scura giaceva a terra morto ed essi si aggrapparono a quel corpo, avvolgendosi ad esso. L’avevano visto combattere e sapevano come sfruttare al meglio quei poteri. Era l’unico che poteva contrastare l’Uchiha che si trovava a Konoha.
Il cadavere si alzò e lo Zetsu tentò di ricoprirlo, ma le sue forze erano poche e dovette accontentarsi di diffondersi con piccole macchie. Quando gli occhi di Yoharu si riaprirono erano vuoti, non vi era più lui a comandare quel corpo.
“Kaguya-sama, sono pronto” disse lo Zetsu con tono incolore attraverso le labbra dell’uomo. Doveva eliminare i moscerini che ancora impedivano alla dea di raggiungere la grandezza.

 
 
 
 
Angolo della (dispiaciutissima) autrice
Salve a tutti!!!
Ok, sono in ritardo. Di nuovo! Mi dispiace seriamente. Ci avviciniamo alla fine della guerra e io mi dileguo, scusate! È un periodo pieno con l’università e mi sono un po’ dimenticata della storia. Ma sono tornata. Non in piena forma, ma sono di nuovo qui ;)
Il prossimo capitolo sarà a Konoha e lo pubblicherò in tempi brevi, al massimo con la solita settimana di distacco. Che dire, la fine della guerra è davvero alle porte, spero che rimaniate con me ancora un pochetto e che riusciate a sopportare i miei ritardi.
Grazie mille per la pazienza e per continuare a seguire! <3
A presto (stavolta per davvero!)!!!
Vale
  
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