L’Erede del Male.
“You bury me alive,
And everybody's gotta breathe somehow,
Don't leave me to die.*”.
[We are the fallen – Bury me alive]
Atto VI, Parte III
– Sotto il Mostro
C’erano tante cose che George Weasley aveva deciso
di ignorare, nella sua vita. Per esempio, si poteva pensare al fatto che,
mentre lui ed i suoi fratelli fossero presi dai loro dolci sogni, i suoi
genitori avessero ben pensato di fare
sesso. Oppure, George si era rifiutato di pensare cosa avessero potuto fare
le sue clienti affezionate con tutta la pozione d’amore acquistata da quando
avevano aperto il negozio. Ancora, si poteva pensare a tutte le bugie di Fred
che lui aveva semplicemente accettato, convinto che non potessero essere poi tanto terribili, che lui non avrebbe mai
fatto qualcosa di assurdo senza prima
avvisarlo.
In quel momento, tuttavia, mentre quattro persone
praticamente a lui sconosciute1 facevano il loro ingresso nel locale
come se fosse stato casa loro, guidati dal suo disgraziato gemello, George si
pentì terribilmente delle sue scelte di vita, cominciando a credere che Freddie avesse preso parte ad una setta segreta di
Mangiamorte e che quelli fossero i suoi allegri compari, venuti per fare razzia
delle loro scorte. Fortunatamente riuscì a tornare in se
stesso, facendosi da parte e nascondendo la bambina ancora tremante contro di
sé, sperando forse di non spaventarla di più.
«Fred?» provò a chiamare, osservando il fratello
muoversi da un angolo all’altro del locale, parlando con questa o quell’altra
persona, e sembrare effettivamente cosciente di cosa fosse necessario fare in
un momento di tale crisi. Quando riuscì ad attirare la sua attenzione, si
ritrovò ben presto liquidato da una stretta di spalle ed un’espressione di
scuse, un “ne parliamo dopo” ben
chiaro ma non per questo meno fastidioso. La bambina fra le sue braccia –
Edelweiss, che poteva aver perso per sempre la sua mamma – piagnucolò di più,
nascondendo il viso contro l’incavo del suo collo per nulla intenzionata a
lasciarlo andare. «Andrà tutto bene, gnometto» provò
a rassicurarla, con un sospiro.
Con sua enorme sorpresa, la bambina gli rispose
con una calma che non si era aspettato. Certo, il suo concetto di calma, in
quel momento, corrispondeva ad un “sta piagnucolando, ma non sta dando fondo a
tutti i singhiozzi fisicamente sopportabili”, ma non era rilevante. «Non hanno
ancora trovato la mamma» gli disse, palesemente preoccupata. «Se non la
trovano, lei…» provò, arrancando alla ricerca di parole che una bambina di
quattro anni non avrebbe potuto conoscere. Si allontanò dal petto di George
quel minimo necessario a guardarlo negli occhi. «Lei non respira, Georgie. Non respira
se non la trovano».
La pena che strinse il cuore del gemello dovette
giungere anche alla donna poco lontana da loro – l’aveva sentita parlare, il
suo accento sembrava portoghese – che sospirò, portandosi per un istante la
mano al petto. George la vide avvicinarsi di qualche passo, dedicandogli un
solo sguardo imbarazzato prima di piegarsi per poter guardare in viso la
bambina.
«Troveremo la tua mamma, minha menina»
provò a dirle, accarezzandole la guancia bagnata. «Ci sono tante persone che la
stanno cercando, stai tranquilla» le mormorò, con una dolcezza che George, con
tutta la sua buona volontà, non avrebbe saputo trovare. «Sono una mamma
anch’io,» spiegò poi la donna, sorridendogli leggermente, «ormai ci so fare con
i bambini. E so che la tua mamma farà di tutto per tornare da te» riprese,
tornando a guardare Edelweiss, che scosse il capo.
«No, no»
sbottò, la voce più alta di poco prima, piena di ansia2. Si agitò
fra le braccia di George, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa. O di
qualcuno. «No, mami… lei è nascosta.
Nascosta sotto il mostro con i denti brutti. È caduto e lei è nascosta sotto. Se non la
trovano, lei non respira» tentò ancora, palesemente in difficoltà con se stessa. Non smise un attimo di cercare, intenzionata a
non arrendersi. «Io l’ho vista, il
mostro brutto è caduto e lei è nascosta sotto e non respira se non la trovano».
George e la donna sconosciuta si lanciarono
un’occhiata confusa e Fred, che era passato giusto lì di lato, si fermò un
istante, altrettanto sconcertato.
«Hai visto dove è caduta la tua mamma? Sei
scappata dopo che è caduta?» azzardò proprio lui, facendo un passetto avanti.
Edelweiss scosse il capo, vagamente irritata. «Non
preoccuparti, sono sicuro che…».
«No!» la
bambina quasi urlò, sporgendosi per prendere il viso di Fred fra le manine
ancora paffutelle. «No, lei è tornata dentro per prendere gli altri bimbi3
ma… se non la trovate, mami non respira. Georgie…»
con tono di supplica, si concentrò ancora sul gemello che la stava stringendo a
sé. «Georgie, il mostro sta cadendo e mami poi non
respira. Sta cadendo! Quando cade,
mami non respira».
La donna portoghese si accigliò. «Il mostro non è
ancora caduto?».
Qualcosa
di terribilmente pesante si schiantò fuori dal camino del negozio, emergendo
come una furia e sputacchiando polvere.
«Eddie! George, dov’è Ed- Oh, grazie a Merlino!» nella migliore fra le sue imitazioni di un
gufo con l’ansia, Percy Weasley si rialzò dal punto
in cui era caduto, precipitandosi in direzione dei fratelli e della figlia
della sua fidanzata, quasi strappandola dalle braccia di George. «Stai bene?
Oh, Merlino, hai tutto il faccino
graffiato» chiocciò4, con voce stridula, praticamente esaminando la
piccolina come se fosse stato un medico, alla ricerca di ferite più gravi dei
graffi che aveva già notato. «Dov’è la mamma? L’hai vista? Sta bene?» le chiese un attimo dopo, tenendola da sotto le ascelle
per sollevarla allo stesso livello del suo viso, gli occhi sgranati per
l’orrore ma l’espressione molto più neutra di quanto George non si sarebbe mai
aspettato. Non aveva prestato interesse agli sguardi confusi dei fratelli,
della donna portoghese o degli altri tre sconosciuti ancora intenti a girare
per il locale, tutta la sua attenzione era focalizzata sulla bambina, quasi
fosse stata un’adulta che avrebbe davvero potuto rispondergli.
«Perce…» tentò Fred,
indeciso e preoccupato, probabilmente, di dover spezzare i sogni del fratello
maggiore facendogli notare quanto quel suo comportamento fosse assurdo, oltre
che sconveniente. «Lasciala stare, è solo una bambina».
«No, non lo è» gli rispose il fratello maggiore,
guardandolo come se fosse stato lui
il pazzo che stava interrogando una bimba di quattro anni.
«In che senso “non lo è”?» domandò invece un’altra
delle tre persone arrivate con Fred e con la portoghese. Si trattava di una
giovane donna estremamente minuta, con un forte accento asiatico. Giapponese,
probabilmente.
«La famiglia di Audrey ha il gene della veggenza,
di solito salta una generazione, quindi Aud non ce
l’ha, ma Eddie sì» spiegò velocemente Percy,
concentrandosi di nuovo sulla piccola. «Puoi dirmi dov’è? Puoi dirmi se sta
bene?» le chiese poi, angosciato.
Il sollievo negli occhi della piccola, quando
finalmente tutti capirono, l’avrebbe
fatto sorridere, se non fosse stato ancora terrorizzato.
***
«Obscurus, senza ombra
di dubbio».
La conferma di Ophelia fece grugnire suo marito,
piegato su un altro cadavere alla disperata ricerca di una prova che negasse
l’affermazione della sua dolce metà. Bartholomew
Maine era un magizoologo esperto, aveva domato
creature di ogni tipo e non aveva paura di alcun tipo di animale. Gli Obscuri, tuttavia, erano un’altra storia.
Non erano
animali, erano persone. E lui non era mai stato bravo con le persone.
Probabilmente era per quel motivo che lui e
Ophelia erano davvero fatti l’uno per l’altra. Lui preferiva le bestie, lei
preferiva i morti: erano nati per stare insieme. Tuttavia, mentre in quel
momento lui avrebbe dato qualunque cosa pur di chiudere gli occhi, riaprirli e
scoprire di essersi immaginato tutto, lei sembrava a mala pena contenere
l’eccitazione. Una volta gli aveva confidato che il corpo ospitante l’Obscurus fosse sottoposto a delle condizioni di
sopravvivenza a dir poco impossibili e che nessuno fosse ancora riuscito ad
esaminarne uno in ottime condizioni. Sua moglie, naturalmente, sperava d’essere
la prima5.
Le
Banshee non sono mai normali, pensò, tentato di ridere fra sé
e sé. Era stata quella la giustificazione che lei gli aveva dato, la prima
volta in cui lui l’aveva supplicata di concedergli almeno un’uscita, prima di
allontanarlo definitivamente. Dovresti
avere paura di me, aveva detto ancora, quando lui era riuscito a
trascinarla quasi di peso al loro ristorante preferito. Noi non siamo adatte alla vita da civili, gli aveva detto, dopo
averlo raggiunto all’altare. Si era impegnata tanto nel tentare di
scoraggiarlo, lui aveva dovuto darle atto, ma mai abbastanza. Non erano riusciti a scoraggiarlo i draghi del
Canada, così timidi da farsi vedere solo una volta ogni centocinquant’anni6,
di certo non ci sarebbe riuscita lei.
Dopotutto,
neppure lui era mai stato tanto normale.
«I medici del San Mungo stanno portando via tutti
i feriti, non dovrebbe esserci più nessuno nella banca» li informò Hermione,
apparsa in quel momento con i capelli pieni di calcinacci. «I folletti si sono
rifiutati di farsi toccare, si cureranno da soli» si lagnò un attimo dopo,
scuotendo il capo. Non c’era dubbio che stesse rimpiangendo il fallito
tentativo che aveva fatto di convincere il Ministro a proporre una nuova legge
per l’integrazione interraziale. Ma, dopotutto, come poteva biasimare Shacklebolt?
I folletti non volevano essere
integrati. La loro idea di integrazione prevedeva gli uomini senza bacchetta e
chiusi nei sotterranei, come loro stessi erano stati costretti a fare per
secoli.
Philly grugnì qualcosa, piegandosi per osservare
una chiazza di sangue su un pezzo di pavimento divelto. «Non prendertela, tanto
a breve inizieranno a lagnarsi per la mancanza d’aiuto» la rassicurò,
esasperata. «Barry, vieni a dare un’occhiata qui, per favore» chiamò un attimo
dopo, accosciandosi per poter osservare meglio la macchia. Quando lui fu
sufficientemente vicino, capì il perché di tanto interesse.
«Beh, cazzo»
fu il suo primo commento, mentre tirava fuori la bacchetta e faceva apparire
dal nulla una fialetta di cristallo. Si vide costretto a chiedere l’aiuto della
consorte per poterla stappare, impedito nei movimenti a causa del suo stupido
uncino. Per l’ennesima volta si trovò a maledire la notte in cui aveva detto
addio alla sua povera mano sinistra: dopo la rabbia nel non poter indossare la
sua fede nuziale, l’impossibilità di aprire i barattoli senza magia era fonte
di grande irritazione per lui e per il suo amor proprio.
Hermione, a sua volta più vicina, si sporse sopra
le loro teste per dare un’occhiata. «Che c’è? Quel sangue ha qualcosa che non
va? A me sembra normalissimo» constatò, accigliandosi. «Beh, io non sono
esattamente un’esperta, quindi potrebbe essere un enorme indizio vagante e non
me ne accorgerei lo stesso» constatò, decisamente non soddisfatta. Non le era
mai piaciuto dover dipendere dagli altri per capire qualcosa.
«Il sangue non ha nulla di sbagliato, Hermione» le
spiegò Ophelia, stringendo le labbra in quel modo tanto delizioso che a suo
marito aveva sempre fatto venire le farfalle nello stomaco. Con
quell’espressione avrebbe potuto tranquillamente parlare di mutilazioni e
cadaveri in decomposizione, a lui sarebbe sembrata comunque la creatura più
bella del mondo. «Non è il sangue che devi guardare, però».
La ragazza più giovane si accigliò. «E allora
cosa?».
«Hermione, il sangue non è abbastanza caldo da
emanare vapore» le fece notare Barry, indicando con la bacchetta lo spazio intorno alla macchia, talmente
incandescente da fumare. Si trattava
di un puro accenno di vapore, non abbastanza da essere notato a distanza non
ravvicinata. Lui non se ne sarebbe reso conto che non si fosse chinato in
avanti, percependo il calore. «E sento un odore agre… credo sia acido».
«Nessuna creatura vivente ha il sangue acido,
Barry» sbottò Ophelia, scuotendo il capo. «Ho letto i tuoi libri e, se mettiamo
da parte il drago peruviano con tre teste, non esiste nulla che possa
giustificare tutto questo».
Aveva ragione, naturalmente.
Non esisteva una singola creatura che fosse nota ai maghi ed alle streghe
contemporanee che potesse creare con il suo sangue una reazione simile.
Quantomeno, non esisteva una creatura che fosse abbastanza piccola da ferirsi e
non scatenare il panico. Quindi si limitò a stringersi nelle spalle,
avvicinando l’ampolla al vapore. «Prenderemo un campione da analizzare in
laboratorio, per adesso è tutto ciò che possiamo fare. Proverò a scrivere allo
zio Newt7, immagino che lui ne saprà più di me».
A quella possibilità, Ophelia si illuminò. «Oh,
sono mesi che non andiamo dallo zio Newt! O da tua nonna, se è per questo. Credi che potrà
prepararmi quegli adorabili dolcetti a forma di Snaso? Merlino, ucciderei per quei dolcetti» si rallegrò, prendendo un
tono pensoso alla fine della frase. Lei e quei maledetti Snasi, erano giorni che lo tormentava! E pensare che
la prima volta in cui li aveva mangiati lui si era convinto che l’uvetta le
facesse pure piuttosto schifo.
Da dietro di loro giunse la voce di Katie,
delicata e soave come sempre. «Parlare di omicidi per amore di un dolcetto
sulla scena di un attentato» sbottò, acida. «Questo è di cattivo gusto anche
per i tuoi standard, Ophelia» le disse, dedicandole un’occhiata raccapricciata,
prima di avvicinarsi a Barry. «Che cos’è che state guardando, tutti quanti?
Avete trovato un passaggio per il caveau di Zabin- Damnù air!8» imprecò
all’improvviso, balzando indietro e tirando con sé anche Barry, tenendolo per
la giacca di pelle e facendolo rovinare penosamente al suolo. La lunga serie di
parolacce in gaelico fitto fitto continuò, mentre lei impallidiva, evitando
bene di guardare in direzione della macchia di sangue.
«Trina, cara,
che cazzo hai?» sbottò lui, accettando la mano di Ophelia per rimettersi in
piedi e fissando la ragazzina come se le fosse uscita un’altra testa. «Smettila
di imprecare, maledizione».
«Hai toccato il sangue?» chiese lei, ignorandolo e
facendosi avanti per afferrarlo per il bavero della giacca e scuoterlo
leggermente. Un istante dopo, lui vide chiaramente le sue pupille dilatarsi e
posarsi su Ophelia. «Tu l’hai
toccato? Oh, lo so che tu l’hai
toccato, non puoi mai tenere le mani in tasca! Fammi vedere» ordinò, spingendo
di lato Barry – con poca grazia davvero, se doveva dirla tutta – e prendendo le
mani della donna fra le sue, esaminandole con estrema attenzione. Un attimo
dopo, i suoi occhi divennero totalmente neri ed il suo viso perse qualunque
lampo di colore avesse mantenuto fino a quel momento. Ophelia rabbrividì
palesemente, ma non si spostò: nessuno di loro due aveva più problemi con la
trasformazione di Katie.
«Posso sapere che accidenti ti è preso?» sbottò
Hermione, facendosi avanti ma stando bene attenta a non avvicinarsi troppo. «Kat?».
Lei la ignorò per qualche istante, continuando
quel suo esame ansioso. La videro accigliarsi per un attimo e poi accennare un
sorrisino strano, ma tornò in se stessa in pochissimi istanti, voltandosi a guardarli.
«Per fortuna non l’hai toccato e non sei stata contagiata. Ti saresti odiata,
se l’avessi fatto» disse alla donna, lasciandola andare con un gesto meno
brusco di quanto ci si sarebbe aspettati da lei. «Preferirei che andassi da un
medico però» aggiunse dopo, nascondendo malamente un sorrisino. «Sai, per
sicurezza».
Philly le dedicò un’occhiata vacua. «Trina, io sono un medico».
«Sì, ma sei incompetente con i vivi, quindi meglio
andare da uno bravo».
Hermione sbuffò. «Allora? Possiamo sapere il
perché di questo teatrino? Devo raggiungere Harry e gli altri Auror a breve, non ho tempo da perdere» le fece notare, le
mani sui fianchi in una vera posizione da generale. Il Supervisore sarebbe
stato fiero di lei, senza ombra di dubbio. Dopotutto, Hermione era la sua
preferita, fatta eccezione per quel Weasley che aveva rifiutato il posto. Cosa
ci trovasse in quel tipo, solo lui lo sapeva.
L’espressione quasi gioviale di Katie cambiò nel
giro di un battito di ciglia. Per quanto adorasse gli altri membri della
squadra, le riusciva ancora difficile essere liberamente se stessa, con loro. Hermione, oltretutto, doveva ricordarle troppo
la sua vita prima. «Quello è sangue
di Negromante» mugugnò, facendo qualche passo in direzione della macchia. «Il sangue
è acido, un repellente naturale per tutte le creature che… uhm… creiamo. Quantomeno, lo è per i
negromanti normali9». La smorfia che fece chiarì che lei non fosse inclusa nel gruppo. «Incubi e Succubi hanno un sangue
naturalmente attraente, è così che richiamiamo i vampiri» aggiunse, in un
mugugno, prima di voltarsi verso Ophelia per fulminarla con un’occhiata gelida.
«Non ti darò un campione del mio
sangue da analizzare, non importa quante volte me lo chiederai».
Philly mise il broncio, incrociando le braccia al
petto. In quel momento, nonostante la distruzione intorno a loro, nonostante le
urla dei medici ed il rumore di palazzi che ancora cedevano, Barry la trovò
meravigliosa. Ancora non riusciva a spiegarsi come avesse fatto a convincerla a
sposarlo e, in tutta sincerità, pensò che preoccuparsi di scoprirlo fosse
inutile. Era stato incredibilmente fortunato, non si guardava in bocca all’ippogrifo
donato.
«Katie, dai,
solo un’ampolla! Il tuo è praticamente sangue morto… che vive».
«E tu non ne avrai neppure una goccia, Cailleach».
Barry si sentì in dovere di schiarirsi la voce e
fermare quella piccola schermaglia. Si era preso la briga di imparare il
gaelico – Katie tendeva ad usare quella lingua quando non era in sé, capirla e
poterla aiutare con maggiore facilità aveva spinto sia lui che sua moglie ad
imparare – e la consapevolezza che dopo aver tirato fuori quel “vecchia strega”
la ragazzina avrebbe scatenato le ire della sua consorte gli fece tornare in
mente quanto tragica fosse la
situazione. «Signore, rimandate i battibecchi ad un altro momento» le ammonì,
tornando ad indicare la macchia di sangue. «Trina, puoi dirci qualcos’altro?
Credi ci sia qualche Negromante ferito a spasso per Diagon
Alley?».
La bionda arricciò il naso, disgustata. «Cazzo, spero di no. Una goccia di quella
roba può far fuori un uomo adulto. Due ore e il contagiato si ritroverà più
morto che vivo. Senza un negromante capace vicino, non ci sarebbe neppure la
speranza di tornare».
«Tornare?» chiese Hermione, vagamente preoccupata
e confusa.
Katie ebbe il buonsenso di mostrarsi leggermente
in ansia. «Beh, sì, come vampiro. O zombie. Di solito come zombie, non sono in
molti a saper realizzare una conversione completa» mugugnò, incrociando le
braccia al petto. «L'altra...Katrina ci riesce, ma il nostro sangue è parecchio forte, i
Vaduva10 sono una famiglia estremamente antica».
Barry alzò gli occhi al cielo. «Quando finirai di
vantare il tuo pedigree, Trina, ti dispiacerebbe dirci quanto siamo autorizzati
a preoccuparci? Pensi sia davvero a spasso? Dobbiamo dare l’allarme?».
Lei non gli rispose subito, preferendo chinarsi
verso la macchia ed osservarla con maggiore attenzione. Incurante del pericolo
di cui lei stessa li aveva avvisati, allungò la mano a toccare il liquido
ancora stranamente non asciutto. «Credo che, chiunque fosse, si sia
smaterializzato via. Non ci sono altre tracce in giro» mormorò alla fine,
lanciando un’occhiata a Barry ed Hermione. «Ma dubito che si sia trovato qui
per caso. Chiunque fosse, era troppo tranquillo. Credo sapesse
dell’esplosione».
Lui avrebbe voluto chiederle come cazzo facesse a sapere che il negromante
non si era spaventato nell’esplosione. A fermarlo, tuttavia, fu la semplice
realizzazione che, tanto, lei non avrebbe parlato in modo chiaro, facendolo
solo confondere di più. «Potrebbe aver chiuso la ferita. Dopotutto, voi
negromanti siete comunque maghi e streghe».
Katie scosse il capo proprio quando Ophelia
sbuffò.
«I Negromanti non coagulano e non posso usare
magia sul loro stesso sangue» lo avvisò sua moglie, tutt’altro che contenta.
«Una volta lei si è tagliata il dito, abbiamo dovuto usare il fuoco per evitare di farla morire dissanguata» si lagnò,
avvicinandosi a lui per poggiarsi alla sua spalla. «Sono sicura di avertene
parlato, Barry. Devi prestare più attenzione. Forse dovrei farti controllare la
memoria, dopotutto non stai mica ringiovanendo».
«Oh, wow, prima di tutto: scortese. Secondo, scortese.
E terzo, sono piuttosto sicuro di non saperne nulla» il suo sguardo accusatore
si posò su Katie. «Perché non ne sapevo nulla? Se mi aveste detto che rischia
di morire dissanguata al primo taglietto non l’avrei certo portata con me nel
recinto dei draghi, quella volta in cui siamo andati a trovare lo zio Newt».
«Non ne
sapevi nulla proprio perché avresti dato di matto e non mi avresti più portata
con te dagli animali» si giustificò Katie, stringendosi nelle spalle. «Solo il
fuoco chiude le nostre ferite. Secondo te perché io sono piena di cicatrici?
Non è che io non sia brava con gli incantesimi di cucitura» aggiunse, vagamente
offesa da quella che doveva essere stata una implicita mancanza di fiducia da
parte sua.
«Quindi non può essersi allontanato, non senza
lasciare tracce» si intromise Hermione, il tono esasperato, rendendo chiaro
quanto poco le interessasse quella faccenda. «Se si è smaterializzato e, come
ha detto Katie, era anche tranquillo, deve essersi ferito per caso un attimo
prima di darsela a gambe. Forse è rimasto coinvolto nell’esplosione perché si è
fatto male ed ha perso qualche istante per trovare la concentrazione e
sparire».
Katie annuì. «Probabilmente» convenne. «I
Negromanti non vanno in giro senza motivo, sono una brutta razza» aggiunse,
forse parlando più di se stessa che di altri.
«Probabilmente è coinvolto con queste esplosioni, non mi sorprenderei se l’Obscurus fosse un suo grande amicone» si lagnò, scuotendo
il capo. «Si sarà ferito prima dell’esplosione e dopo avrà perso qualche
secondo per smaterializzarsi, ergo la macchia sulle macerie».
«Quindi adesso Tiresias
non ha soltanto un Obscurus ed il più grande
psicopatico del mondo, dalla sua parte, ma anche un negromante» sbottò Barry,
allargando le braccia con aria sconfitta. «Strabiliante, davvero. Cosa, adesso?
Ci spunterà un qualche drago da sotto al pavimento?».
Il sorrisino compiaciuto che Hermione gli dedicò,
in quel momento, lo fece rabbrividire. «Non mi dispiacerebbe ripetere il
viaggio, è stato divertente» disse, stranamente allegra, sussultando quando il
suo specchietto iniziò a tremare da dentro la sua tasca. Quando lo tirò fuori,
per poco non lo fece cadere.
«Hermione!»
urlò colui che Barry riconobbe essere quel Weasley che tanto piaceva al capo. «Sei alla banca? Devi andare a salvare
Audrey, è sotto la statua di Igon lo zannuto, avete
poco più di tre minuti prima che smetta di respirare, non c’è tempo da perdere».
«Audrey, la fidanzata di Percy?»
domandò lei, confusa. «Fred, che diavolo sta succedendo?».
«Fa’ come ti
ho detto, per Merlino!» le disse il giovane dall’altra parte dello
specchio, il panico ben chiaro nella voce. «Avete
tre minuti prima che diventi impossibile salvarla, Edelweiss ha detto che la
troverete sotto la statua se andrete adesso! Dice di averla vista morire».
Il discorso stava diventando parecchio confuso per
i suoi standard, ma Barry decise che, comunque, salvare una vita umana non
avrebbe fatto altro che bene alla sua anima, così iniziò a guardarsi intorno
alla ricerca della suddetta statua, imitato da Katie e Ophelia.
«Edelweiss ha quattro anni, Fred, che diavolo…?».
«Audrey ha
visto l’Obscurus e l’uomo che l’ha aiutato, se non la
salverete nei prossimi due minuti, perderemo il nostro testimone più utile»
la interruppe lui, il tono quasi isterico. «Eddie
è una veggente, Hermione! E dice che vi resta un minuto e mezzo per salvare sua
madre».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Le Banshee sono
solo una famiglia molto, molto
strana.
Punti importanti:
» *
- Mi stai seppellendo viva/ Tutti devono
respirare in qualche modo/ Non lasciarmi morire qui. Credo di aver
già usato questa canzone, ma in questo caso il riferimento era necessario, dai.
Preghiamo tutti per Audrey.
» 1
– Ovviamente ci sono più squadre Banshee, non solo quella di Hermione.
Fred collabora con più di queste, motivo per cui con lui ci sono altri membri.
Sono solo quattro piuttosto che cinque perché il quinto era insieme a Winnie,
vicino alla Gringott.
» 2
– Mi hanno spesso detto che dare dell’ansiosa ad una bambina non ha senso: io
non sono d’accordo. Anche se a modo suo, i bambini sperimentano l’ansia.
Edelweiss, fra tutti, ha parecchi motivi per esserlo.
» 3
– Ricordate, alla Gringott era il giorno “porta
il tuo bambino sul posto di lavoro”, motivo per cui c’erano altri bambini alla Gringott, oltre Eddie.
» 4 –
Vogliamo Percy come Molly Weasley 2.0 ❤, lui ed Edelweiss si
adorano a vicenda da quando si sono conosciuti. La bambina ha potuto vedere
piuttosto bene quanto Percy avrebbe adorato lei e la
sua mamma, nel futuro.
» 5
– Non dimenticatelo mai: in un modo o nell’altro, tutte le Banshee sono particolari. Ophelia è una donna
meravigliosa, dolce e sensibile. Tuttavia è una scienziata, quando pensa di
esaminare il corpo di un Obscurus non pensa ad
esaminare il corpo di un bambino, ma
una semplice prova scientifica.
» 6 –
Ovviamente ho inventato questo particolare, ma l’idea dei timidi draghi
canadesi che vivono in mezzo ai ghiacciai mi ha steso il cuore. Immaginateli,
tutti carini che scivolano sul ghiaccio.
» 7 –
Ebbene sì. Il nostro Barry è nipote di Newt Scamandro! Sua madre è Adeline Kowalski, figlia di Jacob e Queenie, sorella della moglie
di Newt. Il piccolo Barry è cresciuto insieme al
prozio, innamorato di tutte le bestie pericolose. Newt
è innamoratissimo di Ophelia, anche se è rimasto un po’ sconcertato dal fatto
che lei si fosse offerta di fare l’autopsia a una bestiola morta.
» 8 –
Si tratta di una imprecazione, un “porca puttana”, più o meno. Quando presa
dall’ansia, Katie passa subito all’irlandese.
» 9 –
Cerchiamo di comprendere ancora qualcosa su Katie. Non esistono solo “negromanti”
in generale, ci sono razze, come per
tutti gli animali. Sono differenti a livello genetico, non è un uso del termine improprio, come quando lo si usa
per indicare il colore della pelle. La “sottorazza”
di Katie è quella dei Succubi (versione femminile degli Incubi), più forti
perché più capaci di recuperare vittime grazie alla capacità di sfruttare la
libido (ma in generale, le emozioni) di chi le circonda. Il loro è un sangue
apparentemente dolce ma ovviamente acido e pericoloso allo stesso modo. Per
qualunque domanda, sono disponibilissima 😉 E il prossimo capitolo
sarà ancora più incentrato su questi aspetti!
» 10
– Ramo materno della famiglia di Katie, di origine Rumena. Katie non ha mai
avuto rapporti con loro, si è sempre proclamata come Irlandese convinta ma,
ehi, la famiglia è famiglia.
Percy Weasley #MammaChioccia.
Avviso:
lunedì prossimo dovrei avere esami,
quindi l’aggiornamento potrebbe slittare di qualche giorno! Pensatemi, questo è
uno degli esami più brutti ed io sono morta
di paura.
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie