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Autore: Marne    08/05/2017    3 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

You bury me alive,
And everybody's gotta breathe somehow,
Don't leave me to die.*
”.



[We are the fallen – Bury me alive]

                                  

 

Atto VI, Parte III –  Sotto il Mostro

 

 

 

C’erano tante cose che George Weasley aveva deciso di ignorare, nella sua vita. Per esempio, si poteva pensare al fatto che, mentre lui ed i suoi fratelli fossero presi dai loro dolci sogni, i suoi genitori avessero ben pensato di fare sesso. Oppure, George si era rifiutato di pensare cosa avessero potuto fare le sue clienti affezionate con tutta la pozione d’amore acquistata da quando avevano aperto il negozio. Ancora, si poteva pensare a tutte le bugie di Fred che lui aveva semplicemente accettato, convinto che non potessero essere poi tanto terribili, che lui non avrebbe mai fatto qualcosa di assurdo senza prima avvisarlo.

In quel momento, tuttavia, mentre quattro persone praticamente a lui sconosciute1 facevano il loro ingresso nel locale come se fosse stato casa loro, guidati dal suo disgraziato gemello, George si pentì terribilmente delle sue scelte di vita, cominciando a credere che Freddie avesse preso parte ad una setta segreta di Mangiamorte e che quelli fossero i suoi allegri compari, venuti per fare razzia delle loro scorte. Fortunatamente riuscì a tornare in se stesso, facendosi da parte e nascondendo la bambina ancora tremante contro di sé, sperando forse di non spaventarla di più.

«Fred?» provò a chiamare, osservando il fratello muoversi da un angolo all’altro del locale, parlando con questa o quell’altra persona, e sembrare effettivamente cosciente di cosa fosse necessario fare in un momento di tale crisi. Quando riuscì ad attirare la sua attenzione, si ritrovò ben presto liquidato da una stretta di spalle ed un’espressione di scuse, un “ne parliamo dopo” ben chiaro ma non per questo meno fastidioso. La bambina fra le sue braccia – Edelweiss, che poteva aver perso per sempre la sua mamma – piagnucolò di più, nascondendo il viso contro l’incavo del suo collo per nulla intenzionata a lasciarlo andare. «Andrà tutto bene, gnometto» provò a rassicurarla, con un sospiro.

Con sua enorme sorpresa, la bambina gli rispose con una calma che non si era aspettato. Certo, il suo concetto di calma, in quel momento, corrispondeva ad un “sta piagnucolando, ma non sta dando fondo a tutti i singhiozzi fisicamente sopportabili”, ma non era rilevante. «Non hanno ancora trovato la mamma» gli disse, palesemente preoccupata. «Se non la trovano, lei…» provò, arrancando alla ricerca di parole che una bambina di quattro anni non avrebbe potuto conoscere. Si allontanò dal petto di George quel minimo necessario a guardarlo negli occhi. «Lei non respira, Georgie. Non respira se non la trovano».

La pena che strinse il cuore del gemello dovette giungere anche alla donna poco lontana da loro – l’aveva sentita parlare, il suo accento sembrava portoghese – che sospirò, portandosi per un istante la mano al petto. George la vide avvicinarsi di qualche passo, dedicandogli un solo sguardo imbarazzato prima di piegarsi per poter guardare in viso la bambina.

«Troveremo la tua mamma, minha menina» provò a dirle, accarezzandole la guancia bagnata. «Ci sono tante persone che la stanno cercando, stai tranquilla» le mormorò, con una dolcezza che George, con tutta la sua buona volontà, non avrebbe saputo trovare. «Sono una mamma anch’io,» spiegò poi la donna, sorridendogli leggermente, «ormai ci so fare con i bambini. E so che la tua mamma farà di tutto per tornare da te» riprese, tornando a guardare Edelweiss, che scosse il capo.

«No, no» sbottò, la voce più alta di poco prima, piena di ansia2. Si agitò fra le braccia di George, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno. «No, mami… lei è nascosta. Nascosta sotto il mostro con i denti brutti. È caduto e lei è nascosta sotto. Se non la trovano, lei non respira» tentò ancora, palesemente in difficoltà con se stessa. Non smise un attimo di cercare, intenzionata a non arrendersi. «Io l’ho vista, il mostro brutto è caduto e lei è nascosta sotto e non respira se non la trovano».

George e la donna sconosciuta si lanciarono un’occhiata confusa e Fred, che era passato giusto lì di lato, si fermò un istante, altrettanto sconcertato.

«Hai visto dove è caduta la tua mamma? Sei scappata dopo che è caduta?» azzardò proprio lui, facendo un passetto avanti.

Edelweiss scosse il capo, vagamente irritata. «Non preoccuparti, sono sicuro che…».

«No!» la bambina quasi urlò, sporgendosi per prendere il viso di Fred fra le manine ancora paffutelle. «No, lei è tornata dentro per prendere gli altri bimbi3 ma… se non la trovate, mami non respira. Georgie…» con tono di supplica, si concentrò ancora sul gemello che la stava stringendo a sé. «Georgie, il mostro sta cadendo e mami poi non respira. Sta cadendo! Quando cade, mami non respira».

La donna portoghese si accigliò. «Il mostro non è ancora caduto?».

Qualcosa di terribilmente pesante si schiantò fuori dal camino del negozio, emergendo come una furia e sputacchiando polvere.

«Eddie! George, dov’è Ed- Oh, grazie a Merlino!» nella migliore fra le sue imitazioni di un gufo con l’ansia, Percy Weasley si rialzò dal punto in cui era caduto, precipitandosi in direzione dei fratelli e della figlia della sua fidanzata, quasi strappandola dalle braccia di George. «Stai bene? Oh, Merlino, hai tutto il faccino graffiato» chiocciò4, con voce stridula, praticamente esaminando la piccolina come se fosse stato un medico, alla ricerca di ferite più gravi dei graffi che aveva già notato. «Dov’è la mamma? L’hai vista? Sta bene?» le chiese un attimo dopo, tenendola da sotto le ascelle per sollevarla allo stesso livello del suo viso, gli occhi sgranati per l’orrore ma l’espressione molto più neutra di quanto George non si sarebbe mai aspettato. Non aveva prestato interesse agli sguardi confusi dei fratelli, della donna portoghese o degli altri tre sconosciuti ancora intenti a girare per il locale, tutta la sua attenzione era focalizzata sulla bambina, quasi fosse stata un’adulta che avrebbe davvero potuto rispondergli.

«Perce…» tentò Fred, indeciso e preoccupato, probabilmente, di dover spezzare i sogni del fratello maggiore facendogli notare quanto quel suo comportamento fosse assurdo, oltre che sconveniente. «Lasciala stare, è solo una bambina».

«No, non lo è» gli rispose il fratello maggiore, guardandolo come se fosse stato lui il pazzo che stava interrogando una bimba di quattro anni.

«In che senso “non lo è”?» domandò invece un’altra delle tre persone arrivate con Fred e con la portoghese. Si trattava di una giovane donna estremamente minuta, con un forte accento asiatico. Giapponese, probabilmente.

«La famiglia di Audrey ha il gene della veggenza, di solito salta una generazione, quindi Aud non ce l’ha, ma Eddie sì» spiegò velocemente Percy, concentrandosi di nuovo sulla piccola. «Puoi dirmi dov’è? Puoi dirmi se sta bene?» le chiese poi, angosciato.

Il sollievo negli occhi della piccola, quando finalmente tutti capirono, l’avrebbe fatto sorridere, se non fosse stato ancora terrorizzato.

 

***

 

«Obscurus, senza ombra di dubbio».

La conferma di Ophelia fece grugnire suo marito, piegato su un altro cadavere alla disperata ricerca di una prova che negasse l’affermazione della sua dolce metà. Bartholomew Maine era un magizoologo esperto, aveva domato creature di ogni tipo e non aveva paura di alcun tipo di animale. Gli Obscuri, tuttavia, erano un’altra storia.

Non erano animali, erano persone. E lui non era mai stato bravo con le persone.

Probabilmente era per quel motivo che lui e Ophelia erano davvero fatti l’uno per l’altra. Lui preferiva le bestie, lei preferiva i morti: erano nati per stare insieme. Tuttavia, mentre in quel momento lui avrebbe dato qualunque cosa pur di chiudere gli occhi, riaprirli e scoprire di essersi immaginato tutto, lei sembrava a mala pena contenere l’eccitazione. Una volta gli aveva confidato che il corpo ospitante l’Obscurus fosse sottoposto a delle condizioni di sopravvivenza a dir poco impossibili e che nessuno fosse ancora riuscito ad esaminarne uno in ottime condizioni. Sua moglie, naturalmente, sperava d’essere la prima5.

Le Banshee non sono mai normali, pensò, tentato di ridere fra sé e sé. Era stata quella la giustificazione che lei gli aveva dato, la prima volta in cui lui l’aveva supplicata di concedergli almeno un’uscita, prima di allontanarlo definitivamente. Dovresti avere paura di me, aveva detto ancora, quando lui era riuscito a trascinarla quasi di peso al loro ristorante preferito. Noi non siamo adatte alla vita da civili, gli aveva detto, dopo averlo raggiunto all’altare. Si era impegnata tanto nel tentare di scoraggiarlo, lui aveva dovuto darle atto, ma mai abbastanza. Non erano riusciti a scoraggiarlo i draghi del Canada, così timidi da farsi vedere solo una volta ogni centocinquant’anni6, di certo non ci sarebbe riuscita lei.

Dopotutto, neppure lui era mai stato tanto normale.

«I medici del San Mungo stanno portando via tutti i feriti, non dovrebbe esserci più nessuno nella banca» li informò Hermione, apparsa in quel momento con i capelli pieni di calcinacci. «I folletti si sono rifiutati di farsi toccare, si cureranno da soli» si lagnò un attimo dopo, scuotendo il capo. Non c’era dubbio che stesse rimpiangendo il fallito tentativo che aveva fatto di convincere il Ministro a proporre una nuova legge per l’integrazione interraziale. Ma, dopotutto, come poteva biasimare Shacklebolt? I folletti non volevano essere integrati. La loro idea di integrazione prevedeva gli uomini senza bacchetta e chiusi nei sotterranei, come loro stessi erano stati costretti a fare per secoli.

Philly grugnì qualcosa, piegandosi per osservare una chiazza di sangue su un pezzo di pavimento divelto. «Non prendertela, tanto a breve inizieranno a lagnarsi per la mancanza d’aiuto» la rassicurò, esasperata. «Barry, vieni a dare un’occhiata qui, per favore» chiamò un attimo dopo, accosciandosi per poter osservare meglio la macchia. Quando lui fu sufficientemente vicino, capì il perché di tanto interesse.

«Beh, cazzo» fu il suo primo commento, mentre tirava fuori la bacchetta e faceva apparire dal nulla una fialetta di cristallo. Si vide costretto a chiedere l’aiuto della consorte per poterla stappare, impedito nei movimenti a causa del suo stupido uncino. Per l’ennesima volta si trovò a maledire la notte in cui aveva detto addio alla sua povera mano sinistra: dopo la rabbia nel non poter indossare la sua fede nuziale, l’impossibilità di aprire i barattoli senza magia era fonte di grande irritazione per lui e per il suo amor proprio.

Hermione, a sua volta più vicina, si sporse sopra le loro teste per dare un’occhiata. «Che c’è? Quel sangue ha qualcosa che non va? A me sembra normalissimo» constatò, accigliandosi. «Beh, io non sono esattamente un’esperta, quindi potrebbe essere un enorme indizio vagante e non me ne accorgerei lo stesso» constatò, decisamente non soddisfatta. Non le era mai piaciuto dover dipendere dagli altri per capire qualcosa.

«Il sangue non ha nulla di sbagliato, Hermione» le spiegò Ophelia, stringendo le labbra in quel modo tanto delizioso che a suo marito aveva sempre fatto venire le farfalle nello stomaco. Con quell’espressione avrebbe potuto tranquillamente parlare di mutilazioni e cadaveri in decomposizione, a lui sarebbe sembrata comunque la creatura più bella del mondo. «Non è il sangue che devi guardare, però».

La ragazza più giovane si accigliò. «E allora cosa?».

«Hermione, il sangue non è abbastanza caldo da emanare vapore» le fece notare Barry, indicando con la bacchetta lo spazio intorno alla macchia, talmente incandescente da fumare. Si trattava di un puro accenno di vapore, non abbastanza da essere notato a distanza non ravvicinata. Lui non se ne sarebbe reso conto che non si fosse chinato in avanti, percependo il calore. «E sento un odore agre… credo sia acido».

«Nessuna creatura vivente ha il sangue acido, Barry» sbottò Ophelia, scuotendo il capo. «Ho letto i tuoi libri e, se mettiamo da parte il drago peruviano con tre teste, non esiste nulla che possa giustificare tutto questo».

Aveva ragione, naturalmente. Non esisteva una singola creatura che fosse nota ai maghi ed alle streghe contemporanee che potesse creare con il suo sangue una reazione simile. Quantomeno, non esisteva una creatura che fosse abbastanza piccola da ferirsi e non scatenare il panico. Quindi si limitò a stringersi nelle spalle, avvicinando l’ampolla al vapore. «Prenderemo un campione da analizzare in laboratorio, per adesso è tutto ciò che possiamo fare. Proverò a scrivere allo zio Newt7, immagino che lui ne saprà più di me».

A quella possibilità, Ophelia si illuminò. «Oh, sono mesi che non andiamo dallo zio Newt! O da tua nonna, se è per questo. Credi che potrà prepararmi quegli adorabili dolcetti a forma di Snaso? Merlino, ucciderei per quei dolcetti» si rallegrò, prendendo un tono pensoso alla fine della frase. Lei e quei maledetti Snasi, erano giorni che lo tormentava! E pensare che la prima volta in cui li aveva mangiati lui si era convinto che l’uvetta le facesse pure piuttosto schifo.

Da dietro di loro giunse la voce di Katie, delicata e soave come sempre. «Parlare di omicidi per amore di un dolcetto sulla scena di un attentato» sbottò, acida. «Questo è di cattivo gusto anche per i tuoi standard, Ophelia» le disse, dedicandole un’occhiata raccapricciata, prima di avvicinarsi a Barry. «Che cos’è che state guardando, tutti quanti? Avete trovato un passaggio per il caveau di Zabin- Damnù air!8» imprecò all’improvviso, balzando indietro e tirando con sé anche Barry, tenendolo per la giacca di pelle e facendolo rovinare penosamente al suolo. La lunga serie di parolacce in gaelico fitto fitto continuò, mentre lei impallidiva, evitando bene di guardare in direzione della macchia di sangue.

«Trina, cara, che cazzo hai?» sbottò lui, accettando la mano di Ophelia per rimettersi in piedi e fissando la ragazzina come se le fosse uscita un’altra testa. «Smettila di imprecare, maledizione».

«Hai toccato il sangue?» chiese lei, ignorandolo e facendosi avanti per afferrarlo per il bavero della giacca e scuoterlo leggermente. Un istante dopo, lui vide chiaramente le sue pupille dilatarsi e posarsi su Ophelia. «Tu l’hai toccato? Oh, lo so che tu l’hai toccato, non puoi mai tenere le mani in tasca! Fammi vedere» ordinò, spingendo di lato Barry – con poca grazia davvero, se doveva dirla tutta – e prendendo le mani della donna fra le sue, esaminandole con estrema attenzione. Un attimo dopo, i suoi occhi divennero totalmente neri ed il suo viso perse qualunque lampo di colore avesse mantenuto fino a quel momento. Ophelia rabbrividì palesemente, ma non si spostò: nessuno di loro due aveva più problemi con la trasformazione di Katie.

«Posso sapere che accidenti ti è preso?» sbottò Hermione, facendosi avanti ma stando bene attenta a non avvicinarsi troppo. «Kat?».

Lei la ignorò per qualche istante, continuando quel suo esame ansioso. La videro accigliarsi per un attimo e poi accennare un sorrisino strano, ma tornò in se stessa in pochissimi istanti, voltandosi a guardarli. «Per fortuna non l’hai toccato e non sei stata contagiata. Ti saresti odiata, se l’avessi fatto» disse alla donna, lasciandola andare con un gesto meno brusco di quanto ci si sarebbe aspettati da lei. «Preferirei che andassi da un medico però» aggiunse dopo, nascondendo malamente un sorrisino. «Sai, per sicurezza».

Philly le dedicò un’occhiata vacua. «Trina, io sono un medico».

«Sì, ma sei incompetente con i vivi, quindi meglio andare da uno bravo».

Hermione sbuffò. «Allora? Possiamo sapere il perché di questo teatrino? Devo raggiungere Harry e gli altri Auror a breve, non ho tempo da perdere» le fece notare, le mani sui fianchi in una vera posizione da generale. Il Supervisore sarebbe stato fiero di lei, senza ombra di dubbio. Dopotutto, Hermione era la sua preferita, fatta eccezione per quel Weasley che aveva rifiutato il posto. Cosa ci trovasse in quel tipo, solo lui lo sapeva.

L’espressione quasi gioviale di Katie cambiò nel giro di un battito di ciglia. Per quanto adorasse gli altri membri della squadra, le riusciva ancora difficile essere liberamente se stessa, con loro. Hermione, oltretutto, doveva ricordarle troppo la sua vita prima. «Quello è sangue di Negromante» mugugnò, facendo qualche passo in direzione della macchia. «Il sangue è acido, un repellente naturale per tutte le creature che… uhm… creiamo. Quantomeno, lo è per i negromanti normali9». La smorfia che fece chiarì che lei non fosse inclusa nel gruppo. «Incubi e Succubi hanno un sangue naturalmente attraente, è così che richiamiamo i vampiri» aggiunse, in un mugugno, prima di voltarsi verso Ophelia per fulminarla con un’occhiata gelida. «Non ti darò un campione del mio sangue da analizzare, non importa quante volte me lo chiederai».

Philly mise il broncio, incrociando le braccia al petto. In quel momento, nonostante la distruzione intorno a loro, nonostante le urla dei medici ed il rumore di palazzi che ancora cedevano, Barry la trovò meravigliosa. Ancora non riusciva a spiegarsi come avesse fatto a convincerla a sposarlo e, in tutta sincerità, pensò che preoccuparsi di scoprirlo fosse inutile. Era stato incredibilmente fortunato, non si guardava in bocca all’ippogrifo donato.

«Katie, dai, solo un’ampolla! Il tuo è praticamente sangue morto… che vive».

«E tu non ne avrai neppure una goccia, Cailleach».

Barry si sentì in dovere di schiarirsi la voce e fermare quella piccola schermaglia. Si era preso la briga di imparare il gaelico – Katie tendeva ad usare quella lingua quando non era in sé, capirla e poterla aiutare con maggiore facilità aveva spinto sia lui che sua moglie ad imparare – e la consapevolezza che dopo aver tirato fuori quel “vecchia strega” la ragazzina avrebbe scatenato le ire della sua consorte gli fece tornare in mente quanto tragica fosse la situazione. «Signore, rimandate i battibecchi ad un altro momento» le ammonì, tornando ad indicare la macchia di sangue. «Trina, puoi dirci qualcos’altro? Credi ci sia qualche Negromante ferito a spasso per Diagon Alley?».

La bionda arricciò il naso, disgustata. «Cazzo, spero di no. Una goccia di quella roba può far fuori un uomo adulto. Due ore e il contagiato si ritroverà più morto che vivo. Senza un negromante capace vicino, non ci sarebbe neppure la speranza di tornare».

«Tornare?» chiese Hermione, vagamente preoccupata e confusa.

Katie ebbe il buonsenso di mostrarsi leggermente in ansia. «Beh, sì, come vampiro. O zombie. Di solito come zombie, non sono in molti a saper realizzare una conversione completa» mugugnò, incrociando le braccia al petto. «L'altra...Katrina ci riesce, ma il nostro sangue è parecchio forte, i Vaduva10 sono una famiglia estremamente antica».

Barry alzò gli occhi al cielo. «Quando finirai di vantare il tuo pedigree, Trina, ti dispiacerebbe dirci quanto siamo autorizzati a preoccuparci? Pensi sia davvero a spasso? Dobbiamo dare l’allarme?».

Lei non gli rispose subito, preferendo chinarsi verso la macchia ed osservarla con maggiore attenzione. Incurante del pericolo di cui lei stessa li aveva avvisati, allungò la mano a toccare il liquido ancora stranamente non asciutto. «Credo che, chiunque fosse, si sia smaterializzato via. Non ci sono altre tracce in giro» mormorò alla fine, lanciando un’occhiata a Barry ed Hermione. «Ma dubito che si sia trovato qui per caso. Chiunque fosse, era troppo tranquillo. Credo sapesse dell’esplosione».

Lui avrebbe voluto chiederle come cazzo facesse a sapere che il negromante non si era spaventato nell’esplosione. A fermarlo, tuttavia, fu la semplice realizzazione che, tanto, lei non avrebbe parlato in modo chiaro, facendolo solo confondere di più. «Potrebbe aver chiuso la ferita. Dopotutto, voi negromanti siete comunque maghi e streghe».

Katie scosse il capo proprio quando Ophelia sbuffò.

«I Negromanti non coagulano e non posso usare magia sul loro stesso sangue» lo avvisò sua moglie, tutt’altro che contenta. «Una volta lei si è tagliata il dito, abbiamo dovuto usare il fuoco per evitare di farla morire dissanguata» si lagnò, avvicinandosi a lui per poggiarsi alla sua spalla. «Sono sicura di avertene parlato, Barry. Devi prestare più attenzione. Forse dovrei farti controllare la memoria, dopotutto non stai mica ringiovanendo».

«Oh, wow, prima di tutto: scortese. Secondo, scortese. E terzo, sono piuttosto sicuro di non saperne nulla» il suo sguardo accusatore si posò su Katie. «Perché non ne sapevo nulla? Se mi aveste detto che rischia di morire dissanguata al primo taglietto non l’avrei certo portata con me nel recinto dei draghi, quella volta in cui siamo andati a trovare lo zio Newt». 

 «Non ne sapevi nulla proprio perché avresti dato di matto e non mi avresti più portata con te dagli animali» si giustificò Katie, stringendosi nelle spalle. «Solo il fuoco chiude le nostre ferite. Secondo te perché io sono piena di cicatrici? Non è che io non sia brava con gli incantesimi di cucitura» aggiunse, vagamente offesa da quella che doveva essere stata una implicita mancanza di fiducia da parte sua.

«Quindi non può essersi allontanato, non senza lasciare tracce» si intromise Hermione, il tono esasperato, rendendo chiaro quanto poco le interessasse quella faccenda. «Se si è smaterializzato e, come ha detto Katie, era anche tranquillo, deve essersi ferito per caso un attimo prima di darsela a gambe. Forse è rimasto coinvolto nell’esplosione perché si è fatto male ed ha perso qualche istante per trovare la concentrazione e sparire».

Katie annuì. «Probabilmente» convenne. «I Negromanti non vanno in giro senza motivo, sono una brutta razza» aggiunse, forse parlando più di se stessa che di altri. «Probabilmente è coinvolto con queste esplosioni, non mi sorprenderei se l’Obscurus fosse un suo grande amicone» si lagnò, scuotendo il capo. «Si sarà ferito prima dell’esplosione e dopo avrà perso qualche secondo per smaterializzarsi, ergo la macchia sulle macerie».

«Quindi adesso Tiresias non ha soltanto un Obscurus ed il più grande psicopatico del mondo, dalla sua parte, ma anche un negromante» sbottò Barry, allargando le braccia con aria sconfitta. «Strabiliante, davvero. Cosa, adesso? Ci spunterà un qualche drago da sotto al pavimento?».

Il sorrisino compiaciuto che Hermione gli dedicò, in quel momento, lo fece rabbrividire. «Non mi dispiacerebbe ripetere il viaggio, è stato divertente» disse, stranamente allegra, sussultando quando il suo specchietto iniziò a tremare da dentro la sua tasca. Quando lo tirò fuori, per poco non lo fece cadere.

«Hermione!» urlò colui che Barry riconobbe essere quel Weasley che tanto piaceva al capo. «Sei alla banca? Devi andare a salvare Audrey, è sotto la statua di Igon lo zannuto, avete poco più di tre minuti prima che smetta di respirare, non c’è tempo da perdere».

«Audrey, la fidanzata di Percy?» domandò lei, confusa. «Fred, che diavolo sta succedendo?».

«Fa’ come ti ho detto, per Merlino!» le disse il giovane dall’altra parte dello specchio, il panico ben chiaro nella voce. «Avete tre minuti prima che diventi impossibile salvarla, Edelweiss ha detto che la troverete sotto la statua se andrete adesso! Dice di averla vista morire».

Il discorso stava diventando parecchio confuso per i suoi standard, ma Barry decise che, comunque, salvare una vita umana non avrebbe fatto altro che bene alla sua anima, così iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della suddetta statua, imitato da Katie e Ophelia.

«Edelweiss ha quattro anni, Fred, che diavolo…?».

«Audrey ha visto l’Obscurus e l’uomo che l’ha aiutato, se non la salverete nei prossimi due minuti, perderemo il nostro testimone più utile» la interruppe lui, il tono quasi isterico. «Eddie è una veggente, Hermione! E dice che vi resta un minuto e mezzo per salvare sua madre».

 

 

 

 

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 Le Banshee sono solo una famiglia molto, molto strana.

 

 

Punti importanti:

 

» * - Mi stai seppellendo viva/ Tutti devono respirare in qualche modo/ Non lasciarmi morire qui. Credo di aver già usato questa canzone, ma in questo caso il riferimento era necessario, dai. Preghiamo tutti per Audrey.

 

» 1 – Ovviamente ci sono più squadre Banshee, non solo quella di Hermione. Fred collabora con più di queste, motivo per cui con lui ci sono altri membri. Sono solo quattro piuttosto che cinque perché il quinto era insieme a Winnie, vicino alla Gringott.

 

» 2 – Mi hanno spesso detto che dare dell’ansiosa ad una bambina non ha senso: io non sono d’accordo. Anche se a modo suo, i bambini sperimentano l’ansia. Edelweiss, fra tutti, ha parecchi motivi per esserlo.

 

» 3 – Ricordate, alla Gringott era il giorno “porta il tuo bambino sul posto di lavoro”, motivo per cui c’erano altri bambini alla Gringott, oltre Eddie.

  

» 4 – Vogliamo Percy come Molly Weasley 2.0 , lui ed Edelweiss si adorano a vicenda da quando si sono conosciuti. La bambina ha potuto vedere piuttosto bene quanto Percy avrebbe adorato lei e la sua mamma, nel futuro.

 

» 5 – Non dimenticatelo mai: in un modo o nell’altro, tutte le Banshee sono particolari. Ophelia è una donna meravigliosa, dolce e sensibile. Tuttavia è una scienziata, quando pensa di esaminare il corpo di un Obscurus non pensa ad esaminare il corpo di un bambino, ma una semplice prova scientifica.

 

» 6 – Ovviamente ho inventato questo particolare, ma l’idea dei timidi draghi canadesi che vivono in mezzo ai ghiacciai mi ha steso il cuore. Immaginateli, tutti carini che scivolano sul ghiaccio.

 

» 7 – Ebbene sì. Il nostro Barry è nipote di Newt Scamandro! Sua madre è Adeline Kowalski, figlia di Jacob e Queenie, sorella della moglie di Newt. Il piccolo Barry è cresciuto insieme al prozio, innamorato di tutte le bestie pericolose. Newt è innamoratissimo di Ophelia, anche se è rimasto un po’ sconcertato dal fatto che lei si fosse offerta di fare l’autopsia a una bestiola morta.

 

» 8 – Si tratta di una imprecazione, un “porca puttana”, più o meno. Quando presa dall’ansia, Katie passa subito all’irlandese.

 

» 9 – Cerchiamo di comprendere ancora qualcosa su Katie. Non esistono solo “negromanti” in generale, ci sono razze, come per tutti gli animali. Sono differenti a livello genetico, non è un uso del termine improprio, come quando lo si usa per indicare il colore della pelle. La “sottorazza” di Katie è quella dei Succubi (versione femminile degli Incubi), più forti perché più capaci di recuperare vittime grazie alla capacità di sfruttare la libido (ma in generale, le emozioni) di chi le circonda. Il loro è un sangue apparentemente dolce ma ovviamente acido e pericoloso allo stesso modo. Per qualunque domanda, sono disponibilissima 😉 E il prossimo capitolo sarà ancora più incentrato su questi aspetti!

 

» 10 – Ramo materno della famiglia di Katie, di origine Rumena. Katie non ha mai avuto rapporti con loro, si è sempre proclamata come Irlandese convinta ma, ehi, la famiglia è famiglia.

 

 

Percy Weasley #MammaChioccia

 

Avviso: lunedì prossimo dovrei avere esami, quindi l’aggiornamento potrebbe slittare di qualche giorno! Pensatemi, questo è uno degli esami più brutti ed io sono morta di paura.

 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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