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Autore: _apefrizzola_    08/05/2017    9 recensioni

«Sei più pettegolo della buon’anima di Bertha Jorkins, Ramoso»
«Ma come ti permetti, canide perfettamente riuscito?»
«Bertha Jorkins è morta!?»
«No, Peter... era per dire... visto che non è più a scuola...»
«Cosa te ne frega cosa si dicono Bones e McKinnon, James?»
«Se solo ci fossi stato, quel giorno davanti alla porta chiusa dell'ufficio di Silente, adesso staresti origliando dietro quello scaffale come il segugio quale sei»

«Barty, parlo sempre di te a Bella»
«Ma non l'hai ancora convinta! Così come non ho convinto del tutto voi, soprattutto da quando mio padre ha dato agli Auror il permesso di uccidere! Lo vedo nelle vostre facce, non sono stupido. E sappiate che lui non si fermerà, è sempre più pazzo. Svegliati, Regulus, sono quello messo peggio tra voi!»


«Stavo salendo le scale, lui è sprofondato da solo in quel gradino» esordì Liv per mettere subito in chiaro le cose come ogni volta che si ritrovava lì, a spiegare il motivo per cui aveva usato la bacchetta.
"Il Prefetto Malfoy ha detto che ho un cognome da Sanguesporco";
"Mulciber ha attaccato Mary";
"Rosier ha chiamato Dirk Cresswell mancato Magonò";
"Piton ha insultato Lily, l'ha chiamata schifosa Sanguesporco."
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Siamo arrivati ad un punto della storia che pensavo di non riuscire a raggiungere.
Ammetto che scrivere senza sapere se la storia vi sta piacendo oppure no (soprattutto dopo questi due ultimi capitoli pieni di azzardi xD) è parecchio difficile e demoralizzante.

 Ringrazio chi continua ancora a seguirmi :)
 
 
 

 
***


 
 
Capitolo 24



SERVO E PADRONI
 
 
 



 
«Stupida, come hai osato?!»
Un fiotto di luce rossa mi sfiora, per un pelo, e mi ritrovo a ringraziare mentalmente James che agli allenamenti quasi mi fa uccidere da Harrison e Carter con i bolidi. 
«Sono venuta a cercarti per parlarti, Piton. Come potevo sapere che stavi piangendo?
»
Un getto di luce vermiglia più potente del precedente mi arriva addosso, questa volta riesco a pararlo con un tempestivo Sortilegio Scudo.
Rimaniamo a fissarci, in silenzio, entrambi con un leggero fiatone dovuto- oltre allo sforzo- alla furia. E non c’è niente di anormale in questo perchè è poi quello che abbiamo sempre fatto, io e lui, da quando Lily ha cominciato ad entrare in dormitorio con la faccia rossa e gli occhi pieni di lacrime di rabbia dopo aver detto che andava a studiare o a parlare con ‘Sev’.
Piton mi guarda, con il viso contorto in un misto di disgusto e vergogna per se stesso. Non so neanche perchè era poggiato al muro, ingobbito e singhiozzante, quando l’ho trovato dopo averlo cercato per mezzo parco. Non lo so e sinceramente non mi interessa ma questo lui non lo vuole capire perchè ha sempre avuto lo stupido vizio di fare la vittima in ogni occasione- “Non voglio lei con noi, Lily. Mi odia” “Ci vediamo davanti ai Tre Manici di Scopa, Lily. Da soli, tanto a lei fa schifo avermi seduto vicino”- quando il primo ad odiare l’altra è stato lui subito dopo che sono stata smistata a Grifondoro e ho potuto quindi sedermi allo stesso tavolo di Lily, salire nella stessa Sala Comune di Lily e dormirci affianco. 

Naturalmente, la tregua non dura più di qualche secondo. Piton riattacca con una fattura che mi rimbalza davanti, sul mio nuovo scudo, staccando la testa ad una delle statue in pietra del cortile. Vedo chiaramente una punta di delusione nei suoi occhietti neri: La testa che voleva staccare era la mia non quella della donna in vesti medievali.
Una sfilza di Schiantesimi comincia ad abbattersi con incredibile forza sul velo trasparente che mi copre. Meglio evitare di pensare a quanto è stronzo, potrei perdere la concentrazione e non riuscire a resistere. 

La sua intenzione è distruggere il mio incantesimo di difesa o semplicemente sfogarsi come ha sempre fatto, come se la colpa della sua idiozia, del suo essere accecato dalle Arti Oscure sia la mia?
Si sta di sicuro sfogando perchè in quegli occhi rossi di pianto c’è dolore e disperazione che non riesco a spiegarmi e che sembrano fargli scoppiare le iridi inchiostro.
«Ti ho detto che non sono venuta per spiarti!» gli urlo per sovrastare gli incantesimi e per la voglia di attaccarlo a mia volta.
Non lo faccio da due anni, non lo copro di fatture come invece vorrei da due fottuti anni soltanto per Lily. Ma lui sta diventando sempre più bravo a farsi odiare oltre ogni limite. «O per prenderti in giro, Piton! Piantala di comportarti sempre da cretino!».

Dovevo immaginarlo che l’insulto l’avrebbe caricato ma non so dirmi se chiamarlo cretino sia stato un lapsus involontario o il mio corpo che non ha più voglia di stare a subire senza reagire.
Agli Schiantesimi si aggiungono fatture Pungenti, un incantesimo di Disarmo e quelle sue stupide Maledizioni sconosciute che, invece di distruggere il mio Scudo, annientano la pazienza già precaria che di certo non ho preso da mio padre. 

Il getto di luce rossa parte dalla mia bacchetta, infatti, e a pararlo stavolta è lui, ormai senza fiato.
Scintille e lampi di luce sferzano l’aria ghiacciata del cortile, un botta e risposta di puro odio represso da anni che non vedevo l’ora di gettargli addosso!
E non m’importa se ci sono persone che seguono questo nostro duello silenzioso da dietro i vetri delle finestre, non m’importa se Silente o la McGranitt adesso arrivano e ci espellono entrambi!

«Invece di preoccuparti per il fatto che ti ho visto piangere» ringhio cercando di puntargli la bacchetta contro perchè  il deficiente mi ha appeso a mezz’aria, a testa in giù, come ormai tutti fanno in questa scuola da quando questo assurdo incantesimo è spuntato fuori da chissà dove. «dovresti pensare che se non rispondi alla domanda che ti ho fatto prima, le conseguenze saranno ben peggiori di un prossimo pettegolezzo sul tuo essere lagnoso!»
Lo noto, è un attimo. Anche se vedo Piton al contrario e dondolante, noto il suo braccio muoversi per attaccarmi ancora e- sempre ringraziando James e i suoi ‘Esercizi del Papà’ che mi ordinano di appendermi sulla scopa a testa in giù per afferrare il boccino- miro con la bacchetta alla mano che Piton è costretto ad abbassare perchè la mia fattura pungente ha fatto centro.
La pelle coperta di piccole bruciature gli fa perdere la concentrazione e mi ritrovo a terra tra la neve, con il sedere che quel bastardo di Black prende in giro incredibilmente dolorante ma con la bacchetta già pronta. «Expelliarmus!» grido, quella di Piton vola dall'altra parte del cortile e prima che possa recuperarla mi affretto ad appellarla. «Accio bacchetta!» scandisco veloce. Mi finisce dritta in mano sotto gli occhi strizzati d'odio di Piton. 
«Rispondimi» lo incito puntandogli contro entrambe.
Piton sembra abbia ingoiato un enorme rospo vivo facendomi capire che anche i rospi, a quanto pare, possono essere cannibali. Ha le labbra premute con forza l’una sull’altra e le unghie conficcate nella mano ferita per sentire meno il dolore pungente delle ustioni, se non lo conoscessi direi che si sta per rimettere a piangere come un bambino. 

«Se non vuoi rispondere a me rispondi a Lily allora» continuo con durezza perchè sono venuta qui per ottenere una risposta non per bisticciare come i due undicenni che eravamo. «É lei che vuole sapere se le scritte sui muri sono diminuite solo perchè tu eri occupato con la riunione dei prefetti di dicembre o perchè invece ti sei messo a fare le pulizie prima di tornare in Sala Comune».
Piton schiude le labbra con le guance magre leggermente più rosate. Non è una grande novità nemmeno questa. Lo fa sempre quando ha Lily davanti o in testa come, di sicuro, in questo momento.
Sì, proprio così, Piton, Lily vuole sapere di te. Perchè Lily soffre, per te, come sempre! Anche se sei un caso perso, anche se ti ha già mandato al diavolo mille volte e altre mille volte lo farà! Lei ci soffre. 

«Non faccio io quelle scritte» risponde lui senza staccarmi gli occhi dosso come se gli avessi detto tutte quelle frasi a voce, come facevo un tempo.
Adesso non serve più sputargliele in faccia. Lo sa benissimo che Lily soffre eppure continua a fare quello che fa! E non posso di certo fermare il mio sopracciglio scettico davanti a questa sua ennesima bugia che Lily in anni e anni d'amicizia ha sempre fatto finta di non vedere. Ma io sì, io vedevo benissimo tutte le sue bugie e i suoi comportamenti ipocriti.

«Ti ho chiesto una cosa precisa, Piton. Ti ho chiesto il motivo per cui quelle scritte sono diminuite»
«Non ne ho idea» risponde, lo stronzo, con gli occhi neri che mi istigano a pigiargli le bacchette al petto. 
«Deanne Stevens e le altre due colleghe Serpeverde ne hanno idea? Oppure stai mentendo come al solito?»
«Prima o poi farai una fine degna dei tuoi peggiori incubi, McAdams».
Giuro, potrei trapassargli il petto che sembra fatto di carta velina con le bacchette, in meno di due secondi e senza magia. Chissà se sarebbe questa la fine degna dei suoi peggiori incubi.
Per quanto vorrei ottenere una risposta a questa domanda tramite esperimento pratico mi ripeto che sono qui soltanto per Lily.

«Rispondi-alla-domanda» scandisco ogni parola trattenendo tutto l'odio che provo nei suoi confronti. Stringe la mascella e non mi rendo subito conto che mentre parlavamo ha sollevato letamente la mano al suo petto dove ancora gli premo contro le bacchette.
Prima che io riesca a stringerle più forte in mano lui si è già ripreso la sua.

«Ti conviene starne fuori, McAdams»
 «É quello che vorresti tu, Mocciosus, ma non quello che vogliamo io e Liv». La voce di James è così inattesa che fa trasalire anche me.
Non faccio in tempo neanche a voltarmi verso di lui perchè James- con un ridicolo festone dorato attorno al collo e bacche di agrifoglio incastrate tra i capelli ancora più ridicoli del festone- mi è già al fianco insieme alla sua bacchetta che con un colpo secco allontana quella di Piton da me.
Non so perchè ma la sensazione che sento crescere dentro mi fa pensare di avere accanto un fratello maggiore. 

«Credi che non ti tenga d’occhio quando passeggi per i corridoi dei sotterranei, la sera?» continua James e Piton comincia a sollevare un sopracciglio che si ferma soltanto quando la mia bacchetta lo punta con decisione. Se lo solleva un’altra volta glielo trasfiguro in una lumaca. 
La bacchetta di James invece è rivolta al petto, per coprire il vuoto che ha creato la mia spostandosi sul viso infastidito di Piton. 
«Dopo la riunione per l'organizzazione degli addobbi di oggi, ti sei allontanato da Deanne Stevens e gli altri Prefetti donne. Tu, Regulus Black e Crouch avete preso una via diversa per raggiungere la vostra fottuta Sala Comune» sibila James e Piton lo incenerisce con un'occhiata anche se sembra indeciso su chi colpire per primo tra me e lui.
«Per fare cosa, Mocciosus?»
«Di certo non ti riguarda, Potter»
«Mi riguarda eccome, Prefetto Piton. Mi riguarda perchè sono il tuo Caposcuola». La luce negli occhi di Piton mi mette in allarme, perchè brilla ogni volta che sta per attaccare. Stringo le dita sul legno della bacchetta ma lui non si muove. Sorride, come un serpente soddisfatto, e soltanto adesso mi accorgo che le sue pupille sono rivolte verso qualcosa dietro me e James che sento irrigidirsi nello stesso momento in cui sono costretta a farlo io. 
Ci hanno pietrificati. Mulciber e Avery ci hanno pietrificati... alle spalle. Non posso vedere lo sguardo di James- ormai una statua come me al mio fianco- ma so che non dev’essere affatto sorpreso, esattamente come il mio. 
 

 
«Liv? Ti sei addormentata?» La voce divertita di Lily la riscosse dai suoi pensieri. Liv aprì gli occhi e l’aula vuota che avevano occupato per passare l’ora buca riapparve attorno a lei, la bacchetta che stava puntando al muro non aveva tracce di Incanto Patronus.
«Cambia ricordo, è chiaro che quello che hai scelto dev’essere di una noia mortale» ridacchiò Lily seduta su un banco con la bacchetta in mano e l’abbagliante luce perlacea che da un mese a quella parte faceva intravedere delle slanciate e sottili zampe munite di zoccoli. Mary era convinta fossero quelle di una cerva*, anche se Lily immaginava più una capra o uno stambecco.
Avevano deciso di esercitarsi senza sosta con quell’incantesimo nel tentativo di riuscire ad evocare un Patronus, se non proprio corporeo, quantomeno efficace prima dell’uscita a Hogsmeade.
Ci sarebbero state decine di Auror il giorno, certo, ma tutte e tre erano d’accordo nel pensare che sapersi difendere da sole le avrebbe fatte sentire ancora più al sicuro. Era più di una settimana che provavano e, a parte qualche ondata di bagliore accecante in più, non avevano ottenuto altro.
«Veramente, mi sono persa tra i ricordi e non ero per niente concentrata» rispose Liv, sbuffando.
«Ma com’è possibile che esista un solo Incantesimo per allontanare quei cosi?!» sbottò Mary fissando la bacchetta che per un istante desiderò spezzare a metà dalla frustrazione.
«Non deve per forza essere un fatto accaduto realmente» ricordò Lily chiudendo di nuovo gli occhi «Provate a pensare a qualcosa di veramente felice anche se impossibile». A quelle sue parole la luce della sua bacchetta si espanse leggermente e le sottili zampe del suo Patronus si definirono, allungandosi.

-Lily! Ci vediamo dopo? Devo farti leggere una cosa!
-Va bene, Tunia. In Biblioteca o in Sala Grande?
-Biblioteca! Scusa, devo correre! Sono in ritardo per Aritmanzia! 
-A dopo, Tuney!
-A dopo, Ly! 

Liv non riuscì a staccare gli occhi dalle sinuose linee argentate del Patronus di Lily che si muovevano flessuose come onde testarde, creando e distruggendo da capo il resto del corpo dell’animale ancora ignoto.
 
-Mostro!
-Tunia! Non è colpa mia! Io vorrei tanto portarti con me! Non sai quanto vorrei che tu fossi...
-Non dirlo! Io non voglio essere come te! Non voglio essere un mostro!
-Vorrei tanto averti a Hogwarts! 
-Io no! Quel posto è per i pazzi! 

L’espressione contrita e determinata sul viso di Lily contrastava con la lacrima solitaria sfuggita alle ciglia strizzate contro lo zigomo lentigginoso. 
«Beh, è difficile cambiare la realtà» esordì Lily aprendo controvoglia gli occhi verdi umidi «Ma con un Dissennatore davanti che ci fa rivivere i momenti più brutti deve esserlo ancora di più. Quindi, questo che stiamo facendo è un allenamento più che efficace».
Mary annuì, provando a concentrarsi di nuovo, e Liv chiuse a sua volta le palpebre stringendo maggiormente la bacchetta. Inspirò profondamente, rigettando l’aria lentamente. Una cosa felice anche se impossibile. Una cosa felice anche se impossibile. Una cosa felice...
 
-Papà, un uccello mi ha dato questa lettera. Non sto dicendo una bugia, lo giuro!
-Lo so che non stai dicendo una bugia, Liv. Lo so.
Il sorriso di suo padre era aperto, solare, scoppiava di felicità tanto da farla sorridere a sua volta. Il suo abbraccio era forte e caldo, protettivo. 
-Che succede, papà?
-Succede che sei stata ammessa a Hogwarts, tesoro
-Come te?
-Come me.

Anche se impossibile...

-Margareth! Maggie! La nostra Olivia ha ricevuto la sua lettera!
Sua madre, spettinata per la corsa fatta dalle scale in soggiorno alla cucina, arrivò davanti a loro con lo stesso sorriso emozionato di suo padre e gli occhi scuri brillanti di gioia. 
-Liv!
-Mamma, guarda! La apro adesso?
-Certo! Vieni qui, tesoro!

Spalancò gli occhi e li strizzò subito dopo per via della luce candida proveniente dalla sua bacchetta che illuminava il volto sorpreso di Lily, adesso in piedi davanti al banco.
C’era qualcosa di folto e scodinzolante tra i bagliori argentati.
«Una coda?» sussurrò Lily per non disturbare Mary. «E delle orecchie» mormorò Liv vedendo la lunga coda sparire mentre un paio di orecchie a punta si formavano dall’altra parte.
Serrò di nuovo gli occhi per non far vincere il bruciore tra le ciglia che si stava trasformando in tristezza in un punto imprecisato del petto.

-Sei una strega, tesoro! Come il tuo papà! Sei contenta!?
-Sì, mamma!
-Sei contenta di essere un essere immondo!?

Le orecchie a punta- che a Lily fecero pensare subito ad un gatto o una volpe*- scomparvero senza preavviso insieme a tutta la luce e alle scintille di Mary che smisero di sfiorare la lavagna.
«Un viaggio in America, o dove volete!» ruggì Mary aprendo con rabbia gli occhi nocciola «Io ci aggiungo anche un bel Gallese Verde che ci trasporterà in volo senza vomitare come invece succede con la Materializzazione!».
Liv e Lily, dopo un attimo di sorpresa per quel tono così duro, scoppiarono a ridere.
«Che c’è da ridere? Guardate che sono seria!» continuò Mary. Alle risate delle due amiche si aggiunse anche la sua e la campanella che segnava l’inizio della lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
 




 
 
 
 
 
*
 



 
 
 
 
«Si svegli, signor Potter»
La voce forte e chiara del professor Dearborn fece sussultare James che fino a quel momento aveva letteralmente dormito in piedi sul muro dell’aula tra Sirius- abbioccato anche lui- e Peter.
«Sono sveglissimo, professore» fece James passandosi vigorosamente una mano sulla faccia mentre dava una piccola gomitata a Sirius che grugnì, guardandosi attorno spaesato, sbadigliando apertamente senza il minimo ritegno.
«Allora faccia lei adesso» lo invitò il professore in un sorrisino divertito prima di voltarsi verso Remus.
«Signor Lupin, lei si merita un pieno Eccezionale. É stato veramente bravissimo» sentenziò con compiacimento scarabocchiando qualcosa sulla pergamena sopra la cattedra.
Remus sorrise, soddisfatto, ricambiando l'occhiata radiosa di Lily e lasciando il centro della classe- appositamente sgomberata da banchi e sedie per la verifica pratica a sorpresa del mese- per raggiungere la finestra vicino a tutti gli altri compagni già valutati tra i quali Piton. Con la bocca inasprita dal fatto che Remus avesse preso un Eccezionale come lui, Piton gli lanciò un’occhiata tagliente dall’angolo in cui si era isolato insieme ad Avery e Mulciber.
Sirius, tra un ciuffo e l’altro di capelli neri che gli ricadevano sugli occhi, notò Liv parlottare insieme a Ned dall’altra parte della stanza, in mezzo ad altri Tassorosso con Evans, Macdonald, Owen e Marlene.
Il fracasso del bersaglio in legno polverizzato dal Reducto di James fu contemporaneo allo sguardo penetrante di Sirius puntato dritto sul Tassorosso ridente accanto a Olivia; Olivia che aveva detto chissà cosa di così divertente, come se non avesse le mani ricoperte di squame da giorni.
Sirius si era aspettato un suo contrattacco come fargli sputare fuoco per farlo assomigliare ad un drago... ma niente, Olivia non aveva fatto ancora niente.
Spocchiosa, ecco cos’era. Improvvisamente si sentiva superiore a quella loro guerra che, tra l’altro, aveva cominciato lei?
E strana, era anche strana. Sorvolare su uno scherzo non era da Olivia McAdams perchè oltre ad essere spocchiosa, era anche crudelmente vendicativa e orgogliosa, stupidamente orgogliosa. E testarda. Testarda tanto da apparire ridicola la maggior parte delle volte.
Sirius sorrise quando dalla bacchetta di James schizzarono fuori delle funi che avvolsero l’ultimo bersaglio comparso all’improvviso da dietro la lavagna.
La nostra telepatia colpisce ancora, Fratello... stavo giusto pensando a quanto starebbero bene su Stevens... non che la cosa mi interessi più di tanto... è semplice ed innocente curiosità la mia. Se si lega una fune attorno al collo di una persona che ride sottovoce e di gusto... questa persona smette di fare quello che sta facendo? Se sì, lo farebbe all’istante o ci metterebbe del tempo? E quanto sarebbe questo ipotetico tempo? Solo questo. Un esperimento interessante, senza alcun dubbio.
«Molto, molto bene, Potter!» commentò il professore scrivendo qualcosa sulla carta anche per lui. «Eccezionale!».
James sorrise smagliante tornando al suo posto accompagnato dal trillo allegro della campanella.
«La prossima volta continueremo le verifiche» informò Caradoc mentre qualcuno cominciava a recuperare la propria borsa. «E ci dedicheremo alla tecnica per contrastare la Legilimanzia che, come vi ho già detto la settimana scorsa, è l’arma personale di Voldemort. Con questo non voglio di certo augurarvi di trovarvi davanti a lui un giorno, sia chiaro, è una precauzione»
«Certo» mormorò sarcasticamente Lily, assottigliando lo sguardo in direzione del professore che continuò il suo discorso sollevando le sopracciglia come se l’avesse sentita. Il professore, secondo Bones, li stava ''addestrando''; così aveva detto a Marlene. Era sicuramente un alleato di Silente, uno che faceva parte della Resistenza. Già dalla prima lezione dell'anno aveva impressionato tutti coi suoi modi di fare esperti e il fatto che sapesse troppe cose sulla guerra, nel dettaglio, comprese informazioni riguardo Voldemort. Voldemort, appunto. Caradoc Dearborn lo chiamava col suo nome esattamente come faceva Silente quando parlava alla scuola e nei giornali, dicendo a tutti di non avere paura di usare quel nome. Caradoc lo faceva vibrare nell'aria con naturalezza nonostante le facce livide di Avery e Mucliber che molto probabilmente si trattenevano ogni volta dal'affatturarlo. Anche in quel momento, Lily li vide con la coda dell'occhio, i volti dei due Serpeverde erano a chiazze rosse.
«L’Occlumanzia può essere usata anche contro la Maledizione Imperius, ormai utilizzata da qualsiasi Mangiamorte là fuori. Ma ne parleremo la prossima volta. Buona giornata, ragazzi».
La classe si riempì del tipico chiasso da fine lezione e Mary non riuscì più a controllarsi.
«Buona giornata, ragazzi?! Buona giornata? Dopo aver detto queste cose crede che passeremo una buona giornata?» proruppe, sconvolta, facendo ridere Lily e John.
«Allora a dopo!» esclamò Ned salutando Liv mentre si accingeva a raggiungere la porta decorata di vischio con Edgar, Sam Stebbins e Wayne Abbott.
«Sì, ma non fare il furbo, Ned! Deve essere il migliore che hai!» ribattè lei chiudendo la tracolla con un sorriso aperto che Lily osservò con tanto d’occhi.
Mary le si affiancò mentre lasciavano il banco per mettersi dietro il gruppo di compagni che uscivano in corridoio. «’A dopo’, Liv?» le chiese in un sorrisetto. Liv annuì. «Ci dobbiamo incontrare in Sala Grande» spiegò tranquillamente rifacendosi la coda in testa «Mi deve prestare un libro sui Cercatori che gli ha dato Lumacorno».
Le facce di Lily e Mary- molto simili a quella della McGranitt quando James rispondeva correttamente alle sue domande nonostante fosse distratto un minuto sì e l’altro pure- le interpretò come espressioni perplesse sul fatto che Lumacorno avesse libri sul Quidditch, senza minimamente pensare che invece erano rimaste allibite davanti a quella richiesta di appuntamento accettata così, al volo.
«Strano, vero?» continuò Liv «Ned dice che Lumacorno gli regala libri del genere da quando è entrato a far parte del Lumaclub. Lo faceva anche con Bagman. Ieri invece gli ha detto che alla festa di Natale, a lui e James, presenterà il Capitano dei Puddlemere United. Il Capitano dei Puddlemere United!» esclamò oltrepassando lo stipite della porta.
«Pappamolle» l’apostrofò Sirius alle sue spalle.
«Come scusa?» fece lei voltandosi e fermandosi davanti a lui e James.  
«Presumo che tu ti sia arresa, Olivia. Quindi, la guerra è finita. Ho vinto»
«Io non mi sono arresa»
«Ah, no? Quelle mani sono così da giorni... »
Liv portò un attimo lo sguardo duro sulla sua mano squamosa aggrappata alla fascia della borsa appesa sulla spalla. Maledizione.
«E io invece sono il solito figurino...»
«Ho risposto al tuo scherzo» rispose scontrosa, sapendo benissimo invece che Black aveva ragione. Risollevò gli occhi su di lui che sorrise, beffardo. Chissà se un pugno squamoso fa più male di uno normale.
«Che io sappia... no» fece lui «E se hai risposto e non me ne sono nemmeno reso conto significa che era davvero pateti...»

Un lampo di luce gialla e Sirius ottenne ciò che era andato a cercarsi. Forse non proprio come l’aveva immaginato però.
Invece di sputare fuoco si ritrovò con il sedere per terra e una squamosa coda di sirena al posto delle scarpe.
«Contento?» lo prese in giro Liv rimettendo la bacchetta dentro la tunica sotto lo sguardo attonito dell’avversario e quello sconvolto ma divertito di James e degli altri studenti che passavano in corridoio.
«O preferivi un drago? Sarebbe stato troppo virile per te, Black, mi ‘spiace»
«Certo, perfetto per te invece...»
«Naturalmente. Grazie»

Sentendo il motivo per cui aveva fatto finta di dimenticarsi di attaccare Black pungere in pieno petto, Liv se ne andò senza aggiungere altro insieme a Mary- colpita da una ridarella contagiosa- John e Lily che si automangiò le labbra per non scoppiare a ridere di gusto anche se la tentazione era davvero forte.
Salutò il suo collega Caposcuola con un cenno della testa e James ricambiò con un mezzo sorriso tirato vedendo la sua mano intrecciata a quella del Corvonero.
“La puoi chiamare per nome ma non per chiederle di che colore vuole i confetti al vostro matrimonio, Coglione”.
Abbassò lo sguardo sul proprietario della voce che gli rimbombava in testa.
«Che bel sirenetto sei, Felpato... o devo dire, Squamoso
«Ammazzati, Castrato»

 
 
 
 
*
 
 



 
«Da come lo dici sembra che tu ne sia convinta al cento per cento, Liv» disse Mary stiracchiandosi sulla sedia della Sala Comune con una certa invidia nei confronti delle persone comodamente sedute sulle poltrone, soprattutto di Trevor Robins stravaccato sul divano davanti al camino con i suoi amici.
«Certo, perchè è così» rispose Liv tranquillamente. Mary la vide fare spallucce dalla sedia di fronte dove, seduta a gambe incrociate, sfogliava con interesse il libro che Ned le aveva dato mezz’ora prima.

«Sai, Liv? Convivere insieme per quasi sette anni qui dentro ha avuto delle conseguenze...»
«Tipo sapere quando è il caso di stare in silenzio perchè la tua ‘coinquilina’ sta leggendo e non vuole essere disturbata, Mary?»

Il sopracciglio biondo di Mary sparì sotto alla frangia. «No, tipo conoscere qualsiasi tua abitudine ed espressione in qualsiasi ora del giorno e della notte. Sapere quando menti e quando invece dici la verità. Riconoscere un silenzio normale da uno ‘Lasciatemi in pace perchè in questo momento perfino lo straccio per lavare i pavimenti sta meglio di me’».
Liv spostò di pochissimi centimetri lo sguardo dalle pagine, per poi riprendere a far scorrere gli occhi sulle righe.

«Non ti sei dimenticata di attaccare Black, Liv» esordì Lily dalla sedia a capotavola, sfogliando con cipiglio contrariato- e per l’ennesima volta in quella giornata- Il Buio Oltre la Siepe* alla ricerca della sua margherita segnalibro che sembrava praticamente scomparsa. «Tu l’hai fatto apposta» continuò decisa, sentendo addosso il familiare sguardo duro di Liv, la porta di quel labirinto che era la mente della sua migliore amica.
Un labirinto però che lei aveva percorso ed esplorato per anni. Lo conosceva a memoria ormai. Sapeva dove andare, quali vicoli ciechi evitare e che tipo di mostri aggressivi Liv metteva a guardia della verità.
«Non ci credi nemmeno tu che lo dici» fece Liv riabbassando gli occhi sulle pagine. Sentì il leggero profumo fiorito di Lily nell’aria quando l’amica trascinò la sedia accanto a lei con un sorrisino ironico ad incurvarle le labbra.
«Oh, no, io ci credo eccome» disse con amarezza lei «Ne sono proprio sicura, purtroppo».
Liv chiuse il libro con un tonfo prima di sbuffare. «Perchè tu puoi dimenticarti di tutto e se lo faccio io invece è strano, Lily!? Perchè io non posso essermi dimenticata di ricambiare uno scherzo e tu invece puoi benissimo dimenticare il rubinetto della vasca aperto ed allagare il bagno ogni mese?!» sbottò con arroganza facendo per alzarsi ma Lily la trattenne per un braccio facendola ricascare sulla sedia. 
Muro di bugie con cane da guardia, Liv. Vecchio trucco. Vorrei tanto che ad avere ragione sia tu ma questo dimostra che non è così.
 «Perchè io non ho cominciato con accanimento una guerra di vendette nei confronti dei tubi del bagno ed è normalissimo dimenticarmi di qualcosa che non mi assilla da mesi, ogni giorno, mattina e sera» rispose semplicemente Lily avvicinando maggiormente la sedia a Liv, sempre più scocciata.
Mary trattenne un piccolo sorriso poggiando il mento sul palmo di una mano. Lily riusciva sempre ad essere schietta e determinata anche quando Liv si rintanava nella sua corazza come una tartaruga.
«Muffliato» mormorò Lily puntando la bacchetta verso l’intera Sala Comune. Mary le scoccò un’occhiataccia come tutte le volte che usava quell’incantesimo in prestito ‘uscito da quella mente insana di Piton! Potrebbe avere degli effetti strani se usato spesso, Lily’.
«Il fatto che ti sei dimenticata di attaccare Black con uno scherzo...» riprese Lily ma Liv la fermò subito.
«Non dire ‘dimenticata’ con quel tono sarcastico come se non fosse vero» sbottò, infastidita.
Lily sollevò entrambe le sopracciglia vermiglie. «Ah, no? Non è così?» chiese fintamente sorpresa.
Afferrò una mano squamosa di Liv e ci poggiò la bacchetta sopra.
Lei sospirò pesantemente, lasciandola però fare. Due tocchi della bacchetta di salice e quella cominciò lentamente a tornare normale.
«Non lo è. Stavo pensando a come ribattere e tra il compito di Trasfigurazione, quello di Erbologia e gli allenamenti con la squadra mi è sfuggito di mente» mise in chiaro Liv seguendo la bacchetta di Lily, adesso poggiata sull’altra mano.
«Strano»
«Non è strano»
«Strano che ti sia sfuggito con sotto gli occhi ventiquattro ore su ventiquattro questi due appariscenti e squamosi promemoria»
«Tu credi davvero che io non abbia voluto attaccare Black di proposito, Lily?!»
Il tono aggressivo, gli occhi scuri socchiusi e perfino i denti leggermente digrignati erano un chiaro segno di dolore trattenuto che Lily aveva sempre sperato di non vederle più addosso.
Anche Mary se ne accorse. Si sollevò dalla sedia per poggiare entrambi i gomiti sul tavolo e sentire meglio le sue due amiche invece della voce di quell’oca di Patricia Brown che rideva insieme alle amiche nel puf lì vicino.
«Questa guerra l’ho cominciata io, sì, è vero» riprese a dire Liv percependo una strana sensazione invaderle il petto. «E per questo motivo sarei una stupida a far vincere a tavolino Black» terminò la frase costringendosi a rimandarla giù come aveva imparato a fare da giorni.
«Stupida o attratta da lui» precisò Lily vedendo le squame verdine sparire dalla mano di Liv che con un balzo nervoso si allontanò di qualche centimetro da Lily strisciando rumorosamente la sedia per terra con così tanta rabbia da far cadere sul tappeto il libro di Ned.
«Va bene, l'ho fatto apposta» sibilò con la faccia ormai accartocciata in una smorfia.
Fissò con astio Lily e Mary come se al loro posto ci fosse uno specchio che rifletteva l’immagine di se stessa, lì con le sue due migliori amiche che la guardavano interrogative.
Cosa doveva dire? Che era soltanto la stupida attrazione per quell'altrettanto stupida bellezza insolente che Black sfoggiava senza neanche accorgersene e che lei percepiva sulla pelle da anni? Che Black le era piaciuto, inspiegabilmente come se si conoscessero già, dalla prima volta che l'aveva visto allo Smistamento? Che l'aveva sempre allontanato per quel suo vizio di fare scherzi davvero troppo pesanti a tutti?
«Ho fatto apposta a non trasformare subito Black in una sirena, ad evitarlo, a stargli lontano perchè sono attratta da lui. Ok?» si liberò riavvicinando la sedia a quella di Lily.
«Di nuovo, o sbaglio?» la punzecchiò Lily.
«Non sbagli»
«E allora?»
«Allora niente».
Non seppe dire chi tra il paio di occhi nocciola e quello di occhi verdi fosse il più assottigliato. Non era una pazza, anche se dall’espressione di Mary si poteva intuire esattamente quello. Era dallo Smistamento che sentiva qualcosa per lui, a partire da quella strana sensazione del primo sguardo fino a quelle più intense di quando era diventata un'adolescente più consapevole. Quando si avvicinavano come due persone normali, parlando, sembrava aumentare a dismisura ed era incontrollabile. Liv aveva fatto di tutto per levarsi di torno il Sirius bambino arrogante e fautore di scherzi davvero troppo pesanti rivolti a tutti, anche se per merito di quegli scherzi lei non si era più dovuta difendere dalle persone che avevano avuto da ridire sul suo cognome babbano, come Lucius Malfoy al primo anno o Evan Rosier fino all'ano precedente.
Sirius le aveva girato attorno dal giorno dello Smistamento, avevano legato a cena ed era bastato quel ''Olivia'' a far cadere tutto. Da quando Sirius le aveva fatto capire che il suo nome non era di sua madre, si era accorta che quel gesto arrogante non era stato poi così cattivo. Ma la bambina undicenne, intrisa del veleno fresco di sua madre, gliel'aveva fatto odiare. Sirus stava diventando pericoloso, adesso, sempre meno bastardo arrogante e sempre più come quel bambino di undici anni fiero di finire a Grifondoro, fiero di mostrare sempre se stesso che a lei era sempre piaciuto.
«E, se permettete, ve lo dimostrerò». E con quell’ultima frase, si riprese il libro di Ned per poi andare in camera a recuperare scopa e borsa con il necessario per gli allenamenti.
Scese al campo insieme a Michael e Daisy, con la fioca luce bianca delle nubi di Dicembre, lottando contro la neve che ormai copriva tutto.
Attraversando il campo erboso, il suo sguardo fu catturato da una fiammella azzurra tremolante sugli spalti, vicino ad una figura indistinguibile seduta tra le ultime file, incappucciata e ben coperta.
«C’è un freddo cane» balbettò battendo i denti Daisy, entrando dentro gli spogliatoi già occupati dal resto della squadra.
Harrison si scaldava braccia e gambe sfregandoci con forza le mani sopra e Morgan faceva lo stesso, parlottando con Carter che sembrava si stesse infilando tre paia di maglie della salute tutte insieme. James, chino sul baule delle palle, fischiettava tranquillamente.
«James?» lo chiamò Liv, perplessa «C’è una presenza abbastanza inquietante fuori, sugli spalti»
«Sì, sì» fece lui lanciando la Pluffa a Michael «É Remus, la nostra sentinella di oggi contro la spia dei Serpeverde».
Liv strabuzzò gli occhi.
«Ma si congelerà da fermo!»
«Ha quattro paia di mantelli invernali addosso, Liv. Il suo, il mio, quello di Sirius e di Peter»
Liv continuò a restare allibita e lo divenne ancora di più accorgendosi di Sirius, appena sbucato da sotto una panca con i lunghi capelli neri, sporchi di polvere, a coprirgli il viso corrucciato.
«Maledetto. Tanto sei tu». Lo sentì ringhiare a denti stretti mentre attraversava la stanzetta ad ampie falcate insieme a James che con la bacchetta in mano cominciò a frugare negli armadietti senza un reale motivo apparente, scandendo a chiare lettere la formula ‘Homenum Revelio’ ogni volta che apriva un’anta.
Liv si voltò per seguire con lo sguardo Sirius chinarsi sotto le sedie, spostare con gesti nervosi le divise rosse appese al muro ed infilare il naso nel minuscolo sgabuzzino con le scope della scuola.
Di certo, Black stava cercando uno spillo visto gli spazi stretti che continuava a controllare.
«Sirius? Lì dentro non ci starebbe nemmeno Vitious appallottolato su se stesso...» commentò James aprendo l’ultimo armadietto in legno ed affacciandosi dietro alla lavagna sporca di gesso.
«Ma qualcun’altro ci starebbe che una meraviglia... si sentirebbe proprio a casa...» rispose con astio Sirius spostando i manici di scopa che naturalmente caddero a terra per il poco spazio.
«Cosa diamine state cercando?» sbottò Liv.
«Io la spia dei Serpeverde, Sirius un granello di polvere... » le rispose ironicamente James fermando la caccia al tesoro.
«Ok» fece poi, battendo una volta le mani come per far muovere tutti «Cominciamo ad allenarci. Al resto ci penserà Remus».
Sirius seguì la squadra in campo, stando però sull’erba con lo sguardo guardingo.
Lanciò un’occhiata a Remus, sugli spalti, senza ottenere segnali. O si era completamente assiderato o la Mappa non aveva evidenziato nomi ‘estranei’.
James soffiò sul fischietto e i sette giocatori si sollevarono in aria insieme alla Pluffa, ai bolidi, al Boccino e a Sirius che sentendo il vuoto sotto ai piedi sbiancò di colpo come neanche James gli aveva mai visto fare. 
«Mettimi immediatamente giù, Olivia» esalò con un filo di voce attonita dopo aver piegato la testa all’indietro, verso il manico della Comet di Liv che dall’alto gli sorrise, sadica. «Ti arrendi tu, Black?».
«SPERO PER TE CHE SIA UN INCANTESIMO DI ADESIONE PERMANENTE QUELLO CHE MI TIENE LONTANO DALLA MORTE CERTA PER SFRACELLAMENTO AL SUOLO, MALEDETTA STRONZETTA!» le gridò contro sentendo il cappotto tirare con forza, attaccato al legno o alla mano dell’esaurita, e vedendo i fili d’erba sotto di lui diventare sempre più indistinguibili e lontani.
«Assolutamente no» mentì lei volando appositamente a zig zag per sballottarlo e farlo mugolare come un cagnolino spaventato. «E devo dire che il mio braccio comincia a risentire del tuo peso... potrebbe cedere in qualsiasi momento».
Sentì Sirius rabbrividire e ringhiare allo stesso tempo sotto le risa di James che però non toglieva gli occhi di dosso all’amico, stringendo la bacchetta in mano per tenersi pronto in caso di emergenza.
«Allora? Ti arrendi, ‘maledetto stronzetto’
«Io ti giuro...»
«Che strana voce. Sei sicuro di essere un maschio?»
«Vuoi per caso controllare?»
Nonostante la voce leggermente tremante, neanche a nove metri di altezza Black perdeva il suo malizioso sarcasmo e il vizio di fare battute ambigue. Si era per caso accorto che aveva davvero usato l’incantesimo di Adesione Permanente?
Senza stare a pensarci più di tanto, Liv puntò verso gli anelli liberi e dopo averci girato attorno un paio di volte con le imprecazioni sempre più volgari provenienti da sotto il suo manico di scopa, lasciò Black appeso a quello più alto, usando ancora l'Adesione Permanente al sentire un vuoto caldo al centro del petto soltanto pensando di vederlo cadere.
Lo vide diventare rosso e muto, con gli occhi grigi sgranati e le braccia arpionate al metallo rotondo come un koala o l’idiota che era.
Quando fece per allontanarsi, Sirius cercò di fermarla stendendo una lunga gamba che sfiorò la coda della Comet senza successo.
«Allena quelle braccia, Black, e poi ne riparliamo» gli disse con noncuranza Liv restandogli davanti a debita distanza, giusto per fargli capire che, se mai fosse scivolato, lei ci avrebbe messo qualche secondo in più per raggiungerlo prima di prenderlo al volo, magari a mezzo metro dal prato per fargli provare l’ebrezza del vuoto che dovevano sentire ogni giorno i suoi tre neuroni dentro al cranio.
«Sei... una pazza»
«Come, scusa? Non ti sento... alza la voce»
«VAFFANCULO! TU NON HAI ANCORA CAPITO CON CHI HAI A CHE FARE, OLIVIA! E COL CAVOLO CHE MI ARRENDO!»
«Nemmeno io, Black»
«JAMES, CHE CAZZO RIDI?!»
James, piegato sulla sua Nimbus, continuò a ridere insieme a tutta la squadra. Sirius però notò chiaramente la sua bacchetta ancora puntata verso di lui e a quella vista rilassò i muscoli dolenti delle braccia.
Come immaginava, si accorse di essere ‘incollato’ magicamente all’anello.
Quell’idiota di un cervo senza corna rideva soltanto perchè l’aveva personalmente messo al sicuro.
Spostanto lo sguardo su Liv, un fiotto caldo al centro del petto lo colse di sorpresa notando che anche la punta della sua bacchetta, seminascosta sotto le braccia conserte, lo puntava benevola.
 


 
Remus provò a scuotere la testa davanti a quella scena animata da degli evidenti psicopatici ma si rese conto di avere collo e testa insensibili.
Avere quattro paia di mantelli non serviva a un tubo. O forse ne avrebbe dovuto contare solo due dato che il suo era consumato e quello di Peter era buono solo a nascondere dozzine di dolci con le tasche extra che Peter stesso ci aveva cucito dentro.
Si coprì meglio la testa con i cappucci e afferrò il barattolo in vetro con la fiammella azzurra per scaldarsi almeno le mani.
La risata di Liv e le bestemmie di Sirius, che James cercava di far scendere dall’anello, si sentivano di sicuro fino al castello.
Sorrise facendo uscire un po’ di vapore che si disperse nell’aria ghiacciata e riabbassando lo sguardo sulla Mappa del Malandrino aperta sopra le ginocchia fece scorrere lo sguardo su tutto il campo disegnato nei minimi dettagli.
Il cartiglio di Sirius si muoveva di nuovo sull’erba, a scatti nervosi, esattamente come Remus lo vedeva fare dal ‘vivo’. Stava per controllare negli spogliatoi quando nella tribuna dei Tassorosso era appena spuntato dal nulla un nome, come se si fosse materializzato.
Remus sbattè più volte le palpebre per accertarsi di vedere bene e di non avere le visioni come conseguenza al cervello congelato ma il nome rimaneva lì.
Sollevò lo sguardo sulle vere tribune dei Tassorosso, dall’altra parte del campo, ma ovviamente non vide niente perchè troppo lontane.
Si concentrò ancora sulla pergamena e il nome, piuttosto strano non solo perchè privo di cognome, era ancora lì.
Puntò quindi la bacchetta verso il barattolo ancora tra le mani- «Engorgio»- e la fiamma blu aumentò. James si accorse del segnale e Remus si alzò in piedi per prepararsi a scendere in campo ma con sua sorpresa Sirius gridò lo stesso nome ancora presente sulla Mappa con una rabbia cieca e spaventosa, completamente senza controllo.

 
«KREACHER!»
 

Un piagnucolante elfo domestico, piegato in un profondo inchino, si materializzò immediatamente davanti a Sirius che, furibondo, lo prese per lo straccio  sudicio che lo copriva.
«Tu!» ringhiò con sguardo folle, sollevandolo da terra con la forza. «SCOMMETTO CHE É QUESTO IL NOME SULLA MAPPA, REMUS! VERO!?» esclamò a pieni polmoni in una risata fredda.
James calò velocemente di quota e appena mise i piedi a terra scese dalla scopa scaraventandosi addosso all’amico per staccargli le mani dal collo di Kreacher. «Sirius! Sappiamo che è un bastardo ma adesso basta! Gli fai male sul serio!»«É QUELLO CHE VOGLIO! ED É QUELLO CHE SI FAREBBE DA SOLO TANTO!» urlò Sirius vedendo l’elfo sgusciare via dalle sue e di James mani per correre verso la Nimbus lasciata a terra.
James, intuendo la sua mossa, lo rincorse e lo afferrò al volo prima che l’elfo riuscisse a darsi un forte colpo di bastone in testa.
«LASCIALO FARE, JAMES!» gridò con voce roca e gli occhi fuori dalle orbite Sirius mentre l’intera squadra atterrava sull’erba alle sue spalle; Liv, letteralmente sconcertata, per ultima.
«PUNISCITI QUANTO TI PARE, KREACHER! SPACCATI LA TESTA!» continuò ad inveire Sirius osservando l’elfo piangere e cercare di divincolarsi dalla salda presa di James.

 «NON DOVEVI FARTI SCOPRIRE, NON É VERO?! É QUESTO CHE TI HA ORDINATO QUEL DEFICIENTE!?»
«PADRON REGULUS NON È UN DEFICIENTE! PADRON REGULUS HA L’INTELLIGENZA E LA DIGNITÁ DI UN VERO BLACK!»
«COME NO!»
«KREACHER SA CHI INVECE LO É DAVVERO! KREACHER SA CHE É PADRON SIRIUS A ESSERE DEFICIENTE! LA LURIDA CANAGLIA INGRATA CHE HA SPEZZATO IL CUORE ALLA MIA POVERA PADRONA!»
«TACI!»
Liv spalancò gli occhi scuri, quasi tanto quelli di Sirius che sembrava stesse per uccidere qualcuno.
James dovette trattenere l’elfo con entrambe le mani mentre Sirius cominciava a sparare ordini uno dietro l’altro.
«PADRON REGULUS HA ORDINATO A KREACHER DI NON ESEGUIRE GLI ORDINI DI PADRON SIRIUS E KREACHER OBBEDISCE SOLTANTO ALL’UNICO VERO BLACK! KREACHER NON PRENDE ORDINI DA UNO SCHIFOSO TRADITORE DEL SUO SANGUE!»
«PECCATO, PERÓ, CHE GRAZIE ALLO ZIO ALPHARD SEI COSTRETTO E VINCOLATO AD ESEGUIRE ANCHE I MIEI DI ORDINI, KREACHER! E LO SAI PERCHÉ ALTRIMENTI ADESSO NON TI CALPESTERESTI I PIEDI DA SOLO COME INVECE STAI FACENDO!»
«Lo farai impazzire, Sirius!» esordì sconvolto e con il fiatone Remus, appena arrivato tra loro di corsa.
Sirius non staccò gli occhi illuminati da odio puro dall’elfo mugolante, diventando più gelido che mai.
«TI ORDINO DI NON METTERE MAI PIÚ PIEDI, MANI, OCCHI, ORECCHIE O QUALSIASI ALTRA PARTE DEL TUO CORPO QUI DENTRO, NEGLI SPOGLIATOI E NEI DINTORNI!»
Kreacher pianse più forte, strattonando James e puntando con i grandi occhi grigi e acquosi la mazza di Carter. James, accorgendosene, strinse maggiormente le dita sulla pelle rugosa e sporca dell’elfo.
 «E NEMMENO NELLA MIA SALA COMUNE, NELLA MIA CAMERA DEL MIO DORMITORIO O IN QUALUNQUE ALTRO POSTO IN CUI CI SONO IO, JAMES POTTER E TUTTA LA SQUADRA DI QUIDDITCH GRIFONDORO! TI ORDINO ANCHE DI NON DISUBBIDIRE A QUESTE MIE PAROLE, KREACHER, QUANDO REGULUS TI ORDINERÁ DI FARLO!»
James non mollò la stretta neanche quando Kreacher gli morse un braccio per tentare di mordere poi se stesso.  
«TORNA PURE DAL TUO ‘PADRONCINO’ O DALLA DOLCISSIMA WALBURGA! VAI! E PORTA I MIEI PIÚ SENTITI SALUTI!» gridò per finire Sirius sollevando entrambe le mani con due lunghe dita medie in bella mostra. Un secco rumore di smaterializzazione e Kreacher sparì.
Sirius, indiavolato, si diresse a passo di marcia verso gli spogliatoi e James lo seguì con una piccola corsetta. «Sirius!».
«Sapevo che i Black sono per certi versi  ‘Aristocratici’» esordì spaesato Michael con il casco da portiere sottobraccio. «Ma avere l’elfo domestico a scuola non sarà troppo?».
«Kreacher non vive qui... arriva da Londra» informò Remus con uno sguardo maledettamente serio rivolto ai suoi due migliori amici ormai oltre la metà del campo. «Regulus lo può chiamare quando vuole. Gli elfi domestici possono materializzarsi e smaterializzarsi dove vogliono, anche qui a Hogwarts».
La tensione incredibilmente negativa creata da Sirius aleggiava ancora nell’aria. Fu Harrison a spezzarla, prendendo in mano la situazione. «Forza, dobbiamo allenarci! Questo è soltanto un motivo in più per distruggere i Serpeverde, a gennaio!».
Liv, profondamente colpita, rimontò sulla scopa senza però riuscire a staccare lo sguardo dagli spogliatoi dove James e Sirius erano appena entrati. Spiccò in volo per ultima, sotto l'occhiata fugace di Remus che si strinse nei mantelli prendendo la direzione opposta a quella degli altri due Malandrini.
Dovevano stare da soli, quei due, e lui aveva decisamente bisogno di una doccia bollente o del fuoco del camino in Sala Comune.
 
 





 
 
«Sirius» soffiò James riaprendo la porta degli spogliatoi che Sirius aveva appena sbattuto con forza e che adesso respirava affannosamente al centro della stanzetta, dandogli le spalle. James le vedeva alzarsi ed abbassarsi velocemente, sfiorando i fluenti capelli neri.
C’era molto di più della rabbia per Kreacher in quel movimento ritmico intriso di emozioni tenute a bada da troppo tempo. 
«Rompi quello che vuoi, Sirius» esordì, osservando i pugni dell’amico chiusi spasmodicamente ai fianchi. Lui però non si mosse, il respiro affannoso era aumentato, ma non si mosse.
«Avanti, Felpato» lo incitò James con una punta di rabbia per riuscire a stuzzicarlo «Quello che vuoi».
Il forte sospiro rumoroso gli fece capire che stava per esplodere ed era un bene, perchè se Sirius continuava a tenersi dentro quella questione sarebbe esploso in un altro modo, di sicuro al San Mungo.
«FALLO!» gli gridò James dandogli una forte spinta sulla schiena. Sirius ringhiò, voltandosi con il lineamenti del volto completamente deformati da un’espressione addolorata e rabbiosa.
«NON SERVE, JAMES!» urlò spingendolo brutalmente a sua volta e facendolo finire schiena al muro.
James si rimise dritto, fissando con durezza gli occhi lucidi del suo migliore amico sempre più al limite. Il pomo d’adamo che saliva e scendeva sul lungo collo, velocemente come le spalle, e il naso dritto arricciato sopra le labbra affondate tra i denti per cercare di trattenere tutto ancora, ma non c’era più alcun ‘ancora’. 
Non seppe dire chi dei due fece il primo passo ma si ritrovarono abbracciati stretti, aggrappati l’uno all’altro con disperazione; James per sorreggerlo e Sirius perchè quello che aveva tra le braccia era l’unica persona che lo teneva a galla, la sua unica vera famiglia.
I respiri di Sirius si fecero più rumorosi ma ancora trattenuti e James lo strinse più forte.
«Quello stupido idiota ci é giá fottutamente dentro fino al collo» ringhiò Sirius con voce roca e vacillante.
James chiuse gli occhi, tenendolo sempre più stretto a sè.
«Lo so» mormorò e il respiro di Sirius da ritmico divenne singhiozzante e spasmodico.
«E IO NON POSSO FARCI NIENTE! DI NUOVO!» gridò in un lamento straziante e rabbioso, lasciandosi andare finalmente ad un pianto liberatorio sulla spalla di James.
 
 
 


 
*
 
 


 
Un forte suono di materializzazione ruppe il silenzio della camera di Regulus che sollevò gli occhi dai fogli della Gazzetta del Profeta con l’artcolo sull’ultimo attacco dei Mangiamorte che stava ritagliando con cura. 
Kreacher piangeva a dirotto, chino sul tappeto, colpendosi la testa sul baule con le sue iniziali.
«Kreacher!» lo chiamò allarmato il Serpeverde mollando fogli e bacchetta sul letto per lanciarsi verso di lui.
Kreacher ululò di disperazione aggrappandosi alla colonna del baldacchino mentre Regulus cercava di allontanarlo da qualsiasi cosa per evitare che si facesse male.
«KREACHER NON HA OBBEDITO! KREACHER HA SBAGLIATO, PADRON REGULUS! KREACHER È UN CATTIVO ELFO!»
«Smettila subito! Ti ordino di non farti del male!!»
Kreacher si fermò, singhiozzando con gli enormi occhi pieni di lacrime che gli bagnavano il viso rugoso.
«Tranquillo» gli fece con calma Regulus posandolo delicatamente sul materasso. «Spiegami cos'è successo, Kreacher». Si sedette al suo fianco, accarezzandogli la schiena nuda e tremante.
«Kreacher è un cattivo elfo, padron Regulus! Kreacher si è fatto scoprire!»
«Non è vero. Sei il più bravo elfo domestico che esiste, Kreacher. Respira e raccontami tutto».
Codaliscia, nascosto sotto al letto vuoto di qualcuno, rimase ad ascoltare quei due osservando Regulus asciugare le lacrime all’elfo come se fosse stato una creatura indifesa e da proteggere, non da usare come schiavo.
 
 
 

 
*
 




 
 
Cara Lily,
 
Come va lì a scuola? Spero tutto bene. 
No, non ti scrivo per dirti che finalmente Frank mi ha chiesto di sposarlo. Sembra proprio che nemmeno ci pensi! (Non è ridicolo? Insomma, io è dal quinto a Hogwarts che ci penso e lui... niente).
Comunque, il vero motivo per cui ti scrivo è per sapere se tu e le altre avete intenzione di andare a Hogsmeade questo sabato. Volevo saperlo perchè così chiedo il turno di guardia per il villaggio a Malocchio per vedervi! 

 
Fammi sapere al più presto! 
 
Un bacio a tutte e tre, 

Alice
 
 



A Lily, e anche a Mary seduta sulla sempre più scomoda sedia della Sala Comune, sembrò parecchio strano. Insomma, ricevere lettere da Alice prima di Natale non era nella norma. Si spedivano gli auguri di compleanno, certo, e le cartoline natalizie ogni dicembre ma a parte questo non avevano mai avuto una corrispondenza fitta.
Erano diventate amiche a Hogwarts ma non si erano mai definite amiche ‘per la pelle’. Alice era più grande e oltre alla differenza d’età avevano avuto poco tempo per frequentarsi.
La lettera che il gufo tutto arruffato le aveva appena portato quindi risultava per certi versi strana, esattamente come doveva esserlo quella che Remus- appena entrato in Sala Comune con una forma decisamente più rotondeggiante del solito data da quelli che sembravano quattro mantelli- stava leggendo con una faccia spaesata.
«Remus!» lo chiamò, sventolando una mano nella sua direzione quando lui sollevò lo sguardo sentendo il suo nome.
Mary sospirò piano vedendolo avvicinarsi a loro con ancora l’espressione perplessa stampata in faccia.
«Ciao, ragazze» salutò lui ripiegando la pergamena che Lily notò essere uguale identica a quella di Alice.
«Quella è per caso una lettera di Frank?» chiese piuttosto sicura.















 
 
 
 
 
 
 
 

 
*Per il Patronus di Lily ho avuto carta bianca, purtroppo (come per il milione di cose che la Rowling ha lasciato all’oscuro).
Ho provato quindi a ragionarci sù e ho deciso di non collegarlo al cervo di James semplicemente perchè se Lily l’avesse evocato quando era già innamorata, invece della cerva sarebbe venuto fuori il cervo di James (come Piton che ha la cerva identica a quella di Lily e non un cervo; oppure Tonks che non ha una lupa ma il lupo di Remus).
Il Patronus di Lily non è ancora completo (sarà corporeo anche grazie a James, più avanti) ma è già una cerva anche se Lily non è innamorata o infatuata di James (Volevo chiarirlo perchè prima che Lily si innamori in questa storia dovrà passare ancora un bel po’ d’acqua sotto i ponti).
Naturalmente, prima di fare questa scelta, ho cercato la simbologia celtica della cerva (perchè sappiamo tutti che la Rowling ha inserito geniali  simbolismi vari, sparsi in tutta la saga) e ho scoperto che rispecchia al cento per cento quello che dovrebbe essere il carattere e la personalità di Lily: gentilezza, generosità, purezza, coraggio,  guida e protezione, incarnazione della Dea Madre, spiccato intuito, amore puro.
Lily quindi ha in sè l’essenza della cerva e James del cervo (ho cercato anche quello ed è praticamente James). Non li ho collegati ma sono della stessa specie animale. Questo mi ha fatto pensare che Lily e James- pur restando indipendentemente loro stessi-  hanno anime affini, compatibili.
 



*Il Patronus di Liv. Lily ha azzeccato uno dei due animali? Sicuramente non è Felpato.
.

*La Smaterializzazione degli elfi domestici l'ho sempre ritenuta un problema perché potendo farlo ovunque eliminia la tanto osannata sicurezza di Hogwarts.
Nel secondo libro, Dobby si materializza in infermeria mentre a Harry stanno ricrescendo le ossa per colpa del ''bolide fellone'' incantato da Dobby stesso durante la partita. Dobby è arrivato lì (alla partita e poi in infermeria) da Villa Malfoy, fuori Hogwarts. Non era ancora nelle Cucine, quello accadrà quando Harry lo libererà a fine libro. Quindi Kreacher arriva da Londra, in questo capitolo, esattamente come Dobby nella Camera dei Segreti.

*“Lo sai a chi piaceva pronunciare il nome del Signore Oscuro, Weasley? A quelli dell’Ordine della Fenice, ti dice niente?” Greyback nel settimo libro, quando il nome di Vodemort era Tabù, proprio per trovare i membri dell’Ordine. “Non portano il giusto rispetto al Signore Oscuro. Ne sono stati trovati un po’, in questo modo”. Nella prima guerra, il nome di Voldemort non era nominato per il terrore che scatenava, ma si poteva pronunciare perché Silente nel primo libro dice alla McGranitt che ha passato undici anni a chiamarlo con il suo nome e a convincere tutti a chiamarlo senza paura. La McGranitt non lo chiama per nome, nel primo libro. Sirius e Remus, invece, lo fanno sempre.


*Il Buio Oltre la Siepe: Romanzo del 1960, di Harper Lee. Libro bellissimo con tematiche molto importanti, sopratutto di questi tempi, e che consiglio a tutti di leggere.
 

 
   
 
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