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Autore: Jordan Hemingway    12/05/2017    5 recensioni
Scarborough, costruita intorno a una Fiera.
Una città di creature magiche dove la magia è proibita, dove è possibile trovare l'impossibile, dove chiunque può entrare ma pochi possono uscire indenni.
“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso.
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4
Le aste erano nel pieno del loro svolgimento: i banditori perforavano l’aria vantando le prestazioni della propria merce, i compratori strillavano le loro offerte accompagnandole con gesti di rito.
 
Il comportamento della merce, ovvero degli schiavi, variava di caso in caso: chi non si era ancora rassegnato al cambio del proprio status tendeva a piangere o a fissare la folla con aria vacua; chi aveva anni o una vita di esperienze da schiavo, una volta individuato il migliore tra i possibili compratori, cercava di invogliarlo all’acquisto aggiungendo frasi alle descrizioni sommarie del banditore, arrivando al punto da rivolgersi direttamente al compratore stesso.
 
“Guardami: non lo diresti mai che io sia in grado di sollevare dieci basti di calce con un braccio solo. E invece ne posso sollevare quindici.” Un minotauro coperto di cicatrici accompagnò la vanteria con un guizzo dei muscoli del suddetto braccio.
 
Il compratore si passo una mano sulla lunga barba brizzolata di bianco. “E dell’altro braccio che mi dici?” Indicò quel che restava del braccio sinistro dello schiavo.
 
“Un regalo della guerra.” Ammise il minotauro sospirando. “Primo reggimento, terzo battaglione: mai una sconfitta fino a quella maledetta imboscata. E dire che avevo avvisato il comandante di non attraversare quella palude…” Riportò gli occhi sul vecchio faerie. “Ad ogni modo un braccio come questo è più che sufficiente per lavorare, non credi?”
 
Un boato coprì la risposta.
Minotauro e acquirente girarono la testa: a quanto sembrava, il magazzino della Confraternita dei Mercanti era appena crollato su se stesso.
Dalla nube di calcinacci spuntò una sagoma che, dopo essersi accertata delle condizioni del proprio corpo, iniziò a correre come se avesse alle spalle l’intera Confraternita.
La qual cosa era tristemente vera.
 
 

“Portatemela viva.” Ordinò tranquillo Friederik a quel che restava dei suoi scherani, raccogliendo le lenti scheggiate e riportandosele sul naso. “Viva e non danneggiata. A quello penserò io stesso.”
“Con il dovuto rispetto, Mastro Friederik, credo di avere un diritto di precedenza.” Gettato il sigaro ormai spento, Jaehem se ne accese un altro rialzandosi dai resti del magazzino crollato.
“Ne dubito fortemente.”
“Vogliamo scommettere?” Gli occhi del Gancanagh assunsero una pericolosa sfumatura rossastra.
Coperti di polvere e calcinacci i due stettero a fissarsi per qualche minuto.
“Signori.” Un paio di stivali immacolati comparvero tra le macerie. “Sono certo riusciremo a trovare un accordo soddisfacente per tutti.” Sorrise Lucas della Casa Cremisi.
 
 

“Tumulti al mercato degli schiavi.” Annunciò il comandante Goura in persona.
L’edificio che ospitava gli uffici dei Guardiani di Scarborough aveva visto tempi migliori. Progettato per essere una torre, con il passare degli anni si era visto infliggere ampliamenti e modifiche sempre più bizzarre – un piano ammezzato con terrazza panoramica, una cucina priva di canne fumarie, un’ala interamente riservata agli archivi cartacei che rischiavano di prendere possesso di tutto lo stabile – al punto che tra gli abitanti di Scarborough la costruzione era ormai nota con il nome di “Teiera”.
E il fatto che fosse proprio il capo della Teiera a parlare indicava la gravità della situazione.
 
“La Corporazione dei Mercanti è perfettamente in grado di occuparsene.” Il sottotenente Saint-Clare ritornò al libro che stava leggendo fino a poco prima che iniziasse quella Riunione di emergenza.
Tutti gli ufficiali sospirarono.
“La Corporazione dei Mercanti è occupata a sgomberare le macerie del loro magazzino principale dalla piazza del mercato.” Provvide a informarlo uno di loro, il viso già nascosto dalla tagelmust[1] blu d’ordinanza.
 
Saint-Clare fischiò. “Notevole. Anche se sa di già visto.”
“L’esplosione del magazzino?”
“Parlavo dell’uso di questa figura retorica…”
Un lampo saettò nella stanza, riportando il silenzio.
 
“La Corporazione non ha richiesto la presenza dei Guardiani,” continuò il comandante, “tuttavia un informatore ha riferito che il crollo potrebbe essere stato causato da una forza esterna.” Portò lo sguardo su Saint-Clare. “La stessa che un anno fa ha provocato la distruzione del Mercato e di parte della Biblioteca.” Sottolineò l’ultima parola con particolare enfasi. “La stessa che è sfuggita in più di un’occasione alle nostre pattuglie. La stessa forza che ora, a quel che sembra, è inseguita dai capi di Bische, Postriboli e Mercanti.”
Il sottotenente posò il libro.
“Assumo il caso.”
°°°
 
[1] Turbante indossato dai Tuareg 
  
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