L’Erede del Male.
“I wanna
hide the truth
I wanna shelter you
But with the beast inside
There’s nowhere we can hide.*”.
[Imagine Dragons - Demons]
Atto VII, Parte I
– L’Interrogatorio
Harry stava per avere una crisi di nervi. La
sentiva. Era lì, proprio all’angolo della sua mente, in attesa che lui perdesse
quel minimo di controllo e che si lasciasse andare in una pozza di rabbia e
lacrime trattenute per quattro anni. Togliersi gli occhiali e pizzicarsi la
radice del naso ebbe un effetto quasi inesistente sul suo mal di testa,
spingendolo a sospirare con la sconfitta nel cuore.
Se nei due giorni precedenti era riuscito a
digerire la presenza delle Banshee, soprattutto perché era stato lui a intromettersi nel loro lavoro e
non l’opposto, in quel momento stava rimpiangendo qualunque pensiero positivo
avuto nei loro confronti, ragionando su quanto
grave sarebbe stata la sua posizione se avesse deciso di ammazzarne un paio a
caso. A caso, nel senso che avrebbe
volentieri strangolato Hermione e Winter. Gli altri due, fortunatamente, erano
rinchiusi in qualche sotterraneo assurdo, per nulla intenzionati a dargli
fastidio, e Katie era ancora impegnata a Diagon Alley1.
E lui ne era grato, davvero.
«Per l’ennesima volta, Hermione» sbottò lui,
guardando la sua migliore amica come se fosse stata la fonte di tutti i dolori
della sua vita. «Non potete fare irruzione nella nostra aula interrogatori, non
avete l’autorizzazione. No, non mi
importa se praticamente sei il Capo del mio Capo, questa è una nostra indagine e saremo noi a dirigerla, con i nostri mezzi» mugugnò, indicando con un
cenno del capo Winter, in quel momento seduta alla scrivania di un estremamente
servizievole Dawsons, che le aveva portato anche una
tazza di tè e dei biscottini. Il bastardo
era andato a comprarli pur di renderla felice. Probabilmente non aveva idea
che lei potesse friggergli in cervello con un battito di ciglia.
La giovane Banshee lo fissò scandalizzata, dalla
sua posizione arretrata rispetto Hermione. «Non è una cosa carina da pensare!
Non farei mai una cosa del genere ad una persona gentile come il caro Wilfred»
sbottò, portandosi la mano al petto con fare drammatico. «E comunque, noi siamo
davvero il Capo del tuo Capo, nulla
che tu possa dire o fare ci impedirà di entrare in quella stanza ed interrogare
personalmente tutti i testimoni» lo ammonì, scuotendo il capo ma riacquistando
il suo sorriso.
«E noi siamo più veloci, oltre che efficaci»
puntualizzò Hermione, tranquilla, liquidando il suo tentativo di lamentarsi con
un gesto vago della mano. «Coraggio, Harry, fatti da parte. Sono solo cinque
persone, non ci metteremo più di venti minuti» aggiunse, dandogli una leggera
pacca sulla spalla, con fare incoraggiante. «Potresti andare e fare una
telefonata a Ginny, no? So che hai fatto installare
il telefono a Grimmauld Place e so anche che non vi vedete da quasi tre giorni2.
Non vorrai certo che lei e i bimbi si sentano abbandonati!».
Il
trucchetto del senso di colpa, eh?
«Oh, Hermione è una maestra con quello» rise Winnie,
alzando gli occhi verdi al cielo. «Una volta ha convinto Katie a mangiare i
suoi broccoli ricordandole che qualche contadino aveva perso fatica e salute
per farli arrivare sulla nostra tavola. La nostra povera Trina si è sentita
così a disagio da mangiare anche la porzione di Barry».
Con le sopracciglia inarcate, Harry si voltò in
direzione della sua migliore amica, chiedendo spiegazioni senza dover neppure
aprire bocca. Lui ricordava piuttosto bene l’avversione di Katie per le
verdure, ma nessuno si era mai sognato di dirle alcunché. Hermione era arrivata
ad usare i suoi trucchetti anche su qualcuno capace di ucciderla con un
semplice tocco?
Lei gli dedicò un sorrisino imbarazzato. «In mia
difesa, non aveva fatto altro che mangiare pizza per una settimana intera. Se
non l’avessi convinta, probabilmente le sarebbe venuto qualcosa di brutto. Non
potevamo certo permetterlo» spiegò, stringendosi nelle spalle. «E comunque, è
vero che qualche contadino probabilmente avrà perso le sue forze per far
crescere le verdure».
«Le Banshee hanno il loro orto, non possiamo
rischiare di essere avvelenate».
«Ma questo Katie non deve saperlo».
Le due donne si lanciarono un’occhiata divertita,
per poi scoppiare a ridere. Sembrava quasi che il dramma di qualche ora prima non
fosse mai accaduto e che non ci fossero morti ancora da contare. La loro tranquillità era disturbante, ma, nel profondo del
suo cuore, Harry non se la sentì di prendersela: avevano vissuto così tante
situazioni tragiche da aver imparato a lasciarsi tutto alle spalle.
«No, non alle spalle» intervenne Winnie,
stranamente gentile, quasi cauta. «Ognuno di quei cadaveri ha un valore, per
noi. Tutti ce l’hanno. Ma non abbiamo il
tempo di essere oltraggiate3. Possiamo restare qui a piangere, a
scrivere parole e parole in memoria di quelle povere anime, oppure possiamo andare avanti e aiutare altre persone in
pericolo». Abbassò per un momento lo
sguardo e, quando lo rialzò su Harry, i suoi occhi erano grigi ed immagini
della Battaglia di Hogwarts cominciarono ad affollarsi nella mente di lui, come
se lei le stesse richiamando. «Abbiamo perso molte battaglie, ma la guerra è infinita».
Le immagini, per un momento, lo soffocarono.
Sirius
era caduto.
«Winnie, forse è meglio che tu ti fermi. Non mi
piace quel suo sguardo».
Remus e Tonks uno vicino all’altra, Teddy
orfano a casa.
«Non sono io, Hermione. Sta facendo tutto da
solo». C’era ansia nella voce della Legilimens, quasi panico. Stava vedendo
anche lei?
Ron.
«Harry!» urlò Hermione, avvicinandosi a lui per
afferrargli le spalle e scuoterlo violentemente, assestandogli un ceffone
abbastanza forte da fargli voltare il viso di lato e fargli venire le lacrime
agli occhi. «Questa è tutta colpa di Crave! Gli avevo detto che usare un incantesimo bloccante
non avrebbe fatto altro che creare altri problemi4» ringhiò,
afferrandolo più forte ed avvicinandolo a sé, fino a stringerlo in un abbraccio
soffocante e costringerlo a nascondere il viso contro la sua spalla. Lo stava
cullando, forse a causa delle lacrime.
Quando
aveva iniziato a singhiozzare?
Non riusciva a capire cosa accidenti stesse
succedendo. Non riusciva a capire per quale motivo il dolore al petto fosse
talmente forte da mozzargli il respiro in quel modo. Era assurdo, no? Stava bene, era sicuro di star bene. Non aveva più
avuto incidenti del genere da oltre sei mesi, da quando Lipsia aveva quasi
messo fine a tutto. Non aveva senso quel suo comportamento e la sua confusione
non faceva che farlo sentire ancora peggio, ancora più spaventato.
«Winnie».
«Ci penso io».
Fu un istante, forse anche meno. Un momento prima
sentiva il cuore sul punto di scoppiare, quello dopo era come se nulla fosse
successo, come se qualcuno avesse chiuso il Vaso di Pandora che era il suo
cuore, rinchiudendovi dentro tutti gli orrori che aveva vissuto e che presto
sarebbero tornati a chiedere il prezzo di quella tranquillità. Con una calma
che non gli apparteneva, si raddrizzò – senza allontanarsi dalla stretta di
Hermione – e si pulì le guance bagnate, guardandosi intorno per scoprire in quanti
avessero assistito alla sua piccola sceneggiata. Fortunatamente, nessuno sembrò
interessarsi a lui più di tanto.
Con lentezza, si separò dalla sua migliore amica e
la osservò. Perché l’aveva abbracciata?
Aveva tentato di convincerla a non interrogare i suoi testimoni? Non doveva aver funzionato molto bene5.
Avrebbe potuto lasciarle interrogare qualcuno, no?
C’erano cin-
Cinque?
«Hermione, i nostri testimoni erano almeno
ottanta» le fece notare, accigliato e tentato di mettersi a sbattere la testa
contro il muro. «Lì dentro devono essercene almeno dieci, non cinque. E gli altri sono nella sala d’attesa».
Lei sembrava preoccupata, ma non per il numero
sbagliato di testimoni. Winter, alle sue spalle, si schiarì rumorosamente la
voce, sorseggiando il suo tè.
«Oh, mentre tu ed il tuo capo interrogavate il
vostro primo gruppo, noi abbiamo sistemato gli altri. Erano una cinquantina, in
un’ora abbiamo fatto tutto» spiegò Hermione, stringendosi nelle spalle. C’era
una chiazza sulla sua camicia, che ci avesse rovesciato qualcosa sopra? Non era
mai stata tanto distratta.
«Avete… avete interrogato cinquanta persone in
un’ora?» chiese, sconvolto, fissandola come se le fosse spuntata un’altra
testa. Se anche avessero utilizzato le capacità di Winnie, lei non ce l’avrebbe
fatta da sola. «Hermione, hai per caso torturato
i miei testimoni?» chiese, con un filo di voce, sentendo un brivido gelido scendere
lungo la sua spina dorsale, come la carezza di un dissennatore.
Era l’unica spiegazione, davvero: solo così avrebbe avuto la certezza di
ottenere la verità, senza utilizzare la Legilimanzia.
Lei lo fissò come se fosse impazzito. «Ovviamente no, Harry, che diavolo!»
sbottò, allargando le braccia. «Non si usa la tortura negli interrogatori dei
civili, è buonsenso» gli fece notare, scuotendo il capo. «Ho solo dato loro del
Veritaserum, come ogni persona normale avrebbe
fatto».
Harry tornò a pizzicarsi la radice del naso,
esasperato.
«Hermione, è
illegale».
«Non lo è per il diritto svizzero» cinguettò,
allegra, Winnie. «Dovunque siano presenti le Banshee, allora quello appilcato è solo
diritto svizzero. «Tecnicamente, sei tu
ad essere fuori dalla tua giurisdizione, adesso».
Harry aveva bisogno di una vacanza.
Immediatamente. Che andassero a farsi fottere l’Obscurus,
Tiresias e tutti gli altri.
«Vado da Ginny, fra
venti minuti voglio vedere i rapporti».
«Portale della cioccolata!» chiocciò Hermione,
allegra, salutandolo con un gesto della mano mentre si dirigeva, sconfitto,
verso l’uscita dell’ufficio.
***
Lasciare gli interrogatori alle ragazze si era ben
presto rivelata un’azione molto intelligente da parte sua. In meno di trenta
minuti erano riuscita a scucire di tutto a quelle ultime cinque persone e,
poiché erano state fin troppo precise, avevano anche scoperto il colpevole di
una bisca clandestina di Gobbiglie che si era trovato
alla Banca per intascare il risultato delle sue ultime scommesse. L’uomo, gli
occhi spalancati all’orrore di aver rivelato il suo oscuro segreto, aveva
guardato Harry con disperazione e gli aveva chiesto se quelle donne fossero umane.
Harry non aveva saputo rispondere.
«Credi sia saggio? Audrey non si è ancora
svegliata» stava domandando Hermione a Katie, sul volto una maschera di
preoccupazione e ansia. «La bambina ha solo quattro anni, anche se Fred ci ha
assicurato che il suo potere l’ha resa molto matura, non credo sia opportuno
interrogarla senza sua madre presente» continuò, sistemandosi nervosamente il
mantello rosso sulle spalle. Aveva dovuto indossare la divisa Banshee completa
per recarsi in ospedale, così come Harry aveva dovuto mettere in mostra il suo
distintivo. Le formalità erano state inserite per essere rispettate e neppure
loro sarebbero stati graziati dal nuovo direttore dell’Ospedale, un rigido uomo
scozzese con folti baffoni e occhietti cattivi.
In realtà il Dottor Brunwald
non era una persona orrida, tutt’altro: le poche volte in cui Harry aveva avuto
modo di parlargli si era ritrovato piacevolmente sorpreso dalla sua gentilezza
e dalla sua intelligenza nella sua materia di competenza. Tuttavia l’essere un buon medico non era stata l’unica
caratteristica che l’aveva portato alla sua posizione attuale: era rigido come
un orologio svizzero e flessibile come una barra di metallo. Niente e nessuno
avrebbe infranto le regole dell’Ospedale finché lui ne fosse stato a capo.
Certo, tutte le morti accidentali che c’erano
state durante la guerra e che si erano realizzate solo a causa della poca cura
del personale erano dei precedenti di cui lui avrebbe certamente tenuto conto. Nessuno
avrebbe mai potuto biasimarlo, non quando era ancora costretto a pagare i
debiti che l’ospedale aveva contratto con le diverse famiglie i cui cari erano
stati brutalmente uccisi.
«La ragazzina è una veggente» si intromise Katie,
annoiata, guardandosi intorno come se avesse avuto paura che qualcosa sbucasse
da dietro un angolo per attaccarla. Aveva dovuto prendere il posto di Winnie,
perché un ospedale non era di certo il luogo più adatto per una Legilimens
potente come lei. Avrebbe rischiato di impazzire nel giro di pochi minuti.
«Probabilmente saprà già che stiamo arrivando, quindi non fare tutte queste
sceneggiate. Oltretutto, abbiamo già il piano legale di riserva, no?».
Harry non aveva la più pallida idea di cosa stesse
parlando, ma, se doveva esser sincero con se stesso, non è che gli importasse
un granché. Si era unito a loro soltanto su insistenza del suo capo, che
avrebbe dovuto preparare un verbale della collaborazione delle Banshee e che
non si fidava a lasciare loro tutto il controllo della Missione. Dal canto suo,
Harry avrebbe preferito tornarsene a casa e restare una nottata intera fra le
braccia della sua futura moglie per sentire i calci dei suoi bambini. Per
troppe volte, negli ultimi due giorni, aveva rischiato di non tornare indietro
e non aveva intenzione di provare più quell’orribile sensazione.
Non che
avesse molta scelta, al riguardo.
«Stanza diciassette, ci siamo» comunicò Hermione,
indicando la porta chiusa davanti a loro. Non sembrava provenissero rumori
dall’interno, ma era piuttosto normale considerando la situazione. Harry si
fece avanti per bussare, consapevole che sarebbe stato meglio farsi vedere per
primo, così da non spaventare gli occupanti svegli. «Mi raccomando, non fare la
tua solita espressione da alcolizzato confuso» lo ammonì la sua più cara amica, indicando il suo stesso
sorriso. «Una presentazione adeguata ci farà risparmiare moltissimo tempo!».
Al diavolo.
Harry fece del suo meglio, davvero. Non sorrise
troppo, perché probabilmente lo avrebbero preso per idiota, ma cercò comunque
di allontanare le nuvole dalla sua espressione, mostrandosi più rilassato di
quanto in realtà non fosse. Aperta leggermente la porta, fece capolinea solo
con la testa, all’inizio, così da poter dare un’occhiata. Sul letto al centro
della stanza c’era Audrey, ancora addormentata ma fortunatamente fuori
pericolo, i lividi ormai quasi totalmente spariti e le ossa rotte ormai sanate.
Accanto a lei, come una macchietta rossa e spettinata, c’era il suo futuro
marito, Percy, che doveva aver appena smesso di
leggere un libro di fiabe per la terza occupante – nonché motivo della loro
visita – e unica bambina, Edelweiss. La piccina ricambiò il suo sguardo quasi
immediatamente, sorridendogli e salutando con la manina paffuta.
«Stai attento quando entri, lì cadi» lo avvisò,
indicando distrattamente un punto imprecisato davanti a lui. Avrebbe volentieri
perso qualche istante per controllare e sfruttare il suggerimento, se una fin
troppo impaziente Katie non avesse deciso che aspettare fuori non fosse di suo
gradimento, spingendolo con un colpo in mezzo alle spalle e facendolo scivolare
su quella che aveva scoperto essere una pozza d’acqua. Edelweiss sospirò,
scuotendo la testa. «Io te l’avevo detto».
«Cosa ci fate qui?» si intromise Percy, osservando Hermione fare il suo ingresso e chiudersi
la porta alle spalle, mentre una per nulla pentita Katie aiutava Harry a
rialzarsi, tirandolo come se fosse stato un sacco di patate. «Aud non si sveglierà prima di qualche ora, non credo
possiate interrogarla in qualche modo, in questo stato» constatò l’ovvio,
facendo cenno alla bambina che non si arrampicasse sul letto e disturbasse così
la sua mamma. I suoi occhi erano arrossati, ma non stava piangendo. Aveva
mantenuto la calma in quelle ore, probabilmente per amore di quella stessa
bambina che in quel momento si stava tirando sulle sue gambe.
Chi
l’avrebbe mai detto che fra tutti lui avesse ereditato il talento con i bambini di Molly?6
«Scusaci per l’interruzione, Percy»
disse Hermione, cercando di apparire quanto più tranquilla possibile e tentando
anche di sorridergli con gentilezza. «Non è per Audrey che siamo venuti, ma per
Edelweiss» aggiunse, facendosi avanti fino ad essere la più vicina fra i tre.
La bambina la stava osservando con curiosità, lo sguardo stranamente vacuo. «Ci
rendiamo conto che questo non sia il momento migliore, ma il tempo va contro
tutti noi e davvero non abbiamo neppure un momento da sprecare. Questa bella
signorina,» mormorò, facendole l’occhiolino, «potrebbe essere la risposta a
molti dei nostri problemi».
Percy la fissò
in silenzio per un lungo istante, prima di abbassare lo sguardo su Edelweiss.
«È per questo che non sei voluta andare con nonna Molly, quindi» mugugnò,
scuotendo il capo. «Davvero, se vedi qualcosa dimmelo, i trucchetti di questo tipo non mi piacciono affatto, lo
sai» aggiunse, esasperato.
«Mamma dice che non devo raccontare quello che
vedo, se non mi chiedi» fu la semplice risposta della bimba, che si strinse
nelle spalle prima di voltarsi verso Katie. «Mi piacciono i tuoi occhi».
Lei, confusa, si accigliò. «Grazie gnomo, anche a
me piacciono i tuoi» le disse, seppur con una certa esitazione. Non doveva
essere abituata ai complimenti.
«No, non questi occhi, quegli altri» specificò
allora Edelweiss, allargando le manine davanti al viso con fare teatrale.
«Quelli tutti neri che fanno venire i mostri! Sono belli, mi piacciono».
Con la stessa velocità con cui si era parzialmente
rilassata, Katie tornò ad irrigidirsi. «Quelli non sono i miei occhi».
«Hai ragione» convenne la bambina. «Quelli sono
gli occhi di-».
«Abbiamo bisogno di chiedere il tuo permesso,
prima di interrogarla» si intromise Hermione, impedendo alla bambina di
continuare. «Essendo una minore, non possiamo certamente sottoporla ad alcun
tipo di domanda se non con l’autorizzazione di un genitore o di un tutore»
continuò, allargando le braccia. «Tu e Audrey siete sul punto di sposarvi,
giusto?».
Percy si
accigliò, tirando fuori un’espressione che Harry aveva già visto in faccia a
Molly in più di una occasione. «Ti avremmo invitata, se tu non ti fossi data
per morta in questi anni, Hermione»
le fece notare, vagamente irritato ma non risentito. «Comunque sì, abbiamo già
firmato i documenti al Ministero, manca solo la cerimonia, fra un paio di
settimane».
Hermione ebbe il buon gusto di imbarazzarsi, anche
se Harry riuscì immediatamente a notare la falsità del suo comportamento. Non
era davvero pentita di essersene andata, ma non poteva spiegare a Percy il perché.
Stavo
morendo anche io!
«Quando avete firmato i documenti, Audrey ha depositato
una nomina a tutore a tuo nome» lo avvisò, cercando nella sua borsa fino a
tirar fuori la copia di un documento ufficiale. «È una fortuna che l’abbia
fatto, altrimenti sarebbe stato un problema enorme per noi, non essendoci altri
parenti reperibili per fare le veci della madre».
Gli occhi azzurri di Percy
si calarono su Edelweiss, che sorrise con innocenza.
«Immagino che fosse tutto previsto da settimane»
sospirò, scuotendo il capo. «Fate pure, ma non lasciatevi ingannare da questo
bel faccino, le veggenti sono creature mitologiche, amanti degli inganni e dei
trabocchetti. La loro stazza non cambia la loro furbizia».
Harry non riuscì a non ridacchiare. «Perce, la Cooman è una veggente».
«La Cooman è una
alcolizzata, non tirare fuori questi esempi davanti alla bambina!».
***
«Vuoi un altro biscottino, Eddie?» le chiese
Hermione, con un sorriso, mentre la bambina placidamente seduta sulle gambe di
Harry colorava distrattamente su un foglio bianco. Da quando l’avevano portata
nell’ufficio della Caposala per avere un po’ di tranquillità, lei non aveva
fatto altro che concentrarsi sul suo “capolavoro”, ignorandoli quasi
totalmente.
«No, se ne mangio un altro poi mi fa male il
pancino» le rispose, stringendosi nelle spalle. «Devi farmi le domande, altrimenti
io non posso dirti niente. Mamma mi ha fatto promettere» aggiunse, con
un’espressione corrucciata.
Harry strinse le labbra, preoccupato. Era la
seconda volta che lei faceva riferimento ad una promessa che sua madre le aveva fatto fare riguardante il non
rivelare profezie non richieste. Possibile che le avesse fatto fare un Voto Infrangibile? Era piuttosto certo
che ci fosse una legge che vietasse simili procedure sui minori, doveva averla
letta di sfuggita durante il corso di preparazione Auror.
Era una di quelle leggi che lui aveva considerato “ovvie”, anche se in
quell’istante la possibilità non gli sembrò poi tanto assurda.
Hermione annuì, facendo cenno a Katie affinché si
avvicinasse, ma lei negò. Da quello strano scambio sui suoi occhi, si era
rintanata in se stessa e non sembrava interessata a partecipare più di tanto
alla discussione. Doveva essere un comportamento normale per lei, vista la tranquillità di Hermione nel darle le
spalle ed iniziare a darsi da fare. «Sai già cosa voglio chiederti?».
Edelweiss annuì, cambiando pennarello ma senza
alzare lo sguardo con la donna. «Vuoi chiedermi chi è la persona cattiva e io
posso dirti che la persona cattiva è strana» mormorò, le sopracciglia aggrottate.
«Certi giorni sembra una signora, altri giorni sembra un signore. È sempre con
una bimba con gli occhi neri» aggiunse, voltandosi verso Harry. «A me non
piacciono i suoi occhi, Harry. Non sono belli come i suoi7» disse,
indicando con un cenno Katie, che rabbrividì.
«Tiresias» sussurrò
Hermione, annuendo fra sé e sé. «Con loro ci sono anche altre persone, Eddie?
Persone con gli occhi neri come quelli di Katie?» chiese, con dolcezza,
piegandosi per cercare di incontrare lo sguardo della piccolina, tutta presa
dal suo disegno.
Quando lei scosse il capo, entrambe le Banshee si
raddrizzarono, scambiandosi un’occhiata confusa.
«Kat, hai detto…».
«Sono sicura di quello che ho visto» la
interruppe, vagamente irritata. «Hermione, conosco il sangue di quelli della
mia specie. Quella roba puzzava di morto in modo quasi disgustoso, apparteneva
ad un negromante, uno piuttosto potente» sbottò, arricciando il naso. «L’unica
cosa che non mi convince è la quantità, quella macchia era troppo piccola, noi
tendiamo a sanguinare parecchio ed anche velocemente. Magari non ha ancora
vissuto la sua… uhm… Transitio,
la trasformazione, credo di poterlo tradurre così» provò a spiegare, passandosi
una mano fra i capelli.
Harry riusciva a seguire a stento il loro
discorso. Aveva sentito qualcosa riguardo del sangue acido da negromante sulla
scena del crimine, ma evidentemente gli mancava qualcosa. Soprattutto perché
lui aveva visto Katie sanguinare spesso, durante gli anni scolastici, e di
certo non aveva mai sanguinato acido.
«Quindi potrebbe essere un negromante non ancora…
attivo?» azzardò Hermione, tornando a guardare a bambina con aria pensosa.
«Forse» rispose Katie, senza sembrare molto
convinta. «La maggior parte di noi conosce le proprie origini e le abbraccia
fin dall’infanzia, cambiando subito.
Altri, come me, si ritrovano a subire un cambiamento tardivo ed il loro sangue
è normale, forse un po’ più
puzzolente o, nel mio caso, profumato.
Ma sanguiniamo come tutti gli altri e coaguliamo tranquillamente finché non
subiamo la nostra Transitio.
Qui, invece, abbiamo qualcuno con il sangue già acido ma palesemente non
attivo, non se lei non l’ha visto»
aggiunse, indicando la bambina.
«Eddie» Harry decise fosse giunto il momento di
rendersi utile. Il loro tempo con la bambina non era infinito, così come non lo
era quello di inattività dei loro nemici. «C’è qualcuno con il signore cattivo
e la bambina, giusto? Ci sono altre persone che li aiutano, ma qualcuno li
aiuta di più o è più pericoloso, non
è vero? Tu sai dirci chi è? Puoi descriverlo?» le chiese, cercando di
specificare bene cosa volesse sapere. Aveva imparato la sua lezione con le
veggenti quando era solo al terzo anno.
Edelweiss annuì, cauta. «Lui è uno solo, però è
anche tanti» mormorò, un brivido nella voce. «Lui è vecchio, però è anche più
vecchio. Il signore cattivo ha paura di lui, però riesce a controllarlo. La
bambina ha paura di lui e anche lui
ha paura».
«Di chi ha paura?» azzardò Hermione, tornando al
suo tono delicato da mammina, sperando forse di poter tirare via qualcosa di
meglio dalla bambina confusa che Harry teneva fra le braccia. Lui si sentì il
cuore a pezzi: essere così piccola, conoscere tante cose e non sapere come
esprimerle doveva essere terribile.
«Di… di lui»
provò a dire la piccola, portandosi una mano al petto. «Lui ha paura… di lui».
«Ha paura di se stesso?» chiese Katie, accennando
un sorriso amaro quando la bambina annuì, sollevata. «Forse sa di essere un negromante, spiegherebbe
questa paura. Ma cosa significa che lui è tanti?».
«È tanti». Edelweiss si strinse nelle spalle, non
intenzionata, apparentemente, ad aggiungere altro. «Dovete trovare il libro,
perché il signore cattivo lo sta cercando, ma non riesce a vederlo, invece io
sì» disse, con un sorriso a dir poco immenso. «Lui non può vedere, perché è in
castigo, io invece no. Lui non vede
quelli come te» aggiunse, indicando Katie con l’indice.
«Lui non vede… i negromanti?» chiese Harry,
sorridendo soddisfatto quando lei annuì.
«Deve essere a causa della Maledizione» convenne
Katie, vagamente ammirata. «Una tutela per impedire che lui possa raggiungere
il libro e riportare indietro Sisifo completamente… una mossa intelligente. Mi
sento sollevata, quel vecchio matto non può vedermi». Palesemente divertita, si
calò alla stessa altezza di Edelweiss. «Allora, gnomo, puoi dirci dove trovare
questo libro?».
«Dovete prenderlo prima che la luna si nasconde
tutta» avvisò la piccola, con una smorfia. «Quando la luna si nasconde, l’uomo
cattivo aiuta il signore che ha paura e allora… allora moriamo tutti. Devi
prendere il libro».
Katie sibilò qualcosa, voltandosi in direzione di
Hermione. «La luna nuova di marzo, la chiamano luna sanguinis, è l’anniversario della
prima venuta di Sisifo,
l’anniversario del suo momento di massima gloria e della sua caduta, è la notte
in cui il confine fra vita e morte è quasi inesistente. Ho idea che Tiresias voglia sfruttare il potere della magia di quel
negromante inconsapevole che si trova con lui per cercare di tirare fuori
Sisifo, quantomeno per il tempo necessario a recuperare il Libro, così da
aiutarlo poi in modo definitivo».
Harry cominciava a non capirci più nulla, ma
quello, dopotutto, non era il suo campo. Avrebbe fatto bene a continuare a
tenere d’occhio Edelweiss, altrimenti Percy avrebbe
dato di matto.
«Piò farlo tornare? Non definitivamente? Credevo
che fosse dannato per l’eternità» chiese Hermione, accigliata, tirando fuori il
suo taccuino ed iniziando a scrivere furiosamente. «Avresti dovuto dirmi tutto
questo prima, Katie».
L’altra scosse il capo. «Non… non si tratta di
tratta di argomenti facili, per noi. Siamo condizionati fin dall’infanzia a
tenere la bocca chiusa. Solo perché mia madre credeva che io non avessi ereditato
il gene, come lei, non significa che non abbia perso il suo tempo per mettermi
in guardia. Le storie di Sisifo sono i peggiori spauracchi per noi» mugugnò,
mettendosi le mani in tasca e stringendosi nelle spalle. «Te l’ho detto, lui è
stato Caligola, De Rais, Dracula… non stavo scherzando. Tiresias
è sempre riuscito a farlo tornare, in un modo o nell’altro. Nessuno sa come o
perché, è passato troppo tempo e
l’ultima traccia è stata quella di Jack lo Squartatore, che nessuno ha mai potuto avvicinare. Di
solito sono fenomeni temporanei, varia da pochi mesi a qualche ora, ma torna sempre e fa in modo di essere
ricordato, prima di essere inghiottito di nuovo nella sua prigione eterna».
«Come un Herpes» fu il commento, forse un po’
idiota, di Harry. Si sorprese quando la negromante, piuttosto che ridergli in
faccia, annuì.
«Il peggiore Herpes della storia» concordò lei,
voltandosi a guardare Edelweiss. «Puoi dirmi dov’è il libro, gnomo? Devo
arrivarci prima della luna sanguinis».
Con un sorriso enorme, Edelweiss allungò il
disegno nella sua direzione. «Ecco! Il libro è qui dentro».
Sul foglio pasticciato, era possibile distinguere
l’ingresso di quella che doveva essere una caverna, con un uccello nero sopra
l’ingresso. Piuttosto inquietante, per essere il disegno di una bimba
generalmente solare come Edelweiss.
«L’Ingresso dell’Inferno» mugugnò Katie, che
sembrava aver riconosciuto immediatamente il posto. «Le Caverne di Ade, sono in Romania».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Il mio esame è
fortunatamente stato superato, ma credo di non aver mai avuto tanta paura in
vita mia! Ho conosciuto la versione universitaria di Dolores Umbridge e in questo momento mi sento miracolata.
Oh, il prossimo capitolo
tornerà Malfoy. Con Katie.
Preparatevi.
Punti importanti:
» *
- Voglio nascondere la verità/ Voglio
proteggerti/ Ma con la bestia all’interno/ Non c’è nessun luogo in cui
nasconderci. Il povero Harry ormai è giunto al punto di rottura. E
tutti i segreti che Katie e i negromanti hanno tenuto per millenni sembrano sul
punto di diffondersi una volta per tutte.
» 1
– La prima parte del capitolo si svolge nel pomeriggio dell’attacco a Diagon Alley. Il fatto che siano maghi e streghe ha
consentito che la scena “dell’attentato” fosse pulita in tempo record. Mentre
Ophelia e Barry sono chiusi in laboratorio, Katie sta aiutando con la “pulizia”
ed Hermione e Winnie stanno provvedendo a rovinare la salute mentale di Harry.
» 2
– Considerando il tempo necessario per salvare Malfoy, riprendersi e poi l’attentato,
Harry e Ginny non si vedono praticamente da tre
giorni.
» 3
– Citazione (più o meno) da Doctot Who, terzo episodio della decima stagione, presa da una
discussione fra il Dottore e la sua nuova Companion (I ❤ Capaldi).
» 4
– Ricordate qualche capitolo fa, quando Harry e Crave
hanno avuto quella strana discussione e lui ha iniziato a piangere, per poi
sentirsi inspiegabilmente meglio? Il vecchio Newt ha
innalzato un muro nella sua mente, per impedire ai pensieri distruttivi di
danneggiarlo durante le indagini. Non è una procedura che lui approva, ma è l’unica
che funziona con Winnie e, data l’urgenza, l’unica utile con Harry. Hermione
non era d’accordo, ma, alla fine, era davvero l’unica via.
» 5
– Winnie è arrivata per salvare la situazione, ricreando il muro e facendo
dimenticare ad Harry gli avvenimenti degli ultimi secondi. Il passaggio
potrebbe sembrare confuso, ma è tutto una conseguenza della confusione di
Harry: lui non ha idea di cosa stia succedendo, ricorda solo di essere stato
nel mezzo di una discussione sui testimoni. Non ricorda neppure di aver
iniziato a piangere.
» 6
– #PercyIsTheNewMolly e nessuno mi convincerà
altrimenti.
» 7
– In che senso? La bambina Obscurus è un Horcrux ed i
suoi occhi sono neri come quelli di Voldemort da giovane. Mentre, quindi,
quelli della bimba sono neri solo a livello dell’iride, quelli di Katie
ovviamente diventano completamente neri, anche nella sclera.
ADORO Edelweiss, quella
bambina è la salvezza di tutto il mondo e ne è perfettamente consapevole.
Vi
aspetto tutti lunedì prossimo!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie