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Autore: Ginevra1988    19/05/2017    4 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Allora io raccolgo i chilometri di pellicola della mia vita,
mi ci avvolgo come nelle spire di un serpente e alla fine trovo quel pezzo di racconto.
Cerco di togliere via il troppo dolore, e la futilità, e i particolari superflui,
tanto so che torneranno poco alla volta.
 
S. Benni – Margherita Dolcevita
 
 
4 maggio 1998 – ancora Hogwarts
 
   I passi di Harry e Hermione rimbombavano sulle pareti del corridoio illuminato solo dalle torce. In silenzio i due amici stavano andando probabilmente per l’ultima volta nell’ufficio del Preside di Hogwarts. Era strano pensare per l’ultima volta, soprattutto per Harry. Faticava ancora a mettere in fila gli avvenimenti, a rendersi conto di quello che gli era successo, a capire cosa c’era stato prima e cosa sarebbe stato da quel momento in avanti. Aveva la sensazione che il suo cervello fosse immerso in una vischiosa gelatina verde che gli impediva di pensare chiaramente.
   Forse era proprio quello il motivo per cui aveva chiesto alla professoressa McGranitt un piccolo incontro prima che tutti facessero ritorno alle loro vite, più per aiutare se stesso a riflettere lucidamente che per spiegare agli altri cosa era realmente successo.
   Ne hanno diritto, si ripeté per l’ennesima volta. Una parte di lui sarebbe scappata all’infinito, un’altra parte continuava a sentire la McGranitt che urlava alla vista di quello che credeva essere il suo cadavere. Per più di un anno centinaia di persone avevano combattuto, resistito e lottato sotto l’egida del nome di Harry Potter e queste persone meritavano davvero di sapere la verità, per quanto terribile potesse essere rivivere quei momenti. Per un attimo gli passò davanti agli occhi l’immagine della casa a Godric’s Hallow, il cartello e la staccionata pieni di scritte.
   Hermione gli toccò un braccio, riscuotendolo dai suoi pensieri. Erano arrivati davanti al gargoyle, tornato al suo consueto posto di guardia.
   “Non sei obbligato, Harry. Sappiamo che hai fatto quello che dovevi fare per… il bene di tutti. Non devi per forza raccontare…”
   Harry le sorrise. Si comportava proprio come una sorella maggiore, si preoccupava sempre di proteggerlo, anche da se stesso se necessario. Lei non lo aveva mai abbandonato un attimo. Meritava di sapere, più di tutti gli altri. Le strinse velocemente una mano ed annuì.
   “Sono pronto.”
   Hermione esitò un altro istante, poi si rivolse al gargoyle: “Zenzerotti”
   La creatura di pietra balzò di lato, lasciandoli salire sugli scalini perennemente in movimento della scala a chiocciola che conduceva all’ufficio del Preside.
   La professoressa McGranitt sedeva dietro la sua scrivania, la schiena dritta, le dita incrociate davanti a sé, circondata dai dipinti dei presidi precedenti tranquillamente addormentati; alla sua destra su una poltrona scura si era accomodato il neo Ministro della Magia Kingsley, mentre l’altro lato della stanza era occupato dai signori Weasley, Ron e Ginny. Harry salutò tutti con un cenno del capo; ero stato chiaro con la Preside sulla “lista degli invitati” a quella riunione e gli fece piacere constatare che lei aveva rispettato i suoi desideri. Raggiunse un angolo e si appollaiò su una sedia tra la scrivania e Ron, che gli sorrise. Anche Hermione prese posto accanto al suo ragazzo, la chioma castana che spiccava in mezzo a quella piccola foresta di capelli rossi.
   Harry si schiarì la gola.
   “Grazie… grazie per essere qui stasera. Io… beh, credo che sia giusto… insomma, dovete sapere cos’è successo quest’anno.”
   Deglutì e chiuse gli occhi per un attimo. Era difficile, ma questo lo sapeva già.
   “Tanto per essere chiari… so che è quasi impossibile, ma mi piacerebbe che questa… storia rimanesse all’interno dell’Ordine della Fenice.”
   Fece scorrere lo sguardo sui presenti, tutti annuirono, mentre la signora Weasley si limitò a fissarlo con uno sguardo preoccupato. Harry abbassò gli occhi sul pavimento e cominciò a raccontare. Partì dall’anno precedente, spiegando che Silente aveva scoperto degli Horcrux – sentì chiaramente la McGranitt trattenere il respiro a quella parola – e che aveva affidato a lui il compito di trovarli e distruggerli; spiegò che Ron e Hermione si erano offerti – senza accettare un no come risposta, ad essere sinceri – di accompagnarlo in quel viaggio e che cosa avevano sacrificato per poterlo fare. Raccontò cos’era successo dopo il matrimonio di Bill e Fleur, l’intrusione al Ministero, la lunga clandestinità, cercando di ricordare quanto più chiaramente potesse gli eventi. Omise volontariamente alcune parti: non sarebbe stato lui a dire alla famiglia Weasley che Ron se n’era andato; glissò anche su Godric’s Hallow, il racconto era già abbastanza difficile senza tirare in ballo i suoi genitori e le visioni sulla loro morte. Harry era arrivato alla notte in cui il medaglione di Serpeverde era stato distrutto quando Ron lo interruppe.
   “No, Harry.”
   Il ragazzo aveva drizzato la schiena, rosso in volto, senza guardare nessuno in particolare.
   “Io…” si voltò verso i suoi genitori, Harry notò che Hermione gli stringeva una mano. “Non sono stato tutto il tempo con loro. Li ho mollati. Me ne sono pentito subito, ma l’ho fatto.”
   Era sbiancato di colpo, come se il coraggio che aveva messo insieme per fare quell’ammissione gli avesse prosciugato tutto il sangue, ma teneva lo sguardo alto davanti alla sua famiglia. Ginny aveva un’espressione dura, terribile. La signora Weasley scuoteva la testa, evidentemente incredula.
   “Che vuoi dire? Vi hanno separati?”
   “No… me ne sono andato.”
   “Ma è tornato” intervenne Harry. “E mi ha salvato la vita, la sera in cui ha distrutto il medaglione. Poi è rimasto, sempre.”
   Il signor Weasley allungò il braccio oltre Hermione e strinse la spalla del figlio senza dire nulla, ma negli occhi aveva compassione. Ginny aveva abbassato lo sguardo e la signora Weasley sembrava sull’orlo delle lacrime.
   Harry strinse velocemente una mano sul ginocchio dell’amico e proseguì il racconto. Arrivò fin troppo presto alla Gringott e alla notte tra il primo e il due maggio. E a ricordi di Piton.
   Fu incredibilmente difficile raccontare cosa aveva scoperto mentre li guardava, più di tutto il resto. Si fermò alcune volte per schiarirsi la gola e cercare di prendere fiato, aveva la sensazione di non riuscire a tirare nei polmoni abbastanza aria. Parlava guardando con insistenza un’imperfezione sul pavimento di pietra davanti a lui, ma sentiva fisso su una guancia lo sguardo di Ginny. Si costrinse a dire che lui, Harry, era stato un Horcrux e che aveva scelto volontariamente di consegnarsi a Voldemort, di farsi uccidere e fare in modo che il Signore Oscuro potesse essere definitivamente sconfitto. La professoressa McGranitt si lasciò sfuggire un singhiozzo. Harry non alzò gli occhi ma non riuscì più a proseguire. Il breve silenzio fu interrotto dalla voce di Ginny.
   “Cos’è successo di là?”
   Harry finalmente riuscì a staccare lo sguardo dal pavimento e la guardò. Era molto pallida, ma non piangeva. Lei non piangeva quasi mai, era forte e bellissima.
   “Ho visto Silente” rispose Harry lentamente; raccontò loro cosa il professore gli aveva spiegato sul legame che Voldemort aveva creato prendendo il sangue di Harry per riacquistare un corpo umano.
   “Mi… mi è stata data una scelta. Potevo andare avanti, o tornare indietro grazie a… all’errore di Voldemort.”
   “E’ stupefacente” esalò Kingsley. “E’ magia antica. Complessa, meravigliosa. Incredibile.”
   Harry gli lanciò uno sguardo veloce e carico di dubbio. Il Ministro parve capirlo, perché proseguì: “Il tuo è stato un nobile gesto, il sacrificio massimo e puro, scelto e voluto per il bene di tutti. Questa scelta che, come dici, ti è stata data è un dono prezioso… vogliamo chiamarlo un premio?”
   Harry si lasciò sfuggire una risata malevola.
   “Kingsley, davvero lo pensi? Pensi che gli altri non meritassero questo… premio? Il sacrificio di Colin non era volontario? Moody non ha fatto un gesto nobile? Tonks e Lupin…” la voce gli si ruppe improvvisamente in gola. “Avevano appena avuto un figlio. Non meritavano di tornare da Teddy? E Fred…”
   Si voltò verso la famiglia Weasley, pentendosi di aver detto quel nome.
   “Io sono qui ma non penso di valere più di ciascuno di loro…”
   La signora Weasley scosse con forza la testa, le guance rigate di lacrime.
   “Non dirlo Harry” la donna abbassò lo sguardo per un attimo. “Non sai cosa darei per riavere mio figlio, ma non posso. Se fossi morto anche tu il dolore sarebbe lo stesso. Non tormentarti per cose che non dipendono da te. Harry, noi siamo felici che tu sia qui con noi.”
   Il ragazzo aveva la bocca asciutta; avrebbe voluto abbracciarla, ma l’imbarazzo era più forte. La McGranitt si schiarì la gola.
   “Molly, vuoi… vuoi dire a Harry e Hermione quello di cui parlavamo prima?”
   La signora Weasley si riscosse, battendo le palpebre come se faticasse a riconoscere la stanza in cui si trovava; guardò il marito e si scambiarono un cenno di assenso.
   “Io e Arthur ne abbiamo parlato e… saremmo entusiasti se voi veniste ad abitare alla Tana. Lo spazio è quello che è, lo sapete anche voi, ma non avete più una casa e noi vi vogliamo al sicuro.”
   Non era una domanda, era quasi un ordine. Harry sentì il cuore dilatarsi nel petto: non aveva ancora pensato a cosa avrebbe fatto o dove sarebbe andato e la prospettiva di abitare alla Tana lo mandava al settimo cielo. Lanciò uno sguardo a Ginny prima di annuire entusiasta, mentre Hermione squittiva: “Signori Weasley, io… non so cosa dire!”
   “Dì di sì, cara” rispose con semplicità la signora Weasley.
   “A una condizione però” disse Harry alzandosi. “Pagherò un affitto. Non starò da voi gratis.”
   Il signor Weasley aprì la bocca per replicare, ma il ragazzo lo interruppe subito. “E pagherò anche per Hermione. E’ il minimo che possa fare per lei.”
   Guardò l’amica, che non tentò nemmeno di protestare, ma sorrise. La signora Weasley annuì, lievemente imbarazzata.
   “Andiamo ragazzi, domani sarà una lunga giornata” disse sistemandosi nervosamente una ciocca di capelli sfuggita alla crocchia. “Dobbiamo tornare a casa.”
 
   Ron era determinato ad essere l’ultimo ad uscire dallo studio della Preside; chino su una scarpa ormai perfettamente allacciata, aspettò inutilmente che anche Hermione si decidesse a scendere le scale, ma lei lo stava aspettando sulla soglia, in silenzio. Quando finalmente lui si alzò e si avviò verso la porta, lei lo guardò con un sorriso incerto sulle labbra.
   “Sei… stato molto coraggioso stasera.”
   Hermione passò a forza un braccio sotto quello di Ron, che si ostinava a tenere le mani affondate nelle tasche mentre si lasciavano trasportare dai gradini verso il corridoio di pietra. Lui scrollò le spalle.
   “Tuo padre… mi sembra l’abbia presa bene” continuò la ragazza.
   “Ma Ginny non mi parlerà per anni” concluse Ron con stizza. Ormai sua sorella apparteneva a Harry, lo aveva capito dal modo in cui l’aveva fissato per tutta la sera. Lui era il suo migliore amico, in assoluto, e si rendeva conto di volergli bene come se fosse stato uno dei suoi fratelli. E come faceva con tutti gli altri fratelli, non poteva fare a meno di mettersi in confronto con lui. Un confronto che non avrebbe mai potuto reggere, ovviamente. Lui era Harry Potter, mentre Ron… Ron era la spalla. Una spalla che lo aveva anche piantato in asso nel momento più buio.
   “Ron, loro sono la tua famiglia! Hanno accolto a braccia aperte Percy, e lui si è comportato diecimila volte peggio!”
   Il ragazzo annuì inarcando le sopracciglia. Questo era vero.
   Erano arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, che si aprì quando li vide senza nemmeno chiedere loro la parola d’ordine. Scivolarono dentro al buco e arrivarono dentro la Sala Comune di Grifondoro, ormai completamente risistemata. Harry e Ginny erano davanti al camino quasi spento, stretti in un abbraccio; si staccarono immediatamente quando si accorsero di Ron e Hermione. I quattro amici rimasero per qualche momento in silenzio a fissarsi.
   “Ginny…” cominciò Ron, ma richiuse subito la bocca, passandosi la lingua sulle labbra. Aveva un bisogno disperato di sentirsi dire che andava tutto bene, che non c’era niente di cui vergognarsi. “Io…” tentò di nuovo, ma ancora le parole non volevano uscire.
   “Sei un idiota” disse secca lei. Ma lo sguardo era divertito. Gli tirò un pugno su una spalla e gli fece male.
   “Ahia! Sei scema?”
   Ron stava per rispondere con una leggera spinta, ma si accorse che Ginny aveva gli occhi lucidi. Rimase per un momento con la mano sospesa in aria, poi la allungò ad accarezzare un braccio della sorella. Lei scivolò in avanti e lo strinse in un abbraccio; Ron rispose non senza un certo imbarazzo, sbirciando Harry con la coda dell’occhio. Veloce come si era avvicinata, Ginny sciolse la stretta.
   “Vado a letto” disse guardando il fratello negli occhi. “Ci vediamo domani.”
   Sorrise a Harry, salutò Hermione con una mano e sparì nel dormitorio delle ragazze. Ron era sconvolto. Conosceva bene sua sorella, sapeva che era decisamente una ragazza fuori dal comune, ma Ginny era sempre in grado di sorprenderlo. Era quasi certo che quello fosse stato il modo della ragazza per dirgli che non era arrabbiata, anzi, che era felice di averlo accanto.


Angolo di Gin
Cominciamo ad aprire un po' la visuale sul resto della famiglia, oltre a Harry e Ginny. C'è una vita là fuori da riprendere in mano, anzi, molto più di una. 
Questo e direi anche il prossimo saranno capitoli di passaggio, ma penso che sia normale che la ripresa dopo la Guerra sia abbastanza lenta.
Uff, mi sento più brava a scrivere i capitoli che queste righe di "presentazione"!
Ahah perdonate l'imbarazzo
Grazie a chi ha letto e leggerà
Smack
Gin
   
 
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