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Autore: RoryJackson    19/05/2017    10 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Dammi i soldi", urlò l'uomo alla donna vestita con un elegante tailleur nero e che teneva in mano una borsetta, puntandole contro una pistola.
"Ma io... non ne ho molti..." farfugliò lei, ma l'uomo non voleva sentire ragioni. Le avvicinò la pistola alla testa. 
"Dammi i tuoi cazzo di soldi!" continuò. 
Una ragazzina di quattordici anni, dai lunghi capelli castani, stava tenendo tremante un vecchio telefono cellulare. Nascosta dietro una macchina lì vicino, cercò di comporre il numero della polizia, anche se la vista era offuscata dalle lacrime. Vide la donna, tremante, porgere la borsetta al rapinatore. Finalmente avevano risposto al telefono e la ragazzina bisbigliò all'uomo, con cui stava parlando, il punto esatto del reato, il quale promise che sarebbero arrivati a momenti da lei.
"Brava, puttana", disse il rapinatore, in tono mellifluo. Dopodiché le sparò alla testa, uccidendola sul colpo. La ragazzina, che assistette alla scena terrorizzata, fece cadere il telefono e si precipitò sull'uomo, colpendolo alle costole con un calcio. L'uomo in tutta risposta, sparò anche lei all'altezza dell'anca sinistra e la ragazza cadde a terra, priva di sensi...

***

Rory si svegliò di soprassalto, prima che un fortissimo mal di testa la scombussolasse totalmente. Aveva il fiato corto e la fronte imperlata di sudore. Vide di essere stranamente appoggiata sul sacco a pelo semi aperto e capì di aver riposato tutto il tempo al coperto. Tirò un respiro profondo: aveva sognato di nuovo quell'orribile scena. 
Sentiva dolore dappertutto. Si passò una mano sulla fronte e scoprì di avere, oltre ai capelli ancora umidi per il bagno fatto qualche ora prima, al lato destro un grosso bernoccolo, dopodiché si guardò attentamente: aveva un grosso ematoma violaceo, che le copriva tutta la spalla, fino a metà braccio destro. Si alzò la maglietta per scoprirsi la pancia, e vide con orrore la cicatrice a forma circolare sull'anca sinistra mentre, su quella destra, un'altra enorme contusione violacea. 
Provò ad alzarsi, ma sentì un dolore allucinante alla caviglia destra. Aveva le lacrime agli occhi, ciononostante cercò di trattenerle, guardandosi attorno. 
E lo vide, verso la parte opposta della cella, appoggiato al muro di schiena, sempre a braccia conserte, con lo sguardo rivolto in un punto vuoto della prigione. Appena la ragazza vide il riccio spostare la visuale dal nulla verso di lei, volse di scatto il viso dalla parte opposta. 
"Ti sei svegliata", disse lui, in tono neutro, sempre posato di fronte alla parete d’acciaio. Rory sbatté convulsamente le palpebre: era sul punto di piangere, ma il suo orgoglio le impediva di apparire ancora più patetica di quanto non fosse e si morse il labbro inferiore. Voleva rispondergli, tuttavia le parole le morivano in gola. 
Appena Rory vide Shadow abbandonare la sua postazione, sentì il suo cuore perdere un battito e, dal momento che non riusciva a camminare né tanto meno a stare in piedi, si trascinò all'indietro, finché con le spalle non toccò le fredde mura della cella. Era in trappola. Non aveva scampo lì dentro e, anche se avesse avuto una via d'uscita, non poteva sfuggire alle grinfie di quella potente e al contempo glaciale creatura. Inoltre, il dolore al fianco e alla spalla erano appena sopportabili, mentre la testa le vorticava, rendendo le immagini cupe e sfocate. Ciò nondimeno poté ben capire che Shadow stava camminando verso di lei. 
Rory non sapeva per quanto fosse rimasta incosciente, ad ogni modo, però, il tempo aveva perso importanza dal momento che sapeva che le rimaneva una manciata di secondi. 
Non avvicinarti, non avvicinarti, non avvicinarti!
Non aveva il coraggio di guardarlo farsi, inesorabilmente, sempre più vicino, per questo chiuse gli occhi e girò il viso da un'altra parte. Tutto ciò che poteva ascoltare era il suo cuore, che sembrava scoppiare nel suo petto, e il riecheggiare del rumore metallico prodotto delle scarpe di Shadow, che si avvicinava sempre e sempre più, simile al ticchettio di un orologio. Era come una clessidra rovesciata che segnava lo scorrere dei secondi verso la fine... Fin quando il ticchettio non cessò. Rory, che tutt'ora aveva gli occhi chiusi e il viso rivolto verso la sua sinistra, non seppe giudicare a quale distanza da lei fosse, ma di sicuro le era vicinissimo. 
"Guardami", ordinò lui in un sussurro austero. Quella voce profonda, che risuonava ancora nelle orecchie della ragazza, era quasi come se l'avesse sfiorata. Il cuore di Rory batteva all'impazzata. Doveva guardarlo, guardare quelle iridi rosso fuoco. Probabilmente il suo assassino l'avrebbe trovato più divertente se la vittima gli rivolgeva lo sguardo. Tuttavia non poté non obbedire. Si voltò in avanti e solo allora aprì gli occhi. Le si bloccò il respiro quando appurò la vicinanza di quell'essere: il naso nero era a circa venti centimetri dalla testa della ragazza e Shadow la fissava con uno sguardo imperscrutabilmente serio. Non riusciva a reggere il confronto con lui e rivolse l'attenzione altrove.
Se devi uccidermi, fallo adesso. Voleva dirglielo, ma non riusciva a proferire parola. D'altronde le si era seccata la gola, mentre le guance erano in fiamme; probabilmente era diventata paonazza. Quell'attesa era snervante. Dopo un lasso di tempo fu di nuovo Shadow a parlare. 
"Mi dispiace". 
Che cosa? Rory era incredula. Shadow le stava chiedendo scusa? La giovane, nonostante fosse meravigliata, accennò un sospiro di sollievo. Al momento, era salva. 
"Che cosa vuoi?" chiese lei, a denti stretti, continuando ad avere lo sguardo rivolto verso il pavimento. Rory si sentiva non solo terrorizzata e furiosa, ma era persino imbarazzata ad averlo tanto vicino, per questo sentì una vampata di calore salire fin sopra la radice dei suoi capelli. 
"Ho sbagliato, ma vorrei spiegarti perché l'ho fatto". 
"Non c'è niente da spiegare", disse lei, in un tono di contenuto biasimo nei suoi confronti. Avrebbe tanto voluto urlargli contro, ma l'inquietudine vinceva completamente la rabbia. "Sarò un essere umano, ma non sono una cretina, Shadow. E tu sei stato..." continuò, gettando uno sguardo verso la spalla destra, "a dir poco cristallino, con me. Non hai altro da aggiungere" disse lei, sussurrando infine con un filo di voce: "... a meno che tu non voglia uccidermi".
"Non ho mai avuto l'intenzione di farlo, l'avevo anche detto", ribatté il riccio, con circospezione. Non l'aveva ancora perdonata del tutto, sebbene fossero prive di malizia le stupidaggini che, probabilmente, aveva fatto anche per timore nei suoi confronti. E ne aveva tutte le ragioni, viste le conseguenze...
"Ah, no? E cosa intendevi dire con mio malgrado?" replicò lei, in tono alterato. Shadow rimase interdetto, ma non proferì nulla e lasciò che lei si sfogasse. "E cosa volevi dimostrare facendo quel gesto? Mettere in chiaro la differenza tra te e me?" chiese lei, astiosamente, imitando il tono che il riccio bicolore aveva usato nei suoi confronti prima di colpirla, "beh, l'avevo già capito, sai? E poi come hai fatto a scaraventarmi su un muro senza neanche toccarmi, me lo spieghi?" 
Shadow inarcò un sopracciglio meravigliato sia dalla franchezza che aveva usato per esprimere il suo disprezzo sia per il repentino cambio di umore nell'ultima frase.
"Vedo che, nonostante tutto, non hai perso la tua lingua biforcuta" ribatté lui, con sottile ironia, sorprendendo addirittura di se stesso. 
Rory gli rivolse un'occhiata truce, cercando di fargli capire che non aveva proprio voglia di scherzare in quel momento. Shadow sospirò, leggermente frustrato. 
"Senti, sono nato con questi... poteri. Non so ben spiegarti come, ma so di averti provocato il bernoccolo, quei lividi e la caviglia slogata, perché l'ho sentito. Tecnicamente non ti ho toccato con le mani, ma in teoria è come se l'avessi fatto con una forza che... non lo so, ma è dentro di me". 
Rory soppesò per un momento le sue parole, poi annuì, visibilmente scioccata. Non credeva potessero accaderle cose che pensava esistessero solo nella fantasia. Se prima la situazione le sembrava assurda, in quel momento era diventata pressoché surreale e se non fosse stato per quegli ematomi e per la creatura che aveva di fronte in carne ed ossa, avrebbe creduto che fosse tutto un sogno. Dopo aver assimilato il concetto, la giovane annuì nuovamente. 
"Beh, grazie per avermi dato il referto medico, dottore" disse lei, cercando di essere quanto più leggera e ironica possibile. Da una parte si sentiva in colpa, dall'altra neanche lei l'aveva perdonato del tutto per ciò che era accaduto. 
"È la prima volta che mi succede, davvero".
"Quale onore" commentò lei, lasciando trasparire una punta di rancore nel suo tono. La creatura roteò gli occhi, abbastanza seccata per quell'atteggiamento, ma preferì lasciar correre.
"E anche... scusarmi con un essere umano" borbottò lui, ancora incredulo per il fatto che sentisse un certo tipo di rimorso per quello che aveva fatto.
"Deduco che tu ti stia sforzando ampiamente" ribatté lei, aggrottando la fronte, con una punta di scetticismo nel suo sguardo. Shadow si trattenne dal fare il suo solito sorriso sghembo: se da una parte gli umani non gli piacevano, dall'altra quella ragazza non gli stava così antipatica. Inoltre, doveva accettare il fatto che con lei aveva un debito di riconoscenza, per avergli salvato la vita. 
Rory appoggiò le mani al grembo, incrociando le dita, dopodiché puntò lo sguardo verso il sacco a pelo aperto, distante circa uno o due metri da loro. E chiese al riccio, anche se sapeva già quale fosse stata la risposta: "Sei stato tu?"
"Sì" rispose lui, distogliendo lo sguardo, imbronciato. A Rory venne di sorridere, sia per quell'atteggiamento improvvisamente un po' impacciato sia per la gentilezza di essersi preoccupato per lei. Tuttavia, si contenne a causa del suo maledetto orgoglio e, per tutta risposta, si morse il labbro. 
"Ti sei trattenuto per il mio bene, prima, vero?" chiese lei, con lo sguardo rivolto verso le mani. Poi appena vide l'espressione confusa del riccio, continuò: "Di fronte al dottor Robotnik". 
Shadow, a quell'affermazione, ritornò ad assumere la sua solita espressione austera e si mise a braccia conserte. 
"Non avevo la forza sufficiente per proteggere entrambi", si limitò a dire, e la giovane riconobbe che quel riccio bicolore, sebbene possedesse dei poteri straordinari, dovesse essere una creatura invero riservata. E per questo sorrise mestamente. 
"Shadow, mi dispiace non averti detto di aver preso quegli smeraldi del caos" sussurrò, in un tono seriamente dispiaciuto, dopodiché fece un lungo sospiro. "Avevo paura... di te". 
Era dannatamente difficile, ma dovette ammetterlo. Shadow fece per dire qualcosa, ma rimase sconcertato sia dalla rivelazione sia dalla sua sincerità. 
"Davvero?" chiese lui, perplesso, ed ancor più turbato dal fatto che sentisse un certo dispiacere a causa di questa realtà. 
Dopo circa qualche attimo, la giovane sospirò di nuovo ed annuì. 
"Credimi, Shadow, non volevo che tu venissi rinchiuso qui, non volevo niente di tutto questo. Mi ero anche ripromessa di ridarti gli smeraldi, una volta che saresti tornato da me..." mormorò lei; ad ogni parola che fuoriusciva dalla sua bocca, Rory era sempre più prossima alle lacrime, mentre per Shadow era come una pioggia di schegge di vetro che gli si conficcavano nel petto. "Però avevo paura che..." 
Era una scena troppo pietosa da guardare e, per qualche motivo indecifrabile, non sopportava di vederla in quello stato. Tuttavia, come poche volte gli era capitato in vita, non sapeva proprio cosa fare. Voleva consolarla, per questo, dopo aver riflettuto su quale fosse il modo più facile e conveniente per entrambi, si inginocchiò verso di lei, prendendole le mani e stringerle nelle sue. 
"Non so dirti come avrei reagito, ma posso assicurarti che mai più ti farò una cosa del genere. Te lo prometto, Rory". 
La giovane sbatté gli occhi, gettando uno sguardo su di lui appena lo ascoltò pronunciare il suo nome, dopodiché tirò su col naso ed annuì. Rimasero in quella posizione per circa qualche minuto: lei a piangere silenziosamente, lui sempre tenendole mani, aspettando con pazienza che gli parlasse di nuovo. Dopodiché, quando la curiosità vinse l'insicurezza e la mortificazione, lei chiese: "Hai detto che sei scappato da qui... hai usato gli smeraldi del caos per riuscirci?" 
Shadow annuì, visibilmente sollevato per quel cambio d'umore. 
"Sì, ho bisogno anche di un solo smeraldo per creare il controllo del caos, che mi permette di spostarmi istantaneamente da un luogo all'altro". 
Rory si meravigliò e si chiese se quello strano riccio avrebbe mai smesso di stupirla. 
"Che cosa...?" balbettò, sconcertata, "e puoi farlo anche in uno spazio chiuso, come questo?" chiese lei, speranzosa. 
"Sì..." mormorò il riccio, stranito dall'espressione felice che era spuntata sul viso della sua nuova amica, la quale non riuscì a trattenere un piccolo gesto di trionfo. 
"Grazie al cielo!" sospirò, contenta, dopodiché incominciò a trascinarsi verso la borsa. Shadow, vedendo lo sforzo, finì per avvicinargliela lui. Dopo averlo ringraziato, Rory frugò nello zaino, estraendo lo smeraldo del caos trasparente. 
"Ho fatto bene a nasconderlo al dottor Robotnik!" esclamò lei trionfante, mentre il riccio sbarrò gli occhi stupito. La ragazza gli porse la gemma e, vedendo l'espressione smarrita della creatura, disse: "Non potevo lasciare che quell'uomo spregevole lo prendesse".
Shadow prese lo smeraldo del caos, ancora stranito. 
"Ecco perché parlavi al plurale, prima..." disse lui, ancora un po' inebetito dalla sorpresa, dopodiché non riuscì a trattenere un mezzo sorriso soddisfatto. "Ma come hai fatto?" 
"Eh, caro, anche noi esseri umani abbiamo il nostro asso nella manica" disse lei, con un largo sorriso compiaciuto, mostrandogli la tasca segreta della borsa. "Beh, vai. Cosa aspetti?" 
Shadow, dopo aver fortemente inarcato un sopracciglio, sbuffò cercando di trattenere, senza successo, un lieve sorriso e scosse la testa, incredulo. La ragazza sorrise contenta alla vista del volto così rilassato del suo nuovo amico. La creatura con una mano afferrò quella di Rory, mentre con l'altra teneva lo smeraldo del caos. 
"Prendi il tuo zaino e non lasciarmi". 
   
 
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