L’Erede del Male.
“And it's hard to dance with a devil on your
back
So shake him off, oh whoa
'Cause I am done with my graceless heart
So tonight I'm gonna cut it out and then restart
'Cause I like to keep my issues strong
It's always darkest before the dawn.*”.
[Florence
and the Machine – Shake it out]
Atto VII, Parte II
– Il Trionfo della Negromante
C’erano tante cose che Katie Bell detestava.
Per esempio, aveva sempre detestato anche il
semplice odore del latte caldo: le dava l’impressione di qualcosa di stantio,
troppo dolce per poter essere assaggiato o troppo acidulo per risultare
piacevole. Oppure, non le piaceva per niente il colore rosso: stare sette anni
nella casa di Grifondoro era stata quasi una tortura e alla fine aveva
continuato ad indossare le sue vecchie felpe più per capriccio ed abitudine che
per vero attaccamento alla sua vecchia Casata. Oliver la prendeva sempre in giro
per quel motivo, le diceva che quel suo amore per il verde poteva significare
soltanto che fosse una Testurbante1 mancata e che il Cappello avesse
deciso di mandarla nella Casa di Godric solo per
farsi quattro risate e consentire a lui, giovane capitano, di trovare la
migliore cacciatrice degli ultimi vent’anni e accaparrarsela per far finalmente
sorridere la professoressa McGranitt.
Un’altra cosa che Katie detestava, in effetti, era
la Trasfigurazione. Non per colpa della vecchia insegnante, naturalmente,
perché aveva sempre avuto un certo affetto nei suoi riguardi. Era proprio
l’idea di poter cambiare ciò che la circondava che le faceva ribrezzo. Aveva
capito cosa la repellesse tanto quando anche lei stessa era cambiata per la
prima volta, ovviamente: cambiare la realtà era un potere che nessuno avrebbe dovuto avere, tantomeno lei.
Infine, Katie Bell detestava con tutto il suo
cuore l’uomo che le stava camminando accanto e che sembrava intento a farle
toccare livelli di irritazione mai provati prima. Che stesse solo camminando in
silenzio era irrilevante. La sua
stessa esistenza era un disturbo intollerabile per lei, che avrebbe tanto
voluto svegliare Katrina e far avere a lei
un bel pomeriggio rilassante in mezzo alle montagne della Romania, camminando per
cunicoli dimenticati dall’universo. Se l’avesse fatto davvero, sfortunatamente,
Ophelia e Barry si sarebbero arrabbiati al punto da metterle il muso per
settimane, come quella volta in cui aveva avuto l’incidente con quel ragazzino,
alla base.
Che esagerati, pensò,
grugnendo fra sé e sé, non l’ho certo
ammazzato.
«Bell» sbottò Malfoy, fermandosi e lanciandole
un’occhiata esasperata, le braccia larghe come se avesse voluto invitarla ad
abbracciarlo. «Per Merlino, ragazza, sento il tuo respiro sul collo, mi stai
mettendo i brividi. Neanche io volevo venire qui, ma non per questo sto proiettando
la mia aura oscura per farti morire di paura2» continuò, recuperando
i pochi passi con cui lei l’aveva superato e continuando a fissarla,
apparentemente non spaventato come aveva lasciato credere. «E non provare a
tirar fuori la cazzata del “non mi rendo conto di usare i miei poteri su di
te”, è un trucchetto che potrebbe funzionare con Potter, non con il
sottoscritto. Non sei una novellina, ormai».
Katie scoprì i denti in un ringhio irritato.
«Perché tu sei migliore di Harry, non è vero? Migliore di tutti noi» sbottò,
incrociando le braccia al petto e continuando imperterrita a camminare,
tuttavia cercando di controllare le sue stesse emozioni. In realtà non si era davvero resa conto di star proiettando
la sua aura da succubus,
ma non gliel’avrebbe mai detto, non quando avrebbe significato ammettere di
essere, in effetti, una novellina.
«Io non sono migliore di tutti voi» ammise l’uomo,
stringendosi nelle spalle ma senza distogliere lo sguardo da lei. Perché non era spaventato? «Però sono
migliore di Potter. È parecchio tardo, il ragazzo, soprattutto quando si lascia
prendere dall’ansia».
Senza riuscire ad impedirselo, Katie aprì la bocca
per ribattere, ma non trovò nulla. Lei e Malfoy si fissarono per qualche
istante e lo sguardo che si scambiarono valse molto più di una risata.
Naturalmente non si sarebbe mai permessa di sghignazzare alle spalle del suo
vecchio amico con il loro nemico comune – seppur dubitasse che Malfoy fosse
ancora alle strette con Harry – ma quel momento di ilarità non passò
completamente inosservato. Le servì qualche secondo per riacquistare il suo
cipiglio arrabbiato.
«Devi odiarmi davvero tanto» convenne lui, dopo
qualche istante di silenzio. Era accigliato ed aveva smesso di guardarla,
concentrandosi sulla strada che si stagliava davanti a loro. Non sembrava che
il tunnel fosse sul punto di finire tanto presto, l’unica fonte di luce erano
le loro bacchette, ancora tenute ben alte. «Non che io possa darti torto,
naturalmente. Anche io mi detesterei cordialmente, al tuo posto. Anzi, non ho
idea del perché io sia ancora vivo, in realtà… io mi sarei ucciso da un bel
pezzo».
Katie era… sorpresa.
Non dal fatto che lui fosse consapevole dell’odio che
lei si portava dietro e che era tutto rivolto a lui. Malfoy non era un ingenuo,
non più, e persino un idiota non avrebbe frainteso ciò che lei aveva negli
occhi, guardandolo. A sorprenderla era la tranquillità con cui aveva parlato,
quella sorta di delusione con cui aveva constatato di non essere ancora morto.
Sembrava stanco, ma di cosa?
«Non potrei mai ucciderti, Winnie non me lo
perdonerebbe» mormorò, ripetendo per l’ennesima volta quella verità di cui si
era convinta quasi due anni prima. «Sei tutto ciò che le è rimasto della sua
famiglia, soprattutto adesso».
Malfoy mormorò qualcosa, annuendo. «Quindi sono
ancora vivo perché vuoi bene a mia cugina. Eppure, conoscendo Winter dubito che
ti porterebbe alcun rancore. Mi sorprende addirittura che lei non abbia cercato di farmela pagare… perché, a quanto pare,
tutto questo» e nel dirlo la indicò con un cenno, riferendosi palesemente alla
sua nuova condizione fisica, «è colpa
mia e di quella collana».
La memoria della giovane tornò quasi di corsa a
quella mattina invernale, quando un paio di occhi grigi erano stati l’ultima
cosa di cui si era razionalmente resa conto, prima di risvegliarsi in ospedale,
circondata da medici preoccupati e davanti al vecchio zio Boris, con il suo
enorme sorriso compiaciuto.
Benvenuta,
fetiță3.
Un fiotto di irritazione le si irradiò all’altezza
dello stomaco, facendole venire la nausea. Di solito le riusciva facile dimenticare, o quantomeno illudersi di
averlo fatto. Le bastava chiudere gli occhi, pensare alla missione in corso e
andare avanti, convincendosi di non avere abbastanza tempo per lagnarsi di una
vita che non aveva potuto scegliere. In quel momento, tuttavia, trovandosi
davanti alla fonte di tutti i suoi mali…
«Oh, mi detesti davvero tanto» sbottò lui, portandosi una mano al petto con
espressione sofferente. Non stava facendo una sceneggiata senza motivo, Katie
era consapevole di star proiettando la sua rabbia con così tanta forza da far male. Il suo potere serviva per
trasmettere lussuria, le emozioni negative risultavano amplificate al punto da
essere fisicamente dolorose, per entrambe le parti coinvolte. «Non c’è bisogno
di prendersela, la mia era una constatazione. Dovrei ringraziarti, piuttosto
che chiederti perché non mi hai ancora fatto diventare una qualche bestiola».
Katie strinse i denti, tentando di calmarsi.
Rischiava di ucciderlo davvero, tanto si sentiva furiosa. «Non che la tua vita
sia tutto questo spasso, Malfoy» gli disse, in un ringhio. «Forse non dovresti
ringraziarmi, se ti avessi fatto fuori adesso saresti morto, come i tuoi
genitori».
Si zittì subito dopo aver finito la frase, il
senso di colpa a frenarle la lingua4.
Che testa
di cazzo.
Non era stato un comportamento da lei. Forse l’altra aveva preso potere dall’ultima volta, sfruttando la sua debolezza.
Nessuno meritava di sentirsi rinfacciare la propria esistenza e lei, più di chiunque altro, avrebbe
dovuto saperlo. Nessuno poteva essere incolpato per il fatto di essere
sopravvissuto ad una catastrofe, era la prima lezione che il Dottor Crave si era impegnato ad inculcarle. Certo, sentendo lui
avrebbe dovuto essere grata anche per il suo
potere, ma quello sarebbe davvero stato chiedere un po’ troppo.
Malfoy, tuttavia, non reagì come lei aveva
previsto. Non iniziò a sibilare e maledirla come se fosse stata la causa ultima
di tutti i suoi mali: lui si strinse nelle spalle, senza sorridere, e la
osservò con curiosità.
«Non guardarmi in quel modo, Bell, non ho
intenzione di lanciarti dietro una Maledizione. Quella parte della mia vita si
è fortunatamente conclusa il giorno della Battaglia di Hogwarts» la rassicurò,
pacato. «E, in fondo, hai anche ragione. La mia vita è tutto tranne che uno
spasso, in questo momento. Fino a poco tempo fa ho avuto mia madre con cui
confidarmi, adesso ho solamente Theodore e la sua fidanzata. E loro sono disgustosi, preferirei morire piuttosto
che star lì a guardarli mentre si scambiano effusioni».
Senza riuscire ad evitarlo, Katie grugnì in
assenso. Per quanto dubitasse fortemente che Theodore Nott
– lo stesso che lei aveva conosciuto ad Hogwarts – potesse essere dolce con la
sua stessa futura moglie, capiva piuttosto bene cosa Malfoy intendesse. Barry e
Ophelia sembravano diventare ogni giorno più nauseabondi, con i loro baci e
tutti quegli abbracci.
In realtà non le avrebbe dato poi tanto fastidio,
se non avessero tentato in continuazione di metterla in mezzo e trattarla come
una bambina bisognosa di attenzioni. Non lo era stata da piccola, figurarsi a
vent’anni suonati. Sapeva che le loro intenzioni erano molto più che buone e
che quel loro comportamento era dettato da sincero affetto, tuttavia c’era poco
da fare quando si veniva cresciuti in mezzo a tate e con la ferma idea che
sposarsi per amore fosse da straccioni5.
«Hai idea del perché siamo stati mandati qui?» le
chiese Malfoy, dopo qualche istante di silenzio. «Non che io mi stia
lamentando, sia chiaro, Potter è bloccato a Diagon
Alley a cercare di limitare il caos e la Granger quando siamo andati via aveva
almeno otto faldoni di documenti da leggere. Non farmi neppure iniziare con gli
altri tuoi allegri compari, rinchiusi a sezionare cadaveri o interrogare gente!»
disse, quasi allegro. «Essere spedito
in un buco della Romania con la donna che muore
dalla voglia di avere la mia testa su di un vassoio d’argento… beh, questo sì
che è entusiasmante. Poco intelligente da parte degli altri, ma entusiasmante».
Katie lo fissò incredulamente per qualche istante.
Il “che cazzo?” ben evidente nella
sua espressione. Tuttavia riuscì a riprendere il controllo di se stessa e si
schiarì la voce, raddrizzando la schiena. «Vassoio d’oro, comunque».
«Uhm?».
«Sono allergica all’argento, meglio l’oro» gli
disse, rendendosi conto troppo tardi di aver involontariamente evidenziato una
propria debolezza. Certo, non che pensasse che Malfoy potesse decidere
all’improvviso di lanciarle contro della polvere d’argento, giusto per darle
fastidio. Lei avrebbe potuto ucciderlo molto prima.
Sempre che
l’altra l’avesse voluto.
Lui emise un fischio ammirato, la mano libera in
tasca e gli occhi puntati sulla strada davanti a loro. «Quindi la storia di
vampiri e argento è vera? Voglio dire, tu sei
una specie particolare di vampiro, se le mie basilari conoscenze di Difesa sono
veritiere».
Lei non riuscì ad impedire a se stessa di
irrigidire le spalle. Non le piaceva dove stava andando a parare quella
discussione, non le piaceva che fosse stato lui
a chiedere. Non le piaceva che fossero nello stesso luogo, se proprio doveva
dirla tutta. Non le piaceva affatto, era come sventolare una ciambella
zuccherata davanti ad un ciccione a dieta.
Cos’hai
da perdere?
«Non siamo vampiri. Noi creiamo i vampiri» gli rispose, secca, lanciandogli uno sguardo
capace di gelare l’inferno. Quantomeno, lei sperò che fosse così: quando aveva
l’ansia le riusciva difficile controllare le proprie emozioni. «E i vampiri non
hanno reazioni all’argento. I negromanti sono tutti imparentati fra loro,
l’allergia all’argento è estremamente diffusa nelle nostre famiglie6
e visto che dove ci sono vampiri, di solito, ci siamo noi…» si strinse
leggermente nelle spalle. «Non è facile distinguerci dai morti».
Malfoy ghignò. «Un morto non ha mai tentato di
sedurmi, se devo esser sincero».
La vergogna la fece arrossire miseramente.
Ricordava cos’aveva fatto l’altra,
quando lui si era svegliato. Ricordava benissimo la morsa allo stomaco all’idea
di essere quasi riuscita a prenderlo,
a renderlo schiavo del suo potere esattamente com’era successo a lei. Il fatto
che avesse provato del vero disappunto nell’essere sorpresa da Ophelia la
faceva sentire un’imbecille: se avesse portato a termine quella sua assurda
opera, si sarebbe ritrovata con Malfoy attaccato alle calcagna fino alla fine
dei suoi giorni.
Ma è
comunque colpa sua se sono ridotta così, tanto vale che condivida la mia pena.
«Lei non
voleva sedurti, voleva cambiarti e punirti» lo avvisò, stringendosi nelle
spalle. «Lei sa che io non ti sopporto, penso volesse farmi un favore e
renderti nostro schiavo per l’eternità». Una parte remota di lei ridacchiò
all’immagine di Malfoy vestito da cameriere, pronto a servirle cocktail
disgustosamente dolci con ombrellini colorati. «L’immagine la diverte».
Malfoy si accigliò. «Diverte lei o diverte te?» le
chiese, curiosamente. «Non siete due persone diverse, Bell. Solo perché adesso
hai dei nuovi… impulsi, non significa certo che questi non ti appartengano. Se
non li reprimessi tanto, forse non avresti bisogno di sdoppiarti così. Non
penso ti faccia bene».
Wow, che
genio, non è quello che Crave ha detto negli ultimi
due anni, vero?
Lei stessa si accigliò al proprio sarcasmo. Le
stava sfuggendo di mano, avrebbe fatto bene a prendersi due giorni di vacanza
per andare a a Belfast e fare quattro chiacchiere con
sua madre, così da sfogare tutta l’acidità per i prossimi due mesi. Nessuno
riusciva a farla irritare come Charis, neppure il
buon vecchio Malfoy.
«Noi siamo
due persone diverse. Io non posso controllare nulla quando uso il potere»
sbottò, guardandolo con la coda dell’occhio. «Penso di sapere se lei esiste o se sono sempre io a
muovermi, Malfoy, non sono certo un’idiota».
«Non si tratta d’esser idiota, Bell» le fece
notare lui, con il suo stupido tono da saputello curioso. «Sai in quanti, dopo
la prima caduta dell’Oscuro Signore si sono convinti
di aver agito sotto Imperius, per poi scoprire, alla fine, di essere stati
mossi solo da paura folle? Mio padre mi ha raccontato storie di persone pronte
a scommettere la loro fortuna per dimostrare di non aver fatto nulla di propria
volontà, ma alla fine…» non continuò, guardandola per un lungo istante. «Tu sei
una purosangue, ti ho vista spesso alle feste, quando eravamo ragazzini7»
constatò, formulando le sue parole quasi fossero state una domanda.
«I Bell sono fra le famiglie più influenti
d’Irlanda, non sei l’unico con un pedigree immacolato» gli fece notare, più
irritata di quanto una brava grifondoro per nulla
attaccata alle questioni di sangue avrebbe dovuto essere. La vecchia spocchia
di suo padre veniva fuori nei momenti meno opportuni, soprattutto da quando
aveva smesso d’esser circondata da altri Grifondoro dal cuore d’oro. «Qual è il
tuo punto?».
«Ti ricordi i Flamming?
Harold Flamming?».
Ovviamente lei lo
ricordava, la storia di quell’uomo era stata sulla bocca di tutti per anni. Apparentemente dal cuore d’oro,
durante la guerra era diventato il responsabile della deportazione e
dell’omicidio di almeno una sessantina fra Babbani e Sanguesporco.
No, non sanguesporco.
Si
chiamavano Nati Babbani, maledizione.
Quando Lord Voldemort era caduto, Lord Flamming era stato arrestato dagli Auror
e condotto ad Azkaban per direttissima ma, complici le sue dichiarazioni di
innocenza e la testimonianza positiva di chiunque
avesse mai avuto a che fare con lui, lo stesso Barty
Sr gli aveva
concesso l’interrogatorio sotto Veritaserum, convinto che sarebbe risultato positivo
all’Incanto Imperius.
Con sorpresa di tutti – anche di Flamming stesso – il risultato aveva dimostrato che lui non
fosse mai stato sottoposto ad alcun controllo della mente, nonostante fosse
sinceramente disgustato dal comportamento che aveva tenuto e si continuasse a
dichiarare totalmente innocente.
Il senso di colpa fu tale da spingerlo al suicidio
prima ancora che la condanna al bacio
potesse essere emanata ufficialmente. Era stato il mentore del Dottor Crave a spiegare e lui – e lui poi lo aveva spiegato a
Katie - che il suo era stato un distacco emotivo8 generato
dal puro terrore di essere colpito dai Mangiamorte e che il suo agire in modo
tanto sconsiderato non era da imputare a vera cattiveria ma, piuttosto,
all’orrore.
Katie sentì le orecchie fischiare, quando realizzò
il perché di quel riferimento.
«Io non ho creato
Katrina per tenere la coscienza pulita».
«Certo che no. Neppure Flamming
aveva agito di propria volontà, dopotutto, no?».
Irritata, Katie si fermò e incrociò le braccia al
petto. «Vuoi proprio farti ammazzare, Malfoy?» gli chiese, irritata a morte e
tentata di iniziare a sbattere il piede per terra come se avesse avuto ancora
cinque anni. «Siamo stati mandati a cercare quel fottuto Necromicon perché tutti gli altri
erano necessari altrove. Tu, nello specifico, sei stato mandato perché non potevano lasciarti solo, di certo
non perché sei utile a qualcosa. Harry è un Auror,
Hermione è l’unica che capisce qualcosa in tutti quei documenti, Barry e
Ophelia stanno sezionando cadaveri e Winnie… lei è meglio che resti al sicuro e
interroghi i testimoni, visto che suo padre è ancora a spasso. A cosa servi tu?».
Cogliendola di sorpresa, lui sorrise.
Il
bastardo aveva anche il coraggio di sorridere in faccia alla Morte.
«Io sono quello che non ha niente da perdere,
Bell» le fece notare, tranquillo. «E sono anche… uhm… credo che tu mi abbia
definito Creatore. Credi davvero che
non avrebbero potuto trovare altro da farmi fare? Volevano che venissi con te. Forse mi vogliono morto, forse
vogliono portarti al limite della sopportazione e farti avere un crollo… forse
sperano che io sia abbastanza fastidioso da salvarti la vita, dopo averti
condannata».
«E questo cosa cazzo
dovrebbe-» si fermò a metà del suo sproloqui, allargando gli occhi con fare
piuttosto comico ed afferrando Malfoy per il braccio in una presa d’acciaio.
«Non voltarti» lo avvisò, sentendo il gelo più acuto prendere possesso di lei.
Mai come in quel momento ringraziò di non essere andata in missione con Ophelia
o con qualcuno degli altri, nessuno di loro sarebbe rimasto a sentirla e si
sarebbero girati immediatamente. Malfoy, invece, aveva un briciolo di spirito
di sopravvivenza.
«Cosa c’è? Ci stanno seguendo?» le domandò, il
tono calmo, talmente pacifico che per un momento lei si chiese se non avesse
appena tentato di conversare sul tempo. L’unica cosa capace di tradire la sua
reale ansia fu la piega delle sue labbra, decisamente lontana dal sorrisino
sbruffone che le aveva dedicato fino a poco prima. «Non ho sentito rumore e le
bacchette non hanno proiettato alcun tipo di ombra. E so per certo che tu hai
lanciato un incantesimo d’allarme per evitare proprio che ci seguissero».
Intelligente,
credevo non se ne fosse accorto.
Senza perdere tempo in riconoscergli talenti
dettati probabilmente dal suo passato da fuorilegge, Katie tenne gli occhi
puntati sulla bestia che li aveva
seguiti, fermandosi indisturbata a pochi passi di distanza da loro per
osservarli come se fossero stati creature molto simpatiche e curiose. «I Morti
non fanno rumore e non producono ombre, Malfoy» gli spiegò, cercando di imitare
la tranquillità con cui lui aveva parlato. Scatti violenti o nervosi avrebbero
potuto agitarlo. «E sta pur certo che non c’è incantesimo d’allarme che possa
seguire un cuore che non batte da… ad occhio e croce direi mille e seicento
anni».
«Che cosa?».
Lei lo zittì con il sorriso, scagliandogli
un’occhiata tanto veloce quanto gelida. «Siamo seguiti da un Richiamato, uno…
uhm… credo voi lo chiamate Zombie. Stando ai miei calcoli dovrebbe risalire al
primo Medioevo, ma potrei sbagliarmi di un paio di centinaia d’anni, dovrei
toccarlo. Quelli così vecchi sono difficili da domare».
«Sì, tutto molto interessante», fortunatamente lui
era riuscito a riprendere parte del suo controllo. «Credi voglia farci del
male? Puoi controllarlo in qualche modo?».
«Se tu fossi a digiuno da mille e seicento anni e
ti si presentasse davanti un arrosto di maiale ben cotto e con le patate,
vorresti mangiarlo oppure vorresti dargli una pacca sulla spalla e
accompagnarlo verso un’uscita sicura?» gli chiese, sarcastica. «Certo che vuole farci male!» sbottò, più
acida e meno controllata del dovuto. «Potrei provare a controllarlo, ma con le creature così antiche è parecchio
difficile. Non ho idea di chi sia il suo Padrone, non posso semplicemente
andare lì e reclamarlo. Forse potrei… no,
niente da fare».
La creatura che era rimasta ad osservarli da poco
lontano aveva la pelle ridotta ad un velo di carta crespa dello stesso colore
della senape andata a male, le sue labbra erano sparite sotto ai denti,
scoperti e aguzzi, le orbite oculari erano vuote e buie, con un liquido denso e
nero che vi usciva goccia a goccia, colando lungo i corpi rinsecchiti e ossuti.
Era strabiliante che una mummia si fosse mantenuta così bene senza evidenti tracce di
intervento umano, figurarsi cinque
mummie! Ed erano tutte controllate dallo
stesso negromante! Eccezionale, davvero-
Terribile. Era
terribile. Cinque Richiamati non erano uno scherzo da poco e lei non li aveva
neppure sentiti arrivare, non aveva ancora conosciuto Negromante che fosse
capace di tenerli sotto controllo. L’unica traccia di una situazione simile era
stata lasciata da Sisifo in persona,
ma se lui fosse davvero ritornato lei lo avrebbe scoperto, non c’era modo che
una creatura simile si risvegliasse senza che gli equilibri del mondo ne
risultassero completamente sconvolti.
Ma allora chi?
Avrebbe dovuto trovare quel negromante,
sottomettersi. Era palesemente più forte di lei, non c’era altra strada se non
piegarsi a lui – o lei, ovviamente – e supplicare affinché le venisse fatta
salva l’anima, così da poter continuare a servirlo nel modo che avesse ritenuto
migliore. Sì, era la scelta giusta,
senza ombra di dubbio. Avrebbe dovuto vendersi, ma non sarebbe stato un
problema. Era suo dovere. Era un onore. Solo così avrebbe rispettato
l’Ordine della Madre.
«ll… Bell!... KATIE!».
Fu lo strattone di Malfoy a farla tornare
bruscamente in sé, giusto un attimo prima che si lanciasse fra le fauci di
cinque bestie pronte a sbranarla e con le fauci già ben spalancate. Se ancora
non l’avevano presa era solo grazie allo scudo evocato da Malfoy, nel panico
totale a pochi centimetri da lei. Aveva ancora il braccio libero intorno alle
sue spalle e la stava tirando indietro con tutta la sua forza, nonostante ci
fosse il rischio di perderla e, allora, condannarli entrambi.
Non posso
fargli avere tutta la gloria.
«Ah, cac naofa!9
Sono quasi caduta vittima del mio stesso, dannatissimo incantesimo!» si lagnò,
disgustata dalla sua stessa debolezza e colpita nell’orgoglio per l’essersi
quasi sottomessa ad uno sconosciuto solo apparentemente
più forte di lei. Nessuno poteva decidere cosa avrebbe dovuto fare, non più.
«Fa’ qualcosa, per Merlino!» le ordinò – anche se
sembrò più una supplica a quel punto – Malfoy, arretrando di un passo a causa
dei colpi che ancora il suo scudo stava subendo. Le creature si stavano
semplicemente avvicinando, eppure
erano capaci di far tremare un mago adulto e ben versato nelle arti oscure.
«Bell!».
«Devo concentrarmi, non posso semplicemente
chiamare l’altra, cazzo!» strillò lei, chiudendo gli occhi nel disperato
tentativo di recuperare abbastanza calma da poter realizzare il cambiamento.
«Tienili occupati!».
«Come faccio
a tenerli occupati, maledizione? Bell, non c’è nessuna Katrina! Ci sei solo tu, tu e il tuo dannatissimo potere! Hai
bisogno di forza? Usa la mia! Succhia via tutta la mia energia vitale come una
dannata sanguisuga se necessario, ma fa’
qualcosa! Non c’è un alter ego pronto a salvarti le chiappe, non sei un
dannato supereroe babbano».
Ci sei
solo tu.
No, non è
vero, c’è Katrina.
Katrina non sembrava voler prendere il suo posto.
C’era silenzio dentro di lei ed era un silenzio che non riusciva a spiegarsi.
«Bell!».
«Non ci riesco, sono… sono bloccata!».
Lo scudo era ogni secondo più debole, il braccio
di Malfoy tremava in modo incontrollato. Sembrava passato più tempo dei pochi
secondi che lei credeva fossero
trascorsi e la cosa non le piacque affatto. Stava perdendo conoscenza, forse?
Stava decisamente perdendo
conoscenza, non ricordava di essere finita in ginocchio. E il rumore delle
bestie era ad ogni secondo più forte, perché loro erano vicine anche se lei non
ricordava di averle viste muoversi. Sentiva una pressione all’altezza del
petto, una pressione che stava diventando insopportabile, un dolore sordo che
le imponeva di piegarsi, di sottomettersi.
Obbedisci,
obbedisci, OBBEDISCI!
«NO!» urlò
così forte che i suoi polmoni sembrarono sul punto di esplodere, dando un pugno
al suolo per guadagnare un minimo di controllo su se stessa. Malfoy sembrava
sul punto di cedere, ma ebbe abbastanza sangue freddo da guardarla come se
fosse impazzita. Ma lei non era pazza, oh no.
Volevano farglielo credere, per poterla sottomettere meglio.
Katrina era pazza, per questo lei era caduta, si era sottomessa. Per questo
sentiva quella pressione nel petto. Era lei,
che la implorava di seguirla, di cedere e sottomettersi al Negromante più
forte, di supplicare per la loro sopravvivenza.
Lo
stronzo non sa che gli Irlandesi sono peggio degli Ippogrifi.
Sapeva che non avrebbe avuto indietro Katrina,
quella parte di lei era stata assorbita da chiunque stesse cercando di
controllarla, strappata via perché, sì,
era uno schermo che era stato creato per proteggere se stessa da quel potere
che non aveva chiesto, ne era sempre stata consapevole, ma era anche
una difesa per gli altri. Dividere il
suo potere fra due entità era stata la diga che la sua anima aveva creato per
evitare che il flusso di magia incontrollato potesse distruggerla dall’interno,
non essendo cresciuta con la preparazione adeguata. Per evitare che potesse
distruggere gli altri.
Chiunque l’avesse appena attaccata, aveva
scambiato la diga per il fiume e
l’aveva distrutto.
Beh, buon
compleanno stronzo, hai enormi problemi in arrivo.
Con un ringhio animalesco, Katie puntò un piede a
terra e si spinse fino a rialzarsi, le ginocchia sul punto di cedere allo
sforzo, la testa sul punto di esplodere perché divisa fra l’ordine di
sottomettersi e la volontà di restare,
di combattere fino alla fine.
Ma la diga c’era ancora. Nell’angolo più nascosto
di lei, l’ordine di sottomettersi le impediva di reagire e attingere all’Oscurità.
«Tu,
con gli occhi neri, devi andare a cercare il libro nella montagna».
«Eddie,
cosa deve fare?».
«Deve
portare solo il signore con i capelli bianchi, ma è un segreto, altrimenti lui
non vuole più andare».
«Malfoy» sbottò, guardando l’uomo con furia cieca.
In quel momento era chiaro perché la
bambina avesse chiesto che fosse proprio lui a seguirla e perché li avesse
obbligati a non riferirglielo. Lui le serviva. «Malfoy, prima hai detto una
cosa».
«Cosa? Bell, non abbiamo tempo per gli indovinelli
del cazzo, questi ci mangiano!».
«Tu sei il mio Auctor, il mio Creatore, tu hai
liberato il mio potere la prima volta, quando la tua collana mi ha quasi
uccisa» sbottò, deglutendo quello che avrebbe potuto essere il suo cuore, un
pezzo d’intestino o la sua anima. «Il mio potere è legato a te ed ora io ho bisogno che tu lo faccia di nuovo.
Devi… devi spezzare la diga» gli mormorò, afferrando il suo braccio libero per
potersi reggere in piedi.
Obbedisci!
Obbedisci!
«Cosa devo fare? Non ho collane maledette con me,
sai? Non posso semplicemente ucciderti, maledizione
Bell! Lo scudo sta per cedere, parla chiaro!» la supplicò, stringendo i denti
nel vano tentativo di resistere ai colpi delle creature che, imperterrite,
avevano continuato ad avanzare, sempre più velocemente e con sempre più fame e
violenza. «Katie!».
«Sono una succubus, testa di
cazzo» mugugnò la negromante, mentre una piccolissima parte di lei arrossiva
miseramente al pensiero di cosa avrebbe dovuto fare. «Non è niente di
personale» lo avvisò, tirandolo verso di sé fino a poter posare le labbra sulle
sue in un bacio che non avrebbe mai pensato
di dare proprio a lui. In realtà non pensava che avrebbe più baciato qualcuno,
e basta. Ma che fosse Malfoy era letteralmente fuori da qualunque sua
previsione.
Che poi lui si fosse lasciato prendere la mano e
fosse finito a stringerla a sé come se fosse stata la sua unica fonte
d’ossigeno, piegandosi per renderle la vicinanza più semplice e prolungare un
contatto che non sarebbe dovuto esistere…
Katie, tuttavia, non si sentiva piena di
repulsione. Non provava alcun desiderio d’allontanarsi da lui, di spingerlo via
e schiantarlo fino a fargli dimenticare il suo stesso nome.
Oh, no.
La pressione nel suo petto era cresciuta fino a
schiacciarla, ma non era più gelida,
non era più una massa ghiacciata sul suo cuore, tutt’altro. C’era lava nelle
sue vene, acido sulle sue labbra, la Morte non era più il pericolo da contenere
ma una passione, una pulsione più
forte di qualunque cosa lei avesse mai provato.
La Morte era vita,
per lei, non poteva più spingerla via.
La diga
era caduta10.
Per la prima volta in due anni, Katie scoppiò a
ridere di cuore, ancora premuta contro Malfoy, quasi soffocata dalla sua presa
ma per nulla tentata dall’idea di allontanarlo, le labbra contro le sue mentre
assorbiva la sua energia come se fosse stato il suo nuovo sole.
Lui l’aveva creata e in quel momento la stava
facendo risorgere come una fenice.
Katie rise più forte, spingendo Draco di lato e
voltandosi finalmente a fronteggiare il suo vero nemico. Sapeva che i suoi
occhi erano cambiati, ma di Katrina non c’era neppure l’ombra. Il potere
scorreva in lei come il sangue, la inebriava piuttosto che avvelenarla, la
spingeva in alto e non più a terra.
Katrina non c’era più e della vecchia Katie non
era davvero rimasto nulla.
«Bell» la chiamò Malfoy, caduto in ginocchio poco
lontano, evidentemente provato a causa di tutta l’energia vitale persa ma con
una scintilla oscura nello sguardo, un desiderio di vendetta che lei poteva capire benissimo. Le sue
labbra erano gonfie, i capelli scompigliati: nulla avrebbe potuto rendere più
forte il suo potere succube. Lui la
stava rendendo forte. L’aveva resa forte dal primo momento, ma lei non l’aveva
capito.
Katie lo aveva odiato, Katrina ne era rimasta
affascinata.
La Negromante
gli era riconoscente.
«Bell, falli
a pezzi».
La Negromante sorrise, consapevole di essere uno
spettacolo a dir poco agghiacciante ma per nulla sorpresa dal fatto che lui non
fosse terrorizzato. Come poteva, quando era stato lui a crearla?
«Con immenso piacere».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Ed ecco la nuova OTP che
nessuno aveva chiesto.
Proporrei #Dratie, ma in teoria Katie non c’è più. Magari #Malbell? Ha una vibrazione agrodolce, lo adoro.
Sì. È un gran casino.
Sì. Li adoro.
Vai Negromante, falli a
pezzi.
(Katie è morta, sì).
Punti importanti:
» *
- È difficile ballare con un diavolo
sulla schiena, quindi scuotilo via/ perché
ho finito con il mio cuore sgraziato/ quindi stanotte lo taglierò fuori e lo
riavvierò/ Perché mi piace tenere a bada i miei problemi/ È sempre più buio
prima dell’alba. Questa è una delle mie canzoni preferite e da quando ho
iniziato a scrivere questa fanfiction ho aspettato il
momento giusto per tirarla fuori! Ero indecisa se usarla per Katie o per
Winnie, ma questo capitolo ha preteso questa canzone. Potrebbe tornare anche
nel prossimo, in realtà, chi lo sa!
» 1
– Uno dei miei tanti headcanon per Katie e per
gli altri. Katie è figlia unica di stirpe purosangue, i suoi genitori non si sono
uniti a Voldemort solo per una questione di interessi, aiutandolo probabilmente
da dietro le quinte. Katie, quindi, è cresciuta in un ambiente razzista ma è
stata abbastanza forte – o testarda? – da venirne fuori. Mi piace pensare a lei
come ad una nuova Sirius, soprattutto a causa della relazione con sua madre.
Diversamente da Sirius, però, lei non ha mai “esagerato” e non è stata mai
cacciata. In effetti lei non è stata una testurbante
per una questione di pochi secondi, si è imposta con così tanta forza al
Cappello da non lasciargli modo di pensare
di mandarla a Serpeverde. Tutto pur di irritare mammina cara.
» 2
– Come ho già detto, Katie è una negromante particolare, una Succubus capace
di sfruttare la lussuria ed altre emozioni per attirare vittime da usare come “carburante”
per i suoi giochini con i morti. Lei sta involontariamente proiettando le sue
emozioni su Draco, che tuttavia non ha intenzione di sopportare le sue
stronzate, detta molto finemente. #DracoTakesNoneOfYourShitKatie
» 3
– “Figliola”, in rumeno. Come ho già detto, la famiglia materna di Katie
(quella di negromanti) è rumena, motivo per cui spesso e volentieri ci sono dei
riferimenti a termini in questa lingua. Solitamente, comunque, i negromanti
usano il latino (Es. Katie parla di transitio per il suo cambiamento e di Auctor per Malfoy, perché lui ha
causato detto cambiamento).
» 4
– Katie apre spesso la bocca senza pensare, soprattutto da quando il suo background culturale è cambiato. Il suo
controllo si è ridotto ulteriormente da quando ha ottenuto i suoi poteri, perché
il problemino della personalità multipla è difficile da gestire.
» 5
– Come ho già detto, Katie viene da una classica famiglia purosague.
Classica nel senso che i Bell sono i tipici Malfoy di belle speranze, senza l’oscurità
che far parte dei mangiamorte comporta. Sua madre l’ha detestata dal momento
stesso in cui ha scoperto che fosse una femmina ed il suo odio è solo aumentato
quando Katie non ha mostrato alcun potere da Negromante (esattamente come lei! La
madre di Katie non ha i poteri e sperava che sua figlia li ereditasse, cosa che
poi ha fatto, ma da bambina era
normalissima, con suo grande orrore). Katie è cresciuta con decine di tate e
sentendosi dire cose come “Sei ingrassata, Trina”, “Ancora sporca di fango, Trina?
Come i maiali”, “Quella è una divisa da Quidditch?????”.
» 6
– Negromanti is the new famiglie reali europee dei
primi del ‘900. Così come nel secolo scorso le famiglie reali d’Europa, essendo
tutte imparentate in un modo o nell’altro alla Regina Victoria, erano
flagellate dall’anemia, allo stesso modo i negromanti sono perseguitati dall’allergia
all’argento, cosa che ha portato alle leggende sui vampiri e l’argento. Non è
niente di importante, ma questo dettaglio mi ha entusiasmata da morire dal
primo momento.
» 7
– Altro Headcanon, Katie e Malfoy alle stesse feste,
crescendo, ma lui al centro dell’attenzione e lei messa all’angolo per guardare
tutti malissimo e vantarsi dei suoi amici sanguesporco
e traditori del loro sangue. Era una cosa che faceva impazzire sua madre. Katie ha smesso di andare a queste feste una
volta compiuti quindici anni, prima del ritorno di Voldemort.
» 8 – Come ho detto spesso, io non sono una psicologa, non studio psicologia o cose simili. Distacco emotivo è qualcosa che si presenta quando si agisce senza provare emozioni, muovendosi come un automa. Spesso ci si dimentica anche di ciò che si è fatto, subito dopo. Il povero Lord l’ha presa malissimo e Draco è piuttosto convinto che Katie abbia la stessa cosa.
» 9 – Sarebbe un “porca
puttana” in gaelico. Katie è un fiore delicato che merita protezione.
» 10 – Bene, cerchiamo di capire questa cosa della diga, perché potrebbe essere parecchio difficile da digerire. Quello che è successo a Katie verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo, ma ora voglio che voi immaginate un fiume. Ora, questo fiume nasce all’improvviso, dopo un terremoto (il terremoto è la “morte” di Katie causata dalla collana), e il rischio è che ci sia un allagamento di massa che potrebbe distruggere non solo l’ambiente (quindi Katie) ma anche le persone che ci vivono (chi la circonda). Per cercare di limitare i danni e fare in modo che l’ecosistema si adegui a questa nuova situazione, si costruisce una diga (che a questo punto è Katrina) che cerca di limitare la portata del fiume per consentire al mondo di adeguarsi. Così abbiamo il fiumiciattolo (Katie stessa), la diga (Katrina, che interviene quando la pressione aumenta e rilascia un po’ di potere alla volta) e poi abbiamo il fiume vero e proprio. Chiunque avesse mandato quei cinque zombie ha distrutto la diga, convinto che non ci fosse nulla dietro, senza sapere di aver invece liberato il vero mostro. Katrina, quindi, non è “un’altra persona”, come credevano tutti. E non è vero che Katie non si rendeva conto di lei. Katrina stava difendendo Katie e gli altri dalla negromante, che invece ha finalmente preso il suo posto al mondo. È importante che capiate una cosa: Katrina non esiste, è un qualcosa che è stato costruito. Katie non esiste più, era solo uno spettro di se stessa che restava lì come una facciata. La negromante è una persona completamente diversa che adesso vuole fare un po’ di casino. Se guardate bene ai capitoli precedenti (soprattutto questo e quello subito precedente), noterete che Katie non parla mai di Katrina, ma dell’altra, così come Edelweiss non fa mai direttamente il nome di Katrina. So che ci sono dei fan di Doctor Who (❤) tra di voi: immaginate la negromante come una rigenerazione di Katie, uguale ma diversa. Katrina è una cosa intermedia, più come quel Ten “umano” che poi è andato a vivere con Rose.
Spero di essermi spiegata! Nel caso, sono pronta a qualunque
domanda!
Sì, se ve lo state chiedendo io vi posso già dire che la
Malbell era in programma fin dall’inizio. Mi dispiace per le Dramione in giro, ma stavolta mi sono fatta predere la mano. E per Hermione ho altri piani.
Draco
ha bisogno di qualcuno pronto a dirgli in faccia quanto è testa di cazzo, pur
comprendendo il suo stile di vita. E “la
negromante” ha bisogno di qualcuno che non abbia paura di lei.
#OTP
Vi
aspetto tutti lunedì prossimo!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie