Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Marne    22/05/2017    6 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LErede del Male.


 

“And it's hard to dance with a devil on your back
So shake him off, oh whoa

'Cause I am done with my graceless heart
So tonight I'm gonna cut it out and then restart
'Cause I like to keep my issues strong
It's always darkest before the dawn.*”.



[Florence and the Machine – Shake it out]

                                  

 

Atto VII, Parte II –  Il Trionfo della Negromante

 

 

 

C’erano tante cose che Katie Bell detestava.

Per esempio, aveva sempre detestato anche il semplice odore del latte caldo: le dava l’impressione di qualcosa di stantio, troppo dolce per poter essere assaggiato o troppo acidulo per risultare piacevole. Oppure, non le piaceva per niente il colore rosso: stare sette anni nella casa di Grifondoro era stata quasi una tortura e alla fine aveva continuato ad indossare le sue vecchie felpe più per capriccio ed abitudine che per vero attaccamento alla sua vecchia Casata. Oliver la prendeva sempre in giro per quel motivo, le diceva che quel suo amore per il verde poteva significare soltanto che fosse una Testurbante1 mancata e che il Cappello avesse deciso di mandarla nella Casa di Godric solo per farsi quattro risate e consentire a lui, giovane capitano, di trovare la migliore cacciatrice degli ultimi vent’anni e accaparrarsela per far finalmente sorridere la professoressa McGranitt.

Un’altra cosa che Katie detestava, in effetti, era la Trasfigurazione. Non per colpa della vecchia insegnante, naturalmente, perché aveva sempre avuto un certo affetto nei suoi riguardi. Era proprio l’idea di poter cambiare ciò che la circondava che le faceva ribrezzo. Aveva capito cosa la repellesse tanto quando anche lei stessa era cambiata per la prima volta, ovviamente: cambiare la realtà era un potere che nessuno avrebbe dovuto avere, tantomeno lei.

Infine, Katie Bell detestava con tutto il suo cuore l’uomo che le stava camminando accanto e che sembrava intento a farle toccare livelli di irritazione mai provati prima. Che stesse solo camminando in silenzio era irrilevante. La sua stessa esistenza era un disturbo intollerabile per lei, che avrebbe tanto voluto svegliare Katrina e far avere a lei un bel pomeriggio rilassante in mezzo alle montagne della Romania, camminando per cunicoli dimenticati dall’universo. Se l’avesse fatto davvero, sfortunatamente, Ophelia e Barry si sarebbero arrabbiati al punto da metterle il muso per settimane, come quella volta in cui aveva avuto l’incidente con quel ragazzino, alla base.

Che esagerati, pensò, grugnendo fra sé e sé, non l’ho certo ammazzato.

«Bell» sbottò Malfoy, fermandosi e lanciandole un’occhiata esasperata, le braccia larghe come se avesse voluto invitarla ad abbracciarlo. «Per Merlino, ragazza, sento il tuo respiro sul collo, mi stai mettendo i brividi. Neanche io volevo venire qui, ma non per questo sto proiettando la mia aura oscura per farti morire di paura2» continuò, recuperando i pochi passi con cui lei l’aveva superato e continuando a fissarla, apparentemente non spaventato come aveva lasciato credere. «E non provare a tirar fuori la cazzata del “non mi rendo conto di usare i miei poteri su di te”, è un trucchetto che potrebbe funzionare con Potter, non con il sottoscritto. Non sei una novellina, ormai».

Katie scoprì i denti in un ringhio irritato. «Perché tu sei migliore di Harry, non è vero? Migliore di tutti noi» sbottò, incrociando le braccia al petto e continuando imperterrita a camminare, tuttavia cercando di controllare le sue stesse emozioni. In realtà non si era davvero resa conto di star proiettando la sua aura da succubus, ma non gliel’avrebbe mai detto, non quando avrebbe significato ammettere di essere, in effetti, una novellina.

«Io non sono migliore di tutti voi» ammise l’uomo, stringendosi nelle spalle ma senza distogliere lo sguardo da lei. Perché non era spaventato? «Però sono migliore di Potter. È parecchio tardo, il ragazzo, soprattutto quando si lascia prendere dall’ansia».

Senza riuscire ad impedirselo, Katie aprì la bocca per ribattere, ma non trovò nulla. Lei e Malfoy si fissarono per qualche istante e lo sguardo che si scambiarono valse molto più di una risata. Naturalmente non si sarebbe mai permessa di sghignazzare alle spalle del suo vecchio amico con il loro nemico comune – seppur dubitasse che Malfoy fosse ancora alle strette con Harry – ma quel momento di ilarità non passò completamente inosservato. Le servì qualche secondo per riacquistare il suo cipiglio arrabbiato.

«Devi odiarmi davvero tanto» convenne lui, dopo qualche istante di silenzio. Era accigliato ed aveva smesso di guardarla, concentrandosi sulla strada che si stagliava davanti a loro. Non sembrava che il tunnel fosse sul punto di finire tanto presto, l’unica fonte di luce erano le loro bacchette, ancora tenute ben alte. «Non che io possa darti torto, naturalmente. Anche io mi detesterei cordialmente, al tuo posto. Anzi, non ho idea del perché io sia ancora vivo, in realtà… io mi sarei ucciso da un bel pezzo».

Katie era… sorpresa.

Non dal fatto che lui fosse consapevole dell’odio che lei si portava dietro e che era tutto rivolto a lui. Malfoy non era un ingenuo, non più, e persino un idiota non avrebbe frainteso ciò che lei aveva negli occhi, guardandolo. A sorprenderla era la tranquillità con cui aveva parlato, quella sorta di delusione con cui aveva constatato di non essere ancora morto. Sembrava stanco, ma di cosa?

«Non potrei mai ucciderti, Winnie non me lo perdonerebbe» mormorò, ripetendo per l’ennesima volta quella verità di cui si era convinta quasi due anni prima. «Sei tutto ciò che le è rimasto della sua famiglia, soprattutto adesso».

Malfoy mormorò qualcosa, annuendo. «Quindi sono ancora vivo perché vuoi bene a mia cugina. Eppure, conoscendo Winter dubito che ti porterebbe alcun rancore. Mi sorprende addirittura che lei non abbia cercato di farmela pagare… perché, a quanto pare, tutto questo» e nel dirlo la indicò con un cenno, riferendosi palesemente alla sua nuova condizione fisica, «è colpa mia e di quella collana».

La memoria della giovane tornò quasi di corsa a quella mattina invernale, quando un paio di occhi grigi erano stati l’ultima cosa di cui si era razionalmente resa conto, prima di risvegliarsi in ospedale, circondata da medici preoccupati e davanti al vecchio zio Boris, con il suo enorme sorriso compiaciuto.

Benvenuta, fetiță3.

Un fiotto di irritazione le si irradiò all’altezza dello stomaco, facendole venire la nausea. Di solito le riusciva facile dimenticare, o quantomeno illudersi di averlo fatto. Le bastava chiudere gli occhi, pensare alla missione in corso e andare avanti, convincendosi di non avere abbastanza tempo per lagnarsi di una vita che non aveva potuto scegliere. In quel momento, tuttavia, trovandosi davanti alla fonte di tutti i suoi mali…

«Oh, mi detesti davvero tanto» sbottò lui, portandosi una mano al petto con espressione sofferente. Non stava facendo una sceneggiata senza motivo, Katie era consapevole di star proiettando la sua rabbia con così tanta forza da far male. Il suo potere serviva per trasmettere lussuria, le emozioni negative risultavano amplificate al punto da essere fisicamente dolorose, per entrambe le parti coinvolte. «Non c’è bisogno di prendersela, la mia era una constatazione. Dovrei ringraziarti, piuttosto che chiederti perché non mi hai ancora fatto diventare una qualche bestiola».

Katie strinse i denti, tentando di calmarsi. Rischiava di ucciderlo davvero, tanto si sentiva furiosa. «Non che la tua vita sia tutto questo spasso, Malfoy» gli disse, in un ringhio. «Forse non dovresti ringraziarmi, se ti avessi fatto fuori adesso saresti morto, come i tuoi genitori».

Si zittì subito dopo aver finito la frase, il senso di colpa a frenarle la lingua4.

Che testa di cazzo.

Non era stato un comportamento da lei. Forse l’altra aveva preso potere dall’ultima volta, sfruttando la sua debolezza. Nessuno meritava di sentirsi rinfacciare la propria esistenza e lei, più di chiunque altro, avrebbe dovuto saperlo. Nessuno poteva essere incolpato per il fatto di essere sopravvissuto ad una catastrofe, era la prima lezione che il Dottor Crave si era impegnato ad inculcarle. Certo, sentendo lui avrebbe dovuto essere grata anche per il suo potere, ma quello sarebbe davvero stato chiedere un po’ troppo.

Malfoy, tuttavia, non reagì come lei aveva previsto. Non iniziò a sibilare e maledirla come se fosse stata la causa ultima di tutti i suoi mali: lui si strinse nelle spalle, senza sorridere, e la osservò con curiosità.

«Non guardarmi in quel modo, Bell, non ho intenzione di lanciarti dietro una Maledizione. Quella parte della mia vita si è fortunatamente conclusa il giorno della Battaglia di Hogwarts» la rassicurò, pacato. «E, in fondo, hai anche ragione. La mia vita è tutto tranne che uno spasso, in questo momento. Fino a poco tempo fa ho avuto mia madre con cui confidarmi, adesso ho solamente Theodore e la sua fidanzata. E loro sono disgustosi, preferirei morire piuttosto che star lì a guardarli mentre si scambiano effusioni».

Senza riuscire ad evitarlo, Katie grugnì in assenso. Per quanto dubitasse fortemente che Theodore Nott – lo stesso che lei aveva conosciuto ad Hogwarts – potesse essere dolce con la sua stessa futura moglie, capiva piuttosto bene cosa Malfoy intendesse. Barry e Ophelia sembravano diventare ogni giorno più nauseabondi, con i loro baci e tutti quegli abbracci.

In realtà non le avrebbe dato poi tanto fastidio, se non avessero tentato in continuazione di metterla in mezzo e trattarla come una bambina bisognosa di attenzioni. Non lo era stata da piccola, figurarsi a vent’anni suonati. Sapeva che le loro intenzioni erano molto più che buone e che quel loro comportamento era dettato da sincero affetto, tuttavia c’era poco da fare quando si veniva cresciuti in mezzo a tate e con la ferma idea che sposarsi per amore fosse da straccioni5.

«Hai idea del perché siamo stati mandati qui?» le chiese Malfoy, dopo qualche istante di silenzio. «Non che io mi stia lamentando, sia chiaro, Potter è bloccato a Diagon Alley a cercare di limitare il caos e la Granger quando siamo andati via aveva almeno otto faldoni di documenti da leggere. Non farmi neppure iniziare con gli altri tuoi allegri compari, rinchiusi a sezionare cadaveri o interrogare gente!» disse, quasi allegro. «Essere spedito in un buco della Romania con la donna che muore dalla voglia di avere la mia testa su di un vassoio d’argento… beh, questo sì che è entusiasmante. Poco intelligente da parte degli altri, ma entusiasmante».

Katie lo fissò incredulamente per qualche istante. Il “che cazzo?” ben evidente nella sua espressione. Tuttavia riuscì a riprendere il controllo di se stessa e si schiarì la voce, raddrizzando la schiena. «Vassoio d’oro, comunque».

«Uhm?».

«Sono allergica all’argento, meglio l’oro» gli disse, rendendosi conto troppo tardi di aver involontariamente evidenziato una propria debolezza. Certo, non che pensasse che Malfoy potesse decidere all’improvviso di lanciarle contro della polvere d’argento, giusto per darle fastidio. Lei avrebbe potuto ucciderlo molto prima.

Sempre che l’altra l’avesse voluto.

Lui emise un fischio ammirato, la mano libera in tasca e gli occhi puntati sulla strada davanti a loro. «Quindi la storia di vampiri e argento è vera? Voglio dire, tu sei una specie particolare di vampiro, se le mie basilari conoscenze di Difesa sono veritiere».

Lei non riuscì ad impedire a se stessa di irrigidire le spalle. Non le piaceva dove stava andando a parare quella discussione, non le piaceva che fosse stato lui a chiedere. Non le piaceva che fossero nello stesso luogo, se proprio doveva dirla tutta. Non le piaceva affatto, era come sventolare una ciambella zuccherata davanti ad un ciccione a dieta.

Cos’hai da perdere?

«Non siamo vampiri. Noi creiamo i vampiri» gli rispose, secca, lanciandogli uno sguardo capace di gelare l’inferno. Quantomeno, lei sperò che fosse così: quando aveva l’ansia le riusciva difficile controllare le proprie emozioni. «E i vampiri non hanno reazioni all’argento. I negromanti sono tutti imparentati fra loro, l’allergia all’argento è estremamente diffusa nelle nostre famiglie6 e visto che dove ci sono vampiri, di solito, ci siamo noi…» si strinse leggermente nelle spalle. «Non è facile distinguerci dai morti».

Malfoy ghignò. «Un morto non ha mai tentato di sedurmi, se devo esser sincero».

La vergogna la fece arrossire miseramente. Ricordava cos’aveva fatto l’altra, quando lui si era svegliato. Ricordava benissimo la morsa allo stomaco all’idea di essere quasi riuscita a prenderlo, a renderlo schiavo del suo potere esattamente com’era successo a lei. Il fatto che avesse provato del vero disappunto nell’essere sorpresa da Ophelia la faceva sentire un’imbecille: se avesse portato a termine quella sua assurda opera, si sarebbe ritrovata con Malfoy attaccato alle calcagna fino alla fine dei suoi giorni.

Ma è comunque colpa sua se sono ridotta così, tanto vale che condivida la mia pena.

«Lei non voleva sedurti, voleva cambiarti e punirti» lo avvisò, stringendosi nelle spalle. «Lei sa che io non ti sopporto, penso volesse farmi un favore e renderti nostro schiavo per l’eternità». Una parte remota di lei ridacchiò all’immagine di Malfoy vestito da cameriere, pronto a servirle cocktail disgustosamente dolci con ombrellini colorati. «L’immagine la diverte».

Malfoy si accigliò. «Diverte lei o diverte te?» le chiese, curiosamente. «Non siete due persone diverse, Bell. Solo perché adesso hai dei nuovi… impulsi, non significa certo che questi non ti appartengano. Se non li reprimessi tanto, forse non avresti bisogno di sdoppiarti così. Non penso ti faccia bene».

Wow, che genio, non è quello che Crave ha detto negli ultimi due anni, vero?

Lei stessa si accigliò al proprio sarcasmo. Le stava sfuggendo di mano, avrebbe fatto bene a prendersi due giorni di vacanza per andare a a Belfast e fare quattro chiacchiere con sua madre, così da sfogare tutta l’acidità per i prossimi due mesi. Nessuno riusciva a farla irritare come Charis, neppure il buon vecchio Malfoy.

«Noi siamo due persone diverse. Io non posso controllare nulla quando uso il potere» sbottò, guardandolo con la coda dell’occhio. «Penso di sapere se lei esiste o se sono sempre io a muovermi, Malfoy, non sono certo un’idiota».

«Non si tratta d’esser idiota, Bell» le fece notare lui, con il suo stupido tono da saputello curioso. «Sai in quanti, dopo la prima caduta dell’Oscuro Signore si sono convinti di aver agito sotto Imperius, per poi scoprire, alla fine, di essere stati mossi solo da paura folle? Mio padre mi ha raccontato storie di persone pronte a scommettere la loro fortuna per dimostrare di non aver fatto nulla di propria volontà, ma alla fine…» non continuò, guardandola per un lungo istante. «Tu sei una purosangue, ti ho vista spesso alle feste, quando eravamo ragazzini7» constatò, formulando le sue parole quasi fossero state una domanda.

«I Bell sono fra le famiglie più influenti d’Irlanda, non sei l’unico con un pedigree immacolato» gli fece notare, più irritata di quanto una brava grifondoro per nulla attaccata alle questioni di sangue avrebbe dovuto essere. La vecchia spocchia di suo padre veniva fuori nei momenti meno opportuni, soprattutto da quando aveva smesso d’esser circondata da altri Grifondoro dal cuore d’oro. «Qual è il tuo punto?».

«Ti ricordi i Flamming? Harold Flamming?».

Ovviamente lei lo ricordava, la storia di quell’uomo era stata sulla bocca di tutti per anni. Apparentemente dal cuore d’oro, durante la guerra era diventato il responsabile della deportazione e dell’omicidio di almeno una sessantina fra Babbani e Sanguesporco.

No, non sanguesporco.

Si chiamavano Nati Babbani, maledizione.

Quando Lord Voldemort era caduto, Lord Flamming era stato arrestato dagli Auror e condotto ad Azkaban per direttissima ma, complici le sue dichiarazioni di innocenza e la testimonianza positiva di chiunque avesse mai avuto a che fare con lui, lo stesso Barty Sr  gli aveva concesso l’interrogatorio sotto Veritaserum, convinto che sarebbe risultato positivo all’Incanto Imperius.

Con sorpresa di tutti – anche di Flamming stesso – il risultato aveva dimostrato che lui non fosse mai stato sottoposto ad alcun controllo della mente, nonostante fosse sinceramente disgustato dal comportamento che aveva tenuto e si continuasse a dichiarare totalmente innocente.

Il senso di colpa fu tale da spingerlo al suicidio prima ancora che la condanna al bacio potesse essere emanata ufficialmente. Era stato il mentore del Dottor Crave a spiegare e lui – e lui poi lo aveva spiegato a Katie -  che il suo era stato un distacco emotivo8 generato dal puro terrore di essere colpito dai Mangiamorte e che il suo agire in modo tanto sconsiderato non era da imputare a vera cattiveria ma, piuttosto, all’orrore.

Katie sentì le orecchie fischiare, quando realizzò il perché di quel riferimento.

«Io non ho creato Katrina per tenere la coscienza pulita».

«Certo che no. Neppure Flamming aveva agito di propria volontà, dopotutto, no?».

Irritata, Katie si fermò e incrociò le braccia al petto. «Vuoi proprio farti ammazzare, Malfoy?» gli chiese, irritata a morte e tentata di iniziare a sbattere il piede per terra come se avesse avuto ancora cinque anni. «Siamo stati mandati a cercare quel fottuto Necromicon perché tutti gli altri erano necessari altrove. Tu, nello specifico, sei stato mandato perché non potevano lasciarti solo, di certo non perché sei utile a qualcosa. Harry è un Auror, Hermione è l’unica che capisce qualcosa in tutti quei documenti, Barry e Ophelia stanno sezionando cadaveri e Winnie… lei è meglio che resti al sicuro e interroghi i testimoni, visto che suo padre è ancora a spasso. A cosa servi tu?».

Cogliendola di sorpresa, lui sorrise.

Il bastardo aveva anche il coraggio di sorridere in faccia alla Morte.

«Io sono quello che non ha niente da perdere, Bell» le fece notare, tranquillo. «E sono anche… uhm… credo che tu mi abbia definito Creatore. Credi davvero che non avrebbero potuto trovare altro da farmi fare? Volevano che venissi con te. Forse mi vogliono morto, forse vogliono portarti al limite della sopportazione e farti avere un crollo… forse sperano che io sia abbastanza fastidioso da salvarti la vita, dopo averti condannata».

«E questo cosa cazzo dovrebbe-» si fermò a metà del suo sproloqui, allargando gli occhi con fare piuttosto comico ed afferrando Malfoy per il braccio in una presa d’acciaio. «Non voltarti» lo avvisò, sentendo il gelo più acuto prendere possesso di lei. Mai come in quel momento ringraziò di non essere andata in missione con Ophelia o con qualcuno degli altri, nessuno di loro sarebbe rimasto a sentirla e si sarebbero girati immediatamente. Malfoy, invece, aveva un briciolo di spirito di sopravvivenza.

«Cosa c’è? Ci stanno seguendo?» le domandò, il tono calmo, talmente pacifico che per un momento lei si chiese se non avesse appena tentato di conversare sul tempo. L’unica cosa capace di tradire la sua reale ansia fu la piega delle sue labbra, decisamente lontana dal sorrisino sbruffone che le aveva dedicato fino a poco prima. «Non ho sentito rumore e le bacchette non hanno proiettato alcun tipo di ombra. E so per certo che tu hai lanciato un incantesimo d’allarme per evitare proprio che ci seguissero».

Intelligente, credevo non se ne fosse accorto.

Senza perdere tempo in riconoscergli talenti dettati probabilmente dal suo passato da fuorilegge, Katie tenne gli occhi puntati sulla bestia che li aveva seguiti, fermandosi indisturbata a pochi passi di distanza da loro per osservarli come se fossero stati creature molto simpatiche e curiose. «I Morti non fanno rumore e non producono ombre, Malfoy» gli spiegò, cercando di imitare la tranquillità con cui lui aveva parlato. Scatti violenti o nervosi avrebbero potuto agitarlo. «E sta pur certo che non c’è incantesimo d’allarme che possa seguire un cuore che non batte da… ad occhio e croce direi mille e seicento anni».

«Che cosa?».

Lei lo zittì con il sorriso, scagliandogli un’occhiata tanto veloce quanto gelida. «Siamo seguiti da un Richiamato, uno… uhm… credo voi lo chiamate Zombie. Stando ai miei calcoli dovrebbe risalire al primo Medioevo, ma potrei sbagliarmi di un paio di centinaia d’anni, dovrei toccarlo. Quelli così vecchi sono difficili da domare».

«Sì, tutto molto interessante», fortunatamente lui era riuscito a riprendere parte del suo controllo. «Credi voglia farci del male? Puoi controllarlo in qualche modo?».

«Se tu fossi a digiuno da mille e seicento anni e ti si presentasse davanti un arrosto di maiale ben cotto e con le patate, vorresti mangiarlo oppure vorresti dargli una pacca sulla spalla e accompagnarlo verso un’uscita sicura?» gli chiese, sarcastica. «Certo che vuole farci male!» sbottò, più acida e meno controllata del dovuto. «Potrei provare a controllarlo, ma con le creature così antiche è parecchio difficile. Non ho idea di chi sia il suo Padrone, non posso semplicemente andare lì e reclamarlo. Forse potrei… no, niente da fare».

La creatura che era rimasta ad osservarli da poco lontano aveva la pelle ridotta ad un velo di carta crespa dello stesso colore della senape andata a male, le sue labbra erano sparite sotto ai denti, scoperti e aguzzi, le orbite oculari erano vuote e buie, con un liquido denso e nero che vi usciva goccia a goccia, colando lungo i corpi rinsecchiti e ossuti.

Era strabiliante che una mummia si fosse mantenuta così bene senza evidenti tracce di intervento umano, figurarsi cinque mummie! Ed erano tutte controllate dallo stesso negromante! Eccezionale, davvero-

Terribile. Era terribile. Cinque Richiamati non erano uno scherzo da poco e lei non li aveva neppure sentiti arrivare, non aveva ancora conosciuto Negromante che fosse capace di tenerli sotto controllo. L’unica traccia di una situazione simile era stata lasciata da Sisifo in persona, ma se lui fosse davvero ritornato lei lo avrebbe scoperto, non c’era modo che una creatura simile si risvegliasse senza che gli equilibri del mondo ne risultassero completamente sconvolti.

Ma allora chi?

Avrebbe dovuto trovare quel negromante, sottomettersi. Era palesemente più forte di lei, non c’era altra strada se non piegarsi a lui – o lei, ovviamente – e supplicare affinché le venisse fatta salva l’anima, così da poter continuare a servirlo nel modo che avesse ritenuto migliore. , era la scelta giusta, senza ombra di dubbio. Avrebbe dovuto vendersi, ma non sarebbe stato un problema. Era suo dovere. Era un onore. Solo così avrebbe rispettato l’Ordine della Madre.

«llBell!... KATIE!».

Fu lo strattone di Malfoy a farla tornare bruscamente in sé, giusto un attimo prima che si lanciasse fra le fauci di cinque bestie pronte a sbranarla e con le fauci già ben spalancate. Se ancora non l’avevano presa era solo grazie allo scudo evocato da Malfoy, nel panico totale a pochi centimetri da lei. Aveva ancora il braccio libero intorno alle sue spalle e la stava tirando indietro con tutta la sua forza, nonostante ci fosse il rischio di perderla e, allora, condannarli entrambi.

Non posso fargli avere tutta la gloria.

«Ah, cac naofa!9 Sono quasi caduta vittima del mio stesso, dannatissimo incantesimo!» si lagnò, disgustata dalla sua stessa debolezza e colpita nell’orgoglio per l’essersi quasi sottomessa ad uno sconosciuto solo apparentemente più forte di lei. Nessuno poteva decidere cosa avrebbe dovuto fare, non più.

«Fa’ qualcosa, per Merlino!» le ordinò – anche se sembrò più una supplica a quel punto – Malfoy, arretrando di un passo a causa dei colpi che ancora il suo scudo stava subendo. Le creature si stavano semplicemente avvicinando, eppure erano capaci di far tremare un mago adulto e ben versato nelle arti oscure. «Bell!».

«Devo concentrarmi, non posso semplicemente chiamare l’altra, cazzo!» strillò lei, chiudendo gli occhi nel disperato tentativo di recuperare abbastanza calma da poter realizzare il cambiamento. «Tienili occupati!».

«Come faccio a tenerli occupati, maledizione? Bell, non c’è nessuna Katrina! Ci sei solo tu, tu e il tuo dannatissimo potere! Hai bisogno di forza? Usa la mia! Succhia via tutta la mia energia vitale come una dannata sanguisuga se necessario, ma fa’ qualcosa! Non c’è un alter ego pronto a salvarti le chiappe, non sei un dannato supereroe babbano».

Ci sei solo tu.

No, non è vero, c’è Katrina.

Katrina non sembrava voler prendere il suo posto. C’era silenzio dentro di lei ed era un silenzio che non riusciva a spiegarsi.

«Bell!».

«Non ci riesco, sono… sono bloccata!».

Lo scudo era ogni secondo più debole, il braccio di Malfoy tremava in modo incontrollato. Sembrava passato più tempo dei pochi secondi che lei credeva fossero trascorsi e la cosa non le piacque affatto. Stava perdendo conoscenza, forse? Stava decisamente perdendo conoscenza, non ricordava di essere finita in ginocchio. E il rumore delle bestie era ad ogni secondo più forte, perché loro erano vicine anche se lei non ricordava di averle viste muoversi. Sentiva una pressione all’altezza del petto, una pressione che stava diventando insopportabile, un dolore sordo che le imponeva di piegarsi, di sottomettersi.

Obbedisci, obbedisci, OBBEDISCI!

«NO!» urlò così forte che i suoi polmoni sembrarono sul punto di esplodere, dando un pugno al suolo per guadagnare un minimo di controllo su se stessa. Malfoy sembrava sul punto di cedere, ma ebbe abbastanza sangue freddo da guardarla come se fosse impazzita. Ma lei non era pazza, oh no. Volevano farglielo credere, per poterla sottomettere meglio.

Katrina era pazza, per questo lei era caduta, si era sottomessa. Per questo sentiva quella pressione nel petto. Era lei, che la implorava di seguirla, di cedere e sottomettersi al Negromante più forte, di supplicare per la loro sopravvivenza.

Lo stronzo non sa che gli Irlandesi sono peggio degli Ippogrifi.

Sapeva che non avrebbe avuto indietro Katrina, quella parte di lei era stata assorbita da chiunque stesse cercando di controllarla, strappata via perché, , era uno schermo che era stato creato per proteggere se stessa da quel potere che non aveva chiesto, ne era sempre stata consapevole, ma era anche una difesa per gli altri. Dividere il suo potere fra due entità era stata la diga che la sua anima aveva creato per evitare che il flusso di magia incontrollato potesse distruggerla dall’interno, non essendo cresciuta con la preparazione adeguata. Per evitare che potesse distruggere gli altri.

Chiunque l’avesse appena attaccata, aveva scambiato la diga per il fiume e l’aveva distrutto.

Beh, buon compleanno stronzo, hai enormi problemi in arrivo.

Con un ringhio animalesco, Katie puntò un piede a terra e si spinse fino a rialzarsi, le ginocchia sul punto di cedere allo sforzo, la testa sul punto di esplodere perché divisa fra l’ordine di sottomettersi e la volontà di restare, di combattere fino alla fine.

Ma la diga c’era ancora. Nell’angolo più nascosto di lei, l’ordine di sottomettersi le impediva di reagire e attingere all’Oscurità.

 

«Tu, con gli occhi neri, devi andare a cercare il libro nella montagna».

«Eddie, cosa deve fare?».

«Deve portare solo il signore con i capelli bianchi, ma è un segreto, altrimenti lui non vuole più andare».

 

«Malfoy» sbottò, guardando l’uomo con furia cieca. In quel momento era chiaro perché la bambina avesse chiesto che fosse proprio lui a seguirla e perché li avesse obbligati a non riferirglielo. Lui le serviva. «Malfoy, prima hai detto una cosa».

«Cosa? Bell, non abbiamo tempo per gli indovinelli del cazzo, questi ci mangiano!».

«Tu sei il mio Auctor, il mio Creatore, tu hai liberato il mio potere la prima volta, quando la tua collana mi ha quasi uccisa» sbottò, deglutendo quello che avrebbe potuto essere il suo cuore, un pezzo d’intestino o la sua anima. «Il mio potere è legato a te ed ora io ho bisogno che tu lo faccia di nuovo. Devi… devi spezzare la diga» gli mormorò, afferrando il suo braccio libero per potersi reggere in piedi.

Obbedisci! Obbedisci!

«Cosa devo fare? Non ho collane maledette con me, sai? Non posso semplicemente ucciderti, maledizione Bell! Lo scudo sta per cedere, parla chiaro!» la supplicò, stringendo i denti nel vano tentativo di resistere ai colpi delle creature che, imperterrite, avevano continuato ad avanzare, sempre più velocemente e con sempre più fame e violenza. «Katie!».

«Sono una succubus, testa di cazzo» mugugnò la negromante, mentre una piccolissima parte di lei arrossiva miseramente al pensiero di cosa avrebbe dovuto fare. «Non è niente di personale» lo avvisò, tirandolo verso di sé fino a poter posare le labbra sulle sue in un bacio che non avrebbe mai pensato di dare proprio a lui. In realtà non pensava che avrebbe più baciato qualcuno, e basta. Ma che fosse Malfoy era letteralmente fuori da qualunque sua previsione.

Che poi lui si fosse lasciato prendere la mano e fosse finito a stringerla a sé come se fosse stata la sua unica fonte d’ossigeno, piegandosi per renderle la vicinanza più semplice e prolungare un contatto che non sarebbe dovuto esistere…

Katie, tuttavia, non si sentiva piena di repulsione. Non provava alcun desiderio d’allontanarsi da lui, di spingerlo via e schiantarlo fino a fargli dimenticare il suo stesso nome.

Oh, no.

La pressione nel suo petto era cresciuta fino a schiacciarla, ma non era più gelida, non era più una massa ghiacciata sul suo cuore, tutt’altro. C’era lava nelle sue vene, acido sulle sue labbra, la Morte non era più il pericolo da contenere ma una passione, una pulsione più forte di qualunque cosa lei avesse mai provato.

La Morte era vita, per lei, non poteva più spingerla via.

La diga era caduta10.

Per la prima volta in due anni, Katie scoppiò a ridere di cuore, ancora premuta contro Malfoy, quasi soffocata dalla sua presa ma per nulla tentata dall’idea di allontanarlo, le labbra contro le sue mentre assorbiva la sua energia come se fosse stato il suo nuovo sole.

Lui l’aveva creata e in quel momento la stava facendo risorgere come una fenice.

Katie rise più forte, spingendo Draco di lato e voltandosi finalmente a fronteggiare il suo vero nemico. Sapeva che i suoi occhi erano cambiati, ma di Katrina non c’era neppure l’ombra. Il potere scorreva in lei come il sangue, la inebriava piuttosto che avvelenarla, la spingeva in alto e non più a terra.

Katrina non c’era più e della vecchia Katie non era davvero rimasto nulla.

«Bell» la chiamò Malfoy, caduto in ginocchio poco lontano, evidentemente provato a causa di tutta l’energia vitale persa ma con una scintilla oscura nello sguardo, un desiderio di vendetta che lei poteva capire benissimo. Le sue labbra erano gonfie, i capelli scompigliati: nulla avrebbe potuto rendere più forte il suo potere succube. Lui la stava rendendo forte. L’aveva resa forte dal primo momento, ma lei non l’aveva capito.

Katie lo aveva odiato, Katrina ne era rimasta affascinata.

La Negromante gli era riconoscente.

«Bell, falli a pezzi».

La Negromante sorrise, consapevole di essere uno spettacolo a dir poco agghiacciante ma per nulla sorpresa dal fatto che lui non fosse terrorizzato. Come poteva, quando era stato lui a crearla?

«Con immenso piacere».

 

 

 

 

» Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Ed ecco la nuova OTP che nessuno aveva chiesto.

Proporrei #Dratie, ma in teoria Katie non c’è più. Magari #Malbell? Ha una vibrazione agrodolce, lo adoro.

Sì. È un gran casino.

Sì. Li adoro.

Vai Negromante, falli a pezzi.

(Katie è morta, sì).

 

 

 

Punti importanti:

 

» * - È difficile ballare con un diavolo sulla schiena, quindi scuotilo via/ perché ho finito con il mio cuore sgraziato/ quindi stanotte lo taglierò fuori e lo riavvierò/ Perché mi piace tenere a bada i miei problemi/ È sempre più buio prima dell’alba. Questa è una delle mie canzoni preferite e da quando ho iniziato a scrivere questa fanfiction ho aspettato il momento giusto per tirarla fuori! Ero indecisa se usarla per Katie o per Winnie, ma questo capitolo ha preteso questa canzone. Potrebbe tornare anche nel prossimo, in realtà, chi lo sa!

 

» 1 – Uno dei miei tanti headcanon per Katie e per gli altri. Katie è figlia unica di stirpe purosangue, i suoi genitori non si sono uniti a Voldemort solo per una questione di interessi, aiutandolo probabilmente da dietro le quinte. Katie, quindi, è cresciuta in un ambiente razzista ma è stata abbastanza forte – o testarda? – da venirne fuori. Mi piace pensare a lei come ad una nuova Sirius, soprattutto a causa della relazione con sua madre. Diversamente da Sirius, però, lei non ha mai “esagerato” e non è stata mai cacciata. In effetti lei non è stata una testurbante per una questione di pochi secondi, si è imposta con così tanta forza al Cappello da non lasciargli modo di pensare di mandarla a Serpeverde. Tutto pur di irritare mammina cara.

 

» 2 – Come ho già detto, Katie è una negromante particolare, una Succubus capace di sfruttare la lussuria ed altre emozioni per attirare vittime da usare come “carburante” per i suoi giochini con i morti. Lei sta involontariamente proiettando le sue emozioni su Draco, che tuttavia non ha intenzione di sopportare le sue stronzate, detta molto finemente. #DracoTakesNoneOfYourShitKatie

 

» 3 – “Figliola”, in rumeno. Come ho già detto, la famiglia materna di Katie (quella di negromanti) è rumena, motivo per cui spesso e volentieri ci sono dei riferimenti a termini in questa lingua. Solitamente, comunque, i negromanti usano il latino (Es. Katie parla di transitio per il suo cambiamento e di Auctor per Malfoy, perché lui ha causato detto cambiamento).

  

» 4 – Katie apre spesso la bocca senza pensare, soprattutto da quando il suo background culturale è cambiato. Il suo controllo si è ridotto ulteriormente da quando ha ottenuto i suoi poteri, perché il problemino della personalità multipla è difficile da gestire.

 

» 5 – Come ho già detto, Katie viene da una classica famiglia purosague. Classica nel senso che i Bell sono i tipici Malfoy di belle speranze, senza l’oscurità che far parte dei mangiamorte comporta. Sua madre l’ha detestata dal momento stesso in cui ha scoperto che fosse una femmina ed il suo odio è solo aumentato quando Katie non ha mostrato alcun potere da Negromante (esattamente come lei! La madre di Katie non ha i poteri e sperava che sua figlia li ereditasse, cosa che poi ha fatto, ma da bambina era normalissima, con suo grande orrore). Katie è cresciuta con decine di tate e sentendosi dire cose come “Sei ingrassata, Trina”, “Ancora sporca di fango, Trina? Come i maiali”, “Quella è una divisa da Quidditch?????”.

 

» 6 – Negromanti is the new famiglie reali europee dei primi del ‘900. Così come nel secolo scorso le famiglie reali d’Europa, essendo tutte imparentate in un modo o nell’altro alla Regina Victoria, erano flagellate dall’anemia, allo stesso modo i negromanti sono perseguitati dall’allergia all’argento, cosa che ha portato alle leggende sui vampiri e l’argento. Non è niente di importante, ma questo dettaglio mi ha entusiasmata da morire dal primo momento.  

 

» 7 – Altro Headcanon, Katie e Malfoy alle stesse feste, crescendo, ma lui al centro dell’attenzione e lei messa all’angolo per guardare tutti malissimo e vantarsi dei suoi amici sanguesporco e traditori del loro sangue. Era una cosa che faceva impazzire sua madre. Katie ha smesso di andare a queste feste una volta compiuti quindici anni, prima del ritorno di Voldemort.

 

» 8 – Come ho detto spesso, io non sono una psicologa, non studio psicologia o cose simili. Distacco emotivo è qualcosa che si presenta quando si agisce senza provare emozioni, muovendosi come un automa. Spesso ci si dimentica anche di ciò che si è fatto, subito dopo. Il povero Lord l’ha presa malissimo e Draco è piuttosto convinto che Katie abbia la stessa cosa.

 

» 9 – Sarebbe un “porca puttana” in gaelico. Katie è un fiore delicato che merita protezione.

 

» 10 – Bene, cerchiamo di capire questa cosa della diga, perché potrebbe essere parecchio difficile da digerire. Quello che è successo a Katie verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo, ma ora voglio che voi immaginate un fiume. Ora, questo fiume nasce all’improvviso, dopo un terremoto (il terremoto è la “morte” di Katie causata dalla collana), e il rischio è che ci sia un allagamento di massa che potrebbe distruggere non solo l’ambiente (quindi Katie) ma anche le persone che ci vivono (chi la circonda). Per cercare di limitare i danni e fare in modo che l’ecosistema si adegui a questa nuova situazione, si costruisce una diga (che a questo punto è Katrina) che cerca di limitare la portata del fiume per consentire al mondo di adeguarsi. Così abbiamo il fiumiciattolo (Katie stessa), la diga (Katrina, che interviene quando la pressione aumenta e rilascia un po’ di potere alla volta) e poi abbiamo il fiume vero e proprio. Chiunque avesse mandato quei cinque zombie ha distrutto la diga, convinto che non ci fosse nulla dietro, senza sapere di aver invece liberato il vero mostro. Katrina, quindi, non è “un’altra persona”, come credevano tutti. E non è vero che Katie non si rendeva conto di lei. Katrina stava difendendo Katie e gli altri dalla negromante, che invece ha finalmente preso il suo posto al mondo. È importante che capiate una cosa: Katrina non esiste, è un qualcosa che è stato costruito. Katie non esiste più, era solo uno spettro di se stessa che restava lì come una facciata. La negromante è una persona completamente diversa che adesso vuole fare un po’ di casino. Se guardate bene ai capitoli precedenti (soprattutto questo e quello subito precedente), noterete che Katie non parla mai di Katrina, ma dell’altra, così come Edelweiss non fa mai direttamente il nome di Katrina. So che ci sono dei fan di Doctor Who () tra di voi: immaginate la negromante come una rigenerazione di Katie, uguale ma diversa. Katrina è una cosa intermedia, più come quel Ten “umano” che poi è andato a vivere con Rose.

Spero di essermi spiegata! Nel caso, sono pronta a qualunque domanda!

 

 

 

Sì, se ve lo state chiedendo io vi posso già dire che la Malbell era in programma fin dall’inizio. Mi dispiace per le Dramione in giro, ma stavolta mi sono fatta predere la mano. E per Hermione ho altri piani.

Draco ha bisogno di qualcuno pronto a dirgli in faccia quanto è testa di cazzo, pur comprendendo il suo stile di vita. E “la negromante” ha bisogno di qualcuno che non abbia paura di lei.

#OTP

 

 

Vi aspetto tutti lunedì prossimo!

 

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marne