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Autore: Lory221B    28/05/2017    7 recensioni
Sherlock e John, due anime che si rincorrono come le stagioni.
Quattro capitoli, quattro stagioni, quattro sentimenti da esprimere.
[johnlock] [post S4]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Estate

Uno spiraglio di luce attraversa le tende di una Baker Street assonnata; non le abbiamo chiuse bene ieri sera ed ora siamo come magicamente illuminati dal sole delle 8. Mi muovo appena, facendo attenzione a non svegliarti ma il materasso si sposta sotto il peso del mio corpo. Le lenzuola ci coprono a stento, fa troppo caldo in questa torrida estate.

 Ti giri appena, alla ricerca di me. Non riusciamo a stare staccati nemmeno quando la temperatura è tanto alta da presupporre che preferiresti una doccia gelata piuttosto che il contatto della mia pelle bollente. Siamo come due poli opposti di una calamita, la vita non ha fatto che separarci, eppure siamo sempre ritornati assieme, attratti inesorabilmente l’uno dall’altro.

Lo so che mi cerchi, perché lo faccio anch’io, costantemente; anche adesso mi accosto ancora un po’, perché tu possa abbracciarmi più agevolmente, stando ben attento a non trascinarti fuori dal tuo sogno.

Fai un verso buffo, forse mi sono avvicinato troppo e come al solito i miei ricci ti hanno fatto il solletico.

John Watson, unico mio punto fisso in un’epoca di cambiamenti (1).

« Da quanto sei sveglio? » mi chiedi, aprendo lentamente gli occhi.

« Qualche minuto » sorrido, ora che tutto mi sembra così perfetto sorrido molto più spesso; Mycroft sostiene che mi verranno le rughe attorno alla bocca se continuo a manifestare in maniera così plateale la mia felicità. Cosa sono dei segni sul viso se non il racconto delle nostre vite? Sul corpo porto cicatrici profonde che non andranno più via, ricordi di qualcosa di tragico a volte, come il segno del foro d’entrata di un proiettile e va bene così, ogni percorso alla fine mi ha portato qui.

« E’ la prima volta nelle ultime settimane che ti svegli prima di me » risponde John e quando parla di ultime settimane intende da quando dormiamo assieme. E’ vero, ho un sonno stranamente “umano” da un po’ di tempo, forse sto invecchiando o forse sono soltanto abbastanza in pace per godermi anche le pause della mia vita frenetica.

« Fa esageratamente caldo » commento un po’ petulante.

« Lo so » ma non si stacca da me e sembra quasi voglia rimettersi a dormire « Sai a cosa sto pensando? »

« Che dovremmo comprare un condizionatore? » ride ed è come un solletico sul mio collo.

« No, che ci meritiamo una vacanza »

So cosa intende: è estate, fa caldo, le persone vanno in posti dove possono passare la giornata distesi sui lettini sotto l’ombrellone o immersi nell’acqua finché non arriva la sera. Fino a qualche mese fa non avrei potuto pensare a un passatempo più tedioso di “riposarsi” al mare, con il rumore delle chiacchiere, la sabbia che entra dappertutto e la noia a farmi compagnia, ma adesso è diverso, è un nuovo inizio.

Gli accarezzo la schiena mentre immagino quanto potrebbe essere bello baciare John al tramonto, a piedi scalzi sulla sabbia, con i colori variopinti di un sole che poeticamente sembra immergersi nel mare. Sarebbe davvero così tragico passare due settimane sotto ad un ombrellone, senza altri problemi se non godermi John? La prospettiva mi fa sorridere e nulla sfugge all’occhio attento del mio blogger.

« Lo pensi anche tu? Abbandoniamo Londra a turisti e topi d’appartamento e andiamo al mare? Ho in mente alcune isole della Sicilia, dove potremmo rifugiarci » la butta lì ma vedo che tentenna, sa che non è esattamente la mia idea di vacanza, anzi a dirla tutta non ho mai avuto una vera e propria idea di vacanza. Sembra così lontano ora l’aereo per il Marocco all’inseguimento di Mary ed io a chiedermi perché continuassi a farmi del male cercando di tenere insieme la famiglia Watson fino a quel punto.

I miei occhi devono essere diventati più tristi e le labbra più strette, perché John si solleva appena per osservarmi meglio e cercare di dedurmi, ormai sto diventando quasi trasparente per lui e nemmeno questo sembra spaventarmi, non voglio più essere il sociopatico che droga il caffè per fare esperimenti, né quello che pensa di dover fare sempre tutto da solo lasciando indietro gli altri.

« Se non ti va, fa niente » commenta, quasi preoccupato di avermi messo in crisi.

« Mi piacerebbe invece, quando vorresti partire? »

«  Ci conviene approfittare finché la signora Hudson è a casa e può tenere Rosie »

« Credevo venisse con noi » affermo perplesso.

« Hai mai portato una bambina di nemmeno un anno in aereo, al mare… ? Avremo tempo per portarla con noi »

Sorrido, pensando alla piccola Rosie con i suoi ciuffetti di capelli che un giorno diventeranno lunghi e affascinanti e noi  saremo tentati di usare le telecamere di Mycroft per controllare ogni sua mossa, ma quei giorni fortunatamente sono ancora lontani.

« Sono felice » esclamo, improvvisamente, una constatazione o un’epifania, non ne sono del tutto sicuro.

« Lo sono anch’io, Sherlock. Spero solo che tu lo sia davvero e che non ti stia autoconvincendo per adattarti a una vita che forse non volevi »

Sono ancora sconvolto dall’enorme progresso che abbiamo fatto in termini di comunicazione, una volta avrebbe tenuto per sé questo pensiero, ora lo butta fuori, stando ancora ben stretto a me e controllando di tanto in tano il mio battito che accelera ogni volta che mi sento esposto, come ora.

« Come puoi pensarlo? »

« Precedenti esperienze matrimoniali. Io non riuscivo ad adattarmi alla vita civile e a tutte le convenzioni sociali che prevede un matrimonio, come cene da amici e altre amenità.  Mary, invece, non riusciva a scappare dal suo passato e sappiamo tutti com’è finita »

Non c’è più una goccia di rancore o malinconia nelle sue parole, non so se lo ha superato del tutto e non so se lo farà mai ma il fatto che sembra stia parlando di qualcosa molto lontano da noi mi scalda il cuore; il terrore di vivere costantemente con il fantasma di Mary era diventato un tarlo e spesso mi sono chiesto se quando sembrava apparentemente fissare il vuoto stesse in realtà dialogando con lei. Non ho mai avuto il coraggio di chiedergli se dopo la caduta dal Bart’s vedesse anche me. Se ha convissuto per due anni con il mio fantasma che faceva commenti inopportuni sulla sua vita. Fa ancora male, ma sono sicuro che è molto prossimo ad essere tutto archiviato in una stanza inutilizzata del mio palazzo mentale, dove ho rinchiuso le cose a cui non voglio più pensare.

« Noi non siamo così, John. Non siamo due spiriti in fermento che cercano di adattarsi alla vita ordinaria. Viviamo come prima, solo con dei miglioramenti. Non mi sto sforzando, it is what it is, non credi? »

John sorride e nonostante il caldo lo sento muoversi finché non lo ritrovo sopra di me con un sorrisetto che è tutto un programma, faccia a faccia, occhi negli occhi. Inizia a baciarmi lievemente sulle labbra, come una carezza e una promessa prima di scendere sul collo, petto, seguendo tutta la linea degli addominali, prima di risalire nuovamente.

Sono già completamente perso nell’estasi quando inizia a spingere e il mio mondo, come al solito, si riduce a silenzio e incapacità di pensare. Tutto è calma e tutto è eccitazione, luce e buio, e alla fine tutto diventa io e John e niente altro ha importanza.

Sono felice e per una volta il resto non conta.

***** * *****
(1)Una parafrasi delle immortali parole di A.C.Doyle

Angolo autrice
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui. Questo capitolo è un po’ più corto degli altri e ammetto è stato il più difficile da scrivere, cosa che mi stava anche infastidendo :-D Spero ne sia comunque uscito un bel capitolo e che abbia trasmesso quello che volevo.
Ci ritroviamo per l’autunno, il capitolo finale
Un abbraccio

   
 
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