Ed eccomi arrivata al 3 capitolo!
Beh, non credo che l'avrei mai scritto senza di voi, perciò GRAZIE!
Grazie di avermi seguito e di avermi commentato, e soprattutto grazie per avermi messa tra le preferite... sono davvero commossa :.)
Un grazie a Alebluerose91 (la mia geme!!), bella95, checcaaaa_ , Cherasade, fallsofarc, Irza93, ladydramione, Merry NIcEssus, nisha_7, SweetCherry, Veronica91, nimi_chan e chany41!
Spero di non deludervi con questo capitolo, fatemi sapere!
Buona lettura!
Bacioooo :*
Capitolo III
“Ciao.”
Aprii di nuovo gli occhi,
stupita. Chi era quello che mi
aveva salutato? Non conoscevo la voce, non apparteneva sicuramente a
nessuno
dei miei amici, così fui costretta a voltare la testa verso
destra per
controllare. Per poco non caddi dallo sgabello.
Era il ragazzo di quella mattina.
Enrico Occhi Belli.
Beh, in effetti i suoi occhi
erano davvero splendidi, verdi
come il mare più profondo e cristallino: ma che cosa ci
faceva lì? E perché mi
aveva rivolto la parola?
Oh, cavolo… Forse
avevo fatto male a rispondergli, al bar…
“Ciao…”
Risposi, titubante. Perché era solo? Che fine avevano
fatto i suoi compari? Mi sembrava proprio strano che un individuo come
lui
gironzolasse da solo. A meno che, non fosse un lupo
solitario… In effetti, in
quel momento aveva proprio l’aria del predatore.
“Come mai sei da sola?
Non c’è la tua amica?” Chiese
malizioso, come se fosse stato contento di trovarmi senza i miei amici.
Mi ritrovai a fissarlo come se
fossi stata incantata.
Indossava una camicia nera a maniche lunghe, strette ai polsi, il cui
soffice
tessuto ricordava molto la seta, e un paio di jeans dello stesso
colore. Il
colletto della camicia era aperto, mettendo in mostra la sua pelle
abbronzata e
senza alcuna imperfezione: al collo portava una collanina dal filo nero
dal
quale pendeva una piccola croce di oro bianco. Non avevo mai visto un
ragazzo
che portasse un girocollo simile.
Si sedette sullo sgabello che era
stato di Alessandra,
poggiando un gomito sul ripiano in marmo del bancone e fissandomi come
se
avesse voluto perforarmi. Distolsi lo sguardo da lui, puntandolo sulle
file
allineate di bicchieri che riempivano la parete del bar di fronte a me.
Ma cosa
accidenti voleva?
“Non credo che ti
riguardi.” Replicai, cercando di mantenere
un tono calmo e disinvolto mentre bevevo un altro sorso
dell’aperitivo. Avevo
bisogno di tenermi impegnata.
Decise di cambiare discorso
– o forse tattica – visto che
dovette accorgersi del fatto che mi stavo innervosendo. Prima di
rivolgermi
nuovamente la parola, però, si fece portare lo stesso
aperitivo che avevo
ordinato io, un Red Heart. Cosa credeva di fare?
Giorgio si avvicinò
quasi subito e glielo porse, lanciandogli
un’occhiataccia che avrebbe intimidito chiunque. Chiunque
tranne lui,
evidentemente; ad ogni modo mi sentii più tranquilla. La
presenza di Giorgio,
per quanto lontana, era abbastanza rassicurante.
“Mi permetterai di
offrirti da bere almeno stasera?” Domandò,
cercando di essere gentile.
Come se lo avesse sentito, il
barista tornò con una scusa
accanto a noi. “Per la signorina offre la casa!”
Esclamò, facendomi
l’occhiolino e porgendomi un nuovo bicchiere di Red
Heart, visto che dal
nervoso avevo bevuto il mio tutto d’un fiato.
Riuscii a sorridergli, mimando un
Grazie con le
labbra. Eppure, malgrado stessi facendo tutto quello che era in mio
potere per
ignorarlo, Enrico sembrava non volersi arrendere.
“Ti do fastidio,
eh?”
A quel punto non riuscii a
impedirmi di sbuffare, e mi voltai
verso di lui, irritata. “Esatto!” esclamai.
“Ma non hai niente di meglio da
fare che rimanere qui?”
Il suo sorriso mi
abbagliò per un istante, facendomi battere
un paio di volte le palpebre: anche se vedevo che si stava chiaramente
divertendo non potei fare a meno di notare quanto fosse bello. Aveva la
stessa
aria presuntuosa che avevo visto in alcune statue greche, come se fosse
consapevole della sua bellezza e del suo potere da rendere arrogante
ogni
minimo gesto che faceva. Come quando prese il bicchiere
dell’aperitivo per
portarselo alle labbra, bevendo senza mai staccare gli occhi da me. Era
davvero
imbarazzante.
“Credo che tu sia la
sola cosa interessante, stanotte.”
Mormorò, passandosi la punta della lingua sulle labbra umide
di drink.
Ovviamente arrossii come una
bambina colta con le mani nella
marmellata, riuscendo a fare concorrenza anche al mio vestito. Fu in
quel
momento che mi ricordai della scollatura assai poco castigata che
rivelava
invece parecchio delle mie forme: le mie guance ormai ardevano, ma se
non altro
riuscii ad incrociare con disinvoltura le braccia sul petto
scambiandolo per un
gesto di irritazione.
“Forse non hai visto le
ragazze che ballano sulla pista.”
Replicai, lanciando uno sguardo in mezzo al locale. Stavo osservando
con
malcelata disperazione la folla alla ricerca dei miei amici, o almeno
di
Alessandra, ma con quelle luci e con tutto quel dimenarsi furioso di
corpi era
praticamente impossibile.
“Oh, si che le ho
viste.” Rispose; mi accorsi in ritardo che,
approfittando della mia distrazione, si era avvicinato un po’
troppo a me. “Ma
a me interessi solo tu.”
Adesso si che era riuscito a
sorprendermi! Guardandolo in
viso temetti quasi che stesse parlando sul serio, ma nel dubbio era
meglio non
lasciare spazio a fraintendimenti. Bevvi un sorso dal mio bicchiere,
poi mi
schiarii la voce. “Credo proprio che tu abbia sbagliato
ragazza, sai.”
Replicai, senza celare il disgusto che quel ragazzo mi ispirava ogni
momento di
più. “E, anche se questo non ti riguarda, sappi
che sono già impegnata.”
Lo vidi sgranare
impercettibilmente gli occhi, mentre
un’ombra strana gli attraversò come un fulmine
minaccioso lo sguardo. “Ma
davvero?” Disse; sembrava arrabbiato, ma con quale diritto!
“Davvero.”
Ripetei. Mentalmente continuavo a pregare che
Matteo o qualcun altro apparisse all’improvviso per salvarmi
e portarmi via, ma
più scrutavo la folla e meno vedevo qualche volto familiare.
Accidenti, se solo
fossi andata a ballare…!
“Uhm.”
Mi voltai di nuovo verso di lui,
ormai sull’orlo
dell’esasperazione. Calma Giulia, pensavo
nel frattempo, non alzare
le mani, respira… Ormai stavo stritolando la mia
borsetta, cercando di
resistere alla tentazione di mollargli uno schiaffo. Sapevo che
tecnicamente
non mi stava facendo niente, ma era bello ed era stronzo, e queste, a
mio
avviso, sono due delle caratteristiche che giustificano il gesto
più estremo!
“Perché ho
l’impressione che tu non ci creda?” Chiesi,
mostrandogli un sorriso irrisorio: volevo che capisse che
anch’io ero in grado
di prendermi gioco di lui, se solo volevo.
Tuttavia lui doveva essere
più pratico di me in quel gioco,
perché il sorriso che mi rivolse mi fece saettare un brivido
lungo la schiena,
facendomi deglutire nervosamente. Odiavo il fatto di sentirmi
così in disagio,
non riuscivo a tenergli testa.
“Semplicemente, dubito
che se tu fossi davvero impegnata
rimarresti qui, da sola, al bar. Il tuo ragazzo non può
essere tanto stupido da
lasciare una bella ragazza come te del tutto incustodita.”
Rimasi semplicemente a bocca
aperta: okay, qui stavamo
davvero sforando tutti i paletti della normalità. Senza che
lui mi vedesse mi
diedi un pizzicotto, strizzandomi la pelle del dorso della mano;
sfortunatamente il dolore mi confermò che non si trattava di
un sogno, ma della
pura e triste realtà. Anche perché, voglio dire,
in quale sogno avrei mai
potuto sognare uno come lui?
Grazie al cielo, qualcuno dovette
aver ascoltato alla fine le
mie preghiere silenziose, perché dalla folla arrivarono
all’improvviso Matteo e
Alessandra, accaldati ed euforici. Il loro entusiasmo però
svanì non appena
videro il ragazzo che mi teneva compagnia, come se avessero premuto un
interruttore. Ale mi rivolse uno sguardo preoccupato, mentre vidi che
Matteo si
stava arrabbiando.
“Beh, Giulia, mi sembra
che tu abbia trovato compagnia.”
Esordì il mio amico, non appena ebbe raggiunto il bancone.
Perché la sua voce
era così… gelida?
Non seppi cosa rispondere, e
dopotutto non ne ebbi nemmeno
l’opportunità, perché fu Enrico a
rispondere per me. “Allora era vero.” Disse,
rivolgendomi un fugace sorriso. Poi si rivolse verso Matteo, ma questa
volta
anche la sua voce era fredda e dura. “Fossi in te, serberei
con gelosia una
ragazza come lei, e starei molto attento a non lasciarla da
sola… Visto che non
vuoi che qualcun altro le si avvicini. Ma poi, se questo avviene, non
prendertela con lei.”
Matteo gli si
avvicinò, minaccioso, con uno sguardo che non
gli avevo mai visto: okay, eravamo amici, ma mi sembrava che la sua
reazione
fosse esagerata! Certo, tutti conoscevamo Enrico e la sua famiglia
almeno di
fama, e quasi tutti avevamo le stesse opinioni su di loro…
Ma da qui ad
arrabbiarsi se mi trovava mentre parlavo con un altro ragazzo
– che per puro
caso era Enrico – ce ne passava…!
“Razza di bastardo, non
osare dirmi come mi devo comportare!”
Sgranai gli occhi
all’esclamazione furente di Matteo. Okay:
avevo appurato che il suo comportamento era esagerato. Ma non mi
sembrava il
caso di farglielo presente davanti al “nemico”,
anche perché mi serviva che
Enrico credesse che io fossi già fidanzata. Da quel punto di
vista il mio amico
mi stava dando una mano, e io stavo cercando di convincermi di
quello… Ma
dall’altra mi stava decisamente facendo innervosire, e fu
solo perché
Alessandra mi stava stringendo comprensiva una spalla che non diedi un
bello
schiaffo ad entrambi. Ma chi si credevano di essere? Parlavano di me
come se
non fossi presente!
Avrei dovuto chiarire le cose con
Matteo al più presto.
Tuttavia, al momento avevo altro
di cui preoccuparmi.
All’insulto del mio
amico, il volto di Enrico aveva assunto
un’espressione tale che, malgrado non fossi più da
sola con lui, mi fece
rabbrividire. Era spaventoso, avrei potuto giurare che in quel momento
avrebbe
voluto colpire o uccidere Matteo… I suoi occhi ardevano,
tremendi.
Scivolò con grazia
giù dallo sgabello, in modo da trovarsi di
fronte a Matteo: era più alto di lui almeno di una decina di
centimetri, e la
sua terribile imponenza fece scemare leggermente la furia
ingiustificata
dell’altro ragazzo. Senza neppure sollevare un dito
l’aveva fatto
indietreggiare di un paio di passi.
“Ringrazia che non
siamo da soli.” Sibilò soltanto,
stringendo gli occhi a due fessure. “Ma la prossima volta che
ci incontreremo
fai in modo di non essere tu da solo, e forse non ti farò
troppo male.”
Vidi Matteo deglutire, ed io
trattenni involontariamente il
fiato. Poi Enrico si voltò verso di me, e la sua espressione
sembrò essersi
trasformata.
“Piacere di averti
conosciuto, Giulia.” Disse, dolcemente. Ma
come poteva essere così dolce la sua voce, dopo la minaccia
che aveva appena
fatto? “Ci vediamo presto.”
Ci diede le spalle e, in pochi
secondi, sparì in mezzo alla
folla senza lasciare nessuna traccia dietro di sé. Certo, a
parte l’espressione
sconvolta di Matteo e quella senza parole di Alessandra.
Quanto a me…
Non lo conoscevo, e non avevo
nessunissima intenzione di
farlo. Se mai ci fosse stato un altro incontro, avrei finto di non
conoscerlo e
avrei girato la testa da un’altra parte.
Non volevo avere nulla a che fare
con i delinquenti come lui.
Ma dopotutto, se l’avessi ignorato lui avrebbe presto
lasciato perdere…
In quel momento,
inaspettatamente, mi tornò in mente un
documentario che avevo visto tempo prima alla televisione; parlava del
comportamento di animali come i leoni, che cacciavano le loro prede
senza mai
arrendersi, fino a sfiancarle e poi colpirle. Alla fine, i loro sforzi
venivano
sempre premiati. Sarei stata io la preda di Enrico?
Mio Dio, mi augurai proprio di no.