Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ginevra1988    06/06/2017    4 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace.
È questa una verità logora, nota non solo agli psicologi,
ma anche a chiunque abbia posto attenzione al comportamento di chi lo circonda,
o al suo stesso comportamento.
I sommersi e i salvati – Primo Levi
 
 
 
 
26 maggio 1998 – La Tana
 
   Nella cucina regnava il caos.
   Da un lato del tavolo Percy urlava contro George.
   “… e piantala di lasciare in giro quelle cose!”
   “Oh, mollami! Sei tu che hai preso una penna autocorreggente scarica, non dare la colpa a me!”
   Buttata sul tavolo tra i due fratelli c’era una pergamena indirizzata alla Estrema Presidente di Hozwurts Malerba McGranitico. Percy era stato incaricato – o meglio, si era offerto – di scrivere la risposta a Hogwarts per tutti, i due Weasley, Harry e Hermione.
   “Percy, prendi un’altra penna e finisci quella lettera, per l’amor del Cielo!” esclamò Molly, impegnata a domare un calderone di uova sode che ribolliva emettendo una strana schiuma viola.
   “Ginny! Dammi una mano, non so che cosa… Ooooh!”
   La signora Weasley cadde all’indietro, presa al volo da Ron, mentre il calderone rigurgitava una melma verdastra e sparava gusci fino al soffitto.
   “Protego!
   L’incantesimo Scudo di Harry evitò che la famiglia Weasley venisse travolta da fango e uova.
   “Ma che diavolo…” esalò Molly, mentre prontamente Ginny faceva Evanescere quella che avrebbe dovuto essere la colazione. La ragazza inclinò con una mano il calderone vuoto e sbuffò.
   “Mamma! E’ il mio calderone di pozioni! Ci credo che esplode, con tutto quello che ci metto dentro durante l’anno!”
   “Cosa ne sapevo? Era tra le stoviglie, io lo uso! Fallo sparire, dannazione!”
   Ginny buttò il calderone in un angolo e ne prese un altro dalla credenza, borbottando contrariata.
   “Harry caro, non ti sei sporcato vero?”
   Molly cominciò a sistemare la camicia del ragazzo, che era già perfettamente stirata e al suo posto; lui allontanò con delicatezza le mani della signora Weasley. Harry aveva provato a mettersi una delle vesti da mago, ma le risate di Ginny lo avevano indotto ad optare per camicia e pantaloni babbani, nei quali si sentiva comunque stranamente fuori posto.
   “No, tranquilla.”
   Molly si morse un labbro.
   “Oggi è un giorno importante, devi essere in ordine.”
   Con un gesto della bacchetta Evocò un pettine e sbirciò Harry come un gatto affamato; lui protese subito le braccia.
   “Mettilo via, Molly”
   “Ma…”
   “Sai che non funziona.”
   Ron si lasciò cadere su una sedia, imbronciato.
   “Si può avere qualcosa da mettere sotto i denti o è chiedere troppo?” chiese con il peggior tono che potesse trovare.
   “Arrivo!” sibilò Molly scoccandogli un’occhiata gelida, poi gli voltò le spalle e prese a trafficare con il secondo calderone e nuove uova.
   Harry si sedette di fianco all’amico; ricordava perfettamente che cosa era successo quando avevano aperto il medaglione di Serpeverde ed era convinto che il malumore di Ron fosse dovuto agli stessi sentimenti dell’epoca, quanto meno quelli che riguardavano sua madre. Aprì la bocca, ma non trovando niente di sensato da dire la richiuse. Hermione entrò in cucina trattenendo un piccolo gufo grigio per una zampa.
   “Percy, hai fatto? Leo non si tiene più e io ho finito i biscottini gufici!”
   “Quanta – fretta! Una lettera ben scritta richiede un po’ di tempo!”
   Ron sbuffò, incrociando lo sguardo di Harry.
   “Quanto tempo ci vorrà per scrivere: Cara McGranitt, Ginny e Hermione saranno dei tuoi, ma Harry e Ron ti mandano i loro più cari saluti! Ci vediamo alla cerimonia dei diplomati! Io avrei già finito venti minuti fa!”
   Harry soffocò una risata in un bicchiere di succo di zucca.
   Fece il suo ingresso in cucina anche Arthur, trafelato, mentre con una mano tentava di appiattirsi i radi capelli rossi sulla nuca.
   “Molly, c’è qualcosa di pronto?”
   “Anche tu!” sbottò la signora Weasley. “Avete tutti molta fretta stamattina!”
   “Suppongo sia un no” disse Arthur più a se stesso che alla moglie. “Harry, dobbiamo andare o faremo tardi. Frankie ha il tempo estremamente contato, mangeremo qualcosa a Londra.”
   Harry annuì, appoggiò il bicchiere e si alzò; anche Ron si alzò, le orecchie rosse, in evidente imbarazzo.
   “Allora… in bocca al lupo, amico. Sono sicuro che… beh sì, ti hanno già preso.”
   Per un attimo sembrò volerlo abbracciare, poi si limitò a dargli una pacca sulla spalla.
   “Grazie” disse Harry, grato.
   Ginny lo abbracciò e lo baciò, seguita da tutto il resto della famiglia Weasley e da Hermione, ancora alle prese con Leo, più eccitato che mai all’idea di dover consegnare una lettera.
   Harry e Arthur andarono in salotto, raggiunsero il camino e il signor Weasley accese il fuoco con la bacchetta, poi prese una manciata di Polvere Volante da una ciotola su un tavolino, ma esitò un momento prima di lanciarla nelle fiamme.
   “Il Ministero è cambiato dall’ultima volta che ci sei stato” disse guardando Harry, che non capì se quella volesse essere una rassicurazione o un avvertimento. Arthur sembrò non trovare le parole adatte per rispondere allo sguardo interrogativo del ragazzo, così si limitò a dire: “Sei al sicuro, Harry.”
 
   Harry atterrò sul pavimento di legno scuro dell’Atrium, tossendo e cominciando a togliersi la fuliggine dai pantaloni. Come al solito aveva respirato durante il viaggio nella Metropolvere, non aveva mai imparato a tenere la bocca chiusa. Si sistemò gli occhiali e alzò lo sguardo: Arthur aveva ragione, il Ministero era cambiato.
   Al centro dell’enorme sala, al posto delle orrende statue del mago e della strega, campeggiava una semplice stele di un grigio chiaro, lucida e fittamente incisa; tutt’attorno erano state deposte centinaia di ghirlande e candele dalla fiamma blu, quella fiamma che Harry ben conosceva.
   “Avvicinati, Harry” disse Arthur e il ragazzo obbedì.
   Nella parte più alta della stele erano scolpite chiare, quasi urlate, alcune parole: IL MONDO MAGICO NON DIMENTICA. Sotto erano elencati tutti i nomi dei caduti della Guerra – sì, adesso la Gazzetta del Profeta la chiamava la Seconda Guerra Magica; c’erano anche le prime vittime, quelle vite spezzate quando ancora Harry veniva bollato come pazzo per aver sostenuto che Voldemort era ritornato: con una stretta al cuore il ragazzo lesse i nomi di Cedric Diggory, Sirius Black e Albus Silente. Una sezione a parte riportava i caduti del due maggio, mentre girando attorno alla stele Harry vide che erano stati scolpiti anche i nomi di coloro che erano morti durante la Prima Guerra Magica; i suoi genitori erano gli ultimi due.
   Il ragazzo rimase qualche momento a fissare la superficie grigia senza realmente vederla; si sentiva di nuovo il bambino di undici anni davanti allo Specchio dei Desideri, perso di fronte alle immagini di James e Lily che lo salutavano.
   Arthur appoggiò una mano sulla sua spalla e Harry si riscosse.
   “E’…” bisbigliò il ragazzo, continuando a fissare la stele; non sapeva come terminare la frase: bellissima? Commovente?
   “E’ giusta” completò Arthur per lui. “Andiamo” disse stringendo la presa un attimo, avviandosi poi verso gli ascensori. Harry lo seguì, leggermente stordito; il pensiero sfrecciò verso Ginny, per qualche ragione avrebbe voluto che lei fosse lì accanto a lui. Notava appena le persone che gli passavano di fianco, finché non si accorse del silenzio che regnava nell’Atrium; alzò allora lo sguardo, perplesso: si era aspettato che la sala fosse confusionaria come al solito. Incrociò così gli occhi di un mago vecchio e magro, ma dritto come un fuso e con un cipiglio serio e fiero; l’uomo lo guardò intensamente, poi si portò il pollice della mano destra alla fronte ed eseguì una specie di saluto militare. In silenzio si allontanò, lasciando Harry ancora più confuso. Una strega poco distante, i capelli castani raccolti in una treccia e gli occhi neri cerchiati da occhiali, fece lo stesso gesto sempre in direzione del ragazzo, come la sua amica bionda che teneva a braccetto. In breve Harry si accorse che ogni persona presente nell’Atrium affollato lo salutava in silenzio, con quel gesto del pollice sulla fronte.
   “Cosa…?” chiese Harry più a se stesso che ad altri.
   Arthur accelerò il passo.
   “Questo è il saluto che si scambiavano, beh, i tuoi sostenitori mentre Voldemort era al potere” disse come se fosse una cosa imbarazzante. “Ci riconoscevamo così, semplice, veloce, poteva essere camuffato in fretta con una grattata alla testa” proseguì con un mezzo sorriso. Arthur tacque un attimo, poi, come se avesse deciso di spiegare qualcosa di ovvio, aggiunse: “La fronte sta, sai, per…”
   “La mia cicatrice” completò Harry senza fiato. Non ci poteva credere. Non sapeva nemmeno cosa fare, davanti a tutte quelle persone che lo salutavano, avrebbe tanto voluto il Mantello dell’Invisibilità. E Ginny. Ginny lo avrebbe preso sotto braccio e si sarebbe comportata come se quella fosse una passeggiata al parco, non una passerella imbarazzante.
   Superarono i cancelli dorati passando velocemente dalla Sorveglianza, dove un giovane mago con le guance piene di lentiggini si limitò a ripetere il saluto con il pollice in direzione di Harry, rifiutando la sua bacchetta; finalmente raggiunsero gli ascensori e la folla ebbe il buon senso di evitare di salire con il ragazzo e il signor Weasley. Harry tirò il fiato quando rimase solo con Arthur, che sembrava ancora più in imbarazzo di lui.
   “Harry, io ho scelto per te” disse l’uomo guardando fisso davanti a sé. “Ho scelto per te come per i miei figli e Hermione. Ho voluto tenervi lontano da tutto questo. Non sai quanti gufi ci sono arrivati dalla Gazzetta del Profeta, per non parlare di altri giornali. Io e Molly li abbiamo respinti tutti. Qui al Ministero hanno presentato progetti di tutti i tipi, statue, premi, manifestazioni… un delirio, credimi. Kingsley ha dovuto usare le maniere forti per impedire che in mezzo all’Atrium piazzassero un Harry in bronzo alto tre metri!” ridacchiò.
   “Arthur… grazie” disse il ragazzo in un sussurro. Ancora una volta i signori Weasley lo proteggevano, come un figlio.
   “Credo che sia il minimo che il mondo magico possa fare per voi: lasciarvi in pace. Avete diritto a una vita normale. Almeno un po’.”
   In quel momento Harry capì quanto Ginny somigliasse a suo padre: asciutta e protettiva, forte e capace di un amore gratuito, incondizionato. E semplice.
 
   “Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot” scandì la solita fredda voce femminile. Certe cose non cambiavano mai.
   “Siamo arrivati” disse Arthur.
   Percorsero insieme un breve tratto di corridoio e arrivarono nell’open space che ospitava ancora i cubicoli degli Auror; a differenza dell’ultima volta che Harry aveva visto quel posto, solo poche scrivanie erano occupate e gli unici rumori erano qualche penna che grattava su un foglio e lo strusciare di una spazzola sul pavimento. In un angolo Harry notò due Elfi domestici chini su una grossa macchia scura; indossavano strofinacci color blu pavone bordati d’oro che richiamavano le divise degli altri dipendenti. Il ragazzo sorrise, pensando a cosa ne avrebbe detto Hermione. Circa a metà della stanza due streghe erano intente a spostare grossi fascicoli da uno scatolone a una scrivania, mentre una di loro dettava quello che sembrava un inventario a una penna rossa che schizzava avanti ed indietro su una pergamena. Un uomo alto e robusto dai radi capelli di un rosso ormai molto sbiadito dava le spalle all’ingresso, le braccia incrociate mentre guardava una scritta nera dipinta sopra le finestre dell’open space. Harry lesse velocemente e fu percorso all’istante da brividi: LA MAGIA E’ POTERE. Doveva essere un residuo del regime di Voldemort.
   “Frankie!” chiamò il signor Weasley; l’uomo si voltò, mostrando un volto solcato da molte rughe e cicatrici; il labbro superiore era coperto da folti baffi rossicci e gli occhi azzurri brillavano sotto un paio di sopracciglia quasi bianche. Harry trovava impossibile che avesse la stessa età di Arthur, dimostrava almeno dieci anni di più. Frank strinse con cura tra i denti un sigaro spento mentre si voltava completamente e sorrideva ai nuovi arrivati.
   “Arthur!” esclamò con lo stesso tono di voce che avrebbe usato in un pub di Dublino. “Per la miseria!” urlò percorrendo la breve distanza a lunghi passi, le braccia larghe, lo sguardo fisso su Harry come se fosse una deliziosa bistecca.
   “Signor Potter!” ululò, prendendo una delle mani del ragazzo tra le sue e scuotendola con violenza. La strega che stava facendo l’inventario lanciò uno sguardo infuocato nella loro direzione, poi riprese il suo lavoro.
   “Il piacere è mio, signor Prewett” disse Harry, riuscendo finalmente a liberare la mano dalla presa. Frank rideva come se gli avessero detto che il Natale era stato anticipato.
   “Sapevo che non avrebbe rifiutato la mia proposta, signor Potter! C’è una scrivania che aspetta solo lei!”
   Harry rise, ma il signor Prewett gli assestò una pacca che rischiò di lussargli la spalla e indicò un cubicolo, sul quale campeggiava un cartello a lettere scarlatte: SCRIVANIA DI HARRY POTTER.
   “In senso letterale, Potter! Guarda lì! Non ti offendi se ti do del tu, vero?”
   “Non c’è problema” sussurrò Harry mentre fissava sbigottito la scritta. Per fortuna c’erano poche persone; si chiese quanti invece l’avessero già vista e da quanto tempo fosse lì.
   “Frankie! Ti avevo detto di evitare queste scemenze!” esclamò Arthur; estrasse la bacchetta, raggiunse velocemente il cubicolo e fece Evanescere il cartello con un gesto stizzito; l’incantesimo non riuscì proprio perfettamente, tanto che sulla parete del cubicolo rimase una macchia scura dalla quale salirono alcune spirali di fumo chiaro. Il signor Prewett sbuffò rumorosamente, le mani conficcate nelle tasche della veste.
   “Il vecchio Arthur è sempre stato noioso, non so cosa ci trovi Molly!” disse tra i denti rivolto a Harry, il sigaro che rischiava di sfuggirgli dalle labbra a ogni parola. Quando Arthur si avvicinò il signor Prewett raddrizzò la schiena e assunse un tono più professionale. “Come vedi, Potter, siamo a numero ridotto. Gli Auror sono stati dichiarati Traditori del loro Sangue in blocco sotto il regime di Tu-Sai-Chi; alcuni sono espatriati, tanti sono stati presi, soprattutto nelle prime settimane di bando. Non ce lo aspettavamo, diciamo così.”
   Harry non riuscì a trattenere un commento acido.
   “Ma davvero? Voldemort sale al potere e voi non vi aspettavate ritorsioni contro la squadra che ha cacciato i suoi amichetti per vent’anni?”
   Il signor Prewett abbassò lo sguardo; era difficile dirlo con certezza ma sembrava imbarazzato.
   “Non è così semplice, Potter. Nessuno aveva capito che O’Tusoe era sotto la Maledizione Imperius, subito. E quando ce ne siamo resi conto era troppo tardi.”
   Questa volta Harry si morse la lingua, era inutile specificare che lui aveva detto come stavano le cose anni prima, e che se gli avessero dato ascolto si sarebbero evitate tanti… incidenti. In fondo il signor Prewett sarebbe stato il suo capo e polemizzare sui fatti della Guerra Magica non era un buon inizio. Deglutì quello che pensava e si limitò ad annuire.
   “Comunque quelli che sono rimasti e sopravvissuti si sono riuniti e adesso siamo in piena riorganizzazione!” riprese allegro il signor Prewett. “Alcune squadre sono partite a caccia dei Mangiamorte che sono ancora in giro a scorrazzare… o meglio, ancora per poco” aggiunse con un ghigno. “Qui abbiamo solo le nostre due future mammine!” urlò a pieni polmoni avvicinandosi a grandi passi alle due streghe, che alzarono gli occhi al cielo in contemporanea. Harry e Arthur lo seguirono mentre le donne appoggiavano i fascicoli e si lisciavano le vesti.
   “Io sono Miranda” disse la strega più alta, dai folti ricci neri “E lei è Linda.” L’altra sorrise in segno di saluto, sistemando con un gesto nervoso la coda di capelli lisci e castani. “E’ un onore conoscerla, signor Potter” entrambe le streghe fecero il saluto con il pollice e Harry sentì le guance avvampare. “E sì, come il nostro capo non perde occasione di dire a chiunque, siamo in dolce attesa.”
   “Quindi relegate a lavori d’ufficio” sbuffò Linda senza preoccuparsi di nascondere il suo fastidio. Il signor Prewett rise come se la strega avesse fatto una battuta, ma Miranda cercò di pestare un piede alla collega, che fu più veloce e si spostò.
   “Che c’è?!”
   “Devi lamentarti proprio davanti a lui?” sibilò Miranda indicando Harry. Linda lo guardò con il dubbio dipinto sulla faccia, ma il ragazzo aveva capito a cosa la strega facesse riferimento.
   “Sono il padrino di Teddy Lupin.”
   Linda sbiancò.
   “Oh.”
   “Già.”
   “Ho fatto il corso da Auror con… Tonks” bisbigliò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime; li asciugò con un gesto rabbioso. “Maledetti ormoni, piango per tutto ormai!”
   Miranda la fece sedere senza tanti complimenti su una sedia, mentre il signor Prewett prese per un braccio Harry e lo trascinò oltre le due streghe, ridendo come se la scena fosse stata comica. Confuso, Harry lanciò uno sguardo furtivo a Arthur, che guardava insistentemente il pavimento con espressione neutra, le narici lievemente dilatate. Il trio superò i due Elfi domestici.
   “Stiamo ancora sistemando le cose qui!” sbraitò il signor Prewett. “Quella macchia è ostinata, eh ragazzi?”
   I due Elfi si limitarono a guardarlo per qualche secondo in modo inespressivo, poi tornarono a concentrarsi sul loro lavoro. Harry preferì non chiedersi di che natura fosse quella grossa pozza scura.
   “Anche quella dannata scritta non ne vuole sapere di cancellarsi!” urlò Frank indicando la parete con le finestre. “Quasi quasi chiedo a Kingsley di metterci una bella teca, sai di quelle pompose, per non dimenticare” sottolineò le ultime parole alzando due dita e ruotando la mano ad arco, come se le vedesse già davanti a sé. “Quelle robe lì che vanno tanto adesso!”
   Arthur sbuffò, ma cercò di farlo passare per un colpo di tosse portandosi una mano alla bocca. La netta impressione che aveva Harry era che il nuovo capo degli Auror non andasse per niente a genio al signor Weasley, nonostante la presentazione che aveva fatto alla Tana suonasse bene.
   I tre attraversarono una porta sul fondo dell’open space e si trovarono in un corridoio stretto al termine del quale era stato incastrato un ufficio; la targhetta dorata recitava semplicemente: Reclutamento Auror. Il signor Prewett non si preoccupò di bussare ed entrò urlando come se dovesse farsi sentire dall’altro capo di Londra.
   “Vi ho portato un regalino!”
   Un regalino?! Harry avrebbe voluto sprofondare; il suo futuro capo gli piaceva sempre meno.
   L’ufficio Reclutamento era una stanza non molto grande in cui erano state stipate a forza due scrivanie, una di fronte all’altra. L’ambiente sembrava diviso in due e le metà non potevano essere una più diversa dell’altra: a sinistra i muri erano tappezzati di articoli della Gazzetta del Profeta, poster dei Cannoni di Chudley e qualche foto di strega non proprio vestita, mentre a destra c’erano due alti schedari e due semplici cornici che racchiudevano ritratti di famiglia. Tanto la prima scrivania era caotica e piena di scartoffie buttate qua e là alla rinfusa, quanto la seconda era pulita e ordinata, con pile simmetriche di fogli e un vaso di delicati fiori a decorarla. Anche l’unica finestra sembrava essere divisa a metà, indecisa tra una bella giornata di sole e un’uggiosa mattina invernale; il tempo oltre i vetri cambiava talmente vorticosamente che Harry distolse lo sguardo.
   Seduti agli estremi della stanza a fissare i nuovi arrivati con aria interrogativa c’erano un uomo e una donna nella divisa color pavone del Ministero: il primo sembrava un marine appena tornato da una missione di guerra, i capelli scuri rasati corti e gli occhi grigi cerchiati di scuro; la seconda non doveva avere più di trentacinque anni, ben curata, la pelle color dell’ebano, i capelli scuri raccolti in uno chignon perfetto. Fu lei la prima ad alzarsi e a salutare Harry con il solito gesto del pollice, poi gli tese la mano con un sorriso.
   “Signor Potter!” esclamò. “Frank ci aveva detto che oggi sarebbe venuto! Mi chiamo Lena Shacklebolt.”
   Prima che Harry facesse in tempo a fare due più due, il signor Prewett diede di gomito al ragazzo.
   “E’ la sorella del capo!” ghignò. Lena mantenne il sorriso, ma un’ombra passò per un attimo nei suoi occhi.
   “Sì, è intuibile” sbottò l’uomo seduto all’altra scrivania. Si alzò con aria infinitamente scocciata e raggiunse Harry, squadrandolo da capo a piedi, le braccia incrociate sul petto. “Io sono Roy Leatherman” disse senza fare cenno di voler stringere la mano di Harry. “Io e Lena saremo i tuoi Istruttori. Il che vuol dire che per te siamo il signor Leatherman e la signora Shacklebolt, intesi?”
   Harry annuì, la bocca asciutta.
   “Il corso durerà un paio di anni” disse con più gentilezza Lena. “Abbiamo deciso di accorciare un po’ i tempi per via del… calo di personale.”
   Il ragazzo alzò un sopracciglio, ma ancora una volta annuì; non gli piaceva molto questo tentativo di far sembrare migliore la realtà.
   “Abbiamo appena cominciato a vagliare le domande di reclutamento che ci stanno arrivando in questi giorni” proseguì la donna dando un colpetto aggraziato su una pila di fogli lilla sulla sua scrivania. “Più avanti faremo le selezioni vere e proprie. Siamo stati entusiasti quando Frank ci ha detto che aveva accettato la sua proposta!”
   La Shacklebolt guardò Leatherman radiosa, ma l’uomo non cambiò espressione, le braccia ancora saldamente incrociate.
   “Bene!” sbottò il signor Prewett scuotendo una spalla di Harry senza un motivo apparente. “Vogliamo fargli compilare i moduli, Lena?”
   Harry passò un buon quarto d’ora a riempire scartoffie con i propri dati, la sua storia, il suo stato di salute e un mucchio di altre informazioni di cui non sapeva proprio cosa potesse farsene il Ministero.
   “A cosa vi serve il numero della mia camera alla Gringott?” chiese il ragazzo perplesso prima di compilare l’ennesimo modulo.
   “Agli Auror in addestramento è riconosciuta un’indennità, signor Potter” rispose gentilmente Lena. “Dobbiamo sapere dove depositarla, non crede?” la donna sorrise a Harry, poi abbassò lo sguardo sui fogli e li sfilò da sotto le mani del ragazzo con un gesto pulito.
   “Ottimo” cinguettò scorrendo con le dita sottili le varie pergamene. “Direi che ci sia tutto, signor Potter. Quando avremo fatto le selezioni riceverà un gufo dal San Mungo per la visita.”
   “Visita?”
   “E’ la prassi, signor Potter.”
   “E’ bene verificare che sia tutto a posto, prima di cominciare il corso” disse asciutto Leatherman. “Non è una passeggiata di salute. Sarà dura, sia ben chiaro Potter.”
   Harry non riusciva a pensare a nulla che potesse essere più duro dell’ultimo anno che aveva passato, ma tenne la bocca chiusa. Fu con un sospiro di sollievo che si congedò dai due Istruttori; Leatherman prima che il ragazzo uscisse e mentre Lena era di nuovo impegnata con i moduli sulla scrivania, rivolse a Harry il saluto con il pollice. Di tutte le persone che aveva conosciuto quel giorno, lui era sicuramente quella che gli piaceva di più.
 
 
 

Angolo di Gin
Finalmente mettiamo il naso fuori dalla Tana. Il Ministero è cambiato, le mura stesse, oltre alle persone, sembrano portare i segni indelebili di quella che è stata certamente una Guerra molto dura.
Frank Prewett non è proprio il capo Auror integerrimo e serio che ci saremmo aspettati, ma pare proprio che la scelta del buon Kingsley sia caduta su di lui. Abbiamo anche dato una sbirciatina ai personaggi che rivedremo a settembre, gli Istruttori che seguiranno e formeranno i futuri Auror. Sorpresa sorpresa, anche nel mondo magico ci sono i parenti dei parenti! Ma del buon cuore dei Shacklebolt ci possiamo fidare… no?
Insomma, c’è un po’ di carne al fuoco, qualche faccia nuova e una licenza poetica grande come una casa: c’era una Radio Potter, un “saluto segreto” ci stava tutto a mio parere!
Grazie a chi ha letto e leggerà, e soprattutto a chi recensisce!
Smack
Gin
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ginevra1988