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Autore: Frulli_    09/06/2017    2 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO QUATTRO

Hogwarts, 994 d.C
Fissò la luna piena, alta in cielo, quindi osservò lo specchio avanti a sé, poggiato sulla scrivania a cui era seduta. Poggiò le mani su un cofanetto di legno inciso con il corvo del Clan Ravenclaw, una famiglia di maghi purosangue, forse la più antica e certamente la più “selvaggia”. Il suo fondatore, Arthur Ravenclaw, venne chiamato così perchè alla sua nascita un corvo lo “marchiò”, graffiandolo. Da allora crebbe come un uomo forte e saggio e tutte le sue figlie e discendenti ereditarono il marchio del corvo attraverso il dono della Veggenza.
Un ultimo sguardo alla custodia prima di sollevare lo sguardo sul riflesso avanti a sé. Il peso del diadema non era solo materiale, ma anche spirituale. Un peso che molti sottovalutavano: avere il potere di vedere il futuro, cercando di capirne il senso e la segretezza, non era facile. Non si è mai saputa la sua origine: i più mormoravano fosse egiziana, che fosse stata imbevuta del potere di Ptah, dio della saggezza e della conoscenza di questo mondo e di altri mondi. Era proprio grazie al possesso del Diadema che le donne Ravenclaw possedevano la Veggenza. Perdere il diadema significava perdere il dono, un dono che se usato nel modo sbagliato poteva creare disastri inimmaginabili.
Sollevò gli occhi e la mente da quei pensieri cupi quando vide il riflesso di Salazar attraverso lo specchio, dietro le sue spalle. Sorrise appena.
«Ti dona molto» ammise il mago, senza eccessiva enfasi mentre si avvicinava.
«Grazie» commentò Rowena, lasciando che l'uomo le poggiasse una mano sulla spalla.
«Anche se questo forse ti donerebbe di più» annunciò lui, mostrandole nel palmo della sua mano un anello in argento con una grossa gemma trasparente incastonata. La particolarità dell'anello era che dentro la gemma c'era un intero paesaggio scozzese in miniatura, animato. Rowena spalancò appena la bocca, indossando l'anello.
«Salazar è...stupendo. Lo hai fatto tu?» chiese, ancora sorpresa.
«E chi altrimenti?» precisò lui, lasciandosi sfuggire un sorriso «Mi stavo chiedendo se volessi sposarmi, tutto qui» aggiunse poi in un sussurro rauco, fissandola.
Rowena non rispose, ma sorrise e lo abbracciò, rimanendo a lungo in silenzio.

Quella notte si rigirò più volte nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Forse non era abituata a dormire fuori dalla propria stanza. Si mosse di fianco, vedendo nella penombra la sagoma di Salazar, dormire rilassato. Si avvicinò lentamente al suo corpo, cercando di rilassarsi attraverso il calore corporeo altrui. Che cosa la turbava davvero? Il Maestro aveva fatto la sua ultima apparizione un mese fa, se avesse voluto reagire l'avrebbe fatto subito. Cercò di addormentarsi, e non appena li chiuse le sembrò di riaprirli di nuovo. La luce dell'alba inondò la stanza: la notte era passata in un battito d'ali. Si stropicciò gli occhi, e notò confusa che il posto al suo fianco era vuoto. Lentamente uscì dalle coperte e si vestì. Non fece in tempo ad uscire dalla stanza che un elfo domestico apparì dal nulla, con un'espressione contrita.
«Mi spiace molto, mia signora...» annunciò, in lacrime.
Rowena lo fissò, rigida. «Per cosa, ti dispiace...cosa è successo» un ordine il suo, non certo una domanda.
«Il vostro diadema, mia signora...è sparito» ammise l'elfo, tremante di paura.

L'urlo Banshee di Rowena rimbombò quasi in tutto il castello, facendo anche svenire i meno abituati alla rabbia furiosa della Strega che, a gran passo, si precipitava verso la riva del Lago Nero. Lentamente mise a fuoco Godric, Helga e Salazar, ed una quarta figura: uno studente di undici anni, svenuto a terra. Vicino a lui c'era il cofanetto del suo diadema, vuoto.
«Che cosa...come ha fatto? Il castello è inaccessibile per la sua magia! E Draco!» Rowena era fuori di sé. Il panico prese il sopravvento, ed impiegò svariati secondi a calmarsi, prima che Godric potesse parlare.
«E' propabile che abbia messo Edward, qui, sotto Imperio, e gli abbia detto di entrare nella tua camera e prendere il Diadema. Poi gli avrà detto di uscire verso il Lago Nero e di farselo consegnare. Un ragazzo di undici anni è facile vittima di un Legilimens come lui, non ci sarà voluto nulla a lanciargli un Imperio, farlo correre dentro il castello e poi tornare fuori, dove la barriera non arriva ed è innocua per lui»
«Draco non è stato svegliato, non ci sono resti umani intorno a lui» precisò Helga.
Rowena si massaggiò la fronte. Era davvero la fine. «Dobbiamo trovare un modo per recuperarlo, e dobbiamo farlo subito».


Tana, 2018 d.C
Era di nuovo ad Hogwarts, ma questa volta fuori dal castello. Si girò intorno: tutto era molto nitido e reale. Vedeva la superficie oscura del Lago Nero, gli alberi della Foresta mossi dalla brezza estiva. Poteva sentire quasi le grida festose degli alunni, nel castello avanti a lei. Prese a camminare verso il castello, finchè non vide una figura venirle incontro, quasi correndo. Indossava un elegante pastrano nero, con sotto un completo blu. Morbidi capelli scuri che gli sfioravano le spalle, occhi grigi, l'aria gentile. Le sorrise gentile, quindi prese a parlare.“Draco dormiens nunquam titillandus est” sussurrò, col braccio destro ad indicarle il castello alle sue spalle. Tornò a guardare Hogwarts. Questa volta, all'ingresso del castello era sdraiato un meraviglioso drago dalle scaglie perlacee. Era la creatura più bella e maestosa che avesse mai visto. Il muso della bestia si sollevò e nel fare quel semplice movimento portò con sé un forte vento. Chiuse gli occhi, e quando li riaprì vide ancora l'uomo avanti a sé. “Come in basso così in alto. Come il dentro così il fuori” annunciò, prima di farle un occhiolino. Il drago lanciò un urlo così potente che, senza rendersene conto, si svegliò.

«Vicky!» qualcuno gridò il suo nome, e si accorse troppo tardi che stava urlando. Spalancò gli occhi di soprassalto e si mise a sedere, ansante. Mise a fuoco la situazione. Si trovava nella Tana, la casa dei suoi nonni paterni. Tutti i nipoti erano stati portati lì dopo l'apparizione dei Dissennatori, per sicurezza...quello lo ricordava. Era circondata da molte facce: Ted ed i suoi genitori in primis; i nonni e gli zii appena dietro di loro. Doveva averli spaventati a morte, a giudicare dai loro visi tesi.
Chi l'aveva chiamata era probabilmente Ted, che la stava ancora tenendo per le spalle.
«Che cosa...che cosa è successo?» chiese Victoire, confusa mentre cercava di mettersi in piedi.
«Stavi sognando, credo. Beh in verità avevi gli occhi aperti, e parlavi con una voce...strana» ammise suo padre, controllandole gli occhi ed il viso.
Vicky si soffermò su ognuno di loro quindi deglutì. «“Come in basso così in alto”» annunciò, facendoli trasalire «Che cosa significa?».
Hermione la fissò a lungo, perplessa. «Come...come fai a sapere questa frase alchemica?» chiese confusa.
Victoire scrollò le spalle, confusa: «Non la conosco, infatti. Non so che accidenti significhi. Me lo ha detto lui» annunciò, indicando sul camino la foto magica di Sirius Black.

«Aspetta...un secondo. Tu hai sognato Sirius che ti ha detto una formula alchemica, e prima ancora ti ha detto il motto di Hogwarts, mostrandoti un drago a sorveglianza del castello?» chiese Harry confuso, quando Victoire finì di raccontare il suo “sogno”.
La ragazza annuì, stretta nella coperta e prima di sorseggiare il suo thè. Erano tutti seduti al lungo tavolo della cucina della Tana, e tutti fissavano Victoire.
«Ti risulta che ci fosse un drago a sorveglianza di Hogwarts?» chiese Ron a Hermione, confuso.
Lei scrollò le spalle. «Non lo so, ma dato il motto della scuola potrebbe essere. Tuttavia non capisco che accidenti c'entri con...beh, Sirius. Voglio dire...non stavi sognando Vicky, lo sai si?» le chiese, rivolta alla nipote.
«Non si possono sognare cose reali ma che non ci conoscono. Quella si chiama Veggenza» precisò dal nulla zia Luna, osservando dolcemente la nipote.
Victoire deglutì a vuoto, con aria colpevole, e Luna ampliò appena il sorriso: «Oh, vedo che non era la prima volta»
«Cosa?! Vicky ma perchè non me l'hai detto?» sbottò Ted, fissandola sconvolto.
«Non lo sapevo, anche se ne avevo un po' il sospetto, pensavo fossero solo sogni! D'altronde la mia bisnonna era una Veggente, no?» chiese conferma alla madre, che annuì. «La prima volta è successo solo ieri, prima dei Dissennatori. Ho sognato il mio Smistamento a Hogwarts, ed una signora seduta al tavolo dei Professori, che però non mi ha mai insegnato nulla, ne sono certa. Il Cappello ha ripetuto ciò che mi disse davvero quel giorno. Una parola, credo...non so, forse scozzese. “Mo Cara” o qualcosa del genere» ammise lei, confusa.
«Beh, almeno c'è un filo conduttore. Hogwarts» precisò Harry, osservandola. «Qualunque cosa sta succedendo, Vicky, devi andare lì» ammise poi, scrollando le spalle. «Se Sir...voglio dire, se il sogno ti diceva di fare così, proviamo a capire dove ci vuole portare. Male che vada, è stato un sogno e nulla più».
«Andremo ad Hogwarts allora» annunciò Hermione decisa.
«No» precisò subito Victoire, facendo voltare di scatto gli zii. Sorrise appena. «Voi dovete indagare su questa apparizione dei Dissennatori, non serve che vi aiutate. I sogni stanno accadendo a me, quindi sono io che devo andare ad Hogwarts. Da sola»
«Non pensarci nemmeno, io verrò con te» annunciò Ted, osservandola. Nonostante non volesse cacciare Ted nei guai, si sentì sollevata dall'idea di avere compagnia. Tornò a guardare gli zii ed annuì. «Partiremo domattina, allora, e ci terremo in contatto per nuove informazioni».
George diede una leggera gomitata a Bill, sorridendo felice. «Visto? Tua figlia ha proprio il sangue avventuroso dei Weasley!».

  
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