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Autore: Jordan Hemingway    11/06/2017    4 recensioni
Scarborough, costruita intorno a una Fiera.
Una città di creature magiche dove la magia è proibita, dove è possibile trovare l'impossibile, dove chiunque può entrare ma pochi possono uscire indenni.
“Dadi truccati?” La domanda fu accompagnata da un calcio tanto violento quanto improvviso.
“Una ragazza deve pur prendere delle precauzioni.” Riuscì a boccheggiare la giovane donna prima di sputare un grumo di sangue sul pavimento sporco.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7
Cecilia sapeva di averli alle calcagna. Sapeva inoltre che loro sapevano che lei sapeva. E che tutto quel sapere non avrebbe portato a nulla di buono, ma continuava a correre sui tetti come se invece di essere inseguita dalla metà più pericolosa di Scarborough fosse nel pieno di una scampagnata primaverile.
 
Atterrò con destrezza sulla cima di un comignolo e spiccò un altro balzo: i canali e i vicoli sembravano muoversi assieme al vento che le fendeva il viso, mentre il sole, ormai avviato al tramonto, dipingeva ombre di fuoco su ogni palazzo.
 
Il riflesso color sangue le indicò che il Methis era vicino. Il secondo fiume della Fiera, dopo il quale si trovavano la Porta e la fine della Barriera.
Ancora uno sforzo per poter volare di nuovo.
 
L’acqua era ancora occupata dalle chiatte dei venditori ambulanti: pesce, frutta, verdura, fiori freschi invadevano ogni spazio delle imbarcazioni ancorate alle rive. I visitatori non dovevano far altro che accostarsi a una di queste per esaminare la merce, oppure sporgersi da uno dei numerosi – e affollati – ponti di pietra resa scura dal tempo.
 
A volte però le chiatte erano utilizzate in modo improprio.
“Cecilia, questa volta non la passi liscia!” Agitando un lungo mazzo di cipollotti dall’aria provata, una donna dalla pancia prominente cercò di tenersi in equilibrio sulla propria imbarcazione, le cui oscillazioni rischiavano di far cadere tutta la merce in acqua.
 
“Chiedo scusa, chiedo scusa!” Cecilia continuava a saltare da una chiatta all’altra.
Seguendo il suo esempio alcuni degli inseguitori decisero di lasciar stare i ponti.
 
“Le mie angurie!” Un ragazzo emerse dalle onde e si issò cavalcioni di quella che era stata una dignitosa barca per il commercio di frutta. “Chi pagherà per le mie angurie?”
“Un’altra parola e ti ributto nel fiume, ragazzo!” Urlò un faerie che pareva essersi pentito di aver abbandonato l’inseguimento via terra a giudicare dal modo in cui tentava disperatamente di tenersi in equilibrio.
 
Una donna si lasciò cadere sul fondo della propria chiatta. “Dove sono i Guardiani quando servono?” Strillò tra un fischio di pallottola e l’altro.
Un’ombra le passò sulla testa.
“Dove meno li si aspetta.” Saint-Clare non sprecò altro fiato e continuò l’inseguimento.


 
Cecilia avanzava tra le proteste dei venditori ambulanti senza perdere tempo, piegandosi di quando in quando per evitare uno sparo.
La riva opposta era ormai vicina: la ragazza si preparò a saltare quando un’oscillazione imprevista la fece barcollare e cadere sulla barca di fronte.
Il colpo fu attutito da qualcosa di soffice e profumato.
“Mia cara ragazza, cerca di non rovinare tutta la merce se ti è possibile.”
 
Rialzandosi, Cecilia si trovò circondata da fiori.
Corolle di mille colori e forme diverse occupavano il fondo della chiatta e si affacciavano dallo scafo, riempiendo l’aria stagnante con il loro profumo.
 
Seduto a prua un vecchio dalla faccia simile al cuoio stagionato la stava fissando con un’espressione divertita.
“Scusatemi, scusatemi,” la ragazza si aprì un varco tra i mazzi colorati, cercando di non rovinarli ulteriormente, “non intendevo davvero…”
 
Il vecchio continuò a sorridere. “Un fiore è qualcosa di così delicato,” raccolse uno degli steli piegati e lo raddrizzò con cura, “eppure ha una resistenza superiore a quella di molte altre creature.” Riportò lo sguardo su Cecilia, la quale si era fermata di colpo. “Cerca di ricordartene.”
Senza distogliere gli occhi, la giovane donna annuì.
 
“Forse uno dei miei fiori potrebbe portarti fortuna.”
Immersa una mano nel mare di petali, il vecchio estrasse un ramo sottile che porse a Cecilia.
Un pezzo di legno scuro, contorto e pieno di spine, niente di più lontano dalla merce di quella barca.
La ragazza lo esaminò attentamente. “Questo rovo non sembra certo un ramo di fiori. Pare anzi non aver mai visto un germoglio in tutta la sua vita.”
 
“Porta in sé la promessa di sbocciare.” Fu la risposta enigmatica.
Il viso di Cecilia si illuminò. “Credo abbiate ragione.” Ringraziò, riponendo il ramo nella borsa e issandosi sul parapetto. “Ora devo proprio andare!”
Il vecchio la osservò saltare a riva e riprendere la corsa.
“Buona fortuna a entrambe.”
°°°
  
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