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Autore: Sakii    11/06/2017    4 recensioni
Emma, 21 anni.
Giovane ladra di giorno, esperta puttana di notte.
Questo sarebbe il curriculum della mia vita, se solo non fosse stata stravolta.
Un viaggio tra passato e presente, tra amore e delusioni, tra confusione e felicità.
Dalla storia:
“Buongiorno, principessa” ammicca. Sorrido, senza però dargli corda. Si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
“Ieri notte non ti ho fatto parlare però… sai… era solo…”
Per un attimo i suoi occhi perfetti si incupiscono, poi annuisce, ridendo.
“Ovvio, era solo sesso” ammette con una nota di sarcasmo nella voce, riferendosi alla mia affermazione della notte passata.
“Non voglio i tuoi soldi, lo desideravo… tutto qui.”
Si riveste, lo osservo in silenzio un’ultima volta. Non doveva succedere e lo sappiamo entrambi ma non ho voglia di pentirmene. Non ne ho intenzione, è stato quasi magico.
“È chiaro Emma, non devi giustificarti. Non ne parlerò.”

I primi dodici capitoli risalgono a due anni fa.
La descrizione è stata modificata.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3
 

L’auto si ferma e, mentre sto per scendere, il mio nuovo accompagnatore si precipita ad aprirmi la portiera. Alzo gli occhi al cielo ma non protesto, non so ancora che tipo è né perché mi abbia invitata ad una serata fuori nonostante sappia che sono il passatempo di suo padre. Solo ora riesco a vedere quanto sia alto, anche con i tacchi arrivo solo al suo petto. Non che io sia bassa, sia chiaro. Sono di una giusta altezza e di un giusto peso, non si può descrivere il mio fisico. È semplice, proprio come me. Torno a concentrarmi sul bel fusto al mio fianco di cui ancora non so il nome. Non conosco questa zona della città, non ci tengo troppo a frequentarla ed io e John andiamo sempre in posti più distanti. Ci avviciniamo all’entrata di quello che dev’essere uno di quei locali ultra famosi per ricchi.
 
“Come tutti i luoghi che mi ritrovo a frequentare in compagnia di questa famiglia…”
 
Me ne rendo ancora più conto quando riceviamo facilmente il permesso per entrare senza metterci in fila. Osservo un po’ le persone in coda, ce ne sono di ogni tipo: ragazze in gruppo, in cerca di qualche pesce da acchiappare, ragazzi già fatti ancora prima di finire la serata, uomini di mezz’età accompagnati da quelle che potrebbero essere le loro figlie, con vestitini osceni che risalgono ogni secondo sulle gambe. Non capisco il senso di indossarli se si lamentano di doverli tirare giù. O mostri le tette, o il culo con quei pezzi di tela: chiamarli vestiti è una bestemmia.
Vengo distratta da…
 
“Come cavolo devo chiamarlo?!”
 
Senza farmi troppi scrupoli, gli chiedo semplicemente il suo nome. Lui per tutta risposta mi guarda, prende la mia mano e ci porta in una zona riservata del locale.
 
“Cosa prendi?”, mi chiede, nel frattempo prendiamo posto.
 
Cerco di guardarlo con aria minacciosa ma non deve riuscirmi molto bene perché mr. Mistero scoppia a ridere. Inclino leggermente la testa, incuriosita. Mi scappa un risolino, faccio finta di pensare un po’ per poi chiedere della semplice acqua.
 
“Non dirai sul serio, vero? Andrà bene una bottiglia di vino, la migliore che avete” dice, rivolgendosi ad una ragazza avvicinatasi a prendere la nostra ordinazione.
Mi metto comoda sul divanetto sul quale siamo seduti, fin troppo stretto data la vicinanza delle nostre gambe. Intanto, decido di guardarmi un po’ intorno.
È molto più ampio da quello che sembra dall’esterno, è ovviamente raffinato grazie all’arredamento moderno con colori sempre tendenti al viola e al nero. La musica nella nostra zona non risuona troppo, per mia fortuna, evidentemente nella sala accanto c’è una discoteca. Al contrario, le luci sono forti ed emanano un calore bestiale. Nella hall se non sbaglio puoi trovare un lunghissimo piano bar, non ho avuto tempo di ispezionare data la velocità del tipo accanto a me nel trascinarmi via. Sposto la mia lunga chioma su una spalla, cercando di sventolarmi con le mani.
 
“Possiamo andare in una stanza con il climatizzatore.”
 
No. No. E ancora no. Non sarei mai andata in una camera da sola con lui. Anche se gli altri clienti non si facevano di certo alcun problema a strusciarsi e baciarsi appassionatamente davanti a tutti… in ogni caso non l’avrei fatto, né qui, né su un letto.
 
“No, grazie per il pensiero”
 
Alza le spalle, si guarda intorno, si rivolge nuovamente a me.
 
“E così, cara Emma, cosa fai nella vita?”
 
“Sopravvivo.”
 
Assume un’aria pensierosa, inizia a muovere rapidamente la gamba su e giù come se avesse un tic. Potrei addirittura pensare che sia nervoso. Non dico nulla finché non arriva la bottiglia con i due calici. Me la porge dicendo
 
“Stappala, brindiamo ad un nuovo inizio.”
 
Mentalmente mi sono chiesta cosa stesse riiniziando lui ma non mi sono permessa di esporre a voce il mio quesito, so quanto può essere fastidioso. In ogni caso lui sapeva fin troppe cose di me, mentre io non sapevo ancora niente di lui. Faccio quello che dice, apro la bottiglia senza sperare in un futuro migliore. Cosa avrei dovuto ricominciare? Io stavo benissimo così, nella vita bisogna accontentarsi. Lascio che sia lui a versare quest’oro imbottigliato nei bicchieri, aspetto che finisca e brindiamo non so bene a cosa. Sorseggio lentamente per assaporarlo al meglio, è delizioso ma non lo voglio ammettere. Passiamo il tempo così, senza far nulla. Riesco a godermi la serata in compagnia di questo ragazzo poco invadente e silenzioso quasi quanto me. Dopo due bicchieri decido di farla finita, sono a stomaco vuoto e inizio a sentirmi più allegra e leggera.
 
“Ti tiri già indietro? Pensavo fossi una tipa più competitiva”, mi prende in giro lui.
 
Sa come prendermi eppure non mi lascio convincere, gli ho già detto una volta che non bevo, ho ceduto abbastanza… mi farei schifo ad immaginarmi come mio padre.
Piccoli frammenti di ricordi cercano di farsi spazio nella mia testa, costringendomi a buttare giù altri sorsi direttamente dalla bottiglia.
 
“Fanculo… per una volta mi farà bene”
 
Mr. Mistero ride compiaciuto.
 
“Tipica ragazza da bevo per dimenticare. Ti sei meritata un’informazione. Mi chiamo Derek, ho 25 anni.”
 
Smetto di bere, girandomi verso di lui.
 
“Così sono due…” biascico, sempre più confusa. Mi alzo senza neanche ben sapere quello che desidero fare. Faccio solo due passi per poi quasi finire rovinosamente con il culo per terra. Derek mi si avvicina e mi aiuta a tenermi in piedi.
 
“Vacci piano dolcezza, dove volevi andare?”
 
Dal tono della sua voce capisco che siamo entrambi abbastanza andati. Prima che possa rendermene conto mi carica sulle spalle come un sacco di patate. Decido di non replicare per tenere la bocca chiusa ed evitare di vomitargli addosso, mi sarei sentita una merda se gli avessi sporcato quella favolosa camicia così liscia e morbida… come i suoi capelli…
Rido ai miei pensieri mentre gioco con un ricciolo ribelle della sua chioma. Chiudo gli occhi, sentendomi pervasa da un senso di benessere dato dal tocco caldo delle sue mani sulle mie cosce nude. Mi raggomitolo quando sento il mio corpo essere poggiato su un materasso vellutato, Derek mi sfila addirittura i tacchi. Lo sento sdraiarsi accanto a me, sospira.
 
“Non volevo farti sentire male, scusa.”
 
Rotolo verso di lui… come i panda… rido di nuovo. Forse non reggevo così tanto bene l’alcool come pensavo. Mi guarda con aria interrogativa. Faccio cenno con la mano come per dirgli di lasciar perdere.
 
“Non ti toccherò, quando sarai pronta ti riporto in auto.”
 
Muovo la testa su è giù per acconsentire. Aspetto qualche minuto prima di mettermi seduta, poggio la schiena contro la testiera del letto. Non ho le forze per osservare la stanza e poi è buia.
Si sposta, sedendosi accanto a me.
 
“Mio padre mi stuprava.”
 
Dico, di getto. Lui aveva fatto la stessa cosa parlandomi di sua madre e si era sentito meglio. Forse poteva aiutare anche me parlare, a volte.
 
“Come fai a fare questo lavoro allora?”
 
Era una bella domanda, non sapevo spiegarmelo.
 
“Non ho paura dell’uomo… è solo sesso, il corpo è solo… carne. Lo stupro ti macchia l’anima e non riesci più ad uscirne.”
 
Rimane in silenzio. Faccio lo stesso.
 
“Tu cosa fai quando dei ricordi ti tormentano?”, trovo poi il coraggio di chiedere.
 
Sembra passare molto tempo a pensarci, o forse si è addormentato. Mi avvicino per sentire il suo respiro. È caldo e sa di vino… le sue labbra potrebbero essere morbide…
 
“Li accetto…” sussurra, vicinissimo al mio viso, interrompendo i miei pensieri poco casti. È una risposta sensata, accettare un qualcosa è l’unica via di fuga dall’orrore del passato. Accettare è perdonarsi. Non mi sento ancora in grado di farlo ma potrei iniziare a provarci… potrebbe essere questo il mio nuovo inizio… una ciocca di capelli cade sui miei occhi. La sua mano è più veloce della mia a sistemarla dietro l’orecchio, indugia sulla pelle del mio collo, scendendo per il braccio… fino alla mia mano.
 
“Al diavolo…” dice, poco prima di annullare le distanze tra noi.
 
All’inizio il bacio è dolce, poi diventa via via più passionale, la sua lingua si fa strada nella mia bocca. Lo lascio fare, adattandomi a ciò che desidera.
 
“Questo è quello che dovrei fare se fosse un cliente… ma voglio che sia un ragazzo qualunque… ed io voglio essere una ragazza qualunque che soddisfa le proprie voglie, per una sola volta nella mia vita.”
 
Mi sposto su di lui, i nostri corpi combaciano alla perfezione… le sue mani ora sono sulla mia schiena, accarezzano la pelle mentre abbassano la zip del vestito.
 
“Non ricordo di essere mai stata toccata con così tanta cura…”
 
Mi sistemo a cavalcioni restando su di lui, interrompendo il nostro bacio. Nel buio cupo che ci circonda riesco ad intravedere il desiderio nei suoi occhi, eppure il suo respiro è calmo, il suo tocco è dolce… le mie dita sbottonano la sua camicia… seguono le linee dei suoi muscoli… mi abbasso su di lui, continuando ad esplorare il suo petto con la lingua, intanto inizio a spingermi su di lui per dargli più piacere…
I ricordi tetri del mio passato sembrano essere spazzati via ad ogni nostra carezza…
Riprendo a baciarlo, le sue mani stringono i miei fianchi ora nudi.
Mi perdo nella tenerezza di ogni singolo attimo, cercando di memorizzare il più possibile quest’intimità. Riesco a sentire il calore del suo corpo che brucia nonostante gli strati di vestiti che ancora ci separano. Decido di abbattere questo divario, spogliandolo dei pantaloni. Lui fa lo stesso con me, risalendo con le mani fino al gancio del reggiseno.
Poco dopo sono sotto di lui, il nostro battito che accelera, i nostri corpi sempre più desiderosi l’uno dell’altra. Smette di baciarmi prima di spingersi in me.
 
“Emma…” lo guardo, pregandolo con gli occhi di non parlare. Ho bisogno che non mi faccia pensare più a nulla e fino ad ora c’era riuscito così bene… non volevo che rovinasse tutto con le parole.
 
“Emma… dobbiamo…” poggio l’indice sulle sue labbra, interrompendo il flusso dei suoi pensieri in quella testa calda. Finalmente riesco a rassicurarlo con dei piccoli baci umidi sul suo collo, stringo la coperta tra le mani, chiudo gli occhi e mi perdo nel piacere.
 
Mi sveglio con un’emicrania tremenda, apro svogliatamente gli occhi. Sorrido quando riesco a mettere a fuoco un bicchiere d’acqua con un’aspirina accanto sul comò vicino il letto. Mi alzo a sedere, mandando giù il tutto. La porta si apre rivelandomi un angelo caduto dal cielo. Alla luce era davvero molto, molto, molto meglio… Derek ha i capelli bagnati e scompigliati, a coprirlo c’è una semplice asciugamano legata alla vita.
 
“Buongiorno, principessa” ammicca. Sorrido, senza però dargli corda. Si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
 
“Ieri notte non ti ho fatto parlare però… sai… era solo…”
 
Per un attimo i suoi occhi perfetti si incupiscono, poi annuisce, ridendo.
 
“Ovvio, era solo sesso” ammette con una nota di sarcasmo nella voce, riferendosi alla mia affermazione della notte passata.
 
“Non voglio i tuoi soldi, lo desideravo… tutto qui.”
 
Si riveste, lo osservo in silenzio un’ultima volta. Non doveva succedere e lo sappiamo entrambi ma non ho voglia di pentirmene. Non ne ho intenzione, è stato quasi magico.
 
“È chiaro Emma, non devi giustificarti. Non ne parlerò.”
 
Sussurro un semplice grazie. Derek da parte sua finisce di recuperare tutte le sue cose.
 
“Puoi farti una doccia calda se vuoi, ti aspetto in auto.”
 
Annuisco, aspetto che esca dalla porta per alzarmi e recarmi nel piccolo ma grazioso bagno della stanza. Sotto la doccia lascio che l’acqua scivoli sul mio corpo. Cosa mi aspettavo? Essere bravo nel fare sesso non significa nulla. No. In realtà la colpa è solo mia, mi stava fermando. Non lo conosco e non ho il diritto di giudicarlo. Sono una perfetta idiota. In un impeto di rabbia tiro un pugno più forte di quanto pensassi contro il muro. Mi mordo il labbro ed impreco per il dolore. Finisco di lavarmi più in fretta che posso, non voglio farlo attendere ancora per molto. Noto sul letto un maglioncino e un paio di jeans e sorrido di nuovo all’ennesimo gesto di premura nei miei confronti… mi sembra quasi Nathan. Scuoto la testa prima di tirare un altro pugno. Indosso i miei nuovi abiti, afferro i miei pochi averi ed esco con malinconia dalla stanza. Ad aspettarmi non c’è la solita auto ma un taxi. Salgo su e… Derek non c’è.
 
“Lo capisco, è normale…”
 
Comunico al tassista la mia destinazione e lasciamo quel luogo di tentazione e desiderio.
 
“Memo: cancellare mr. John dalla lista dei clienti…”

Angolo Autrice

Scusate per la piccola pausa presa, non ho avuto molto tempo in questi giorni nonostante il capitolo fosse già pronto, avevo bisogno di ricontrollarlo un po'. Noto con piacere che le letture aumentano, spero davvero che vi stia interessando la storia. Sto alleggerendo la trama con questi capitoli (sempre sperando che siano comunque piacevoli), fatemi sapere la vostra opinione, a presto <3

 
   
 
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