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Autore: Aliak    15/06/2017    2 recensioni
Post-Season 2
Sono passati diversi mesi dall’invasione Daxamite, Kara deve riaggiustare la propria vita ma non è così facile dopo una grande perdita. Lilian Luthor era finalmente dietro le sbarre e il mondo sembrava essere finalmente in pace. Tutti sono felici, ma non lei, era tutto così frustrante. Odiava sentirsi impotente, eppure eccola lì. Potreste darle torto, però? E 'stata un disastro tutta la sua vita, non aveva mai avuto un momento di felicità che durasse, aveva perso anche lui, ed era di nuovo sola, mentre tutti intorno a se erano felici.
Stava annegando nelle sue stesse paure, non poteva salvare se stessa ma qualcun’ altro poteva farlo, e sta per tornare…
Semplicemente una storia Karamel
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kara Danvers, Mon-El
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Supergirl'
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14 ° febbraio, 2017 - 4 mesi dopo Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Era stata trascinata lì contro voglia, ma non c’era stato modo per ribellarsi, non ne aveva la forza di volontà, ne la forza fisica, si sentiva come dopo la battaglia contro metallo, senza poteri, senza forze, molto più umana. Sapeva che erano la, ma sembrava non aver la forza per usarli, non come prima si era ritrovata in situazioni in cui J’onn e il Deo erano dovuti intervenire per aiutarla di fronte a nemici che di norma avrebbe battuto senza alcuna difficoltà. 

 

Non sapevano cosa stava succedendo, con lei ma avevano semplicemente dato alla fine la colpa, allo stato d’animo nel quale si trovava, dopo aver scoperto che Mon-el era scomparso, non c’era più. Non c’erano state altre lacrime, i suoi condotti erano ormai prosciugati, ma non era mai stata più la stessa. Le visite di Kal-el si erano fatte sempre più ravvicinate, come a assicurarsi che andasse tutto bene, avevi ribadito che andava bene, e che metropolis aveva bisogno del suo aiuto, ma non c’era stato verso.

 

Non ha mai permesso di mostrare le sue vere emozioni di solito, non poteva di certo rovinare il giorno più bello di sua sorella. Amava Alex e sapeva che meritava tutta la felicità del mondo. Aveva spinto i suoi sentimenti negativi e dopo un po 'si sentiva veramente felice per la coppia, ma questo non voleva dire che volesse aiutarli in tutta la preparazione.

 

E invece oggi si trovava lì trascinata da sua sorella, dalla sua madre adottiva, e dalle sue amiche alla ricerca dell’abito da sposa per Alex, e gli abiti da damigella per loro. Ed era lì anche Lois a controllarla, anche se logicamente era stata anche lei, compreso Clark, e la signora Kent invitati al matrimonio. Poteva percepire gli sguardi preoccupati di Lois e Lucy puntati su di lei, ma non erano lì per lei.


Avevi guardato Alex provare diversi vestiti, tutti magnifici e diversi l’uno dall’altro, speciali per un giorno speciale, che per te non sarebbe mai e poi mai arrivato. Potevi sentire aumentare quella morsa sul cuore, a quel pensiero faceva male, tutti erano felici tranne te, Lucy si era rimessa con James, finalmente e era tornata in città.

 

Ti sentivi una estranea, una aliena in mezzo a tutta quella felicità, che ormai aveva abbandonato il tuo cuore lasciandolo completamente vuoto, sapevi che non potevi riuscir a dare un parere unanime, su quegli abiti. Non avevi parlato per tutto il tempo, e alla fine eri stata trascinata nel camerino, con in mano diversi abiti da damigella da provare.

 

Uno forse l’aveva colpita di più degli altri, un bellissimo abito senza spalline blu royal che doveva abbracciare il busto mettendo in risalto il proprio corpo perfetto per poi scorrere giù in una bellissima coda a sirena, impreziosito con pizzo e alcune pietre sulla scollatura a cuore, e sulla vita. Doveva essere perfetto, e sopratutto della sua taglia, o almeno la sua solita.

 

Solo per il vestito si rifiutava di chiudere, la lampo non saliva in nessun modo, e non doveva forzarla a meno che volesse rischiar di romperla con la sua super forza, si rese conto solo in quel preciso momento, di qualcosa portato all’attenzione dall’aderenza dello stesso tessuto, sul proprio corpo. 

 

Il vestito portò all'attenzione che il suo stomaco precedentemente piatto, il vantaggio della sua natura Kryptoniana era di aver un far bisogno maggiore di cibo, calorie che facilmente venivano bruciate, non permettendo così al corpo di ingrassare, non c’era mai stato modo. Eppure guardandosi attentamente di fianco, poteva notare il ventre premere al di fuori del normale, cercando di mettersi in mostra. 

 

-Kara? Tutto bene amore.- La voce di Eliza era morbida e piena di preoccupazione, ci stava mettendo troppo poteva sentire anche le voci delle altre farsi sempre più vicine allo stesso camerino. Le mani avevano smesso di tentare di sollevare la cerniera dell’abito, il tessuto era leggermente ricaduto sulla vita, lasciando il busto nudo in parte e esposto. Non vi era solo quel cambiamento, poteva notare i seni essersi fatti più grossi, a malapena trattenuti da quel tessuto leggero del suo solito reggiseno, l’aveva sentiti per settimane o mesi dolere ma non aveva voluto farci caso, perché ogni parte del suo corpo da quando Mon-el non c’era più e sopratutto il petto, gli doleva in modo persistente.

 

-Kara…- La porta si aprì immediatamente e sua madre entrò dentro preoccupata per la figlia minore. Ti eri spostata dalla posizione di prima, allontanandoti dallo specchio, dandogli le spalle. -Cosa sta succedendo, Kara? Perché non hai ancora indossato il vestito?-

 

-Non credo possa entrarmi.- avevi ammesso semplicemente rimanendo ancora di spalle, mentre la mano era lentamente scivolata su quella rotondità del ventre, avevi lentamente chiuso gli occhi, cercando di concentrarti su qualcosa, ignorando gli altri suoni che ti circondavano, le voci di Alex e delle altre, che domandavano cosa stava succedendo. E arrivò come un fulmine a ciel sereno, una singola lacrima era scivolata dall’occhio destro rivelandosi, dopo tanto tempo.

 

Questo spiegava la nausea, che non la lasciava da tempo, credeva che potesse essere legato a quello che stava passando ma, perché non aveva letto quei segnali, che il suo corpo cercava in tutti i modi di rivelargli. Questo spiegava anche la spossatezza mai provata fino a ora, che non sembrava lasciarla; la stanchezza che derivava nell’usare troppo i suoi poteri, la maggior quantità di cibo, che ingurgitava  quando e se riusciva a mangiare, le strane voglie di cose che fino a ora non aveva mai immaginato.

 

Eliza era rimasta in silenzio fino a ora, ma poteva percepire lo sguardo della donna studiarla attentamente, lei era una scienziata dopotutto, alla fine si era poggiato lo stesso sulla propria mano ancora poggiata sul ventre. Aveva visto le lacrime cominciar a scivolare lungo il volto della madre, sapeva che erano lacrime di commozione, eppure una parte di se non riusciva a essere felice di scoprire quella cosa.

 

-Kara, Eliza cosa succede?- Alex e  Lucy erano entrate di colpo percependo Eliza piangere, con le armi spiegate, pronte in caso a sparare se fossero in pericolo.

 

-Non è successo nulla, cioè anzi, è successo qualcosa di straordinario. Kara è incinta.- 

 

Gli occhi di entrambe di colpo si allargarono alle parole di Eliza. -Cosa?- avevano infine abbassato lentamente le armi, si erano sofferente entrambe a osservarla attentamente eri rimasta la immobile, guardando nel vuoto in uno stato di shock, mentre cercavi di formulare delle parole che avessero un senso e negare la chiara evidenza ormai. 

 

Il suo primo istinto era quello di urlare no, non c'era assolutamente alcun modo che potesse essere rimasta incinta, ma poi capì che sì, sì, era possibile. Lei e Mon-El ... beh erano probabilmente compatibili, più o meno Daxamiti e Kryptoniani avevano la stessa biologia, seppur negli anni da quando la stessa razza si era separata diventando due, c’erano stati probabilmente cambiamenti anche attuati dalle matrici di parto.

 

Non sempre usavano protezione, anche se aveva qualche dubbio che le protezioni terrestri potessero avere effetto in qualche modo, sugli alieni, con la super forza. C'erano momenti in cui dimenticarono, o si erano rotti i preservativi durante i loro rapporti focosi, ma avevano ignorato il tutto, non dandoci caso il suo corpo probabilmente non sarebbe mai stato compatibile con una gravidanza in atto, sopratutto in quanto invulnerabile sotto la presenza del sole giallo, e invece…

 

-Non lo voglio!- era uscito come un rantolo sul commento, prima che ti lasciassi cadere sullo sgabello posto nel camerino, continuando a guardare il pavimento -Lui non lo vedrà, mai.- aveva detto a sua sorella e alle altre -Lui non vedrà mai suo figlio… Non saprà mai di avere un bambino.- Aveva coperto il volto con le mani, nascondendolo non voleva vedere i volti delusi, dei suoi amici a quelle prime parole. Come poteva crescere da sola quel bambino, sapendo di aver mandato a morire suo padre nello spazio, e se un giorno gli avesse chiesto di lui?

-Mio figlio non vedrà mai suo padre. Non lo conoscerà mai. Egli non saprà mai chi è…- Lei non poteva continuare come lei crollò di nuovo in un pianto isterico pieno di singhiozzi. Non si era nemmeno resa conto che lei aveva chiamato il suo bambino un “lui”, anche se non c'era modo che potesse conoscere già se fosse maschio o una femmina, era uscito spotaneo. 

 

Eppure, aveva già realizzato nella sua mente un bambino con i suoi occhi, che era un po' Mon-El, con i capelli marrone scuro quasi neri. Con il suo sorriso spensierato e volto gioioso. Con ... Con le sopracciglia e il naso e gli zigomi, con la sua risata e la voce. Tutto quello gli faceva male, faceva male, perché lui non sarebbe mai stato lì vicino a lei, nella gravidanza durante il parto, o quando pian piano il loro bambino sarebbe lentamente e inesorabilmente cresciuto.

 

Come ironico che la persona che le ha dato tutto quello che voleva di più da sempre, una famiglia una casa dei bambini dei magnifici bambini. Era lontano nello spazio ora, forse disperso forse morto, e non sarebbe mai più potuto tornare sulla terra, secondo i calcoli di Winn e di Lena, ci sarebbe voluto almeno un millennio, prima che il piombo lasciasse l’atmosfera della terra rendendola di nuovo vivibile per i Daxamiti.

 

-Kara, devi essere forte per lui, questo è il dono più prezioso che mai ti possa aver donato, e non puoi perderlo devi proteggerlo a ogni costo. Fallo per lui, fallo per voi. Questo bambino ha bisogno di te, più di questa città, di questa nazione di questo pianeta.-

 

In poco tempo erano giunti al Deo, Eliza e Alex l’avevano spinta verso la baia medica, senza che potesse chiedere a J’onn o a Winn, se serviva il suo aiuto in città aveva anche intravisto suo cugino per un breve istante prima, di scomparire all’interno della stessa, ti avevano fatto semplicemente distendere sul lettino, mentre preparavano la macchina, per fare l’ecografia. Lentamente Alex aveva afferrato la boccetta contenente quel liquido gelatinoso prima di poggiarlo sul rigonfiamento e poi passare lentamente la bacchetta. 

 

Lo sguardo si era spostato verso il monitor attendendo le immagini, ma senza aver nessun risultato, non c’era che d’aspettarselo che gli ultrasuoni non avrebbero attraversato la pelle della donna d’acciaio, ma non sembravano essersi rassegnati. Erano andati di la, ed era rimasta brevemente da sola, prima che Kal entrasse nella stanza esitando qualche istante sulla porta.

 

-Kara come stai?- gli aveva chiesto, e a un tuo cenno era entrato infine

 

-Non lo so.- avevi ammesso senza esitazione, socchiudendo gli occhi -Ho paura, e vorrei che Mon-el fosse qui per sapere tutto questo.- avevi ammesso con voce tremante, sapevi che le lacrime premevano per uscire di nuovo. Avevi sentito Kal cercare di confortarti, avvicinandosi lentamente a te, e accarezzando dolcemente la schiena. Erano di nuovo entrate nella stessa stanza, fermando a guardare i due cugini così vicini, sorridendo dolcemente.

-Oh, Rao- avevi imprecato solo ora, mentre un pensiero era balenato nella tua mente portando la stessa allo sconforto.

 

-Kara, cosa c’è? Qualcosa non va con il bambino?- aveva detto Eliza affiancandola velocemente

 

-No, sembra sia in perfetta salute.- aveva affermato Kal-el, l’avevi guardato negli occhi notando che aveva abbassato leggermente gli occhiali e stava fissando il suo ventre, probabilmente usando la sua vista a raggi x.

 

-Cosa c’è Kara allora?-

 

-La terra… L’atmosfera della Terra, c’è ancora il piombo, e se il bambino è in pericolo?- avevi finalmente rivelato il dubbio amletico che era affiorato nella tua mente, realizzando che ti stavi preoccupando per lui, e volevi esser certa che stesse bene, che non soffrisse… E se fosse stato allergico al piombo come il padre? No non poteva perderlo.

 

-Non credo, Kara. Se l'atmosfera fosse tossica per il bambino, penso che avresti ormai abortito.- Aveva ammesso sua sorella, avevi sentito il tuo respiro mancare. -Ma staremo attenti te lo prometto, intanto continueremo a lavorare sullo stesso antidoto, nel caso in cui… Ma in tutta onestà, il bambino è in parte anche Kryptoniano, quindi penso che gli darà abbastanza immunità per proteggerlo. E credo anche, che non avrà mai una forte reazione a Kryptonite, come te e Clark.-

 

-Non lo sappiamo certo però.- Aveva saputo solo ora che era incinta, e pian piano sentiva il naturale istinto di protezione per il suo bambino che ancora doveva nascere, l’unica cosa che gli era rimasta tangibile di Mon-El che aveva lasciato. -Non voglio lasciare al caso, specialmente perché le possibilità non sono mai state a mio favore.- ammise accigliandosi, gli avevano promesso che avrebbero trovato al più presto la cura, che avrebbero intensificato i loro sforzi per trovarla, prima che il bambino potesse nascere.

 




30° secolo dC - 2 mesi dopo che Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Mon-El aprì gli occhi per la prima volta in due mesi per trovarsi sdraiato su un letto di metallo, in un ambiente freddo e clinico. I suoi ultimi ricordi erano legati al fatto che Kara, l’aveva fatto sedere nel suo baccello, gli aveva lasciato la collana di sua madre, e l’aveva lasciato andare nello spazio, cercando di salvarlo dalla morte.

 

-Ok ... dove diavolo sono?- Domandò, anche se non c'era nessuno nella stanza che gli potesse rispondere. La porta della stanza si aprì e un uomo umanoide biondo entrò nella stanza, vestito di un abito color porpora, non sapeva se fosse un nemico o un amico, non era legato a quel letto non sembrava esser stato costretto a rimanere la ma non sapeva se fidarsi dell’alieno.

 

-Ciao Mon-El di Daxam- l'uomo verde salutò, mettendo subito il Daxamite sulla difensiva e chiedendosi come diavolo lo conoscesse. -Benvenuto sulla Terra 2, nel 30° secolo.-

 

Mon-El lo fissò stupefatto. -Che cosa?!-

 

-Immagino siate confuso. Risponderò a tutte le vostre domande.-

 

-Okay ... ma prima chi sei tu e come sai il mio nome? Cosa intendi dire è il 30 ° secolo? Non e possibile.-

 

-Mi chiamo Brainiac 5 e sono un androide del pianeta Colu. Conosco te Mon-El, a causa del tuo posto nella storia della Terra insieme a Supergirl. La tua nave è caduta in un wormhole che ti ha portato nella nostra terra, a mille anni per il futuro rispetto alla vostra.-  l'alieno rispose con calma con tono monotono, come se tutto questo fosse perfettamente normale. 

 

-Okay, non posso essere qui. Devo tornare al mio tempo. E se sono sulla Terra, molto presto morirò.- aveva ammesso temendo il peggio, ma c’era qualcosa di diverso, poteva respirare tranquillamente senza fare nessuna fatica, questo sembrava impossibile,  forse l’aria di quella stanza controllata?

 

-Non preoccuparti della vostra allergia al piombo, Mon-El. Il piombo nell'atmosfera della terra, e ormai da centinaia di anni stato debellato, e se anche non lo fosse stato, Alex Danvers insieme a sua madre Eliza, hanno creato un siero immunizzante.-

 

Mon-El gelò, sorpreso da questa rivelazione. -Ma come? Perché?.- forse avevano tentato di crearlo in modo tale, che un giorno forse potesse tornare sulla terra, e riunirsi a loro.

 

-Nel caso in cui un Daxamite, o un mezzo Daxamite ne abbia bisogno.- in realtà non aveva fatto caso, alla seconda affermazione aveva sentito il suo stomaco brontolare di colpo, richiedendo attenzioni.

 

-Deduco abbiate fame o sete, Mon-El? Possiamo spostarci nelle altre stanze in modo tale che possiate riprendervi finalmente del tutto, se non vi dispiace.-

 

-No, voglio solo uscire di qui. Se quello che dici è vero allora devo tornare al mio tempo, da Kara.- avevi semplicemente affermato.

 

-Temo che sia attualmente impossibile. Il wormhole è chiuso. Tuttavia stiamo lavorando per un modo per inviarti, ma ci vorrà del tempo. Nel frattempo, siete nostro ospite, e se vorrete unirvi a noi la nostra squadra sarà onorata, della vostra presenza.- Il sopracciglio si era sollevato, lo sguardo si era spostato di nuovo sull’androide, ancora incerto se fidarsi dello stesso, ma non sembrava avere cattive intenzioni.

 

-Quale squadra?- avevi domandato

 

-La Legione di Supereroi naturalmente.-

 



PS: Ebbene si è comparso finalmente il nostro Mon-el il riferimento alla legione di Supereroi del 30° secolo, e alla Terra 2 è un riferimento chiaro ai fumetti, dopotutto il nostro Mon-el, è stato parte della legione, come supereroe sotto il nome di Valor si ben presto leggeremo altro. Beh a parte questo diaciamo la prima parte è tutta per la nostra Kara, avevo lasciato diversi indizi nei capitoli precedenti su questa possibilità, ma credo che Kara, era talmente a pezzi da non farci realmente fino a ora farci caso, e gli altri, beh non ci avevano pensato.
Un grazie ragazzi come sempre e al prossimo capitolo

Aliak

   
 
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