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Autore: Sakii    16/06/2017    3 recensioni
Emma, 21 anni.
Giovane ladra di giorno, esperta puttana di notte.
Questo sarebbe il curriculum della mia vita, se solo non fosse stata stravolta.
Un viaggio tra passato e presente, tra amore e delusioni, tra confusione e felicità.
Dalla storia:
“Buongiorno, principessa” ammicca. Sorrido, senza però dargli corda. Si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
“Ieri notte non ti ho fatto parlare però… sai… era solo…”
Per un attimo i suoi occhi perfetti si incupiscono, poi annuisce, ridendo.
“Ovvio, era solo sesso” ammette con una nota di sarcasmo nella voce, riferendosi alla mia affermazione della notte passata.
“Non voglio i tuoi soldi, lo desideravo… tutto qui.”
Si riveste, lo osservo in silenzio un’ultima volta. Non doveva succedere e lo sappiamo entrambi ma non ho voglia di pentirmene. Non ne ho intenzione, è stato quasi magico.
“È chiaro Emma, non devi giustificarti. Non ne parlerò.”

I primi dodici capitoli risalgono a due anni fa.
La descrizione è stata modificata.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 5

  ...due settimane dopo

Erano passate due settimane dalla serata con Derek, avevo dovuto mentire spudoratamente a suo padre chiedendogli di non cercarmi più perché avevo conosciuto un uomo per me importante, perdendo così uno dei miei pochi clienti più preziosi.
Tralasciando questo piccolo intoppo la mia vita ha ripreso a scorrere allo stesso rilassante e abituale ritmo. Cerco di evitare da un po’ di andare a fare “compere” al mercato, ho paura di incontrare nuovamente Nathan anche se so benissimo che potrebbe venire a cercarmi direttamente dentro casa se solo volesse. Non mi ha più cercata, non ci ha provato neanche a rimediare al dolore che mi ha inferto… ma cercavo di occupare più tempo possibile per non pensarci, quel periodo della mia adolescenza era passato.
 
Per quanto riguarda invece il lavoro serale procede abbastanza bene, sto riuscendo a mettere da parte un bel gruzzoletto per andare via da questa topaia. Inoltre ho anche adocchiato l’apertura di un nuovo pub nelle vicinanze in cui cercano personale. Non ho esperienza ma sono veloce ad apprendere e dubito fortemente che ci siano giovani nel quartiere disposti a lavorare incessantemente. Suppongo sia davvero stressante come impiego, non capisco però per quale motivo il proprietario voglia dare inizio ad un’attività proprio in questa zona desolata. Ho notato qualche lavoro di ristrutturazione anche in piazza, forse vogliono riportare questa città allo splendore di un tempo… so quanto è stata bella una volta.
 
Ora sono sul mio letto, a cercare qualche stupido giochino sul cellulare. All’improvviso sento una gran confusione provenire dalle scale del palazzo, il che è molto strano dato che ci abitiamo solo io ed un vecchietto mezzo sordo all’ultimo piano. Cerco di sbirciare dall’occhiolino della porta, sono rimasta comunque la solita ragazzina curiosa. Intravedo un ragazzo mai visto, indaffarato a farsi strada tra i piccoli corridoi con delle enormi valigie entrare nell’appartamento proprio accanto al mio per pochi secondi, prima che sparisca dietro la porta.
 
“Penso proprio che la tranquillità sia già andata a farsi benedire.”
 
Il mio pensiero viene appunto confermato quando, sentendo bussare alla porta e aprendola sbuffando, mi ritrovo davanti il mio nuovo vicino con un sorriso smagliante, che quasi illuminava tutto questo schifo di muffa così tanto da poterla trasformare in oro. Non mi soffermo molto ad osservarlo, dato che mi rivolge subito la parola… e potrei sembrargli una psicopatica se mi mettessi a fissarlo.
Mi porge la mano, gliela stringo nell’esatto momento in cui si presenta.
 
“Non sono l’unico pazzo a vivere qui allora!”, poi arrossisce tutto d’un tratto.
 
“Oh mio Dio, no, non intendevo dire che tu sia pazza. Mi dispiace.”
 
Rido alla sua goffaggine, non me n’ero neanche accorta. Continua a stringermi la mano muovendola ripetutamente su e giù, quando capisce di star esagerando nasconde le mani dietro la schiena arrossendo di nuovo e sorridendo imbarazzato.
 
“Mi chiamo Christopher, sono il nipote di uno zio mezzo matto che decide di investire in un pub in questo posto.”
 
Mi spiega dopo averlo fatto accomodare sul mio letto… beh, non avevo né divani né sedie. In ogni caso quell’informazione era per me più utile del previsto. Avrei potuto finalmente smettere di fare la puttana e dedicarmi a qualcosa di più dignitoso.
 
“Io sono Emma, è un piacere conoscerti. Mi chiedevo appunto chi potesse mai voler aprire un locale qui ma l’annuncio mi interesserebbe…”
 
Al mio nuovo vicino si illuminano gli occhi di cui ora riesco a scoprire il colore… un semplice castano chiaro, come i capelli riccioluti, che però ha un qualcosa di attraente…
 
“Sarebbe magnifico, potrei insegnarti io quando vuoi… poi faremo una prova e se tutto andrà bene potrai unirti a noi. Io sono il barman, abbiamo bisogno di due cameriere ed una è proprio qui davanti a me!”, esclama entusiasta.
 
La sua gioia è contagiosa, tanto da spingermi a chiedergli quando posso cominciare. Lui ci pensa un po’ su, si guarda intorno, controlla il telefono e mi dice
 
“Beh, dovrei sistemare un po’ casa… o forse chiamarla casa è esagerato.”, concordo e ridiamo insieme. Scrollo le spalle.
 
“Non ho nulla da fare, posso venire a darti una mano”, sorrido.
 
“Perfetto, casa mia non è lontana”, rido ancora all’ennesima battuta. Dopo di che, ci alziamo e ci spostiamo nel suo appartamento.
Rimango basita guardandomi attorno, non si vede neanche un centimetro di muro per tutti gli scatoloni sparsi ovunque. Sospiro, lego i capelli in una coda di cavallo alta.
 
“Bene, diamoci da fare”.
 
Non mi rendo conto di quanto tempo sia trascorso finché non inizio a sentire lo stomaco brontolare. Sono fiera del nostro lavoro, rimangono solo poche scatole e la casa inizia ad assumere un’aria di gran lunga superiore rispetto alla mia. I mobili sono chiaramente immacolati, inoltre Christopher ha con sé migliaia di bijoux che mi ha spiegato provenire dai suoi numerosi viaggi in giro per il mondo, che arricchiscono l’arredamento dandogli un tocco esotico. L’appartamento è ovviamente piccolo ma accogliente, almeno ha una sala pranzo con un reale angolo cottura, un bagno grazioso con una fantastica doccia nuova di zecca: si poteva addirittura scegliere il colore delle luci. La adoravo, il che mi motivò ancora di più per procurarmi quel lavoro e permettermi di acquistare una nuova abitazione.
Ci lasciamo andare sfiniti sul divano a due posti di pelle, sospiriamo contemporaneamente e ridiamo. Dopo qualche secondo di silenzio passato a fissare il bianco perfetto delle pareti, mi viene un’idea.
 
“Che ne dici di farci una doccia veloce e andare a sgranocchiare qualcosa? Ce lo meritiamo”, gli sorrido.
 
Passare il tempo con Chris mi rallegrava, aveva un non so cosa di rilassante. Trasmetteva benessere, era una sensazione che non provavo da tanto… prima di Derek. Sento una piccola fitta al cuore ma la ignoro. Non ho voglia di deprimermi un’altra volta.
 
“Va più che bene! Offro io, devo ripagarti per tutto l’aiuto… possiamo infiltrarci nel nostro locale, non penso ci siano dei buoni ristoranti qui…”, esclama.
 
Acconsento subito, ritenendomi più che d’accordo. Lo saluto e torno nella mia casetta, infilandomi subito in doccia apprezzando per una volta l’acqua fredda che oscura i miei pensieri.
Esco dopo una decina di minuti, il suono del telefono che richiama la mia attenzione. Corro ad afferrarlo, quasi scivolando, e rispondo senza vedere chi mi stesse cercando.
 
“Ho sbagliato numero”, l’unica cosa che sento da parte di una voce femminile prima che riattacchi poco dopo. Non avendo voglia di investigare, lascio correre. Intreccio i capelli e indosso una canotta bianca con sotto dei pantaloni neri. Esco di casa nello stesso istante in cui esce Christopher, ci sorridiamo e lo seguo mentre ci porta al suo pub. Che poi ce l’aveva un nome questo posto? La mia domanda riceve una risposta quando, arrivati, Chris dice
 
“Benvenuta all’Heaven, dove l’alcool ti spedirà dritto dritto in paradiso! O all’inferno per un coma etilico, chi lo sa… magari le vecchiette di questo posto non sono più abituate”.
 
Mi mordo il labbro per non ridere per l’ennesima volta, avevo paura di apparire una svampita e
un po’ fuori di testa. Quando entriamo e il mio nuovo stravagante amico accende le luci, posso osservare il mio, si spera, prossimo luogo di lavoro. Non è molto ampio, il locale è costituito per lo più da un’ampia sala fino al fondo della stanza in cui c’è un piccolo palco ricco di impianti stereo. Lungo la parete destra si trova il piano bar, alle sue spalle gli scaffali ricchi dei più famosi alcool. Nella parete di sinistra invece ci sono piccoli tavoli e divanetti, il tutto tendente al rosso fuoco. È semplice ma è bello, mi attira… mi piacerebbe riuscire a cogliere quest’opportunità. Chris mi fa accomodare ad un tavolino, scompare per un attimo in quello che dev’essere lo sgabuzzino riservato al personale e torna da me con un pacco di patatine e delle pizzette surgelate, faccio spallucce, era già molto meglio rispetto a della verdura marcia.
Riscaldiamo le pizzette nel microonde e accompagniamo il tutto con un’ottima bottiglia di prosecco.
 
“Parlami un po’ di te, come sei finita qui?”, quasi mi va di traverso una patatina. Questo tipo di domanda mi ha sempre messo in difficoltà, ma penso di poter essere almeno un po’ sincera con lui.
 
“Sono scappata di casa a 16 anni per vari problemi familiari abbastanza noiosi da raccontare rispetto a questa giornata piacevole. Se te lo stai chiedendo ho 21 anni ora. E tu? Come mai hai seguito tuo zio in questo progetto?”, gli chiedo incuriosita sin dall’inizio da questo piccolo grande particolare. Lui risponde subito alla mia domanda senza soffermarsi troppo sulla mia risposta, lo ringrazio mentalmente… non ero in grado di dare spiegazioni così tanto in fretta.
 
“Oh beh, mio nonno viveva qui da giovane. Prima di morire ha espresso il desiderio di veder
tornare questo quartiere allo splendore di un tempo, mio zio è un imprenditore, quindi eccoci qui. Volevo molto bene a mio nonno”, sorride, i suoi occhi forse persi nei ricordi. Scuote la testa e i suoi capelli riccioluti seguono il movimento.
 
“Ah, ho 24 anni. Sono più vecchio”, fa finta di lisciarsi la barba come un anziano saggio.
 
La stessa età di Nathan, in effetti mi sembrava divertente e premuroso proprio come lui… forse era per questo che mi faceva sentire meglio.
Trascorriamo una serata rilassante tra chiacchiere e risate, senza mai essere troppo invadenti. Ho omesso ogni piccolo particolare riguardante il mio attuale lavoro e il passato e, credo, stessa cosa abbia fatto lui. Abbiamo parlato dei nostri interessi, di qualche suo disastro nel lavoro (mi ha spiegato di aver avuto già esperienza come barman) e di divertenti episodi d’infanzia. Guardo l’orologio accorgendomi che si è già fatta mezzanotte. Sistemiamo e ripuliamo il tutto, Chris scherza dicendomi di essere già una perfetta cameriera. Torniamo a casa e, sull’uscio della porta, mi saluta con un tenero bacio sui capelli. Arrossisco leggermente, chiudo la porta e vado a stendermi sul letto. Il contatto ravvicinato non era il mio forte ma era stato tenero, avevo apprezzato quel piccolo gesto di affetto nonostante non ci conoscessimo quasi per niente.
Mi addormento quasi subito, in pace con me stessa dopo tanto tempo.

Angolo Autrice

Una piccola svolta che spero risulti piacevole rispetto all'andazzo di tristezza dei
capitoli precedenti. Emma inizia a mostrarsi di più per quello che è realmente.
Chris sarà il primo a scoprire la verità? Chi lo sa ;) Continuiamo a viaggiare ancora un po'
nel presente e scopriamolo. Al prossimo capitolo <3


 
   
 
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