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Autore: Aliak    17/06/2017    2 recensioni
Post-Season 2
Sono passati diversi mesi dall’invasione Daxamite, Kara deve riaggiustare la propria vita ma non è così facile dopo una grande perdita. Lilian Luthor era finalmente dietro le sbarre e il mondo sembrava essere finalmente in pace. Tutti sono felici, ma non lei, era tutto così frustrante. Odiava sentirsi impotente, eppure eccola lì. Potreste darle torto, però? E 'stata un disastro tutta la sua vita, non aveva mai avuto un momento di felicità che durasse, aveva perso anche lui, ed era di nuovo sola, mentre tutti intorno a se erano felici.
Stava annegando nelle sue stesse paure, non poteva salvare se stessa ma qualcun’ altro poteva farlo, e sta per tornare…
Semplicemente una storia Karamel
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kara Danvers, Mon-El
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Supergirl'
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30 ° secolo dC - 2 anni dopo che Mon-El è stato costretto a lasciare la Terra
Quello sarebbe stato il fatidico giorno, sapeva benissimo di non essere pronto, non sarebbe mai stato pronto a tutto quello, ma per quanto potesse fargli male solo anche la semplice idea, si sentiva in dovere di farlo, per lei per lui per il loro amore. Non era stato capace di usare i suoi poteri che ormai si erano rivelati, perché sapeva che in quel momento era troppo emotivamente scosso, e ancora non ne aveva il pieno controllo degli stessi. Si era sentito debole come un umano, come non si era mai sentito in vita sua, aveva infine preferito prenotare un biglietto d’aereo raggiungere la città, non aveva dovuto dare spiegazioni alla Legione, sul perché si era preso quel giorno, non avevano fatto domande avevano promesso anche che se non fosse per lo stretto necessario, non l’avrebbero chiamato potevano farcela anche senza di lui per un giorno. Avevi apprezzato quel gesto, dei tuoi compagni mentre lo sguardo si era poggiato sul paesaggio oltre l’oblò la città ormai era vicina, e presto sarebbero atterrati.


Sentiva il suo cuore in subbuglio, socchiuse gli occhi mentre percepiva la voce del comandante, che avvertiva che si stavano preparando a atterrare, dando il ben venuto a National City, quella città dove tutto era cominciato, e tutto era finito. Il dolore al petto si era fatto sempre più pressante, ironicamente parlando si era ritrovato seduto accanto a una donna con il suo bambino, che stavano andando proprio in quella città per onorare quel fatidico giorno, perché l’umanità avrebbe ricordato per sempre quell’eroe, che aveva dato la sua vita per salvare il mondo e l’intera umanità.


Non aveva portato niente con se, nessun bagagliaio aveva sorpassato il check in con estrema facilità, per poi uscire dall’areoporto e muoversi verso la città, molto da allora era cambiato l’umanità aveva fatto un grande passo avanti, il progresso tecnologico aveva chiaramente migliorato la vita, portando l’umanità un passo avanti rispetto a quello che aveva lasciato nel ventunesimo secolo. La città era stata decorata con striscioni, luci decorazioni varie,  da una parte era irritato da come quel giorno era stato monopolizzato per essere usato come marchio per guadagnarci sopra.

 

Le vetrine dei vari negozi che aveva incontrato lungo lo stesso cammino, riportavano gadget dove spiccava il simbolo dell’onorevole casata degli El, come se fosse un marchio di una qualsiasi marca pubblicizzata, ridicolizzandolo ma c’era dopotutto da aspettarselo forse, non era stato già così nella loro epoca? Ma in quel giorno suonava come un insulto alla sua memoria, probabilmente si stava rigirando nella luce di Rao, per la vergogna subita.

 

La sua prima meta sarebbe stato il museo innalzato in suo onore, in realtà non sapeva esattamente cosa aspettarsi dallo stesso, prendendo un profondo respiro alzò lo sguardo verso le porte di fronte a lui, erano ancora chiuse sigillate, già una grande folla si era radunata davanti alla stessa aspettando che venisse aperto, fremendo in attesa, aveva paura di rimaner deluso da quello, non sapeva esattamente se era stata la migliore idea, ma non era pronto a affrontare ancora la sua ultima tappa di quella giornata. 

 

Dopo una decina di minuti le stesse si erano lentamente spalancate, rivelando una legale entrata, una fontana al centro del piazzale nella parte anteriore per gli alberi che adornano entrambi i lati della passerella, dalle colonne che hanno sostenuto il tetto che si innalzava diversi metri sopra di loro, tutto fatto in vetro rivelando il cielo terso sopra di loro. Si rese conto di un dettaglio, da quella posizione probabilmente di sera, si sarebbe potuto scorgere nel cielo la presenza di Rao. Che fosse stato un caso? O una scelta attuata appropriata non poteva esserne certo, aveva lasciato andare avanti la folla, voleva rimanere da solo anche se poteva essere difficile tutto questo, in pieno giorno. 

 

Poco più avanti davanti a lui di ergevano entrambe le statue di Supergil e di Superman, nei loro costumi, che reggevano il globo che rappresentava la terra, ricordandogli quella rappresentazione simile nella fortezza della solitudine ma il pianeta di riferimento era stato allora Krypton. Sapeva che la Fortezza della Solitudine era andata distrutta, da secoli chi fosse stato o perché lo avesse fatto, non gli era stato rivelato, ma poteva forse apprezzare la scelta. 

 

Si era mosso verso la sezione Supergirl. Dove non poteva solo ricordare questo eroe incredibilmente forte e bello e l'icona femminista Supergirl, ma anche la persona che era stata sotto quel mantello: Kara Zor-el, la kryptoniana coraggiosa che l’aveva fatto  completamente, irrevocabilmente innamorare di lei, che ancora amava, che non riusciva a dimenticare, alla quale sperava di tornare il prima possibile, eppure erano già passati 2 lunghi anni, senza di lei ma non aveva perso la speranza. Avrebbero trovato un modo, glielo avevano promesso.

 

“Benvenuto nel museo  Supergirl.” Era sobbalzato di colpo percependo quella voce che risultava così familiare alle sue orecchie, mentre l’immagine l’ologramma di Kara, era  spuntato a pochi passi da lui, sentì il suo respiro mancare alla vista di lei. Era nella sua tuta Supergirl,  nella sua normale posa da super, le spalle dritte le sue mani chiuse in pugni, poggiati sulla sua vita, e il suo mantello che sembrava mosso da un vento invisibile, si muoveva dietro le sue spalle. C'era un sorriso fiducioso sul suo viso come lei sollevò il mento, i capelli a cascata lungo la schiena e sulle spalle in riccioli d'oro.

 

Gli faceva male quella straordinaria somiglianza, chi ha preparato il suo ologramma  aveva fatto giustizia, alla figura della supereroina riportandola nel modo migliore, la mano si era allungata involontariamente senza che nemmeno se ne accorgesse verso quella figura cercando di sfiorare il viso, attraversandolo. Per quanto fosse fatto bene, non era lei per quanto sorrideva allo stesso modo, gli occhi calde e brillanti... comete. Questo era ciò che i suoi occhi gli ricordavano sempre. 

 

“Qui troverete articoli, notizie filmati e interviste di Supergirl” ha continuato ologramma Kara, prendendo Mon-El dai suoi pensieri, “Rievocazioni, di alcune delle sue più celebri battaglie. In aggiunta a ciò, si sarà in grado di vedere i diversi abiti che ha indossato nel corso degli anni.” 

 

-Sembra eccitante- ha detto calorosamente donandogli un sorriso caldo, sapeva che l'ologramma non poteva rispondere. Era stato strano veder comparire un viso sullo stesso, probabilmente era stato programmato l’ologramma per rassicurare, coloro che visitavano lo stesso museo. 

 

“Se si vuole che vi accompagni per tutta la mostra come la vostra guida, si prega di dire Sì. Se volete visitare la sezione in pace, per favore dire no.” L’ologramma di Kara stava aspettando la risposta, gli occhi stranamente poggiati su di lui, lo guardavano con una intensità tale da renderlo in soggezione. Mon-El guardato il suo volto per un altro secondo, prendendo qualche minuto prima di rispondere. 

 

-No, ti ringrazio.- 

 

Il sorriso di Kara non vacillò nemmeno per un istante a quella risposta, si aspettava realmente una reazione diversa dallo stesso “Godetevi il resto della tua visita qui al Museo Supergirl” ha detto prima di scomparire del tutto, lasciandolo di nuovo solo.

 

-Ti amo, Kara.- un sussurro a fior di labbra sfuggito dalle stesse, aveva abbassato lo sguardo per un breve lungo istante, prima di decidere di muoversi all’interno dello stesso museo, gli occhi si soffermarono sui diversi ologrammi di supergirl che seguivano i vari visitatori, spiegandogli mostrandogli la mostra, deglutì a fatica cercando di sbarazzarsi del nodo in gola, che si era creato a quella vista.

 

Scosse via ogni cattivo pensiero entrando infine in una delle sezioni, apparentemente buia inizialmente, finchè non mise un piede dentro, e tutta la stanza intorno a lui si è ravvivata, illuminandosi di colpo. Era un’enorme stanza, forse anche più grande della sala del trono suoi genitori su Daxam. Alla sua sinistra si ravvivarono gli ologrammi, mostrando Supergirl mentre combatteva numerosi alieni. Uno di quelli sembrava muoversi in sua direzione; osservò Kara volare in aria e usare la sua visione calorifica abbattendolo. 

 

Mon-El sapeva che non era vero, che era solo un ologramma, ma non poteva sentirsi orgolioso di quella vittoria della sua adorata Kara, aveva continuato il lungo percorso nella stessa sala, senza mai fermarsi più del dovuto quindi oltre la fine delle varie battaglie, non aveva riconosciuto nessuno di quei nemici purtroppo, forse non c’erano state abbastanza informazioni sulle battaglie della loro epoca. 

 

Era passato alla sezione riguardanti gli articoli che parlavano di lei, di come aveva sempre salvato la giornata. Lo faceva sentire orgoglioso di lei che era diventata un eroe, ricordata anche oltre la sua morte, per secoli e forse per millenni. Stava camminando lungo il museo, sembrava non stancarsi mai, di tutto quello, aveva perso il conto di quante volte aveva finito il tour, e l’aveva ricominciato di nuovo da capo, alla fine aveva anche ignorato l’ologramma che ogni volta lo accoglieva calorosamente. Non si sentiva mai stanco di tutto quello, pian piano la gente era scemata dallo stesso museo, era ormai rimasto probabilmente da solo, sapeva che si era fatto ormai sera.

 

Si era fermato davanti alla sezione dedicata ai suoi costumi, negli anni erano mutati drasticamente, gli occhi si era appena socchiusi mentre una mano si era poggiata sul vetro della teca che sembrava proteggerlo.

 

-Sai ragazzo, questa è stata la tuta originale, la prima che ha indossato.- Sobbalzò di colpo preso alla sprovvista da una voce calda che era giunta improvvisamente alle sue orecchie. Si era voltato verso la vecchia donna, giunta nella stessa sala, con una grazia che poco si addiceva a quel corpo così anziano, vi erano rughe sul viso, i capelli ormai ingrigiti raccolti in una crocchia elaborata, non aveva con se ne bastoni ne altro si reggeva ben retta sulle sue gambe fiera, e la sua sola sua presenza sembrava emanare forza. 

 

Come aveva fatto a non percepirla arrivare? C’era qualcosa di strano in quella donna, dubitava che fosse umana, non aveva mai percepito nulla di simile in vita sua, eppure quella sensazione gli era infinitamente familiare, ma non riusciva in nessun modo a associarla. Aveva qualcosa di familiare, ma non sapeva cosa. Poteva solo osservarla attentamente mentre si avvicinava a sua volta a lui, affiancandolo. 

 

-È  quella che indossava quando l'hai incontrata?- gli domandò, gli occhi si sgranarono di colpo, chi era quella donna? come poteva sapere quello, che nessun altro oltre alla legione sapeva, doveva calmarsi e ragionare. Poteva essere un nemico, doveva attaccarla? No qualcosa in cuor suo gli diceva che quella donna non voleva fargli del male, doveva fidarsi del suo istinto una volta tanto.

 

-Co.. cosa?- dovevi mantenere la calma, cercare di rimanere impassibile, magari avevi semplicemente capito male.


-Devi tornare indietro da Kara, Mon-el.- trasalì visibilmente sentendosi chiamare per nome, da una sconosciuta. 

 

-Chi sei?- aveva domandato non riusciva a trovare nient’altro da dire, o domandare. Lei aveva  aggrottato le sopracciglia, scuotendo la testa.

 

-Non ha importanza chi sono.-

 

-Sarebbe veramente la cosa giusta?- avevi domandato verso quella donna, aveva camminato per il museo tutto il giorno, e aveva scoperto tante cose, ormai conosceva tutto della sua vita fino alla sua morte, le imprese che aveva fatto, quanta gente aveva salvato, senza di lui. Forse… -Kara ha compiuto un sacco di cose nella sua vita, senza di me. Siamo nel 31 °secolo, e anche se sono passati tanti anni dalla sua morte, è ancora ricordato, e non solo, è ancora amato e onorato dalla gente. Ha compiuto così tanto, e io non ... io non voglio tornare indietro nel tempo e ostacolare tutto questo.- Naturalmente era orgoglioso di tutto quello che Kara aveva fatto, e naturalmente lui era così felice per lei, se fosse tornato nel loro tempo, e tutto questo non fosse successo?

 

Lui era bloccato in questo momento nel futuro, e Kara aveva fatto tutto questo senza aver bisogno di nessuno al suo fianco. Questa è stata la sua vita, la sua realizzazione come supereroe come giornalista, e non voleva ostacolarla perché l'amava e voleva stare con lei. Forse era finito nel futuro, per un motivo e per lo stesso ancora non poteva tornare nel passato, e forse mai e poi mai sarebbe potuto tornare nello stesso. Forse doveva perderlo, per diventare una Eroina migliore.

 

-Lei è destinato a grandi cose, che siate lì per lei o no.- disse la donna, voltandosi verso di lui -Se veramente pensate di non tornare, perché avete esitato a venire qui, a porgergli l’ultimo saluto?- Mon-El rise seccamente come ha chinato il capo, stringendo e i pugni, quella donna in qualche modo lo conosceva meglio di lui, sembrava conoscere perfettamente il suo cuore i suoi sentimenti. Ci sono voluti un paio di secondi per lui trovare una risposta.

 

-Non lo so… ma non voglio rischiare. Io non sono…- Ha dovuto smettere di  parlare per qualche istante, in modo da sbarazzarsi del tremore nella sua voce. -Io non sono degno di lei. Io... non credo che sarò mai degno di questo..- Mon-El poteva sentire la gola secca e il suo cuore sbattere contro le costole, come se volesse uscire fuori dal petto.
 

-Lasciate che vi dica una cosa. Supergirl non è l'unica parte della sua vita. Lei è anche Kara Danvers, Kara Zor-El, dovresti far decidere a lei, se siete degno o no di stare al suo fianco.- il Daxamite gli lanciò un'occhiataccia prima di scuotere la testa, non era del tutto convinto delle parole della vecchia donna.

 

-Lei mi ha mandato nello spazio-

 

-Per salvarti, e poi ha cercato una cura, e non ha mai smesso di cercarti- si era fermata un attimo prima di correggersi -Non hanno mai smesso di cercarti.- La donna aveva messo la mano sulla spalla di Mon-El, quel tocco gli era così familiare, abbassò il mento per guardare il suo volto più attentamente studiandolo. Quegli occhi blu, per quanto apparissero spenti dagli anni, dalla stanchezza dal dolore e dalla perdita, li avrebbe riconosciuti tra mille. Come era possibile? no doveva essere un gioco della sua mente dovuto a quei discorsi, a quella situazione assurda in cui si era trovato, si non c’era altra spiegazione.

 

-Lei non ha bisogno di nessuno per essere forte, indipendente, o fiducioso verso il mondo. Lei è la ragazza d'acciaio.- Un piccolo sorriso rammaricato dalle parole della donna, sfuggì dalle labbra di Mon-El. -Ma questo non significa che lei sia solo questo, o lei non vuole stare da sola, lei a bisogno di essere anche Kara, e voleva stare con te perché tu in lei vedevi oltre l'eroina. Poteva essere se stessa senza nessuna pretesa, poteva sbagliare senza essere giudicata.-  l'aveva vista per un'attimo esitare -Da quando ti ha mandato nello spazio, da allora non è mai più stata la stessa.- la mano della donna, era lentamente passata dalla spalla sfiorare il viso dolcemente, avevi chiuso gli occhi beandoti di quel tocco. 

 

-Kara che devo fare?- avevi chiesto infine aprendo di nuovo gli occhi, puntandoli su di lei, mentre sentivi le lacrime premere per uscire, il dolore al petto farsi sempre più insistente, le lacrime lentamente erano cominciate a scivolare dagli occhi, senza che potessi fermarle. Avevi allungato la mano destra, andando a asciugare quelle che lentamente avevano bagnato il volto della tua amata, non riuscendo a sopportare di vederla piangere di vederla soffrire.

 

-Spetta a te decidere, io non posso fare nient’altro. Il varco è di nuovo aperto, non perdete questa occasione per rivederla. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti, e francamente, non sarebbe giusto nei suoi confronti.- Avevi afferrato il mento delicatamente e ti eri abbassato, per donargli un bacio dolce sulle labbra, sentivi di averne il bisogno. Potevi percepire lo stesso sapore, lo stesso odore, che non era cambiato nel tempo. Lentamente si era allontanata da lui, muovendo alcuni passi indietro, aveva lasciato cadere di nuovo il braccio lungo il suo fianco, non avevi fatto nulla per impedirglielo, era giusto così. 

 

-Mi dispiace.- avevi detto, sentendoti in colpa per averla lasciata, per non essere tornato indietro nel tempo, in quella terra. Una voce aveva avvertito che il museo stava per chiudere, chiedendo che gli ultimi visitatori di lasciarlo, avevi guardato verso l’uscita esitando non volevi andartene, e quando ti eri voltato di nuovo verso di lei, era semplicemente scomparsa, come quando era giunta non ti eri accorto di nulla. Eri solo, e eri l’unico rimasto nel museo, non c’era nessun altro.

 

Fu solo allora che hai deciso infine di lasciare il Museo di Supergirl, sapevi che non saresti andato al mausoleo, dove ipoteticamente riposava il corpo di Kara, per donare un’ultimo saluto, come inizialmente avevi deciso di fare, volevi solo semplicemente tornare al più presto alla sede della Legione, e tornare finalmente a casa. Dalla tua Kara, avevi fatto la tua scelta saresti finalmente tornato da lei.

 




PS: Giuro su dio, che questo capitolo è stato veramente duro da scrivere, ho pianto pensando alla conversazione fra Mon-el del passato e la Kara di terra 2, inizialmente avevo pensato che la conversazione doveva essere con una lontana parente, di Mon-el e Kara, e doveva essere un tantino diversa, e pensavo anche che Mon-el avrebbe fatto una gita alla tomba di Kara, ma poi mentre scrivevo a preso questa piega, e non me ne pento.
Spero di non avervi deluso con questo capitolo, e credo ormai mancano pochi, alla fine di questa breve Long, perchè si no questa non sarà lunga come la precedente.

Un bacio cari
Aliak
   
 
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