Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Zappa    17/06/2017    5 recensioni
Tutti hanno la loro versione su come sia e come si comporti Vegeta.
Pochi hanno osato deriderlo e prenderlo in giro: ora è giunto il momento.
Vi proporrò una serie qualità di Vegeta e vi spiegherò il perché di quelle qualità.
Lettura sconsigliata alle persone serie e a tutti quelli che mi conoscono.
I personaggi presentati e le citazioni cui faccio riferimento non mi appartengono e non ne detengo alcun diritto.
# 1. Egocentrico
# 2. Sensibile
# 3. Innamorato
# 4. Ponderato
# 5. Tecnologico
# 6. Filosofo
# 7. Esasperante
# 8. Tata
# 9. Imperatore
# 10. Strano
# 11. Destinato
# 12. Casalingo - Fanfiction vincitrice del primo posto al contest “Piangere è difficile, ma ridere lo è ancora di più: il contest della risata” indetto da eleCorti sul forum di Efp
# 13. Festaiolo
# 14. Cupido
# 15. Coinquilino
# 16. Neopatentato
# 17. Genitore
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Nonsense, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Questo capitolo lo dedico a SummerMoon, a Nuvolenere_dna e alla pastasciutta al pomodoro.


ATTENZIONE, PREGGGO:

utilizzo di parolacce.

Tutti coloro che sono contro le parolacce sono pregati di aggregarsi alla fila B per sporgere lamentele cui provvederò a rispondere il prima possibile.

Nella fila B non si può, però, per regolamento, camminare con le scarpe rosse.

Dovete lasciarle nella fila A, grazie.


Quella mattina si respirava aria di tranquillità sui Monti Paoz.

Il sole era sorto, gli uccellini cinguettavano, la foresta si risvegliava accarezzata dai nembi delle nuvole, i cervi iniziavano a saltellare per il bosco, le farfalle aprivano le loro grandi ali scuotendole dalla rugiada, e Chichi non aveva ancora iniziato a sbraitare dietro a nessuno.

Si risvegliò così il nostro eroe, Goku, aprendo gli occhioni color biscotto e stiracchiandosi nel grande lettone matrimoniale, tutto felice.

Eh, sì, quella mattina Goku era proprio felice.

Non c’era un motivo, si può essere felici perché ci si è alzati finalmente dalla parte giusta del letto invece che dalla parte sbagliata, o forse perché semplicemente non si sono persi i calzini nelle valli sperdute delle pieghe delle lenzuola: insomma, si può essere felici per qualsiasi motivo.

Goku, quel mattino, era felice punto e basta.

Rosica, Vegeta.


Afferrò i pantaloni e se li infilò al contrario, raccattò una maglietta a caso dal cassetto e si fiondò giù per le scale. Andò a sbattere inavvertitamente con il pollicione contro lo spigolo della porta, e avrebbe rischiato di incendiare il giro scale, se solo avesse dato gloria al Super Saiyan trasformandosi per il dolore improvviso, ma la casa rimase, per fortuna, intonsa; scese al piano di sotto, grazie alla sensibilità riacquistata al piede, e si ritrovò in cucina.


Chichi, quella sprizzante o frizzante mattina, vedete voi che termine vi piace di più, era fuori a stendere i panni in giardino come una brava schiava, mentre Junior, il padre verde che tutti desideriamo, teneva in cura per quel giorno il piccolo Gohan, portando il cane – cioè, pardon, Gohan – al parco.

Come un... cane.

Eh, sì, ehh, va be’.

Goku, invece, quel giorno, faceva pausa dagli allenamenti: ne aveva due palle di continuare a spaccarsi la schiena per prepararsi contro i Cyborg e per una volta voleva semplicemente far pausa dallo stress quotidiano. In fondo, aveva seguito al meglio la sua tabella di marcia di esercizi per diventare Super Saiyan – nel suo caso, migliorare le sue prestazioni da Super Saiyan – e per quel giorno poteva ritenersi in ferie. La tabella appesa con una al frigo, infatti, recitava in alfabeto fenicio – perché Goku aveva una calligrafia da cani – tutta la scaletta di esercizi prontamente seguita:


  • Flessioni; e le aveva fatte. Anche durante la notte per quel che gli riguardava, in compagnia della moglie. Delle flessioni un po’ particolari, non in verticale, ma in orizzontale. Non so se ci siamo capiti. *Zappa strizza l’occhiolino*

  • Addominali; pure questi fatti.

  • Succhi di frutta; un sacco, avrebbe dovuto consigliarli anche a Vegeta, poi.

  • Un cuore puro. Puro di bastardaggine, di egoismo, di cioccolato, di qualsiasi cosa! BASTA CHE SIA PURO! E lui lo aveva. Puro come il cioccolato! Meno male che non aveva tentato di mangiarselo, altrimenti avremmo assistito al primo caso di cardiofagia non letterario.

    Alla faccia di Dante che racconta nella Vita Nova di Beatrice che gli mangia il cuore. Interessa a tutti questa divagazione, immagino… Continuiamo con la lista, va là.

  • Montagne di latte; a posto. Anche perché aveva l’abbonamento con la malga a qualche chilometro da casa e questa solamente grazie alla sua fame tirava avanti.

  • Krillin che muoia per te; ipotesi eventuale, però, Sfere del Drago permettendo.

  • Combattere. TANTO;

  • Altre flessioni;

  • Altri addominali;*

  • Pausa per un giorno quando se ne hanno le palle piene;

  • Ripeti da capo.


La lista era stata accuratamente completata ed era stata seguita giornalmente.

Così, annuendo soddisfatto e contento di aver imparato a leggere fino in fondo alla lista, si mise a far una sana colazione da Saiyan.

Passò la mattinata nell’ozio, ascoltando i grilli grillare nel prato, sputacchiando gli ossi delle ciliegie in giro per la cucina e infine sbucciando fagioli, i quali, a sera inoltrata, sarebbero finiti in una buona vellutata cucinata dalle dita magiche di Chichi, la bellissima donna di casa che governava la sua dimora.

Chichi, ahh, dolce Chichi.

La dolce donna che Goku sognava mettere lo zucchero a velo sopra le torte e sfilare dal forno polpettoni di maiale.

La donna che gli aveva regalato emozioni incredibili nei suoi sogni osé, quando s’immaginava di leccare la crema di cioccolato sulle labbra delle pentole ancora da lavare o di affondare le mani nel solito e tondeggiante vasetto di Nutella.

Sospirò, chiudendo gli occhi e portando alla bocca, sovrappensiero, un fagiolo, immaginandolo come un gustoso raviolo al vapore per, poi, risputarlo perché faceva schifo mangiare i fagioli con la buccia, soffocandosi tra i colpi di tosse.

Finiti, poi, di sbucciare fagioli, cipolle, capre e cavoli, il nostro eroe, non avendo niente di bello da fare, visto che la figliolanza e la mogliettanza erano occupate, si mise davanti alla televisione ma si annoiò subito.


Così, dopo circa un’oretta, Chichi lo ritrovò seduto davanti al frigo, intento a guardarlo come se fosse la cosa migliore del mondo.

<< Goku, perché hai spostato il divano in cucina? >>

<< La TV non andava, così ho deciso di vedere la seconda cosa è più divertente in questa casa. Il frigo. >>

<< Ah... >> commentò la moglie, massaggiandosi la schiena dolorante, quando lo vide iniziare a piangere. << E adesso perché stai piangendo? >>

<< P- PERCHÈ IL FRIGO È VUOTO! >>

Chichi alzò gli occhi al cielo.**

<< Perché, perché, mia bellissima moglie il frigo è vuoto? >> continuò Goku, inginocchiato davanti al frigo e attaccandosi ai pantaloni di Chichi, mentre piangeva e piangeva, disperato, maledicendo il cielo della triste sorte che il cibo aveva fatto.

<< Perché, perché, mio bellissimo destino, mi hai tirato un tiro mancino così? >> chiese, invece, Chichi rivolta al cielo, piangendo disperata pure lei, a capo chino, abbracciando stretta stretta la testa del marito costernato davanti a lei.

Una scena patetica che non smuoverà una lacrima da parte dell’autrice, ovviamente.

In ogni caso, alle continue lamentele del marito che si diceva “sciupato” e contrario ad una politica economica e culinaria così restrittiva in fatto di cibo nelle ore inframattiniere e infrapomeridiane, la nostra Chichi rispose diplomaticamente, gestendo l’emergenza con polso fermo.

Ovvero, afferrò il polso al marito, glielo storse, lo buttò fuori di casa a calci in culo e gli intimò di andarsi a prendere un lavoro, oppure, visto che la parola “lavoro” non rientrava nel cervello di Goku – anche se stanno ancora cercando al CERN resti del cervello – di stare fuori dai fagioli, lontano dagli occhi, lontano dal cuore, almeno fino ad ora di cena. Si propose, anzi, di chiamare Bulma, per chiederle se aveva voglia di ospitare il marito che si comportava da quindicenne fin troppo cresciuto con le crisi ormonali per qualche ora.

Sentitosi augurare una buona giornata in culo al mondo dalla moglie, il piccolo grande Saiyan si ritrovò, così, all’aria aperta e decise di andare a farsi un giro random, giusto per evitare che Chichi, vedendolo che ancora barboneggiare sotto casa, gli tirasse il ferro da stiro dritto in faccia.

Prese quindi il volo verso la Città dell’Ovest, evitando saggiamente di usare il teletrasporto, visto che, l’ultima volta, era finito con Vegeta nella doccia e si era dovuto rintanare in Cina per scappare dalla furia del principe. Un’esperienza sì culturale, ma fin troppo lunga, che non voleva proprio rivivere.


Bulma, dall’altra parte del mondo, in quell’istante riattaccò la cornetta del telefono, sospirando e portandosi un ciuffo del caschetto dietro i capelli.

Era quasi mezzogiorno e presto avrebbe dovuto buttare la pasta per pranzo e andare a chiamare l’uomo di Neanderthal che viveva in casa sua.

Infatti, il Principe dei Saiyan, ospite da ormai un annetto a casa sua, era rintanato nella sua beneamata Gravity Room e probabilmente non si sarebbe schiodato di lì manco con le cannonate. Ma visto che, di lì a poco, avrebbe avuto pure Goku a bazzicare per casa, non sapeva se avrebbe o meno avuto la compagnia del suo primate stronzetto prediletto, e andare a fare una presa della Bastiglia per schiodarlo dalla stanza gravitazionale non le piaceva molto.

Sospirò – un’azione che fanno tutte le donne delle mie storie, o è sempre e solo Bulma? Mah – e si diresse in cucina a buttare la pasta. Non sia mai che la sua scimmia spaziale iniziasse ad urlare per la fame e per il pranzo in ritardo.

Non che Vegeta, dal canto suo, stesse facendo chissà quali grandi allenamenti. Era fermo, immobile, sul pavimento della GR, a contemplare il cosmo e le sue meraviglie ancestrali che racchiudono il cuore delle stelle e che custodiscono il segreto della vita e il segreto di come si stirino le camicie per bene.

Si poneva probabilmente quelle domande essenziali, struggenti, e difficili, che affliggono l’uomo e la specie umana da quando si scoprirono parte di un universo immenso, parte del principio ordinato e rigoroso dell’Essere, immenso, giusto e infinito.

Il nostro principe, osservando con cura la lastra di metallo che componeva la parte di soffitto proprio sopra di lui, pensava.

Pensava e ripensava.

Pensava e ripensava al perché, in particolare, il mattino prima, quel venditore di hot dog all’angolo gli avesse offerto un hot dog con la majonese invece che con il ketchup, come gli aveva espressamente ordinato...

Che il venditore di hot dog si fosse fatto beffa di lui?

Che non si fosse accorto della sua presenza imponente e minacciosa quanto un metro e un succo di frutta?

Che fosse sordo?

Cieco?

Croato?

Cinese?

Il dubbio pareva dovesse rimanere irrisolto.

Ma la sua mente afflitta da sì tanti arcani, non era attraversata solo da questi pensieri oscuri.

Aveva pensato e ripensato, inaspettatamente, perché, di sicuro, questo è un quesito che non gli sorge mai, anche a come avrebbe potuto uccidere Kakaroth, nella maniera più creativa.

Dopo aver collezionato idee varie, come bruciargli i capelli o fargli inghiottire un tubetto di supercolla per soffocarlo, si era deciso a dilazionare questa ardua scelta nella notte, perché la notte porta consiglio. E lo sa bene il Principe di Condè, come ci insegna Manzoni.


Non è meraviglioso? Vi faccio pure studiare. E poi la gente mi odia. Mah. LOL. Comunque...


Stufo di pensare e ripensare a come avrebbe potuto sgozzare il malvagio venditore di hot dog all’angolo con uno stuzzicadenti, aveva, infine, abbandonato la propria geniale psyche ad un sonnellino ristoratore ma, forse per la costante attività dei suoi neuroni strateghi e mangiatori di hot dog, era rimasto sveglio.

Aveva quindi provato di tutto, pure a contare le pecorelle, ma dopo un po’, invece di condurlo in una valle di morbidezza e cuscini, il belato incessante degli ovini lo aveva svegliato ancora di più.

Sdraiato di schiena, con le mani a sostenergli la testa, avrebbe preferito mangiarsele le pecorelle, altroché contarle.

Lo distrasse dal suo odio viscerale per le pecore, una videochiamata di Bulma.

<< Allora, stronzetto >> si presentò con un sorriso l'azzurra, comparsa nel grande schermo della ricetrasmittente collegata nella Gravity Room << mi ha chiamato Chichi... >>

<< Chi? >> La osservò Vegeta, ancora spaparanzato sul pavimento stile lucertola al sole d’estate, non intenzionato a muoversi.

<< Ma dai, Chichi, hai presente, no? >>

<< No, brutta racchia, non ho presente... >>

Si volevano molto bene, Bulma e Vegeta, all’epoca dei Cyborg. Proprio un bene viscerale, nel senso che avrebbero voluto strapparsi le viscere l’un l’altro. Quindi, nei loro discorsi, non mancavano puntuali insulti.

<< Dai, la moglie di Goku, o come lo chiami tu, Kakaroth, quella che urla dalla mattina alla sera, che schiavizza e sopprime tutti i sogni infantili di Gohan, facendolo studiare come un cinese e che picchia Goku con la padella quando ha il ciclo… >>

<< Ahh, sì, Chichi, e potevi dirmelo subito, no? >>

<< Ecco sì, lei. Mi ha chiamato. >>

<< Hn... >> commentò Vegeta, con l’entusiasmo di un sasso.

<< Ha detto che oggi a pranzo avremmo Goku. >>

Vegeta la fissò di sbieco, cercando di immagazzinare e sputare fuori dalla bocca quanti più insulti possibili potesse trovare al volo, ma si limitò a squadrarla malvagiamente per quello che aveva detto.

Come quando si squadra malvagiamente la vecchina davanti a te in fila al Poli Regina, perché non si muove con i suoi venti chili di borse e non ti lascia passare neanche se tieni in mano una birra.

Le vecchine davanti a te in fila al Poli Regina sono malvage.

Come malvagio è Vegeta.

Vegeta quindi è la vecchina davanti a te, in fila, al Poli Regina.

Vegeta è una vecchina.

Sillogismo perfetto.

Aristoteles docet.

<< E io non vengo. >> concluse, sicuro, il principe, tornando a dormire e facendo capire che non era intenzionato a proseguire quell’inutile, a detta sua, conversazione.

Bulma dovette concludere il collegamento ed evitò così di rovinarsi l’appetito ancor prima che le arrivasse.

Lasciò il principe a tramare trame tramagline nella Gravity Room e tornò in cucina a controllare la pasta ed attendere che arrivasse Goku a rompere le palle.

Dieci secondi dopo, puntuale come un orologio svizzero o la mamma che si alza alle quattro per il mattino per pulire casa, arieggiando salotto, cucina, bagno, stanze da letto e cantina del vicino, apparve il Saiyan più piccolo nel salotto di casa Brief.

<< BUOOOONGIORNOO >> fece il suo saluto al sole, pur essendo le undici passate, e si mise a sbracciarsi in salotto per salutare Bulma, che, in realtà, stava a solo tre metri da lui e lo fissava sbuffando.

Bulma alzò gli occhi al cielo ma lo invitò subito ad accomodarsi a tavola, in attesa che il nano da giardino che aveva come ospite uscisse dalla sua stanza dei giochi e li raggiungesse a tavola.


Goku sorrise voglioso a tutto il ben di Dio che occupava la tavola: cannelloni, taralli, canederli, spaghetti alla Bolognese, e qualsiasi sia il vostro piatto preferito e della vostra regione che vogliate mettere in tavola e far sbranare da Goku.

Delicatamente, il nostro eroe afferrò, così, il tovagliolino e se lo strinse al collo, cingendosi accuratamente il bordo della tuta sotto il suo manto candido; con la mano destra prese la forchetta e con la sinistra il coltello per tagliare la carne; si concentrò in un’espressione contrita, osservando il succulento piatto di carne, e tagliò attentamente la prima fetta di stufato, poggiandola delicatamente a bordo del piatto, con la precisione di uno chef stellato.

Bulma lo guardò scettica da dietro il suo buon bicchiere di vino bianco.

Quando lo vide gettare forchetta e coltello dietro la schiena – che andarono a tranciare le piante di sua madre – e incominciare a ingozzarsi come era il suo solito, pensò che finalmente era uscito l’orso che era in lui e che non mangia da un mese.

Alzò gli occhi al cielo, sorniona, e sorseggiò il suo pinot, centellinando il pregiato vino e osservando il compagno di avventure ficcare la faccia direttamente nel piatto di spaghetti, finché, non scorse con la coda nell’occhio, l’altra bestia comparire in cucina.

<< Guarda chi c’è, >> esclamò, sorridente, mentre Vegeta varcava la soglia della cucina << sei uscito dalla ‘Getacaverna? >>

Il principe le smollò uno sguardo tra l’indifferente e lo schifato, e andò ad accomodarsi sul suo seggiolone, a bordo tavola. Non che fosse un seggiolone, era solo una sedia leggermente più alta delle altre, che Bulma aveva messo lì apposta per lui. Ma non ditelo a Vegeta.

Iniziò così anche lui a mangiare la sua metà del tavolo, lanciando qualche volta delle occhiatacce a Goku e schifandosi per ogni respiro che il Saiyan più piccolo facesse. Come osava respirare la sua stessa aria, non si sa.

L’ereditiera dai capelli azzurri osservò i due rivali, pensando a quanto fossero così simili e così distanti. Di sicuro tra i due non correva buon sangue. O comunque fin troppo ne era corso, di sangue. Fiumi e fiumi di sangue.

Goku, d’improvviso, nel bel mezzo del pranzo, avendo trovato un raviolo particolarmente simpatico, si complimentò con la scienziata.

<< Un pranzo davvero buono, Bulma, grazie tante! >>

Vegeta, che invece stava inforcando il pesce, al contrario, storse il naso: << Meh, neanche alla base di Freezer ho mangiato certe schifezze! >>

Bulma allora sbottò: << Ecco, lo sapevo! >> lo fulminò con gli occhi ma Vegeta ricambiò con lo stesso sguardo di fuoco, mentre inforcava un buon bignè << sei solo uno scimmione incapace e ingrato! >>

<< E tu una donna inutile e stupida, guarda che schifezze hai preparato! >> alzò la voce il principe.

Il difensore della Terra li osservò, incerto se intervenire o meno nella scottante diatriba, ma vi rinunciò, non volendo far freddare il suo buon ramen, quando sentì avvicinarsi un’aura famigliare.

Alzò lo sguardo e vide entrare dal poggiolo Junior, in tutta la sua maestosa maestosità, che lo salutò malamente e si accomodò accanto a lui, per poi buttare un occhio alla coppia davanti a loro che, completamente isolata dal mondo esterno, continuava a lanciarsi insulti.

<< Che ci fai qui? >>

<< Ti ho riportato a casa il moccioso e tua moglie mi voleva uccidere. Così sono scappato da Kami ma stavano ancora giocando a poker e, visto che devo ancora pagare l’ultima vincita a Popo dall’ultima volta, sono venuto a cercarti. >>

<< Oh, bene. Chichi era nervosa? >>

<< Tua moglie è sempre nervosa, Goku >>

<< E Mr. Popo stava vincendo contro Kami? >>

<< Certo, >> sbiacicò il namecciano << quello è un baro. L’ultima mi ha fregato il turbante e il mantello e ha preteso un guardaroba di vestiti a vita appositamente creati per lui, ma non li avrà mai >>

Goku continuò a masticare la sua torta al cioccolato, nel mentre che Junior si versò un bicchiere di acqua fresca. Intanto, Bulma e Vegeta continuavano ad urlarsi e adesso erano passati al lanciarsi i piatti.

<< Gohan come sta? >> chiese il Saiyan, portandosi alla bocca una buona fragola.

<< Bene, sta crescendo bene >> rispose sovrappensiero Junior, sorseggiando un po’ d’acqua e afferrando al volo un piatto che era volato nella sua direzione, ammirandone per un attimo la fantasia. Uhm, porcellana cinese, non male.

Osservò, poi, la scena dei due che adesso avevano iniziato a picchiarsi e a prendersi per i capelli. Inaspettatamente Bulma resisteva imperterrita alle prese del Saiyan, forse per la pedata che gli aveva rifilato prima dove non batte il sole.

<< Ma... non dovremmo fermarli? >>

Goku alzò lo sguardo dall’ultima fetta di torta al cioccolato.

In effetti i due adesso stavano esagerando: Bulma era a cavalcioni su Vegeta e cercava di ficcargli una forchetta in un occhio mentre il Saiyan le stringeva il collo e cercava di strozzarla. Effettivamente stavano veramente esagerando.

<< Dai, ragazzi, adesso basta! >> li appellò Goku, richiamandone l’attenzione e facendoli allontanare. << Non mi sembra il caso di spargere sangue, è una così bella giornata oggi! >>

Entrambi lo fulminarono ma, quando si furono sistemati e lanciati le ultime occhiatacce furenti, Bulma si accorse della presenza del namecciano e propose di offrire a tutti il caffè in salotto, come una brava padrona di casa. Borbottò che il caffè, Vegeta, se lo poteva ficcare dove sapeva lui, ma fu raggiante quando chiese a tutti che cosa preferivano bere.

<< Io prendo volentieri un cappuccino, grazie, Bulma! >> la ringraziò Goku.

<< Un caffè normale, schiava. >> calcò puntualmente l’accento sull’ultima parola, invece, Vegeta, facendo ancor più innervosire Bulma e imbarazzando Goku.

Il Saiyan più piccolo cercò di sciogliere la tensione con la sua risatina liberatoria, quando tutti si voltarono verso Junior, in attesa della sua ordinazione.

<< No, io solo acqua >> si affrettò a dire Junior.

Un po’ snob, non vi pare?

Preferisce non bere caffè perché dannoso per la salute, dannoso quasi quanto l’alcool.

No, in realtà, il nostro amico alieno è come una piantina: può bere solo acqua e nient’altro, se non fertilizzante.

Un bel alberello.

Tutto green e per l’energia alternativa.

<< Io invece prendo un espresso. Piccolo e amaro, come Vegeta. >> sibilò, infine, Bulma, tornando in cucina e facendo ringhiare di disappunto il principe.


Si presentò poco dopo, con una guantiera apparecchiata con i caffè e l’acqua per Junior e qualche pasticcino da accompagnare alla bevanda.

Vegeta afferrò subito la sua tazzina e ne bevve immediato il contenuto, buttando giù tutta l’amarezza del suo liscio e facendo scrollare la testa a Bulma per la sua evidente maleducazione, visto che non aveva avuto l’accortezza di aspettare gli altri due ospiti.

Goku, nel frattanto, aveva iniziato a domandarsi quale zucchero aggiungere al suo cappuccino, se di canna o bianco, mentre accanto a lui, Junior sorseggiava, comodamente spaparanzato sul divano, il suo bicchiere d’acqua fresca.

Bulma ghignò, vedendo Vegeta accucciato nel suo angolo di divano a fare lo scontroso.

Musone del cazzo. Aveva fatto bene a sputarci dentro il suo caffè.

Orgogliosa, arricciò le labbra, e si prese l’occasione sfogandosi con l’amico seduto davanti a lei, che temporeggiava col cucchiaino ancora in mano.

<< Pensa Goku, >> iniziò, caustica, sentendosi addosso lo sguardo affilato del principe << che il principe qui accanto, non è nemmeno in grado di mettere via il suo piatto dopo mangiato! >>

Lui la fissò, interrogativo.

<< Questa bestia, a differenza tua, non è nemmeno in grado di sparecchiare e pensa che io sia la sua schiava personale! >> starnazzò, isterica.

<< Ah, be’, ma quello non lo faccio manco io >> la bloccò Goku, ma Vegeta rispose a tono, prima che potesse terminare la frase.

<< Ovvio che tu lo sia, donna! Io mi devo dedicare agli allenamenti, sto lavorando per voi! >>

<< E cosa sei, un cantiere aperto in tangenziale? Tu e i tuoi dannati allenamenti, >> sbottò l’azzurra << spero che prima o poi tu ti rompa una gamba! >>

Goku alzò lo sguardo dalla tazzina e vide Vegeta dapprima boccheggiare e poi schiumare dalla bocca.

<< Tu… IO SONO OFFESO! Come osi – >>

Goku ritornò con lo sguardo sulla tazzina.

I due ritornarono presto a parlarsi l’un l’altro con la tranquillità di due pterodattili e il piccolo Saiyan non poté far altro che girarsi verso il compagno verde, seduto sul divano accanto a lui.

Junior pareva poco interessato alla litigata tra i due fidanzatini ingenui, visto il loro inevitabile futuro assieme, ma il suo aspetto tradiva un traccia di malessere.

Non era serio e attento come sempre, come al suo solito. Sul divano accanto a lui, si stava afflosciando sempre più tra la valle di cuscini, mentre stringeva compulsivamente il suo bicchiere d’acqua, desiderando, probabilmente, di affogarci dentro e di ficcarselo in gola per dire addio alla vita. Uno strano tic, poi, aveva preso possesso del suo occhio: gli stridii delle due aquile davanti a loro gli stavano, infatti, facendo fischiare le orecchie terribilmente tanto che staccarsele nuovamente non gli pareva un’idea così malvagia.

Goku tornò a guardare la sua tazzina di cappuccino: la folta schiumetta ormai aveva preso a smontarsi e flussi di placido latte placavano il prepotente aroma del caffè.

Alzò gli occhi sui due ragazzi che continuavano a litigare e prese, così, la decisione sul da farsi.

Non potevano continuare così, era invivibile la cosa, questo era poco ma sicuro.

Annuì composto: eh, sì, il cappuccino andava proprio con cinque cucchiaini di zucchero, non c’era nulla da fare.

Una volta aggiunto il dolcificante desiderato, bevve la sua bevanda di gusto, facendo schiocchiare la labbra tra loro, quando riportò la tazzina sul tavolino del salotto e fece sbattere la sua delicata porcellana sul freddo vetro del mobile. Calò in un’istante il silenzio e tutti si girarono a guardarlo, colti dal secco rumore.

Prima che Bulma potesse iniziare a sbraitargli dietro per la delicatezza della tazzina e del costo superiore della stessa della sua testa di rapa, parlò con parole solenni.

<< Adesso basta, voi due. >>

Tutti e dico tutti, pure io che vi racconto la storia, lo fissarono sorprendentemente sorpresi.

<< Non potete continuare così. Non potete perché non mi fate pensare tranquillamente e ci ho messo mezz’ora per decidere quanti cucchiaini di zucchero ci stanno nel caffè e perché penso che Junior non stia bene a causa delle vostre urla. Giusto, Junior? >>

Il namecciano, che ormai pareva un’ameba sul divano, lo fissò un secondo e alzò un sopracciglio.

<< Ho le orecchie che mi sanguinano, Goku. No, non sto bene. >>

Tutti si trovarono effettivamente ad annuire.

Il Saiyan cresciuto sulla Terra sospirò di disappunto e si prese la testa tra le mani, disperato. Bulma lo vide d’improvviso rattristato e cercò di capire l’improvviso rammarico dell’amico, sentendosi responsabile. Gli prese la mano, sorridendogli dolcemente quando incrociarono i loro sguardi.

Vegeta nel frattanto che era distratta, riuscì in maniera gnorri ad afferrare la sua tazzina di caffè e a sputarci dentro, per, poi, riappoggiarla nella stessa posizione in cui era stata lasciata.

Tié, stronza.

<< Goku, >> si ritrovò a sospirare tristemente la scienziata << capisco la tua frustrazione. Il problema è che né io, né Vegeta ci capiamo. >>

Accanto a lei, il principe scrutava rabbioso il muro, cercando di isolarsi il più possibile dal discorso. L’amico le strinse a sua volta la mano e << Datemi entrambi le mani >> sussurrò.

Spostò lo sguardo fuori dalla finestra, attirato dai veloci uccellini che affollavano il cielo. La sinfonia delle ali delle farfalle a frullare l’aria, che si confondeva con i cinguettii, pareva portare una pace unica.

Poteva portare quella stessa pace tra i due futuri innamorati?

Sì, era giunto il momento di parlare d’amore.

<< Vedete, >> sorrise e carezzò la mano di Bulma con il polpastrello, << la vita è un’insieme di scelte più o meno grand- >>

<< Vegeta, dai quella cazzo di mano a Goku o giuro che te la taglio. >>

Il principe sbuffò e fece come gli aveva detto Bulma. Appoggiò, schifato, la mano su quella di Goku e quest’ultimo poté proseguire.

<< Dicevo, la vita è fatta di scelte, più o meno importanti. Però solo chi le compie le può fare e ne è responsabile. >>

Si fermò, come per fare in modo che i due davanti a lui comprendessero al meglio le sue parole, e per, effettivamente, capire anche lui ciò che stava dicendo, che, mica era semplice.

<< Dovete sapere che una volta ho visto un uccellino. Aveva le piume. >>

<< Bene, meno male che ce l’hai detto, Kakaroth, che gli uccellini hanno le piume, sennò, guarda, ci saremo persi un mondo… >> borbottò di disappunto il principe, per poi ritrovarsi il gomito di Bulma tra le costole e la fastidiosa sensazione di aver parlato a sproposito.

Goku, invece, continuò.

<< Questo uccellino con le piume doveva scegliere se fare il suo nido con il caldo fieno, raccolto dai campi, o con delle foglie secche che intarsiavano il tappeto del bosco. >>

Si soffermò sull’espressione attenta della prima e su quella meno attenta ma più scazzata del secondo.

<< Alla fine, lo aveva fatto con un gomitolo di lana che aveva rubato a Chichi. Un bellissimo nido, caldo, caldo e perfetto per le sue uova. >>

Si fermò, pensando al bellissimo nido dell’uccellino.

<< Alla fine l’uccellino e le uova me li sono mangiati. Chichi li aveva cucinati al curry. >>

La faccia stranita di Vegeta e quella sconvolta di Bulma lo invitarono a dare maggiori spiegazioni.

<< E sapete la cosa bella? >> domandò, entusiasta.

<< Che quello era il primo uccellino con le piume che ti mangiavi? >> chiese di rimando, Vegeta, sornione.

<< No! Che il suo nido è rimasto lì, per tutto questo tempo! >>

Poi corrucciò per un secondo lo sguardo. Non aveva molto senso la storia che stava raccontando, ma pareva che i due lo stessero ascoltando lo stesso, anche se più o meno dubbiosi sul successivo svolgersi della storia, ma andava bene lo stesso. In effetti manco io, autrice, so effettivamente dove sto andando a parare.

<< Il povero uccellino ormai l’ho mangiato, ma il suo nido ha resistito, capite?

Non importa che voi abbiate o meno le piume, l’importante, nella vita, è che per quanto si cerchi di costruire il proprio nido, alla fine, bisogna fare attenzione a non venire mangiati! >>

Anche Junior, ripresosi dal coma autoindotto per far fronte alle urla precedenti e che fino a quel momento era rimasto silenzioso accanto a loro, lo fissava adesso, basito.

Goku sorrise di circostanza allo strano silenzio che era sceso nel salotto: avevano capito la sua metafora!

Che grande oratore!

Cicerone e Quintiliano stessi avrebbero applaudito quel vir bonus dicendi peritus!

Vegeta fu il primo a riprendersi dalla confusione.

<< Scusami, Bulma, hai messo droga nel suo cappuccino, per caso? >>

<< No, direi di no… >>

Bulma scrutò per qualche secondo il viso giocondo dell’amico e si passò una mano sugli occhi.

<< Goku, >> sospirò, << non ha sinceramente senso la storia che ci hai raccontato, lo sai? >>

<< Ma non capite! >> Boccheggiò, invece, il Saiyan più piccolo, per qualche istante.

<< Perché voi due siete destinati a stare assieme! >>

Sputò fuori queste parole così velocemente che manco se ne rese conto e, accortosi dell’errore, sbiancò un secondo.

I due lo fissarono ancor di più increduli.

<< MA CHE DIAMINE C’ENTRA QUESTO? HAI RACCONTATO UNA STORIA DI MERDA E ADESSO DICI PURE QUESTE SCEMENZE? >>

Il namecciano fu più lesto nell’intervenire del pugno di Vegeta che si stava pericolosamente avvicinando ai connotati dell’amico.

<< Quello che voleva dire Goku – abbassa quel cazzotto, Vegeta, che non mi pare il caso di far scatenare una rissa – è che solo voi due potete decidere di che materiale fare il vostro nido, a seconda delle scelte che fate. Potete costruirlo con amore, con passione e rispetto, oppure con rancore, odio e rammarico. >>

<< L’importante è costruirlo su basi solide, perché, >> lanciò un’occhiata poco cordiale al Saiyan chiacchierone vicino a lui, per averlo costretto a rimediare alla sua bocca larga << possa resistere a tutte le peripezie della vita. >>

Ok, adesso aveva effettivamente senso. Però la sua spiegazione insinuò non pochi dubbi nei due giovani.

<< Il nostro... nido? >>

Cacchio. Bulma era una scienziata, mica si faceva abbindolare da una bella frase. Il namecciano corse presto ai ripari.

<< Il vostro rapporto: intendo, vivete entrambi sotto lo stesso tetto, meglio vivere in buoni rapporti senza attentare l’uno alla vita dell’altro, no? >> chiese.

Bulma e Vegeta si guardarono allora con la coda dell’occhio e fecero entrambi una smorfia.

Buoni rapporti?

Meh.

Non era meglio picchiarsi dalla mattina alla sera e urlarsi addosso fino a far scoppiare le lampadine?

La scienziata gemette, pensando effettivamente al loro rapporto.

Cos’altro facevano, se non litigare dalla mattina alla sera, come se non avessero nulla in comune?

Lei avrebbe voluto anche avvicinarsi all’alieno, ma lui la respingeva puntuale: pur essendo molto attraente, la sua bellezza sembrava non scalfirlo e buttarla solo sull’aspetto fisico era una possibilità che Bulma avrebbe volentieri evitato, in una relazione con Vegeta.

Avrebbe voluto conoscere di più del principe, non solo esplorare il suo corpo, ma anche la sua anima.

Che dolce...

No, sul serio, è dolce come cosa.

Ma anche solo il corpo non era male, s’intende.

Si passò sovrappensiero la lingua sulle labbra.

In fin dei conti, con quegli addominali… quei bicipiti e tricipiti… quei quadricipiti… qualsiasi muscolo fossero… quelle chiapp – cough cough, insomma, avete capito.

Dall’altra parte del divano, pure Vegeta stava ragionando.

La donna non era solo una schiava, in fin dei conti.

Il suo carattere combattivo era eccitante e divertente, solo che lei, alla fine, finiva per rovinare tutto, andandosene senza lasciargli finire la partita.

Una palla.

Per lui avrebbe dovuto essere più… più Saiyan, non così mollamente terrestre.

Anche se era effettivamente attraente.

Come le torte della signora Brief. Attraenti. Molto.

Da leccarsi effettivamente le labbra, accertò.


Goku riuscì finalmente ad intromettersi nei loro pensieri quando i due parvero calmarsi.

Loro due erano destinati a stare assieme, glielo aveva rivelato il loro figlio dal futuro, e lui avrebbe fatto di tutto per mettere la loro felicità, poco ma sicuro.

Rise sotto i baffi al pensiero di loro due assieme. Bisognava forse, dare loro una spinta.

<< Be’, credo che abbiate capito ciò che volevo dire… >>

No, in realtà, no, non l’avevano capito ma diciamogli di sì, sennò Goku ce lo rispiega e non la finiamo più.

<< Io credo che voi meritiate la felicità, >> continuò, facendo sciogliere Bulma in un bellissimo sorriso e facendo sciogliere Vegeta in una polpa scomposta sul divano, perché, porca vacca, questa tortura di parlare dei sentimenti non finiva più.

<< La meritate davvero: siete entrambi speciali. Certo, entrambi con difetti, ma speciali l’un l’altro. >> Bulma annuì, sospirando estasiata.

<< Insomma, per quanto Vegeta sia testardo, cocciuto, antipatico, burbero e piagnone, è sempre apprezzabile. E anche tu, Bulma, per quanto tu sia viziata, pignola, egocentrica, bisbetica e assolutamente insopportabile in alcuni contesti, sei sempre una bellissi – >>

<< Che cazzo hai detto, Goku? >>

Ops.


Due minuti dopo, Junior cercava di allontanare Goku dalle grinfie di Bulma che, incurante del tavolino su cui c’erano tutte le sue preziose tazzine, menava di brutto l’amico, cercando di cavargli gli occhi con il cucchiaino da caffè, e sbraitandogli contro parole poco gentili sulla sua delicatezza da bisonte.

Vegeta, invece, assisteva alla scena tra il terrorizzato e l’incredulo.

Chi se lo sarebbe aspettato che la scienziata aveva un lato così violento?

Così forte e bestiale?

Così... Saiyan.

Non si sarebbe meravigliato se Bulma improvvisamente si fosse trasformata in Super Saiyan.

<< Wow… >> sussurrò, quando la vide strozzare il Saiyan più piccolo prendendolo per il collo e affondare le unghie nella carne.

Improvvisamente Vegeta, ancora ancorato al suo posto sul divano – il suo posto fisso sul suo divano, scelto in base alla combinazione perfetta di luce, temperatura e angolazione ideale per guardare la TV e contemporaneamente partecipare ad una conversazione senza sembrare troppo defilato*** – iniziò a provare una strana sensazione e dei strani pensieri sulla scienziata.

Lei era così… manesca.

E violenta.

E cattiva.

E camionista inside

Arrossì di colpo e capì di esserne terribilmente attratto. Magari una possibilità a loro due ci poteva anche stare, perché no? E sorrise sotto i baffi, al sol pensiero. Si accomodò meglio sul divano, per seguire per bene la rissa e vedere quante ne avrebbe prese Goku.

Alla fine, tutto è bene quel che finisce bene: Goku aveva fatto proprio quello che voleva.

Dare una spinta alla coppia per tentare di unirli, anche se, alla fine, l’unico “spinto” sarebbe stato solo lui, su una barella d’ospedale, al Pronto Soccorso.



* elenco preso dal mitico Team Four Star.

Lo so che non dovrei fare pubblicità, ma li trovate su YouTube. Non dico che dovreste andare a vederli, ma se volete una parodia di DBZ fatta bene… *strizza l’occhiolino*


** è una cosa che fanno tutte le donne della mia raccolta.

Questo mi ricorda una perla di Jim Carrey: “Eh, sì, perché dietro ad ogni uomo c’è sempre una donna che alza gli occhi al cielo”.


*** Grazie, Sheldon Cooper.


Angolo dell’autrice


Bella lì, come state?

Spero tutti bene, io sto bene e finché stiamo bene, va tutto bene.

Diciamo cose a caso, che l’ora è tarda.

Gne.

Comunque,

spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia strappato un sorriso!

Vi piace questa versione di come Bulma e Vegeta si sono innamorati?


Alla prossima e grazie a tutti e, direi, buon inizio estate!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Zappa