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Autore: Frulli_    20/06/2017    1 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO SEI

Hogwarts, 2018 d.C
«E con questo, ho raggiunto il record massimo di libri letti in una sola giornata» ammise Ted, chiudendo con un tonfo l'enorme tomo davanti a sé.
Vicky sorrise appena, divertita mentre con una lente d'ingrandimento leggeva una pergamena scritta con una calligrafia minuscola. «La cosa non mi sorprende affatto, Ted, credimi».
Ted si limitò a darle un pizzico sul braccio, poi si stiracchiò. “A tibi pro Enoizes” ripeté fra sé quella frase enigmatica, per l'ennesima volta. Che accidenti avrà voluto dire Merlino? Avevano rovistato in ogni libro di incantesimi, pozioni, alchimia, storia...niente di niente. Quella frase semplicemente non esisteva, e non aveva senso. Soprattutto quell'Enoizes. Che cosa poteva essere? Una persona, un luogo, un animale, un oggetto?
«Vado a sgranchirmi le gambe» annunciò, confuso. La McGranitt e Vicky si limitarono ad annuire, così prese la bacchetta, il foglio dove aveva copiato la frase e si alzò, camminando con calma tra gli alti scaffali della biblioteca. Uscì lentamente da lì, sbuffando mentre si affacciava dalla finestra del corridoio lì vicino. La aprì, respirando una boccata d'aria. Il sole era ancora alto in cielo e, nonostante fosse pieno giugno, non c'era una temperatura afosa e calda. D'altronde che cosa potevano pretendere? Erano in Scozia. Sotto di lui, gli studenti nel cortile si godevano il sole e la pausa tra un'ora di lezione e l'altra.
Sorrise tra sé, quasi nostalgico. Gli mancava il periodo della scuola: gli mancava la spensieratezza degli adolescenti, le vacanze natalizie, le gite a Hogsmeade e tanto altro. Il Cappello Parlante con lui non aveva avuto dubbi: Grifondoro, come suo padre. Non era proprio uno studente modello. Aveva sempre preferito DCAO a tutte le altre materie, Aritmanzia e Storia sopra tutte. Tale padre tale figlio, insomma. Da piccola aveva sempre sognato di diventare un professore come suo padre, o un lupo mannaro come suo padre. Come se seguire i suoi passi lo avrebbe potuto avvicinare di più a lui. Ma si sentiva comunque fortunato: aveva ereditato l'abilità della madre, il suo coraggio e la pacatezza del padre nelle azioni. Non si riteneva proprio un coraggioso, ma per Vicky lo era eccome. Lei è sempre stata una studentessa eccezionale, di quelle avevano il massimo dei voti ovunque. Bella e consapevole di esserlo, l'aveva conquistata col passare del tempo, degli anni forse. Con calma, con pazienza. Zio Ron un giorno gli disse che se fosse riuscito a distrarre “miss Corvonero” dai libri gli avrebbe regalato una vacanza. E tanto è stato, effettivamente.
Sorrise un po' di più, questa volta sognante. Era sempre stato innamorato di Vicky, fin da quando erano bambini e giocavano insieme durante i weekend, insieme agli altri cugini. In verità lui non aveva il sangue di quasi nessun “cugino”, ma era cresciuto con loro, come fosse figlio di Harry e degli altri ragazzi che erano stati legati dai suoi genitori. Deglutì: il fatto di essere orfano gli aveva sempre pesato, ed anche per questo reputava Harry come suo padre. Come lui, anche Harry non aveva mai conosciuto i genitori, anche lui aveva sofferto le prese in giro dei suoi compagni, ed anche lui era rimasto innamorato della sorella di un suo caro amico. Alla fine, seppur essere orfano fosse un peso, Harry aveva fatto di tutto per non fargli mancare nulla, raccontandogli spesso della sua vera famiglia. Un po', in fondo, i suoi genitori li conosceva.
Osservò l'orologio al polso: era stato via più del previsto. Arretrò, andando a chiudere la finestra. Fece per andare via, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Fissò il foglio che aveva ancora in mano, con la sua immagine riflessa nel vetro, e qualcosa si accese nella sua testa.
«Come in basso...così in alto» ripetè fra sé, di nuovo, più lentamente. Che cosa significava davvero quella frase? Il senso letterale l'aveva capito, ma il senso reale qual'era?
«La teoria degli opposti» sì, stava parlando con se stesso ad alta voce «come il sopra così il sotto, come il bianco così il nero. Un equilibrio di opposti, uno il...riflesso dell'altro!» gridò quasi alla fine, euforico, mentre correva verso la biblioteca.

«Sezione Proibita!» annunciò Ted, urlando quando arrivò vicino alle due donne.
«SSSSH!» sibilò irritata la bibliotecaria.
«Cosa?» sussurrò perplessa Minerva.
Ted sbattè il foglio sul tavolo, quindi scrisse qualcosa sotto la frase misteriosa.
«Sezione...proibita!» precisò, indicandolo.
Minerva e Vicky si sporsero, vedendo come la frase, semplicemente capovolta e con una leggera modifica si trasformava sotto i loro occhi.
«Come hai fatto?» chiese Vicky, sconvolta.
Ted sorrise: «Ho ripensato alla frase di Sirius. Il senso di quella frase è che un aspetto ha sempre il suo opposto. Il male ha il bene, il basso ha l'alto...ognuno è il riflesso dell'altro. Queste lettere erano solo il riflesso opposto della frase reale: Sezione Proibita».
«Ted, sei...eccezionale!» ammise Minerva, sorridente.

Ad eccezione di Minerva, i due ragazzi non erano mai stati lì.
Era una zona circolare priva di finestre, illuminata da candele magiche sospese nel soffitto. Scaffali alti, che si perdevano nella semi-oscurità delle pareti tonde. Si poteva sentire lo scricchiolio del legno provocato dai tarli, e da chissà quale altra bestia strana. Ted deglutì: accidenti a lui e a quando era riuscito a decifrare la frase. Quel posto gli stava facendo venire i brividi. Ed aveva addosso uno strano presentimento.
«Allora...ci sono circa 200 libri qui dentro, di cui molti mordono ed altri sono maledetti. Se quello che Merlino ci ha indicato è davvero qui, dobbiamo usare l'astuzia. E la cosa non mi sorprenderebbe affatto» ammise Minerva, cacciando la bacchetta «Lumos Maxima!» annunciò poi, illuminando in un'esplosione di luce tutta l'area principale. Videro qualche strana creatura, simile ad un ragno gigante, risalire veloce uno scaffale sparendo nell'oscurità. «Non fate domande e muoviamoci» brontolò Minerva.
«Come facciamo a cercare quel libro qui in mezzo? Non possiamo cercarlo davvero, nemmeno con l'Incanto di Richiamo. Che cosa dovrei richiamare, di preciso...?» rispose Victoire, confusa mentre cercava di leggere i titoli dei libri lì vicino a lei.
«No no, così non funziona. Non possiamo cercarlo e basta, o chiunque avrebbe potuto. Dobbiamo usare l'intelligenza» annunciò serio Ted, osservandosi intorno. «Deve esserci uno...scaffale segreto, qualcosa da fare o da dire».
Vicky si fermò, pensando. Ted aveva ragione: doveva esserci qualcosa, qualche prova da superare. Si osservò intorno, cercando di capire, di appigliarsi a qualcosa. Cercò di pensare di nuovo alle visioni avute, da ciò che aveva visto: Hogwarts, Sirius Black, il drago e quella donna sconosciuta.
«Mò caraid!» esclamò, di getto. Non accadde nulla. Vide la professoressa e Ted osservarla curiosi, e lei scrollò le spalle. «Magari era una parola che apriva qualcosa, non so» ammise.
Minerva si accarezzò il mento. «Beh, non è proprio una cattiva idea. Riprova! Magari con...la frase di Sirius» consigliò incerta.
«Come in basso così in alto!» esclamò lei, a gran voce. Qualcosa sembrò muoversi, ma non accadde nulla alla fine. Sospirò arresa. «Impiegheremo secoli così» ammise, sconfortata.
Ted le diede una carezza sulla schiena, sorridendo appena. «Non ti abbattere, Vicky, una maniera la troviamo>
Vicky si morse appena la lingua, concentrandosi, quindi puntò la bacchetta in alto: «Draco dormiens nunquam titillandus est!» annunciò, senza gridare, ma con tono deciso.
La luce sembrò quasi sparire, prima di sentire un rantolo, in fondo al corridoio. Come un lieve ruggito. Ed una luce, iridescente.
«Vicky...?» la richiamò Ted, con voce tremante «Vicky...che cosa hai fatto?».

Qualcosa si mosse nell'ombra, al limite con la luce. Un rantolo gutturale. Passarono istanti che sembravano eterni finchè sotto la luce del Lumos si fece spazio, lentamente, la creatura più grande e magnifica che Vicky avesse mai visto.
«Merda...» imprecò Ted, spaventato.
Gli occhi multicolori dell'Opaleye puntarono sui tre. La palpebra rettile si assottigliò, per abituarsi alla luce. La pelle perlacea sembrava quasi brillare di luce propria. Le scaglie, lucide e forti, componevano l'armatura naturale della magnifica creatura. La coda, colma di spuntoni, si arrotolava dolcemente dietro il corpo snello e relativamente leggero. Tra i tutti Draghi, l'Opaleye degli Antipodi è sicuramente il più leggiadro e docile, ma non per questo è un animale da compagnia. Charlie, questo, lo sapeva bene.
«Minerva...che tu sappia c'erano draghi in questa sezione?» chiese Ted, tralasciando i convenevoli.
«Non credo, caro. Credo che Vicky lo abbia...evocato» ammise la donna.
«Non si può evocare un drago australiano come se fosse una piuma d'oca, miseriaccia» precisò ancora Ted, facendo ruggire appena l'Opaleye.
«Va bene va bene, calma amico» annunciò Vicky, sollevando le mani al cielo. «Calma, non...vogliamo farti del male...»
«Vicky, che diavolo stai facendo...» sibilò Ted.
«Sto cercando di calmarlo, anziché farlo agitare...!» ribattè secca Vicky. Lentamente ripose la bacchetta nella fodera, e il drago si avvicinò. Il muso lungo, da rettile, si sporse pericolosamente verso di loro. Li annusò, prima di sedersi a terra, con uno scatto veloce. Poggiò il muso sulle zampe, come un cagnolino domestico, e li fissò.
«E' lui...è il drago che ho visto nel sogno» sussurrò Vicky, vedendo la stessa scena ripetuta nella sua visione. Cercò di smetterla di sudare come una spugna, quindi deglutì e fissò l'animale. Aveva le zampe che sembravano coprire qualcosa, quello che sembrava l'angolo di un libro, o forse un cofanetto.
Deglutì, si avvicinò lentamente. «Draco...?» lo richiamò, calma. Il drago sollevò appena il muso verso di lei, quindi sposto le zampe, mostrando ciò che stava custodendo.
Era un libro senza titolo. Copertina in cuoio, consumata dal tempo, e pagine ingiallite che s'intravedevano. Aveva un unico simbolo sulla copertina: una ruota zodiacale, con i segni disposti in cerchio. Lo prese lentamente tra le mani, quindi lo porse alla professoressa McGranitt. Non appena le mani della donna toccarono il libro, il Drago ringhiò aggressivo. Tanto bastò affinchè Vicky lo riprese subito in mano, placando l'animale. Fece per fare lo stesso con Ted, ma accadde la medesima cosa.
«Ok, è evidente che Draco ti sta dicendo che solo tu puoi aprire e leggere questo accidente di libro» ammise Ted, sospirando «quindi, prego...tutto tuo».
Vicky fissò Draco, che placido ricambiava il suo sguardo, quindi mentre col braccio sinistro teneva il tomo, con la mano destra lentamente sollevò la copertina. Alcuni segni zodiacali su di essa s'illuminarono: il Leone, i Pesci, la Bilancia ed il Toro. «Simboli di Fuoco, Acqua, Aria e Terra. I quattro elementi» mormorò Minerva.
Il libro era vuoto, le pagine completamente bianche.«Cosa? Ci prende in giro?» mormorò seccato Ted. Sbuffò, una goccia di sudore gli sfiorò la tempia.
Minerva osservò la scena, pensosa. «Questo mi ricorda tanto il suo diario» ammise, sincera.
«Il diario di chi?» chiese Ted, ma si zittì, rispondendosi da solo. Osservò Vicky, preoccupato.
«Ok, adesso prendiamo subito questo...coso, e lo portiamo al Ministero dove gente capace potrà – Vicky?» si interruppe, vedendo lo sguardo vuoto e assente della fidanzata. Le mani tenevano saldamente il libro aperto avanti a sé, mentre gli occhi vagavano come se stesse osservando una scena ben precisa, o stesse leggendo delle righe scritte nell'aria. Scene e scritte che lentamente, si stavano imprimendo con inchiostro vivo nelle pagine vuote del libro.
«Lasciamola fare...» mormorò Minerva, posando appena le mani sulle spalle del ragazzo. Ed in silenzio, attesero che la visione terminasse.

Aprì lentamente gli occhi, e la nebbia attorno a lei si diradò. Si guardò attorno: si trovava in un'aula sotterranea, con degli archi a botte e pilastri bassi e larghi che sorreggevano il soffitto. Sul pavimento in pietra, avanti a lei, era inciso un simbolo a quattro cerchi, legati tra loro a formare quasi una sorta di quadrifoglio. Al centro, un giovane ragazzo dai folti capelli ricci, poggiato ad un bastone di legno, ben levigato ma rovinato per il troppo uso.
«Siamo pronti?» chiese qualcuno. Si volse, notando avvicinarsi, per ogni “petalo” del quadrifoglio, quattro figure. Due maghi vestiti con lunghe tuniche finemente ricamate ai bordi, e due streghe con pregiati abiti medievali e veli sulle loro teste, secondo la moda del tempo. Di quel tempo che stava vedendo.
«Pronti» annunciò uno dei due maghi, con una zazzera di capelli rossi sulla testa.
Tutti e quattro imposero le loro mani in avanti, rivolti verso il giovane al centro del simbolo.
«Myrddin, sta calmo mh? Andrà tutto bene» annunciò una delle due streghe, con setosi capelli biondi che sfuggivano dal velo. Aveva una voce dolce e gentile, e vide il giovane rilassarsi, così come fece Vicky.
Socchiusero gli occhi, in una concentrazione che tagliava l'aria. Respirò lentamente, come per non disturbare. Il silenzio regnò per un tempo che riuscì a determinare, ma scattò appena, spaventata, quando il ragazzo rosso riprese a parlare. «Sum ignis et vita!»
«Sum aqua et vita!» gli fece eco il secondo mago, dall'aria vagamente sinistra, ma con un fascino tutto suo.
«Sum terra et vita!» annunciò la ragazza dai capelli biondi.
«Sum aer et vita!» concluse la seconda strega, che dava le spalle a Victoire. Intravide, sotto il suo velo, dei folti capelli corvini. Deglutì, con quel senso di familiarità ancora addosso, e tacque.
Le parole pronunciate erano evidentemente formule magiche, che attivarono qualcosa nel simbolo magico. Dai loro piedi, infatti, sembrò muoversi come un fluido intenso, diverso nel colore a seconda del mago e della strega. Il fluido si congiunse lentamente, fino ad andare a toccare i piedi del giovane all'interno del simbolo. A quel contatto, una potente luce li accecò.
Per un attimo Vicky non vide nulla. Poi, lentamente, la luce svanì ed al suo posto vide la cosa più strana e potente che avesse mai visto. I quattro giovani erano letteralmente...invasi da quel che pensò essere la loro magia. Erano avvolti dalle fiamme, da getti d'acqua, da un uragano e edera e rami. Ognuno di loro controllava alla perfezione il proprio elemento, che indirizzava come un getto verso il ragazzo al centro. Questo fu travolto e sostenuto al tempo stesso da quella magia. Gridò, gli cedettero le gambe, ma non mollò per alcuna ragione il bastone. Si strinse anzi a lui, e lentamente, tremante, tornò in piedi.
Poi, con un secondo bagliore ed un'onda d'urto, svanì tutto nel nulla. Rimasero in silenzio, ad osservare il ragazzo tremante che si appoggiava al suo bastone. Questi sembrava in tutto e per tutto simile a prima, ma un sentimento scivolò nei loro cuori: il presentimento che si era appena compiuta una volontà quasi divina. Una speranza.
«Myrddin....d'ora in avanti sarai il Custode della comunità magica, passata presente e soprattutto futura. A te affidiamo il messaggio da consegnare alle generazioni future. Il tuo bastone sarà un tuo ed un nostro riflesso. Verrà custodito da te e dai tuoi successori, che nominerai personalmente» annunciò la ragazza mora. Dalle sue mani, levate al cielo, apparve un diadema in argento, a forma di volatile. Gli altri la imitarono, facendo apparire nelle loro mani altri manufatti: una coppa, un medaglione ed una spada.
I quattro manufatti presero a brillare di luce propria, prima che quella luce venisse assorbita dal bastone di Myrddin.
«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» annunciarono insieme i quattro maghi, prima di entrare nel cerchio e sorreggere il povero ragazzo. Fecero per andare via, ma la ragazza dai capelli neri si fermò, e si voltò di scatto verso Victoire.
Trattennero entrambe il fiato: una poteva percepire l'altra.
«Rowena?» chiese il ragazzo dai folti capelli neri.
La ragazza deglutì, fissando l'estranea avanti a sé. Gli occhi le si imperlarono di lacrime, e le sorrise dolcemente. «Nulla si crea, nulla si distrugge...tutto si trasforma, mò caraid» sussurrò.
Victoire fece per rispondere, ma sentì come un gancio prenderla per le spalle e tirarla su. Sapeva che stava per finire tutto, si aggrappò disperatamente a quella visione, prima che sparisse.

Nota dell'Autrice: è vero, nell'edizione italiana non è Sezione Proibita ma Reparto Proibito. Mi sono presa una piccola “licenza poetica” per far funzionare il giochino di Merlino :P inoltre, nonostante ufficialmente Teddy Lupin sia stato smistato in Tassorosso, per necessità nella mia storia è un Grifondoro come il padre...più avanti capirete il perchè :P spero che questo sesto capitolo vi sia piaciuto, a breve arriverà il settimo! Besos a tutti.

  
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