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Autore: PettyVeggySayan    22/06/2017    3 recensioni
Storia incentrata completamente su Vegeta, nei tempi in cui era un mercenario al servizio di Lord Freezer.
I capitoli non sono in ordine cronologico.
In Beta Reading dal capitolo III
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Freezer, Vegeta, Zarbon
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III - La nuova squadra

 

Beta-Reading (cliccare per info) a cura di Overlook (cliccare per pagina autore)

 

 

 

Trascorse un solo istante. D'improvviso, un lampo accecante illuminò la lugubre distesa che si estendeva dinanzi agli occhi del principe dei Saiyan, ancora bambino, il quale si trovava ormai disteso da parecchio tempo sull'impiantito in pesante metallo vetrato.

Ancora un altro assordante boato, poi... più nulla.

Il nero. Il più tetro dei colori, così colmo di vacuità, trasmetteva a Vegeta una raggelante sensazione, entro le pareti di quella base spaziale ove non era ammessa alcuna emozione. Dove ogni sentimento era represso, al solo scopo di dar vita a spietate macchine da guerra, in grado di uccidere senza provare il minimo rimorso.

Il giovane Saiyan si era chiesto spesso, se anche lui sarebbe diventato così, esattamente come già da tempo appariva: freddo, impietoso e crudele.

Da che ne aveva memoria, gli avevano sempre insegnato che dar retta alle emozioni rappresentava un grossolano errore, degno dei più infimi dei loro esponenti; a dirla tutta, un po’ lo credeva anche Vegeta, proprio lui che anelava alla perfezione.

D'un tratto, udì bussare alla porta e velocemente si sollevò. A braccia conserte, riavvoltosi la coda di scimmia intorno alla vita, biascicò annoiatamente un accenno di permesso: “Avanti, entra”.

Si fece avanti, spinta la pesante anta, una bambina. Non doveva aver avuto più di una decina d'anni. La sua pelle era di un color violaceo intenso e gli occhi rilucevano d’un azzurro cristallino, mentre tradivano malinconia e dolcezza. Il corpicino smunto e deperito acuiva l'impressione pietosa.

Vegeta represse dentro di sé un discreto moto di stupore.

“Lord Freezer mi ha mandato personalmente a chiamarti, Vegeta. Ti attende entro dieci minuti”, gli disse lei a voce tremula.

“Che...?”, fece Vegeta impensierito; si era appena guadagnato un mese di pace, ben trenta giorni durante i quali avrebbe potuto allenarsi, fare ciò che più gli andava a genio, libero dall'onere di stragiste missioni sui più disparati pianeti. Soprattutto, per una volta, non avrebbe dovuto dar conto a nessuno a proposito ciò che avrebbe scelto di fare.

Da tre anni era stato accolto da Freezer a bordo della sua base e lì, suo malgrado, aveva ben presto imparato le regole; non aveva più provato a ribellarsi, dopo le ultime conseguenze subite, tempo prima. Non faceva altro che alimentare e reprimere la propria ira, con il solo proposito di farla esplodere al momento più opportuno: quello in cui sarebbe stato in grado di ridurre in cenere il suo padrone, Lord Freezer. Tale genere di pensieri, alle volte, gli insinuava il logorante dubbio di essere già caduto, in quella follia da cui cercava di fuggire ogni giorno, in ogni momento. Sollevò, scocciato, gli occhi al cielo e strinse forte i pugni. Le unghie gli trafiggevano l'interno dei palmi, era l'unica maniera di non dare a vedere alcun moto dell'animo all'esterno di sè.

Martellante come la stonata melodia di un arrugginito carillon, soltanto un quesito invadeva la mente del guerriero.Che cosa voleva, Lord Freezer, da lui, proprio dopo avergli accordato quel periodo di riposo?

Serratosi la porta alle spalle e congedata sdegnosamente la ragazzina, Vegeta si avviò lentamente sino alla Grande Sala. Questa si presentava come una enorme stanza, dalle pareti circolari, in posizione centrale rispetto al resto della base spaziale. Era da lì che Freezer aveva modo di osservare ogni minima mossa della propria armata. Al tiranno piaceva trascorrere gran parte del proprio tempo lì dentro, ubriacandosi del proprio stesso, prevaricante potere. Aveva fatto convocare Vegeta allo scopo di affidargli uno squadrone d'assalto, infischiandosene bellamente del riposo concessogli.

Il Saiyan era in effetti l’unico essere di sua conoscenza a non essersi mai piegato completamente al suo volere. Freezer era ben conscio che qualcuno dei propri sudditi, di tanto in tanto, si permetteva, in gran segreto, di prenderlo in giro o almeno provava a farlo. Tuttavia, nel pieno del proprio distruttivo potere, talvolta stava al gioco in attesa del momento propizio, altre volte non attendeva più di un istante per far fuori l'insolente. Quel bambino, quel dannato bambino, però, non lo prendeva affatto in giro, pensava lui. Rideva di gusto, con quella sua bocca sanguigna ed affilata, schernendo l'orgoglio di quel ragazzino ormai principe del nulla. Gli dava solo sui nervi. Era soltanto un moccioso, tuttavia il livello di combattimento superava già molti dei suoi migliori sudditi; era soprattutto questo, a spaventare tanto Lord Freezer, che pure non avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso tale timore. “Si tratta di una paura infondata...” - ripeteva tra sé e sé quando i dubbi lo assalivano come fantasmi senza catene alle spalle - “... La mia forza è ineguagliabile e se quel principino da strapazzo non impara a stare al suo posto, lo ridurrò in pezzi con le mie stesse mani”.

 

Il silenzio che ottundeva l'atmosfera all'interno della Grande Sala venne d'un tratto interrotto, così come l'incedere dei pensieri di Lord Freezer. Il chiassoso cigolio della porta metallica, sospinta da Vegeta, giunto al cospetto del proprio padrone, aveva un che di terribilmente inquietante. Il giovane Saiyan comparì dinanzi al tiranno, per un istante avvolto da un'ombra che lo fece assomigliare allo spettro di un'entità sovrannaturale. La cadenza dei suoi passi verso il centro della stanza tradiva in ogni caso una buona dose di fierezza, malgrado le circostanze. Vegeta, quando Freezer si sarebbe deciso a parlare, non avrebbe arpionato le proprie profonde iridi a quelle del suo interlocutore, come solitamente con chiunque faceva; con Lord Freezer era diverso...

“Salve Vegeta, che gioia vederti... Mi rincresce disturbarti, ma, come dire... La tua pausa è revocata. Sarai immediatamente messo a capo di una squadra di guerrieri e svolgerete quel che esigo. Bada, Saiyan... Questo è un ordine”. La lunga coda grigiastra e vagamente umida andò ad insinuarsi tra le caviglie di Vegeta, solleticandone appena la superficie. Il piccolo guerriero represse un moto di vero e proprio schifo.

“U- Una... squadra?”, gli rispose solo, rivelando una sospettosa inarcatura delle scure sopracciglia. Sino a quel momento era stato capace di dimostrare di sapersela cavare egregiamente, ma di certo non si sarebbe aspettato tanto presto un ordine del genere. Capì immediatamente di dover lasciare i compagni di sempre tra cui Radish e Nappa, per diventare comandante di un altro battaglione. Non poteva nascondere a sé stesso una certa soddisfazione, per l'affidamento di quell'incarico, ma al di fuori dei propri pensieri, nulla più che un sospiro sarebbe mai trapelato.

“Tra tre giorni incontrerai i tuoi nuovi sottoposti. Adesso va', va' via di qui”. Porgendogli la schiena e non un solo altro accenno d'emozione, Vegeta obbedì e l'oscurità, prima dell'apertura del portellone, tornò ad inghiottirne le fattezze.

 

 

 

-Fine-

   
 
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