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Autore: Mary_Julia_Solo    25/06/2017    1 recensioni
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"Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio."
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Isabelle Lightwood non si è mai sentita così stupida. Non riesce ad accettare di essersi innamorata di Clary. Sa che lei ama Simon, e che non ci sarà mai alcuna possibilità per lei. Mentre sente il suo mondo crollarle addosso, accecata dal suo amore per la giovane Morgerstern, rischia di non vedere quanto sia forte l'amore delle persone che la circondano. Intanto, il mondo dei Nascosti è minacciato da un giovane, che nessuno hai mai visto in viso, che ha tra le mani un'arma tanto magnifica quanto pericolosa: la Spada dell'Anima. E una vampira resa pazza dalla voglia di vendetta, farà di tutto per portare a termine il suo piano, anche uccidere ogni persona in grado di ostacolarla. È solo questione di tempo prima che gli Shadowhunters si trovino a dover affrontare un grave pericolo, avvisaglia di uno ancora più grande e terribile...
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[IsabellexLydia][RaphaelxSimon][MagnusxAlec][JacexClary]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Because '
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Capitolo 3. – Have mercy on me (pt.3)
Voleva piangere, voleva soltanto piangere. Non credeva che in quel momento sarebbe stata in grado di fare altro. Si sentiva incredibilmente confusa. Non sapeva quello che stava facendo, come aveva potuto credere che sarebbe stata in grado di far ingelosire Clary? Quella ragazza non l’avrebbe mai vista nel modo che Isabelle voleva. Mai. Lo sapeva. Lo sapeva e si sentiva stupida. Stava perdendo ogni contatto con la realtà, così come con la sua famiglia. Perché li guardava e li vedeva felici, tutti. Tutti erano felici. Sua madre con il suo continuo criticare, Max con la sua innocenza, Alec, anche lui finalmente riuscito a trovare un po’ di felicità. Jace era l’unico che non sembrava stare bene. O forse, era sempre stato così. Gli piaceva fare il drammatico, ma niente di più. Certo, aveva scoperto di essere il fratello di Clary, mentre si stava innamorando di lei.
Loro erano felici, loro sembravano avere tutti i diritti. Mentre lei. Per lei le cose sarebbero sempre state diverse. Lei non poteva essere felice, sembravano disprezzare la sua felicità. Anche lei era umana, dopotutto. Faceva di tutto per non sembrarlo, ma lo era. Lo sarebbe sempre stata. E nessuno sembrava capire, nessuno sembrava vedere la verità. Per loro era naturale che lei fosse forte, lei doveva essere forte, perché viveva nell’ombra di Alec. E lui era forte davvero. Più di chiunque altro lei conoscesse, tranne forse Jace. Era per quello che i due erano Parabatai. Era un destino già marchiato nella loro pelle. Era come se quelle rune fossero sempre state lì, era come se gli stili le avessero solo fatte risaltare. Lei invece non si era mai sentita così vicino a nessuno, lei non aveva mai voluto un Parabatai. Non avrebbe mai avuto un simile legame. Di sicuro non con uno Shadowhunter. Le strade di New York non erano né affollate né deserte, erano una via di mezzo. L’aria le sembrò improvvisamente incredibilmente fredda, avrebbe voluto indossare qualcosa di più, avrebbe dovuto prendere i suoi sentimenti e chiuderli in un cassetto, buttando poi la chiave, non rendersi ridicola in quel modo. Sapeva che sarebbe crollata se Raphael non fosse stato al suo fianco, se non avesse potuto stringere la sua mano come se fosse l’unica cosa in grado di tenerla in piedi. Forse lo era. Ogni tanto, qualche giovane la squadrava dall’alto al basso, sorridendo, a volte in modo molto poco piacevole. Ogni volta, Raphael ce la metteva tutta per non soffiare contro di loro. Nessuno avrebbe dovuto guardare così Isabelle. Aveva ogni volta una gran voglia di togliere il sorriso dal volto di quegli stupidi Mondani. E lei non si accorgeva di niente, troppo concentrata su ogni passo che faceva, temendo di cadere, dato che si sentiva instabile come un’ubriaca. Voleva piangere, ma non poteva farlo in mezzo alla strada. Non doveva cedere, non doveva… Quando ormai credeva che non ce l’avrebbe mai fatta, sentì la mano di Raphael stringere più forte la sua, e acquistò improvvisamente nuova forza. Guardò il vampiro, che le sorrise debolmente, scrutandola con i suoi preoccupati occhi scuri. Le scaldava il cuore vedere quanto gli importasse di lei. Non avrebbe mai creduto che un vampiro potesse curarsi così tanto di qualcuno, fino a quando quel qualcuno non era diventato lei. Quella era tutta la felicità che la Shadowhunter sapeva di poter trovare, per questo non voleva stare con nessun’altro. Solo lui era in grado di farla sorridere, in quegli ultimi tempi. Credeva bene che tutti avessero davvero creduto che si amassero in quel senso. Certo, erano stati scettici, ma alla fine ci avevano creduto, davvero. Perché era vero che si amavano, non nel senso che ogni essere umano agognava, ma era comunque qualcosa di estremamente forte. Isabelle sentiva che niente sarebbe stato in grado di separarli. Niente. Sarebbe morta per impedirlo. Ma, a quel punto, sarebbe stata la morte, quella vera, a separarli. Ma nient’altro avrebbe potuto farlo, niente. Entrarono silenziosamente nell’Hotel DuMort, tutti i vampiri erano fuori, quindi nessuno li avrebbe visti, nessuno avrebbe fatto domande. Non ne facevano mai, ma c’era sempre quella vaga possibilità che lo facessero. L’unica anima viva che trovarono fu Lily, sdraiata sul divano d’oro nella hall, un bicchiere di Bloody Mary in mano, lo sguardo perso nel vuoto. Quando i due arrivarono, la vampira rivolse loro uno sguardo interrogativo, ma rimase zitta, grazie a un’occhiata eloquente che le lanciò Raphael. Superata quella stanza arrivarono nel salotto. Isabelle lasciò andare la mano di Raphael e si diresse verso il divano rosso, lasciandosi cadere sopra di esso. Rimase immobile per qualche attimo, osservando un punto imprecisato nell’aria, mentre la sua mente continuava macchinalmente a pensare. Era davvero una stupida, sentiva di aver usato Raphael ancora una volta, e questo le faceva male. La cosa peggiore era stata vedere come tutta la sua famiglia, forse tutti i presenti alla festa, erano convinti che fosse il vampiro ad usare lei. Non sapendo quanto fossero in errore. Tutti vedevano solo le cose che volevano vedere, credevano solo le cose che volevano credere. Ma la maggior parte delle volte non sapevano, e non accettavano di non sapere. E lei si era comportata da ipocrita come loro, solo ora lo vedeva. Era stata egoista, si era lasciata affogare da quell’amore che sentiva, e che la stava soffocando. Si era resa ridicola, aveva smesso di vivere. Ed era ora di ricominciare. Avrebbe smesso di passare le sue giornate senza fare nulla, a crogiolarsi nel suo dolore, avrebbe ricominciato a mangiare, avrebbe ricominciato a dormire la notte, invece di pensare a ogni cosa che amava e odiava di Clary. Avrebbe smesso di soffrire per lei, perché la sua sofferenza faceva soffrire gli altri. Forse avrebbe cambiato idea rivedendola, ma sperava davvero di no. Era stanca di comportarsi così. Aveva saputo fin dall’inizio quanto fosse ridicola, ma non aveva voluto cambiare. Ora era decisamente il momento di farlo. Forse avrebbe dovuto metterci tutta la forza che aveva in corpo per farlo, ma doveva. La mano di Raphael che si poggiava dolcemente sulla sua spalla la distolse dai suoi pensieri. Il vampiro le porse un bicchiere d’acqua, anche se la ragazza avrebbe volentieri accettato qualcosa di più forte, bevendo ogni suo dubbio e sofferenza. Lei gli sorrise debolmente, ma sinceramente, e prese il bicchiere, bevendolo tutto d’un fiato. Raphael le si sedette accanto, aggrottando le sopracciglia, e aspettando che dicesse qualcosa. Isabelle rimase ferma a guardarlo, senza riuscire a distogliere gli occhi da lui. Si sentiva una persona orribile per averlo usato di nuovo. Lo sapeva, continuava a ripeterlo, ma non riusciva a scusarsi con lui. Si sentiva troppo male. Sapeva che la vita del vampiro non era mai stata facile, lei l’aveva forse solo peggiorata. Gli aveva portato altra sofferenza. Forse era lei ad essere una sofferenza. Forse avrebbe dovuto scomparire da quel mondo, avrebbe dovuto andarsene, come aveva fatto la madre di Clary, avrebbe dovuto nascondersi, vivere come una Mondana, perché gli Shadowhunters dovevano essere forti e lei non lo era. Si accorse di star piangendo solo quando Raphael prese una scatola di fazzoletti che stava sul tavolo e gliene diede uno. Qualche tempo dopo si sarebbe chiesta a cosa servisse una scatola di fazzoletti ai vampiri. Poi si sarebbe pentita di esserselo domandato. Ma in quel momento non riusciva a fare altro che singhiozzare, era da troppo tempo che stava trattenendo le lacrime. Non avrebbe resistito un secondo di più. Tutti potevano pensare quello che volevano di Raphael, ma lei sapeva che in realtà era un ragazzo -perché era solo un ragazzo che non aveva mai avuto la possibilità di crescere, che aveva dovuto dire addio alla sua famiglia, a tutti quelli che amava -molto dolce. Non esitò nemmeno un secondo prima di lanciarsi tra le sue braccia, ancora singhiozzando. Lui la strinse subito a sé, accarezzandole i capelli in modo dolce. La ragazza si aggrappò alla stoffa della sua camicia nera, come se cercasse un appiglio. Probabilmente gliel’avrebbe rovinata, con le unghie e le lacrime, ma sapeva che a lui non importava. Infatti, a lui importava solo di lei. Gli faceva male vederla soffrire così, più di ogni altra cosa. Quella ragazza era l’unica persona esterna al Clan che aveva. Senza considerare Magnus, si intende, ma aveva l’impressione che ormai lo stregone avesse trovato il suo posto, che non avesse più bisogno di un vampiro quasi troppo giovane per essere preso sul serio. Isabelle era l’unica luce nella sua oscurità. L’avrebbe protetta sempre, l’avrebbe protetta anche a costo di morire. Di nuovo. Quando l’aveva incontrata, non avrebbe mai creduto che una Shadowhunter forte come lei potesse mai aver bisogno di una creatura delle tenebre come lui. A volte era tentato di chiederle come fosse sentire il sole sulla pelle, come fosse sentire il suo calore sul viso, ma non lo faceva mai. Decideva sempre che avrebbe fatto meglio a fingere di essere felice anche così, anche se, lo sapeva bene, non avrebbe mai potuto ingannare nessuno. Non ci poteva essere vite felice per un vampiro. Per tutti i Nascosti era difficile trovare la felicità, ma per i vampiri era praticamente impossibile. Lei era tutta la felicità a cui potesse aspirare. Non avrebbe chiesto niente di più, solo lei. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato così importante per lei, né che lei sarebbe diventata così importante per lui.
Isabelle pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, era abbastanza certa che si fosse prosciugata, che non avrebbe più potuto piangere per molto tempo. Se così fosse stato, non le sarebbe dispiaciuto più di quel tanto. Avrebbe potuto dormire la notte, senza nessun pensiero per la mente, senza più lacrime. Forse sarebbe riuscita a lasciar perdere Clary, dopotutto. Almeno, ci sperava, ma aveva paura che non ci sarebbe riuscita. Ma doveva, doveva assolutamente riuscirci. Voleva tornare l’Isabelle di sempre, capace di uccidere sia con la sua frusta che con la sua cucina. Voleva riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Voleva provarci. Se avesse sentito uno di loro anche solo accennare a quanto Raphael fosse pericoloso o al fatto che avrebbe fatto meglio a lasciarlo, se ne sarebbe andata e non sarebbe tornata mai più. Potevano togliere i Marchi, potevano farle quello che volevano, anche torturarla, ma non costringerla a lasciare Raphael. Quello non lo avrebbe mai fatto. Mai. Davvero, mai. Quando non riuscì più a versare nemmeno una lacrima, rimase in silenzio, la testa appoggiata sul petto del vampiro, sentendo la mancanza del battito del suo cuore. Eppure, per qualche strano motivo, quel vuoto la rassicurava. Solo quel cuore, quel cuore immobile, poteva far battere il suo tanto in fretta da farlo quasi esplodere. Già, persino più di Clary. Lui non le domandò se stesse bene, non disse nulla, la osservò soltanto, per quanto potesse. Isabelle gliene fu grata. Dopo qualche minuto in quella posizione, la Shadowhunter si mise a sedere, appoggiandosi allo schienale del divano, sospirando. Adesso si sentiva terribilmente stanca e spossata. Si rese conto che era da molto tempo che non dormiva un sonno decente, senza incubi insensati e spasmodici. Forse quella era la notte buona. Raphael si tirò su a sua volta, per poterla osservare meglio. Le lacrime le si erano seccate sul viso, aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, i quali erano gonfi. Eppure gli sembrò sempre bellissima. Gli sarebbe sempre sembrata bellissima. Le si avvicinò, le prese una mano e ne baciò il palmo, con tanto leggerezza che quasi faceva paura. Era per tutta quella dolcezza e quei gesti spontanei che avrebbero potuto benissimo essere scambiati per amanti, che lo erano stati. Nessuno avrebbe mai potuto credere che tra due amici ci fosse tutto quel sentimento. Tra Shadowhunter sarebbe stato normale, era così che doveva essere tra Parabatai. Ma tra uno Shadowhunter e un Nascosto? Impossibile. Eppure per loro era così. Non sarebbero mai stati romanticamente coinvolti, ma si sarebbero sempre amati in quel modo, tanto forte da fare male. Raphael le si avvicinò ancora di più, ma Isabelle lo lasciò fare, sapeva che non avrebbe mai tentato niente. Il vampiro posò la sua fronte su quella di lei, poteva sentire il suo respiro caldo. Lei non sentiva niente, invece, cosa che avrebbe potuto essere strana ma non le importava. Non le importava che lui non respirasse o che il suo cuore non battesse, le importava soltanto che fosse lì con lei. E che non se ne sarebbe mai andato. Raphael avrebbe potuto baciarla, avrebbe potuto dirle il suo più oscuro segreto. Invece le disse una cosa che lei sapeva, certo che lo sapeva, ma che le provocava brividi ogni volta.
-¿Sabes que te amo? –la prima volta che gliel’aveva detto, Isabelle lo aveva guardato confusa, e lui aveva riso, dicendole poi che cosa volesse dire. La Shadowhunter si era sentita sciogliere il cuore. Nessuno avrebbe mai potuto dirle qualcosa di più bello. Era solo una domanda, una stupidissima domanda alla quale c’era già risposta, senza bisogno che Isabelle la pronunciasse. Era l’unica certezza che aveva nella vita, quella. La ragazza sorrise, mentre sentiva gli occhi chiudersele. Non si era davvero accorta di quanto fosse stanca, prima. Era stata troppo concentrata sul suo dolore. Raphael le diede un bacio sulla fronte, dolcemente, e le disse di dormire, perché doveva essere terribilmente stanca. Quel vampiro sembrava in grado di leggerle nella mente a volte. O forse era solo bravo a leggere i suoi occhi. Isabelle si stese sul divano, usando le sue mani come cuscino, e chiuse gli occhi. Raphael si alzò, prese una coperta e la mise sopra la figura sdraiata della ragazza, sfiorandole una spalla mentre lasciava la stanza.
Prima o poi quella ragazza gli avrebbe fatto ricominciare a battere il cuore. Gli avrebbe fatto prendere un infarto al contrario. Si morse il labbro, pensando che quella era una cosa che avrebbe potuto dire solo lui. Non ci doveva pensare. Rivederlo lo aveva fatto arrabbiare. Lo aveva fatto arrabbiare vedere quanto amasse Clary. Lo aveva fatto arrabbiare perché sapeva che avrebbe potuto evitare di mostrarlo così tanto. Lo aveva fatto arrabbiare perché sapeva che in quel modo aveva fatto soffrire Isabelle. Lui poteva sopportare ogni tipo di dolore, fisico ed emotivo, ma non poteva lasciare che ferissero quella ragazza. Non poteva. In quel momento avrebbe volentieri parlato con Lily, aveva bisogno del sostegno di un’amica, ma quando arrivò nella hall, vide che la vampira era scomparsa, sul divano d’oro stava abbandonato il suo bicchiere di Bloody Mary. Mezzo vuoto. O mezzo pieno, ma dipendeva dai punti di vista. Si sedette sul divano, sospirando. Altra cosa che non avrebbe mai fatto, prima di conoscere lui, quello stupido vampiro novellino, incapace di fare qualsiasi cosa. Si chiese perché gli stesse tornando in mente così tanto, quella notte. Avrebbe dato di tutto pur di pensare a qualcos’altro, ma quell’imbarazzante traditore era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Si mise una mano tra i capelli, con il solo obiettivo di metterli in disordine, cosa che gli riuscì perfettamente. Lui ci aveva messo qualche tempo a capire che, se dovevi vivere una vita eterna, non potevi farlo con i capelli fuori posto. E così pensava sempre a lui. Era orribile come ogni cosa in quel momento gli ricordasse lui. Era irritante. Prese il bicchiere che Lily aveva lasciato lì. Lo fece oscillare, spostando il sangue che stava dentro da una parte all’altra. Si controllò la camicia, sulla quale le lacrime di Isabelle si stavano lentamente asciugando. Ormai era rovinata, ma per fortuna questa sarebbe bastato lavarla. Non come tutte le giacche che lui gli aveva rovinato irrimediabilmente. Lui, lui, lui. Perché riusciva soltanto a pensare a lui? Ricordò quando lo aveva incontrato, quando era ancora solo un Mondano, ma pur sempre amico della Fairchild. “Tu non significhi niente.” Camille aveva detto che in quel modo avrebbero potuto arrivare alla Coppa Mortale, e lui, da fedele cagnolino quale era, aveva subito eseguito i suoi ordini. A volte, ripensandoci, pensava che forse Camille aveva soltanto avuto voglia di giocare con lui, solo uno stupido Mondano. Quando lo aveva trovato morto sul pavimento dell’Hotel, in quella stanza, a pochi passi da quel divano, e aveva deciso di portarlo dai suoi amici Shadowhunter. “Non ho mai voluto che questo accadesse.” La Fairchild aveva pianto, aveva incolpato lui per quello che probabilmente era successo per colpa sua, perché non si curava dei suoi amici, quelli troppo stupidi per cavarsela da soli. Aveva aspettato pazientemente per un giorno intero che la ragazza prendesse una decisione, solo per essere chiamato mostro, solo per doversi soffrire le lacrime di lui. Solo per essere accusato di aver fatto cose crudeli nei confronti di quello stupido nuovo vampiro. “Mi prenderò cura di Simon.” Quando aveva dovuto prendere parte al piano della Fairchild, solo per poter avere quel nuovo vampiro nel suo Clan, anche a rischio di ammazzarsi. “Benvenuto a casa.” Aveva dovuto sopportare tutte le noie che quello stupido gli aveva causato, aveva dovuto sopportarlo parlare di Clary e di tutta la sua vita. Aveva dovuto sopportare tutte le sue battute stupide sui vampiri. Aveva dovuto sopportare di dover dire addio a almeno sette delle sue giacche. Aveva dovuto sopportare tutta l’incapacità di quel nerd, tutto il suo parlare per metafore e tutto quel suo blaterare sui film. Aveva dovuto sopportare di aiutare la Fairchild tutte quelle volte che gli faceva quasi schifo ripensarci. E poi. E poi quel novellino aveva deciso di tradirlo. “Mi hai molto deluso.” Non gli era importato nulla di quello che Raphael aveva fatto per lui, aveva pensato solo alla sua migliore amica. Non ci aveva pensato nemmeno un secondo, aveva deciso senza esitazione di tradire la sua famiglia. Aveva deciso senza esitazione di tradire lui. E, poi, Raphael aveva cominciato a sentire un tremendo vuoto dentro di sé. E aveva capito che quello stupido nerd novellino gli mancava. Che detestava non sentirlo più parlare di cose insensate che capiva solo lui, che facevano ridere solo lui. Che detestava non poter più sentire la sua voce. Che detestava non poter più vedere il suo sorriso. Che detestava non poter più sentire il suo odore, ancora così Mondano. Che detestava non averlo lì con lui. Che lo detestava. Che lo odiava per quello che gli aveva fatto. L’unica cosa in grado di riportare il vampiro alla realtà fu il bicchiere che si spezzò sotto la stretta della sua mano, lasciando scivolare Bloody Mary ovunque. Non si era accorto di stringere così tanto il vetro da romperlo. Gli fece quasi paura. Si fece quasi paura. Doveva smettere di pensare a lui, doveva smettere di pensare a… A Simon. Gli riusciva incredibilmente difficile anche solo pensare il suo nome. Gli faceva male. L’amore era un Diavolo. Poteva illuminarti la vita. Ma poteva anche strapparti il cuore e farci quello che voleva. Poteva stringerlo tanto forte da spezzarlo in mille pezzi, così come lui aveva fatto con il bicchiere. Si accorse di non riuscire a vedere bene, aveva la vista offuscata. Si portò due dita alla guancia e quando le tolse, vide che erano macchiate di rosso. Non ci poteva credere. Non poteva essere… No… Non per un motivo così stupido… Non poteva… Non poteva… Era patetico… Aveva promesso che non si sarebbe lasciato distruggere… Aveva promesso che non avrebbe mai più lasciato che accadesse… Aveva… Non poteva star piangendo. Non era nemmeno più tanto sicuro di essere in grado di farlo. Non stava… Lui non stava piangendo… Prima che potesse farci qualcosa, dalle sue labbra uscì l’unica parola che non credeva che sarebbe mai più stato in grado di pronunciare.
-S-simon… -fu abbastanza per farlo cedere. Si coprì il viso con una mano, mentre le lacrime scarlatte scendevano senza pietà, senza alcuna intenzione di fermarsi...

Angolo autrice:

¿Sabes que te amo? = Sai che ti amo? (ok, questa era facile XD, comunque, tericamente Izzy nella serie sa lo spagnolo, ma già Simon a quanto pare lo capisce (ma tumblr mi confonde), quindi volevo che qualcuno non ci capisse nulla) eehm, spero sia giusto, almeno questo. Ho chiesto a mia mamma e mia nonna che teoricamente dovrebbero parlarlo un po' di spagnolo, ma non so. 
METTETE VIA QUEI POMODORI! Ok, l'ultima parte non so come ma è successa. Volevo finire il capitolo quando Raph lascia Izzy a dormire sul suo divano, ma poi ho continuato a scrivere ed è successa quella parte. Mi sento in colpa per il mio povero Raph. Comunque, volevo avvertire che il prossimo capitolo sarà più lungo del solito, infatti ha sei parti (e una parte è divisa in tre perchè era lunga dodici pagine, ma comunque la pubblicherò tutta lo stesso giorno). Le lacrime non sono finite qui, tranquilli *schiva un pomodoro*! Nel prossimo capitolo (DAN DAN!): Simon realizza qualcosa su Clary (unica parte in cui avrà un cervello, signori), Izzy tenta di farsi perdonare da Lydia, una tragica telefonata tra Clary e Simon, una torta e il ritorno della stupidità di Simon (è colpa mia lo devo ammettere, ma la scena è molto migliore di come l'avevo immaginata. Sì, perchè le cose succedono di loro spontanea volontà), a little bit of MALEC (finally) con Jace lo stalker (ok, non pensate troppo male), e infine ancora tante lacrime con Raph e Lily 
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi) e per aver torturato Izzy. Di nuovo. E Raphael. E Simon (ops no, aspettate, lui se lo merita) 
   
 
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