vaEh no, stavolta la segnalazione la
metto prima, perché non ne so un’emerita mazza di violini. Quindi
Blacks, se leggerai, perdonami: tutte le mie
conoscenze derivano da wikipedia! Ho semplicemente
provato di unire violino e lemon,
dato che so che sono due delle tue cose preferite, anche se sinceramente non so
cosa ne sia uscito…XD
In ogni caso spero che ti piaccia,
se passi da questi lidi, perché l’ho scritta pensando a te!
Suonata per
violino
“No, non va bene”.
Doveva essere la centesima volta che glielo ripeteva. Ino
espirò forzatamente, cercando di non far trapelare la tensione di quel sospiro.
Shikamaru se ne stava alla sue spalle, uno sguardo
annoiato a dare espressione al suo viso. E lei era
davvero tesa come la corda di un violino, che ironia.
E non era solo perché aveva il saggio
a meno di una settimana, e non era solo perché quella dannata nota continuava a
non uscire a dovere…Era per via di lui.
Le bruciava ammetterlo, ma non riusciva a concentrarsi
quando il suo modo di insegnarle il posizionamento delle mani sulla
tastiera era farle stendere la sua mano piccola e bianca sul palmo di lui, così
grande e caldo, ed eseguire il movimento insieme, mano su mano, dita su dita.
Senza mai intrecciarle.
Erano così anche ora, la mano sinistra di lui attorno a
quella di lei, insieme su quel violino che vibrava di una tensione che solo lei
sentiva, forse. Shikamaru aderiva al suo corpo lungo le spalle, la schiena, le
braccia, le mani. Dalla tastiera all’archetto.
Ino deglutì, pregando che lui non se ne accorgesse,
e si lasciò guidare alla frizione acuta tra arco e corda, a trovare la nota
giusta, l’armonia segreta che solo chi suona riesce a percepire. A quel punto
espirò, di nuovo.
“Ecco” sussurrò Shikamaru, soffiandole all’orecchio. “La
posizione è questa. Prova”
Forse non lo faceva apposta, forse era lei che sentiva tutto
questo calore, ma lui era caldo, lo
sentiva, su tutto il suo corpo. E come aveva iniziato a godere
di quella vicinanza, Shikamaru si allontanò.
Ino tentò di ripetere il movimento come lui l’aveva
impostato, e prima ancora che cominciasse, sussultò quando
sentì bussare alla porta, come un animale spaventato. Era stata tanto attenta a ogni minima percezione del corpo che ora quel suono
quotidiano le faceva battere il cuore a mille. Almeno, le piaceva pensare che
fosse stato quello. Pregava che fosse stato quello.
“Ino, tutto a posto?” Tsunade la
guardò con dissimulata preoccupazione mentre Shikamaru
si scostava da lei e la rimproverava: “Non viene ancora bene” scosse il capo.
Ino avrebbe sperato in un “pretendi troppo” da parte della direttrice,
ma non avvenne. D’altronde, non poteva cercare
comprensione se riusciva a sbagliare quella dannata nota, tutte le volte. Tsunade invece chinò il capo: “Se avete bisogno, sono nella
stanza di fianco con Sakura. E Shikamaru, Shiho non
riesce a venire, quindi se vuoi hai un’altra ora con Ino.”
Il ragazzo assentì senza rispondere.
“Ino” la richiamò poi senza aspettare che la direttrice
uscisse dalla stanza “Suona”.
Ino obbedì, facendo passare l’archetto su quelle corde
instabili, tremanti come le sue mani, in quel momento.
Stecca.
La ragazza si morse il labbro mentre
il ragazzo col codino si alzava dalla poltrona sulla quale si era abbandonato,
raggiungendola ancora: “Si direbbe che tu lo faccia apposta” sbuffò. Non era
molto paziente, Shikamaru, eppure si era offerto di aiutarla, nonostante non venisse nemmeno pagato per farlo.
“Perché non riesci a…” poi la sentì,
non appena appoggiò la sua mano su quella di lei. Ino tremava. Lasciò scorrere
la sua mano sul braccio della ragazza, lentamente, stringendole il polso per
sentirne i battiti.
“Che succede?” domandò piano, il
fiato a solleticarle il collo.
“Niente, sono…pronta” rispose lei a voce bassa, stringendo
la tastiera più del dovuto, sperando di riprendere il controlla
della sua volontà, in quel modo.
“Va bene” sospirò il ragazzo facendo scivolare le sue mani
leggere sulla vita di lei e lasciandole riposare lì un
secondo di troppo.
“D’accordo” rafforzò lasciando quel contatto e
abbandonandosi ancora sulla poltrona, incrociando le braccia dietro la testa e
lasciando una gamba a riposare sull’altra.
Ino non si voltò, ma prese a suonare come fosse
da sola. Come fossi
da sola, si ripeté piano, chiudendo gli occhi e fasciandosi di silenzio,
penetrando nelle pieghe dalla concentrazione.
Uno,
due, tre e…partì
piano, lasciando scivolare l’archetto sulle corde a un tono appena percepibile,
si abbandonò contro il legno del violino per sentirlo più vicino, più suo, per
non avere in testa, nel corpo, nient’altro che il suo strumento e la loro
musica. Si lasciò trasportare nel crescendo di toni e nel ritmo cadenzato che
volgeva all’allegro, sfiorando quella melodia che aveva incisa
in testa, tante volte l’aveva sentita, tante volte l’aveva ripetuta.
Musica, armonia e frenesia, era quel che Shikamaru percepiva di lei
osservando il suo corpo ondeggiare lievemente in accordo col ritmo della
sonata, la vita sinuosa e le curve del seno che si intravedevano sotto le
spalle, invitanti.
Poi avvenne, di nuovo.
Stecca.
Ino si stava mordendo un labbro
probabilmente in quell’attimo, si stava
maledicendo per l’ennesimo no.
Shikamaru abbandonò il capo all’indietro e chiuse gli occhi.
La verità era che Ino sentiva le lacrime riempirle gli
occhi, perché mancava poco e lei non era all’altezza, non ancora. Perché
avrebbe rovinato la sinfonia, perché non avrebbe preso quella nota
irraggiungibile se non nella solitudine della sua camera, scevra di tensione, scevra di lui.
Strinse gli occhi forte, non udendo rimproveri. Poi
lentamente, quando sentì di avere nuovamente il controllo di sé, si voltò verso
Shikamaru.
“Puoi dirlo” annuì greve.
Ma il ragazzo fece qualcosa che non si
aspettava: aprì gli occhi pigramente e si alzò ancora, per lei. La raggiunse
ancora una volta, e le si fermò a pochi centimetri dal
viso: “Non eseguire.” Sussurrò “Suona”.
Poi la prese deciso per i fianchi, la voltò e la attirò a sé,
premendola contro di lui. Le afferrò le mani, le fece rimettere in posizione il
violino e la strinse con più forza, premendo deciso le dita
di lei sulla tastiera, impugnando con lei l’archetto e disponendosi in
posizione d’attacco.
Ino sentì il polso di Shikamaru inclinarsi all’indietro, lo
seguì con il proprio e si scoprì in quella posizione che riusciva a trovare
solo in solitudine, a casa.
“Così” lo sentì mormorare tra i suoi capelli. Ino si
allontanò per un attimo dal corpo di lui, intossicata
dalla sua presenza, ma si sentì di nuovo stringere, premuta contro di lui.
“E…” quella sola lettera la fece
arretrare, e appoggiò la testa sulla spalla di Shikamaru, per guardarlo negli
occhi. Ma lui vedeva solo la posizione delle loro
dita, strette sulla tastiera.
Poi di scatto il ragazzo si voltò: “Ci siamo” mormorò piano,
il suo alito caldo sulle labbra di Ino.
“Devi solo” continuò concentrato, gli occhi fissi in quelli
di lei “provarci”. La ragazza si sforzò di spostare lo sguardo sulle sue dita,
si sforzò di far partire il braccio destro mentre la
mano di lui lasciava la sua e andava a riposare sul suo fianco sinistro, in un
abbraccio mozzo.
Poi partì. Chiuse gli occhi e sfregò l’archetto.
Stecca.
Dannazione, ci era così vicina,
eppure non era quella, la nota. Ancora una volta.
Mollò la posizione in un attimo, abbassò il
violino frustrata e raggiunse in pochi, veloci passi l’altra estremità
della stanza, buttandosi rabbiosa sulla poltrona, speculare a quella di lui
eppure diametralmente opposta.
“Dannazione!” ripeté ad alta voce “Dannazione!”.
Non aveva fatto che pochi passi ma il suo respiro era quello
di una lunga corsa.
“Alzati” la voce di Shikamaru era pacata,
ma non ammetteva obiezioni.
“Alzati” ripeté piano “E suona”.
Ino sollevò lo sguardo che aveva lasciato cadere in basso,
col suo umore e le sue speranze. Sollevò lo sguardo e
incontrò gli occhi neri di Shikamaru.
“Non lo ripeterò una terza volta” l’avvertì lui, alzando un
sopracciglio.
E allora Ino si levò, il violino
nella sinistra come un’arma, l’archetto nella stessa mano, come pronto a
colpire.
“Non vedi che non ce la faccio?” chiese
rabbiosa quando gli fu abbastanza vicina “non capisci che non sono in
grado?” ruggì con un tono il più possibile contenuto, ben conscia della musica
di pianoforte che giungeva dall’altra stanza. Aveva i capelli biondi davanti a
viso, un ciuffo sfuggito alla sua ordinata coda di cavallo, le mani rosse e
tremanti.
Shikamaru la scrutò da capo a piedi, senza parlare.
“Dimmelo, Shikamaru, dimmelo!”
mormorò allora lei in tono di sfida, facendoglisi
ancora più vicina “Dimmelo che non ce la farò mai”.
“Se questa è la tua motivazione,
certo, non ce la farai mai” annuì Shikamaru, scuotendo il capo e togliendole il
ciuffo di capelli dalla fronte, riportandoglielo dietro l’orecchio.
“Ma le cose non si ottengono
restando a guardare” aggiunse fissandola senza ritegno in quegli occhi che
erano solo per lui.
Ino abbassò lo sguardo, chiedendosi a cosa
esattamente il ragazzo si stesse riferendo. Se alla
nota, se all’armonia, se a quella ragazza che andava a lezioni di violino da un
ragazzo che non le doveva nulla, che la faceva esercitare, che voleva
disperatamente stringere tra le braccia.
Si avventò rabbiosa contro
Shikamaru, strappandogli un bacio violento, premendo le sue labbra contro
quelle di lui, la sua lingua dentro la bocca di lui, che rispondeva in modo
conforme al suo carattere: lento, svogliato e provocatore. Ino non gli lasciò
l’occasione di ripetere il gesto, spingendolo sulla poltrona e sedendosi a cavalcioni su di lui, i loro bacini a contatto, mentre
entrambi ansavano.
Shikamaru la fissò con un’espressione indecifrabile: “Suona”
disse. “Da capo”.
Ino sgranò gli occhi, sdegnata, poi si portò il violino alla
spalla, senza alzarsi da lui, che era eccitato a quel contatto. Chiuse le
palpebre e cominciò piano a suonare, mentre sentiva il bacino
di lui prendere a muoversi impercettibilmente sotto di lei, al ritmo
lento della musica. Suonò ancora mentre sentiva
l’eccitazione crescere, mentre fu costretta a interrompersi a quel contatto che
era diventato troppo intenso per essere ignorato. Si fermò ansante, aprendo gli
occhi. Shikamaru si alzò dalla sua posizione, circondandole a vita con le
braccia perché non cadesse e avvicinandosi piano, sfiorandole la bocca e il
collo con la promessa di un bacio: “Suona” ripeté. Ino deglutì
mentre le mani di Shikamaru scendevano ad attirarla verso di sé, a
sistemarsela sulle gambe in modo che fosse chiaro il loro punto di contatto,
deglutendo a sua volta senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei.
Poi le strinse le natiche e disse ancora: “Suona”.
Ino tentò di riprendere il dominio di sé, tentò di ricordare
le note che ora si rincorrevano confuse nella sua testa in uno spartito senza
senso, le mani di Shikamaru che scendevano lungo le sue cosce e tornavano su, a
sollevarle la gonna e a carezzarle le gambe.
Ino appoggiò il mento al violino, cercando di ricordare. Le
mani di Shikamaru vagavano tra le sue cosce, e poi ancora sulle sue natiche, ad attirarla a sé. Ancora.
Sol, si comincia
sempre dal sol. Si ripeté, e da lì ripartì: un inizio dolce e sincopato,
un’oscillazione regolare come quella del bacino di Shikamaru, oramai pienamente
percepibile, sotto di lei. Un crescendo ritmato mentre
Shikamaru si agitava più veloce, stringendole i fianchi, mentre lei stringeva
gli occhi e spremeva le meningi per rimanere lì, su quella musica, sopra quel
corpo che aveva tanto desiderato. Proseguì spedita nell’accelerazione
della musica, eseguì alla perfezione il passaggio che le era
sempre sembrato più ostico e Shikamaru la carezzava ovunque, sotto il
suo vestitino, le sue cosce indurite nello sforzo, sotto di lei, le sue mani
calde e grandi sopra di lei, sotto la maglietta, sotto il reggiseno. Continuò mentre le dita di lui le risalivano lo sterno,
arrivavano al suo viso e lo carezzavano in una dolcezza che stranamente non
dissonava dalle note ormai frenetiche della sonata, le passarono sulle guance
arrossate mentre il suo volto era concentrato nello sforzo di ricordare, di
concentrarsi e di non fallire. Si stremò nel tentativo di seguire il ritmo, le
note, fino a quell’ultima agognata bastarda che le si sottraeva sempre sul più bello mentre oramai anche il
suo bacino si muoveva con quello di lui, mentre la nota che aveva sempre
sbagliato usciva dalla cassa di risonanza, mentre lei nemmeno se ne accorgeva, schiacciando
la tastiera e sbattendo violentemente il violino sul bracciolo della poltrona,
appoggiandosi ad esso per cercare supporto, sentendosi presa per i fianchi da
Shikamaru che ora si era alzato a sedere, stringendola a sé e chiamando il suo
nome, baciandola infine con un’urgenza che sapeva di strazio vitale.
“Shikamaru…” sussurrò lei disperata, agitandosi frenetica contro di lui mentre dimentica di violino e
archetto lo premeva contro di sé, affondava le mani nei suoi capelli, il viso
nel suo collo e lo ricopriva di baci.
“Shikamaru…” ripeté mentre sentiva
le mani di lui ovunque, sopra e sotto i suoi vestiti, intorno alla vita e
dietro la nuca, a tenerla mentre si spingeva in avanti e lei incontrava le sue
spinte, sporgendosi all’indietro, verso il vuoto, con le sue braccia forti a
farle da sostegno.
“Shika…” non riuscì a finire il
suo nome, buttando il capo all’indietro, lasciando andare il corpo che oramai
non sentiva più mentre onde di calore si libravano dal
suo centro fino alla punta dei piedi, mentre anche i capelli le parevano vivi e
scossi da mille brividi di piacere.
E il ragazzo risaliva il suo collo in una scia di baci, si
nascondeva nell’incavo del collo di lei e inspirava il
suo odore, le mordeva piano il collo cercando ogni contatto con la sua pelle
nivea. Poi lo sentì tremare sotto di lei, sentì le sue braccia cedere per un
attimo e fu lei a stringersi a lui, con una paura insensata di cadere a trenta
centimetri da terra, con una paura folle di guardarlo negli occhi dopo quello che era appena successo.
Shikamaru esitò per un attimo, poi l’attirò a sé,
stringendola contro il suo petto mentre Ino si
accoccolava tra le sue braccia aperte, esausta.
Shikamaru buttò il capo all’indietro: “Ti è venuta”.
Ino non rispose.
“La nota, ti è venuta” ripeté Shikamaru piano,
ingarbugliando la mano tra i capelli di lei in
disordine, comunque bellissimi.
“E…” aggiunse mentre Ino si alzava
piano, cercando di sondare il peso delle sue parole “devo ammettere che è stato
un passaggio memorabile” mormorò mentre la sua mano si insinuava nuovamente
sotto la gonna di Ino, spesa. La ragazza ebbe un sussulto, mentre sentiva la
voce del padre invadere il corridoio, discorrendo con Tsunade:
“Ino è qui?” domandò mentre la maniglia già si girava.
“Ha un’altra ora, dato che Shiho ha
disdetto” rispose Tsunade. “Li ho
sentiti esercitarsi fino ad ora, si saranno presi una pausa a questo
punto. Intanto se vuole le offro un caffè” terminò con
quello che doveva essere un sorriso, mentre il rumore dei passi che si
allontanavano si diffondeva lungo il corridoio.
“Se riesci a ripetere la sequenza potrei addirittura arrivare
a invitarti fuori a cena” sussurrò Shikamaru a Ino
sull’onda delle parole della direttrice, carezzando il fianco della ragazza.
“Allora è per questo che mi
seguivi, per invitarmi a cena, eh?” ridacchiò la ragazza sentendo le guance
arrossarsi, di nuovo. “Mi chiedo se tu faccia così anche con le altre ragazze…”
mormorò piano, vergognandosi quasi di quello che gli stava chiedendo.
“Be’, sì, in
effetti la cena sarebbe un bonus…” rise lui alzandosi per abbracciarla,
facendo aderire le mani a quelle della ragazza “Anche se a dirla tutta dovresti
offrirla tu, dato che sei l’unica qui dentro a cui do lezioni gratis.”
In quella sentirono i passi che poco prima si erano
allontanati avvicinarsi ancora, rimbombando nella scuola deserta a quell’ora di sera.
“Entro solo per salutarla” si udì la voce di
Inoichi, dall’esterno. Ino si alzò di scatto,
impugnando il violino come estrema difesa, mentre Shikamaru sussurrava
un debole “Mendokuse”.
“Ciao principessa, tutto bene?” domandò allora Inoichi appena aperta la porta, con un grande
sorriso in volto.
“Sì, papà…” mormorò quella arrossendo.
“Fa la modesta, ma oggi è riuscita
a fare il passaggio che le mancava” annuì Shikamaru, per mascherare l’imbarazzo
della ragazza.
“Immagino sia stato merito tuo, vero Shikamaru?” trillò
allora Tsunade “Se Shikamaru si applicasse di più
sarebbe davvero…” cominciò, poi si voltò di nuovo per accompagnare Inoichi fuori dalla porta, mentre
Ino arrossiva a velocità impressionante e Shikamaru la guardava nascondendo
malamente un ghigno estremamente compiaciuto.
Oh, sì, ecco, le risposte alle recensioni: mi stavo quasi
dimenticando!
Sakurina: Luly,
apprezzo tantissimo la tua forza di volontà nel leggere il KibaSaku!
Non c’è che dire, gira e rigira la conclusione è sempre quella: Shika e Ino si amano tantissimo! E devo dire che è soprattutto per merito tuo che è stata
scritta questa shot, dato che mi fai da musa! Alla
prossima! <3
Lalani: Ma ciao! Sono contenta che la fic ti sia piaciuta: l’ambientazione all’inizio mi faceva
ridere, ma stranamente, più ci pensavo e più mi convinceva! In
effetti i personaggi erano un po’ spersi, ma Ele
mi ha chiesto una KibaSaku e KibaSaku
è stata! Con in mezzo ShikaIno,
ovvio, perché so che quello di certo non le dispiace! Purtroppo sulla
formattazione non sono riuscita a fare nulla, ma ora dovrei
aver corretto! Grazie del commento, ancora, è stato davvero molto gradito!
VavvyMalfoy91: Ma sai che nemmeno io avevo
mai calcolato il KibaSaku? Eppure devo dire
che in fondo in fondo non sono male…anzi, sono
parecchio divertenti! Il ragazzo delle consegne è sempre il meglio, anche per
me, e poi mi faceva troppo ridere il suo ruolo che
trovo gli si addica oltre ogni misura! Grazie della rece!