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Autore: WishfulThinking    12/06/2009    4 recensioni
Raccolta di fic a ispirazione, a richiesta...comunque, sempre dedicate a qualcuno. Carte sparse legate da fili rossi: impacchettate o solo frutto di un legame. La prima è per El, la seconda per Paccy, la terza per Eleanor, la quarta per Blackie e la quinta per Luly, la sesta per Vale
““Io so fare di molto meglio” affermò allora la kunoichi spingendolo via.
Shikamaru alzò un sopracciglio.
“Io so fare di molto meglio”. Ribadì Ino, convinta.
“Mmm”, rispose Shikamaru.
Ino si tolse la gonna indignata, dopodiché – con qualche remora non espressa da parte del suo compagno – si cinse i fianchi con la fascia che Sakura non aveva indossato, rimanendo in intimo e foulard tintinnante dinanzi a Shikamaru.
“Già questo ti dovrebbe fare più effetto di Sakura” affermò Ino spavalda, incrociando le mani all’altezza del seno e facendole poi scorrere lungo i suoi fianchi.
Questa volta non giunse nessun “Mmm”.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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“No, non va bene”

vaEh no, stavolta la segnalazione la metto prima, perché non ne so un’emerita mazza di violini. Quindi Blacks, se leggerai, perdonami: tutte le mie conoscenze derivano da wikipedia! Ho semplicemente provato di unire violino e lemon, dato che so che sono due delle tue cose preferite, anche se sinceramente non so cosa ne sia uscito…XD

In ogni caso spero che ti piaccia, se passi da questi lidi, perché l’ho scritta pensando a te!

 

 

Suonata per violino

 

 

“No, non va bene”.

Doveva essere la centesima volta che glielo ripeteva. Ino espirò forzatamente, cercando di non far trapelare la tensione di quel sospiro. Shikamaru se ne stava alla sue spalle, uno sguardo annoiato a dare espressione al suo viso. E lei era davvero tesa come la corda di un violino, che ironia.

E non era solo perché aveva il saggio a meno di una settimana, e non era solo perché quella dannata nota continuava a non uscire a dovere…Era per via di lui.

Le bruciava ammetterlo, ma non riusciva a concentrarsi quando il suo modo di insegnarle il posizionamento delle mani sulla tastiera era farle stendere la sua mano piccola e bianca sul palmo di lui, così grande e caldo, ed eseguire il movimento insieme, mano su mano, dita su dita. Senza mai intrecciarle.

Erano così anche ora, la mano sinistra di lui attorno a quella di lei, insieme su quel violino che vibrava di una tensione che solo lei sentiva, forse. Shikamaru aderiva al suo corpo lungo le spalle, la schiena, le braccia, le mani. Dalla tastiera all’archetto.

Ino deglutì, pregando che lui non se ne accorgesse, e si lasciò guidare alla frizione acuta tra arco e corda, a trovare la nota giusta, l’armonia segreta che solo chi suona riesce a percepire. A quel punto espirò, di nuovo.

“Ecco” sussurrò Shikamaru, soffiandole all’orecchio. “La posizione è questa. Prova”

Forse non lo faceva apposta, forse era lei che sentiva tutto questo calore, ma lui era caldo, lo sentiva, su tutto il suo corpo. E come aveva iniziato a godere di quella vicinanza, Shikamaru si allontanò.

Ino tentò di ripetere il movimento come lui l’aveva impostato, e prima ancora che cominciasse, sussultò quando sentì bussare alla porta, come un animale spaventato. Era stata tanto attenta a ogni minima percezione del corpo che ora quel suono quotidiano le faceva battere il cuore a mille. Almeno, le piaceva pensare che fosse stato quello. Pregava che fosse stato quello.

“Ino, tutto a posto?” Tsunade la guardò con dissimulata preoccupazione mentre Shikamaru si scostava da lei e la rimproverava: “Non viene ancora bene” scosse il capo.

Ino avrebbe sperato in un “pretendi troppo” da parte della direttrice, ma non avvenne. D’altronde, non poteva cercare comprensione se riusciva a sbagliare quella dannata nota, tutte le volte. Tsunade invece chinò il capo: “Se avete bisogno, sono nella stanza di fianco con Sakura. E Shikamaru, Shiho non riesce a venire, quindi se vuoi hai un’altra ora con Ino.

Il ragazzo assentì senza rispondere.

“Ino” la richiamò poi senza aspettare che la direttrice uscisse dalla stanza “Suona”.

Ino obbedì, facendo passare l’archetto su quelle corde instabili, tremanti come le sue mani, in quel momento.

Stecca.

La ragazza si morse il labbro mentre il ragazzo col codino si alzava dalla poltrona sulla quale si era abbandonato, raggiungendola ancora: “Si direbbe che tu lo faccia apposta” sbuffò. Non era molto paziente, Shikamaru, eppure si era offerto di aiutarla, nonostante non venisse nemmeno pagato per farlo.

Perché non riesci a…” poi la sentì, non appena appoggiò la sua mano su quella di lei. Ino tremava. Lasciò scorrere la sua mano sul braccio della ragazza, lentamente, stringendole il polso per sentirne i battiti.

Che succede?” domandò piano, il fiato a solleticarle il collo.

“Niente, sono…pronta” rispose lei a voce bassa, stringendo la tastiera più del dovuto, sperando di riprendere il controlla della sua volontà, in quel modo.

“Va bene” sospirò il ragazzo facendo scivolare le sue mani leggere sulla vita di lei e lasciandole riposare lì un secondo di troppo.

“D’accordo” rafforzò lasciando quel contatto e abbandonandosi ancora sulla poltrona, incrociando le braccia dietro la testa e lasciando una gamba a riposare sull’altra.

Ino non si voltò, ma prese a suonare come fosse da sola. Come fossi da sola, si ripeté piano, chiudendo gli occhi e fasciandosi di silenzio, penetrando nelle pieghe dalla concentrazione.

Uno, due, tre e…partì piano, lasciando scivolare l’archetto sulle corde a un tono appena percepibile, si abbandonò contro il legno del violino per sentirlo più vicino, più suo, per non avere in testa, nel corpo, nient’altro che il suo strumento e la loro musica. Si lasciò trasportare nel crescendo di toni e nel ritmo cadenzato che volgeva all’allegro, sfiorando quella melodia che aveva incisa in testa, tante volte l’aveva sentita, tante volte l’aveva ripetuta.

Musica, armonia e frenesia, era quel che Shikamaru percepiva di lei osservando il suo corpo ondeggiare lievemente in accordo col ritmo della sonata, la vita sinuosa e le curve del seno che si intravedevano sotto le spalle, invitanti.

Poi avvenne, di nuovo.

Stecca.

Ino si stava mordendo un labbro probabilmente in quell’attimo, si stava maledicendo per l’ennesimo no.

Shikamaru abbandonò il capo all’indietro e chiuse gli occhi.

 

La verità era che Ino sentiva le lacrime riempirle gli occhi, perché mancava poco e lei non era all’altezza, non ancora. Perché avrebbe rovinato la sinfonia, perché non avrebbe preso quella nota irraggiungibile se non nella solitudine della sua camera, scevra di tensione, scevra di lui.

Strinse gli occhi forte, non udendo rimproveri. Poi lentamente, quando sentì di avere nuovamente il controllo di sé, si voltò verso Shikamaru.

“Puoi dirlo” annuì greve.

Ma il ragazzo fece qualcosa che non si aspettava: aprì gli occhi pigramente e si alzò ancora, per lei. La raggiunse ancora una volta, e le si fermò a pochi centimetri dal viso: “Non eseguire.” Sussurrò “Suona”.

Poi la prese deciso per i fianchi, la voltò e la attirò a sé, premendola contro di lui. Le afferrò le mani, le fece rimettere in posizione il violino e la strinse con più forza, premendo deciso le dita di lei sulla tastiera, impugnando con lei l’archetto e disponendosi in posizione d’attacco.

Ino sentì il polso di Shikamaru inclinarsi all’indietro, lo seguì con il proprio e si scoprì in quella posizione che riusciva a trovare solo in solitudine, a casa.

“Così” lo sentì mormorare tra i suoi capelli. Ino si allontanò per un attimo dal corpo di lui, intossicata dalla sua presenza, ma si sentì di nuovo stringere, premuta contro di lui.

E…” quella sola lettera la fece arretrare, e appoggiò la testa sulla spalla di Shikamaru, per guardarlo negli occhi. Ma lui vedeva solo la posizione delle loro dita, strette sulla tastiera.

Poi di scatto il ragazzo si voltò: “Ci siamo” mormorò piano, il suo alito caldo sulle labbra di Ino.

“Devi solo” continuò concentrato, gli occhi fissi in quelli di lei “provarci”. La ragazza si sforzò di spostare lo sguardo sulle sue dita, si sforzò di far partire il braccio destro mentre la mano di lui lasciava la sua e andava a riposare sul suo fianco sinistro, in un abbraccio mozzo.

Poi partì. Chiuse gli occhi e sfregò l’archetto.

Stecca.

Dannazione, ci era così vicina, eppure non era quella, la nota. Ancora una volta.

Mollò la posizione in un attimo, abbassò il violino frustrata e raggiunse in pochi, veloci passi l’altra estremità della stanza, buttandosi rabbiosa sulla poltrona, speculare a quella di lui eppure diametralmente opposta.

“Dannazione!” ripeté ad alta voce “Dannazione!”.

Non aveva fatto che pochi passi ma il suo respiro era quello di una lunga corsa.

“Alzati” la voce di Shikamaru era pacata, ma non ammetteva obiezioni.

“Alzati” ripeté piano “E suona”.

Ino sollevò lo sguardo che aveva lasciato cadere in basso, col suo umore e le sue speranze. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi neri di Shikamaru.

“Non lo ripeterò una terza volta” l’avvertì lui, alzando un sopracciglio.

E allora Ino si levò, il violino nella sinistra come un’arma, l’archetto nella stessa mano, come pronto a colpire.

“Non vedi che non ce la faccio?” chiese rabbiosa quando gli fu abbastanza vicina “non capisci che non sono in grado?” ruggì con un tono il più possibile contenuto, ben conscia della musica di pianoforte che giungeva dall’altra stanza. Aveva i capelli biondi davanti a viso, un ciuffo sfuggito alla sua ordinata coda di cavallo, le mani rosse e tremanti.

Shikamaru la scrutò da capo a piedi, senza parlare.

“Dimmelo, Shikamaru, dimmelo!” mormorò allora lei in tono di sfida, facendoglisi ancora più vicina “Dimmelo che non ce la farò mai”.

Se questa è la tua motivazione, certo, non ce la farai mai” annuì Shikamaru, scuotendo il capo e togliendole il ciuffo di capelli dalla fronte, riportandoglielo dietro l’orecchio.

Ma le cose non si ottengono restando a guardare” aggiunse fissandola senza ritegno in quegli occhi che erano solo per lui.

Ino abbassò lo sguardo, chiedendosi a cosa esattamente il ragazzo si stesse riferendo. Se alla nota, se all’armonia, se a quella ragazza che andava a lezioni di violino da un ragazzo che non le doveva nulla, che la faceva esercitare, che voleva disperatamente stringere tra le braccia.

Si avventò rabbiosa contro Shikamaru, strappandogli un bacio violento, premendo le sue labbra contro quelle di lui, la sua lingua dentro la bocca di lui, che rispondeva in modo conforme al suo carattere: lento, svogliato e provocatore. Ino non gli lasciò l’occasione di ripetere il gesto, spingendolo sulla poltrona e sedendosi a cavalcioni su di lui, i loro bacini a contatto, mentre entrambi ansavano.

Shikamaru la fissò con un’espressione indecifrabile: “Suona” disse. “Da capo”.

Ino sgranò gli occhi, sdegnata, poi si portò il violino alla spalla, senza alzarsi da lui, che era eccitato a quel contatto. Chiuse le palpebre e cominciò piano a suonare, mentre sentiva il bacino di lui prendere a muoversi impercettibilmente sotto di lei, al ritmo lento della musica. Suonò ancora mentre sentiva l’eccitazione crescere, mentre fu costretta a interrompersi a quel contatto che era diventato troppo intenso per essere ignorato. Si fermò ansante, aprendo gli occhi. Shikamaru si alzò dalla sua posizione, circondandole a vita con le braccia perché non cadesse e avvicinandosi piano, sfiorandole la bocca e il collo con la promessa di un bacio: “Suona” ripeté. Ino deglutì mentre le mani di Shikamaru scendevano ad attirarla verso di sé, a sistemarsela sulle gambe in modo che fosse chiaro il loro punto di contatto, deglutendo a sua volta senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei.

Poi le strinse le natiche e disse ancora: “Suona”.

Ino tentò di riprendere il dominio di sé, tentò di ricordare le note che ora si rincorrevano confuse nella sua testa in uno spartito senza senso, le mani di Shikamaru che scendevano lungo le sue cosce e tornavano su, a sollevarle la gonna e a carezzarle le gambe.

Ino appoggiò il mento al violino, cercando di ricordare. Le mani di Shikamaru vagavano tra le sue cosce, e poi ancora sulle sue natiche, ad attirarla a sé. Ancora.

Sol, si comincia sempre dal sol. Si ripeté, e da lì ripartì: un inizio dolce e sincopato, un’oscillazione regolare come quella del bacino di Shikamaru, oramai pienamente percepibile, sotto di lei. Un crescendo ritmato mentre Shikamaru si agitava più veloce, stringendole i fianchi, mentre lei stringeva gli occhi e spremeva le meningi per rimanere lì, su quella musica, sopra quel corpo che aveva tanto desiderato. Proseguì spedita nell’accelerazione della musica, eseguì alla perfezione il passaggio che le era sempre sembrato più ostico e Shikamaru la carezzava ovunque, sotto il suo vestitino, le sue cosce indurite nello sforzo, sotto di lei, le sue mani calde e grandi sopra di lei, sotto la maglietta, sotto il reggiseno. Continuò mentre le dita di lui le risalivano lo sterno, arrivavano al suo viso e lo carezzavano in una dolcezza che stranamente non dissonava dalle note ormai frenetiche della sonata, le passarono sulle guance arrossate mentre il suo volto era concentrato nello sforzo di ricordare, di concentrarsi e di non fallire. Si stremò nel tentativo di seguire il ritmo, le note, fino a quell’ultima agognata bastarda che le si sottraeva sempre sul più bello mentre oramai anche il suo bacino si muoveva con quello di lui, mentre la nota che aveva sempre sbagliato usciva dalla cassa di risonanza, mentre lei nemmeno se ne accorgeva, schiacciando la tastiera e sbattendo violentemente il violino sul bracciolo della poltrona, appoggiandosi ad esso per cercare supporto, sentendosi presa per i fianchi da Shikamaru che ora si era alzato a sedere, stringendola a sé e chiamando il suo nome, baciandola infine con un’urgenza che sapeva di strazio vitale.

“Shikamaru…” sussurrò lei disperata, agitandosi frenetica contro di lui mentre dimentica di violino e archetto lo premeva contro di sé, affondava le mani nei suoi capelli, il viso nel suo collo e lo ricopriva di baci.

“Shikamaru…” ripeté mentre sentiva le mani di lui ovunque, sopra e sotto i suoi vestiti, intorno alla vita e dietro la nuca, a tenerla mentre si spingeva in avanti e lei incontrava le sue spinte, sporgendosi all’indietro, verso il vuoto, con le sue braccia forti a farle da sostegno.

Shika…” non riuscì a finire il suo nome, buttando il capo all’indietro, lasciando andare il corpo che oramai non sentiva più mentre onde di calore si libravano dal suo centro fino alla punta dei piedi, mentre anche i capelli le parevano vivi e scossi da mille brividi di piacere.

E il ragazzo risaliva il suo collo in una scia di baci, si nascondeva nell’incavo del collo di lei e inspirava il suo odore, le mordeva piano il collo cercando ogni contatto con la sua pelle nivea. Poi lo sentì tremare sotto di lei, sentì le sue braccia cedere per un attimo e fu lei a stringersi a lui, con una paura insensata di cadere a trenta centimetri da terra, con una paura folle di guardarlo negli occhi dopo quello che era appena successo.

Shikamaru esitò per un attimo, poi l’attirò a sé, stringendola contro il suo petto mentre Ino si accoccolava tra le sue braccia aperte, esausta.

Shikamaru buttò il capo all’indietro: “Ti è venuta”.

Ino non rispose.

“La nota, ti è venuta” ripeté Shikamaru piano, ingarbugliando la mano tra i capelli di lei in disordine, comunque bellissimi.

“E…” aggiunse mentre Ino si alzava piano, cercando di sondare il peso delle sue parole “devo ammettere che è stato un passaggio memorabile” mormorò mentre la sua mano si insinuava nuovamente sotto la gonna di Ino, spesa. La ragazza ebbe un sussulto, mentre sentiva la voce del padre invadere il corridoio, discorrendo con Tsunade: “Ino è qui?” domandò mentre la maniglia già si girava.

“Ha un’altra ora, dato che Shiho ha disdetto” rispose Tsunade. “Li ho sentiti esercitarsi fino ad ora, si saranno presi una pausa a questo punto. Intanto se vuole le offro un caffè” terminò con quello che doveva essere un sorriso, mentre il rumore dei passi che si allontanavano si diffondeva lungo il corridoio.

“Se riesci a ripetere la sequenza potrei addirittura arrivare a invitarti fuori a cena” sussurrò Shikamaru a Ino sull’onda delle parole della direttrice, carezzando il fianco della ragazza.

“Allora è per questo che mi seguivi, per invitarmi a cena, eh?” ridacchiò la ragazza sentendo le guance arrossarsi, di nuovo. “Mi chiedo se tu faccia così anche con le altre ragazze…” mormorò piano, vergognandosi quasi di quello che gli stava chiedendo.

Be’, sì, in effetti la cena sarebbe un bonus…” rise lui alzandosi per abbracciarla, facendo aderire le mani a quelle della ragazza “Anche se a dirla tutta dovresti offrirla tu, dato che sei l’unica qui dentro a cui do lezioni gratis.”

In quella sentirono i passi che poco prima si erano allontanati avvicinarsi ancora, rimbombando nella scuola deserta a quell’ora di sera.

“Entro solo per salutarla” si udì la voce di Inoichi, dall’esterno. Ino si alzò di scatto, impugnando il violino come estrema difesa, mentre Shikamaru sussurrava un debole “Mendokuse”.

“Ciao principessa, tutto bene?” domandò allora Inoichi appena aperta la porta, con un grande sorriso in volto.

“Sì, papà…” mormorò quella arrossendo.

“Fa la modesta, ma oggi è riuscita a fare il passaggio che le mancava” annuì Shikamaru, per mascherare l’imbarazzo della ragazza.

“Immagino sia stato merito tuo, vero Shikamaru?” trillò allora Tsunade “Se Shikamaru si applicasse di più sarebbe davvero…” cominciò, poi si voltò di nuovo per accompagnare Inoichi fuori dalla porta, mentre Ino arrossiva a velocità impressionante e Shikamaru la guardava nascondendo malamente un ghigno estremamente compiaciuto.

 

 

 

Oh, sì, ecco, le risposte alle recensioni: mi stavo quasi dimenticando!

 

Sakurina: Luly, apprezzo tantissimo la tua forza di volontà nel leggere il KibaSaku! Non c’è che dire, gira e rigira la conclusione è sempre quella: Shika e Ino si amano tantissimo! E devo dire che è soprattutto per merito tuo che è stata scritta questa shot, dato che mi fai da musa! Alla prossima! <3

 

Lalani: Ma ciao! Sono contenta che la fic ti sia piaciuta: l’ambientazione all’inizio mi faceva ridere, ma stranamente, più ci pensavo e più mi convinceva! In effetti i personaggi erano un po’ spersi, ma Ele mi ha chiesto una KibaSaku e KibaSaku è stata! Con in mezzo ShikaIno, ovvio, perché so che quello di certo non le dispiace! Purtroppo sulla formattazione non sono riuscita a fare nulla, ma ora dovrei aver corretto! Grazie del commento, ancora, è stato davvero molto gradito!

 

VavvyMalfoy91: Ma sai che nemmeno io avevo mai calcolato il KibaSaku? Eppure devo dire che in fondo in fondo non sono male…anzi, sono parecchio divertenti! Il ragazzo delle consegne è sempre il meglio, anche per me, e poi mi faceva troppo ridere il suo ruolo che trovo gli si addica oltre ogni misura! Grazie della rece!

 

 

  
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