Una Smorfia Di Felicità
Sarada non era mai stata una bambina molto espressiva. Poche erano le espressioni che sua madre aveva visto nascere sul suo volto e queste non andavano mai oltre il sottile velo di noia e la curiosità della conoscenza.
Nonostante fisicamente le somigliasse molto, Sakura aveva dovuto accettare che oltre i colori, Sarada avesse in comune con il padre anche il carattere.
Se li ricordava ancora i mesi dopo la nascita della sua unica figlia. Tutti le dicevano che nel momento in cui avrebbe visto la prima smorfia di felicità increspare le labbra della sua bambina, il suo cuore sarebbe straripato ancora una volta d'amore per quell'esserino che era cresciuto dentro di lei prima di giungere alla vita.
Sakura ascoltava ogni parola le venisse detta, era diventata brava ad ascoltare in quegli anni, e spesso si ritrovava a scrutare il visetto della sua bambina alla ricerca di quella smorfia di cui tutti parlavano, ma mai l'aveva vista. Aveva avuto un cipiglio severo, aveva imparato a mettere il broncio, a curvare le labbra in una smorfia triste o a manifestare il suo dissenso con un pianto furoso, ma mai una smorfia di felicità le aveva curvato le labbra rosee.
Sakura era diventata una buona osservatrice, quando non era impegnata con il lavoro vi erano giorni in cui passava ore e ore a osservare la sua bambina, ma non cercava quella smorfia di cui tutti parlavano. Sua figlia era un'Uchiha e in quella famiglia era raro il sorriso. La dottotrssa osservava la sua bambina perchè le piaceva farlo. Adorava il modo in cui le si gonfiavano le guancequando metteva su il suo adorabile broncio o la ruga che le si formava tra le sopracciglia quando metteva su una smorfia nervosa.
Era uno scricciolo orgoglioso, Sarada, ma sua madre la amava, nonostante non le avesse mai mostrato una smorfia di felicità.