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Autore: Mary_Julia_Solo    27/06/2017    1 recensioni
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"Sceglierei lui. Sempre. Dovessi anche morire. Sceglierei lui. Perché non potrei accettare una vita senza. Lui è come lo Yin Fen. Anche peggio. Il suo cuore fermo è l'unica cosa in grado di far battere il mio."
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Isabelle Lightwood non si è mai sentita così stupida. Non riesce ad accettare di essersi innamorata di Clary. Sa che lei ama Simon, e che non ci sarà mai alcuna possibilità per lei. Mentre sente il suo mondo crollarle addosso, accecata dal suo amore per la giovane Morgerstern, rischia di non vedere quanto sia forte l'amore delle persone che la circondano. Intanto, il mondo dei Nascosti è minacciato da un giovane, che nessuno hai mai visto in viso, che ha tra le mani un'arma tanto magnifica quanto pericolosa: la Spada dell'Anima. E una vampira resa pazza dalla voglia di vendetta, farà di tutto per portare a termine il suo piano, anche uccidere ogni persona in grado di ostacolarla. È solo questione di tempo prima che gli Shadowhunters si trovino a dover affrontare un grave pericolo, avvisaglia di uno ancora più grande e terribile...
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[IsabellexLydia][RaphaelxSimon][MagnusxAlec][JacexClary]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Isabelle Lightwood, Lydia Branwell, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 4. – Don’t put the blame on me (pt.1)
Non riusciva a prendere sonno. Era sdraiato nella sua canoa da almeno due ore. Non smetteva di fissare il soffitto, come se volesse farci un buco. E ancora non riusciva a sentire niente. Niente di niente. Nemmeno un po’ di dolore, nemmeno un po’ di rabbia, nemmeno un po’ di gelosia. Nemmeno un po’ di felicità, l’unica altra cosa che gli venisse in mente. No, semplicemente niente. Si sentiva incredibilmente freddo, sia dentro che fuori. E ancora non riusciva a capire perché. Non aveva senso, non aveva assolutamente senso. Si passò le mani sul viso, sospirando. Forse avrebbe dovuto provare a fare un giro, forse in quel modo il sonno si sarebbe impossessato di lui. Per qualche motivo ne dubitava. Durante tutto il tragitto dalla casa di Magnus alla rimessa di Luke, aveva ripensato alle cose successe quella sera. Aveva creduto che il suo cervello potesse esplodere. Prima arrivava Isabelle con Raphael, cosa che lo aveva profondamente scosso. Era da parecchio tempo che non vedeva il vampiro. Non era nemmeno tanto sicuro quanto tempo prima fosse stato. Rivederlo gli aveva messo paura e rabbia allo stesso tempo. E lo aveva confuso. Poi, Alec si sentiva male, causa il suo legame Parabatai con Jace e allora loro si precipitavano subito ad aiutarlo. In quel momento era stato abbastanza certo che Clary gli stesse stringendo la mano non tanto perché stavano insieme, ma perché era preoccupata per lo Shadowhunter e quel legame l’aiutava. E infine, il giovane Wayland era piombato alla festa, coperto di sangue, icore demoniaco e bruciature. Simon era certo che era stato quello il momento esatto in cui aveva perso Clary. L’aveva vista andare in panico, un panico assurdo, che per lui non aveva mai provato, ne era certo. In quel momento aveva capito che, per quanto Jace fosse suo fratello, lei lo amava lo stesso. Con tutta sé stessa. E non come una sorella ama il fratello. In un modo più pazzo e sconsiderato, glielo aveva letto negli occhi. Prima, aveva sentito il bisogno di piangere, poi più nulla. Nulla. NULLA. Quasi come se gli fosse stato strappato il cuore. Non se ne sarebbe accorto lo stesso, era già morto, poteva perfettamente andare avanti a vivere senza cuore. All’improvviso non gli era più importato di essere solo l’amico scemo, l’ultima spiaggia. Non gli era più importato. Non gli importava. E non sapeva spiegarsi perché. Forse se lo sarebbe chiesto per sempre, forse non ci sarebbe mai stata una risposta. Per tutto il tragitto, aveva guardato ogni automobile che lo superava, pensando che, se Clary gli avesse fatto una cosa del genere anche solo quella mattina, avrebbe voluto mettersi sul loro tragitto, farsi prendere sotto, senza pensare a niente e nessuno, egoista. E invece, quella notte, le aveva osservate e basta. E aveva lasciato tutti a casa di Magnus, e nessuno aveva notato la sua assenza, e a nessuno era importato. E a lui non era importato che a loro non importasse. Aveva solo avuto bisogno di andarsene, di prendere una boccata d’aria completamente inutile. Forse, una piccola parte di lui aveva sperato che Clary lo chiamasse, o almeno gli domandasse dove fosse. Ma lei non lo aveva fatto. E lui continuava a dirsi che non importava. Ma certo che sì, certo che importava. Perché non avrebbe dovuto? Dopotutto Clary era la sua migliore amica… Ragazza, Clary era la sua ragazza. Pensava che le cose sarebbero cambiate presto, se lo sentiva dentro. E continuava a non importargli. Capendo che non sarebbe riuscito a dormire, scese a terra e prese il suo telefono dal tavolino che Luke gli aveva portato lì qualche tempo prima, sedendosi sul divano. Mentre tornava lì, sua madre gli aveva scritto. Aveva sperato che fosse Clary, perciò ci era rimasto un po’ male. Rimasto un po’ male. Niente di più. Decise di risponderle, anche se, quando accese il telefono vide sullo schermo che era molto tardi. Le quattro e quarantuno. Sospirò. Sua madre gli aveva scritto intorno alla una, e a Simon era dispiaciuto vedere che era ancora sveglia. Quando era diventato un Diurno era tornato da lei, in pieno giorno, e le aveva detto che gli dispiaceva, ma doveva provare sempre più frequentemente con la band, quindi stava da un amico, e, almeno questa, non era una bugia, perché a volte erano costretti a suonare ad ore completamente fuori di testa. Sua madre aveva annuito, sorriso e gli aveva ordinato di andare più spesso a cena da lei, e, se era fortunato, anche Rebecca. O di andarci e basta. Visto che non ci era mai riuscito, con tutto quello che era successo nel Mondo delle Ombre. Nel messaggio lei gli chiedeva come stesse, poi gli domandava –in modo fin troppo imperioso per i gusti di Simon –di andare a cena da lei, una santa buona volta che c’era anche sua sorella, la sera dopo. Il vampiro non sapeva bene cosa rispondere. Avrebbe potuto rispondere che, certo, sarebbe andato, ma poi sarebbe potuto accadere qualcosa a Clary, o agli Shadowhunter in generale, e allora non avrebbe potuto mantenere la promessa. Avrebbe anche potuto dirle che, gli dispiaceva ma, non poteva. Ma in quel modo avrebbe scatenato la sua ira, e l’idea non gli piaceva affatto. Ogni tanto sua madre era ancora in grado di spaventarlo davvero. Almeno, qualche tempo prima. Ora, l’unica cosa che gli faceva paura, era quello che vedeva guardandosi in uno specchio. Era spaventato da sé stesso, a volte, anche se non lo avrebbe mai ammesso a nessuno. Avrebbe anche potuto rispondere che non sapeva se sarebbe riuscito ad andare. Quella gli sembrava l’opzione migliore. Fece per rispondere, ma poi si fermò. Sospirò. Sospirò di nuovo. Improvvisamente, quella sensazione di vuoto si era fatta più pesante. Se fosse stato ancora umano si sarebbe potuto dire che gli tolse il respiro. Perché quel nulla si era fatto così pesante? Era nulla. Non erano emozioni, non era nulla. Era una morsa attorno al suo cuore. Che gli impediva di sentire qualsiasi cosa. Ma così rimaneva. Non sentiva niente. Fu solo questione di un attimo, poi, quella sensazione violenta scomparve. Sospirò un’altra volta, ancora inutilmente. Ogni tanto si domandava cosa facessero i vampiri per calmarsi. Non potevano fare respiri profondi, non potevano sentirsi il cuore e contare fino a dieci. Forse era per quello che erano tutti così… Oscuri. Arrabbiati. Non potevano calmarsi. E non ci stava riuscendo nemmeno lui. Sospirò un’ultima volta, riabbassando lo sguardo sullo schermo del cellulare. Lì sopra, immobile e terrificante, stava una goccia vermiglia. Simon alzò lo sguardo al soffitto, come aspettandosi di trovarci un cadavere appeso, come spesso accadeva negli horror, con il sangue che gocciolava a terra. Non vedendo niente, si diede dello stupido. Non era qualcosa di terrificante come nei film. Era solo una lacrima. Una sua lacrima. Ma… Questo significava che stava piangendo. Eppure non era triste, continuava a non sentire niente. Assolutamente niente. Forse non sentiva niente perché non valeva niente. Forse non sentiva nulla perché a nessuno importava nulla di lui. Forse non sentiva niente perché a Clary non importava nulla di lui. Potevano essere pensieri stupidi. Ma si sentiva dentro che non lo erano, non lo erano. Altre lacrime si aggiunsero a quella che stava sul telefono. Simon rimase ad osservarle per qualche secondo, senza sapere che cosa fare. Il suo cervello sembrava aver smesso di funzionare, sembrava aver perso ogni capacità di ragionare. Passo ancora qualche tempo, forse secondi, forse minuti, forse anche ore, e il vampiro rimase immobile. Fino a quando non si alzò in piedi di scatto, lanciando il cellulare dall’altra parte della stanza, con un grido. Non aveva senso, non aveva assolutamente senso. Avrebbe dovuto sentire qualcosa. Credeva di star impazzendo. Non poteva aver smesso di provare sentimenti. Stava piangendo, ma non si sentiva triste, le lacrime stavano semplicemente scorrendo sul suo viso. Solo in quel momento capì che forse Clary gli aveva strappato il cuore, certo, era stata lei. E lui se ne accorgeva solo in quel momento. Perché lui era l’amico stupido, era l’ultima spiaggia, e gli importava. Oh, sì, gli importava. Aveva cercato di fingere il contrario, ma non era vero. Avrebbe voluto crollare a terra e piangere. Ma non voleva cedere. Clary non avrebbe mai, mai, saputo quanto male gli avesse fatto. Lo sapeva, lei non lo faceva apposta, solamente non riusciva a smettere di amare Jace sempre più di lui. Non doveva cedere. Senza nemmeno pensarci, aprì violentemente la porta della rimessa e iniziò a correre, senza nemmeno avere una meta. Voleva solo correre, togliersi tutti i pensieri, scacciare tutto quel profondo dolore che sentiva dentro, scacciare le lacrime. Non poteva permettersi di versare lacrime per qualcuno che aveva finto per mesi di amarlo. Che gli aveva fatto credere di non essere l’ultima spiaggia, gli aveva fatto credere che ci fosse qualcosa di davvero profondo tra di loro. Ma adesso Simon capiva. Era stata colpa sua. Era lui a essere stato così accecato dal suo amore per la Shadowhunter, da dimenticare qualsiasi altra cosa. Aveva messo lei davanti a tutto. Tutto era stato meno importante di lei, persino la sua famiglia. Sapeva che i vampiri del DuMort non lo avrebbero mai perdonato. Mai. E sapeva che avevano ragione. Lui li aveva traditi, pensando solo a Clary, non alle conseguenze. Per anni aveva cercato la sua attenzione, per anni aveva sperato che la ragazza potesse vederlo come più di un amico. Si rese conto di quanto dovesse essere patetico, continuando a sbavarle dietro come un cane, mentre lei continuava a non considerarlo. Credeva che le cose tra di loro fossero davvero cambiate, ma ora si rendeva conto che lei aveva accettato lui soltanto perché aveva il cuore spezzato da quello che aveva scoperto su Jace. Sentiva tanto dolore dentro, perché sapeva di non poter amare Jace, suo fratello, che aveva deciso di accettare il suo amore. Ma non l’aveva mai amato in quel senso, e non l’avrebbe mai fatto. Era duro da accettare, ma era così. Sembrava che quelle lacrime avessero tirato via il velo di cecità che Simon aveva sugli occhi. Ora riusciva a vedere le cose chiaramente. Tanto chiaramente che faceva male. Faceva davvero male…

Angolo autrice:
Salve a tutti, ecco un altro capitolo. Potrebbero esserci un paio di cose che non hanno senso, per esempio il motivo per cui Simon dorme ancora in una canoa, probabilmente dopo due mesi l'avrà trovato un letto normale. Nella prossima parte torneranno Izzy e Lydia. 
Scusate se ho aggioranto così tardi ma sono un po' in crisi. Ho paura di non saper scrivere come penso e non so se valga la pena continuare a scrivere questa ff, vedendo quanto sono calate le letture dal primo capitolo. Non capisco cosa io faccia di sbagliato o perchè io sia così terribile. Non so. 
Per altro, ho anche visto il nuovo episodio e questo non mi ha molto aiutato a sollevarmi l'umore. Sono contenta per la Clace, ma mi dispiace tantissimo per Simon, e la Rizzy mi ha davvero spezzato il cuore. Sebastian non dovrebbe permettersi di dire quelle cose, non lui. 
P.S: Scusate per eventuali errori di distrazione o di grammatica (quelli di distrazione ho paura siano tanti, quelli di grammatica, spero pochi) 
   
 
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