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Autore: Miss V Blackmore    12/06/2009    7 recensioni
Sequel di: Malfoy's Women di Anfimissi.
Cosa accade quando una delle figlie di Draco porta a casa il fidanzato in maniera ufficiale? Come potrebbe comportarsi Malfoy con sei adorabili figlie, ed Hermione in attesa del settimo? Avrà fortuna, e sarà finalmente un maschio, oppure l'ennesima femmina costellerà la sua esistenza? Leggete per scoprirlo...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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"Ehm... Ehm..." si schiarisce la voce "Benvenuti Siori&Siore" si fa piccola-piccola.
«Non aspettatevi il degno continuo di Malfoy's Women la magnifica shot che è stata scritta da Anfimissi.
Mi ha dato il permesso circa un anno e mezzo fa di poter scrivere il seguito della shot. Non so a cosa stessi pensando io. Non so a cosa stesse pensando lei.
Ultimamente avevo perso la voglia di scrivere su Harry Potter, non so di preciso il perchè, ma eccola che è tornata, come una ventata di aria fresca.
Purtroppo chi ne subisce le conseguenze siete voi lettori e la Lau, che si vede rovinato un capolavoro... Ho fatto del mio meglio, mi sono impegnata parola per parola.
Ora vi lascio alla lettura... »


Alle cinque 'sorelle' che mi hanno accompagnato negli ultimi anni della mia vita.
Perché non importa quanto distanti siano o quante incomprensioni abbiano adornato i nostri rapporti.
La famiglia una volta unita, lo rimane per sempre.

- Malfoy’s Nightmare -

Un sogno. Quello che Draco Lucius Malfoy stava vivendo era un sogno. Si beveva tranquillamente il suo caffè nel silenzio più assoluto della sua cucina. L’orologio a muro segnava le sette e trenta del mattino, e lui si era svegliato da poco meno di cinque minuti… Era sceso in cucina, e aveva trovato la colazione pronta.
Nessun rumore molesto, nessuna uscita notturna, nessun programma in quella scatola babbana. Solo un sole che fievole filtrava dai pesanti tendaggi. Attendeva l’arrivo di Hermione, che era nuovamente incinta. L’ennesima volta. Ormai la speranza di avere un erede Malfoy era vana. Alla magnifica età di trentanove anni, aveva abdicato alla sua ‘folle’ pretesa. Chiunque nelle sue condizioni avrebbe appeso la vana speranza al muro, anni prima, ma infondo non era una spiacevole attività quella della procreazione, e aveva giurato a se stesso che non avrebbe smesso di provarci fino a che non fosse riuscito ad avere un Baby Malfoy da poter vestire di azzurro. Un ghigno gli si dipinse in volto, al solo ricordo di quando qualche mese prima Pansy, la sua più cara amica ai tempi della scuola aveva fatto l’ennesimo figlio, il sesto. Maschio. Loro avrebbero voluto ardentemente una femmina. 

[Piccole rivincite, che davano un immensa soddisfazione.]

Lui ne aveva sei di femmine. Una più bella e intelligente dell’altra.
Due uscite con il massimo dei voti ai MAGO. Una aveva intrapreso addirittura la carriera all’interno del Ministero della Magia. L’altra aveva trovato la sua strada, firmando a suo nome un’intera linea di moda, che aveva preso il volo tra gli adolescenti della Londra Magica. La ‘Heaven Style’.
“Buongiorno” la soave voce di Laura, l’ultimogenita lo fece sorridere, i lunghi capelli bruni erano la cornice perfetta per un viso d’angelo, gli occhi celesti dalle sfumature oro erano vispi e sempre pronti a carpire ogni più piccolo segreto e particolare.
Il picchiettare di un gufo alla finestra destò i due Malfoy, intenti a fare colazione. Draco con un espresso italiano e la piccolina con una tazza di caffé; abitudine per niente congeniale al biondo, ma aveva alzato bandiera bianca parecchi anni prima, non avrebbe cercato di far cambiare niente alle sue figlie. Aveva capito che combattere contro chi aveva il suo stesso sangue, mischiato a quello della Granger era una battaglia persa. Ci poteva guadagnare solo grandi urla e infiniti mal di testa.
Infondo aveva già donato la sua bella parte, le liti con Hermione non erano mai state sobrie e riservate, non era mai riuscito a constatare – per problemi con il proprio sistema uditivo – a quanti decibel corrispondesse il livello di rabbia della ragazza. Era cosciente solo che quando i vetri di casa prendevano a vibrare, aveva oltrepassato la soglia limite: doveva ricorrere a incantesimi di scudo onde evitare fatture da parte della consorte.
“Papà chi scrivere?” chiese Laura sbucando fuori con il naso e gli occhietti dalla tazza, distogliendo Draco dai propri pensieri.
“Una lettera dalla scuola.” sbuffò seccato, rompendo il sigillo, e dando un biscotto al gufo, che ripartì subito. Non era di certo inaspettata una lettera da parte di Hogwarts, in cuor suo temeva sinceramente di veder sbucare la McGranitt al posto di un gufo porta missive.
“Dieci a uno che è ancora Judith” rise sibillina, tornando a gustare il suo caffé. Malfoy in tutti quegli anni non aveva ancora capito se ci fosse del sangue nelle vene delle proprie figlie, o della mera caffeina.
“Spero vivamente per lei di no. Anche perché a questa lettera non c’è nessuna promozione a Capitano della Squadra di Quidditch che regga…” borbottò sedendosi,  iniziando a leggere quelle righe ormai conosciute a memoria. La McGranitt aveva sicuramente creato una missiva prestampata nel caso sua figlia avesse combinato qualcosa di poco consono alle regole scolastiche. Sapeva che Judith era una studentessa eccezionale, ma il suo atteggiamento era inconcepibile.
Draco non si stupì per niente, quando la McGranitt ormai nuova Preside della Scuola, aveva urgentemente convocato la presenza di entrambi i genitori per una questione di particolare rilievo.

«Judith Malfoy: aveva fondato i Ribelli del Serpente.»

Maledetto Potter e la sua lingua lunga. In quel preciso momento ebbe la conferma che ogni male della sua vita, era colpa dello sfregiato. Non che fosse una novità, lo sosteneva da anni, ma ne la sua amatissima consorte ne nessun altro lo avevano mai preso seriamente. Draco si chiese più e più volte come un Uomo con un minimo d’intelletto, potesse raccontare a una ragazzina esaltata e con l’innata capacità di cacciarsi nei guai di quanto fosse stato speciale fondare l’ES. Una delle società segrete più conosciute e speciali nella storia della scuola.

E lei che avrebbe potuto mai fare? Crearne un’altra.
Logico, talmente logico che il legame tra la storia e l’azione era quasi indissolubile e palese.

Senza contare la prima volta che arrivò un richiamo scritto: era uscita dalla scuola fuori orario. Quel vizio non era riuscito a toglierlo. Avrebbe dovuto, forse, incatenarla al letto con qualche incantesimo; ammesso che ne avesse trovato uno abbastanza potente, ma soprattutto legale.
Gli occhi di argento fuso, percorsero velocemente quelle righe di richiamo. Il quinto in due mesi, mancavano solo una decina di giorni alle vacanze di Natale, e dopo l’avrebbe sistemata per bene a quella ribelle, cocciuta come la madre, e con la stessa propensione a evadere le regole.
No, lui non era un Santo, anzi, di regole ne aveva infrante abbastanza per poter compere con Potter, Granger e Weasley, ma lui a differenza del resto della gente aveva avuto la classe di non farsi scoprire; o al massimo di dare la colpa a qualche altro malcapitato.
“Buongiorno” la voce ovattata di Hermione lo rilassò all’istante, era strano come la passione che li legava non era andata a sfumarsi in tonalità grigie con il tempo, e con il matrimonio.
“Tieni, TUA figlia ha ricevuto l’ennesimo richiamo” sibilò furente il biondo, passando la lettera alla ragazza, che alzando gli occhi al cielo si mise a leggere quelle righe di rimprovero.
“Perché il mese scorso, era TUA figlia ad essere stata proclamata Capitano della squadra Slytherin” chiese la donna senza guardare suo marito, ma dando un’inclinazione polemica alla frase. Ma Draco non rispose alla provocazione, non sarebbe caduto in trappola; le ragioni di quella scissione erano più che ovvie. Se Hermione aveva bisogno di sentirsi dare risposte retoriche poteva tranquillamente parlare con uno dei due suoi migliori amici.

“Avremo degli ospiti a Natale” Hermione ruppe quel silenzio che si era andato a formare, posando poi il giornale sul tavolo; cominciando a gustarsi l’epilogo di quella discussione.
“Chi di grazia?” chiese alquanto scettico Malfoy ripiegando anche lui con cura il giornale, e provando a prendere in braccio Laura, che con un ‘No, Papà sono grande ormai’ e un sorriso a trentadue denti si era rifiutata, facendolo sentire in qualche maniera ‘vecchio’.
“Il fidanzato di Judith” rispose pacatamente,scostandosi di qualche centimetro dalla traiettoria di Draco, per evitare il caffé che sputò sul tavolo Malfoy, rischiando di soffocarsi anche con la stessa aria che respirava.
“Chissà chi è?”  Laura disse tranquillamente la frase che stava urlando dentro la mente di Malfoy.
Un fidanzato. Judith. 
“Magari è qualcuno con i lunghi capelli neri e l’eye-liner  intorno agli occhi.” aggiunse divertita, uscendo dalla cucina, lasciando un Malfoy ancora più sconvolto del solito.
Non che fosse un problema il ‘trucco e il parrucco’ del suddetto ragazzo, ma la parola fidanzato, non andava a genio con il carattere chiuso e possessivo del biondo. Judith aveva solo sedici anni, e avrebbe dovuto prendere spunto da sua sorella maggiore: Claudia, che cambiava ‘Amici’ con la stessa frequenza con cui cambiava paia di scarpe.
Il suo era un comportamento più consono a una adolescente-piccola donna. Avere tanti amici con cui divertirsi e nessuno in programma con cui passare il resto della vita.
Oppure avrebbe dovuto prendere esempio anche da Denise, meno attiva della sorella minore, ma decisamente con più sale in zucca di Judith. Per Denise prima di ogni altra cosa ci sarebbe stata la scrittura e la sua carriera, dopo occasionali storie più o meno durature, ma nessun anello al dito. A soli vent’anni gli unici anelli che avrebbe portato sarebbero stati quelli con lo Stemma Malfoy.

Perché. Judith. Doveva. Sempre. Fare. L’alternativa.?
Le uscite notturne, la sua telecinesi sviluppata solo alla tenera età di quattro anni, la sua voglia di creare un mondo tutto suo. No, lei non poteva avere la passione per la scrittura o per gli abiti firmati, lei doveva averla per i ragazzi orribilmente pettinati e truccati a festa. Doveva seguire le orme di quel piantagrane di Potter, ed essere l’evasiva della situazione, quella che le regole le rispetta solo quando le fa lei…

“Tra due settimane avremmo i risultati delle analisi. Me le porta Pansy  al cenone” sorrise amorevolmente Hermione. “Cosi potremmo decidere, finalmente il nome” aggiunse sfiorando la guancia del biondo, con il dorso della mano. Gli ormoni giocavano brutti scherzi alla giovane donna, che amava infinitamente punzecchiare Draco; e quella mattina le sembrava di essere nel migliore parco giochi d’Inghilterra. Prima la notizia del fidanzamento – forse troppo prematuro – di Judith, e ora il peso di scoprire se aspettassero un maschietto o una femminuccia.
“Grazie a dio le amanti di quello sciagurato di tuo nonno erano solo cinque” borbottò Draco, cercando di gustarsi la sua colazione. Rammaricandosi di aver gioito seppur silenziosamente alla quiete che aveva provato qualche ora prima.
“Dai hai scelto te il nome di Laura” sospirò la donna, accarezzandosi il ventre non più piatto. Ricordando di quale ardua fu la scelta.
“Volevo un nome elegante, e soprattutto sai che significato ha quel nome” aggiunse piccato, infondo non aveva chiesto molto no? Scegliere il nome di sua figlia. Dopo cinque precedenti figlie, avrebbe dovuto maturare un qualche diritto, no?
Hermione sorrise al solo ricordo di quella notte, passata tra i libri, cercando di trovare un nome adatto all’ultimogenita della famiglia Malfoy.

Laura, derivante da Alloro. Una pianta che simboleggiava la vittoria e la bellezza. Bastarono questi due particolari per far innamorare il giovane rampollo Malfoy di quel nome.

«Laura è fragile e affascinante, dolce, mite, delicata, tenera e allegra. Chi le sta vicino deve trattarla con la massima cura e la premura più solerte altrimenti la musica soave che diffonde con ogni suo gesto si potrebbe interrompere per sempre. Al suo unico, grande amore Laura resta fedele per tutta la vita. Deve solo sperare di innamorarsi di un uomo sensibile come lei, che non la tradisca o deluda mai.»

E dopo queste righe, trovate in uno di quei tomi con l’origine dei nomi, Laura divenne stendardo di orgoglio; piccola rivincita che il biondo amava rinfacciare ogni qualvolta possibile alla moglie. Rimaneva pur sempre un Malfoy, almeno così sperava ardentemente.

*

 - Judgment Day. Act 1-

“Emanuelle, Serena, dai andiamo!” la voce squillante ma alterata di Judith fece tremare le due sorelle minori. Non era mai piacevole farla innervosire, soprattutto considerando il suo carattere altamente lunatico. “Andiamo su, li rivedrete tra tre giorni” sbuffò sventolando la mano in un cenno di richiamo, osservando le due sorelle brontolare sottovoce per non farsi sentire.
“Si ma non è giusto!” protestò la giovane Emanuelle salendo con un salto nella cabina.
“Ema rassegnati, sei più piccola, tra un anno quando avrò preso i MAGO potrai comandare Serena a bacchetta” scherzò l’altra giovane Malfoy, salendo sulla carrozza che l’avrebbe portata al maniero.
“Se ci arriverai a prendere i MAGO. Nostro padre potrebbe decidere di mettere in scena Romeo e Giulietta, e fare fuori i due novelli fidanzati” gongolò la piccola divertita, accarezzando la sua rana.
Il ringhio di disapprovazione del futuro Romeo, fece sorridere Serena, che era intenta a coccolare la sua Eos.
“Oh quanto la fate lunga” scosse la testa rassegnata Judith, inserendo le cuffie dell’Ipod nelle orecchie, e alzando a massimo volume. Ed di nuovo pronta a immergersi nel suo mondo fatto di musica; stringendo poi la mano al suo ragazzo.

Jared Weasley

Dentro di se sorrideva all’idea di diventar una Weasley. Draco Lucius Malfoy, sarebbe stato ufficialmente imparentato con loro. Si sarebbe sposata solo per vedere la reazione del padre, ne sarebbe valsa la pena. Il viaggio verso il maniero proseguì tranquillo, Serena ed Eos continuarono a giocare ininterrottamente tutto il tempo, ed Emanuelle fu completamente rapita dal suo nuovo libro regalatogli da Sirius, e Jared se ne stava tranquillo a fumare una sigaretta al Lime. Avrebbe preferito almeno un Whiskey Incendiario, ma dubitava fortemente che arrivare a Malfoy Manor con un tasso alcolico superiore allo 0.0% avesse giovato alla situazione.
“Claudia è già arrivata!” esclamò Serena esaltata. Claudia era la sua sorella preferita, e non ne faceva mistero. Tutti sorrisero quando notarono una carrozza davanti alle scale del maniero, rosa shocking. Era l’unica in tutta la Londra magica che possedeva una carrozza del genere. E ne andava fiera, poteva vantare la più vasta collezione di oggetti rosa di tutto il paese.
“Voi andate avanti, ma mi raccomando…” iniziò Judith, prima di venire interrotta.
“… Acqua in bocca con papà!” esclamò leggermente seccata Emanuelle. “E chi se la perde la sua reazione, io e Denise abbiamo scommesso che gli prende un colpo secco” aggiunse divertita, saltando giù dalla carrozza con un solo salto. Non era una novità il giro di scommesse che si era creato dietro quell’annuncio imminente; tre quarti della scuola aveva esposto il loro parare. E Jared veniva dato ‘Vivo 175 a 1’.
“Allora tu sei pronta?” la voce funerea di Jared fece sorridere Judith, che lentamente si stava infilando la giacca di Grifondoro, subito dopo essersi messa al collo una seconda cravatta quella del ragazzo.
“Io si, credo che Lui, non sarà mai pronto!” scherzò scendendo dalla carrozza seguita dal suo fidanzato,  che incerto sorrideva.  “Sly” chiamò, per poi fischiare. Una piccola testolina bianca sbucò fuori dalla carrozza. Un furetto bianco, con un amorevole collarino verde e una campanellino argento. Ecco l’animale famiglio di Judith Malfoy.

Infondo molti anni prima, aveva confermato la voglia di possedere un animale che gli ricordasse almeno uno dei genitori, prima di partire per Hogwarts. Ed Harry Potter, gentilmente l’anno del suo ingresso alla scuola, gli aveva passato un piccolo pensatoio con dentro un semplice ricordo.

«Draco Malfoy trasfigurato in furetto.»
Cosi ‘Sly’ il giorno successivo entrò a far parte della vita della ragazza.

Judith Malfoy non sempre si amava definire bella, i lunghi capelli bruni con boccoli ribelli erano stati ripresi dalla madre; invece gli occhi erano due lame di Platino proprio come quelle del padre. Il carattere? Assolutamente un mondo a se. Passava ore ascoltare la musica e a disegnare, aveva riempito uno dei saloni del maniero con i suoi scarabocchi, riusciva a raccontare intere storie tramite il pennello, e con i ritratti carpiva l’anima delle persone. I suoi occhi erano persi nell’enorme specchio all’ingresso. Si stava sistemando la giacca Grifondoro, e la seconda cravatta, avrebbe fatto di tutto per rendere felice il proprio padre. Quale cosa migliore, se non osservare come bene si adattava a quella scuola? Da quando la guerra era solamente una nozione di storia su dei libri, seppur con i loro problemi le casate di Hogwarts erano decisamente in buoni rapporti.
“Ju! Ju! Judy!” la voce divertita di Denise la destò dai propri pensieri.
“Denny! Tesoro!” un abbraccio caloroso e due baci a stampo. Judith si sentiva particolarmente legata alla maggiore delle sorelle, era da sempre stata un esempio da seguire, una specie di cammino che avrebbe sempre voluto intraprendere.
“Di nuovo persa nelle tue macchinazioni vero?” chiese divertita, salutando con un cenno di mano il giovane Weasley, che era rimasto sulla porta d’ingresso leggermente corrucciato.
“Oh stavo pensando se la cravatta Grifondoro dovesse stare sopra o sotto quella Slytherin” spiegò tranquillamente facendo spallucce.
“Fa che non ti veda Claudia, credo che riuscirebbe a tagliarti la testa di netto per questo accostamento di colori” commentò la maggiore posando il mantello sull’appendiabiti alle sue spalle. “Grazie per avermi aspettato, volevo proprio vedere la faccia di nostro padre!” aggiunse divertita.
L’ultimo giorno di scuola era da sempre il preferito dell’intera famiglia, sia chi lavora che chi studiava si prendeva qualche giorno di pausa da passare tutti insieme al Maniero.
“Si figurati…” rispose la sorella girandosi verso il proprio ragazzo. “E tu non fare quella faccia!” aggiunse inarcando il sopracciglio, guardandolo con rimprovero.
“Certo, come se non fossi io la vittima disegnata per l’anatema mortale della bacchetta di tuo padre” la rintuzzò borbottando, scostandosi dallo stipite della porta.
Draco Lucius Malfoy, almeno, fuori delle mura del Maniero godeva ancora di rispetto e  soggezione.

*

“Mamma! Papà! Sono a casa!” esclamò attraversando l’ingresso, e dirigendosi verso il salone principale; dove sapeva già che suo padre l’avrebbe attesa seduto sulla poltrona  in pelle di drago, con tanto di cipiglio severo e sigaretta tra le labbra. Era bello sapere che certe cose non sarebbero mai cambiate.
“Judy siamo in sala” disse la madre, Judith prese per mano Jared e con un sorriso sincero entrò nel salone.  Un secondo di attesa, e alle sue spalle – proprio davanti alla visuale di Draco Malfoy - comparve il secondogenito degli Weasley .

Jared Weasley. Weasley. Weasley.

Questa era l’unica nozione che frullava nella testa di Draco, non la doppia cravatta della figlia, non l’eye-liner che il ragazzo aveva iniziato a portare, non i lunghi capelli rossi con delle maches nere, non il fatto che quello era il fidanzato ufficiale che Judith aveva deciso di portarsi a casa…
Non contava il fatto che era un Gryffindor truccato a festa, no, per quello Draco si sarebbe certo fatto una ragione, ma quello che lo aveva inchiodato sulla poltrona di pelle di drago era la prospettiva di un futuro legame familiare con i… I… Prese un lunghissimo respiro, mantenendo alla perfezione l’algida maschera di freddezza che caratterizzata tutte le generazioni di Malfoy.

“Tu!” Esclamò rivolto a Judith. “Traditrice del nostro sangue!” Continuò, infrangendo dopo nemmeno tre secondi la sua maschera di indifferenza; poco prima che un fischio secco e deciso della ragazza lo interruppe.
Un fischio?!  Draco Lucius Malfoy era stato appena interrotto da un fischio.  No doveva essere un incubo, aveva armeggiato troppo con le pozioni la notte precedente, ed aveva dovuto aver inalato sostanze allucinogene… Perché nel suo perfetto mondo nessuno si sarebbe mai azzardato a interromperlo con un fischio, non fosse stato nemmeno tra i bifolchi tifosi di Quidditch.
“Draco” esclamò sua figlia, lanciando un occhiata incuriosita alla madre che stava trattenendo una sonora risata, mentre l’espressione del biondo era molto simile a quella dell’urlo di Munch.
“Sapevi che sarebbe finita così, era scritto nelle stelle che io e Jared saremmo finiti insieme, e se proprio devo dirla tutta, è la sua famiglia che ci rimette, loro sono i Purosangue, noi siamo sanguesporco!” concluse cercando di rimanere seria, ma alla fine gli fece l’occhiolino e si chinò verso lui per dargli un bacio sulla guancia. Jared nel frattempo che si era appoggiato alla parete della sala con un gesto abile aprì di colpo la porta, e sei volti incuriositi si ritrovarono sospesi in aria, per poi cadere a terra, formando una simpatica piramide umana.
“Oh Signore!” esclamò una “Alzatevi o la mia camicia Fucci sarà uno straccio da passare a terra” concluse Claudia indignata per quell’affronto ai suoi abiti firmati.
“Lo dici a me?” sbuffò Serena che era incastrata tra Emanuelle e Laura.
“Oggi è la mia giornata fortunata!” esclamò Denise che era caduta praticamente sul morbido.
“Salve ragazze!” disse Judith scoppiando a ridere osservando le sorelle.
“Padre!” Emanuelle fu la prima ad avvicinarsi all’uomo con cipiglio severo.
“Dimmi” sospirò lui tentennante da tale atteggiamento.
“La tua leggendaria ira? La bacchetta ti si è annodata per caso?” irriverente irriverente facendo ridere tutte e sei le sorelle. Non che volesse del male alla sorella e a Jared, ma in ballo c’erano scommesse che ammontano a fior fiore di Galeoni…
“…”  Draco aprì la bocca ma non riuscì a emettere nessun suono. Che le leggi della natura si fossero capovolte? Il rispetto per i genitori dove era finito? Il voler assecondarli e compiacerli fino allo sfinimento.
“Io e Denise abbiamo perso un mare di galeoni!” svelò portando le braccia al petto. “No dico io! Jared è ancora vivo!” poi si girò verso il ragazzo, per guardarlo dritto negli occhi “Senza offesa eh!” aggiunse sorridente; infondo come aveva detto c’erano di mezzo i soldi, non giudizi affettivi.
“Emanuelle…” la rimbeccò Judith scuotendo la testa.
“Emanuelle un paio di calderoni. Qui nemmeno l’ira di nostro padre è realmente più quella di un tempo” rispose incrociando le braccia al petto, osservando in maniera torva il proprio padre. “Di questo passo, dove andremo a finire?” recriminò sedendosi sul bracciolo della poltrona, impersonando alla perfezione i pensieri e l’umore del genitore.

*

- Judgment Day. Act 2-

“Partita?” chiese Judith osservando i presenti, era stanca del thè con i biscotti, aveva a disposizione l’ex portiere dei Cannoni, Harry potter, e suo padre. Tre ottimi motivi per montare sulla scopa, e giocare a Quidditch. E in più aveva sopportato abbastanza lo stare rinchiusa in quel salone a ricordar ei gloriosi tempi dei genitori; quando a lei erano state tarpate le ali, ricevendo richiami su richiami, il tutto coronato di altri richiami. “O voi grandi, escluso Weasley Senior, non va la sentite?” li provocò utilizzando la sua lingua biforcuta da perfetta Slytherin  “Ma una domanda… Sapete ancora come si cavalca una scopa?” aggiunse sibillina facendo scoppiare una risata generale di tutti i presenti.
“Ah! Lingua lunga come la madre, e biforcuta come il padre” celiò Harry alzandosi “Malferret, anzi, no ti prego. Posso chiamarti Sly? Infondo deriva da Slytherin” ghignò teatralmente divertito, facendo scoppiare a ridere Ron, che alla seconda occhiata omicida  da parte del padrone di casa, cercò di mascherare la risata con dei colpi di tosse consecutivi.
“Io ci sto possiamo fare, un quattro contro quattro”  aggiunse il moro catalizzando l’attenzione su se.
“Oh io in squadra con te e la donnola, sfregiato di certo non ci sto” fu la repentina risposta di Draco.
Un tuffo nel passato, un tempo incerto ma quanto mai vissuto. Insulti in libertà e prese in giro infinite. L’ostilità di chi aveva caratteri troppo simili per poter ammetterlo.
“Anche perché potrebbe essere la squadra dei pensionati” celiò tagliente Claudia, tutta presa in un lunghissimo dibattito con Blaise Zabini sui completi di origine Italiana. Blaise da sempre era stato il suo ‘Zio’ preferito: di classe, elegante, e sempre avvolto da stoffe pregiate e firmate. Andava perfino a correre con delle tute che sarebbero costate più di una normale casa.
“Di grazia, vuoi giocare?” chiese inarcando un sopracciglio Malfoy.
“Mai. Gli strumenti da Quidditch non si addicono al colore dei miei abiti, e non vorrei mai rovinarmi questi stivali” rispose pacatamente, dando un tono ironico e canzonatorio alla frase. No lo sport era bello da vedere: comodamente seduti sugli spalti VIP delle tribune degli stadi; o come sarebbe stato quella sera, seduta sulle poltrone imbottite della veranda.
“Allora, io Jared, Denise e Potter” disse Judith alzandosi in piedi, affiancando il proprio ragazzo.
“Contro me, Ron, Malfoy, e Pansy?” Propose James sorridente sfregandosi le mani in vista della sfida.
“Ah traditrice del mio sangue!” sibilò velenoso Draco rivolto a Judith. “Hai preferito lo Sfregiato a tuo padre!” concluse allibito e sconvolto.  
“Certo, vuole vincere!” fu il commento che aleggiò nella stanza, lo sguardo inquisitore di Malfoy analizzò tutti i presenti, ma nessun indizio avrebbe potuto identificare chi aveva osato tale oltraggio. Anche se il povero biondo aveva seri sospetti che la risposta era giunta da una delle sue ‘amate’ figliole.
“Andiamo o qui ci diventiamo vecchi!” bofonchiò il Bambino che sempre sarebbe sopravvissuto, uscendo dalla porta finestra.
“Beh voi siete un pezzo avanti” celiò sibillina Claudia, guardandosi attentamente le lunghe unghia colorate di viola. Niente e nessuno sarebbe scampato ai suoi commenti pungenti.

La partita fu lunga, e gli incidenti non mancarono. Non solo James e Judith si erano praticamente uccisi, come avveniva anche sul campo scolastico. Ma i tre esponenti della gioventù passata non si erano risparmiati minimamente, cadendo anche più volte dalla scopa. Per fortuna a bassa quota. Erano rientrati in attesa della cena, ma tutte le ragazze Malfoy erano come per incanto sparite…
“Ferma li…” la voce perentoria di Claudia fece bloccare la sorella.
“Oddio, che c’è?” chiese la ragazza voltandosi lentamente, posando il paio di scarpe che aveva in mano. E notò l’intera schiera delle sorelle seduta sul proprio letto a baldacchino: il momento del vero giudizio era giunto.
“Volete parlarmi di Jared?” domandò la ragazza, ma prima che qualcuna potesse rispondere Claudia si alzò dal letto e raggiunse la sorella, le posò entrambe le mani sulle spalle e la scosse per qualche secondo.
“Esci da questo corpo!” esclamò poi con fare teatrale, mentre le altre ridevano divertite.
“Cla’…”
“Taci! Volevi mettere dei decolté ARGENTO SATINATO con questo delizioso vestitino nero?” aggiunse poi facendo sospirare tutti i presenti “Assolutamente tu hai bisogno di cure mediche!” borbottò poi facendo comparire un paio di scarpe nere con un tacco decisamente alto. “Metti quelle o chissà quale sciagure ti capiteranno se indosserai quelle argento” aggiunse tornando a sedere in mezzo alle sorelle, lasciando Judith leggermente spiazzata.
“Ok, come mai siete tutte e cinque qui?” chiese poi la padrona della stanza, facendo comparire una poltrona al posto del solito sgabello che utilizzava per dipingere.
“Logicamente per dirti che il tuo ragazzo indossa l’eye-liner” esordì Claudia, la più difficile da placare in certe situazioni “Hai mai pensato, all’eventualità che la matita abbia potuto perforargli la scatola cranica, e quindi…” si fermò per riflettere due secondi “Potrebbe contribuire all’aumentare il rischio di avere una relazione con uno schizofrenico?”
“Certo, l’ho messo in conto da quando mi hai mandato una strillettera” annui seria la ragazza “E poi glie lo metto io a volte, sono più precisa, anche se lui è un asso con lo smalto…”
“Hai mai pensato che hai solo sedici anni? Solo da qualche mese puoi fare magie…” intervenne Denise più seriamente, cercando di far ragionare la sorellina, no non era contro a quel fidanzamento, infondo stavano insieme quasi da sempre, fin da bambini si isolavano loro due a parlottare di mondi strani e paralleli… Però un matrimonio, non era faccenda da sottovalutare…
“Denny io lo amo ok? Hai visto i quadri appesi qui dietro? Io non ho avuto neanche il tempo di pensare a cosa fare… Tutto si  è fatto da solo, e cosi per gli scarabocchi nei quaderni…” rispose con la stessa aria sognante che fece sorridere Laura.
“Ma perché se lei ha trovato il principe azzurro, non può sposarlo?” chiese la piccolina cercando di risultare più grande di quanto non fosse.
“La bocca della verità…” cantilenò Judith.
“Lau…” intervenne Serena “Noi non stiamo dicendo a Judy di non sposarsi, solo magari di non farlo subito. Ha ancora comunque un anno di scuola davanti a se…” concluse la frase però guardando la sorella maggiore.
“Ma non ci sposiamo mica domani, finiamo entrambi la scuola, e poi Jared vuole fare carriera nel campo musicale… Ha già trovato una possibile band, si vedranno in settimana per le prime prove!” esclamò felice la ragazza.
“E dove?” chiese Emanuelle curiosa.
“Qui al Maniero, abbiamo tanto di quello spazio che Papà nemmeno si renderà conto della nostra presenza” aggiunse annuendo.
“Come no? Ci voglio essere… Claudia, mi rifaccio della scommessa persa: cinquanta Galeoni che a quel giro papà impazzisce e li fa fuori tutti!”
“Mi sta…” annui la ragazza stringendo la mano della sorellina. Per poi scoppiare a ridere, coinvolgendo così anche le altre sorelle nella risata.

“Pansy, giuro che se mi dirai che aspettiamo l’ennesima femmina ti schianto” esordì Draco sedendosi sulla poltrona del suo studio, per poi prendere la mano a Hermione e farla sedere sulle sue gambe.
“Non puoi prendertela con me Draco” celiò la donna sedendosi dall’altro capo della scrivania.
“Allora avanti dicci…” la esortò l’uomo, che non stava più nella pelle.
“Beh, sono lieta di annunciarvi che… Aspettate un bellissimo bambino!” esclamò notando l’espressione di pura estasi dipinta sul volto del biondo.
“Draco è bellissimo!” esclamò Hermione rigirandosi per abbracciare il marito.
“Nicholas… Nicholas…” mormorò lui ricambiando l’abbraccio.
“Ma che Nicholas e Nicholas… Ho il nome perfetto per nostro figlio…” lo rimproverò bonariamente la ragazza.
“Quale?” chiese lui felice, niente e nessuno gli avrebbe potuto rovinargli quel momento.
“Harry!” celiò divertita Hermione.

Niente e nessuno a parte:  Lui.
Harry James Potter.

   
 
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