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Autore: Frulli_    01/07/2017    1 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO OTTO

Hogwarts, 2018 d.C.
Sembrava che un'ombra fosse calata sui tetti e sulle torri di Hogwarts. Il deserto ed il silenzio regnavano sovrani. Un'aura di dolore e sofferenza aveva oscurato perfino il sole, eclissato dalla presenza dei Dissennatori che sostavano al limitare della barriera protettiva. Davanti a loro, immobile, una giovane ragazza dai capelli neri e ricci, che attendeva. In trepidante attesa, come un esercito ben disposto. I professori, spettatori di quella scena, conoscevano già quella sensazione di tristezza, di dolore che stringe il cuore. Lacrime istintive solcavano i volti dei più, in maniera quasi inconsapevole. A ricordare i morti, i feriti, quelli che per mano dei Dissennatori e di chi li governava non ce l'avevano fatta. Di chi era morto per dare loro la vita, la libertà, un posto di pace e di democrazia.
I giovani osservavano, terrorizzati. Il silenzio stringeva loro i cuori. Le bacchette in mano, le bocche aride di parole, gli occhi frastornati dal suono incombente della morte, dell'anima che grida terrorizzata “non darmi a loro, lasciami vivere”. E sopra di loro, il sole che faceva fatica a brillare.
«Si sono presentati lì e lì si sono fermati, senza fare nulla. Sembra che attendano» mormorò Hermione a Minerva, Vicky e Teddy, fermi all'ingresso. Il trio e pochi altri genitori erano accorsi alla Scuola, una volta lanciato il messaggio. Eppure la ragazza non si era limitata a dire nulla. Attendeva Vicky, lei lo sapeva.
Minerva sospirò, la bacchetta già estratta. Era difficile preparare pensieri felici. Era troppo vecchia per quelle cose, dannazione.
«Ci risiamo...» ammise con un sospiro eloquente verso chi, come lei, aveva vissuto una o più guerre magiche.
Vicky deglutì, istintivamente strinse la mano di Ted. Quindi osservò tutti attorno a sé, ed annuì. «Vado al limitare della barriera. Non potrà farmi nulla. Vuole parlare con me, parlerà solo con me. Voi sarete dietro pronti a proteggermi» quasi una richiesta la sua.
Ron sorrise appena, abbracciandola. «Ma certo che ti proteggeremo, tesoro. Non è quello il problema. E' che sembra logico ormai che sia stata lei a rubare il bastone, no? Voglio dire...» osservò il resto del trio «I Dissennatori hanno attaccato varie zone magiche per distrarci, e qualcuno ha rubato un artefatto magico. Ora i Dissennatori sono qui, e questa volta in compagnia di qualcuno. Non vi sembra una coincidenza un po' troppo grande?»
«Non ci resta che scoprirlo» annunciò Vicky, rompendo il silenzio e lentamente avvicinandosi verso la figura. Sfilò silenziosa vicino ai professori, gli stessi che avevano insegnato a lei. Sorrise un po' di più verso Hagrid, che le annuì appena, come a incoraggiarla. La bacchetta in mano, mise a fuoco la figura avanti a sé. Slanciata e snella, era decisamente più alta di lei. Folti ricci neri le cadevano scompigliati sulla schiena. Occhi neri, pelle diafana, abiti da strega, la bacchetta infilata nella cintura. Vicky deglutì, quando lei sorrise. Aveva qualcosa di pericolosamente familiare.
«Sono Victoire. Cosa vuoi?» chiese, cercando di essere più garbata possibile, seppur con scarsi risultati. La barriera la proteggeva dal potere oscuro dei Dissennatori, ma non riusciva comunque a sentirsi al sicuro completamente.
«Quanta fretta! Non vuoi sapere chi sono?» chiese la ragazza, divertita.
Vicky scrollò le spalle.
«Oh beh, non è affatto gentile da parte tua. Mettiamola così: i miei genitori non erano molto amici di tuo zio Harry» rispose l'altra, ridacchiando divertita.
Vicky si bloccò, fissandola «Lascia stare mio zio. Dimmi cosa vuoi» ripetè, calma.
«Non sei affatto gentile a non giocare al mio gioco» ribattè l'altra, col broncio.
«Nemmeno tu, a presentarti con dei Dissennatori» precisò ovvia Vicky, cacciando fuori un coraggio che non sapeva di avere.
Anche la ragazza lo notò e rise sorpresa «Accidenti, che caratterino! E va bene, niente gioco. Veniamo a noi. Io ho il bastone di Merlino» annunciò, serafica.
«Perchè l'hai rubato?» chiese Vicky, fissandola.
L'altra scrollò le spalle, arricciando la bocca. «Diciamo che...mi serve, ecco. Il problema è che il bastone di Merlino è solo un pezzo di legno se non lo attivi tu. E per attivarlo...mi servono due oggettini che sono lì dentro» sospirò ed indicò con l'indice il castello dietro di lei «Gli artefatti dei vostri fondatori»
Vicky sorrise appena. «Sono andati distrutti quasi vent'anni fa. Arrivi tardi»
«NON MENTIRMI!» la voce della ragazza cambiò improvvisamente. Sembrava quasi maschile, metallica, ed il suo urlo arrivò fino alle torri più lontane del castello. Ted fece per avvicinarsi ma fu bloccato da Ron.
«Non ti sto mentendo, è così. La coppa ed il diadema sono state distrutte perchè erano Horcrux, custodi di...»
«Custodi dell'anima di Voldemort, bla bla bla. Si, lo so, ragazzina. Ma cio che TU non sai è che nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma» mormorò la ragazza, sorridendo sinistra.
Vicky la fissò, ancora. Come accidenti faceva a sapere quella frase? Deglutì, fissandola a lungo.
«Io non posso aiutarti. Non so come ricreare quegli oggetti, non so cosa dovrei farci. Non so nemmeno dove sono stati distrutti!» precisò.
La ragazza sbuffò. «Noiosa, davvero. Mettiamola così: mi servono quegli oggetti, e mi servono subito. Quindi TU li ricreerai per me, poi me li consegnerai ed io...sparirò dalla tua vita, davvero»
«E se non dovessi riuscirci?» chiese Vicky, a mò di sfida.
Il gesto dell'altra fu repentino. Allungò il braccio destro verso di lei, rompendo la barriera magica e stringendo le proprie dita attorno al suo collo, forte. Il contatto tra di loro sembrò scatenarle una visione ad occhi aperti: vide il diadema di Corvonero e la coppa di Tassorosso avanti a sé, brillanti e lucenti, mutare in cenere per poi tornare integri, e così in un circolo continuò. Cercò poi di urlare quando sentì il dolore reale che quella presa le creava, interrompendo la visione.
«Vicky!» gridò Ted, correndo verso di lei.
«Se non ci riuscirai...sterminerò la tua famiglia ed i tuoi amici, razza di mezza umana. Nulla può fermarmi» sibilò furente la mora, prima di ritrarre il braccio e smaterializzarsi in una nube nera. I Dissennatori sostarono ancora un secondo sulle succose anime sotto di loro poi volarono via, lasciandosi dietro una scia di dolore e paura.

«Ferma cara o non riesco a curarti» mormorò Madama Chips delicatamente verso Vicky. Aveva sul collo un marchio nero, lasciato dalle dita della ragazza, come se fosse stata davvero marchiata in qualche maniera. Intorno a lei, nell'Infermeria, c'erano i suoi genitori, Ted ed ovviamente Harry e Ron. Hermione e gli altri professori erano andati a irrobustire la protezione magica, evidentemente troppo debole per quella dannata ragazza.
«Allora...facciamo il punto della situazione» annunciò Harry, sospirando «Merlino vi ha indicato la sezione proibita come luogo di custodia di un oggetto. Un oggetto che poi avete scoperto essere un libro, che vi ha dato un...drago»
«Esatto» commentò Ted, tenendo la mano di Vicky, quasi con foga.
«Vicky ha aperto questo libro, ed ha avuto la visione di un rito. In questo rito, tale Myrddin viene praticamente dotato dai quattro fondatori di poteri illimitati, e con lui il suo bastone. Ora questo bastone è la custodia di un messaggio, o potere o chissà cosa, che deve essere stato tramandato da loro a noi tramite Merlino ed i suoi successori. Poco dopo questa visione, arriva questa...pazza, che dice che devi ricostruire due oggetti che noi stessi abbiamo distrutto, affinchè lei possa usarli per attivare il bastone di Merlino e farci chissà cosa?» il torno di Harry era molto sarcastico e diffidente.
«E mi sembra anche ovvio, ora, che Merlino e questo Myrddin sono la stessa persona, no?» chiese Ted.
Vicky sospirò. «E' assurdo, lo so zio. Ma che cosa devo fare? Queste cose stanno succedendo, e davvero. E stanno succedendo a me, e non so come gestirle. Non so cosa...devo fare» ammise Vicky, buttando la testa sul cuscino «Ma non ho molta scelta, lei ha detto che se non ricreo i due manufatti...»
«Non ti accadrà nulla, Vicky. E non permetterò che quegli oggetti vengano anche solo recuperati nelle sue ceneri. Erano degli Horcrux, erano...beh ti basti solo sapere che molte vite sono state sacrificate per dar loro la caccia ed eliminarli. Non permetterò che accada tutto di nuovo» precisò Harry, serio.
«Ma zio, l'anima di Voldemort è morta, è uscita da quegli oggetti. Non sono più avvelenati, se così possiamo dire. E se riuscissi a crearli e a riprendere il bastone? E la visione avuta mentre quella ragazza mi toccava? Ho visto chiaramente il diadema e la coppa trasformarsi in cenere e poi tornare integri, può significare solo che devo ricrearli davvero e non per lei! Potrei usarli contro di lei e...»
«Troppe ipotesi, Vicky. Qui stiamo parlando di oggetti molto potenti e distrutti da cose altrettanto potenti. Questo è tutto» terminò secco Harry. Vicky indurì la mascella, senza dire altro.
Ron le si avvicinò, baciandole la fronte. «Ora dormi un po', sistemeremo tutto noi. Ted sarà qui con te. Daremo la caccia a questa pazza, è una promessa»
Uscirono quindi dall'Infermeria e rimasti soli Ted si sdraiò al suo fianco, abbracciandola.
«C'è qualcosa che non mi torna, Ted» ammise candidamente Vicky.
«A me non torna niente se per questo» ribattè ironico Ted.
«Dico sul serio» rispose Vicky, sbuffando appena una risata leggera «Nella mia visione del rituale io ho visto i quattro fondatori, i quattro oggetti...e merlino, col bastone. Stavano facendo un rituale per trasferire i loro poteri nel bastone, fin qui ci sono. Ma poi nella visione con quella ragazza ho visto due oggetti, e non il medaglione di Salazar e la spada di Godric»
«Forse era un rituale che solo le streghe potevano fare. O forse...non lo so» ammise Ted.
«Sì, ma...non lo so» ammise confusa Vicky «voglio dire, se per esempio Salazar fosse stato un mago oscuro non avrebbe nemmeno partecipato al rito, no? E invece lo ha fatto. Quel rito è successo prima del famoso litigio tra loro. Eppure nella visione non appare, ho visto chiaramente la il diadema e la coppa. Del medaglione nemmeno l'ombra» si grattò la fronte, con la sensazione che il cervello le stesse scoppiando «non ci sto capendo niente. So solo che devo trovare quegli oggetti».
Tacquero per qualche minuto, stretti tra loro.
«Come...come stai? Voglio dire...tutte queste cose, non abbiamo avuto modo di parlare un po'. Come ti senti...» chiese Ted poco dopo, incerto su come formulare la domanda.
Vicky scrollò appena le spalle. «Non so che dirti, Teddy. Mi sento la stessa, non mi sento chissà con quale improvvisa certezza. Anzi, ho più dubbi che altro. Voglio dire...perchè io? Perchè proprio me, che cosa ho di straordinario? Perchè gente di mille anni fa sta dicendo a me di fare qualcosa che ancora non riesco a capie?» le domande erano troppe, le risposte nulle.
Ted le baciò la fronte. «Non so perchè proprio tu, Vicky, ma sei una ragazza intelligente...dolce, gentile, premurosa, ed ottimista. Se fossi un fondatore di Hogwarts ed avessi bisogno di qualcuno a cui affidare qualcosa di importante nel futuro...sceglierei te»
Vicky sorride, divertita, e si strinse di più a lui. «Grazie...» mormorò, senza motivo reale.
«Supereremo questa cosa insieme. Non dovrai farlo da sola, non dovrai. Ci sarò io con te a guardarti le spalle»
«Grazie...» ripeté di nuovo Vicky, prima di cadere in un sonno profondo.


Hogwarts, 994 d.C
«La Foresta è per metà completamente distrutta. Helga ed i suoi studenti stanno cercando di curare le piante rimaste, e piantarne di nuove. I Centauri sono furiosi, i Maridi minacciano una guerra ed il resto delle creature che abitavano nella foresta sono sparite. Sono ferite, spaventate, e possono attaccare senza motivo. Se qualche Babbano dovesse vederle...»
«Non accadrà, Godric» precisò subito Maeve, con quella solita sicurezza che la caratterizzava «per quanto riguarda il resto...è un fatto gravissimo. Il Maestro sta attentando non solo alla nostra vita: sta cercando di distruggervi tutto ciò che avete, sta cercando di rovinare gli equilibri che avete creato con le altre creature, per portarle dalla loro parte. I Centauri non sono stupidi, ma prenderanno questo attacco come un vostro attacco. Ed avere loro contro di voi, non è per niente un bene per la vostra guerra. Dovete cercare una via di pace con loro»
«E se fosse quello che vuole Lui?» interruppe Rowena, camminando su e giù per la stanza «voglio dire...se il Maestro voglia proprio questo? Che ci concentriamo su un altro problema che non sia lui, che abbassiamo la guardia?»
«Andrò io dai Centauri» una voce li raggiunse, sulla soglia della porta. Helga entrò del tutto nella stanza, pulendosi le mani interrate. Sorrise appena «Ho una certa confidenza con loro, potrebbero darmi ascolto»
«“Potrebbero”, appunto» precisò Godric, sospirando «Non se ne parla, Helga. Tu sei preziosa quanto lo siamo noi. Se dovesse succederti qualcosa...»
«Non le succederà nulla, se tu andrai con lei» rispose Rowena, sorridendo appena «Se mentre sarete via il Maestro dovesse attaccarci, vi faremo guadagnare tempo prezioso. Se lui dovesse attaccare Helga, invece, troverà te come sorpresa»
Godric guardò un istante Helga, quindi annuì appena. «Va bene, ci sto. Partiamo subito: prima risolviamo questa faccenda, meglio è. Prima della partenza di domattina, voglio risolvere questa cosa».

Il sottobosco scricchiolava appena sotto i piedi dei due maghi, che lentamente si inoltrava nella parte della Foresta ancora sana. L'odore di fumo poteva raggiungerli fin lì, e per uno strano motivo sentivano la sensazione di essere seguiti.
«Una volta raggiunti, ti prego di restare in silenzio...i Centauri non amano tanto parlare, né tanto meno chi, beh...chi fa come te» mormorò Helga.
«E come farei io?!» sibilò Godric, quasi divertito.
«Diciamo che a volte dovresti chiudere quella bocca e aprirla solo quando sai davvero cosa stai dicendo» ammise la strega, sorridendo appena.
«Ah ti ringrazio dei complimenti, Helga»
«Sei abbastanza pieno di te senza che ti faccia anche i complimenti, Godric»
«E tu hai la lingua affilata come Rowena. Solo che su di lei è evidente, mentre tu sembri tanto dolce e cara, e invece...» sospirò lui, quasi teatrale.
«E invece cosa?» chiese lei, sorridendo.
«E invece sei una serpe in seno» mormorò Godric con fare teatrale. Non trovò nessuna risposta da Helga che stava per ribattere qualcosa quando la strega si portò l'indice alla bocca. Si zittì subito, affilando l'udito.
Sentiva dei passi, come di animale, finchè in pochi secondi non vennero circondanti da almeno una ventina di Centauri dall'aria non proprio felice di vederli lì.
«Via da qui, Umani» annunciò una voce. Uno di loro si fece avanti lentamente: era un enorme esemplare di maschio dal manto marrone, occhi neri e folti capelli marroni. Fissò con odio entrambi, anche se Godric aveva la sensazione che più che odio la sua era delusione.
«Orion, ti prego, fammi spiegare...» mormorò Helga, docile, avvicinandosi di un passo.
«Non-avvicinarti!» gridò furioso Orion, incoccando una freccia nel suo arco.
«Ehi ehi, calma...calmiamoci tutti...» annunciò subito Godric, alzando le mani al cielo.
«Orion, ascoltami. Ascolta solamente, mh? Non devi rispondere» precisò calma ma decisa Helga «Quante volte vi ho aiutato? Quante volte vi ho supportato nello stabilirvi bene nella foresta? Quanti vostri figli ho fatto nascere? Non avrei mai e poi mai immaginato dove il Maestro poteva arrivare per farci del male, per allontanarci dai nostri amici. Vogliamo che siate liberi di vagare dove volete. Volete restare, volete andare via? Fatelo. Ma sappiate che noi abbiamo sempre voluto convivere con voi in pace, Orion...»
Il Centauro fissò a lungo Helga, prima di portare gli occhi verso le stelle luminose. Tacque a lungo prima di parlare. «Le stelle stanno cambiando, Helga. La luce di questo mondo sarà diversa fra mille anni. Noi saremo solo polvere per quel giorno, ma i nostri ricordi saranno essenziali per i posteri. Le nostre gesta, un sentiero da percorrere»
Godric guardò perplesso Helga, ma lei non ci fece caso. «Sai qualcosa, Orion? Hai visto qualcosa?» chiese, cauta.
Orion la fissò, con calma, per svariati secondi. «Accettiamo le tue scuse» si limitò a dire poi, facendo per andare via. Imitato dagli altri, Godric ed Helga stavano per rimanere di nuovo soli.
«Combattete con noi!» esclamò a sorpresa Godric, ancora a mani alzate. Helga lo fulminò e Orion si fermò, girandosi.
«Noi non combattiamo con gli Umani...» precisò la creatura, facendo per proseguire.
«Questa è la vostra casa, Orion, ed è evidente che noi non possiamo sempre custodirla. Forze oscure sono in agguato intorno a noi. Il Maestro sta cercando di distruggerci, derubando i nostri manufatti. Vuole creare una razza di maghi e streghe puri, vuole estinguere le creature magiche, vuole...distruggere noi come anche voi. Noi combatteremo per la nostra vita e libertà, voi dovreste fare altrettanto»
Tutto tacque intorno a loro. Orion si limitò a guardarli un istante, prima di sparire nell'oscurità.
«Bel tentativo» ammise Helga, posandogli una mano sulla spalla. S'incamminarono verso l'uscita della Foresta, lentamente.
«Non capisco perchè si comportino così...» ammise seccato Godric.
«I Centauri sono fatti così, Godric, non puoi biasimarli. E' già tanto che li abbia convinti. Passo molto tempo con loro, mentre curo gli altri animali» ribattè Helga, sorridendo appena.
«Helga!» qualcuno dietro di loro la richiamò, facendoli fermare. Orion corse verso di loro, fino a fermarsi. Li fissò, quindi annuì appena. Si limitò a questo cenno, prima di sparire nella foresta.
Helga sorrise, scuotendo la testa. «Nemmeno i Centauri riescono a dirti di no> ammise divertita.
Godric sorrise trionfante. «Visto? Solo tu mi rifiuti» precisò lui, ironico.
Helga arrossì, nascosta dall'oscurità. «Non so di cosa tu stia parlando»
«Oh si certo. A parte il fatto che ti ho chiesto di sposarmi da circa un anno ed ancora non mi hai risposto»
«Pensavo che te ne fossi dimenticato» ribattè lei. Godric la fermò, prendendola per un braccio.
«Io ti aspetterò in eterno, Helga...ma tu non devi sottovalutare i miei sentimenti» commentò serio. Helga annuì appena, senza rispondere nulla, prima di riprendere in silenzio il loro cammino.
Si pentì subito del modo in cui aveva risposto a Godric, ma d'altronde era la verità. Sperava che si fosse dimenticato di quel sentimento che sembrava non essersi assopito affatto. Lo guardò con la coda dell'occhio per tutto il viaggio di ritorno, nell'oscurità. Poteva sentire la presenza forte e gentile del suo corpo e più volte ebbe la tentazione di abbracciarlo, di chiedergli scusa. Non lo fece.
Per vergogna, per orgoglio, per paura. Aveva sempre fatto così, anche quando Godric l'aveva chiesta in sposa: si era spaventata, apparentemente senza motivo. La verità era che non pensava di essere all'altezza di Godric, l'eroe, il cavaliere senza macchia e senza paura, l'uomo che aveva uno stuolo di donne intorno a lui, e che lui nemmeno calcolava...per lei. Per Helga, la dolce e innocente Helga. La stessa che era stata quasi deflorata dal Maestro, per suo divertimento, e che era stata salvata proprio da Godric. Quando la chiese in sposa, lo sapeva, pensava che era solo per pietà: la povera Helga che non verrà mai più sposata, che rimarrà sola a vita. Ma solo in quel momento aveva capito che era stata una stupida: Godric l'amava davvero.
Sorrise, nell'oscurità. Avrebbe detto di sì quando la guerra sarebbe finita. Sarebbe diventata sua moglie, una volta per tutte.

 


Nota dell'Autrice: e ciao di nuovo a tutti! Spero che questo ottavo capitolo vi sia piaciuto. Finalmente è sbucata la nemica dei nostri eroi -vediamo chi la riconosce, è un personaggio reale della Rowling :P Spero che la storia continui a piacervi, alla prossima settimana per il nono capitolo! Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! :D

 

  
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