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Autore: Phantomina88    13/06/2009    3 recensioni
La stramba vita di Sally Lunn, una ragazza stravagante come Luna, casinista come Dobby e altrettanto complessata come Cho. Riuscirà il suo enigmatico analista a resistere ai suoi racconti di pura follia?
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui ad aggiornare la storia di Sally Lunn!!! Vorrei chiedere scusa a tutti i miei lettori per il lungo silenzio. Purtroppo i miei impegni universitari non mi hanno dato tregua. E, come se non bastasse, sono stata colpita da un pazzesco blocco dello scrittore con crollo d’ispirazione annesso!! Per fortuna ho letto un libro davvero carino che mi ha ridato l’ispirazione. Ad ogni modo cercherò di aggiornare il più presto possibile. Intanto godetevi il secondo Cap.

Un bacio dalla vostra Phantomina88.

Capitolo 2

Gennaio.

Tanta paura e ormoni ballerini

Oh, no! No. No. No. Non i Tre Manici di Scopa! Tutto tranne quello!! Oddio! Capisco che le intenzioni di Severus sono le più nobili, capisco che mi vuole portare in un posto un tantino più decente del suo studio total black!! Ma qui siamo veramente fuori strada!!

Ugh!

Odio tremendamente quelle stramaledette testoline! Criticano tutto quello che fai, come ti vesti, ti dicono anche se puzzi oppure no! Sono tremende! Come diamine fa Madama Rosmerta ad avere tanti clienti con quei cosi appesi sulla porta che insultano chiunque?

Wow! Appena hanno visto Severus, si sono zittite subito ed io mi sono gonfiata di orgoglio. Fa sempre bene avere dalla tua parte qualcuno che sa farsi rispettare! Mi domando…

“…come ho fatto a farle stare buone?” domanda Piton, aprendo la porta e lasciandomi passare, da vero gentiluomo.

Accidenti a lui e alla Legilimanzia!

Mi racconta di come, da ragazzo, quando studiava ad Hogwarts, voleva entrare in questo locale. Le dannatissime testoline non lo lasciavano passare e lo prendevano in giro a causa del suo naso pronunciato e dei capelli unticci. Allora lui, tremendamente irritato ha detto quasi urlando:

“ Se dite ancora un’altra cosa sul mio naso, vi giuro che vi tramuto in un arcolaio e filo i vostri capelli lanosi fino a trasformarli in una sciarpa!!”.

Da quel momento non gli hanno detto più niente! Dovrò chiedergli d’insegnarmi a rispondere così.

Ci sediamo in un tavolo al centro del locale. Severus ha salutato alcuni maghi con un lungo mantello verde che siedono qualche tavolo più in là. Sento le loro risate sommesse e i loro occhi da topo puntati addosso! Forse stanno ridendo di me! No, neanche mi conoscono! Forse stanno ridendo di una battuta di Piton. Ma lui non ha fatto nessuna battuta. Se lo avesse fatto lo avrei sentito, no? Oddio! Mi sento osservata ed inizio a innervosirmi. Finalmente arriva il cameriere con i menu! Ed è anche carino! Il cameriere, intendo. I suoi riccioli biondi, gli occhi azzurri, il suo bel sorriso stampato sul viso. Mi sto sciogliendo come un pezzo di cioccolata sul fuoco. Inizio a fantasticare su cosa potrebbe accadere se dovessimo metterci insieme, io e il cameriere. Do un altro sguardo al suo viso…come potrebbe chiamarsi? Derek…no! Chissà perché, Derek mi fa pensare sempre ad un ragazzo moro. Caleb! No. Questo nome lo associo ad un ragazzo dagli occhi color ambra. E il cameriere non sembra neanche adatto a questo nome! Troppo etereo. Ad ogni modo immagino che faremo tanti viaggi in posti esotici e lontani, andremo a vivere su una casa a picco sul mare, su un’isola deserta. Faremo l’amore sulla sabbia o su un letto di morbide foglie e fiori profumati. Ci sposeremo alle Hawaii…

“E tu cosa prendi?” mi domanda il ragazzo.

“Prendo te, come mio sposo. Nella buona e nella cattiva sorte…”.

“Come?” fa lui sorpreso ed io mi risveglio di colpo dai miei sogni ad occhi aperti.

“Ehm…Oh! Ehm”sono un’idiota totale, mi sento arrossire terribilmente e intravedo Piton ridere sotto i baffi.

Sbrigati Sally! Derek, Caleb o come diavolo si chiama, non può aspettare te! mi dico e cerco di dare almeno un’occhiata al menu. Mi sa che mi tocca un frappé all’amarena, quello alla nocciola lo hanno finito. Okay, aggiudicato! Frappé all’amarena.

Quando il ragazzo se ne va con i menu, non posso fare a meno di dirigere il mio sguardo verso il suo fondoschiena. Che c’è? Mica è un peccato! Guardare e non toccare. Mh! La seconda opzione mi alletta molto, però.

Sospiro sconsolata.

“Guarda, guarda!”Piton è ironico e questo non promette niente di buono “ a Sally Lunn piace Nigel!”.

“Oh, no! Ma cosa vai a pensare?” farfuglio, cercando di mascherare il profondo imbarazzo.

Improvvisamente mi assale un dubbio: e se Piton mi avesse letto nella mente per l’ennesima volta?  E se avesse visto i miei pensieri sconci su…aspetta un attimo! Come si chiama?? Nigel?! Ma che razza di nome è? Oddio!

Nigel era il nome dello sfigato che mi perseguitava a scuola. Era convinto che mi piacesse soltanto perché gli avevo passato un compito di Trasfigurazione.  Era pazzo di me solo perché lo avevo degnato d’attenzione.  Mi divertivo molto a fargli fare tutte le cose che volevo io, mi seguiva dappertutto come un cagnolino. Pensate che ero riuscita a convincerlo perfino che mangiare Lumache Appiccighiotte mi avrebbe fatto finalmente innamorare di lui. Poverino! Se ne era mangiate un centinaio…vive! Aveva passato una settimana e mezza in infermeria! Mi ero sentita così tanto in colpa, che ero arrivata a promettergli di portarlo da Madama Piediburro. E ce lo avevo anche accompagnato! E lì…beh, lì mi ha baciato. Volete sapere com’è stato? Beh, pensate voi a come potrebbe essere baciare una puzzola!!!

Una volta per San Valentino aveva addirittura incantato una fisarmonica che aveva sottratto dall’armadietto di Gazza, pur di cantarmi una serenata. (Non avevo mai pensato che a Gazza piacessero le fisarmoniche!!). Come risposta aveva rischiato il linciaggio da parte dei miei compagni Grifondoro che erano stati svegliati nel cuore della notte ed io gli avevo semplicemente spaccato lo strumento sulla testa!

Poi un bel giorno, arrivò a cavallo di una scintillante (più che sfavillante era di seconda mano, ma a me andava benissimo)… dicevo, arrivò a cavallo di una scopa di seconda mano, il bel Charlie Weasley. Era la mia guardia del corpo, mi difendeva dal povero Nigel. Stavamo così bene insieme, ma poi… Basta! Non voglio neanche pensarci!

Un quartetto ha iniziato a provare una musica jazz che mi riporta alla realtà. Vicino al palco leggo un cartello: Stasera, ore 21 il quartetto Maghi del Jazz, si esibirà nel loro fantastico repertorio. Il jazz. Non mi sembra di averlo mai sentito. Io sono cresciuta con le canzoni di Celestina Warbeck. Mia madre e mio padre le ascoltano in continuazione, così tanto che mi sono assuefatta alla sua voce e conosco tutti i brani a memoria, o quasi.   

“Com’è andato il lavoro questa settimana?” inizia Piton.

“Normale, alti e bassi” rispondo un po’ vaga.

“Non ci credo!”

Adesso la musica è cambiata, è diventata un po’ più movimentata. Però! Sono bravi questi Maghi del Jazz!

“Sì, me ne sono accorto anch’io!”.

“Accidenti a te e alla Legilimanzia!” sono un po’ indignata.

Uffa! Non è giusto che usi sempre i suoi poteri contro di me. Vorrei sapere se con gli altri pazienti si comporta così.

“No, in effetti no. Tu sei diversa. Non si sa mai cosa ti passi per la testa. È per questo che ogni tanto mi permetto di entrarci dentro”.

Attimo di silenzio. Piton ricomincia a parlare, dopo aver salutato un altro mago appena entrato nel locale.

“Sei andata a pranzo con John Tyler. Quello che si occupa di articoli economici. Stai, attenta! Nigel potrebbe ingelosirsi”.

Non so perché ma in questo momento sento l’irrefrenabile desiderio di lanciargli addosso il mio disgustoso frappé.

“ Me l’ha chiesto lui e poi che male c’è ad andare fuori con un collega? Un momento! E tu come lo sai?”.

Piton si batte leggermente due dita  contro la tempia, con un sorriso sornione. Ti odio. Ti odio. Ti detesto!

Beh, tanto vale che ve lo presenti. Allora: John Tyler, trentasei anni. Alto più o meno uno e ottanta centimetri.  Gli occhi… beh, avete presente il gelato appena fatto e una bella tazza di cioccolata calda? I suoi occhi hanno la stessa morbidezza del gelato e lo stesso calore della cioccolata. Capelli scuri, ma non tanto quanto  quelli di Piton. Impettinabili e perennemente scompigliati, resi stupendamente lucidi dall’ingente quantità di gel che si mette ogni mattina. Lavora con noi, alla Gazzetta del Profeta. Si occupa di economia e finanza. Conosce Londra alla perfezione. Credo sia anche abbastanza ricco. Cosa ve ne pare? Interessante, no?

Un momento! Ma certo! Perché non ci sono arrivata prima? Si vede che Piton vuole darmi un segno. Ma certo! Un invito, il progetto D.U.M, Datti Una Mossa! Vuole dirmi che devo sbrigarmi se voglio far colpo su Tyler.

Bene. Domani trascinerò Piton nella mia avventura dello shopping. Devo comprare qualcosa di elegante ma sexy e non troppo vistoso e dei trucchi nuovi. Mi dovrà consigliare lui.

So che non capisce niente di roba femminile, ma questa è una mia piccola vendetta per fargli capire cosa succede a chi usa troppa Legilimanzia, senza permesso!

Severus ringrazia Nigel che ha portato le nostre bevande. Qui conosce tutti e sembra essere molto rispettato. Forse le testoline hanno confessato a Madama Rosmerta la minaccia che anni fa Piton aveva fatto loro, e la donna ha pregato i suoi clienti di trattare Severus con rispetto.

“Sì, lo confesso. Provo una forte attrazione per John Tyler. E di questo si è accorto anche il mio capo. Oddio, che vergogna! L’altro giorno mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha chiesto da quanto tempo lavorassi per la Gazzetta”.

Severus, annuisce interessato.

“Io gli ho risposto tre anni, sette mesi e due settimane. Lì per lì non avevo capito dove volesse arrivare a parare, ma poi… mi ha chiesto da quanto tempo vado dietro al bel tenebroso John Tyler. Questa domanda mi ha spiazzata, confusa, mi sono sentita persa. Ho iniziato a chiedermi perché diavolo Peter Sullivan mi stesse chiedendo queste cose! Gli ho risposto: tre anni, sette mesi, due settimane e una decina di minuti (ho guardato l’orologio digitale sulla sua scrivania ed erano le nove e dieci). A quel punto lui mi ha chiesto se non fosse il caso di darsi un po’ da fare”.

“Forse vuole aiutarti”.

“No. Questo non ha mezze misure! Ha iniziato a fare tutti progetti tipo, matrimonio, figli, sesso sfrenato…mi sono sentita molto a disagio, credo anche di essere diventata più paonazza del rossetto di Madama Rosmerta”.

Severus si gira verso il bancone e quando si volta di nuovo verso di me, ha sul viso un’espressione tra il sorpreso e il divertito. Mi sento lo zimbello della situazione. Ricordare queste cose mi crea ansia.

“Poi, come se non bastasse, pochi minuti dopo, è entrato Tyler nell’ufficio di Sullivan. La mia pelle è andata rovinosamente a fuoco e ho cominciato a gesticolare come una matta. Non mi sentivo più il cuore, batteva troppo forte e balbettavo un sacco di stupidaggini. Allora ho deciso di andarmene, per lasciarli soli. Non che avessi paura, intendiamoci. Poi a Peter è venuta un’alzata d’ingegno: ha detto a John che dovevo parlargli di… di una cosa importante. Capisci, Sev? Voleva che io gli rivelassi il mio amore davanti a lui. DAVANTI…”.

Oh-oh. Credo di aver alzato un po’ troppo la voce.

“Scusate!” emetto un risolino sciocco.

Mezzo bar si è girato nella mia direzione, i jazzisti hanno smesso di suonare. Severus mi sta facendo segno di abbassare il tono, vistosamente turbato dal mio comportamento decisamente fuori luogo. Faccio tre respiri profondi come mi ha detto di fare in situazioni in cui mi sembra di perdere il controllo. Oh, bene. Mi sembra di essere tornata tranquilla e serena. Serena e tranquilla. Sto bene, sto bene, sto bene. Sono calmissima.

Ognuno nel locale ha ripreso le proprie attività. Nessuno mi osserva. Bene.

“No, Sally. Secondo me era un modo, sbagliato forse, di dirti che devi lanciarti. Dovresti provare a dire a Tyler che ti piace. Dico sul serio”.

Mentre parla bevo distrattamente il mio milk-shake.

“Bene. Credo proprio che questo sarà un altro obiettivo da aggiungere alla nostra lista. Ti servirà per acquisire più fiducia in te stessa”.

Finisce in un sorso il suo caffè lungo, non zuccherato.

Cercare un contesto più informale di quello dell’ufficio. Frequentare Tyler. Parlare un po’ di me. Fargli capire che mi piace ma senza essere opprimente, né dargli l’idea che: mi piaci, significhi necessariamente voglio mettermi con te.

Oh, mamma! Riuscirò a ricordarmi tutte queste fantomatiche Regole d’Oro? Vorrei tanto lanciarmi addosso un’Avada Kedavra.

Paghiamo ed usciamo dal locale, lasciandoci dietro un arrangiamento della celebre canzone del Babbano Grank Finatra…ehm, volevo dire Frank Sinatra. Severus mi propone di fare una passeggiata. Sentire l’aria fredda e pungente che ti schiaffeggia il viso, affondare gli stivaletti nella neve e avere vicino una persona amica, sono le sensazioni più rilassanti in questo momento. Mi sento veramente in pace con me stessa.

“Immagina che io sia Tyler”.

 Cosa? Scoppio a ridere. Severus non somiglia affatto a John! Sono due persone completamente diverse. E anche i sentimenti che provo per loro sono diversi.

“Lascia perdere l’aspetto fisico! Coraggio, prova”.

“Devo proprio?”.

Due occhi scuri come la notte, profondi come le tenebre mi osservano con l’espressione truce che ben conosco e che vuol dire: muoviti! Non fare la mammoletta!

“Okay. John?”.

“Sally! Volevi dirmi qualcosa?”.

“Ehm…io ehm..senti, Sev. Non ci riesco!” cerco di glissare “Tu poi che mi rispondi…”.

“Lo facevo solo per farti sentire più tranquilla. Dov’eravamo rimasti nel tuo racconto?”.

“Dunque…ah, sì! Ero di fronte a Tyler, fissavo i suoi occhi color nocciola come una povera cretina. La lingua non voleva collaborare, mi si era intrecciata e non riuscivo più ad articolare una frase decente. Alla fine con un grande sospiro gli ho detto - Come va? -. Sullivan si è passato la mano sulla faccia, visibilmente disperato. Ho aspettato la sua risposta e poi l’ho liquidato con un –Si è fatto tardi, devo andare!-. Lui ha detto –Ci vediamo. A presto!-. Una volta arrivata davanti alla scrivania, mi sono squagliata come ghiaccio al sole…”.

Sev sorride. Comprende la mia situazione.

“Ieri sono stata invitata da John a pranzare con lui. È stato un semplice pranzo tra colleghi, tutto qua. Ad ogni modo avevo il cuore a mille. È stato molto carino con me, mi ha offerto il pranzo e mi ha chiesto tante cose di me. Avevo le guance che andavano in fiamme ma tutto sommato mi sono divertita. Mi ha anche chiesto di andare con lui a fare una passeggiata lungo il Tamigi, un giorno di questi. Che mi consigli?”.

“Ti direi di andarci” risponde lui, sereno.

“Di andarci?!” sono stupita, non so neanch’io perché.

“C’è qualcosa che non va?”

La nostra camminata ci ha portato di fronte al negozio Mielandia, sempre pieno di dolci. Mi avvicino alla vetrina con un po’ di acquolina. Rimango incantata da due piccoli Tronchetti della Felicità ricoperti di cioccolato, con i fiori fatti di zucchero, gialli, rossi e blu. Sulla destra dello scaffale, vedo un pacchetto di Api Frizzole. I dolci preferiti di papà! Oh, mi sono ricordata che devo andare a fargli visita.

“Ti dispiace se entriamo? Devo comprare qualcosa per papà”.

“Rispondi alla mia domanda, prima”.

“Beh…” cosa gli dico adesso? “il fatto è che…”.

Severus alza il sopracciglio. Non guardarmi così, ti prego!

“Io ho paura”.

Severus accenna un sorriso.

Uno scampanellio risuona nelle mie orecchie e in pochi minuti mi ritrovo sommersa dai dolci e dal loro profumo.

 

 

Usciamo dal negozio. Ho una busta piena zeppa di robe. Ci sono così tanti dolci da far spaccare i denti. Ne offro un po’ a Severus ma lui rifiuta. Non vuole assaggiare nemmeno una Cioccorana. Continuiamo a passeggiare per Hogsmeade. Sev si è offerto di portarmi la busta. Mi sto gustando un’Ape Frizzola quando, mi domanda.

“Paura di che?”.

Colta alla sprovvista, mi va la caramella di traverso e tossisco per un quarto d’ora buono.

Non appena riesco a riprendermi, ancora tossicchiando un po’, gli rispondo:

“Non lo so. Ho paura e basta!”.

“Paura di stare insieme a qualcuno e condividere te stessa con qualcuno?”.

Ti prego, ti supplico Sev! Non girare il dito nella piaga! Adesso non mi sento proprio in vena di continuare la seduta.

“Ti dispiace se andiamo un attimo da papà? Gli ho promesso di fargli visita questo fine settimana”. Lo so, l’ho già detto! Ma è l’unico modo per sfuggire dalle domande a bruciapelo di Severus.

Percorriamo a piedi il lungo viale che conduce fuori Hogsmeade.

“Papà abita dalle parti di Nocturne Alley. È un posto squallido, lo so. Ha trovato un appartamento solo lì. Quando i miei si sono separati, per lui è stato un colpo tremendo ma poi pian piano se n’è fatta una ragione. Lui voleva molto bene alla mamma, è stata lei a lasciarlo. Per un anno la loro relazione si è basata solo su dispetti, sotterfugi e gelosie infondate dell’una sull’altro. Probabilmente tutti pretesti creati appositamente da mamma per chiedere il divorzio e poi è andata via di casa, lasciandomi sola con lui”.

“Mi dispiace, Sally. Ma posso capire cosa provi. Anche i miei non andavano per niente d’accordo”.

Sorride rassegnato. Mi prende la mano e me la stringe in modo affettuoso. Apprezzo molto questo gesto, è un po’ come dire: “Ti sono vicino, Sally”. È proprio vero che i gesti semplici vogliono dire molto di più delle solite parole di consolazione! Grazie, Sev, grazie infinite.

“Quando gli telefono mi dice che è sempre allegro, si diverte molto, fa lunghe passeggiate e compere a Diagon Alley. Si è fatto un po’ di nuovi amici e lavora come garzone in una delle taverne a Nocturne.

Per par condicio devo andare a trovare la mamma, sennò si arrabbia e dice che preferisco papà a lei. In effetti è lui che mi ha allevato, è lui che si è occupato di me da quando avevo dieci anni. Mia madre non è neanche venuta a salutarmi alla mia partenza per il primo giorno di scuola, del primo anno di Hogwarts. Ricordo quel momento è stato davvero triste! I miei futuri compagni erano abbracciati, baciati e coccolati dalle loro mamme; papà cercava di fare del suo meglio per farmi stare allegra. Quando ci salutammo dal finestrino, mi promise che ci saremmo scritti tantissimi gufi e mi augurò in bocca al lupo. Quando venni smistata in Grifondoro gli inviai un gufo la sera stessa. Ero troppo eccitata. Il pomeriggio dopo mi arrivò una Strillettera in cui papà fece sapere a tutta la scuola, quanto fosse orgoglioso di me! Si era sbagliato! Voleva prendere una lettera normale ma nella foga e nell’eccitazione aveva preso quelle maledette buste rosse!! Ad ogni modo la Strillettera di papà mi diede la carica per affrontare il primo anno ad Hogwarts e, tra tutto, mi feci notare da quel Nigel che non la smetteva più di starmi appresso!”.

“Tuo padre si è fatto in quattro per te, Sally” conclude Severus “è bello sapere che qualcuno tiene a te!”.

Sorrido. Sbaglio o è la prima volta che sorrido, oggi? Siamo arrivati al condominio. Saluto il portinaio e saliamo al secondo piano. Questo stabile è così vecchio che non c’è nemmeno una Passaporta da usare come ascensore. Frugo nella borsa, alla ricerca delle chiavi di casa. Papà me ne ha lasciato una copia, dice che così posso venire tutte le volte che voglio senza dover suonare o aspettare inutilmente che qualcuno venga ad aprire. Mi scuso in anticipo con Piton per il probabile disordine. Quando vivevo con lui a Diagon Alley, ero io che mi occupavo della casa, del pranzo, ecc. Adesso che vive solo da non molto tempo, è difficile occuparsi di troppe cose tutte insieme. Io per quel che posso gli do una mano.

Apro la porta di casa. Il silenzio avvolge il piccolo appartamento. Strano, di solito è nel salotto a vedere una delle tante partite di Quidditch della sua squadra preferita, quella in cui gioca Victor Krum.

“Papà?.

Non risponde nessuno, forse è così concentrato nel suo progetto che non ha sentito la porta aprirsi. Di recente mi ha detto che stava ultimando un modellino in legno della Tour Eiffel.

“Sono troppo vecchio per queste cose…”.

Sento una voce flebile accompagnata da un grugnito, giungere dalla stanza in fondo al corridoio.

“Papà? Tutto bene?” ripeto nella speranza che mi senta. Forse è troppo impegnato.

Apro la porta e un disastroso spettacolo mi si para davanti: tra un groviglio di lenzuoli e i cuscini sparsi sul pavimento, individuo due corpi nudi. Spalanco la bocca, strabuzzo gli occhi.

“Papà!!”.

“Oh, ciao Sally” dice visibilmente confuso “La conosci Victoria?”.

“Chi è questa ragazza, Rudy?”.

“Mia figlia”.

La donna scansa papà, si copre con il lenzuolo e si appoggia allo schienale del letto.

“Oh, scusatemi. Credo di aver interrotto qualcosa”.

Oh, cielo! Vorrei sotterrarmi. Ho pescato papà a fare sesso con una che non ho mai visto, probabilmente è anche una prostituta! Mi sento un’idiota, una perfetta idiota. Mi sento un pesce fuor d’acqua.

“Sally, te ne avrei parlato…”.

“Aspetta un attimo!” Victoria è furiosa “non mi avevi detto che avevi una figlia”.

Oddio! Adesso inizia una specie di lite coniugale o…quello che è!

“Non pensavo che venisse a trovarmi oggi”.

“Aaarrgghh!” la donna caccia un urlo terrificante. Ed ha ragione a farlo: Piton è comparso sulla soglia, allarmato dai rumori e dalle grida.

Sono ancora imbambolata e dalla mia bocca non esce un filo di voce.

E quello chi è?”.

“Calmatevi, vi prego! Lui è Severus, è…” tento di riportare la normalità in questa casa.

“…lo psicanalista di Sally” completa papà.

“Oddio!” esclamo sconsolata, coprendomi gli occhi con le mani.

Grazie tante, papà! Veramente volevo dire che Sev è un mio caro amico. Adesso cosa penserà Victoria? Rudy Tippley ha una figlia matta, invadente e stupida?

Per fortuna Severus interviene: “Beh, io e Sally ce ne stavamo andando…vieni” mi dice tra i denti, trascinandomi per la mano fuori da quella camera, mentre Victoria sta urlando come un’aquila. Sento addirittura il rumore di qualcosa che si rompe, probabilmente un piatto. Le donne quando sono arrabbiate, lanciano sempre piatti o vasi. Chissà perché?

Bene. Adesso chi è la matta, io o lei?    

“Mi dispiace Sev. Non pensavo ci fosse questo piccolo inconveniente”.

“È stato…strano!” fa lui sul vago.

“Strano?! Più che altro grottesco. Grottesco ed imbarazzante, direi! Ti chiedo ancora scusa”.

“Figurati! Può succedere”.

“Sì. Ma non a me”.

“Tuo padre a diritto a rifarsi una vita, no?”.

“Però potrebbe anche condividere con me la sua vita. Devo sapere tutto. Anche chi è la persona con cui va a letto”.

“È giusto anche questo” ammette.

“Credo proprio di avere bisogno di un bel bagno caldo. È stata una giornata proprio piena!”.

Si offre di accompagnarmi a casa. Fa un lungo fischio ed una macchina blu oltremare, sfavillante arriva di gran carriera davanti a noi. Lo guardo stupita. E da quando Severus guida una macchina? Prima siamo arrivati qui con una Passaporta!

“Coraggio, Sali. Non morde, di solito” sorride beffardo.

Non morde, di solito?! Bella consolazione! È probabile che oggi l’automobile sia di cattivo umore e morda proprio me!! No, non ci salgo!

“Sally, per una volta: non farti complessi inutili! Sali”. Mi guarda dolcemente. È incredibile come quegli occhi apparentemente inespressivi, in realtà riescano a comunicare tante emozioni! Per un attimo mi smarrisco nei suoi occhi neri come la notte e profondi come il mare.

“Ti fidi di me?”.

Questo sguardo ha il potere di convincermi, mi fa sentire a mio agio. Entro in macchina. Wow! È comoda.

“È una Volvo del 1974. L’ho solo rimodernata un po’”.

Gira la chiave e in pochi attimi sfrecciamo nel cielo. Mi viene in mente che anche Charlie mi faceva fare qualche giro sull’automobile del padre. È da tanto che non entro in una macchina incantata. Addirittura non ricordo più che sensazioni si provano!

Con Severus accanto mi sento improvvisamente piccola ma protetta.

Piccola ma protetta.

 

*****

     

 

 

 

 

 

         

 

  
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