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Autore: Phantomina88    19/06/2009    3 recensioni
La stramba vita di Sally Lunn, una ragazza stravagante come Luna, casinista come Dobby e altrettanto complessata come Cho. Riuscirà il suo enigmatico analista a resistere ai suoi racconti di pura follia?
Genere: Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come promesso, ho cercato di aggiornare il più presto possibile!! Siete curiose/i di sapere cosa accadrà alla nostra amica? Uhm…credo che per lei sarà un inverno lungo ed intenso. Ma prima…

Ringraziamenti! Un immenso grazie a Gelb_Augen, Aloysia Piton, Maghetta25 e alle/ai più “lontane/i” Dogma, Elysion e Alida per aver recensito. Sono contenta che vi piaccia la mia storia. È stato proprio grazie alle vostre recensioni che ho trovato  tanta soddisfazione e piacere nel proseguire la fanfic, anche perché sta appassionando anche me. Mi diverto troppo a far vivere a Sally e a voi, che in lei vi rivedete, vicende strambe e incredibili come lo è la vita a volte, no? Un abbraccio forte.

Phantomina88.

Capitolo 3

Gennaio.

Cucina, che passione!!!

 

Mi sveglio spalancando gli occhi e resto per qualche attimo con lo sguardo fisso verso il soffitto. Sally! Che diamine ci fai, lì incantata! È solo una parete bianca! Non ha senso fissare il nulla!! Mi dico ancora un po’ assonnata. Do uno sguardo all’orologio!

“Aiuto! Sono tremendamente in ritardo!” esclamo come se avessi visto un cadavere.

 Non riuscirò mai ad arrivare in redazione in tempo!! Mi ritrovo avvoltolata come una mummia in mezzo alle lenzuola e nel penoso tentativo di liberarmi dalla morsa di stoffa felpata, per poco non mi spiaccico sul pavimento. Mi aggrappo prontamente all’angolo del tavolo e rischio di far cadere tutto quello che c’è sopra: dal cestino dei trucchi, alle creme idratanti di vario genere per non parlare dei miei orrend, ehm, bellissimi centrini fatti da mia madre. Lei non lo sa lavorare per niente, l’uncinetto! Devo smetterla di dirle sempre che sono stupendi anche se mi fanno venire il voltastomaco!! Lei continuerebbe a ricamarli mentre io dovrei prendermeli tutti, per non farla intristire.

Rovisto con foga nell’armadio e trovo un abito rosso a fiori. Non mi ero mai accorta di avere roba simile nel guardaroba. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che l’ ho indossato. Però tutto sommato non è niente male!

Ahi. Ahi. Ahi. Perché i miei capelli sono sempre aggrovigliati? Strecciarli ogni mattina sta diventando un’impresa impossibile. Persevera, Sally! Persevera! Un po’ di fard, mascara e rossetto. Una spruzzatina di un buonissimo profumo Babbano al karkadè che Tanis mi ha riportato da Londra. Desideravo lo Chanel n.5! Ma non si può avere tutto dalla vita!

Mi sembra sia tutto a posto.

Non ho tempo di fare colazione, mangerò qualcosa al bar vicino alla redazione. Lascio un messaggio sul tavolo per Tanis ed esco.

Accelero. L’orlo asimmetrico della gonna si muove sinuoso e il rumore dei regolare dei tacchi mi fa sentire fiera di me: sono o non sono una donna in carriera?

Do uno sguardo all’orologio. Non ce la farò mai! L’ultima Passaporta disponibile ha perso il suo potere. Dannazione! Sullivan mi licenzierà! Me lo sento! Mi ritroverò per strada, povera e disoccupata. Questo vestito da rosso diventerà color ruggine. Si strapperà dappertutto e mi toccherà imparare a cucire per renderlo più o meno decente (potrei usare i centrini di mamma! Almeno saranno utili per rattoppare i buchi e non sembrerei poi così sciatta, un po’ di pizzo sul vestito fa sempre chic!!). Sento un fastidiosissimo brivido di terrore corrermi lungo la schiena e non basta il mio cappotto di cachemire a scaldarmi e a cacciare via questi brutti pensieri. Per poter passare, devo svicolare tra decine e decine di persone che non ne vogliono sapere di spostarsi. Perché quando hai immensa fretta, tutto il mondo sembra andare troppo piano e diventa un ostacolo insormontabile? Riesco con difficoltà a superare un uomo particolarmente corpulento che si è fermato proprio nel mezzo del marciapiede. Finalmente  l’enorme carovana di persone sembra diradarsi, c’è ancora un po’ di spazio libero. Allungo il passo e il suono del clacson che echeggia per la strada mi fa sussultare. Mi giro e, come mia consuetudine, sto per rivoltare una valanga d’insulti a chi ha avuto la brillante idea di suonarmi quel maledetto coso nelle orecchie.

“Ma perché non-” mi blocco subito e spalanco gli occhi.

“Buongiorno, Sally!”.

Il mio cuore perde un battito e mi sento avvampare.

“Buongiorno John!!” rispondo con un filo di voce. Dio, sono così emozionata.

Adesso succederà proprio come nei film:  il ragazzo che ti piace sbuca proprio quando meno te lo aspetti ed inizia ad essere gentile con te.

“Sempre in ritardo, eh?” adoro quando scherza così, teneramente.

“Eh, sì” rispondo lievemente a disagio.

“Salta su!”.

“Cosa?”.

“Ti do un passaggio. Sali”.

“Dici davvero?”.

“Sì. Sbrigati, o farai arrivare tardi anche me”.

Scatto come un ghepardo e per poco non inciampo in mezzo alla strada. Apro la portiera e mi siedo. L’abitacolo profuma di muschio bianco, i sedili sono morbidissimi. Da come è tenuta, credo sia una macchina nuova. Chissà se è incantata anche questa? Oltre al muschio bianco capto un altro odore più forte e intenso, quello di un sensuale profumo da uomo. Sento l’irrefrenabile desiderio di avvicinarmi ancora un po’ a lui per ubriacarmi di quella fragranza. Mi sembra di essere in paradiso! Sospiro estasiata.

“Allora, ci hai pensato?” fa lui, con gli occhi puntati sulla strada.

“A cosa?” la sua domanda mi risveglia dalla trance momentanea di poco fa.

“Alla passeggiata sul Tamigi”.

Dio, che uomo speciale! Già parla come se fossimo fidanzati. In quel momento mi vengono in mente le parole di Sev,qualche giorno fa: “Ti direi di andarci”.

“Okay, ci sto!” rimango davvero sorpresa della mia determinazione.

“Venerdì pomeriggio va bene? Dopo il lavoro, prendiamo una Passaporta e ce ne andiamo a Londra”.

Beh, oddio! Che scelta difficile! Venerdì avrei la seduta con Piton… ma sì! In fondo cosa vuoi che sia? Non si arrabbierà se non vado da lui, d’altronde è stato lui a dirmi di cogliere l’occasione. Gli manderò un gufo e gli dirò che venerdì sono in libera uscita con l’uomo più affascinante di tutta l’Inghilterra magica (e Babbana)!

“Venerdì va più che bene. É incantata questa macchina?” domando come se il fatto di possedere un’auto stregata debba essere una priorità per il mio accompagnatore.

No…ehm…ma sto cercando l’incantesimo giusto per renderla più…magica possibile”.

La sua bocca si stende in un sorriso affettuoso.

Arriviamo in redazione con cinque minuti di ritardo. Saliamo le scale quattro a quattro ed io ho un po’ di difficoltà con i tacchi. (Basta! La prossima volta metto le scarpe da ginnastica e addio tacchi alti! Sono troppo scomodi! Al diavolo la mia convinzione che una donna, per essere professionale e distinta,debba portare i tacchi. E possibilmente a spillo!).

Da dietro la porta in mogano, sento il rumore metallico e monotono delle fotocopiatrici stregate. Non appena apro la porta, vengo sommersa da uno stormo di aeroplanini di carta e un rapido viavai di gente. Devo camminare gobba per non essere colpita da questi infernali messaggi volanti. Ancora non sono abituata a tutto questo casino!

Mi tolgo il cappotto e lo appoggio con nonchalance sul braccio.

“Stai molto bene con questo abito, Sally” dice Tyler prima di congedarsi “dovresti portarli sempre. Buona giornata”.

“Anche a te”.

Dio, John Tyler mi ha fatto un complimento! Mi ha fatto un complimento!MI HA FATTO UN COMPLIMENTO! Il mio stomaco sta danzando balli brasiliani, come se fosse Capodanno.  

Mi manca il fiato e rimango imbambolata per qualche attimo di fronte a quel caos; non m’importa niente se il giornalista sportivo sbraita perché a Sullivan non piace il pezzo, non m’importa se Rita Skeeter mi guarderà con scherno, non m’importa se un aeroplanino mi si è infilato in mezzo ai capelli. Oggi sono in pace con me stessa e col mondo intero! John ti adoro, sei l’uomo più gentile, carino e sexy del mondo! Non vedo l’ora che sia venerdì, non vedo l’ora di raccontarlo a Sev. È stato grazie a lui se ho accettato l’ invito del mio collega, fosse stato per me non avrei…

“Tippley!” oh! È Sullivan! Non credo che sia di buon umore, oggi.

“Sì?”.

“Continui ancora a fare la bella statuina oppure pensi che sia il caso di mettersi a lavoro?”.

“Vado subito!”.

“Brava!”.

Entro nel piccolo ufficio che, per mia somma sfortuna, condivido con la donna più falsa del mondo magico: Rita Skeeter. Appoggio distrattamente le mie robe sul tavolo, prendo la macchina da scrivere dal cassetto, avvolta in un panno nero e l’agenda con tutti i miei impegni. Alle dieci ho una noiosissima conferenza stampa sulla cucina giapponese. Nel frattempo inizio a battere a macchina le prime righe dell’articolo sull’ammissione degli Elfi domestici nelle cucine dei ristoranti per maghi. “Il Ministro delle Arti della Cucina del Mondo Magico, Carl Puddington, ha affermato l’importanza di combattere per la libertà degli Elfi Domestici. Schiavizzare queste graziose creaturine, ha dichiarato, è un atto irrispettoso e crudele. Da qui nasce l’esigenza di responsabilizzarli permettendo loro di svolgere attività volte al sociale. Nel campo della cucina e della ristorazione, saranno date loro occasioni di apprendistato nelle tavole calde magiche”. Osservo l’ufficio. La scrivania di Riccioli d’Oro è ancora vuota. Rita arriva sempre quando fa comodo a lei e non le dicono niente! Io invece rischio il licenziamento se non entro alle nove precise!! Non è giusto! La prossima settimana farò uno sciopero! Ad ogni modo i suoi ritardi costituiscono un grande vantaggio: devo sopportare per poche ore (anche se non sembra!), le sue frecciatine maligne e velenose.

Stacco un attimo le mie dita dalla macchina e approfitto della mia pausa per sbirciare nello studio di John. Sta analizzando quello che sembra essere una specie di grafico. Dio, quanto è sexy mentre si massaggia il mento e riflette. Quanto è professionale! Torna al suo computer e inizia freneticamente a pigiare i tasti. In pochi secondi ha buttato giù almeno una decina di righe, mentre io sono ancora alla quarta . Sospiro. È sexy anche quando batte il suo articolo alla tastiera. Mi sto letteralmente liquefacendo. Faccio un sorriso da ebete e continuo a fissarlo, dimenticando completamente il mio articolo. John è quello giusto! Me lo dice il mio istinto! Convoleremo subito a nozze o almeno è quello che spero! Mi chiederà di sposarlo mentre guardiamo insieme il tramonto. Avremo almeno sette figli, uno dietro l’altro! Passeremo momenti veramente stupendi insieme, ci ameremo alla follia, faremo sesso su ogni superficie di casa, il primo figlio sarà concepito nella sua automobile, avremo una casa in campagna e, quando i nostri ragazzi saranno abbastanza grandi, ci compreremo un cane. Le bambine avranno i suoi occhi e i miei capelli e saranno stupende, avremo quattro gemelli, vivrò la gioia di stare accanto a loro il primo giorno ad Hogwarts. Sarà magnifico!  

Due schiocchi di dita dalle unghie laccate di rosso mi fa abbandonare il mio già labile sogno pieno di speranze.

“Buongiorno, Sally”.

“Eh?Uh?Cosa?” dico ritornando pian piano in ufficio.

“Ti eri incantata, tesoro” dice con voce zuccherosa , sedendosi al suo posto.

Ricomincio a scrivere il mio trafiletto. Guardo l’orologio, è già tardi. Mi devo recare nella Sala Congressi al primo piano. Agguanto il mio quaderno, la penna Prendiappunti (adoro quando c’è qualcuno che lavora per me!) ed esco. Prendo l’ascensore e pregando di non vedere più quella strega bionda,  mi dirigo verso la sala.

È una stanza molto grande con le pareti di un bel colore blu. È già affollata di gente; qualcuno consulta la brochure, altri stanno parlando in piccoli gruppi prima di mettersi a sedere. Nel frattempo sono arrivati i membri della delegazione giapponese che, accompagnati da un usciere vestito con uno smoking nero, prendono posto al tavolo della conferenza.

“Ehi Sally!” una ragazza sta sventolando la mano.

“Oh, ciao Betty!”.

Mi faccio strada tra quell’oceano di teste e smoking e la raggiungo. Lei mi abbraccia stretta stretta.

Betty Brampton è una mia cara amica, ci conosciamo dai tempi di Hogwarts. È la mia collega de Il Cavillo.

“Hanno mandato anche te, qui?” il tono di voce è abulico e un tantino insofferente.

“Sì. Per fortuna che ho incontrato te, altrimenti mi sarei annoiata a morte”.

Betty emette una risata argentina, davvero compiaciuta.

“Okay. Appena fanno una pausa andiamo a farci un giro, so già che mi stuferò. Vieni con me, vero?”.

“Non lo so. Dovrei restare. Per questa sera devo fare una relazione su questo dannatissimo convegno”.

“Io speravo che venissi” dice Betty, tentando di persuadermi.

Scuoto la testa sconsolata. Vorrei tanto lasciare questa monotona sala blu mare, mandare tutti a quel paese ed uscire con la mia amica. Ma non posso!

“Ah, c’è un ottimo buffet in fondo alla sala, vicino all’ingresso”.

Bene. Penso che prenderò un caffè. Ho assolutamente bisogno di un litro di caffeina per riprendermi, oggi. Mentre mi dirigo verso il tavolo ricoperto da una tovaglia rigorosamente blu, si accendono i microfoni e mi tocca ripercorrere tutta la sala per tornare al mio posto senza aver mangiato né bevuto nulla! Che sfortuna! La mia penna Prendiappunti si anima e trascrive la data in alto a destra sul taccuino. 13 Gennaio.  Oddio! Tra pochi giorni Sev festeggerà il suo compleanno!! Precisiamo: Severus è nato il nove ma per impegni di lavoro, ha preferito spostare i festeggiamenti di una settimana. Io sono l’unica invitata! Ha detto che mi porterà a mangiare qualcosa fuori. Ancora non gli ho comprato niente!! Che ingrata che sono! Ma dove ho la testa?!

Perfetto. Un motivo in più per mandare al diavolo regole e responsabilità: sono o non sono una ex Grifondoro?

Il delegato giapponese si sta sforzando non poco pur di parlare un inglese decente. La mia penna trascrive tutto a velocità supersonica. Su di una tela bianca stanno passando ad ogni colpo di bacchetta, delle immagini che raffigurano i piatti tipici giapponesi. Il relatore si è soffermato su un particolare piatto di nome…ram…rami… ah! Ramen! E ne sta descrivendo le caratteristiche principali.

La presentazione delle altre pietanze tipiche continua per ben due ore. Che noia! Ci vorrebbe una domanda provocatoria per mettere in crisi tutti quanti! Almeno mi posso divertire ad osservare la reazione dei relatori imbarazzati. In queste situazioni non sanno proprio come rispondere e per provare a dire qualcosa, inventano delle baggianate assurde!! Non credo che l’arte culinaria sia un argomento su cui poter fregare tutti con domande del genere, comunque.

“Bene, grazie mille signor Xiuao Ling per la sua spiegazione brillante ed educativa. Penso sia ora possibile, per rifocillarci tutti, fare un piccolo break e poi ritrovarci qui alle dieci meno un quarto, per continuare insieme il nostro viaggio nella bellissima cultura culinaria nipponica”.

Okay, okay. Poche ciance! Abbiamo capito che ti vuoi fare bello di fronte ai giapponesi, Gibbs! Non è la prima volta che fai il ruffiano, mio caro. Te la ricordi la svedese, vero? Quella che indossava una gonna cortissima? Le stavi appiccicato come resina ai vestiti e facevi tutti apprezzamenti maliziosi!! Maiale!!! Mi alzo e lascio il taccuino sulla sedia: la P.P. lavorerà per me mentre io mi godrò un viaggio in mezzo alle insegne scintillanti dei negozi di Diagon Alley! Prendo un po’ di caffè macchiato e vado ad aspettare Betty vicino alla porta. Pochi attimi dopo, arriva con un fagotto stracolmo di pasticcini.

“Ne vuoi uno?” dice trangugiando un biscotto al cioccolato.

Una signora sta fissando Betty con aria minacciosa, in effetti quasi tutti stanno fissando la mia amica con ostilità. Veramente rubare metà vassoio di pasticcini del catering non è molto decoroso, ma a lei non sembra importare niente.  

“Sì, grazie! Ce n’è uno alla crema?”.

“Ce ne sono quanti ne vuoi!” esclama afferrando con avidità un altro biscotto ricoperto di glassa al cioccolato.

Attendiamo che Gibbs parli per attirare l’attenzione delle persone che sono ancora addossate come ventose al tavolo del buffet e in pochi attimi ci ritroviamo fuori dalla Sala Congressi. Un tiepido sole cerca di fare capolino dalle nuvole minacciose che lo hanno nascosto gelosamente, come si fa con un segreto inconfessabile. Sento un forte senso di libertà entrarmi nelle vene e sedimentarsi nelle ossa. Betty ripone il suo sacchetto nella borsa e, dopo aver camminato per qualche metro, la mia amica si ferma davanti ad una vetrina.

“Guarda!” indica un vestito rosso davvero sensuale, con un lungo spacco dietro la schiena.“Non è stupendo?”.

“Oh, sì” rispondo senza prestarci troppa attenzione. Non ho intenzione di sprecare, ehm, quattrocentocinquanta galeoni per un abito che porterò solo una volta!

“Cosa darei per averlo” fa lei, adorante.

Un manichino dalle fattezze maschie, fa bella mostra di un elegante pullover verde bottiglia. Ho un’idea.

“Ehi, Sally! Dove vai?”.

“Entro un attimo. Dai, vieni. Così puoi toglierti lo sfizio e provare l’abito rosso che desideri, no?”.

Entriamo nel negozio. Betty, al settimo cielo, scatta verso la commessa come un bambino che corre verso l’albero di Natale, sommerso di regali.

“Vorrei tanto provare… l’abito rosso in vetrina” la sento parlare con un filo di voce, è troppo eccitata per formulare un discorso normale.

Mentre la commessa glielo mostra, mi perdo in questo labirinto di scaffali e stampelle, magliette e pantaloni, abiti e bigiotteria.

“Oh, finalmente!”.

Riesco a trovare il ripiano dove hanno riposto i pullover. Un altro manichino accanto allo specchio, ne indossa uno blu scuro. Adesso mi è venuto un dubbio. Verde o blu? Blu o verde? E che taglia porterà? M’immagino il corpo magro di Sev e le sue spalle sufficientemente larghe. Credo che prenderò una taglia media. Sì, penso che sia la scelta giusta. Confronto il maglione verde e il suo rivale. Il blu ha la scollatura a V, come quella dei secchioni dell’università dove ho studiato giornalismo. Un altro dubbio: a Sev piace più l’apertura a V o il collo alto? M’intriga molto il collo alto; inoltre è un verde non troppo vistoso e non è nero! Mi piacerebbe sapere quanti maglioni neri abbia Severus. Probabilmente ne ha così tanti che pure lui ha perso il conto. Bene, se non altro contribuirò a rendere più colorato il suo guardaroba quest’inverno.

Osservo il prezzo: mh! Accettabile.

“Sally! Eccoti, finalmente! Ti ho cercato dappertutto, dove diavolo ti eri cacciata?”.

“Ero alla ricerca di un cardigan”.

“Per Tyler, vero? Vuoi stregarlo con un regalo, eh?” mi lancia un’occhiatina maliziosa, che mi mette un po’ a disagio.

“No, veramente non è per lui” le dico tranquilla.

“E per chi è?”.

“Ti stava bene il vestito?” non mi va di risponderle, rivelando il nome del destinatario del mio dono. Non voglio che si metta in testa strane idee.

“Sì, era fantastico! Ma costava troppo, in compenso ho acquistato questa” mi mostra orgogliosa una minigonna, che definirla mini è un eufemismo.

Paghiamo e la ragazza commenta il mio regalo, dicendo contenta che ho fatto un buon acquisto. Mi sento improvvisamente euforica. Già immagino cosa potrebbe dirmi Sev.

“Oh! Grazie Sally, ma non dovevi!” un lieve rossore colora le sue guance.

“Ma che dici? Era il minimo che potessi fare per te, che ti prendi cura di me con tantissima pazienza e sopporti tutte le mie follie”.

Aspetta! No! È un po’ troppo sdolcinato. Probabilmente m’insulterà perché non ho seguito la sua sacrosanta tradizione dei maglioni scuri. Forse mi sentirò un’ emerita idiota per aver seguito il consiglio della commessa. Me lo farò restituire e chiederò che venga cambiato, magari con un altro nero con lo scollo a V. Oppure invece di buttarlo via, me lo terrò e lo indosserò così tante volte che si sbiadirà. Mi farà da vestito, potrò metterlo con le calze nere e gli stivaletti. Tyler cadrà ai miei piedi, così avrò preso due piccioni con una fava!!

Guardo l’orologio! Oh, merda! È mezzogiorno!

“Sarà il caso di tornare alla Sala Congressi?” domando a Betty, mentre la commessa sta impacchettando  il mio regalo con soli sue colpi di bacchetta.

Basta solo uno sguardo per capirci: iniziamo una folle corsa, trasportando con fatica le nostre buste coloratissime. Quando arriviamo, la sala è quasi deserta. La delegazione giapponese se n’è andata, alcuni inservienti del catering stanno mettendo a posto e puliscono il tavolo. Gibbs riordina alcune sedie e toglie dal tavolo ovale i cartellini con i nomi. Betty ed io ci guardiamo contente, lo strazio è appena finito. I miei occhi s’illuminano, sapendo che c’è qualcuno che ha lavorato per me tutto il tempo! Cara P.P. ti voglio troppo bene! Mi dirigo verso la poltrona e raccolgo il bloc-notes, orgogliosa del mio lavoro. Saluto la mia amica e me ne torno nel mio ufficio. Appoggio fiera il blocchetto e la penna sulla scrivania per accorgermi che…AAAARRGGHH!!!

Il mio grido echeggia per tutto l’edificio. Non è possibile!! Perché il quaderno è pieno di roba incomprensibile?! Come farò a scrivere l’articolo per stasera! Oddio! Pensa, Sally! mi ripeto come un mantra mentre cammino su e giù sconvolta, davanti alla scrivania. Improvvisamente ricordo che la P.P. ha un problemino: quando il proprietario è assente, la penna capta la lingua di chi parla in quel momento! Maledizione! Non potevano chiamare una commissione d’italiani?! Il mio blocchetto è pieno zeppo d’ideogrammi giapponesi, oddio! Che situazione! Che cosa racconterò a Peter? Gli chiederò se posso spostare il servizio sulla cucina giapponese per l’edizione di dopodomani! Sì, penso che farò così. No! Non va! Lui conta su di me per quell’articolo! Adesso che ci penso, dov’è finito quello che stavo scrivendo qualche ora fa?

Bene. É ora di affrontare Peter e mettere in chiaro le cose una volta per…

“Ciao, cara” Rita entra allegramente nella stanza.

“Ciao” rispondo, cercando di ricompormi e di ritrovare quel po’ di dignità che mi è rimasta.

“Interessante la conferenza?” lancia un’occhiata fugace alla mia busta di Wand anRoses. “Ammesso che tu ci sia andata”.

La fulmino con lo sguardo e rimango a fissare costernata gli appunti giapponesi.

“Ah, mi sono permessa di leggere il tuo articolo, mentre eri via”, oltre al danno anche la beffa.

“Davvero?” rispondo incredula.

“Domani i maghi leggeranno quelle dieci righe nella rubrica…”.

Dai, forse non è poi così perfida! Forse ha voluto aiutarmi a rendere migliore il mio pezzo. Ma sì, dev’essere senz’altro così. Adesso mi dirà come poterlo ampliare e svilupparlo meglio. C’è sempre del buono in tutti noi! Lo sapevo. L’ ho sempre saputo.

Io, me stessa e me!” annuncia con orgoglio.

No! Ritiro tutto quello che ho detto: è solo una grandissima, emerita stronza!! Sembra che lo faccia apposta. Anzi, lo fa apposta! Quanto vorrei lanciarle una maledizione Cruciatus! Ma adesso ho altri problemi per la testa, devo decifrare questa specie di crittogramma asiatico. Dovrò restare tutto il pomeriggio qua e quando finalmente avrò finito l’articolo, sarà troppo tardi. Sarò licenziata in tronco!

Pausa. Ci voleva proprio.

Rita tira fuori dalla sua borsetta una specie di palla, avvoltolata nella carta stagnola. Mi auguro vivamente che qualunque cosa sia, le vada di traverso!

Esco un attimo, ho bisogno d’aria fresca.

La rabbia mi sta corrodendo il fegato! Non posso crederci che l’abbia fatto di nuovo. Non posso crederci che abbia rubato per l’ennesima volta un mio articolo e l’abbia trasformato nel suo! Quando potrò pubblicare per la prima volta qualcosa di mio nella mia rubrica culinaria? Per fortuna che John mi ha consolata, offrendomi un caffè. In realtà avevo enormemente bisogno di qualche goccio di Whisky Incendiario. Vi prego, non pensate male! Non sono una beona! Dicono che quando si è giù di morale, un goccetto fa sempre bene, no?

Dopo la pausa mi rimetto subito al lavoro. Non so come iniziare. Il solo pensiero di dover indovinare il significato di dieci pagine tutte in lingua originale giapponese, mi fa star male. Cerco di rielaborare le prime informazioni che ho raccolto nella prima parte della conferenza. Bene, sono contenta anche perché sono in inglese!! Ho buttato giù le prime righe di fila. Non mi sono mai distratta, né ho smesso di lavorare lasciandomi attirare da futili distrazioni (ammesso che fantasticare su John Tyler sia una futile distrazione. Temo proprio che lo sia!). Sto migliorando, faccio davvero ottimi progressi!

Sul tardo pomeriggio Andy, il ragazzo che fa apprendistato qui, mi avverte che un uomo giapponese vuole incontrarmi e che sta aspettando fuori dalla porta.

Do all’uomo il permesso di entrare.

“Buongiorno, miss Tippley!”.

“Buongiorno. Come sa il mio nome?” chiedo un po’ sospettosa, domandandomi se è uno scherzo di pessimo gusto o cosa!

“L’ ho letto di sfuggita questa mattina sul suo badge” mi lancia un sorriso, da tonto.

Sorrido a mia volta, orgogliosa di essermi fatta notare in qualche modo.

“Ho saputo che ha avuto problemi con la Penna Prendiappunti”.

“Beh, sì. Ha riscritto tutto il discorso nella vostra lingua ed io non ci capisco niente” ehi! ma come diavolo fa a saperlo?!

“Posso darle un consiglio?”.

“Certo. Dica pure”.

“La prossima volta non lasci incustodita la Penna”.

“Sì, credo proprio che farò così”.

“Se mi lascia guardare un attimo il suo blocco, le potrò fare una traduzione simultanea”.

Inizio a domandarmi chi diavolo sia quest’uomo. Forse sto immaginando. Sono stupita di come la mia mente possa creare fantasie così bizzarre che sembrano così… vere!

“Mi chiamo Toshima Akiyo. Sono un mediatore linguistico”.

Gli sorrido. Devo essere gentile, in fondo è colui che (spero!) mi salverà il lavoro! Wow! È velocissimo a tradurre tutte quelle pagine. Sto iniziando a rilassarmi: forse non è stata una giornata così terribile,dopotutto. Però mi dovrò trattenere fino a tardi. Non c’è problema, l’editore rimane fino a mezzanotte: ho ancora cinque ore! Posso farcela!

Ringrazio il signor Akiyo per il suo aiuto provvidenziale e inizio a scrivere. Lui mi saluta con la mano, prima di svoltare a sinistra sul corridoio. Pian piano le luci degli uffici si spengono, Rita se ne va, ricordandomi che devo spegnere le luci e lasciare al portiere le chiavi dell’edificio. Guardo l’orologio: sono le otto. Non sono preoccupata, Tanis lo sa che a volte posso fermarmi più del dovuto. Oltre alla mia, un’altra luce è accesa: quella di John. Faccio una pausa, le dita mi fanno un male terribile e ho i crampi alle mani.

“Ciao!” una calda e sensuale voce maschile attira la mia attenzione.

John è comparso sulla mia porta, il suo fianco è appoggiato contro lo stipite e le braccia sono conserte. Mi sta letteralmente perforando con lo sguardo e avverto nei suoi occhi una scintilla maliziosa.

“Oh, ehm, ciao!”esclamo sorpresa, facendo un piccolo sussulto. Mi ha spaventato, in effetti.

“Devi rimanere a lungo, qui?”.

“Sì. Devo finire il pezzo, altrimenti Peter mi ucciderà”.

“Lascia perdere Sullivan e le sue chiacchiere” dice staccandosi dallo stipite; cammina verso di me come una pantera verso la preda. Oh! Ah! Che bello! Ed io sarei la sua preda?! Mi prende la mano, mi fa alzare dalla sedia, mezzo giro e mi trovo seduta sulla scrivania. Schiude le mie gambe, poi infila le dita sotto la spallina del vestito. La manica lunga mi scivola fino a coprire tutta la mano e i brividi salgono lungo la schiena come cavalli in corsa. John mi bacia la spalla e sale, sale, sale fin sotto il collo.

Mmmh! Cos’è questo meraviglioso profumo?”.

Ehm…è Kar..Oddio! è karkadè!”.

“Adoro il karkadè”.

Per istinto avvinghio i miei piedi attorno alle sue gambe e lui mi attira con forza a sé. Sento tutti gli oggetti sulla scrivania cadere a terra con un rumore forte e secco. Un barattolo di vetro si frantuma non appena tocca terra; ma a me non importa, può scoppiare il mondo in questo momento: io non ci sono per nessuno! Le sue mani buttano per terra gli ultimi contenitori delle matite che sono rimasti in piedi. (Fortuna che non ho il computer! Sarebbero stati galeoni e galeoni di danni!). Sono stesa e sopra di me c’è lui che bramosamente mi tira su l’orlo della gonna. Sarà una serata di fuoco, me lo sento!

“Buonanotte, Sally”.

Il mio sguardo corre verso il suo ufficio, la luce è spenta. Il suo fisico da urlo compare sulla soglia. Sta andando via anche lui.

“Buonanotte, John. Aspetta!” i miei occhi brillano “Non ti piace il mio profumo al karkadè?”.

Mi guarda stupito, “karka-cosa?”.

“Oh, niente! Lascia perdere! ‘notte” sono un po’ delusa, ma mi sforzo di sorridere.

“Ah, ti dispiace se rimandiamo la gita sul Tamigi alla prossima settimana? Ho un impegno  improrogabile!”.

Annuisco, “D’accordo. Sempre di venerdì?”.

“Sempre venerdì”.

Lo guardo scomparire e ricomincio a scrivere più determinata che mai. Certo che è proprio strano! La visita bizzarra e fuori programma di quel, come si chiama? Akiyo! Sì, lui! Mi ha dato una carica indescrivibile e una capacità di concentrazione al di sopra della mia media! Ad ogni modo se il mio pezzo verrà pubblicato sulla mia rubrica domani, costruirò un monumento in suo onore e glielo manderò direttamente in Giappone con Vito, il gufo della posta prioritaria. È ora che inizi a lavorare seriamente quel pennuto!

 

 Sono così emozionata che stamattina mi sono alzata in orario. Posso prendermela comoda e posso fare colazione al bar! Non vedo l’ora!

Indosso un maglione coloratissimo, morbido e caldo che mi lascia leggermente scoperte le spalle; lo abbino con un paio di jeans scuri ed evito  assolutamente di mettere i tacchi a spillo, anche se la tentazione è tanta!

Riesco a prendere la Passaporta che mi fa materializzare proprio di fronte alla redazione. Ma siccome è ancora presto, faccio un salto al bar. Oggi sono proprio di buon umore, probabilmente la scelta delle scarpe basse mi ha portato fortuna!

Mi siedo su una delle elegantissime sedie di vimini del locale e attendo. Arriva una ragazza che prende le ordinazioni: un cappuccino e un cornetto alla crema.

Il croissant è soffice e la crema è deliziosa, affondo le labbra nella schiuma morbida del cappuccino. Il calore di quella bevanda mi riscalda l’anima. È proprio quello che ci vuole in una giornata glaciale come questa. Tra il naso e il labbro superiore si è formato un leggero strato di schiuma, i baffi come li chiamava papà. La domenica, siccome era giorno di festa, papà faceva il cappuccino e quando lo bevevamo ridevamo insieme perché sembravamo stravaganti personaggi dei cartoni animati con quei curiosi mustacchi! Quanto mi sono divertita con papà, lui era sempre presente. Adesso è cambiato, è come se si fossero invertiti i ruoli: adesso sono io che devo essere presente nella sua vita ma mi sento un po’ d’impaccio con quella Victoria tra i piedi.

È perché siete cresciuti entrambi direbbe Severus e siete cambiati!Tu, per esempio, non sei più una bambina. Oddio mi sto psicanalizzando da sola, che squallore!

Arrivo in redazione appena in tempo. Mi dirigo in ufficio e inizio a leggere le lettere di commenti, consigli, opinioni alle quali devo rispondere sulla mia rubrica. Alle sei ho la riunione con il capo per discutere sull’edizione della Gazzetta del Profeta di oggi.

Carissima Sally oggi compio quarant’anni ed ho intenzione di festeggiare con una cenetta tra amici. Vorrei provare la cucina etnica. Cosa mi consigli? Maggie ”.

Vorrei sorprendere mia moglie preparando un dolce con le mie mani ma sono indeciso. È meglio una torta Pinguino oppure una crostata al cioccolato? Gary”.

 “Mi piacerebbe portare una mia amica a cena fuori. Dove potrei portarla per sorprenderla ma senza essere troppo formale? Anonimo ”.

Accipicchia! Quante richieste, spero di riuscire a rispondere bene a tutti. Iniziamo!

“Cara Meggie, innanzitutto grazie per la tua lettera e per la fiducia. Se sei una persona frizzante e solare ti consiglio una cena indiana, risotto al curry è quello che fa per te e per i tuoi amici. Se invece sei una persona più calma, riflessiva va bene la cucina cinese: sofisticata ma esotica allo stesso tempo. Spero di esserti stata utile. Un abbraccio, Sally.”

“Ciao Gary! Ma come sei premuroso verso tua moglie! Allora ti consiglio una crostata al cioccolato. La torta Pinguino, sebbene sia davvero molto buona, è un po’ difficile da preparare. E poi a noi donne piacciono molto i gesti semplici ma stracolmi d’ affetto, proprio come una crostata: semplice  ma d’effetto (o affetto, scegli tu! ). Un bacio e augura buon compleanno alla tua dolce metà anche da parte mia. Sally ”.

Ce ne sono altrettante sparse sulla scrivania, non riesco nemmeno ad appoggiarci la borsa! La mia giornata trascorre così, tra un caffè, quattro chiacchiere con Peter sull’articolo e le risposte sulla mia rubrica  di consigli culinari, Cucinati per voi! Il capo non fa che complimentarsi mentre Rita sulla sua scrivania, si sta mordendo il fegato dall’invidia!! La vedo!

John mi ha invitato a prendere qualcosa al bar qui vicino. Accetto volentieri.

“Ho letto il tuo articolo!” fa lui mentre prende la tazzina di caffè bollente tra le mani.

“Ah, si?!” il mio tono di voce è sia emozionato ma anche alquanto sorpreso. Oddio! Ma che domande faccio?! Certo che lo ha letto, no?È il suo giornale! Voglio dire, è come un leader politico: è chiaro che alle elezioni vota il partito che sostiene!!

“Ti confesso che prima del tuo pezzo, la cucina non mi piaceva molto”.

“E ora?” chiedo, traendo un sorso dal bicchiere di succo di zucca.

“Ora l’ adoro!”.

Mi mordo con forza il labbro inferiore per trattenermi dalla tentazione di saltargli addosso o di dire qualcosa di sciocco o compromettente, nel frattempo arrossisco.

Accidenti, si è fatto tardi.

“Dobbiamo andare alla riunione!”.

“Al diavolo la riunione, andiamo a casa mia… BASTA! Devo smetterla con questi pensieri osceni! Però funziona! John ha sostituito Severus, solo che anche il mio inconscio è un po’ su di giri!

“Caspita, sì! Si è fatto tardi”.

Sono le sei precise. A John piace la puntualità… anche a me!! 

Entriamo nella sala dove troneggia un enorme tavolo ellittico e la parete in vetro che da sul corridoio è coperta dalle veneziane. Pian piano la stanza si riempie e tutti prendono posto.

“Buongiorno a tutti, e grazie della puntualità” inizia Peter orgoglioso. mentre siedo al lato destro del tavolo.

“Il mio collaboratore Greg Fuller, mi ha appena confermato che il nostro giornale è stato particolarmente apprezzato, oggi. Vorrei fare i complimenti a Sally Lunn Tippley per il suo articolo davvero interessante ed istruttivo sulla cucina giapponese”.

Uno scroscio di applausi, una ventina d’occhi puntati addosso. Arrossisco terribilmente, John mi sta guardando e sorride compiaciuto. Mi sembra di toccare il cielo con un dito, non ci posso credere! Mi è anche venuta in mente la risposta per la lettera anonima. È la mia giornata fortunata. Dipende forse dal fatto che non ho messo i tacchi?

Bene! Ora non dobbiamo pensare di vivere nella bambagia: se voglio soldi e realizzazione personale, devo lavorare. Ah, la lettera anonima!

Carissimo anonimo, ho in mente un posto davvero carino: hai presente il ristorante giapponese a Diagon Alley, quello che hanno aperto da poco? È perfetto per una cena tra amici e la sua atmosfera piacevole, profumata e semplice, tipica della terra del Sol Levante, stupirà la tua amica. Un abbraccio forte.

Sally.

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