L’Erede del Male.
“Oh, the storm is raging against us
now
If you’re afraid of falling, then don’t look down
But we took the step, and we took the leap
And we’ll take what comes, take what comes.*”.
[Imagine Dragons –Walking the wire]
Atto VIII, Parte III
– Bacio d’addio
Chiunque fosse passato davanti alla camera di
Katrina Bell presso il quartier generale delle Banshee di Ginevra, avrebbe
sentito – come accadeva spesso – delle urla. Queste urla, tuttavia, non
appartenevano a cadaveri in via di decomposizione ma al giovane rampollo della
famiglia Malfoy, talmente furioso da aver già buttato per aria due tavolini,
una teiera e almeno quattro tazze e tre piattini. Nessuno sapeva bene cosa
facessero tutte quelle porcellane nella stanza della negromante ma le
possibilità non erano poi così felici. Forse Malfoy le aveva personalmente
evocate una per una solo per poi distruggerle, dimostrando un livello di follia
sopra la media. Forse lei aveva tutte quelle tazzine perché era solita prendere
il tè con i suoi amichetti morti.
Immagine
raccapricciante.
In verità, Kate Bell, da brava ragazza purosangue,
conservava nella sua camera il servizio nuziale che la sua bisnonna aveva avuto
il piacere di preparare proprio per lei, in vista di un suo futuro matrimonio.
Erano ceramiche di Limoges1
e Malfoy le stava distruggendo.
«Ti rendi conto del valore di quel piattino che
hai appena scagliato contro il muro? Dovrò mandarle a riparare in Francia ed io ho rinunciato alla mia eredità
quando sono entrata a far parte delle Banshee» sbottò, osservando con dolore i
frammenti al suolo. La povera Bisnonna con ottime probabilità avrebbe trovato
il modo di sistemare tutto personalmente, ma lei non era mai stata un asso in
quel genere di incantesimi.
Draco la guardò come se le fosse spuntata una terza – non una seconda, addirittura una
terza – testa, allargando le braccia come se avesse voluto evidenziare
l’assurdità della situazione. «Ti sembra il momento di parlare della porcellana?» le domandò, basito. «Come
diavolo faccio a non seguirti, eh? Ti preoccupi dei piatti in un momento del
genere, riusciresti a farti uccidere perché troppo impegnata a guardare delle
dannate farfalle! Quindi, non me ne
importa nulla, io vengo con te» ringhiò, scuotendole l’indice della mano
sinistra proprio sotto al naso, il viso pallido e contratto in una smorfia
rabbiosa.
Kate, tuttavia, non era tipo da spaventarsi
facilmente. «Non agitarti caro, somigli troppo a tua zia Bellatrix quando perdi
la testa. E Belllatrix non era poi così sexy2» gli fece notare,
alzando gli occhi al cielo ed incrociando le caviglie con la grazia consumata
di una regina. Le sembrava quasi di sentire la prozia Betsy: “Le vere signore non accavallano mai le gambe”3.
Lei era una duchessa, probabilmente ne capiva molto più di lei di certe cose.
Lui inarcò le sopracciglia, improvvisamente
confuso. «Io sono sempre sexy, anche
quando perdo la testa, grazie tante» le disse, con una punta di acidità
immancabile. Il cipiglio arrabbiato, tuttavia, tornò presto alla carica. «E non
pensare di distrarmi, ho detto che verrò con te e non c’è nulla che me lo
impedirà. Che vuoi fare, incatenarmi qui sotto? Sono un asso delle fughe! È
stato Rabastan in persona ad addestrarmi e lo
sai che Rabastan di certo non scherzava sull’argomento» sbottò, incrociando
le braccia ma continuando a camminare nervosamente per la piccola stanza,
calpestando senza troppe cerimonie i cocci del povero servizio da tè.
«Rabastan ha preso lezioni da Houdini in persona,
lo so, è una storiella che amava raccontare a tutte le feste» confermò,
sbuffando subito dopo. «Devi proprio
calpestare i poveri resti del mio servizio? Fa parte della mia dote, Malfoy! Probabilmente risale al
diciottesimo secolo» mugugnò, sinceramente addolorata.
Lui la liquidò con un gesto della mano. «Ci sono i
servizi del Manor, non ti serve neppure una dote» sbottò, probabilmente senza
pensarci troppo, solo per poi fermarsi come fulminato dalla realizzazione del peso delle sue parole. Lentamente, si
voltò a poterla guardare negli occhi, mordendosi il labbro inferiore come a
voler cercare disperatamente una scusa per ritirare quanto appena detto e non
sembrare idiota come probabilmente si stava sentendo. «Non intendevo… io…».
Kate rise, deliziata, grufolando leggermente.
«Malfoy, mantieni la calma» lo ammonì, inarcando a sua volta le sopracciglia e
cercando di non scoppiare e perdere definitivamente il controllo su se stessa.
«Sei il mio Auctor, siamo destinati,
in un modo o nell’altro. Di solito è un genitore ad essere l’Auctor di un
giovane negromante, ma le rare volte in cui è un estraneo, probabilmente
quell’estraneo non è destinato a restare tale per un lungo periodo. È una
questione biologica, se vuoi metterla su questo piano. Il tuo corredo genetico ti spinge a volerti unire a quello della
mia famiglia4» gli spiegò, allegra. «A meno che tu non voglia
corteggiare qualcuno dei miei cugini, dubito tu abbia scelta oltre me, essendo
io l’unica donna con meno di cinquant’anni».
Lo sbalordimento di Malfoy era divertente. Aveva la bocca così
spalancata che a breve avrebbe dovuto raccoglierla dal suolo!
«Cosa… Tu… quindi è normale?» le chiese, sconvolto, guardando ovunque tranne che nella
sua direzione. «Come fai ad essere così tranquilla? Hai praticamente detto che
siamo destinati, quindi non abbiamo
una scelta! Credevo fosse un effetto
collaterale dell’energia vitale, non…» esasperato, si pizzicò la radice del
naso. «Come puoi accettarlo? Stai
vivendo una vita che la vecchia te non avrebbe mai voluto e ti sei appena
ritrovata a… ad essere destinata a finire con me, perché i nostri corpi o le
anime o quello che vuoi, hanno deciso
che dobbiamo. Non vuoi scegliere? Non
vuoi avere libertà almeno per questo?».
Scosse il capo, spaventato. «No, non posso accettarlo. Non ho intenzione di lasciare che qualcun altro si imponga su di me,
non più».
Il sorriso sulle labbra di Katie si ammorbidì
leggermente, perdendo la nota allegra in favore di una decisamente più cupa.
«Mi stai chiedendo se sono pronta ad ammettere che esista una persona che mi
accetterà per quella che sono? Che non mi guarderà mai con disgusto e non mi
volterà mai le spalle, a prescindere da quanto bui possano diventare i miei
giorni?» gli chiese, in risposta, abbassando lo sguardo per fissare le proprie
mani in grembo. «Non sei costretto a far nulla, Draco, nessuna magia può
controllare l’amore ed io di certo non ti vieterei mai di vivere. Tu, però, non puoi impedirmi di essere felice. Anche se la
mia piccola sicurezza riguardo il nostro legame è solo un effetto collaterale
di quello che io sono, almeno tu non mi guarderai mai con disgusto».
Una strana espressione attraversò il viso del
giovane Malfoy. «Maine e la Penderghast non ti hanno mai guardata con disgusto»
le fece notare, stringendo le labbra un attimo dopo come se avesse detto
qualcosa di sbagliato o, comunque, non la cosa più importante.
Kate scosse il capo, stringendosi poi nelle
spalle. «Un genitore che guarda un figlio con disgusto per qualcosa che non
dipende dalla sua volontà, anche se il figlio non è davvero suo, non è un vero genitore» spiegò, gentile. «Barry e
Ophelia mi amano come se fossi carne della loro carne, ma non è la stessa cosa.
Non sarà mai la stessa cosa, soprattutto non adesso che finalmente il loro
desiderio di avere un bambino tutto loro potrebbe diventare realtà». Sospirò,
voltandosi per osservare qualcosa di indefinito alla sua sinistra. «Katie aveva
l’amore dei suoi amici, Trina ha trovato dei genitori surrogato… ma Kate
potrebbe non avere nessuno, se non chi il destino le ha messo davanti» spiegò,
indicandolo con un gesto vago della mano.
«Io non ero disgustato da te neppure prima. Spaventato, forse. Oppure impressionato, ma non ho mai provato
disgusto nei tuoi confronti».
«Per questo sei il mio Auctor» fu la spiegazione
che ottenne a quel punto. «Non… non è qualcosa iniziato solo perché io sono diventata così, non c’è stato un cambiamento
improvviso. Sarebbe successo comunque, ma con la nostra energia vitale
congiunta il nostro legame è troppo solido per poter essere semplicemente messo
da parte». Si alzò in piedi, avvicinandosi a lui fino ad essere a pochi
centimetri di distanza. Era così piccola da arrivare appena sotto al mento di
lui e Malfoy non era mai stato poi così alto. «Ma, come ho già detto, nessuno
ti forzerà mai a far nulla, non devi preoccuparti. La tua libertà ti
appartiene».
Malfoy la fissò per qualche istante, come se
avesse appena avuto una rivelazione, prima di stringere di nuovo le labbra.
«Dici che siamo destinati e che comunque saremmo finiti insieme, ma allora
perché non vuoi portarmi con te? Se… se davvero
c’è un legame, fra noi, non credi sia più che normale che anche io venga in
missione? Per… aiutarti?».
Kate rise, senza alcuna allegria nella voce. Con
delicatezza si alzò sulle punte e posò un leggerissimo bacio sulle labbra di
lui, facendo poi un passo indietro e fissandolo negli occhi spalancati e colmi
di orrore e confusione. «Io mi rendo
conto del legame, per te è solo un qualcosa di reale ma non ancora abbastanza vero. Tu non vuoi venire per aiutarmi ma
solo per vendicarti. L’odio è cieco, la
collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta, corre pericolo di bere una
bevanda amara5» gli disse, probabilmente citando qualcuno. «Se ti portassi con me, ti faresti
uccidere in poco tempo», arretrata di un altro passo, alzò la bacchetta e
gliela puntò contro. «Tranquillo, il veleno del mio rossetto ha un effetto
temporaneo, riacquisterai le tue abilità motorie, anche se a breve credo che
Philly verrà a darti un’occhiata» gli spiegò, sorridendo nonostante i suoi
occhi fossero tristi. «Ho usato un anestetico molto forte per prepararlo, così quando io…» esitò per un istante,
chiudendo gli occhi come a voler trovare la forza di continuare. «Se io non dovessi farcela, almeno tu non
soffrirai. È l’unico regalo che ho potuto fare all’amore che potrei non vivere
mai, ti prego di accettarlo» gli disse, ignorando i movimenti furiosi dei suoi
occhi e i lamenti inarticolati colmi di orrore, di suppliche.
Ti prego,
no. Ti prego, non farlo.
Ti prego,
non morire.
«Come dicevano gli Spartani? “Torna con il tuo scudo o sopra di esso”?» gli chiese, falsamente
divertita, inchinandosi con la grazia di una dama, la versione satirica del
saluto di un cavaliere alla sua principessa. «Che io possa incontrarti di nuovo,
Draco Malfoy, e che io possa avere il tempo di conquistarti».
Quando sparì oltre la porta, chiudendola alle
proprie spalle, nessuno si azzardò chiederle cosa fosse successo a Malfoy. I
più coraggiosi, che trovarono la forza di avvicinarsi alla porta della stanza,
sentirono gemiti pieni di orrore, un pianto soffocato capace di farli
rabbrividire e, così com’erano venuti, sparirono per sbrigare le loro faccende.
Forse lei
lo aveva ucciso.
***
George Weasley l’aveva presa da parte non appena
suo fratello era stato sistemato in una delle ormai vuote camere della Tana.
Hermione se l’era aspettato, in realtà, perché Fred stesso aveva fortemente
dubitato di poter tenere il suo segreto ancora per molto tempo, quantomeno con
George. E, comunque, Percy aveva già scoperto tutto senza perdere la testa, era
più che giusto che anche lui sapesse.
«Hai intenzione di parlare da sola o devo
incatenarti e darti il Veritaserum?» le chiese, acido, indicando con un cenno
brusco la vecchia poltrona nell’angolo che lei ricordava appartenere a Molly e
che era stata spostata quando Percy ne aveva comprata una nuova, più comoda e
utile per i suoi problemi alla schiena. «Devo ripetermi?» insistette il gemello
– così simile a Fred, eppure così
differente – con una certa fretta, chiudendosi la porta alle spalle per
mormorare un Muffliato ed impedire
che potessero ascoltarli dall’esterno.
Intelligente.
«Non preoccuparti, non ci sarà bisogno di pozioni»
lo tranquillizzò, senza tuttavia specificare quanto inutile sarebbe stata quella
misura verso di lei. Tutte le Banshee erano immuni al Veritaserum6,
era uno dei requisiti fondamentali per ottenere l’abilitazione. «Credo che Fred
avrebbe preferito parlartene di persona, ma deve assolutamente riposare.
Immagino che non sia poi un gran problema lasciare che sia io a fare gli onori»
mormorò, accomodandosi ed indicando a lui il letto. «Ti conviene sederti, stare
lì come un Asticello sull’albero non cambierà nulla di quello che dovrò dirti».
Con un mugugno irritato, George fece come gli era
stato detto, le sopracciglia inarcate in un implicito invito a parlare. «Mio fratello mi nasconde
qualcosa da anni, non sono un idiota. Credevo che fossi semplicemente tu, nascosta da qualche parte, ma
evidentemente mi sbagliavo» constatò, spostandosi con un gesto brusco i capelli
rossi dal viso. Li aveva fatti crescere più di Fred, probabilmente per coprire
l’orecchio mancante.
«Io sono parte
del Segreto» confermò Hermione, prendendo un profondo respiro. «George, cosa-».
Toc toc.
Confusi, i due occupanti della piccola stanza si
voltarono in direzione della porta, ancora chiusa. Come avevano fatto a
trovarli? Nessuno avrebbe potuto sentire la loro discussione, George era un
maestro del Muffliato.
«Sono Rose, vi dispiace se vi faccio compagnia?»
chiese una voce da donna, gentile ma abbastanza autoritaria da lasciar capire
bene che lei non avesse la minima intenzione di accettare un no come risposta. Pochi istanti dopo,
senza che loro dicessero nulla, la testa bruna della fidanzata di Charlie fece
capolinea, priva del famoso sorriso che, a detta di Fred, non sembrava volerla
mai abbandonare. «Mi dispiace interrompervi, ma mi hanno detto che
probabilmente la mia presenza avrebbe aiutato a far chiarezza» spiegò, quasi
volendosi scusare – ma non davvero, si comportava quasi sapesse già che alla fine l’avrebbero ringraziata –, dopo essersi
chiusa la porta alle spalle.
«Chi ti
ha detto di venire?» sbottò Hermione, probabilmente ancora troppo estranea alla
ragazza per sentire necessario l’uso di un minimo di gentilezza. Il suo era un
lavoro che e aveva insegnato a non essere
cordiale.
Rose si strinse nelle spalle, indicando con un
cenno vago il piano di sopra, dove probabilmente gli altri Weasley erano troppo
occupati a prendersi cura del gemello ferito per pensare a loro tre. Fred
l’aveva mandata, quindi. «Oh, certo, anche mio padre mi ha chiesto di passare e
dare una mano. Ha detto che prima o poi un guaio simile sarebbe successo e tu
non avresti conosciuto tutti i dettagli da riferire a George» aggiunse, tirando
fuori un sogghigno che fece rabbrividire la giovane Banshee.
Lei conosceva quell’espressione.
La conosceva fin troppo bene.
«Per Merlino Rose, odio quell’espressione» si
lagnò George, alzando gli occhi al cielo ma facendole comunque cenno di
avvicinarsi al letto. «Mi ricorda troppo tuo padre ed il modo in cui guarda
Charlie. Credo sia l’oggetto principale dei suoi incubi, da quando lo hai fatto
venire alla Tana per conoscere la famiglia».
Hermione si accigliò, il dubbio sempre più
radicato in lei. «Suo… padre?» domandò, osservandola con attenzione quasi
maniacale che solitamente avrebbe dedicato ad un antico manoscritto o ad un
mandato d’arresto. Capelli scuri,
atteggiamento da padroni dell’universo, bellezza sorprendente7…
«Ti prego, lascia che io mi presenti come si deve»
cinguettò la ragazza, facendosi avanti per afferrarle la mano e scuoterla con
entusiasmo. «Rosemary Crave, viceresponsabile del Settore Draghi acquatici
della Riserva dei Carpazi8. E figlia del Dottor Crave».
Ovviamente.
«Avrei dovuto immaginarlo, tuo padre è sempre
stato un po’ troppo acido con Fred» fu tutto ciò che le disse, alzando gli
occhi al cielo. «Credevo che anche lui fosse arrabbiato per il suo rifiuto di
far parte dell’Organizzazione, invece era per Charlie, non è così?».
Rose scoppiò in una risata allegra, annuendo ed
accomodandosi vicino ad un sempre più confuso George. «Papà ancora ha un po’ di
difficoltà ad accettare questa situazione. Fred, oltretutto, somiglia molto al
mio Charlie, oltre a non avere paura di lui. Lo irritava da morire trovarselo
davanti, con il suo atteggiamento da sbruffone» ammise, esasperata. «Prima o
poi si rassegnerà. Credo di dovergli sfornare almeno una nipotina per compensare,
ma c’è tempo». Si fermò un attimo, scambiando un’occhiata con George, quasi ci
fosse una qualche battuta ad Hermione sconosciuta. «Beh, un po’ di tempo».
«Possiamo tornare al nostro argomento principale?
Non ho tutto il giorno» si intromise la Banshee, le sopracciglia inarcate e
giusto un po’ di stizza nell’essere esclusa dalla conversazione in quel modo.
C’era stato un tempo in cui lei era
stata l’unica non appartenente alla famiglia capace di scherzare e capire i
sottintesi. Ma era stato più di due anni fa. Lei era praticamente una estranea,
checché ne dicessero Ginny, Fred e Molly. «George, cosa sai tu delle Banshee?».
Lui la osservò confuso, per qualche istante,
lasciando che i suoi occhi cadessero senza tante cerimonie sul pentacolo cucito
sulla divisa che lei ancora indossava. Non era più sporca del sangue di Fred e
forse quello poteva essere considerato un successo. Chi sapeva come avrebbe
reagito, se avesse visto com’era ridotta? Se avesse immaginato le condizioni del suo gemello?
«Lo sapevo che non aveva davvero detto di no, lo sapevo» sbottò, incrociando le
braccia al petto. «Quando mi ha detto che l’avevano avvicinato ma che lui aveva
scartato l’offerta, io mi sono rifiutato di credergli, ma lui è stato talmente convincente! Ah!» aggiunse, con una
smorfia stanca. «Si è fatto del male in missione, non è vero? Ha sempre detto
che non sarebbe mai diventato un
militare, di alcun tipo! Figuriamoci uno talmente pericoloso! Quell’idiota».
Hermione iniziò a scuotere il capo prima che lui
potesse finire. «Lui non fa parte
delle Banshee. Ha rifiutato la proposta, come ti ha detto, ma ha suggerito me al suo posto. Ed ha accettato il
ruolo di consulente, viste le sue capacità creative. Le vostre capacità» spiegò, esitando poi per qualche istante. «Il Supervisore
avrebbe voluto entrambi, ma tu non eri compatibile».
«La perdita dell’orecchio ha danneggiato il tuo
senso dell’equilibrio in modo irrecuperabile» si intromise Rose, tranquilla.
«Ricordi quella volta in cui mio padre si è spacciato per un medico del
Ministero? Stava semplicemente verificando i tuoi requisiti» spiegò, indicando
poi un punto imprecisato all’altezza dello stomaco del futuro cognato. «Hai
fatto qualcosa per quel principio di gastrite, poi?».
Le sopracciglia di George avevano raggiunto un’altezza
incredibile. «Sono stato trattato come un gerbillo da laboratorio senza neppure
saperlo? Credo sia contrario ad una qualche legge» commentò, confuso e
parecchio irritato. Tornò a guardare Hermione, senza preoccuparsi di nascondere
la sua irritazione. «Ti dispiacerebbe dirmi la verità? Mio fratello non avrebbe
mai fatto il consulente. Tutto o niente, è così che Fred ed io l’abbiamo sempre
pensata. Se davvero non ha voluto entrar a far parte della vostra Squadra, di
certo non si sarebbe limitato ad aiutare».
Anche lei
se l’era sempre chiesto.
Fred e George Weasley non facevano mai nulla a
metà. Avevano lasciato la scuola con esplosioni di fuochi d’artificio, avevano
aperto un negozio di scherzi nel periodo più buio di Diagon Alley.
Perché li stava aiutando?
«Non ti sto mentendo».
«Non ti sta mentendo» si intromise di nuovo
Rosemary, guardando solamente George. «Non è per le Banshee che lui è rimasto e
non è per l’avventura che ha continuato a mettersi in pericolo. Se ci pensi
bene, probabilmente puoi capire perché».
Lentamente, George si voltò a guardare Hermione.
«Quel romantico bastardo, sapevo che si sarebbe
fatto ammazzare prima o poi».
La confusione della Banshee dovette essere
piuttosto evidente, visto il sospiro che Rosemary le dedicò, prima di
avvicinarsi e posarle una mano sulla spalla. «Noi non ci conosciamo, ma mio
padre crede tu debba sapere un paio di cose. Personalmente, eviterei di
buttarti altri pesi sulle spalle ma per quanto lui non abbia rispetto per il
cuore degli altri è comunque bravo in quello che fa, se crede sia giunto il
momento, io non mi oppongo. Detto questo, credo sia meglio che tu torni a
sederti» le disse, spingendola nuovamente sulla poltrona con un tonfo secco.
Non si era neppure resa conto di essersi alzata, se doveva esser sincera.
«Cosa diavolo
sta succedendo?» sbottò alla fine, incrociando le braccia al petto ed
osservando i due davanti a lei. Credeva di dover dare delle spiegazioni, non certo di doverle ricevere! Di certo non
da George!
«Io ho capito solo parte di tutta la questione,
quindi meglio che mi limiti ad integrare»
rifletté ad alta voce proprio il gemello, lanciando uno sguardo alla giovane
cognata, che annuì. «Hai detto che è stato Fred a proporti per le Banshee?».
Confusa, Hermione annuì. «Quando lui ha rifiutato,
ha indicato me come sostituto. Quando ho superato il test iniziale mi hanno
aiutata a sparire dalla circolazione, solo Fred sapeva. Senza l’Ordine ed il
Dottor Crave, probabilmente oggi non sarei qui».
E neanche
Harry, pensò, senza tuttavia dire nulla. Lipsia era una questione
privata, non le importava che loro fossero molto più simili ad una famiglia,
per Harry, di quanto non fosse lei a quel punto.
Rosemary accennò un sorriso che tuttavia si perse
quasi immediatamente. «Tu hai… superato
il test?» le chiese, esitante, mordicchiandosi il labbro inferiore come se già
quell’ovvietà non fosse poi tanto sicura
ai suoi occhi.
«Beh, ovviamente».
La ragazza scosse il capo. «Hermione, tu non hai mai
superato il test, proprio come Harry e George» le disse, incrociando le braccia
al petto. «È stato mio padre stesso a negare il permesso per voi tre. Siete
stati esaminati contemporaneamente, ma solo Fred e George sono riusciti a
superare i test psicologici e ad arrivare a quelli fisici, dove lui» indicò
George con un cenno del capo, «è stato poi bocciato. Tu non eri idonea».
Hermione restò in silenzio per un lungo istante,
fissando Rosemary come se le fosse spuntata un’altra testa. Avrebbe voluto reagire,
in qualche modo, ma l’intensità della sua espressione glielo impedì. C’era
qualcosa, nel suo modo di stringere le labbra, che la paralizzò sul posto.
Forse era un riflesso pavloviano conseguente alla lunga relazione professionale che aveva intrattenuto con il dottore:
ormai sapeva quando era autorizzata a parlare e quando, invece, era meglio
restare in silenzio in attesa della sentenza.
«Però lei è passata, alla fine» commentò George al
suo posto, accigliato. «Non sono sicuro che i miei sospetti siano corretti».
Rosemary sbuffò, alla ricerca delle parole giuste.
«Io l’avevo detto a papà che avrebbe dovuto sbrigarsela da solo» si lagnò,
mentre Hermione involontariamente si chiedeva chi potesse davvero lagnarsi con Crave senza ritrovarsi ad
affrontare traumi che non credeva neppure d’avere. Essere sangue del suo sangue
doveva averla aiutata. «D’accordo, via il dente e via il dolore. Hermione, tu
sei passata perché Fred ha supplicato
mio padre di prenderti» le disse, guardandola direttamente negli occhi. «Papà è
il migliore nel suo lavoro ma può seguire soltanto le Banshee, non può più
prendere altri pazienti esterni per evitare di…» fece un gesto vago con la
mano, «non lo so, forse confondersi. Comunque, Fred aveva già capito quanto pessima fosse la tua situazione e
durante il primo colloquio con papà lo ha praticamente supplicato di prendersi cura di te, anche a costo di prenderti fra
le Banshee. È arrivato direttamente davanti al Supervisore per perorare la tua
causa, dimostrandogli quanto potessi essere utile all’Ordine. È per questo che lui lavora con le Banshee
senza alcun riconoscimento, Hermione. Lui non avrebbe mai fatto parte di una
cosa del genere, se non… se non come prezzo per aiutare te».
«Dopo quello che è successo a Ron, io e Fred
abbiamo giurato non avremmo mai messo noi stessi in pericolo come durante la
guerra, se non fosse stato necessario» si intromise George, cupo. «Nostra madre
non avrebbe sopportato la perdita di un altro di noi, questo lo sai anche tu,
Hermione. Per questo mi sono fidato, quando Freddie ha detto che… che non aveva
accettato. Sarebbe stato un pericolo assurdo».
Flash di conversazioni, di piccoli gesti e ansie
tornarono alla memoria di Hermione. Fred era sempre sembrato piuttosto restio a
svolgere quelle sue piccole missioni, prima di poter aiutare direttamente lei.
Era sempre stato terrorizzato all’idea che qualcuno in famiglia potesse
scoprirlo, che George potesse capire
cosa faceva in quelle sue improvvisate fughe.
«Ma… perché? Perché rischiare così tanto solo per
me?» domandò, con un filo di voce. «È per… per Ron?» aggiunse, con il senso di
colpa sul punto di soffocarla, come se le avessero strappato il cuore solo per
riposizionarlo nella sua gola. Lei aveva
smesso di amare Ron da anni, eppure suo fratello rischiava la morte in onore
della sua memoria.
«Oh, no».
Quasi non sentì l’esclamazione colma di orrore di Rosemary, prima che le sue
mani calde cominciassero a sfiorarle il viso, con delicatezza. «Io l’avevo
detto a quel vecchio caprone! Sta
avendo un attacco di panico, George, smettila di guardarla come se fosse
impazzita! Non tirare fuori la tua bacchetta, potresti farla spaventare»
continuò, la voce simile ad una cantilena che Hermione non riusciva a
comprendere. Le stava esplodendo la testa, ma forse era a causa del cuore
incastrato in gola, forse non le faceva arrivare sangue al cervello. Ophelia
avrebbe saputo aiutarla, senza orma di dubbio. Ophelia era bravissima nel suo
lavoro, anche se era più a suo agio con i morti.
I morti.
Come Ron.
Come era stato Fred.
Fred, morto per omaggiare la memoria di Ron.
Lei aveva dimenticato Ron, lui stava morendo in
nome di un sentimento che non esisteva più.
«Hermione»
il tono autoritario di Rosemary le fece sollevare lo sguardo, annegandola in un
universo con lo stesso colore dei laghi ghiacciati della Svizzera. Erano così diversi da quelli di suo padre, ma
altrettanto profondi e capaci di incantarla. «Va tutto bene» continuò, mentre le sue mani si muovevano lentamente
sul suo viso con movimenti ciclici e ripetitivi. «Respira».
Senza potersi fermare, lei prese un respiro
profondo. Poi un altro. Poi un altro ancora.
Così come era arrivato, il cuore in gola scivolò
al suo posto, la sua testa smise di pulsare e le mani smisero di tremare.
«Come diavolo
hai fatto?» chiese George, pieno di ammirazione. Voltandosi, Hermione lo vide
accosciato al suo fianco, diviso fra lo shock e l’ammirazione. «Era un
incantesimo? Non hai neanche toccato la tua bacchetta!».
«Ipnosi» sbottò Rosemary, con una smorfia. «È un
trucchetto di famiglia, di solito lo uso sui draghi, non mi piace forzare la
volontà delle persone, ma in questo caso…» si strinse nelle spalle. «Hermione,
adesso cerca di star calma, probabilmente non hai capito un accidente, proprio
come aveva previsto papà» aggiunse, borbottando, per poi inginocchiarsi meglio
davanti a lei e prenderle una mano fra le sue. «Fred non ha fatto nulla per suo
fratello».
George grugnì un «Puoi dirlo forte», prima di
lasciarsi andare ad una risata senza allegria. «Quell’idiota è innamorato di te
da quando eravamo poco più che bambini,
Hermione. Non mi sorprenderei se avesse deciso di aiutare le Banshee anche per
poterti tenere d’occhio. Quell’imbecille di un romanticone si sarebbe
volentieri fatto uccidere per te» le disse, diretto, senza il minimo riguardo
per lo shock nell’espressione di lei. «Durante il vostro sesto anno ha anche
pensato di rifilarti una pozione, pur di non farti più soffrire a causa di Ron
e Lavanda».
Rose inarcò le sopracciglia, guardandolo. «Non è una
cosa molto carina da fare».
«Credimi, tu non hai idea di cosa fosse diventato
mio fratello con Lavanda. Non credo di aver mai visto Fred più furioso, ha
passato le vacanze di Natale minacciando di strozzarlo. Non sopportava l’idea
che lui trattasse male l’unica ragazza che lui…» strinse le labbra, scuotendo
poi il capo. «Non è giusto che io dica certe cose, Ron si è ripreso alla fine,
nel poco tempo che hanno avuto a disposizione. Io so che Freddie non si è mai
pentito di non aver agito scorrettamente».
«Io… io l’ho sorpreso con un mio capello» esalò
Hermione, ricordando la conversazione avuta non più di una manciata di giorni
prima proprio con il gemello. «Credevo che volesse dare la pozione a Ron. Se lui era già…preso da me, perché avrebbe avuto bisogno di
un mio capello?».
George sbatté le palpebre un paio di volte,
confuso, per poi scuotere il capo. «Credevi forse che ti avrebbe mai rifilato
un filtro per farti innamorare di lui?
Non l’avrebbe mai fatto» disse, vagamente indignato. «Voleva solo che tu…
superassi Ron. Era l’opposto di una
pozione d’amore. Col senno di poi, forse avrebbe dovuto farlo e tu ti saresti
risparmiata…» con un gesto indicò la situazione in cui si stavano trovando,
«tutto questo. E non avresti rischiato la vita, proprio come quell’idiota al
piano di sopra».
Sono decisamente più egoista di quanto tu
non creda.
Le tremarono le mani e, per un lungo istante, fu
lieta che Rosemary gliele stesse ancora stringendo, nascondendo almeno un po’
la sua debolezza. C’era così tanto
che all’improvviso aveva un senso diverso da quello che lei aveva inizialmente
trovato. Così tanto.
Nessuno
ti ha mai detto quanto tu sia affascinante, Hermione cara?
Ma era molto più vecchia la questione, non si
trattava solo delle ultime settimane. C’era Fred che la consolava al Ballo del
Ceppo, Fred terrorizzato all’idea che il suo esperimento le avesse fatto del
male, Fred che quasi l’aveva supplicata di concedergli almeno un ballo al
matrimonio di Bill9.
C’era Fred che la rassicurava, che comprendeva la sua confusione nel non
riuscire a soffrire per Ron il giorno del funerale, che la abbracciava e le
augurava di avere un futuro brillante con le Banshee.
Come aveva fatto a capire l’origine del suo
dolore, il giorno del funerale?
Era stata
una stupida. Lui aveva sempre saputo.
Perché Fred, diversamene da Ron, l’aveva vista fin
dal primo giorno. L’aveva vista come Hermione, non come l’altra amica di Harry, non come secchiona Granger.
Come
Hermione.
«Quell’idiota» sbottò, sentendo le lacrime
bagnarle le guance. «Quel grandissimo
idiota» aggiunse, alzandosi in piedi e scansando i due che erano ancora
seduti accanto a lei e la stavano osservando come se fosse definitivamente
impazzita. «Se solo avesse parlato
prima, adesso…» scosse il capo, marciando verso la porta come se avesse voluto
buttarla giù con lo sguardo. «Quell’idiota ha detto di amarmi un attimo prima
di morire» sbottò, voltandosi un
attimo verso George e Rose, più confusi che mai. «L’idiota non sapeva che Katie
lo avrebbe riportato indietro, quindi era pronto ad andarsene senza assicurarsi
che io gli credessi! Senza chiedermi
se per caso io ricambiassi!»
aggiunse, allargando le braccia come se avesse voluto prendersela con
l’immensità del Cielo. O forse direttamente con l’ignaro Fred, al piano di
sopra. «È una cosa così… così… stupida
da essere perfettamente da lui! Ed
ora che è sano e salvo ed io ho finalmente capito? Ah! Adesso io sto per partecipare ad una missione suicida!»
continuò, suonando un po’ matta, dato lo sguardo confuso e poi preoccupato
degli altri due. «Oh no, io non ho la minima intenzione di diventare la
protagonista di una tragedia, il dramma lo può lasciare a qualcun’altra».
Con la furia di una vera Banshee, allora, spalancò
la porta e si precipitò su per le scale, probabilmente saltandole due alla
volta. Fece irruzione nella stanza in cui avevano depositato Fred come se
avesse voluto strangolarlo e quasi non aspettò che Molly, parecchio confusa, si
allontanasse da lui, prima di afferrarlo per il bavero del camice che ancora
indossava e scuoterlo come se non ci fosse un domani.
Ophelia
le aveva assicurato che fosse totalmente guarito, magari solo un po’ stanco per
lo shock di essere resuscitato.
Si fermò solo quando lui aprì gli occhi, lo
sguardo pieno di confusione e paura, incurante delle affermazioni oltraggiate
di tutti gli altri occupanti della stanza. Ginny doveva aver imprecato ed era
piuttosto certa che Harry avesse messo le mani sul pancione per schermare le
orecchie dei bambini dal linguaggio scurrile della madre.
«Hermione?».
«Quel filtro, al sesto anno» gli disse lei, fra le
lacrime. «Quel filtro non avrebbe funzionato, io non ero innamorata davvero di lui10» sbottò, senza
lasciarlo andare, osservando la consapevolezza affiorare nei suoi occhi chiari.
«E se tu avessi parlato prima di morire, brutto pezzo di Troll, adesso io
non andrei a morire senza aver amato
davvero!».
Un silenzio agghiacciato cadde sugli occupanti
della piccola stanza mentre una affannata Rose li spingeva tutti fuori, senza tante
cerimonie, probabilmente volendo concedere loro qualche minuto di pace.
Lei sapeva
che in pochi istanti gli altri membri della squadra sarebbero andati a
reclamare sia Hermione che Harry. Sapeva
che le loro speranze erano davvero poche. Non c’era verso che il Dottore non le
avesse detto tutto.
Anche Ginny lo sapeva, l’aveva sentita imprecare
contro Harry non appena era arrivata alla Tana.
«Hermione, cosa… che vuol dire morire?» fu la prima cosa che le chiese
lui, le mani sulle sue braccia, come a volerla tenere proprio lì vicino, a
portata di mano. Quasi potesse già sparire. «Cosa… Winnie? L’avete trovata?».
«Stiamo andando a prenderla e a distruggere quel
mostro, se possibile» fu la breve risposta che ottenne, fra le lacrime di lei.
«Perché non me l’hai mai detto, brutto idiota? Avremmo potuto sistemare questa
faccenda anni fa! E tu non saresti qui».
Fred scosse il capo. «Era… era così che doveva
andare. Ma ora dimmi della missione! Che significa che stai andando a morire?
Cosa diavolo credete di fare? Harry è
coinvolto? Maine? Lui di certo non vi manderebbe a morire! Katie potrebbe, ma
lei è con Malfoy» blaterò, scuotendola leggermente. «Hermione, io vengo con te!
Cosa dobbiamo fare? Hermione, dimmi-».
Senza preavviso, lei lo baciò. «Questo vale per
gli anni passati» gli disse, allontanandosi di un passo e sfuggendo dalla sua
presa. «Sai di non poterti muovere, Weasley, non rendere le cose più difficili»
aggiunse, un leggero sorriso ad incurvarle le labbra. «Farò del mio meglio per
tornare e, quando lo farò, riprenderemo questo discorso. Sono stata chiara?».
«Hermione…».
Lei era ormai arrivata alla porta, lui stava
ancora faticosamente lottando con le sue coperte. Probabilmente ogni arto
doveva pesare tonnellate, ma era disposto a combattere. «Per quello che vale,
credo di essermi innamorata di te anni fa».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi
per futuri aggiornamenti!
Se sentite qualcuno
piangere, probabilmente sono io.
Ho un Malfoy che minaccia
di uccidermi, una donna incinta che mi sorride con in mano un bisturi e Fred
che mi guarda e dice “mi hai resuscitato per farmi soffrire????”.
Vorrei dirvi che il lieto
fine sarà assicurato.
Vorrei, ma non mi piace
mentire.
Punti importanti:
» *
- Oh la
tempesta si sta scatenando contro di noi / Se hai paura di cadere allora non
guardare giù / Ma abbiamo fatto questo passo, abbiamo fatto questo salto / E
prenderemo ciò che verrà, prenderemo ciò che verrà. Io vivo per gli Imagine Dragons e questa canzone credo sia molto
adatta alle coppie di questa storia, soprattutto Fred ed Hermione, che in
realtà non sono una coppia. Veramente neppure Kate e Draco lo sono. Mi restano
solo Philly e Barry ❤
» 1
– Mi è stato riferito che a Limoges, in Francia, sono famosi per le
ceramiche, non è un’informazione di primo pelo, quindi se si tratta di una
sciocchezza dovete perdonarmi, a casa non mi fanno avvicinare alla roba di
porcellana ¯_(ツ)_/¯.
» 2
– Oltre al suo lavoro da Banshee, che spesso e volentieri l’ha portata a dover
memorizzare i dati ed i visi dei peggiori criminali in circolazione, non
dimenticatevi che Kate è una purosangue. Ci sono famiglie dell’alta società che
hanno foto di Bellatrix come mia nonna ha quelle del Papa.
» 3
– Nessuno coglie il riferimento a Pretty Princess? Una vera regina non
accavalla mai le gambe! Regina Clarisse nel ❤. Una ragazza vuole solo
tre cose nella vita: mangiare senza ingrassare, parità di trattamento e
diventare principessa di Genovia.
» 4
– Lasciate che vi spieghi: Selezione
Naturale. Draco è geneticamente
perfetto per fare figli negromanti, probabilmente ha qualche antenato a sua
volta. E l’accoppiata perfetta è proprio con Kate. Da qui il suo essere Auctor. L’unica cosa da capire è che
sono geneticamente perfetti insieme, innamorati proprio a causa della biologia.
» 5
– Citazione da “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas.
» 6
– Stesso principio di quelli che vogliono diventare immuni ai veleni: ogni
giorno una dose sempre maggiore finché non ha più effetto. Le Banshee devono essere immuni al Veritaserum,
conoscono troppi segreti importanti.
» 7
– Se i Weasley si riconoscono per “capelli rossi, una vecchia toga di seconda
mano” [Cit. Draco Malfoy], i Crave si riconoscono perché sono belli, dannati e
con i capelli scuri. Oltre gli occhi, Rosie è tutta figlia di suo padre.
» 8
– Rose è figlia di un genio. Ed è nipote di un genio (il padre del Dottor Crave
era un pozionista famosissimo. Lei ha studiato con i migliori Magizoologi e a
vent’anni è diventata la più giovane viceresponsabile di un’intera sezione
della Riserva in Romania. Suo padre le ha proibito di entrare a far parte delle
Banshee e lei lo ha ripagato trovandosi un fidanzato di dieci anni più grande
di lei. Povero Dottore, cuore spezzato.
» 9 – Episodi che
ovviamente ho inventato io, tranne quello dell’invenzione impazzita. Nel sesto
libro Hermione viene colpita da un pugno in scatola (o una cosa simile) ed è
Fred a darle la pomata per il livido ❤
» 10 – Non sto dicendo
che Hermione non fosse legatissima a Ron, posate i forconi. Ma per me fra loro
è stata più una questione di abitudine
e forte amicizia magari unita ad attrazione, non vero amore. Ehi, nella mia
ultima ff l’ho fatto diventare un pazzo, qui sono stata clemente, è morto da eroe.
Amo
Rosemary Crave alla follia e amo anche tutti gli altri.
Oh,
vi conviene dare un’occhiata a due capitoli fa, mi sono accorta di aver
pubblicato la versione sbagliata (ho solo aggiunto una frase, nulla di
assurdo)!
Essere in una relazione con una Banshee non è molto comodo.
Potrei non riuscire ad aggiornare la settimana
prossima! Farò del mio meglio!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie