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Autore: Dreamer_imperfect    03/07/2017    0 recensioni
[Audrey/Percy]
Tratto dal testo:
George si avvicina silenziosamente a Percy, intento ad abbottonarsi il cappotto. È giusto un sussurro.
"A Fred sarebbe piaciuta".
È un sussurro, ma è abbastanza.
(è anche troppo)
***
Percy Weasley stava urlando e non potevo proprio non ascoltarlo e anche perché la guerra, se non si è da soli, può fare meno paura.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Lele's corner: di tempo ne è passato, non vi starò a elencare tutti i problemi, neanche a chiedervi troppe scuse. Mi dispiace, ma sono successe tante cose dall'ultimo aggiornamento, alcune brutte, altre belle e importanti. Il capitolo è cortino e incentrato su un unico argomento, ma glielo dovevo e non poteva essere diversamente! Sembra anche inutile, ma alla fine (se ci arriveremo prima che io sia decripita) capirete che è un puzzle in cui tutto trova il suo perché, anche Alex, quindi. Domani parto dall'Italia e sono agitata- agitatissima, c'è un po' di me stessa qui dentro, spero che capiate e appreziate. Non so come saranno gli aggiornamenti dei prossimi mesi, però ci saranno, il che è già qualcosa. Un bacio e buona estate, godetevene la magia. 
Lele
 
Capitolo sette
Ho fatto in tempo ad avere un futuro, Ligabue
 
Si trova sempre una ragione per restare
O continuare o ricominciare
O scivolare sugli stessi sbagli
Al limite dei sogni, al limite dei sogni

Ho fatto in tempo a dire “che palle!”
Quello che un tempo era meglio che mai
Porta pazienza, se faccio di peggio
Ma è solo stasera, mi passa vedrai
Ho fatto in tempo ad avere un futuro
Che fosse molto più grande di me
Magari ne merito un altro di nuovo
Dove comunque ci sei anche te

 
Si sveglia sulla spalla spigolosa di Rick, mentre riconosce le coperte azzurre della sua camera da letto. È una giornata in cui non vuole minimamente alzarsi dal letto e questo lei lo ha capito anche prima di aprire gli occhi. Settembre porta sempre con sé una buona dose di cambiamento che solo la fine dell’estate può dare, i ragazzi ad Hogwarts stanno già affrontando le loro lezioni animati ancora dalle ore di ozio e riposo che rivedranno a luglio e gli adulti, chi più e chi meno, si sforzano di far combaciare la loro vita.
È così che Audrey Beckers, mentre scuote insistentemente la spalla di Rick e scruta il suo profilo, affronta la giornata: con il pensiero di far combaciare una vita che non è la sua. Oggi infatti Alex parte e Aud ha già notato il gufo dall’amico alla finestra, vorrebbe ignorarlo: perché fare finta che qualcosa non esista è sempre più facile e quindi, ancora per qualche decina di minuti, per Audrey non esiste il biglietto di Alex che – ne è sicura – la prega di andare ad aiutarlo. Ciò le fa sembrare che il momento di quella Smaterializzazione sia più lontano, distante e non che uno dei suoi migliori amici se ne stia effettivamente andando. Si dà della codarda da sola, ma sa già che tutto ciò non la fa sembrare più vigliacca, solamente più umana: è sempre Alex quello che sta partendo, portando a 5264 chilometri di distanza anche un pezzo del suo cuore.
Rick, che segue il suo sguardo fino al gufo al di là del retro, le accarezza amorevolmente la testa e va in cucina, preparando il caffè per tutti e due, dato che crede che sia possibile anche solo pensare a quella giornata senza una buona dose di caffè a scorrere dentro il loro corpo. Era da un po’ di tempo che non condivideva la colazione con Audrey tra le mura gialle delle cucina di casa dell’amica, l’ultima volta risale a quando lui le ha portato dei cornetti caldi trovandola ancora che dormiva qualche mese fa e si ricorda anche le imprecazioni che lei gli aveva rivolto. Manca poco all’inizio del suo turno di lavoro, per questo si muove giusto un po’ più veloce tra gli scomparti disordinati dell’amica.
«Hai intenzione di andare a lavorare proprio oggi? » conosce abbastanza bene la voce di Audrey per percepire la leggera nota di disappunto e incredulità che sembra accusarlo e Aud non fa fatica a nota le braccia di Rick, che le dà le spalle, tendersi sotto la stoffa leggera della maglietta, non ha bisogno di una sua risposta per riprendere a parlare « oltre a essere sabato, oggi è l’ultimo giorno in Gran Bretagna di Alex! Sai il nostro migliore amico? Quello che va Boston? Te lo ricordi o ti è dato di volta il cervello? ».
« Certo che me lo ricordo – si gira verso di lei, mentre le si avvicina di qualche passo ignorando il sarcasmo nella sua voce – e oggi devo lavorare, esattamente tre 43 minuti dovrei stare già dietro il balcone. L’ho già salutato ieri, io » vede gli occhi di Audrey spalancarsi terribilmente e acquistare una sfumatura più scura e l’unica cosa che Rick pensa è che tutto ciò è veramente molto prevedibile.
« Cosa? E perché non me lo hai detto? Ma quando? Io-».
« Ieri, prima che passassi a prenderti per andare da Stef. Non te l’ho detto subito perché, punto numero 1, dovevamo andare da Stef. Numero 2, eri soddisfatta, molto soddisfatta dalla giornata di ieri, non volevo incupire il tuo buon umore e numero 3, non sarebbe cambiato niente e questo tu non puoi negarlo » mentre prosegue le sue argomentazioni alza nella mano sinistra un altro dito e sotto quegli occhi che la fissano attento sa bene di non poter obiettare più di tanto.
« Ok, hai ragione, ma – non può fare a meno di aggiungerlo – sarebbe stato comunque carino che tu lo me dicessi, bastardo … come stava? » chiede.
« Era un po’ agitato e be’, quando ci sia salutati davvero mi ha fatto un po’ impressione: nel senso, Alex parte. Questo qui non sa neanche distinguere una Corona babbana da una Heineken, babbana anche questa, e se ne va a Boston e, perdona il francesismo, ci sta fottendo tutti. Quindi, sì, è strano- stranissimo, ma io sono un uomo, bambina – ora vuole farla ridere e sviare l’argomento – non andrò avanti a parlare dei miei sentimenti ».
« Hai ragione, macho man – d’altronde è Rick e, ovviamente, riesce a farla ridere – sia mai che un uomo si tolga di dosso tutti gli stereotipi sbagliati che ha sulla propria testa ».
Fanno colazione assieme e non toccano più l’argomento, si prendono in giro e Rick, dall’alto dei suoi ventitré anni, si rovescia il caffè addosso e Audrey ovviamente lo prende in giro perché è questo che fanno i migliori amici, come non manca di sottolineargli. Lui la saluta con un bacio frettoloso in fronte, rimarcando i centimetri di altezza che ha in più: non che Audrey sia bassa, ma Rick è davvero alto.
Si prepara con calma, coprendo le occhiaie violacee come meglio più e acconciandosi i capelli lunghi e rovinati in una coda bassa, si infila in tasca il biglietto di Alex, che la prega di venire da lui ad aiutarlo con le valigie. Armata di tutto il coraggio possibile, con un grande respiro, si Smaterializza davanti a casa di Alex.
΅΅΅
A Audrey casa di Alex è sempre piaciuta, certo c’è sempre puzza di sigarette Babbane e di chiuso, ma sa di Alex: a partire dalla maglietta spiegazzata nel bel mezzo del pavimento fino al quadro che ritrae un pittore all’opera e che, detto sinceramente, è orribile.
Lui le sorride che lei lo deve ancora vedere, come al solito, mentre le si avvicina veloce e gioioso stringendola in un abbraccio che stona perché sa già un po’ di addio e questo pensiero la rattrista un attimo. 
«Allora, questa valigia?» dice poi, mentre Alex le indica un cumolo di vestiti appoggiati nel letto del suo bilocale. Lui le racconta del più e del meno, di Paul che, per salutarlo, lo ha abbracciato e gli ha detto di non farsi crescere i baffi perché ha ventidue anni e perché ormi sono fuori moda anche per lui e di Layla che gli ha ripetuto che, se non viene al matrimonio, non glielo perdonerà mai e poi mai, mentre gli intimava di ricordarsi di mangiare e mettere la testa a posto. In tutta risposta lui le ha fatto una battuta, davvero patetica, ma che comunque, mentre gliela racconta concitato, la fa comunque sorridere perché Alex la testa a posto la ha già messa, ma non si ricorda in quale posto.
«Invece, tu come stai?» le chiede poi interessato. Una delle tante capacità di Alex è che cambia argomento con estrema naturalezza e così Audrey si trova a essere il soggetto della conversazione quando fino a poco fa si parlava del cane della vicina che non lo ha fatto dormire neanche stanotte.
Audrey allora gli racconta di Rick che si è sbrodolato addosso il caffè, del naso rosso di Stef, che Ruben non le ha ancora risposto alla lettera e non sa minimamente se abbia chiesto qualcosa a Noemiè. Di se stessa invece dice, che non vorrebbe, ma che è davvero preoccupata per Olivia perché non si vedono da più di 48 ore e crede che questa sera guarderanno La febbre del sabato sera assieme senza che Olly ne sia informata prima, dice che deve spedire un pacco postale per sua nonna, ma non ne ha davvero voglia. Parla del vestito nero che le starebbe davvero benissimo, ma costa più di quanto si possa e voglia permettere per un vestito e che quindi lo guarderà unicamente dalla vetrina. Prima però che se ne renda conto, piegando con stizza l’ultima t-shirt rimasta, dice anche che ha guardato una cartina e ha visto che tra Londra e Boston ci sono 5264 chilometri e che loro sono così piccoli rispetto a tutta quella distanza.
Alex la stringe veloce allora, perché lui davvero con le parole non ci sa fare e glielo ripete anche adesso. Vorrebbe dirle che li ha contati anche lui ieri sera, che sa bene che di sei sono rimasti in quattro e mezzo (quel mezzo sarebbe Pet che se l’è cavata scrivendogli una lettera per salutarlo), che ha una paura da morire e le vuole fare a Natale un regalo costoso per ripagarla di tutte quelle volte che gli ha dato vitto e alloggio gratuitamente, ma inspiegabilmente sa anche che con Audrey non serve esprimersi così.
Loro sei hanno un rapporto molto delicato tra di loro, le dinamiche sembrano un po’ difficile da capire a occhio esterno, ma sono importanti. Alex e Audrey non escono magari tanto da soli, ma poi a tavola si siedono vicini e lui le accarezza i capelli con fare fraterno e le dice che è diventata ancora più bella, mentre lei alza gli occhi al cielo e sbuffa perché non ci crede. È che, per Alex, Audrey è un po’ il porto sicuro: la casa da cui si rifugia senza essere invitato e un aiuto perenne, costante che coglie sempre al volo e con piacere. D’altronde, lontana da casa, da tutti, Aud si è fatta una vita da sola contando solo sulle sue forze e il suo sorriso delicato, ma sempre azzeccato. È ciò che dovrà fare anche Alex, d’ora in avanti, camminare da solo, capire di essere forte e nonostante sappia anche lui che prima o poi ci riuscirà, è normale esserne spaventati, sentirsi piccoli e in preda alla paura davanti ad un passo così grande.
«Vai via bambino e torni uomo» glielo dice Audrey mentre si ordina – controllo! – di non bagnargli la maglietta con le lacrime.
«Stai tranquilla: so che ti piace un po’ di barba negli uomini, quando mi rivedi non resisterai più al mio charme, perché, diamine Audrey, ci conosciamo da anni e non mi hai mai voluta dare nemmeno una possibilità» riesce così a far ridere entrambi.
«Sogna, caro – dice lei, mentre sta al gioco – Ah! A proposito di questo, guai a te se ti innamori di una americana che ti spezza il cuori, di un’ipotetica gemella della ragazza di Pet o di una donna che assomigli vagamente a mia madre-».
«Tu, piuttosto, non ti innamorare e basta, che questo sì che sarebbe un colpo al cuore per me e Rick, e forse anche un po’ Paul, e ovviamente per il malcapitato» tace solo quando Audrey gli dà una botta nella spalla che non lo ha minimamente sfiorato, mentre chiude quell’ultima dannata valigia.
«Sei sicuro che non ti accompagni nel luogo in cui ti hanno autorizzato a Smaterializzarti per il trasloco?».
«Sì – annuisce – è una cosa che voglio fare da solo, sai un passo da uomo e poi non voglio che tu mi veda in quelle condizioni, in preda all’ansia e annessi e connessi» ora l’aria intorno non può che suonare d’addio e Audrey sente già il respiro farsi pesante, sconnesso perché gli addii le hanno sempre fatto schifo e chissà quando, diamine, lo rivede.
«Aud, io faccio schifo in queste cose però, insomma, siamo sempre io e te, capito? Non vi sbronzate al pub senza di me e non fare colpi di testa, metti in sesto tutta la carreggiata come sai fare e non perdere te stessa, facendoti carico di qualcun altro e sì, be’, 5264 chilometri sono niente in confronto a quello di cui sei capace tu» lo dice a fatica e si mangia qualche parola, è di fretta, vorrebbe che questo momento finisse subito, mentre Audrey che non finisse mai. Le labbra carnose, le sopracciglia corrucciate, i capelli che ricadono sulla fronte e le spalle larghe tese: cerca di ricordarsi tutto di quel momento perché Alex sta partendo e lei, davvero, non vuole proprio piangere davanti a lui.
«Niente a confronto di quello che sei capace di fare tu. Non sono solo io in grado di tenere insieme i pezzi, sai? Per quanto tu senta che a te manchino dei pezzi di te, a incollare gli altri sei sempre stato bravo: le tue risate e parole gentili si insinuano ad ammorbidire gli spigoli con naturalezza. E stai attento tu, piuttosto – respira forte -, per Merlino, ascoltami una volta sola perché non mi voglio ripetere: stai attento a chi ti fidi, sii gentile e positivo, non dire troppe parolacce e ricordati di fare la spesa! Ricordati che non sei solo, che 5264 chilometri sono nulla e che, anche se devi ancora capirlo, tu sei forte e soprattutto sei giusto. Andrà tutto bene, ok? Se non va bene, non è la fine. Ripetitelo quando sei triste» triste adesso lo è lei, perché il momento è arrivato ed è sempre difficile lasciare andare qualcuno a cui si vuole così tanto bene.
«Mentre trovi te stesso, lì fuori, capisci la tua strada, pensami solo ogni tanto – non può fare a meno di chiederglielo, mentre gli lascia un bacio sulla guancia – ti voglio bene» ha avuto paura che la voce le si incrinasse nell’ultimo pezzo, chiude gli occhi e lascia un respiro profondo.
«Ti voglio bene anche io, anche se sei così sentimentale» dice ovviamente. La verità è che chi ha gli occhi lucidi adesso non è più Audrey.
Prima che lui si Smaterializzi con tutte le sue valigie e che le lasci un dolce bacio sulla tempia, Aud ovviamente non può fare a meno di dargli dello scemo.
΅΅΅
Torna a casa solo dopo che si è infradiciata per le vie di Camden Town, si cava le scarpe e prima di scendere di sotto da Olivia, perché ha bisogno di lei, nota il sorriso di Alex attaccato alla parete del salotto. Sembra destinata proprio a lei. Sbuffa, sorride e in bocca al lupo.
 
 
 
  
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