Episodi
forse senza senso della vita da liceale di Sanji Vinsmoke
Tragicommedia
in due atti – II (La Famiglia)
Il Baratie si era
lentamente svuotato al termine dell’ora del pranzo, e Sanji
si mise a riordinare la sala del ristorante fischiettando carole natalizie, per
restare in tema con l’avvicinarsi della sua festività invernale preferita.
Sentendo la campanella d’ingresso tintinnare si
voltò ad accogliere i nuovi clienti, ritrovandosi di fronte nientemeno che
Trafalgar Law ed Eustass Kidd. Nessuno dei due era
tipo da farsi influenzare dalla gioiosa atmosfera di festa che appiccicava
sulle labbra della gente normale quel sorriso da “a Natale siamo tutti più
buoni”, ma le loro facce tetre sembravano uscite da un funerale.
“Ok, chi è morto? Guardate che questo è un
ristorante, mica le pompe funebri.”
“Allora consigliami un becchino di fiducia per
domani. Per adesso devo solo prenotare un tavolo.” Replicò acidamente un
Trafalgar che a giudicare dalle borse sotto gli occhi non dormiva da giorni.
Kidd sembrava essersi rosicchiato un bel po’ di
smalto dalle unghie, ma il suo carattere di fuoco era tutt’altro che domato:
“Ehi, non sottovalutarmi! Non mi farò spaventare da quegli st*onzi!”
“Ok mi avete perso. Vi spiace spiegarmi tutto
dall’inizio?” sbottò Sanji.
“La mia famiglia vuole conoscere Eustass-ya.”
Fu la sintetica risposta.
Sanji
inarcò un sopracciglio verso il rosso: “Credevo che avessi già incontrato il
signor Corazòn.”
“Sicuro, io e Cora andiamo d’amore e d’accordo! Lui
è un tipo davvero fighissimo, mi ha dato dei consigli
grandiosi sui trucchi da usare, sul look e gli piace pure la musica del mio
gruppo!”
“Già, lo ama quasi più di me.” Commentò sarcastico
Law.
“Geloso, Trafalgar? In effetti pensandoci bene
potrei lasciarti per tuo padre, a meno che tu non mi convinca a cambiare idea…!”
lo stuzzicò Kidd con una maliziosa strizzatina d’occhio che sottintendeva
esattamente in che modo Law avrebbe
potuto convincerlo.
Vederli tornare ai loro consueti scambi di battutine
provocatorie tranquillizzò notevolmente Sanji: “E
allora dov’è il problema?”
Law parve ritrovare all’istante tutta la precedente
tetraggine: “Il problema è IL RESTO della mia famiglia.”
In poche parole, lo zio di Trafalgar aveva scoperto
che il suo “nipotino preferito” aveva il fidanzato; così, con la scusa di “una
cena tutti insieme come ai vecchi tempi” l’indomani si sarebbe presentato con
l’intera famiglia allargata per un ritrovo a cui aveva “cortesemente obbligato”
la partecipazione di Kidd.
Law terminò la spiegazione con un’imprecazione sanguinosa
che lasciò basiti entrambi i ragazzi: “Maledizione, non so neppure come diavolo
abbia fatto a scoprirlo!”
“Forse gliel’ha detto tuo padre?” suggerì Sanji.
“Assurdo. Cora non rivolge la parola a suo fratello
maggiore da anni. Hanno litigato di brutto per come lui gestiva la sua
cosiddetta ‘attività famigliare’.”
“Il modo in cui l’hai detto non è molto
rassicurante.”
“Lo sarà anche meno sapere che il vero nome di mio
padre è Rocinante Donquixote,
e se ci siamo trasferiti qui a East City è stato proprio nella speranza di non
avere mai più nulla a che fare con gli affari di Doflamingo
Donquixote.”
Sanji
aveva già sentito parlare della Famiglia Donquixote.
Cavolo, chiunque non vivesse sotto un sasso li conosceva! Ufficialmente era una
grossa ditta di import-export internazionale, ma era implicata in una miriade
di indagini per sospetta attività criminale e organizzazione a delinquere.
E ora una cosca mafiosa si sarebbe riunita nel suo
ristorante per minacciare il fidanzato del nipote del boss.
Che felice Natale!
*
Il giorno dopo le porte del Baratie
si aprirono per accogliere il nutrito gruppo di nuovi avventori. La Famiglia Donquixote, almeno a prima vista, non era affatto come Sanji se la immaginava: quel mucchio di fenomeni da
baraccone sembrava scappato da un circo anziché da una galera, e nessuno
guardandoli avrebbe immaginato che fossero il gruppo criminale più pericoloso
della nazione.
In disparte tra loro Sanji
scorse Corazòn: sulle sue labbra il trucco sapiente
simulava un sorriso che neppure le sue straordinarie doti d’attore potevano
fingere, e i suoi occhi troppo onesti erano nascosti dalle lenti nere degli
occhiali da sole. Nonostante questo e la lunga giacca di piume corvine, era
ancora il più sobrio tra i convitati. Salutò Sanji e Zeff con un cenno del capo, ma dalla sua bocca non uscì una
parola. Probabilmente non avrebbe parlato fino a quando il fratello non avesse
lasciato la città.
A quel pensiero l’attenzione di Sanji
si spostò sul leader indiscusso di quel gruppo di macchie colorate per
daltonici: una pertica dai corti capelli biondi e dai ridicoli vestiti, che
toccavano il picco del cattivo gusto nel cappotto di piume di fenicottero e
negli strambi occhiali da sole fucsia. Il suo braccio era avvinghiato alle
spalle di Trafalgar, che da parte sua stringeva spasmodicamente la mano di
Kidd, forse per impedirsi di strangolare suo zio, a giudicare dallo sguardo
assassino che gli scintillava nelle iridi grigio tempesta.
Doflamingo
si sedette ovviamente a capotavola, insistendo per avere il nipote e il suo
fidanzato al suo fianco. Da parte sua Eustass Kidd
non sembrava turbato dal campionario di soggetti equivoci che lo circondavano;
nel suo sguardo d’oro ribollente ardeva solo un malcelato disprezzo.
Un attimo prima che Zeff
potesse ordinare a Sanji di servire gli antipasti, le
porte del ristorante si aprirono di nuovo, e il biondo poté sentire il cuoco
più vecchio sussurrare un’imprecazione da manuale. Non appena si voltò capì il
perché; gestire i clienti abituali era una cosa che facevano con tanta
naturalezza che non avevano tenuto in considerazione che la tradizionale cena
di Natale dei dirigenti della Baroque Works si
sarebbe tenuta proprio quella sera.
Immancabilmente come tutti gli anni, e
impeccabilmente elegante come ogni giorno dell’anno, Mister Crocodile
fece il suo ingresso seguito dal suo braccio destro Daz
Bones e dal resto dell’eccentrico gruppo di esecutivi
della sua azienda, la più grande e influente di East City, nonché dalla
reputazione sospetta quanto quella dei ‘colleghi’ di North City.
Sanji
si chiese se era il caso di correre nella chiesa più vicina ad accendere una
dozzina di ceri e pregare perché il ristorante fosse ancora in piedi alla fine
della serata.
Sperare che i due gruppi si ignorassero a vicenda fu
un’illusione effimera come un fiocco di neve a luglio; Crocodile
con espressione incredula si avvicinò alla testa del tavolo della Famiglia Donquixote e sbottò irato:
“Cosa diavolo ci fai TU qui?”
Doflamingo
esibì tutta la sua smagliante dentatura in un ghigno perverso da far
rabbrividire:
“Croco, così farai credere alla gente di non essere
felice di rivedermi!”
“Sta’ zitto ammasso di piume rosa, non sto parlando
con te. Allora, ragazzo: si può sapere perché frequenti certa gentaglia?”
Con enorme sconcerto di tutti, fu Kidd a rispondere
in tono scazzato: “Si dà il caso che questa gentaglia sia la famiglia del mio fidanzato,
volente o nolente. E poi senti da che pulpito viene la predica; da quando ti
interessa cosa fa il figlio della tua diseredata sorella?”
I due boss collegarono tutti i tasselli e si
fissarono negli occhi con uno sguardo che esprimeva in pari misura contrarietà
e sgomento:
“TU sei lo ZIO del ragazzo di MIO NIPOTE?!?”
Law approfittò del fatto che l’attenzione di tutti
era concentrata sul faccia a faccia tra i due adulti per sussurrare a Kidd: “Dunque
è lui l’unico tuo parente che dicevi
di conoscere.”
“Già; ora capisci perché non mi andava di parlarne? La
famiglia di mia madre l’ha cacciata quando è rimasta incinta di me perché lei voleva
crescere un figlio di nessuno. Così la baracca è passata a zio Crocodile, che però ogni tanto si tiene in contatto.”
“Ora capisco perché non sei rimasto impressionato
quando ti ho parlato di Doflamingo.”
“Figurati se mi spaventa un mafioso qualsiasi quando
il tizio che mi tiene il fiato sul collo è il boss che possiede tre quarti
della fott*ta città!”
Il lungo duello di sguardi tra i due uomini più
potenti della nazione fu interrotto da Zeff, che con un
immenso coraggio e la consueta schiettezza ordinò:
“Se volete far scoppiare una guerra tra bande fatelo
fuori dal mio ristorante, sono stato
chiaro?”
I due recuperarono il contegno e Doflamingo
propose, esibendo nuovamente il suo sorriso deviato: “Ben detto; allora
Coccodrillo, che ne dici di andare a… discutere delle nostre faccende in un
luogo più opportuno?”
“Chiudi il becco e seguimi, Fenicottero.” Ingiunse l’altro,
lanciando dalle fredde iridi dorate da rettile un’occhiataccia di fuoco che non
aveva nulla da invidiare a quelle del nipote.
Senza i due capi, tra le fazioni scese una tacita
tregua; i due gruppi cenarono in silenzio lanciandosi ogni tanto degli ostili
sguardi di sfida da un’estremità all’altra della sala, ma nessuno osò fare di
più. La cena si concluse pacificamente e quando gli avventori se ne andarono il
Baratie era rimasto illeso.
Sanji
quasi non riusciva a credere a tanta fortuna.
Però il giovane cuoco non riusciva a non essere un
po’ preoccupato per i suoi due compagni di scuola. Li trattenne all’uscita per
chiedere:
“Come pensate che la risolveranno i vostri zii?”
Kidd sbuffò: “Conoscendo Crocodile,
ora staranno cercando di uccidersi a vicenda nella suite presidenziale di un
hotel a cinque stelle.”
“E conoscendo Doflamingo,
dopo faranno sesso selvaggio fino a domattina.”
“LAW!” esclamò scandalizzato Sanji.
“Beh, è la verità.” Ghignò spudorato il moro. “L’unica
cosa positiva di questa serata è che se mio zio tornerà in questa città sarà
per molestare il suo amante e lascerà in pace tutti noi.”
Tutti e tre i ragazzi ringraziarono mentalmente Crocodile per il suo sacrificio.
Ancora
un capitolo alla fine della raccolta! Complimenti ai coraggiosi che mi hanno
seguito fino a qui e a presto con la conclusione!