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Autore: Frulli_    09/07/2017    1 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO DIECI

Hogwarts, 2018 d.C
«Dove avete detto di averli trovati?» chiese di nuovo Minerva, china sui due sacchetti poggiati sulla scrivania del Preside.
«Nello specchio delle Brame» ripeté Ted sospirando. Fissava la cenere lì dentro come se solo con lo sguardo potesse trasfigurarla.
«Non potremmo provare con un incantesimo di trasfigurazione?» chiese Ron, con la testa che sbucava da dietro di loro, tentando il tutto per tutto.
«Già fatto. Non accade nulla, ovviamente. Non si può ricreare un oggetto così magico semplicemente con la bacchetta. Bisogna riforgiarle» spiegò Minerva, concentrata sul capire che cosa potessero fare.
La porta dell'Ufficio si spalancò di colpo. Harry in prima fila, furioso, seguito a ruota da Hermione, Fleur e Bill.
«Vi avevo detto di lasciar stare!» esclamò Harry, avvicinandosi.
«E io ti avevo detto che non potevo fare altrimenti» precisò secca Vicky, alzandosi.
«Zio, ascolta...» cominciò timidamente Ted.
«Tu non ti intromettere, Teddy. Ti avevo espressamente richiesto di non ritrovare quegli oggetti, sono pericolosi!» precisò Harry, puntando il dito su Vicky.
«Zio, VOLDEMORT E' MORTO» Vicky alzò pericolosamente la voce, fissando tutti «Ma ciò che potrebbe accadere se non riforgiassi questi oggetti sarebbe ben peggiore del Signore Oscuro! Quella ragazza...»
«Ah, a proposito! Sai chi è quella ragazza? Delphini Riddle, la figlia di Bellatrix Lestrange e Voldemort!» gridò di colpo Harry, prendendo Vicky per un braccio.
Cadde il silenzio. Vicky fissò Harry sconvolta, mentre Bill avanzava facendo mollare la presa all'Auror.
«Harry...lascia mia figlia» ordinò pacato Bill. Harry lasciò la presa, arretrando di un passo.
«Io...ho perso la mia famiglia a causa della sua. Ho perso Sirius, ho perso Remus...tu hai perso i tuoi genitori grazie ai genitori di quella ragazza!» Harry fissò Ted, sconvolto. «Come potete pensare di...assecondarla? Non capite? Vuole imitare le gesta del padre, vendicarlo, vuole...che ricominciamo da capo, vuole che perdiamo altre vite. Qui tutti noi abbiamo perso qualcuno, non voglio continuare a farlo»
«Harry...» richiamò pacatamente Minerva. Nonostante la vecchiaia, aveva ancora quell'aria di competenza e autorità che tutti, lì, avevano temuto durante la scuola «non hai mai pensato che quella ragazza voglia arrivare proprio a questo? Dividerci, farci litigare...?»
«Minerva, ti prego, dimmi che non assecondi questa follia» ammise Harry, confuso.
«Non è una follia e tu lo sai. Le profezie sono cose molto serie, tu sei sopravvissuto grazie ad una di esse. Victoire ha bisogno del nostro aiuto, e lo avrà. Se la Riddle vuole farci del male, troverà la stessa tenacia che ha trovato suo padre prima di lei»
Harry fissò la donna, poi sospirò e scosse la testa «Fate come volete. Io non parteciperò a questa follia. La cerco e la metto ad Azkaban, dove dovrebbe stare» e detto questo, uscì dall'Ufficio.
Ci fu un lungo silenzio dove si guardarono tra di loro.
«Non biasimatelo...ha ancora gli incubi di quel periodo. Crede che chi è morto lo ha fatto per lui, si sente responsabile dei morti che ancora piange...non vuole che riaccada tutto di nuovo» confessò pacata Ginny.
«Ma non riaccadrà. Io non ho nessuna intenzione di consegnare nulla alla Riddle. Nello Specchio ho visto Rowena Ravenclaw e Salazar Slytherin...mi sorridevano, mi hanno indicato loro queste ceneri. Qui la Riddle non c'entra nulla, qui si tratta proprio di andarle contro. Lei ha il bastone, è vero, ma senza questi oggetti non può farci nulla. Devo riforgiarli e capire come recuperare anche la spada di Godric» spiegò Vicky, decisa ma pacata.
«Ti stai addentrando in una zona pericolosa, Vicky...in una zona dove non si sa più cos'è il bene e il male. Fai molta attenzione...Io cercherò di limitare i suoi danni e prenderla prima che ne faccia altri» annunciò Hermione, uscendo anche lei.
Vicky sollevò gli occhi verso i suoi genitori, che l'abbracciarono. «Dobbiamo aiutarli, ma tu sta attenta mon cher» mormorò Fleur, con preoccupazione.
«Non si preoccupi, Fleur, la proteggo io sua figlia» annunciò sincero Ted. Fleur sorrise, quindi annuì ed uscì insieme al marito.
Guardarono Ron, che scrollò le spalle. «Immagino che un aiuto possa darvelo» ammise, prima di indicare il vecchio trespolo di Fanny. «Fossi in voi...cercherei di capire dove si trova la fenice di Silente» fece un occhiolino ai due, quindi uscì dallo studio.
«Ma certo! Il fuoco della fenice che rinasce dalle sue ceneri» commentò Ted, come se avesse appena visto la verità davanti ai suoi occhi.
«Albus?» Minerva si avvicinò al quadro del preside, quasi appisolato. Fu svegliato di colpo, si sistemò gli occhiali a mezzaluna e fissò i due ragazzi, sorridendo loro «Albus, hai mica idea di dove possa...?» fece per dire Minerva, ma Silente sorrise.
«Creature affascinanti, le Fenici. Riescono a trasportare carichi pesantissimi, le loro lacrime hanno poteri curativi e, come animali domestici, sono fedelissimi» annunciò il mago, in una frase fatta, quindi fece loro l'occhiolino ed uscì dal quadro.
«Grandioso...» commentò sarcastico Ted, mentre fissavano la cornice vuota. Vicky cercò aiuto in Merlino, ma era sparito anche lui. Si affacciò alla finestra, cercando quasi di trovare la soluzione là fuori.
Minerva si sistemò gli occhiali sul naso. «Silente non dice mai niente tanto per dirlo. Avete sentito? “Come animali domestici sono fedelissimi”. Forse ci sta dicendo che è ancora qui, da qualche parte»
«Si ma dove? Il castello è enorme, e la zona circostante ancora di più» precisò Ted.
«Forse non dobbiamo poi cercare dappertutto» annunciò d'improvviso Vicky, indicando qualcosa oltre la finestra. I due si avvicinarono alla ragazza e cercarono il punto da lei indicato: il Lago Nero.
«Che? Sei pazza Vicky?» chiese confuso Ted.
«Guarda bene!» precisò Vicky, prendendogli la testa e girandola verso un punto preciso.
«Ah...» ammise il ragazzo.
La luce del sole si rifletteva sulla tomba bianca che sorgeva al centro del Lago, facendola quasi brillare di luce propria.

«Voi siete proprio sicuri che Fanny venga a morire qui?» chiese di nuovo Hagrid ai due ragazzi, mentre conduceva la barchetta diretta verso l'isolotto al centro del Lago Nero.
«La certezza non c'è, dobbiamo tentare» ammise Vicky.
«Certo...potrebbe essere eh. Il problema è che solo Silente sapeva quando era tempo di morire per Fanny. E se lei va lì solo per morire, voglio dire...potrebbe essere anche fra un mese o una settimana, no? Avete tutto questo tempo da aspettare?»
«Spero vivamente che lo faccia prima» ammise Ted.
La barca cozzò appena contro la riva dell'isola, quindi scesero e si arrampicarono su per il lato, arrivando in cima. Si fermarono davanti la tomba di Silente, in rispettoso silenzio. Sentirono Hagrid dietro di loro tirare su col naso.
«Grand'uomo, Silente. Sono passati tanti anni, ma io ancora non...non...» fece per dire, ma scoppiò in lacrime.
«Su Hagrid, su...» mormorò Ted, dandogli qualche pacca sul braccio. L'uomo si soffiò forte il naso, quindi sospirò.
«Io vi aspetto sulla barchetta. Quando avete fatto vi riporto indietro, mh?» disse, mesto, prima di andarsene. Ted e Vicky si sedettero a terra, la schiena contro i tronchi degli alberi, le facce rivolte verso la tomba.
«E adesso...aspettiamo» annunciò paziente Ted.
Passarono il tempo a fare congetture e ipotesi, cercare di capire qualcosa di più sulle visioni di Vicky, spiegare i loro timori e dubbi. E sperare che quella fosse la giusta via. Era quasi il tramonto, tuttavia, ma di Fanny neanche l'ombra. Ted sbadigliò, chiudendo gli occhi sempre di più.
«Ted, guarda!» mormorò poi Vicky d'improvviso, scuotendolo appena. Si alzarono lentamente, notando in aria una sagoma oro e rossa volteggiare sopra le loro teste.
«Fanny» sussurrò Ted, sorridente.
Il votatile planò sull'isola, posandosi poi sul marmo bianco. Non aveva proprio un bell'aspetto: aveva perso molte piume, era magra e la pelle rovinata.
«Cavolo...alla faccia che le fenici sono belle» ammise Ted, confuso. Vicky gli diede una gomitata e fece per avvicinarsi, ma Fanny emise un verso lungo e acuto, delicato ma forte, come un canto. Arretrarono, spaventati, e rimasero lì in attesa.
Aprirono appena i sacchetti, pronti. Poi, poco dopo, qualche fiammella cominciò ad apparire sul corpo della fenice.
«Ecco, sta per prendere fuoco» annunciò agitato Ted «come...?» dubbioso, vedeva Fanny prendere fuoco sempre più.
Istintivamente Vicky si avvicinò alla fenice in fiamme e le gettò addosso le ceneri contenute nei due sacchetti.
«Ma sei matta?!» esclamò Ted, sgranando gli occhi.
«Forse si...» ammise Vicky, pregando che funzionasse.
Fanny prese del tutto fuoco, quindi si trasformò in un mucchietto di ceneri che caddero sul marmo. I due attesero, in ansia, finchè una piccola fenice non si affacciò, innocua e tremolante.
«Oh Merlino...che bella» mormorò Ted, felice. La prese dolcemente tra le mani, ma nel farlo si bloccò. Si girò lentamente verso Vicky.
«Vicky...?» la richiamò, dubbioso. La ragazza si avvicinò, spostando appena la cenere finchè le mani non sbatterono contro qualcosa di duro...e lucente.
Il Diadema e la Coppa erano lì, integri e brillanti, davanti a loro.

Era ormai notte e, nonostante fosse estate, Ted si strinse appena attorno al mantello leggero che indossava. In Scozia non si poteva proprio pretendere un'estate caraibica. Un'altra storia era la Londra magica, dove abitava con la nonna Andromeda e il resto della sua numerosa famiglia. Un membro di essa era proprio davanti a lui e sostava sul ponte di legno andato distrutto durante la guerra contro Voldemort e ricostruito con tanto di placca commemorativa dei caduti. Tra quei nomi c'erano anche quelli dei suoi genitori. Deglutì, come ogni volta che vi passava davanti, e passò oltre.
«Zio» richiamò appena Harry davanti a lui.
«Non è il momento ora, Teddy» brontolò Harry, facendo per andare via.
«Ascoltami!» esclamò nervoso Ted, fissando l'uomo avanti a sé che sembrava quasi sorpreso dalla reazione del figlioccio. Harry tornò al suo posto, senza distogliere lo sguardo da lui. «Ti ascolto» annunciò, pacato.
Ted sospirò lentamente, poi si mise a guardare il lago a fianco dell'uomo.
«Non stiamo giocando, zio. Non ci stiamo affatto divertendo. Ma non possiamo fare altrimenti, non lo capisci? Nessuno vuole migliorare la vita a quella lì, men che meno io...ti ricordo che i suoi genitori hanno ucciso i miei»
«Me lo ricordo benissimo, Ted, io c'ero»
«Appunto, tu c'eri! E hai visto cosa può fare una mente oscura, no? Pensa che cosa potrebbe farci quella, con un esercito di Dissennatori! Non la stiamo aiutando, stiamo facendo esattamente l'opposto. Le stiamo mettendo i bastoni tra le ruote: lei è sicura che una volta ricreati i manufatti glieli daremo. E' sicura che ubbidiremo, ma non sarà così, affatto. Ma non possiamo andare contro le visioni di Vicky. Anche io ero scettico all'inizio, e spaventato. Ma allora perché mezza Hogwarts ci sta aiutando? Merlino, i fantasmi, persino Silente! Hogwarts vuole aiutarci, sembra come se quelle mura possano...capire, e ricordare segreti e memorie di secoli fa»
Harry tacque, a lungo, prima di sospirare. «Prima...di consegnarmi a Voldemort, usai la Pietra della Resurrezione, lo sai. Ero spaventato a morte, sia per me ma soprattutto per i miei amici. Avevo bisogno di aiuto, ma tutti i “grandi” della mia famiglia erano morti. Così rividi i miei genitori, e Sirius, e tuo padre» sorrise appena, con gli occhi velati «mi disse che spettava ai vivi spiegarti perché lui era morto. Gli dispiaceva non poterti conoscere, ma sapeva che un giorno avresti capito il perché del loro sacrificio. Voleva rendere questo mondo un posto migliore, per te»
«Lo so, zio...» mormorò Ted, fissando la superficie del Lago.
«Ed ora credo che tu l'abbia capito. Ho solo paura che vi accada qualcosa» ammise Harry, facendo girare di scatto Ted. Andò ad abbracciarlo, senza dire nulla.
«Non mi accadrà nulla, zio. Non finchè so che tu non sei arrabbiato con me»
«Non sono arrabbiato con te, ma con quella Riddle che è dovuta per forza venire al mondo. Ho paura che vi accada qualcosa...quella è una famiglia oscura e maledetta. Se dovesse capitarvi qualcosa, io...non me lo perdonerei mai» ammise Harry, asciugandosi una lacrime dietro gli occhiali «ho perso la mia famiglia ed il mio padrino proprio così, Ted, e so esattamente come ci si sente ad essere orfani di famiglia. Quando ti presi in braccio la prima volta, mi promisi che niente...niente ti avrebbe arrecato altro dolore. E lo stesso vale per Victoire, per i miei figli e o quelli dei miei amici»
Ted sorrise appena. «Vedila così, zio. Un'avventura tutti insieme, formato famiglia» commentò ironico il ragazzo, facendo ridere appena Harry.
«Hai lo stesso senso dell'umorismo di Dora. Deve essere una prerogativa Black, a quanto pare...o almeno degli ultimi membri di quella famiglia» precisò Harry, facendogli un occhiolino. Lo abbracciò ancora, quindi sbuffò.
«Basta con queste smancerie su, siamo uomini! Allora...come agiamo?» chiese, incamminandosi con lui verso Hogwarts.
«Posso chiederti una cosa, zio?» chiese confuso Ted, di colpo. L'uomo annuì. «Niente...volevo solo sapere come hai fatto a capire che quella era Delphini Riddle»
Harry sorrise. «Non l'ho capito io ovviamente. Tua zia Hermione aveva notato una certa somiglianza con Bellatrix Lestrange, e la sera stessa abbiamo ricevuto informazioni dai Malfoy»
«Noi abbiamo agganci con i Malfoy...?» chiese perplesso Ted.
«Non proprio. Diciamo che Draco è stato assolto come Mangiamorte perché troppo giovane e influenzato dai genitori. E tuttavia, non sono mai stato sicuro se si sia davvero redento...io credo di no, quella famiglia era troppo imbevuta di male per potersi redimere. Ma aveva sentimenti, questo si...mi ha salvato un paio di volte da morte certa, ed io feci altrettanto» spiegò cauto Harry, cercando le giuste parole per spiegare la strana amicizia che si era instaurata tra lui e Draco, dopo la morte di Voldemort.

Vicky non riusciva a dormire. In verità, si accorse che non riusciva a dormire bene da quando il primo Dissennatore fece capolino nella strada davanti casa loro. Così, per ammazzare il tempo e pensare a mente fresca, aveva preso il mantello e si era messa a passeggiare tra i corridoi e le aree di Hogwarts. Si guardò attorno, scoprendosi a guardare quel castello, davvero, per la prima volta. Sfiorò le mura fredde e antiche, osservò i propri piedi calpestare le stesse pietre che studenti di secoli fa avevano calpestato. Le stesse che anche i Fondatori avevano calpestato, gli stessi che aveva calpestato Tom Riddle, i suoi genitori, ed i suoi nonni...generazioni e generazioni di maghi e streghe, ed in quel momento sembrava che tutto dovesse finire. Hogwarts era di nuovo in pericolo, e lei doveva salvarla. Le gambe sembravano quasi cedere a quel pensiero: lei, eroina e salvatrice del mondo mago! Ma come doveva fare, che cosa poteva fare? Si fermò davanti ad un cortile della scuola, uno dei tanti. Sospirò, e gli occhi si poggiarono sulla statua centrale al cortile. Rappresentava i quattro Fondatori. Si accigliò: non ricordava quella statua quando era studentessa. Si avvicinò, controllando che fossa sola, quindi si fermò davanti ad ognuno di loro, come a cercarne ispirazione. Si fermò davanti i volti di Salazar e Rowena, istintivamente, quindi con uno sbuffo si sedette ai piedi della statua, dando loro le spalle.
«Se volete che vi aiuti...voi dovete aiutare me» precisò seria, prima di chiudere gli occhi e poggiarsi contro la pietra.

 

Hogwarts, 994 d.C
Grida di battaglia e lampi di luce le fecero aprire di scatto gli occhi, e cercò di gridare quando vide un fascio di luce verde attraversarla. Ma si rese subito conto che non era morta. Si girò intorno: era nel ben mezzo di una battaglia magica, ma nessuno sembrava accorgersi di lei. A dire il vero, nessuno sembrava veramente reale, come se fosse in un sogno. Eppure così vero, così nitido. Vide una spada d'argento attraversarle il corpo impalpabile e conficcarsi nella pancia di un uomo avanti a lei, che la quasi trapassò col proprio corpo. In un battito di ciglia si ritrovò a guardare la scena dall'alto, come da un'altra prospettiva.

Godric Gryffindor ritrasse la spada e sollevò il braccio avanti a sé. Un drago di fuoco si scagliò contro un enorme basilisco, inscenando una battaglia tra creature magiche.
Vicky si guardò intorno, cercando di capire dove fosse. Davanti a lei, il castello di Hogwarts si stagliava come un faro sicuro. Era ammaccato, qualche torre aveva perso il proprio soffitto ma era ancora lì, ferito ma intero. Chinò la testa, vedendo sotto di sé orde di uomini, maghi e streghe combattere tra di loro. Un enorme basilisco le scivolò accanto, mentre lanciava un verso acuto e di dolore. Un drago di fuoco venne loro incontro, manipolato da quello che sembrava proprio uno dei Fondatori. Da terra Godric muoveva le mani per far lottare il drago con il basilisco.
«Helga!» gridò Godric, e la terrà si spaccò lasciando uscire enormi tronchi spinati che si attorcigliarono contro il basilisco. Il drago di fuoco stava per dargli il colpo di grazia, ma un drago reale passò sopra le loro teste e con la coda colpì Godric, scaraventandolo metri più in là. Il contatto con il drago finì e scomparve in una nube di fumo.
«Godric!» urlò Helga, correndogli incontro. Evitò due lampi verdi e uccise due uomini incappucciati, trafiggendoli con due tronchi acuminati.
Si guardò attorno, presa da una sensazione di paura e adrenalina insieme. Vide Draco, avanti a lei, lottare con il drago che aveva liberato il basilisco. Una lotta all'ultimo sangue, dove le due bestie si mordevano a vicenda. Il drago nemico assestò una poderosa coda acuminata a Draco, che volò via e cadde rovinosamente a terra. Agonizzante, Draco staccò del tutto la testa al nemico in un ultimo colpo eroico, prima di reclinare la testa a terra.
«NO!» cercò di gridare Vicky, senza che il suono uscisse dalla sua bocca. Sotto i suoi piedi passò una donna dai folti capelli rossi, in armatura da battaglia. La sua spada lucente uccideva uomini senza paura, gridando parole di battaglia e incoraggiando i suoi uomini, che si lanciavano a suon di lampi rossi e verdi contro il nemico, una massa di creature magiche e uomini incappucciati. Vicky fissò bene questi ultimi, studiandoli a fondo. Ma no, non poteva essere...Scosse la testa e tornò sulla donna dai capelli rossi, sopraffatta da cinque maghi. Tenne testa a tutti loro, con coraggio e determinazione, e ce ne vollero altri cinque per metterla in ginocchio.
«No, Maeve!» gridò un ragazzo poco lontano. Corse verso di lei, lanciando bagliori dorati dal suo bastone. Eliminò in un colpo solo tutti e dieci i maghi, ma la donna guerriera era ormai agonizzante, e si limitò a sorridere al giovane prima di lasciarsi cadere a terra. Vicky vide il giovane piangere mentre si rialzava, e colpire con foga i nemici, urlando furioso. Il giovane sembrò quasi invaso dalla potenza che usciva dal suo bastone, e divenne completamente di fuoco, come una torcia umana. Fece fuori un'Acromantula da solo, a suon di incantesimi, sfogando sulla creatura la sua rabbia. Vicky sollevò la testa, vedendo una pioggia di frecce scendere sul nemico: alzò lo sguardo, vedendo in lontananza, sul bordo della foresta, i centauri che disposti come soldati davano man forte ai Fondatori.
«Colpite i fianchi dell'esercito!» gridò Helga, tornata a combattere con al suo fianco Godric, che sembrava non avere più nemmeno un graffio. Scagliarono incantesimi contro i Giganti davanti a loro.
«Stiamo combattendo da due giorni, andremo avanti in eterno se non troviamo il Maestro!» fece Godric verso gli altri compagni, mentre tagliava i tendini di un gigante che, con un urlò, cadde al suolo facendolo tremare.
«Rowena, trovalo!» gridò Salazar poco più in là, prima di vedere la strega librarsi in cielo e sorvolare la zona, alla ricerca del Maestro. Individuato, lanciò delle luci rosse verso l'alto per indicare agli altri l'area. Planò velocemente sulla testa di una Acromantula adulta che stava per attaccare un giovane guerriero, e la fece esplodere sotto i propri piedi. Volò via per qualche metro, quindi planò a terra e corse con foga verso il suo obiettivo. Vicky la seguì, vedendola poi bloccata da un uomo incappucciato che, semplicemente porgendo la mano verso la strega, la bloccava. Qualcosa stava uscendo dal corpo della strega, come...come se fosse l'anima. Vide la strega che cercava di respirare, facendo uscire solo un filo di voce roca. Seppur distante, anche Vicky poteva percepire il gelo di morte che attanagliava Rowena, come se collegate. Cercò di gridare, ma anche questa volta non uscì nessun suono dalla sua bocca.
«Eccezionale, vero? Ciò che fa la mia maschera ora lo fanno anche questi giovanotti» riuscì a sentire appena in tempo la voce di un uomo che avanzava verso Rowena, scansando la figura incappucciata. Così facendo, vide con sollievo che la strega riprendeva a respirare e tossire, cercando di mettersi in piedi.
«Ti piacciono? Io li trovo fantastici. Ho deciso di chiamarli Dissennatori, perché sembra proprio che ti tolgano l'anima ed il senno: rimani vivo, certo, ma come un guscio vuoto, senza sentimenti e ragione» spiegò l'uomo, ridacchiando gelidamente.
«C-che cosa...tu non puoi...» cercò di blaterare Rowena verso l'uomo che si chinò su di lei mentre la battaglia avanzava veloce. Indossava una maschera d'oro, sulla cui fronte era incastonata una grossa gemma blu, che brillava sinistra. Un bastone nella sua mano destra a cui si appoggiò per chinarsi verso di lei.
«Oh si che posso, mia cara. Posso eccome. Questo esercito mi farà conquistare il mondo intero ed una volta ottenuti i vostri manufatti li fonderò insieme, creando un oggetto magico talmente potente che nessuno potrà più contrastarmi! Ed il mio progetto di creare un mondo magico puro sarà più reale che mai» spiegò il Maestro, facendo per prenderla per la gola.
Doveva solo ucciderla, ci avrebbe impiegato un istante. La sua maschera e la sua gemma insieme avevano la capacità non solo di risucchiare l'anima della vittima, ma anche di risucchiarne i poteri magici: per questo motivo era diventato un maestro così potente. Lui si riteneva un collezionista di poteri.
«Fermo» un mago con capelli neri ed uno sguardo glaciale si pose alle spalle del Maestro. Questi si girò, prima di sorridere.
«Salazar...figlio mio...»
«Non sono tuo figlio, non lo sarò mai. La tua follia termina qui» annunciò Salazar, facendo per afferrarlo. Il Maestro fu più veloce e lo anticipò, stringendo le sue dita forti attorno al collo candido di Salazar, che sbiancò.
«Nessuno...si oppone fra me ed il mio scopo finale. Tu non sei degno...» sibilò il Maestro, fissandolo furioso. Poi, con una forza quasi sovrumana, mentre teneva ancora Salazar per il collo, si chinò e fece per toccare anche Rowena.
«No!» gridò di nuovo Vicky, questa volta così forte che sentì la propria voce rimbombare tra le montagne come un vento. Si avventò contro la figura dell'uomo, ed in quell'istante accade qualcosa. Sembrò come se tutti e quattro entrarono in contatto, seppur lontani nel tempo.
Ebbero una visione – Vicky era sicura che anche loro la stavano vedendo- o forse più una sensazione. Vide una serpe ed un corvo attorcigliati tra di loro, avvolti dalla luce di una sfera luminosa, simile ad una fiamma di fuoco ma molto più rovente e brillante. L'uomo staccò di colpo la mano da lei e la fissò, quasi stesse osservando una creatura divina.
«Tu e Salazar...Tu aspetti una sua creatura...sarà assolutamente perfetto» mormorò, quasi commosso.
«Non...toccarla!» gridò furioso Salazar, che cominciava a cedere sotto la morsa oscura del Maestro. Questi si volse verso di lui, la gemma blu incastonata nella maschera prese a brillare.
«Ora che il tuo seme è piantato, non sei più necessario» annunciò freddo. Come aveva amato e adorato quel giovane ragazzo, così ne era stato deluso. Era indegno di vivere.
Rowena gridò cercando di afferrare il Maestro, ma non fece in tempo. Una spada si conficcò nel ventre del Maestro, che sussultò. Qualcuno, alle sue spalle, lo aveva colpito a sorpresa.
«Mi spiace, Maestro, ma non c'è posto nel mondo per gente come te» mormorò Godric vicino al suo orecchio, prima di estrarre con violenza la spada e lasciarlo cadere a terra insieme a Salazar.
Rowena aiutò l'amata ad alzarsi. Un forte vento si alzò sopra di loro. Un grido terribile echeggiò tra le montagne intorno ad Hogwarts. I Giganti presero a fuggire, sopra i cadaveri dei propri alleati, mentre come un soffio di polvere le figure incappucciate svanirono nel nulla, prive del loro padrone. Forse non certo sconfitte, ma sicuramente esiliate da quel luogo dove non c'era posto per loro.
«Pensavo non sareste venuti mai più» ammise Rowena, ironica «Helga, stai bene...?» chiese poi alla sorella, sorretta da Godric. Grondava sangue dalla testa e sembrava avesse il braccio rotto, ma sorrise.
«Sto bene...» si limitò a dire, lasciandosi sorreggere da Godric. «Che cosa gli ha impedito di uccidervi?» chiese poi diretta e confusa.
Salazar si girò verso Rowena. «Ha visto il nostro frutto. Un bambino che nascerà dalla nostra unione. Una creatura pura e magica, come ha detto lui»
«Immagino volesse usarla per i suoi scopi di costruire una razza pura» sottolineò Rowena, cercando la mano del compagno. Gli sorrise appena, senza dire nulla.
«Non farà più nulla» annunciò alla fine Helga, sospirando felice.
«Dunque è finita. Il Maestro è stato sconfitto» annunciò alla fine Myrddin, raggiunti i quattro maghi.
Rowena e gli altri si chinarono sul cadavere del nemico, e la Ravenclaw gli sfilò la maschera ed il bastone.
«Molti nostri amici hanno dato la vita per questa vittoria, per la nostra libertà. Non darò modo a chiunque di venirne in possesso» annunciò seria Rowena.
«Che cosa ne faremo?» chiese Myrddin, zoppicando, mentre si avviava verso feriti e morti.
«Li custodiremo. Quando sarà il momento, la nostra Salvatrice potrà distruggerli come dice la Profezia, questa volta per sempre»
«Sarà pronta?» chiese incerta Helga.
Godric portò la spada sulla spalla, facendola brillare alla luce del sole «Dovrà esserlo».

 

Nota dell'Autrice: ciao a tutti! Ecco a voi il decimo capitolo, e finalmente la battaglia finale (nel passato). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, così come la piccola parentesi con Silente e Fanny <3 Come sempre, se avete dubbi o domande non avete che chiedere! Besos!

 

  
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