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Autore: Signorina Granger    11/07/2017    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Sequel di "History" e di "Magisterium"]
Siamo appena prima dell’arrivo dei Malandrini ad Hogwarts, alla fine degli anni ’60.
Tutti parlano del decennio successivo, ma chi dice che anche prima non sia successo qualcosa di interessante dentro le mura di Hogwarts?
Sono passati più di vent’anni dalle vicissitudini dei protagonisti di History e di Magisterium… ma forse ci penseranno i loro figli a tenere vivo il loro ricordo.
[Per leggere e/o partecipare non è necessario aver letto le due storie sopracitate]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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 Capitolo 15: Corvonero – Tassorosso 

 
Venerdì 28 Dicembre 


Kathleen Shacklebolt prese posto accanto ad uno dei suoi migliori amici con un sorriso allegro stampato sulle labbra, mentre la lunga tavolata era occupata interamente dai loro genitori, dai loro fratelli e dai Julius. 

“A cosa stai pensando? A quanto sia bello averci qui?” 

La ragazza sorrise a Jonathan, che però scosse il capo mentre continuava a fissare un punto del muro davanti a sé con aria pensierosa, tenendo le braccia conserte:

“No, pensavo a tutti i compiti che devo ancora fare…” 
“Se tu non fossi tanto orgoglioso ti uniresti a me e a Jamie: io faccio Trasfigurazione, lui Difesa contro le Arti Oscure, io Pozioni, lui Incantesimi è così via… poi ce li passiamo, facciamo sempre così.” 

“Preferisco arrangiarmi, grazie.” 
“Che cosa direbbe lo zio Olly se sapesse che suo figlio non copia i compiti? Sarebbe sicuramente molto deluso.” 

James prese posto alla destra dell’amico, scuotendo il capo con leggera disapprovazione mentre sua madre entrava nella sala da pranzo insieme ad Ingrid per portare la cena. 

“Finalmente… cominciavo a pensare che ci avreste lasciato morire di fame.” 

Oliver Miller sorrise alla moglie, che appoggiò accanto a lui la teglia con le lasagne per servirle… e lo colpì sul dorso della mano con il mestolo quando il padrone di casa l’allungò per servirsi. 

“Ahia!” 
“Miller, che fai? Prima gli ospiti!” 


L'uomo sbuffò, massaggiandosi la mano dolorante mentre accanto a lui Dante ridacchiava, rivolgendo all’amico un’occhiata divertita. 

“Povero Olly, picchiato con il mestolo…” 

Jane, seduta accanto a lui, gli suggerì con un’occhiata di tacere e di farsi i fatti propri mentre il figlio maggiore, con un sorriso a trentadue denti, porgeva il proprio piatto ad Ingrid per farsi servire per primo. 


Stavano mangiando da qualche minuto quando il Grifondoro si ricordò di una cosa che si era ripromesso di chiedere agli amici, sporgendosi leggermente verso Kathleen per dirle qualcosa a bassa voce:

“Kath, sei riuscita a fare Aritmanzia?” 
“Non ci ho capito un’h. Jonathan, tu l’hai fatta?” 


Immediatamente il Corvonero ricevette due occhiate imploranti dai suoi due migliori amici, sospirando leggermente prima di annuire:
“Si, ieri… ok, dopo ve li dò, ma non abituaticivi.”

La Grifondoro annuì e James sorrise all'amico, allungando una mano per scompigliargli i capelli biondi:

“Grazie pannocchia, tu si che sei un amico.” 
“Smettila di chiamarmi così, Julius!” 


*


Sabato 29 Dicembre 



“Mi spieghi perché devo stare ferma qui come un palo?” 
“Che domande, devi tenermi aggiornato…” 

“E non puoi farlo da solo?” 


Electra Black sbuffò sonoramente mentre, in piedi accanto ad una delle finestre del salotto, teneva sotto controllo le cugine più piccole che stavano giocando in giardino, sulla neve insieme ai cani. 

Suo padre, comodamente seduto su una poltrona a qualche metro di distanza, alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo per posarlo sulla figlia, sorridendole mentre allungava una mano per prendere la tazza di caffè che di era fatto portare dagli elfi:

“Tesoro, sono in ferie… mi godo un po’ di riposo.” 
“Sai che fatica, stare su una finestra a controllare due bambine… Veronica, Berenike, Eltanin e Libra sono andate a fare shopping e io sono rimasta qui, non è giusto.” 
“Se ti può consolare tesoro sono sicuro che te la passi meglio di tuo fratello o di Burke, che sono stati costretti ad accompagnarle e di sicuro si ritroveranno a fare da facchini… ci sono passato quando tua madre e tua zia uscivano insieme e io mi ritrovavo a seguirle.” 

L’Auror si accigliò leggermente, tornando a leggere il giornale e ripensando a tutte le dannate borsette che era stato costretto a portare anni addietro per la sorella e l’allora fidanzata… anche se ripensandoci la sua carriera di facchino non era mai finita del tutto, solo che con il tempo aveva cominciato a farlo anche per le figlie… ma almeno negli ultimi tempi delegava il compito ad Elnath. 


“Scusa, non sei tu quello che si definisce un perfetto gentiluomo?” 
“Ovviamente tesoro, ma quando ti ritrovi a dover portare 25 borsette diverse mentre due donne non fanno altro che chiacchierare facendoti venire il mal di testa…” 


Electra sorrise prima di voltarsi nuovamente verso la finestra per lanciare un’occhiata alle cuginette e assicurarsi che andasse tutto bene… ma l’ex Grifondoro rimase di stucco nel rendersi conto che no, non andava poi tutto così bene. 

“Papà...” 

“Mh?” 

“C'è… c'è un uomo in giardino!” 

La ragazza sgranò gli occhi, avvicinandosi maggiormente al vetro per cercare di capire di chi si trattasse… ma era piuttosto sicura di non aver mai visto quella faccia. 

“Un uomo?” 

Altair alzò di scatto lo sguardo sulla figlia, che annuì prima di sbuffare leggermente:

“Ok, per fortuna non è una specie di rapitore… ma ha una macchina fotografica. Come accidenti ha fatto ed entrare un dannato giornalista?” 
“Non ne ho idea… me ne occupo io.” 

Altair sbuffò, chiedendosi perché gli astri si fossero allineati per impedirgli di godersi le ferie natalizie in santa pace mentre ripiegava di malavoglia il numero della Gazzetta del Profeta. Fece per alzarsi ma la voce della figlia lo bloccò di nuovo:

“Aspetta… al piano di sopra credo che si sia aperta una finestra… penso che sia la mamma, ci siamo praticamente solo noi a parte Hydra e Cara.” 

Electra si accigliò leggermente, cercando di capire di chi si trattasse… ma sia lei che il padre non ebbero più alcun dubbio quando una voce piuttosto familiare giunse alle loro orecchie:

“Che cosa pensa di fare? NON si azzardi a fotografare le bambine, emerito…” 


Una risata sfuggì al padrone di casa mentre riprendeva in mano il giorno giornale, accavallando una gamba con naturalezza mentre la figlia si voltava verso di lui, accigliata:

“Papà, non fai niente?” 
“Perché dovrei? Tesoro, è appena scattato l’allarme Elizabeth Abbott, non voglio certo trovarmi nella traiettoria tra lei e la sua vittima…” 

Altair si strinse nelle spalle con noncuranza mentre Electra si voltava di nuovo verso la finestra, appena in tempo per vedere una generosa quantità d’acqua finire dritta sul giornalista.

“Ehm… credo che la mamma abbia innaffiato il tizio e mandato in malora la macchina fotografica.” 
“Ecco, appunto.” 

Altair sorrise con aria divertita, e le sue labbra si inclinarono ancora di più quando sentì qualcuno scendere le scale… pochi attimi dopo Elizabeth stava camminando a passo di marcia, attraversando l’ingresso sotto gli occhi di figlia e marito e borbottando qualcosa di poco comprensibile, i due colsero solamente “ora lo concio per le feste”. 


“Che ti avevo detto Elly?” 

Non sentì alcun rumore per un paio di minuti, finché non sentì nuovamente la porta d’ingresso aprirsi e sporgendosi vide sua moglie entrare in casa accompagnata dai cani e tenendo le nipoti per mano. 

“Zia, chi era quel signore?”    Pixis alzò lo sguardo sulla donna, parlando con il tono più innocente del mondo mentre Lizzy abbassava lo sguardo su di lei, sorridendole gentilmente:
“Non preoccuparti tesoro, ti assicuro che non lo rivedrai più… ora andate a fare merenda, da brave.” 


Elizabeth sorrise alle due, guardandole allontanarsi prima di rivolgersi all’elfa più vicina con tono vagamente seccato:

“Nelly, portami il mio mantello per favore.” 

“Dove devi andare?” 

Altair inarcò un sopracciglio mentre la moglie si fermava sulla soglia della stanza, rivolgendogli un cenno sbrigativo:

“Dove andiamo, semmai… Nelly, prendi anche quello del signore. Andiamo a farci una chiacchierata con tuo cugino, questa storia finisce oggi.” 


Al sentire quelle parole Altair sgranò gli occhi azzurri con orrore, sperando di non aver capito bene le sue intenzioni:

“Ti prego, dimmi che parli di Cygnus.” 
“No.” 
“Orion allora.” 
“Neanche, sai che odio Walburga… non so come sia potuto nascere un bambino adorabile come Sirius da quell’unione.” 
“… Alphard?” 

“Altair, andremo da Antares… quindi sbrigati. Elly, se mentre non ci siamo compare un altro giornalista che vuole ficcare il naso nella nostra situazione familiare hai la mia autorizzazione a prenderlo a maledizioni.” 

Electra sorrise quasi allegramente di fronte a quella prospettiva mentre invece Altair sospirò, ripiegando nuovamente il suo giornale con aria abbattuta mentre si alzava, arrendendosi: pazienza, magari si sarebbe rilassato il giorno seguente.


“D'accordo… ragazze, cercherò di far uscire vostro padre incolume da questa conversazione, ma trattandosi della zia Lizzy non prometto niente.” 


*

“Chiedo scusa, ma il padrone non vuole vedere nessuno.” 

“Digli che ce ne freghiamo altamente e che lo vogliamo vedere lo stesso. Anzi, lo farò da sola.” 

Senza esitare neanche per un attimo Lizzy avanzò, attraversando l’ingresso per raggiungere le scale e superando il povero elfo domestico che rimase di stucco alle sue parole, mentre al marito, sospirando, non restava che seguirla per assicurarsi che lei e il cugino non si mettessero a discutere visto quanto fossero entrambi piuttosto testardi.

“Liz, non pensi che forse dovremmo passare un’altra volta?”
“No, le ragazze tornano a casa loro domani al massimo, questa storia deve finire… ANT? Dove sei?” 

“Aspettami, con il tuo senso dell’orientamento ti perderesti in due minuti… il suo studio è di là.” 
“Ah, è vero…” 

Altair roteò gli occhi, prendendo la moglie sottobraccio affinché lo seguisse finché non di fermò davanti alla loro destinazione, facendole cenno di entrare. 
Liz non se lo fece ripetere due volte e aprì la porta senza neanche bussare, probabilmente per non dire all’uomo il tempo di darsi alla fuga. 

Quando Elizabeth aprì la porta però Antares era ancora seduto davanti alla scrivania e si limitò ad alzare lo sgaurdo sui suoi inaspettati ospiti con cipiglio scettico, rivolgendo subito un’occhiata eloquente in direzione del cugino, che invece si affrettò ad alzare le mani:

“Giuro che questa volta sono innocente, è stata una sua idea.” 
“Vigliacco.” 

“Noto che come sempre la tua capacità di opporre resistenza a tua moglie è pari a 0, Altair.” 

“Si Ant, siamo molto felici di vederti… spero che tu abbia voglia di fare due chiacchiere con noi, in caso contrario fattene una ragione perché lo farai comunque.” 

Lizzy andò a sedersi di fronte a lui senza tante cerimonie, rivolgendogli un sorriso quasi allegro mentre Altair, sospirando, imitava la moglie: non sapeva se godersi lo spettacolo Lizzy Vs Antares o rintanarsi in un angolo e preoccuparsi. 

“Non avevo dubbi. Suppongo centrino le ragazze… come stanno?” 
“Bene. Insomma, per quanto possano stare bene dopo aver perso la madre e con un padre che si comporta come ti stai comportando tu. Spero che tu non te la prenda Ant, sai che ti voglio bene, ma in certi casi io i mezzi termini non li conosco proprio.” 

Antares fece per replicare ma venne interrotto sul nascere dalla risatina che scappò al cugino al sentire l’espressione “in certi casi”, che tornò immediatamente serio di fronte alle occhiate torve dei due. 

“Ehm… scusate, non badate a me.” 

“Come dicevo… Ant, sappiamo tutti che stai soffrendo, lo sanno benissimo anche le tue figlie, ma hanno bisogno di te in questo momento, probabilmente anche Libra anche se si rifiuta di ammetterlo. Non riguarda solo Selene, Pixis o Hydra: quando mia madre è morta avevo l’età di Berenike e avevo comunque bisogno di mio padre. Lui per me non c’è più stato, non fare il suo stesso errore… non te lo perdoneranno mai. 


*


Lunedì 7 Gennaio 1970



Berenike Black teneva gli occhi chiari fissi sul finestrino, osservando la campagna che stava rapidamente prendendo il posto della periferia di Londra.
Erano partiti da poco ed era completante sola nello scompartimento deserto visto che Eltanin era sparita poco prima, sostenendo che sarebbe andata a cercare Aiden per salutarlo. 

Il ragazzo aveva lasciato la casa della fidanzata circa quattro giorni prima, mentre lei era tornata a casa da suo padre insieme alle sorelle a Capodanno. La situazione era ancora piuttosto tesa, ma almeno Libra e suo padre avevano smesso di discutere… o forse lo avevano fatto, ma lontani dalle orecchie e dagli occhi delle sue sorelle più piccole e da lei. 

Era felice di tornare ad Hogwarts in realtà, erano state le vacanze più strane che avesse mai trascorso… non solo per l’assenza impossibile da non notare di sua madre, specialmente quando la sera del 25 Selene era scoppiata in lacrime e Pixis non ci aveva messo molto ad imitarla. Per farle smettere si erano dovute mettere tutti d’impegno, compresi i suoi zii. 

Non glie l’aveva detto, ma nell’ultimo mese si era ritrovata ad ammirare moltissimo sua sorella maggiore, per come stava gestendo tutta la situazione prendendosi cura delle sorelline più piccole… comportandosi quasi come se la madre nemmeno le mancasse, anche se probabilmente sotto un certo punto di vista era quella alla quale sarebbe mancata di più visto che erano sempre state molto legate. 

Le sarebbero mancate le sue sorelline, e probabilmente il fatto che avessero implorato lei e Cara di restare a casa ancora un po’ non aveva aiutato… ma era felice di tornare ad Hogwarts, alla normalità.
Sorrise, pensando alla persona che più non vedeva l’ora di vedere… In effetti dopo quello che si erano detti prima di partire forse si sentiva un po’ in imbarazzo, ma moriva comunque dalla voglia di vedere Markus. 

Quasi come se il Grifondoro avesse ascoltato i suoi pensieri pochi minuti dopo la Corvonero sentì qualcuno bussare sulla porta scorrevole dello scompartimento, e voltandosi si ritrovò davanti proprio Markus Fawley. 
La rossa sorrise, alzandosi quasi automaticamente mentre lui faceva scorrere la porta di vetro per entrare e salutarla… ma non fece in tempo a dire niente perché Berenike lo precedette, avvicinandoglisi e alzandosi in punta di piedi per baciarlo.

Quando si staccarono il ragazzo le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio prima di parlare:

“Mi sei mancata.” 
“Anche tu.” 

Berenike ricambiò il sorriso, guardandolo come se fosse quasi sollevata di vederlo:

“Com’è andata?” 
“Con mio padre? È abbastanza intrattabile… ma non hai mai avuto un carattere facilissimo, quella che sapeva ammorbidirlo era mia madre… noi non ci siamo mai riuscite, non del tutto almeno.” 
“Mi dispiace… spero che andrà meglio, con il tempo.” 

“Lo spero anche io. Ma credo che averti accanto renda tutto già molto più semplice, Mark.” 




Sabato 22 Dicembre 1969


“Che cosa ci fai qui?” 

Berenike sospirò, prendendo posto di fronte a Markus sul divano mentre il ragazzo la osservava, completamente soli nella stanza. 
“Che razza di domanda è? Volevo parlare con te… volevo salutarti. E chiederti come stai. Da quando sei tornata a scuola non abbiamo parlato molto, tu hai passato un sacco di tempo chiusa in camera tua… e a lezioni eri sempre in angolo, in silenzio e insieme a Veronica e Eltanin. Volevo parlare con te, ma non ne ho mai avuto modo.” 

“Beh, ora sei qui… dimmi pure.” 
Berenike continuò a guardare ovunque fuorché il volto del ragazzo, che sospirò e si alzò per andare a sedersi accanto a lei, esitando prima di parlare. 

“Come stai?” 
“Bene.” 
“Non credo. Le tue sorelle stanno ancora dai tuoi zii?” 
“Sì, andrò da El per le vacanze.” 

Berenike si strinse nelle spalle, tenendo gli occhi fissi sulle proprie ginocchia mentre accanto a lei Markus restava in silenzio per un attimo, pensando a cosa dirle. Era andato lì quasi senza pensarci, certo solo di voler parlare con lei prima che partissero per le vacanze… ma ora che era davvero lì, accanto a Berenike, quasi non sapeva come comportarsi. 

“Berenike… mi dispiace per tua madre, immagino che debba essere terribile per te e le tue sorelle… e mi dispiace soprattutto per tuo padre, ma almeno non sei sola… hai le tue sorelle, Eltanin e la sua famiglia.” 
“Lo so. È una fortuna che ci siano loro.” 

“E poi ci sono io.” 

Berenike si decise finalmente a guardarlo, sorridendogli appena:

“So anche questo… e grazie, anche se so di non essere stata molto loquace da quando sono tornata a scuola.” 
“Non preoccuparti, è normale. Non so perché Berenike, ma vorrei dirti una cosa… ti ho mai parlato di mio padre?” 
“No.” 

“Beh, è morto quando ero piccolo… vorrei poterti dire che ti capisco per quello che è successo a tua madre, anche se forse non posso saperlo davvero visto che avevo solo 3 anni, nemmeno me lo ricordo. Voglio bene al mio patrigno, ma infondo so che non è la stessa cosa… a volte guardo la mia famiglia, i miei fratelli, e penso che non avrò mai realmente quello che hanno loro. È come se mi mancasse qualcosa, a volte.” 

“Sapevo che tuo padre… insomma, dopotutto tua sorella si chiama McMillan di cognome, era ovvio che tua madre si fosse risposata… ma non volevo ficcanasare e chiederti se tuo padre fosse morto.” 

“Mio padre si chiamava Loren, come mio fratello… e so che era un Auror, ma non molto altro. Credo di aver scelto quella strada anche per quel motivo, in effetti… forse mi farebbe sentire più vicino a lui. Insomma, cerco di dirti che anche se io non ho sofferto la perdita di mio padre perché ero molto piccolo, almeno tu l’hai conosciuta, hai un mucchio di ricordi a cui aggrapparti.” 


“Immagino che tu abbia ragione. Grazie per avermene parlato, e per aver cercato di starmi vicino da quando sono sparita senza dare spiegazioni.” 

Berenike gli sorrise, guardandolo con sincera gratitudine mentre Markus invece non battè ciglio, parlando con naturalezza:

“È il minimo. Qualunque cosa per te.” 

Berenike gli sorrise, arrossendo leggermente quando Markus sollevò una mano per accarezzarle il viso, guardandola per qualche istante senza dire nulla prima di avvicinarlesi e baciarla con dolcezza.
Si era detto milioni di volte che molto probabilmente lei lo vedeva soltanto come un amico, ma quando quella sera Berenike non lo rifiutò poté finalmente appurare di essersi sbagliato. Probabilmente non ne era mai stato tanto felice come in quel momento. 


*


Kristal Jackson aveva appena messo piede nella Sala Comune dei Tassorosso quando venne investita dall’abbraccio del suo migliore amico, che le era corso incontro non appena l'aveva vista entrare.

“Kris! Ciao, mi sei mancata.” 
“Ciao Luke, anche tu… come stai?” 

Kristal sorrise mentre il ragazzo scioglieva l'abbraccio, ricambiando il sorriso prima di annuire e prenderle il manico del baule dalla mano, lasciandolo sul pavimento:

“Bene, anche se probabilmente avrei preferito che le vacanze durassero di più… ma è sempre bello tornare qui. Ora usciamo, dobbiamo andare all’allenarci.” 

Il ragazzo prese l'amica sottobraccio e la costrinse a voltarsi, iniziando a trascinarla fuori dalla stanza mentre Kristal strabuzzava gli occhi:

“Allenarci? Adesso? Ma Luke, siamo appena tornati, devo mettere a posto le mie cose…” 
“Tra due ore si cena, approfittiamone… di sicuro nessuno avrà prenotato il campo per oggi, no? L'ho già detto gli altri, andiamo.” 

La ragazza sospirò, chiedendosi come gli fosse venuta quella malsana idea mentre si lasciava trascinare fuori dalla Sala Comune, borbottando che si sarebbero presi la polmonite mentre Lucas invece sorrideva con aria allegra:

“Andiamo Kris, dobbiamo approfittarne.” 
 


*


 “Qualcuno mi accompagna a cercare i Grifondoro? Voglio salutare James e Kath.” 
“Perfetto, così io saluto mia sorella.” 
“Vengo anche io, così saluto Markus.” 
“Mi aggrego anche io.” 

Alle parole di Jonathan Sam, Berenike e Daniel lo raggiunsero sulla soglia della Sala Comune, anche se quest’ultimo rivolse un’occhiata torva al rosso, facendolo sorridere con leggero nervosismo. 

“Voi andate pure, io resto qui… ho bisogno di riposarmi un po’.” 

Eltanin, completamente spiaggiato su uno dei divani, rotolò su un fianco per sistemarsi meglio contro lo schienale mentre Veronica, accomodata accanto a lei su una poltrona, le rivolse un’occhiata confusa:

“Riposarmi? Ma se siamo tornati oggi dalle vacanze?” 
“Vee, sono stata due settimane con i miei genitori e i miei fratelli… già questo basterebbe, mettici dentro anche aver visto tutta la famiglia per un paio di occasioni, Berenike e le sue sorelle che hanno soggiornato da noi metà del tempo più tu e Aiden… ho bisogno di una pausa dall’umanità.” 


La bionda si limitò a roteare gli occhi prima di alzarsi, sostenendo che sarebbe andata con i compagni mentre Sam si avvicinava a Jonathan, sussurrandogli qualcosa:

“Hai visto la faccia di Dan? Dici che sa qualcosa?” 
“Può essere. Ma non guardare me, io non ho detto niente!” 

Sam rivolse un’occhiata sospettosa in direzione di Berenike e Veronica che stavano chiacchierando come se nulla fosse… dall’espressione omicida del compagno aveva la netta sensazione che sapesse della sua colossale cotta per sua sorella. E lui poteva anche essere un Battitore pieno di muscoli con una mazza di legno nel baule, ma non aveva comunque molta voglia di mettersi contro Daniel Carsen. 


*


Domenica 13 Gennaio 


Kristal Jackson indirizzò un’occhiata quasi preoccupata al suo migliore amico che, seduto di fronte a lei, stava facendo colazione in religioso silenzio, lo sguardo assorto. 

Già il fatto che fosse arrivato a fare colazione puntuale era strano, ma Lucas era in silenzio da quasi dieci minuti… forse doveva iniziare a preoccuparsi? 

“Luke… tutto bene?” 
“Sì, certo. Sto solo ripassando gli schemi.” 

Il ragazzo annuì distrattamente, continuando a mangiare bacon mentre suo fratello Martin gli lanciava un’occhiata dubbiosa:

“Luke, se continui a mangiare bacon la scopa non reggerà il tuo peso.” 
“Zitto piccoletto, sono concentrato!” 

“Considerando che succede solo quando c'è una partita di Quidditch direi di non disturbarlo. Cerchiamo almeno di vincere, sarebbe una piccola soddisfazione dopo che qualcuno ci ha fatto scendere la classifica per la Coppa delle Case…” 
“Mi stai ancora rinfacciando quella storia Kris? Andiamo, siamo pur sempre secondi!” 


*


“Eltanin, rilassati! Sei tesa come una corda di violino!” 
“Si nota così tanto?” 

“Stanotte ti ho sentita rigirarti nel letto finché non mi sono addormentata, poi ti ho sentita farfugliare qualcosa nel sonno che aveva a che fare con il Quidditch… e ora ti stai mangiando tutta la tavolata quindi sì, si nota.” 

“Hai ragione. Ma tu non giochi a Quidditch Vee, non hai idea di che pressione psicologica ci sia sulle mie spalle… se perdo contro Tassorosso Aiden mi prenderà in giro a vita. Per non parlare dei miei fratelli, o di mio padre… penso che l'unica che ne sarebbe felice sarebbe mia madre, in effetti.” 


Eltanin corrugò la fronte, riuscendo perfettamente ad immaginare sua madre che gongolava sapendo che la sua Casa aveva vinto… di certo si sarebbe impegnata appieno per far sì che ciò non accadesse.

“Coraggio, vedrai che andrà bene. E se anche così non fosse non sarà una tragedia, è la vostra prima partita dell’anno…” 

Veronica sorrise, ma di fronte alle facce di Eltanin, Jonathan, Sam e Berenike tornò seria, sbuffando debolmente:

“Ok, sto zitta. Ma non capisco perché tutti diventino matti per quel gioco!” 
“Sembri mia madre quando parla con me, mio padre e i miei fratelli.” 

“E poi è uno sport Vee, non un gioco!”


La bionda roteò gli occhi chiari, ma non osò replicare e si limitò a continuare a fare colazione in silenzio, senza ascoltare i suoi amici che discutevano tra loro su schemi, passaggi e quant’altro.


*


“Markus, vuoi smetterla di ridacchiare?” 

James fulminò l’amico con lo sguardo, rivolgendogli un’occhiata torva che fece solo aumentare le risatine del rosso.

“Scusa Jamie, ma non riesco a prenderti sul serio con quel berretto in testa…” 
“Beh, tifo per Corvonero per supportare Jonny, cosa dovevo mettermi? Un cappello fatto di frutta?” 

James sbuffò mentre Markus continuava a sorridergli, faticando a non ridere di fronte al berretto blu con il pom-pom che l’amico indossava, in netto contrasto con la sua stazza imponente. 

“No, certo… però riflettendoci qualcuno ha una macchina fotografica? Dovrei farti una foto!” 
“Fai pure, tanto sono splendido anche con questo berretto.” 

James si strinse nelle spalle, continuando a mangiare quantità industriali di uova e bacon mentre accanto a lui Kathleen gli rivolgeva un’occhiata quasi disgustata:

“Julius, non parlare a bocca piena!” 
“Scusa mammina… As, tifi per Corvonero anche tu?” 
“Devo, mio fratello è in quella Casa dopotutto. E Markus immagino faccia lo stesso. Solo che la causa suppongo sia qualcuno con i capelli rossi…” 
“Potrei dire lo stesso di te, cara!” 

Astrea si limitò a sorridere, non osando replicare alle parole dell’amico prima di catalizzare la sua attenzione sulla squadra di Corvonero che stava lasciando il proprio tavolo, alzandosi e sostenendo che sarebbe andata ad “intercettare” suo fratello. 

“Perché ho la notte sensazione che quando dice “mio fratello” in realtà voglia dire “Sam”?” 
“James, non sei mai stato una cima sotto questo punto di vista… ma per una volta ti do’ ragione.” 

“Voi restate pure qui, io vado a salutare Berenike.” 

Markus sfoggiò un sorriso a trentadue denti prima di alzarsi e trotterellare – in effetti a James parve quasi che stesse saltellando – verso i Corvonero e una Cacciatrice in particolare, che gli rivolse un largo sorriso a sua volta quando lo vide.

“Ho come la sensazione che alla fine dell’anno saremo gli unici zitelli del gruppo Kath, insieme a Jonny…” 
“Beh, siamo cresciuti insieme e vi voglio bene, ma spero che non passeremo il resto della vita appiccicati allora!” 

“Peccato sentirti dire queste cose, stavo pensando di trasferirmi da te dopo il diploma… potrei portare con me qualche gatto, che dici? Dai Kath, sto scherzando, a me piacciono i cani! Dai vieni, facciamo gli auguri a Pannocchia.” 

*


“Ciao. Mi fa piacere vedere che tifi per noi.” 
“Non ho niente contro i Tassorosso, ma visto che mio fratello è un Corvonero non me la sento di voltargli le spalle in questo modo.” 

Astrea si strinse nelle spalle e Sam le sorrise, guardandola con sincera allegria. Probabilmente avrebbe voluto dirle qualcos’altro visto che negli ultimi tempi aveva iniziato a sentirsi meno un perfetto imbecille quando parlava con Astrea Carsen… peccato che una figura comparve accanto ad Astrea, sistemandole un braccio sulle spalle e osservandola dall’alto del suo metro e novanta. 

“E allora perché non vieni a salutarmi?” 
“Lo stavo per fare Danny, salutavo solo Sam… ci sediamo vicini sugli spalti?”   Astrea gli sorrise, stringendosi al fratello che annuì, senza però ricambiare il sorriso. 
“Ovviamente. Ho giusto un paio di cose da dirti…” 

Daniel annuì prima di alzare lo sguardo sul compagno di Casa e rivolergli un’occhiata torva prima di spingere Astrea verso l’Ingresso, con il rosso che li seguiva con lo sguardo con leggera preoccupazione. 

“Jonny… Dan e io siamo amici. Pensi che mi ucciderebbe nel sonno con un cuscino?” 
“Perché ti piace sua sorella? Non saprei… in effetti Daniel non è quel genere di fratello che sta sempre appicciato alla propria sorella, non lo farei particolarmente protettivo… non fanno altro che prendersi in giro a vicenda. Ma forse all’occorrenza può tirare fuori i denti anche lui.” 

“Non mi sei di grande aiuto così! Oh, al diavolo, non ci devo pensare… oggi devo pensare solo a vincere.” 
“Così farai bella figura con qualcuno, certo…” 
“La vuoi smettere?” 


*


“Come accidenti si permette Kroll? Poteva anche colpirla!” 

Aiden si sporse leggermente, stringono la ringhiera con le mani mentre seguiva Eltanin con lo sguardo, suggerendo mentalmente a Sam Cloverfield di fare il suo lavoro e tenere i Bolidi lontani dalla sua ragazza. 

“Beh, è un Battitore… tu per primo dovresti sapere cosa fanno i Battitori. Infondo devono cercare di far perdere la Pluffa ai Cacciatori o tenere il Cercatore lontano dal Boccino.” 

Nate si strinse nelle spalle mentre Aiden si voltava verso di lui, scoccandogli un’occhiata torva come a volergli dire che sì, sapeva benissimo quale fosse il compito dei Battitori. 

“Grazie per questa spiegazione illuminante Travers.” 
“Non fare il rompiscatole… in effetti è buffo come Kroll solitamente faccia l’amicone con tutti per poi trasformarsi in una macchina da guerra quando è sul campo. Ma Eltanin e lui sono abbastanza amici, no? Non penso che le farebbe male sul serio.” 

“Nate, smettila di parlare, non mi fai sentire meglio! Ma consiglio a Kroll, così come a McMillan, di ricordarsi che prima o poi arriverà anche la partita contro Serpeverde.” 

Aiden sbuffò e Nate gli rivolse un’occhiata vagamente preoccupata, assolutamente sicuro che se Eltanin fosse finita in Infermeria a causa di un Bolide nello scontro Tassorosso – Serpeverde si sarebbe ampiamente impegnato a ricambiare loro il favore. 


*


Astrea sorrise, applaudendo ed esultando insieme ai Corvonero che la circondavano per il goal di Berenike Black… in effetti l’unico a restare serio fu suo fratello, che si limitava ad osservarla attentamente.

“As?”
“Sì? Che cosa c’è Dan, sembri imbalsamato!” 
“Ti conosco meglio di chiunque altro Astrea… so che ti piace Sam. Pensi che lui ti ricambi?” 

Il sorriso svanì dal volto della Grifondoro, che si strinse nelle spalle, un po’ a disagio: quello non era esattamente il suo argomento di conversazione preferito con suo fratello. 

“Io… non ne sono sicura, ovviamente. Tu che cosa ne pensi?” 
“Sam mi piace As, lo conosco da molto tempo… ma non riesco a non pensare ad Emily. Non vorrei mai vederti stare da male, sarai anche uno scricciolo impertinente e irritante, ma sei comunque la mia sorellina.” 
“Sono nata prima io.” 
“Sei comunque la mia sorellina.” 


Astrea roteò gli occhi, decidendo di non replicare per evitare di dare vita alla loro ennesima discussione per un nonnulla. 

“Beh, in ogni caso… lo hai detto anche tu, mi conosci e non sono mai riuscita a nasconderti niente. Ma tra me e Sam non c’è niente, non so nemmeno se mi ricambia.” 

“Io penso di sì.” 
“Davvero?”
“Sì, anche se per una volta vorrei sbagliarmi… comunque, se mai dovesse farti stare male vieni a dirlo al tuo fratellone, così ci penso io a conciarlo per le feste.” 

Astrea rise di fronte al tono e all’espressione seri del fratello, avvicinandoglisi per abbracciarlo mentre Eltanin Black incassava altri 10 punti per la sua Casa. 


*


Un sorrisetto increspò il volto di Lucas quando rispedì indietro il Bolide che Sam Cloverfield aveva indirizzato verso la Cacciatrice di Tassorosso che teneva la Pluffa stretta sotto braccio.


Durante le partite non era mai solito prestare molta attenzione alla cronaca, concentrandosi invece sullo scontro vero e proprio. Ma poco prima gli era parso di sentire che Kristal avesse individuato il Boccino, e non poteva che esserne soddisfatto.

Rigirò l’impugnatura della mazza e fece per muoversi verso gli anelli per controllare che nessun altro cercasse di far perdere la Pluffa dalle mani dei Cacciatori della sua squadra, ma qualcosa lo distrasse, portandolo a voltarsi: un attimo prima Kristal Jackson aveva messo finalmente gli occhi sul Boccino d’Oro… ma quando Lucas si voltò, confuso e attratto da una specie di boato che di era diffuso sugli spalti. 
Non erano, tuttavia, esclamazioni gioiose… e quando si rese conto di cosa avesse generato quella reazione Lucas sgranò gli occhi verdi con orrore prima di saettare verso il suolo, cercando di raggiungere il più rapidamente possibile la sua migliore amica, fregandosene improvvisamente del Boccino e della partita. 














………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:


Buonasera! 
Mi dispiace, ma temo che saprete chi ha vinto la partita soltanto nel prossimo capitolo :P 

Ultima cosa… visto che qualcuno me l’ha chiesto, Andromeda me la sono immaginata così:

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Buonanotte, 
Signorina Granger 
   
 
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