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Autore: Beauty    11/07/2017    2 recensioni
Donne. Ragazze, perlopiù. Principesse e nobili. Tanti volti, tanti caratteri diversi fra loro.
Tante storie, tante favole differenti.
Ma il lieto fine esiste per davvero?
1. Maria Antonietta - La bella addormentata
2. Elisabetta di Baviera - Cenerentola
3. Mafalda di Savoia - Cappuccetto Rosso
4. Erzsébet Bàthory - Biancaneve
5. Anna Bolena - La bella e la bestia
6. Giuseppina Beauharnais - La sirenetta
7. Vittoria Hannover - La Regina delle Nevi
8. Alessandra Romanov - Il nano Tremotino
9. Olga Romanov - Il principe felice
10. Tatiana Romanov - Raperonzolo
11. Maria Romanov - Il brutto anatroccolo
12. Anastasia Romanov - I sei cigni
13. Carolina Matilde di Danimarca - La piccola fiammiferaia
14. Anna Neville - Biancarosa e Rosella
15. Elisabetta di York
16. Wallis Simpson
17. Anna di Clèves
18. Berengaria di Navarra
19. Sofia Paleologa
20. Ka'iulani Cleghorn
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Zarista
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Anna Neville
 
Biancarosa e Rosella
 
Le aveva chiamate Biancarosa e Rosella, perché erano simili ai boccioli rossi e bianchi che crescevano davanti a casa sua: esse erano buone, pie, laboriose e gentili. Biancarosa era più tranquilla e remissiva, Rosella più spensierata e vivace”
 
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Si può odiare tanto la propria sorella?
Anna crede di sì, mentre strofina con forza e furia il pavimento sudicio su cui è inginocchiata. Sì, si può odiare lo stesso frutto del grembo della propria madre, e Anna in questo momento odia Isabella anche più di quanto odi il duca di Clarence.
Nostro padre ha compiuto una scelta oculata: gli sciacalli si accoppiano bene con gli altri sciacalli.
La proprietaria della taverna è una donna grassa e rozza, che le sbraita ordini come se lei fosse la più miserabile e incompetente delle sguattere. Forse, si dice, il duca di Clarence non si è neanche preso il disturbo di farle presente la reale identità della serva che le ha inviato. Anna non se ne stupisce: mani avide come le sue stanno bene con un cuore di pietra e una mente indifferente.
Ma Anna non ce l'ha con lui, non più di quanto non ce l'abbia con Isabella. Sua sorella maggiore non ha neanche cercato di opporsi alle mire del consorte. Essere entrambe coeredi delle proprietà del Kingmaker non ha giocato a favore di nessuna di loro, poiché Isabella è succube del marito che la muove come una bambola di stoffa e segatura.
Una bambola senza cuore e senza anima.
Isabella non ha fatto niente per aiutarla. Isabella non ha neanche tentato di opporsi quando il duca di Clarence ha quasi alzato le mani su suo fratello per impedire che sposasse la figlia più giovane – già vedova all'età di quindici anni, come se non fosse abbastanza – del Creatore di Re, timoroso che Riccardo potesse appropriarsi di metà del suo patrimonio. Non si è offerta di ospitarla, Isabella. Se l'è solo trovata inaspettatamente fra capo e collo dopo la battaglia di Tewkesbury, e non ci ha pensato due volte ad assecondare il marito nella scelta di nasconderla in quella locanda di quart'ordine.
Il tutto pur di separarla da Riccardo.
Anna si sente salire le lacrime agli occhi, e più la rabbia cresce più lei strofina, strofina così forte da farsi sanguinare le unghie. Perché Isabella sapeva. Sapeva che Anna sarebbe stata disposta a rinunciare all'intero patrimonio, ritrovandosi solo con gli abiti che aveva addosso, pur di sposare Riccardo.
Pur di stare con l'uomo che amava fin da bambina. Pur di essere felice.
Isabella sapeva. E ha fatto di tutto per renderla ancora più miserabile di quel che già non fosse.
Anna non glielo perdonerà.
E' un giuramento che fa a se stessa: non glielo perdonerà.
E non viene meno alla parola data neanche quando la porta della taverna si apre, e sulla soglia si presenta una sagoma un po' ricurva, ma che riesce a dissolvere le lacrime di Anna come polvere nel vento.
  
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