L’Erede del Male.
“You see me standing, but I'm dying
on the floor
Stone cold, stone cold
Maybe if I don't cry, I won't feel anymore*”
[Demi Lovato – Stone Cold]
Atto IX, Parte I
– Legami
Il Magazzino era abbandonato da almeno una
trentina d’anni, stando alle sue informazioni. Ad un primo sguardo, Hermione
non avrebbe dedicato più di un pensiero ad un luogo simile, convinta che fosse
davvero nulla più di una bettola piena di drogati. Accanto a lei, Barry mugugnò
qualcosa molto simile ai suoi pensieri, mentre Kate si limitò a scuotere il
capo.
«Non è quello che sembra» intervenne Harry, secco,
alzando la mano per indicare qualcosa alla loro sinistra. Hermione non vedeva
altro che mura distrutte e i resti del giaciglio di qualche barbone. Il suo
migliore amico aveva un’espressione cupa, molto simile a quella che lei aveva
visto la mattina dell’incidente di Lipsia, anche se meno tormentata, meno autodistruttiva. Pensandoci bene, quella
era la stessa espressione che lei aveva visto sul suo viso prima che
distruggesse Voldemort definitivamente.
«Cosa vuoi dire, Potter?» chiese Barry, ansioso,
stingendo di più la presa sulla sua bacchetta. La fede nuziale brillava al suo
anulare, stranamente: non era solito portarla con sé in missione. Ma
solitamente sua moglie era giusto al suo fianco, mentre in quel caso era
rimasta a casa. Perché? Hermione non aveva chiesto, quando erano partiti per
raggiungere la loro destinazione1. In quel momento non le importava
un granché di nulla, avrebbe accettato anche di andare in missione da sola.
Dentro di
sé, sapeva che non sarebbe tornata a casa, da Fred.
«Ha ragione, non è quello che sembra» confermò
Kate, facendo un passo avanti ed osservando con criticità la porta d’ingresso
che si stagliava, stranamente solida, a pochi passi da loro. Erano arrivati fin
nel cuore dell’Isola di Yell, nel nord della Scozia,
e una volta lì avevano dovuto trovare il luogo più sperduto nelle coste a nord.
Faceva freddo come poche volte Hermione aveva provato in vita sua, nonostante
il mantello delle Banshee fosse praticamente un enorme thermos. Non osava
immaginare come dovesse sentirsi Harry. Kate, dal canto suo, era passata ad una
versione inquietante ma non troppo di Katrina, con gli stessi agghiaccianti
occhi neri ma senza l’aura da cadavere che l’aveva sempre accompagnata. Neppure
lei sembrava infreddolita. «Ci sono molte Creature all’interno. Un numero
impressionante, se devo essere totalmente sincera. Dubito, inoltre, che
l’entrata non sia stata incantata» aggiunse, il capo leggermente piegato di
lato. «Ci stanno aspettando, certo, ma ciò non significa che vogliano stenderci
il tappeto rosso».
«Hanno bisogno del vostro sangue, non credo siano
tanto disposti a sprecarlo» rifletté Barry ad alta voce, guardando Harry e
Kate, le sopracciglia inarcate. «Certo, potrebbero voler far fuori me ed
Hermione, siamo solo un peso».
La Negromante annuì, con un sorriso davvero poco
sensato in quel momento. Hermione la osservò avvicinarsi al Magizoologo e
prendergli la mano in un gesto delicato di conforto. Poco più di un giorno
prima lei non avrebbe potuto fare nulla del genere senza ucciderlo all’istante.
«Non preoccuparti, non permetterò che ti facciano del male. Tornerai a casa da
Philly, fosse l’ultima cosa che faccio».
L’uomo la osservò per qualche istante,
probabilmente cercando qualcosa nel suo sguardo. Dovette trovarlo, perché
sospirò e sorrise. «Se dovessi tornare senza di te, credo che lei andrebbe fino
in Romania pur di trovare qualcuno capace di riportarti indietro. Sono le
regole del branco, Trina» le disse, dolcemente, per poi indicare con un cenno
la porta davanti a loro. «Credi sia il momento di farci avanti? Riesci a capire
di cosa si tratta?».
Quando Kate si strinse nelle spalle e poi si voltò
verso di lei, Hermione sospirò e tirò fuori la bacchetta. Era il momento di un
po’ di lavoro in vecchio stile per lei, evidentemente. Aveva trascorso quasi
tre mesi interi del suo addestramento a ricercare vecchi incantesimi nascosti,
con intere giornate chiusa in vecchie piramidi egizie. Poteva farcela. Era il
suo campo, era il suo talento speciale.
«Hermione» la chiamò Harry, posandole una mano
sulla spalla e sorridendole con una scintilla divertita nello sguardo. «Ti
ricordi la ricerca degli Horcrux? Se siamo riusciti a trovare quelli, questa
deve essere una sciocchezza, no? Voglio dire, a undici anni mi hai fatto
arrivare alla Pietra Filosofale, adesso puoi fare qualunque cosa» le disse, con
un occhiolino complice.
«In realtà non ho fatto tutto da sola, lo sai».
«Ti prego, risparmiami la falsa modestia. Sarei
morto più volte di quanto mi piacerebbe ammettere senza di te».
Si sorrisero come se gli ultimi quattro anni non
fossero mai trascorsi, come avrebbero fatto prima della Battaglia, prima delle
ferite impossibili da guarire davvero. Fu un sorriso che rinvigorì Hermione,
consentendole di concentrarsi sulla prova che le si stagliava davanti.
Stranamente, quella seconda occhiata le consentì di notare dettagli che poco
prima le erano completamente sfuggiti: c’era una strana curvatura nell’angolo
sinistro della grande porta di ferro ed il colore variava in modo innaturale,
la parte arrugginita molto più accentuata sul lato destro che sul sinistro. In
qualunque altro momento, sarebbe stata quella che lei avrebbe scelto per aprire
la strada agli altri, ma le sembrò troppo
facile. Tiresias avrebbe potuto prevedere quella
sua mossa.
«Kate» chiamò allora lei, con un gesto impaziente
della mano, senza neppure voltarsi per verificare che la compagna si fosse
avvicinata. «Tiresias non può vederti, giusto?
Qualsiasi cosa tu faccia, anche se diretta da me?» domandò, cominciando a
calcolare le sue mosse ma senza scendere troppo nel dettaglio. Avrebbe dovuto
pensare a tutto un piano molto lentamente, senza rivelare troppo o troppo
velocemente.
«Qualsiasi cosa io faccia, per Tiresias
è un buco nero» confermò lei, con un cinguettio allegro. «Immagino tu voglia
usare l’Imperius, così da non dover parlare, uhm?» chiese poi, stringendo per
un singolo istante le labbra, come se avesse voluto lamentarsi ma non avesse
trovato il coraggio. O non avesse valutato abbastanza le proprie lamentele da
arrivare a porle ad alta voce. «Dopotutto può vedere, non può certo sentire i tuoi pensieri2» spiegò,
incrociando le braccia al petto.
«Sei sicura?»
le chiese, incerta, guardandosi intorno quasi avesse potuto scoprire Tiresias intento a spiarli da dietro un qualche cespuglio. «Un
Imperius non è una sciocchezza da sopportare, non vorrei fosse anche inutile. L’ultima volta che l’ho usato
ho quasi mandato al diavolo una missione intera perché poi Ophelia si è
ribellata senza rendersene conto».
Da dietro di loro, Barry grugnì, mentre Kate alzò
gli occhi al cielo. «Io non mi ribellerò e sì, puoi star certa che non mi
vedrà. Ho avuto modo di parlare con qualcuno abbastanza preparato sull’argomento,
siamo coperti».
Barry si accigliò, osservandola con il capo
inclinato. «Con chi hai parlato?» le domandò, osservandola farsi avanti fino a
fronteggiare Hermione in un chiaro invito ad essere messa sotto incantesimo.
La risatina che lei gli dedicò avrebbe fatto
rabbrividire un po’ chiunque. «Mio padre»
gli rispose, macabra, allargando le braccia come ulteriore incoraggiamento per
lei. «E voi non avete idea di quanto io stia godendo all’idea che quell’essere
non sappia nulla del nostro incontro».
Hermione non perse tempo in spiegazioni inutili,
sollevò la bacchetta e, dopo un respiro profondo, si concentrò per poter
scagliare l’incantesimo. Il vecchio formicolio al braccio le diede una scarica
d’adrenalina, una sensazione di onnipotenza che per troppo tempo aveva dovuto
mettere da parte. «Imperio».
Kate aveva promesso che non si sarebbe ribellata
ed Hermione le credette, nonostante le resistenze involontarie che incontrò nel
prendere il controllo di lei. Era come
tentare di nuotare controcorrente, realizzò, stringendo i denti ed
osservando la patina nebbiosa oscurare lo sguardo nero della Negromante. Era
una resistenza naturale, niente di forzato, e alla fine riuscì anche a
vincerla.
Osserva
la porta, Kate.
Come un pupazzetto, la vide girarsi e fermarsi,
immobile, davanti alla porta.
«È fin troppo brava con questa roba, non è vero?»
chiese, incerto, Harry, voltato probabilmente in direzione di Barry, che
ridacchiò.
«Stai parlando con la migliore Incantatrice e Spezzaincantesimi delle Banshee. Hermione ha così tanti
talenti che ormai il Supervisore credo abbia iniziato già ad addestrarla come
sua erede».
Se solo loro avessero saputo quanto, invece, la sua candidatura fosse stata un rischio.
Se solo avessero immaginato le
contrattazioni che quella sua posizione era costata a Fred.
Distruggi
il sigillo nebbioso nell’angolo sinistro della porta. Usa l’incanto di
dissipamento.
Lentamente, Kate alzò la propria bacchetta,
puntandola contro l’angolo che lei stessa aveva indicato. Hermione la osservò
agire come se fosse stata lei stessa a muoversi, ma non aprì bocca. Una parola avrebbe potuto distruggerli tutti.
Hermione ignorò le chiacchiere dei suoi amici,
prestando attenzione solamente alla giovane davanti a lei. Avrebbe voluto
chiedere loro di fare silenzio, ma non si azzardò. Con tutta l’attenzione
disponibile, a Kate servì una buona ventina di minuti prima di riuscire ad
ottenere qualche risultato. Quando, finalmente, la porta si spalancò, Hermione
si azzardò a sollevare la Maledizione da lei. Riuscì ad afferrarla prima che
cadesse al suolo, per poi spostarsi leggermente e lasciare che fosse Barry a
prenderla fra le braccia ed accompagnarla delicatamente al suolo.
Non sembrava esserci nessuno oltre la soglia,
potevano lasciarle qualche istante per riprendersi: per le Banshee non resistere ad un Imperius era
estenuante3.
«È una fortuna che non ti sia portata dietro
Malfoy» commentò Barry, quando lei sembrò ritrovare abbastanza fiato da poter
parlare con relativa tranquillità. «Avrebbe perso la testa, considerando gli
ultimi sviluppo. Anzi, sono abbastanza certo che in questo momento stia
distruggendo qualcosa in preda alla rabbia».
Harry inarcò le sopracciglia, porgendo un
fazzolettino alla negromante, così che potesse asciugarsi il viso. «Dubito che
quello sia un comportamento da Malfoy, non gli importa molto oltre la sua
pellaccia» gli fece notare, inarcando le sopracciglia ma senza alcun tipo di
battuta sul passato in comune che lui e la sua vecchia nemesi condividevano.
«Forse hai ragione, dubito possa iniziare ad avere
un qualche interesse per me» concordò Kate, con un sorriso che anche ad
Hermione sembrò vuoto, falso. «Ma è un
egoista con l’orgoglio ferito e che condivide la mia energia vitale. Darebbe
qualunque cosa pur di vendicarsi ed assicurarsi che io non muoia e gli faccia
passare le pene dell’Inferno».
«Philly lo saprà tenere sotto controllo» la
tranquillizzò Barry, lasciandola andare solo quando lei gli assicurò che
potesse reggersi in piedi. «E magari gli farà anche qualche domanda che io avrei voluto fargli. Non mi piace il
modo in cui ti è stato attaccato da quando siete tornati, Trina».
Il suo tono burbero fece ridere la Negromante e
sorridere anche Hermione. Barry era sempre stato estremamente protettivo verso
tutte loro, ma con Katie – e poi con Katie, di conseguenza – aveva sempre avuto
un rapporto tutto particolare.
Facendo cenno verso l’interno, Kate cercò di
liquidarlo. «Non preoccuparti, non è una condizione duratura. In questo momento
starà già pensando a come vendicarsi per la mia trappola».
***
Il rumore di un’ennesima sedia scaraventata contro
il muro portò Ophelia ad un passo dall’usare i suoi incantesimi di dissezione
contro un essere vivente, sempre che tale potesse essere la definizione dello
stato in cui, in quel momento, si trovava Draco Malfoy. Kate le aveva spiegato
qualcosa del legame che esisteva fra di loro, specificando come probabilmente
lui avrebbe potuto risentire leggermente di qualunque cosa fosse accaduta a lei
ma rassicurandola sull’efficacia dell’anestetico che lo stesso dottor Crave le aveva consigliato. In teoria, Malfoy avrebbe
dovuto passare le seguenti dodici ore seduto in un angolino a mugugnare cose
incomprensibili, stordito dal veleno e troppo debole per fare qualunque cosa
non fosse solo imbronciarsi.
Quando lui puntò il tavolino all’angolo, Ophelia
si pizzicò stancamente la radice del naso, contando fino a dieci prima di
rendere quell’insignificante sgorbietto il suo ennesimo esperimento.
Trina doveva aver calcolato male le dosi, perché
Malfoy era tutto tranne che docile e
stordito.
«Se ti avvicinerai di un passo a quel vaso, giuro che ti darò in pasto al Nundu4
di mio marito» gli sibilò contro, balzando in piedi ed avvicinandosi,
protettiva, al pezzo di ceramica in questione. Gli avrebbe lasciato distruggere
tutto, se necessario, ma non quello.
«Tuo marito non
ha un Nundu a portata di mano» sbottò lui,
sbruffone, fissandola come un toro avrebbe fissato il torero pochi istanti
prima di fargli fare una bruttissima
fine. E lei lo sapeva per esperienza, Barry l’aveva trascinata a Pamplona per
tentare di sabotare quante più corride possibili, durante il loro viaggio di
nozze. A suo parere era un’attività romantica.
«E tieniti pure lo stupido vaso, a patto che tu mi faccia andare via».
Le sue sopracciglia scure si alzarono alla
velocità della luce e, sbattendo le ciglia con incredulità, si risollevò gli
occhiali sul naso. Aveva pianto troppo per poter indossare le lenti a contatto,
erano la sua ultima risorsa per non scambiare Malfoy con una scopa5.
«Come ho già detto, tu sei agli arresti domiciliari tanto quanto me. Siamo
bloccati qui dentro tutti e due, non
solo tu» gli fece notare, incrociando le braccia ad altezza del ventre. Era già
un riflesso incondizionato alla gravidanza? Lei
ancora non poteva crederci. «Quanto al Nundu… una
volta finita questa incresciosa situazione, ricordami di portarti a casa mia.
Sono certa che Ike adorerà avere un nuovo compagno di giochi».
Malfoy sbuffò, irritato, passandosi una mano fra i
capelli già sconvolti. Era una fortuna che avesse smesso di riempirli di
disgustosa gelatina come lei ricordava facesse da ragazzino, sarebbe stato
alquanto disgustoso. «Come fai ad essere tanto tranquilla? Tuo marito è lì da solo, non vuoi raggiungerlo ed
aiutarlo?» le chiese, irritato.
Ophelia avrebbe voluto sorridere, ma scoprì di non
esserne capace. Fu una rivelazione che, per un istante, la riempì di paura: non
aveva più avuto un problema simile da quando aveva conosciuto Barry.
«Non sono tranquilla»
gli fece notare, tornando ad accomodarsi sull’unica poltrona rimasta ancora
intera. «Come potrei esserlo? Mio marito è in una missione potenzialmente
suicida con Trina e con Harry. Ed Hermione non ha ricevuto il via libera da
parte dello psicologo per partecipare. Ho mandato le tre6 persone
più importanti della mia vita in una missione potenzialmente suicida con una
ragazza instabile» gli fece notare,
stringendo le labbra in un momento di senso di colpa. Lei adorava Hermione come se fosse una sorella più giovane, ma Crave era stato molto chiaro poco prima che partissero.
Lei era
ancora sotto shock, non era la
loro Hermione.
Malfoy si accigliò, forse perché preoccupato per
la notizia sull’instabilità della sua vecchia nemica. «Perché ti importa così
tanto di Potter?» le chiese invece, una nota curiosa nella voce, quasi
totalmente oscurata dall’ansia. «Non è la prima volta che ti sento essere tanto
parziale. Credevo fosse perché lui è il
Prescelto e altre stronzate, ma c’è dell’altro, non è vero?».
Decisamente Malfoy era più sveglio di Harry,
doveva dargliene credito. Ma, dopotutto, era imparentato anche con Sirius e
Sirius aveva sempre avuto occhio per certi dettagli.
«Harry è tutto ciò che è rimasto della mia
famiglia» gli rispose, semplicemente, indicando la fotografia ancora
miracolosamente integra sul mobile all’angolo della stanza. Malfoy si avvicinò
lentamente, osservando uno dei pochi resti della sua vita passata. Nella
fotografia, una sua versione ancora sedicenne sorrideva fra le braccia di un
uomo incredibilmente simile ad Harry,
mentre una donna con i capelli rossi ed estremamente incita li guardava nascondendo
un sorriso dietro la mano. «La nonna di Harry – la madre di James – era mia
zia. Quando mia madre è morta e mio padre si è dovuto trasferire in America per
lavoro ho praticamente vissuto con loro, io e James eravamo come fratelli»
spiegò, lasciando che la vecchia, dolce
ferita si riaprisse nel suo cuore. «Quella fotografia è stata scattata poche
settimane prima della nascita di Harry, è l’ultima che ho potuto fare con loro
due. Il vaso è un regalo di James, sai».
Con ancora la fotografia fra le mani, Malfoy si
voltò a fissare il vaso in questione, il naso leggermente arricciato. «È un
regalo orribile» le fece notare,
stranamente meno crudele di quanto lei si sarebbe aspettata. «Ed il padre di
Potter era disgustosamente uguale a
lui. Anche tu gli somigli, in realtà».
«Tranne per gli occhi» lo interruppe, con una
risatina triste. «Lui non ha gli occhi dei Penderghast, sfortunatamente. Non
che questo abbia una qualche importanza, naturalmente» liquidò, con un gesto
blando della mano. «Da quando i suoi nonni e mio padre sono morti, io non ho
più nessuno, se non Harry. E vuoi sapere la parte più tragicomica di questa
storia?» gli chiese, scuotendo il capo come se lei stessa non credesse
all’assurdità della situazione.
«Cosa?».
«Harry non ha la minima idea di chi io sia» gli rivelò, lasciandosi andare contro lo
schienale della poltrona con fare drammatico. «Per anni ho ripetuto a me stessa
che fosse preferibile lasciarlo andare, che dirgli la verità fosse troppo
pericoloso, soprattutto considerato il suo destino.
Quando ci siamo rivisti… non ho avuto il coraggio. Cosa avrei fatto se mi
avesse odiata?».
Malfoy la guardò come se avesse detto un’eresia. «Potter? Odiarti? Mi dispiace dirtelo, ma
lui odiava me e mi ha salvato dall’Ardemonio. Tu sei l’ultimo membro della sua famiglia,
probabilmente si sarebbe trasformato in una zecca e te lo saresti ritrovato
sempre alle spalle, come un fedele cagnolino» sbottò, incredibilmente serio.
«Ma posso capire i tuoi timori, immagino. L’illusione è migliore della realtà,
eh?».
Senza alcuna allegria, Ophelia annuì.
«L’incertezza fa parte del genere umano» concordò. «Nella nostra mente, invece,
possiamo avere tutte le certezze di cui abbiamo bisogno e nessuno può impedircelo. E se devo dirla tutta, negli ultimi anni
credo di aver… uhm… proiettato molto
su Trina. L’ho praticamente adottata
con la forza. Credo di aver visto molto di Harry in lei».
Malfoy sbuffò, dubbioso. «Kate e Potter sono il
giorno e la notte» le fece notare, mettendo al suo posto la fotografia e
tirando fuori la bacchetta per ricostruire l’altra poltrona – distrutta per
prima – ed accomodarcisi sopra con estrema eleganza.
Ophelia sentì un sorrisino crudele pizzicarle
l’angolo delle labbra. «Oh, davvero? Perché? Entrambi hanno avuto figure
genitoriali pessime ed hanno dovuto
affrontare un destino avverso. Entrambi sono predestinati».
«Potter è un idiota,
senza offesa» le disse allora lui, quasi sconvolto dal fatto che lei avesse
dovuto chiedere il perché. «La sua
sopravvivenza è stata una lunga serie di colpi di fortuna e macchinazioni del
vecchio preside. Kate era da sola ed
è riuscita a sopravvivere dove molti si sarebbero solamente lasciati andare».
«Katie non è mai stata davvero da sola» gli fece
notare lei, le sopracciglia inarcate ed il sorriso ben nascosto dietro
l’espressione dubbiosa. «Ma immagino possa essersi sentita abbandonata,
soprattutto adesso. Era pronta a non portare in missione neppure Barry, pur di
tenerlo qui con me e con il nostro bambino. Anche se così facendo sarebbero
aumentate le sue possibilità di morire. Nonostante noi non la abbandoneremmo
mai, potrebbe comunque credere di non avere più nessuno».
«Questa è una follia» sbottò Malfoy, irritato.
«Kate ha me. Ed io ho lei».
Cercando di mostrarsi quanto più impassibile
possibile, Ophelia si osservò le unghie della mano sinistra, falsamente
incantata dai giochi di luce che il suo anello di fidanzamento, con la fede,
produceva. «Eppure credevo che tu ti fossi rifiutato
di accettare il vostro legame. Anche se condividete l’energia vitale, da lì a
voler essere al suo fianco ce ne vuole. Dovresti volerti allontanare da lei, piuttosto. Cercare un modo per non sentire
nulla nel caso dovesse… non farcela». A quel pensiero, non riuscì a trattenere un
brivido ed un conato di nausea. Trina sarebbe tornata da lei, così come Barry,
e sarebbe diventata la migliore madrina mai passata per il Regno Unito.
Suo figlio non avrebbe passato la sua vita come
Harry, chiedendosi chi fosse la sua famiglia.
«Tu come diavolo
fai a sapere del mio rifiuto?» le domandò lui, cauto ed anche piuttosto
imbarazzato, rifiutandosi di guardarla negli occhi. «Eravamo soli».
«Segreti madre-figlia, non mi aspetto che tu possa
capire» liquidò lei, con un gesto veloce. In realtà era stata proprio Trina a
raggiungerla, in lacrime, dopo averlo lasciato immobilizzato nella sua stanza.
Il rifiuto del legame predestinato, stando a quanto aveva capito, era una brutta faccenda, spesso richiedeva settimane per perdere i suoi effetti
negativi, ma lei aveva avuto solo dieci minuti ed un abbraccio per ritrovare la
forza di asciugarsi il viso, indossare la sua migliore maschera coraggiosa e
farsi avanti. In realtà sospettava che la stabilità mentale ed emotiva di
quella povera creatura fosse stata definitivamente danneggiata, era a suo modo
una bomba ad orologeria ed Ophelia temeva
il momento in cui sarebbe scoppiata. «Per caso vorresti ritrattare?».
«Io…» esitò, stringendo le labbra con fare
imbarazzato. «Non lo so, d’accordo? Per una volta, nella mia vita, mi
piacerebbe poter scegliere! Una volta, una sola. Da piccolo ho sempre avuto mio
padre ad indicarmi la strada, poi il Signore Oscuro, poi ancora gli Auror. Sono diventato un imprenditore in proprio per poter
mantenere un po’ di autonomia, ma anche così sono più le regole da seguire che
le scelte che mi sono consentite. Almeno…» deglutì, fissando con ansia le
proprie mani raccolte in grembo. «Almeno in amore vorrei poter scegliere. Anche
se dovessi finire con lo scegliere comunque lei, vorrei poterlo fare».
Senza poter nascondere il sorriso, questa volta
condito da una certa stizza, Ophelia lo guardò finché lui non alzò lo sguardo.
«Sei consapevole che potresti finire comunque con lo scegliere lei, quindi non…
non credi che non meriti neppure un tentativo?».
Draco la fissò come se fosse stupida. «Stai scherzando? Io ho avuto una cotta per
Katie Bell da quando avevo undici anni» sbottò, arrossendo furiosamente intorno
alle orecchie. «Era una purosangue di ottima famiglia, incredibilmente bella ed
una campionessa di Quidditch. Eravamo
tutti innamorati di lei7,
anche Baston, ma probabilmente non abbastanza» ringhiò quel nome con una certa
stizza. «Se non mi sono mai fatto avanti è stata colpa sua. E quando l’ho visto ad Hogsmeade, quella mattina…» chiuse gli
occhi, sopraffatto dalla stizza.
Philly si raddrizzò sulla poltrona, la mano
davanti alle labbra per impedirsi di lasciar scappare un verso tutt’altro che
dignitoso. «Stai parlando del giorno in cui le hai dato la collana maledetta?
L’hai fatto perché hai visto Oliver Baston ad Hogsmeade?».
Malfoy ebbe il buongusto di arrossire di più.
«Avevo sedici anni, Voldemort che mi alitava sul collo e lui… lui era lì come a
sbattermi sotto al naso di aver ottenuto tutto
ciò che io ho sempre voluto! Ero così arrabbiato che non ho pensato ad altro
che a vendicarmi, non… io volevo solo sentirla vicina, per una volta sola! E
comunque quello non contava neppure come un bacio vero».
«Tu mi stai- bacio?»
domandò, sconvolta, per poi scuotere il capo e cercare di concentrarsi di
nuovo. Non era il momento di cedere all’irritazione per il modo vile con cui
lui aveva approfittato di Katie sotto Imperius8, c’erano cose più
importanti. «No, lascia perdere. Hai detto di aver visto Oliver Baston ad
Hogsmeade, il giorno dell’incidente di Katie?» gli chiese, ansiosa. «Draco…
Baston quel giorno aveva una partita in Galles. Io lo so, ero lì».
Malfoy la fissò senza alcuna espressione per un
lungo istante, prima di scoprire i denti in un ringhio. «Tiresias» sbottò, dandosi un
pugno sulla coscia. «Lo sapevo, sapevo
di essere stato manipolato. Mettere Katie sotto Imperio era stata una mossa troppo stupida da parte mia9»
si lagnò, nonostante fosse leggermente sollevato. «Dopo anni passati ad
elaborare un piano dopo l’altro per convincerla a scegliere me e non Baston, non avrei mai buttato tutto alle ortiche volontariamente».
«Sapevamo che ci avesse manipolati tutti, ma non
avevamo ancora capito fino a che punto» convenne lei, annuendo lentamente.
«Credo che non sia stato solo tu a
non avere una scelta, in tutta la tua vita».
Malfoy sbuffò, prendendosi la testa fra le mani.
«In questo momento non mi importa neppure un granché, vorrei solo che aprissero
quella dannata porta e mi facessero raggiungere quell’idiota. Non posso lasciare che muoia pensando che io…» si
fermò, incapace di continuare. Dal canto suo, Ophelia capiva benissimo come si
stesse sentendo. L’idea di Barry in missione le tagliava il respiro. Se Barry
fosse andato via credendo che lei lo
volesse rifiutare…
Lei, tuttavia, aveva una missione più importante
da portare a termine e sapeva bene che suo marito non l’avrebbe mai perdonata se avesse messo
volontariamente in pericolo ste stessa o il bambino. Non quando, a detta del
medico della base, non aveva ancora concluso il secondo mese di gravidanza10.
Troppo
presto per rischiare.
Il rumore della porta che veniva aperta di colpo
li fece trasalire e, al tempo stesso, riempire di gioia. Forse era stato deciso
che potessero aiutare in qualche modo! Forse avrebbero permesso almeno a Malfoy
di raggiungerli! Forse erano già tornati! Forse-
Quando un giovane uomo dai capelli rossi venne
poco delicatamente scaraventato nella stanza con loro da parte del Supervisore,
incurante degli improperi che detto uomo gli stava rivolgendo, sia Ophelia che
Draco si sgonfiarono, lasciandosi andare contro le rispettive poltrone.
«Ti conviene sederti Weasley. E benvenuto ai tuoi
arresti domiciliari».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Hello darkness my old frieeeeeeend…
Sempre gioie per i miei
bambini. Ed ho appena iniziato a maltrattarli come si deve! ψ(`∇´)ψ
Draco ha la rabbia
distruttiva, Ophelia è stanca e Fred
non ha avuto neppure il tempo di riprendersi che è stato sbattuto in “galera”.
Harry e Barry vogliono
solo andare a prendersi una benedetta birra.
Hermione e Kate vogliono
solo ricoverarsi in psichiatria.
Aiutateli, sono problematici.
Punti importanti:
» *
- Mi vedi stare in piedi, ma sto morendo
sul pavimento / Fredda come la pietra, fredda come la pietra / Forse se non
piangerò non sentirò più nulla. Questa canzone ha recentemente
preso possesso del mio povero cuoricino. Kate è stata rifiutata e non vuole
farlo vedere, Hermione è convinta che non tornerà indietro e non vuole farlo
vedere… Harry è sempre a pezzi e cerca di non farlo vedere.
» 1
– Hermione non ha idea che Philly sia incinta, perché Hermione era troppo
presa da ciò che era successo a Fred per prestarle attenzione. Hermione è in
una fase molto “egoistica”, diciamo. Per essere specifici, è talmente
traumatizzata che avrebbero fatto bene a chiuderla da qualche parte per un paio
d’anni.
» 2
– Immaginate il cinema. Tendenzialmente al cinema non si sentono i pensieri,
no? E se non ci mostrano chiaramente qualcuno, noi non lo vediamo. Quando c’è
di mezzo Kate, Tiresias vede solo una grossa macchia
nera che non parla MAI. Se Hermione dovesse chiedere “che ore sono?” e Kate
dovesse rispondere “le cinque!”, Tiresias non
sentirebbe la risposta.
» 3
– Vale la regola del Veritaserum. Degli Agenti
come le Banshee che possono essere controllati da un semplice Imperius
sarebbero ridicoli. Devono tutti
sviluppare una tendenza naturale alla resistenza, per superare il loro test.
» 4
– Nundu: L'Ufficio Regolazione e Controllo
delle Creature Magiche ha classificato il Nundu
come XXXXX (Noto Ammazzamaghi). Il suo fiato provoca
epidemie letali, sterminando interi villaggi. La bestia, per via della sua
pericolosità, è stata soggiogata con la collaborazione di numerosissimi maghi
molto esperti. [Da: Animali Fantastici e dove trovarli]
» 5
– Credo di averlo già accennato, ma Ophelia è cieca quanto Harry e quanto il
compianto James. Si tratta di un tratto caratteristico dei Penderghast,
purtroppo!
» 6
– Perché tre? Ophelia vuole bene ad Hermione, è una sua carissima amica, ma Harry,
Kate e Barry sono la sua famiglia.
Hermione è una collega, oltretutto
instabile. Non è insensibile, è solo umana.
» 7
– Mi è stato fatto notare precedentemente (non ricordo da chi e, perdonatemi,
non ho proprio il tempo di andare a cercare) che Kate sia un po’ una Mary Sue. È
lo scopo del personaggio, anche se
indirettamente. Kate ha un potere figlio di Amore e Morte, è bella da morire, perfetta da morire. Deve attirare sguardi, deve attirare tutta l’attenzione
possibile. I suoi geni inizialmente le impedivano di sviluppare il potere attivo, ma non per questo lei non
aveva la predisposizione. Lo stesso Thanatos dice che lui o Eros avrebbero
potuto “riconoscere il potere in lei”. Lei è sempre stata geneticamente
predisposta alla perfezione, solo che sfortunatamente questa perfezione non si
è mai estesa a livello psichico, rendendola una ragazzina estremamente testa
calda da giovane e poi instabile da adulta. Lei è perfetta, ma non si ritiene lontanamente accettabile.
» 8
– Non è un comportamento da giustificare ragazzi, è violenza sessuale! Non si
baciano le ragazze messe sotto Imperius, anche se ve le sognate la notte da
quando avevate dodici anni. Non si fa. Oltretutto quel bacio è stato, in
effetti, tutta opera della volontà di Draco.
» 9 – Ebbene, Draco non ha
agito solo per puro spirito d’idiozia. Non sto dicendo che non avrebbe
incantato qualcuno per portare la collana al preside, no. Draco non avrebbe
scelto, poco ma sicuro, la ragazza per cui ha sempre avuto una cotta atroce. Ma
Tiresias ha tirato i suoi fili in modo molto astuto.
» 10 – Altra domanda
che mi è stata posta: come faceva Kate a sapere della gravidanza prima di
Ophelia? Kate percepisce le cose vive e le cose morte. Quando ha toccato Ophelia per controllare
che lei non fosse entrata in contatto con il sangue del famoso negromante, ha
percepito un’altra vita in lei. Ophelia attualmente è all’ottava
settimana, il cuore del bambino batte già. Se tornate indietro al capitolo di Diagon Alley potrete notare il momento esatto in cui lei l’ha
capito!
Grazie
a chiunque mi abbia dedicato un pensiero la settimana scorsa, il mio esame è
andato alla grande ed io ancora non ci credo! (Potrebbe essere un effetto
collaterale di tutte le medicine che sono costretta a prendere nell’ultimo
periodo – non c’è mai fine alla gioia -
ma non mi importa, la sessione estiva è finita!!!)
Il prossimo capitolo potrebbe essere parecchio più corto del normale, ma è necessario!
Vi aspetto tutti lunedì prossimo!
Per qualunque domanda, scrivete pure, sono pronta a
rispondere (o quantomeno ad aggiungere alla luuuunga
lista di super chiarimenti che devo ancora dare :S)
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie