By Lily
Le
giornate scorrono lente da quando Ghecis mi ha informato del suo
piano di fuga, è cominciato un conto alla rovescia che rende
l'atmosfera molto più ansiosa e tetra del previsto. Mi sono
preso la
libertà di informare Alan e Gerardo a riguardo, anche loro
fanno
parte della squadra e io necessito del loro contributo per portare a
termine l'unico incarico che mi è stato assegnato. Devo
creare il
diversivo perfetto per mettere in difficoltà le guardie
durante la
fuga, ma è un'impresa da eroi attirare l'attenzione di ogni
sentinella che lavora dentro al carcere.
La
mia sola speranza è quella di chiedere consiglio a Max e di
sfruttare la sua mentalità da scienziato, nell'ultimo
periodo non si
separa mai da Giovanni e sarà difficoltoso avvicinarlo senza
attirare l'attenzione. Altra impresa eroica che non entra in sintonia
con la mia personalità impulsiva da pirata, stavolta non
voglio
collezionare fallimenti e dovrò arricciarmi le maniche per
raggiungere il risultato desiderato.
Stamani
i lavori forzati si sono prolungati più del dovuto, sono
giorni che
il direttore si presenta nel cortile per selezionare i carcerati che
dovranno essere trasferiti a Unima, io faccio del mio meglio per
continuare a spaccare pietre come se niente fosse, ma dentro di me
comincio a temere il peggio. Alan è un uomo abbastanza
robusto e con
la forza fisica di uno Swampert Megaevoluto, questa caratteristica
può farlo finire nel centro del mirino e la sua partenza
provocherà
dei dolori che voglio evitare a ogni costo. Non mi sono dimostrato
come il Leader migliore del mondo durante il periodo di prigionia,
devo impedire di farlo partire per una regione lontana e sconosciuta
o, almeno, confessargli l'errore che ho commesso per chiedere il suo
perdono e scrollarmi di dosso il senso di colpa.
«Io
e te dovremo parlare uno di questi giorni».
Gerardo
riesce a prendermi alla sprovvista ogni volta che apre bocca, mi giro
di scatto per guardarlo con un'espressione confusa e, senza
rendermene conto, lascio andare il manico del piccone che si schianta
contro al suolo sabbioso del cortile. «Come,
scusa?!»
«Dovresti
aver capito da solo, sono giorni che assomigli a un'anima in
pena»
mormora con un sogghigno sfuggente, grattandosi con calma la barbetta
scura che gli ricopre gran parte del mento. «Anche Ghecis si
è
accorto che c'è qualcosa che non va, forse non è
stata una buona
idea affidarti un incarico al di fuori della tua portata»
«Ma
cosa dici?!» esclamo senza alzare troppo il tono della voce,
attorno
a noi ci sono troppe orecchie indiscrete e non è il caso di
correre
dei rischi. «Non dovresti mettere in discussione le mie
capacità,
ti ricordo che l'ultima volta che l'hai fatto ho sorpreso l'intero
Rifugio dei Rocket con il mio discorso di benvenuto!»
«Hehe...»
Gerardo sospira con aria sognante. «Quelli sì che
sono stati dei
bei momenti, ma stavolta non stiamo parlando di due parole messe in
croce. Ivan non puoi continuare a negare l'evidenza, sono giorni che
tenti di avvicinare il Growlithe che custodisce le chiavi delle celle
con un osso di pollo!»
«Ehi,
è un piano astuto e ben architettato! Ieri sera quel
cagnaccio si è
avvicinato di qualche centimetro!»
«E
poi? Cosa hai intenzione di fare quando aprirai la porta della
cella?»
«Improvviserò».
Gerardo
scrolla le spalle davanti alla mia uscita e si dilegua con il resto
dei carcerati, il segnale acustico ci avvisa che i lavori forzati
sono appena giunti al termine, recupero il piccone da terra e mi
incammino con il gruppo. Avrò l'intera giornata per
riflettere su
una strategia eccezionale e che servirà a impressionare i
miei nuovi
colleghi, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
Sospiro e
appoggio il piccone nell'apposito contenitore, ne approfitto per
accendermi una sigaretta visto che tutto questo pensare mi ha appena
chiuso lo stomaco, confesso che in questi casi vorrei una mente
brillante e geniale come quella di Max.
Già, Max. Quel rosso è
sempre nel mezzo.
Mentre procedo urto qualcosa con la spalla, sono
costretto a interrompere i miei passi per voltarmi. Mi paralizzo
all'istante appena intravedo Max chino sul suolo sabbioso a cercare
gli occhiali, il silenzio mi permette di percepire le imprecazioni
che sussurra sottovoce. Nemmeno lui è messo bene dal giorno
della
nostra separazione, noto con molto dispiacere che ha perso peso e mi
commuove l'idea di vederlo in quello stato a causa del mio ennesimo
capriccio. Lui e la sua intelligenza non si meritano di essere in
mezzo a un branco di balordi, è colpa della mia
testardaggine se la
polizia è riuscita a mettergli le manette ai polsi.
Scrollo le
spalle e mi abbasso per rimediare, prendo con delicatezza la
montatura squadrata per posarla tra le sue mani. Lo vedo sussultare,
a quanto pare non si aspettava un aiuto esterno.
«Dovresti
prestare più attenzione, di questo passo finirai per
romperli»
«...Ivan?!»
la sua voce è più squillante e sorpresa del
solito, è passato
molto dall'ultima conversazione e nessuno dei due sembra preparato a
un incontro simile.
«Sì...»
mi mordo il labbro inferiore e sospiro per recuperare un po' di
coraggio, mi attacco al filtro della sigaretta e sbuffo una nuvola di
fumo per alleviare la tensione. Sono sicuro che questa conversazione
non è casuale, forse qualcuno dei piani alti ha deciso di
darmi
l'ultima opportunità per riuscire a rimettermi in
carreggiata, tra
poco non sarò più un carcerato e devo recuperare
la fiducia di Max
per portarlo via con me. Ghecis non è stato molto chiaro ma,
se la
Fregata Plasma è in arrivo, significa che solo i suoi
sottoposti
hanno il privilegio di darsi alla fuga e sarebbe sleale lasciarlo
indietro perché ha preferito fare il bravo ragazzo e
sostenere il
volere di Giovanni.
Non
importa se non siamo più una coppia di amanti, o se il
destino ha
voluto dividerci per un motivo che non ci è chiaro, ma so
che in
questi casi bisogna mettere da parte l'orgoglio e fare la cosa giusta
senza pensare alle conseguenze. Ghecis capirà le mie
motivazioni, mi
conosce e sa di che pasta sono fatto, sono sicuro che si
dimostrerà
molto comprensivo a riguardo e che accetterà l'idea di far
salire
Max sulla sua nave volante.
«Vorrei
chiederti come stai» blatero dopo un minuto di pausa, credo
di
essere arrossito.
«Mi
dispiace Ivan, preferisco non approfondire la faccenda».
Mi
rendo conto della sua innaturale pazienza nel momento in cui inforca
gli occhiali, non mi convince il tono freddo e distaccato che
utilizza per mandare avanti la conversazione. Conosco il suo modo di
fare e il suo atteggiamento parla chiaro, vuole allontanarmi per
impedire di scatenare l'ennesima lite che ci metterà l'uno
contro
l'altro e, a giudicare dall'espressione del suo viso, ne ha
abbastanza di soffrire per delle sciocchezze prive di significato.
«Scusa
se ti ho fatto cadere gli occhiali, non era mia intenzione
e...»
«Non
preoccuparti Ivan, lo so che hai sempre la testa tra le
nuvole».
Mi
da sui nervi il fatto che tronca i miei discorsi con una
facilità
impressionante, per lui sono come un libro aperto e capisce in
anticipo ogni mia mossa. In questo caso non so come comportarmi, mi
sembra di tornare ai periodi in cui mi spronava a imparare il gioco
degli scacchi, ma ogni partita finiva con il mio Re che veniva messo
alle strette dalla sua Regina.
Una
Regina molto agguerrita oserei dire.
«Già...Hai perfettamente
ragione, hehe, lo sai che sono un disastro»
«Dove
vuoi andare a parare, Ivan?»
«Come...?!»
«Dopo
tutti questi anni ho capito che non ti tradisci mai, appena finisci
di nutrire il tuo ego personale torni da me strisciando come un
verme» resto immobile per colpa della sorpresa e getto la
sigaretta,
devo lasciarlo parlare se il mio intento è quello di
portarlo via
con me, è lui quello che ha il coltello dalla parte del
manico e non
posso fare niente per difendermi. «Sono lieto di sapere che
la tua
vita fa schifo senza di me, che l'aiuto dei tuoi nuovi amici non
basta, ma hai oltrepassato ogni limite e non credo che ti
darò il
permesso di trattarmi come un ripiego»
«Stavolta
è diverso Maxie...Io...»
«Non
chiamarmi così!»
Credo
di averlo fatto arrabbiare sul serio, con una forza impressionante mi
afferra per le spalle e mi inchioda al muro dietro di me. Trattengo
un gemito di dolore e sento il fiato mancare a causa dell'impatto, se
guardo i suoi occhi...Posso...
Posso
vedere il mare.
Perché
sì, è lui il mio mare, lo è sempre
stato. È grazie a lui se sono
riuscito a sopravvivere dentro a una cella, ma allora ero troppo
interessato a soddisfare la mia personalità per rendermene
conto.
«Max...Lasciami
spiegare...È importante».
«Ivan...non
ho alcuna intenzione di sentire le tue chiacchiere, ne ho abbastanza
di essere trattato come una seconda scelta».
«Non
poteva andare peggio di così!»
Alan
e Gerardo sono seduti al tavolo per ascoltare le mie lamentele mentre
giocano a carte, di recente hanno la brutta abitudine di invadere la
cella che condivido insieme a Ghecis, io ne approfitto per unirmi ai
loro giochi. Il mio reale compagno di “stanza” non
ha niente da
dire in merito, non sembra turbato dalla presenza dei miei amici e
non è la prima volta che Alan e Gerardo lo paragonano a un
fantasma.
Ma come dargli torto? Trascorre la maggior parte del tempo a dormire,
quando è sveglio resta seduto sul letto per osservare il
panorama
fuori dalla finestra senza spiccicare una parola.
«Non
so Ivan...» mormora Gerardo con aria dubbiosa mentre mischia
le
carte, le sue mani sono talmente svelte che è impossibile
intercettare il singolo movimento, potrebbe barare in mille modi
diversi grazie alla sua innaturale agilità. «Tutto
il carcere ha
sentito la vostra lite, come ti è saltato in mente di
parlarci come
se niente fosse?! Devo ammettere che per certe cose resti il
capoccione di sempre»
Roteo
lo sguardo, scocciato.
«Capo...»
ora è Alan a parlare. «Questo qui ha assolutamente
ragione, lo sai
che non brillo di intelligenza e che non ho mai avuto relazioni
più
lunghe di una settimana, ma è risaputo che
con...Insomma...Ci vuole
delicatezza con il gentil Sesso o roba simile...»
«Alan!
Max non è una femmina!».
«Lo
so...hehe...» Alan mi tira una gomitata con fare complice,
grazie al
cielo afferro il tavolo o rischio di cadere per terra come una pera
cotta. Sono stufo di essere sballottato da una parte all'altra.
«Ada
diventerebbe bianca come un cencio se lo venisse a sapere... Il
grande Capo del Team Idro che inciucia con il suo acerrimo rivale!
Sarebbe lo scoop più incredibile degli ultimi tempi,
lasceresti di
stucco tutte le nostre Reclute! HAHA!»
Sospiro
e divento rosso come un pomodoro, vorrei replicare per metterlo a
tacere una volta per tutte, ma il discorso viene interrotto dal
notiziario trasmesso dalla cella di Giovanni. Anche Ghecis esce dal
suo stato di trance per voltarsi, tutti noi siamo increduli della
notizia appena comunicata.
“
Il
Team Flare è di nuovo in agguato!
Sono
passati giorni dall'ultima volta in cui i membri del Team Flare sono
stati avvistati nei pressi di Romantopoli, ma la loro sconfitta non
è
servita ad allontanarli. Stamani le autorità hanno ricevuto
diverse
segnalazioni dai cittadini di Luminpoli, i quali attestavano di aver
intravisto gruppi di uomini dalle bizzarre acconciature e vestiti di
rosso aggirarsi tra i vicoli bui.
Stanno
tramando qualcosa nell'ombra?
I cittadini di Kalos non vivono più
sonni tranquilli a causa della nuova organizzazione criminale,
invitiamo le autorità del luogo a prendere seri
provvedimenti,
consigliamo ai giovani allenatori di Pokémon di viaggiare in
gruppo
e di prestare attenzione durante le ore notturne.
E
questo è tutto, linea allo studio”
«Team
Flare? Non è la prima volta che lo sento nominare»
il mio sguardo
finisce direttamente sulla figura di Gerardo, che si è fatto
molto
più serio da quando ha appreso la notizia. Vorrei scoprire
il motivo
di così tanto turbamento, è mio il compito di
tranquillizzare
l'animo del mio migliore amico, ma oggi ho rischiato grosso e non
sono dell'umore adatto per toccare certi tasti dolenti.
«La
scorsa settimana sono finiti su tutti i giornali, hanno preso il
controllo della fabbrica di Pokéball di Romantopoli e questo
gesto
li farà entrare nella storia» esclama Gerardo per
interrompere il
silenzio, poi scrolla le spalle e posa il mazzo di carte prima di
alzarsi dalla sedia. «A breve avremo dei nuovi amici con cui
dividere le nostre celle».
Io
non ho aggiunto altro.
Quando
scatta l'ora d'aria io e Alan ci precipitiamo nel cortile, queste
sono le uniche occasioni in cui possiamo sfruttare il nostro animo
infantile e divertirci come ai bei vecchi tempi, non perdiamo tempo e
andiamo a nasconderci dietro al nostro “rifugio
segreto” per
conversare su tutti gli argomenti che ci balenano in testa. In
realtà
non è niente di speciale, il nostro angolo di paradiso
è composto
da un cumulo disordinato di tubi e di rottami vari, ma cerchiamo di
indorare la pillola come possiamo portandoci dietro una buona scorta
di sigarette e bevande alcooliche scroccate dagli altri carcerati.
«Capo...»
«Sì?
Dimmi»
«È
vero che Ghecis ci aiuterà a fuggire da qui? Sei sicuro di
fidarti
di un simile personaggio? Non sono molto informato sul suo conto, ma
so che è diventato famoso per essere un paroliere, molti si
sono
uniti alla sua causa dopo aver sentito i suoi discorsi di amore nei
confronti dei Pokémon e...Guarda com'è andata a
finire».
Mi
fermo per un attimo e osservo il fumo che esce dalla sigaretta,
accompagno il filtro alle labbra per concedermi un unico e profondo
tiro.
Confesso che non ho mai pensato a una conseguenza del
genere, ero talmente accecato dall'idea di sconfiggere Acromio che mi
sono fidato subito del Leader del Team Plasma, non ho mai avuto
l'occasione per riflettere sulle conseguenze delle mie azioni. Alan
mi ha appena aperto un mondo, una possibilità che non posso
escludere, anche se non è una buona idea piantare il seme
del dubbio
in un momento così delicato.
«Non
lo so, ma vedi soluzioni migliori?»
«Non
molte in realtà...»
«Ecco,
allora non preoccuparti e fidati delle mie scelte. So che ti ho fatto
finire qui dentro, ma prometto che ti tirerò fuori alla
velocità
della luce»
«...Come?...Cosa
vorresti dire?!».
Caspita.
Sono nei guai adesso.
«Non
te l'ho mai detto ma...» mi mordo il labbro inferiore.
«Sei stato
arrestato per colpa mia, ho fatto il canarino per riuscire a entrare
nelle grazie di uno scienziato» sospiro, sprofondando nella
più
totale vergogna. «So di aver fatto schifo di recente e...Che
ho
deluso diverse persone a causa delle mie decisioni, ma sono cambiato
da allora e...Credimi, se potessi tornare indietro giuro che non lo
rifarei.
Tu sei troppo importante per me Alan, non ti meriti un
torto simile. Ti sei ritrovato sotto al comando del Capo più
imbranato della storia, anche quel vegetale di Cyrus è mille
volte
meglio del sottoscritto e...»
«Ivan»
«Cosa?»
«Finiscila
di commiserarti e di comportarti come una vittima» mi
rimprovera
lui. «Ho capito che sei cambiato da quando sei finito qui
dentro, ma
non mi aspettavo di ritrovarti in queste condizioni. Ti sei
rammollito, mi manca la spavalderia che un tempo ti ha reso
così
famoso.
Sei o non sei un pirata? Non dovresti preoccuparti di
come stanno gli altri, so che hai commesso un errore ma sono felice
di essere vicino a te, per questo ti perdono e vado avanti per la mia
strada»
Sorrido.
Non riesco a non farlo.
Non capisco come mai Alan continua a
seguirmi nonostante i mille errori e le incertezze, mi aiuta a far
tornare il sorriso quando sono giù di morale, arriverebbe a
piangere
insieme a me se fosse necessario. È l'unico che non dubita
mai di
me, accetta le mie decisioni senza fiatare.
Per questo gli voglio
bene e lo tratto con un minimo di riguardo, è il fratello
che ho
sempre desiderato.
«Ti
voglio bene, fratello»
Mormoro
poco prima di trovare rifugio tra le sue braccia.
«Ti
voglio bene anche io Ivan, ma devi essere forte. Il direttore mi ha
detto che sono stato scelto per andare a Unima, per questo non devi
permettere agli altri di schiacciarti».
Non
riesco a credere che la situazione sia degenerata così
tanto, quando
ho visto Ghecis e Acromio per la prima volta non mi sarei mai
immaginato di arrivare fino a questo punto. Prima la lite che mi ha
separato da Max, poi l'alleanza, l'arrivo e la partenza dell'unica
persona che riesce a farmi tornare il pirata spavaldo di un tempo.
Non c'è tempo da perdere e devo affrettarmi, posso solo
seguire la
decisione di Ghecis e creare il diversivo perfetto, ciò che
permetterà a molti di scappare da questo schifo di posto e
correre
verso la libertà.
Sogghigno
quando penso che riuscirò a rivedere il mare per una seconda
volta,
ancora non posso immaginare come sarà la mia vita quando
oltrepasserò le mura del carcere, ma sono sicuro che
recupererò ciò
che resta del mio Team per partire verso la regione più
remota che
conosco. Voglio ricominciare a vivere senza dover scappare dalle
autorità, rimediare ai miei errori tramite un'esistenza
modesta e
pacifica anche se non ci sarà Max. Non sono molto pratico
dei mari
esterni alla mia adorata Hoenn, ma l'unico posto che si adatta alle
mie esigenze è Alola, la regione di cui si sente parlare
nelle
pubblicità che trasmettono alla televisione.
Sembra così esotica
e bella, un vero paradiso per ogni pirata che si rispetti.
Ciò di
cui ho bisogno per allontanarmi dalla vita da criminale e tornare la
persona spensierata di un tempo, quella che si alza la mattina presto
per andare a lavorare e senza troppi problemi nella testa. Forse
dovrei smetterla di farmi questi film mentali, grazie al mio passato
non potrò mai godere di un simile trattamento, ma in questi
casi la
speranza è l'ultima a morire e ne vale la pena combattere
per una
giusta causa. Ognuno di noi deve avere una seconda
possibilità, no?
In fin dei conti sono stato arrestato per aver risvegliato un
Pokémon
troppo cresciuto, non mi sono macchiato le mani con del sangue
innocente e le mie gesta non sono state distruttive come sembravano.
Un po' grazie all'intervento di due marmocchi, ma questo è
uno dei
tanti discorsi a cui non voglio pensare, si tratta del passato
perciò
deve rimanere come tale.
Entro
dentro alla cella e sospiro, non è stato bello dover
salutare Alan
per l'ultima volta, ma cerco di essere sereno perché
andrò a
salvarlo quando evaderò del carcere. Mi guardo intorno e
noto la
figura di Ghecis rannicchiata sul materasso, a quanto pare ha
rinunciato alla cena per andare a dormire. Divoro le due razioni di
cibo con una foga incredibile, il cibo non deve essere sprecato, poi
mi arrampico in silenzio per raggiungere il letto appeso alla parete
grazie a delle catene dall'aspetto discutibile.
«Hai
pensato al diversivo?»
Domanda
lui.
«Non
ancora, ma sono a un buon punto»
«Ivan...La
Fregata Plasma sarà qui a breve, sei sicuro di avere il
piano
perfetto per un momento così delicato? Sarà
difficile fuggire dalle
guardie, bisogna distrarle per arrivare indisturbati fino al cortile.
È questo il piano»
«Lo
so» mormoro e mi stendo su un fianco. «Ma l'hai
visto anche tu, la
situazione si è sviluppata sotto una luce che non mi
aspettavo e non
è facile inventarsi qualcosa»
«Oggi
volevi chiedere a Max ti venire insieme a te, non è forse
così?»
«Ehm...»
sospiro. «Sì, ci avevo pensato. So che il nostro
rapporto non è
uno dei migliori, ma abbiamo passato così tanto tempo
insieme che mi
dispiace l'idea di doverlo abbandonare qui...Non
è...Giusto».
«Ti
capisco» sussurra lui. «Ma non dovresti far entrare
qualcuno nei
piani solo perché ti è amico, non sappiamo cosa
frulla nella testa
di quel rosso e potrebbe rivelarsi un traditore»
«Ti
sbagli!» urlo, quasi. «Conosco bene Maxie e so che
è un tipo leale
e sincero, non farebbe mai una cosa del genere»
«Oh
Ivan, sei grande e grosso ma ancora vivi nel mondo dei
sogni».