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Autore: Guido    24/07/2017    3 recensioni
Ormai è ufficiale: Voldemort è tornato. Il Mondo Magico si prepara per la guerra. Harry è ancora alle prese con la morte di Sirius, da cui solo Ginny lo riesce a distrarre. Invece, Draco Malfoy diventa un Mangiamorte, ma le cose non vanno come sognava: ben presto, deve capire se Voldemort lo voglia morto e se suo padre stia tradendo, ma non può più fidarsi neppure della sua stessa memoria. Mentre gli avvenimenti incalzano, i due arcinemici di Hogwarts intrecciano una corrispondenza che avrà conseguenze profonde per entrambi...
NOTA: l'OOC è cautelativo, ma un po' tutti i personaggi si trovano a manifestare lati del loro carattere poco visibili nel canone
Genere: Angst, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da Mangiamorte a...'
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Malfoy Manor. Parte seconda

Malfoy Manor. Parte seconda


Ringraziamenti:
non so se manterrò questa sezione nei capitoli successivi - serviva a rispondere ai recensori, ma adesso esiste la funzione apposita - però vorrei approfittarne per ringraziare di tutto cuore Delia Valery per i preziosi commenti e suggerimenti.



Si risvegliò l'indomani, di buon mattino. Spossato, a dispetto della notte di sonno profondo; ma lucido.
Sua madre non c'era, il che, pur sembrando strano, aveva il pregio indiscusso di lasciarlo libero di riflettere in santa pace.
Per fortuna, il vassoio della colazione era già pronto accanto al letto, imbandito con tè e scones: niente di meglio per far ripartire il cervello all'inizio di una nuova giornata, soprattutto se questa si preannunziava impegnativa. Tuttavia, si concesse una lunga doccia calda, prima di dedicarsi al pasto, e riuscì a liberarsi di buona parte della tensione; la paura retrocesse sullo sfondo, una presenza che non lo paralizzava più, però lo spronava ad agire.
Bene, si disse, ingollando l'ultimo sorso di tè, non si agisce senza un piano e non si fanno piani senza aver capito come stiano le cose.
Perché, più ci pensava, meno era sicuro di potersi fidare.
Non di sua madre, ma di Piton.
Quello avrebbe raccontato qualunque cosa, se si fosse inserita bene nel suo doppio gioco... sempreché non fosse un triplo, un quadruplo gioco! Chi poteva dire di capirci davvero qualcosa? Neanche Merlino sapeva quanti cappelli portasse in testa quell'uomo. No, no... per quanto gli stesse simpatico, non poteva certo fidarsi ciecamente del professore di Pozioni. Anzi!
Quindi, due domande: a) Piton mentiva? b) nel caso, per ordine di chi?
A lume di naso, questo racconto che contraddiceva Silente aveva tutta l'aria di provenire da Voldemort. Il cui intento poteva essere farlo andare volontariamente incontro alla morte, o estorcergli qualche altro servigio... o impedirgli di tradire. O comunque rafforzare i legami di fedeltà, se non altro quelli di sua madre. Potevano esserci tante ragioni.
Oppure, tutti i ricordi che aveva in testa erano una menzogna e il colpevole era Potter.
Tutti i ricordi. Bastava il pensiero perché gli tornasse il capogiro. Ma da quale momento? Erano andati davvero alla Stamberga? C'era stato davvero un piano?
Trasse un respiro profondo, cercando di calmarsi. Lo scopo dell'alterazione era fargli credere che lo avesse attaccato qualcun altro, quindi probabilmente – probabilmente – i ricordi precedenti l'attacco erano veri.
Poteva essere vero anche il dolore della Cruciatus? Scosse la testa: se doveva credere al racconto di zia Bellatrix sullo scontro al Ministero – e non aveva motivo di non farlo - San Potter non sarebbe mai riuscito ad usare così bene quella Maledizione. E poi, perché mai si sarebbe dovuto spingere a tanto, proprio in quell'occasione e con lui? I loro scontri precedenti non erano andati al di là delle consuete baruffe magiche tra ragazzi, dopotutto.
D'altra parte, non poteva trascurare il fatto che Silente non avrebbe avuto difficoltà a trovare... materiale adatto, nei suoi ricordi di ragazzo e anche di bambino. Quella Maledizione, be', tendeva a restare impressa.
E tuttavia, un attacco così violento da Potter...
Era l'altro dettaglio che non riusciva a far quadrare.
Qualunque Maledizione fosse stata usata, lo aveva lasciato fuori combattimento per giorni interi. Sembrava troppo per Potter... sia per la sua bacchetta, sia per quello stomaco da santarellino.
E poi... Sectumsempra?
Mai sentita prima.
Né da Bellatrix, né da Piton, né da altri.
Certo, Silente poteva benissimo avergli impiantato il ricordo di una Maledizione che neanche esisteva (fermo che con qualcosa era pur stato colpito!). Ma allora, perché inserire quel dettaglio, il nome di Piton? Sempre a lui si tornava! Che storia era stato incaricato di raccontare? Da chi, e perché?
Pensare che Voldemort fosse dalla sua parte, addirittura nei panni del feroce giustiziere, era, senza dubbio, molto più rassicurante che vedersi puntare contro la sua bacchetta, anche solo in senso figurato; ma, essendo cresciuto in una famiglia di Maghi Oscuri, aveva imparato molto presto ad esercitare una sana diffidenza. Già non è mai il caso di credere a tutto quel che ti si dice; se poi la storia sembra troppo bella per essere vera...
Oh, sua madre non mentiva, non sarebbe stata in grado di fingere fino a quel punto.
Ma forse qualcun altro aveva mentito a lei?
Magari – non solo Piton, ma anche - il Ministero?
Si era espressa come se avesse parlato col Ministro in persona.
E con Silente.
Il che suonava veramente strano: il vecchiardo non avrebbe almeno dovuto tentar di accreditare la propria versione? Invece no, sembrava avesse ammesso senza difficoltà l'attacco da parte di Potter. “Una ragazzata”: forse uno dei loro soliti litigi? Metti che nel frattempo fosse arrivata Bellatrix e...
Rabbrividì al pensiero che gli attacchi fossero entrambi veri.
Però, questa sarebbe anche potuta essere una spiegazione: se la zia lo avesse colpito per errore, e Silente ne avesse approfittato...
Non poteva continuare a girare in tondo, gli serviva qualche dato sicuro. Ma dove, come...?
Sicuro! Che stupido a non averci pensato prima!
Di colpo, scattò in piedi, bacchetta in pugno: «Accio Gazzetta!»
Le copie del giornale venivano conservate per un po', al Maniero, e la giusta dose di concentrazione gli portò proprio quella che cercava: l'articolo di Rita Skeeter e gli altri pezzi erano identici a come li ricordava. Quindi, probabilmente quel ricordo era vero. E tutto il colloquio con Silente, anche: riusciva a trovargli un senso in entrambe le ipotesi.
Finalmente qualche punto fermo!
L'articolo non provava che avesse subito davvero la Cruciatus, naturalmente; ma, chiunque fosse la fonte della Skeeter (anonima, in questo caso: Silente stesso, magari?), voleva diffondere quella versione.
E il suo salvataggio da parte di Potter? Inventato anche quello?
Forse no. Forse allo Sfregiato era venuto uno dei suoi rimorsi di coscienza e lo aveva davvero riportato al Castello. Dopodiché, ai suoi compagni – sempreché avessero effettivamente parlato con la Skeeter – era stata fatta raccontare solo metà della storia.
Cazzo, comincia a fumarmi il cervello!
Rilesse anche la stramaledetta intervista di Pansy: più ci si soffermava, più si convinceva che fosse autentica. Ecco un punto fermo di cui avrebbe fatto volentieri a meno... e tuttavia, non aveva alcun dubbio che, se mai avesse avuto un qualsiasi giornalista a portata di orecchio, Pansy si sarebbe senz'altro definita la sua fidanzata. Inoltre, neppure il grande Albus Silente poteva sapere che Draco Malfoy, in un deprecabile momento di debolezza, l'aveva messa a parte di quella parentela ripudiata. O almeno, sembrava davvero molto improbabile che lo sapesse: era successo un paio di anni prima, durante le vacanze e lontano dalla Scuola.
Bene, tagliamo la testa all'Ippogrifo: l'intervista è vera.
Ma allora, perché quella balla clamorosa?
Grandi amici”?!
Non ha proprio senso!
Chiunque mi abbia attaccato, non ha senso!

Impossibile, perfino per il Preside, impiantargli in testa falsi ricordi di grande amicizia con Potter: sarebbe servito un trapianto di cervello! E poi, a che scopo?
Non riusciva, poi, nemmeno a immaginare l'Oscuro Signore che concepiva l'idea di servirsi di una ragazzina per spargere la voce che il suo arcinemico e il Mangiamorte che (in ipotesi) intendeva far uccidere fossero “grandi amici”. Troppo indiretto, troppo cervellotico, privo di un vantaggio evidente. Anzi, di un vantaggio qualunque: gli altri Mangiamorte erano gli ultimi che ci avrebbero creduto, dato che sapevano da tempi non sospetti, grazie ai figli, come stessero le cose (si era discusso parecchio di Hogwarts, durante le loro riunioni, prima e dopo l'attacco al Ministero). Impossibile usare una menzogna del genere per screditare Draco Malfoy. Chiunque altro, forse, ma non lui. E qualunque altra... ma non quella.
Fantastico... ma, allora, chi e perché aveva fatto dire a Pansy qualcosa che, oltre ad essere smaccatamente falso, sembrava anche inutile per tutte le parti in causa?
O forse giovava alla Gazzetta, per vendere qualche copia in più. Poteva essere tutta un'invenzione della Skeeter?
Non gli sembrava il caso di escludere nessuna pista... però quel particolare aspetto della notizia era uscito senza particolare risalto.
E, soprattutto, se davvero si trattava di una semplice trovata pubblicitaria, come mai non si era ancora vista neanche mezza smentita?
Cominciava a fargli male la testa; cercò di concentrarsi su un problema alla volta.
Se le dichiarazioni di Pansy erano state alterate dopo che le aveva rese, si trattava solo di individuare il movente. Ma visto che non lo trovava, perché non concentrarsi sui possibili autori? Chi poteva avere contatti con la Skeeter?
Il Ministero, naturalmente, e...
Un attimo.
Una studentessa viene intervistata e Silente non ne sa
nulla?! Ci crederò il giorno in cui i Babbani passeranno i MAGO in massa.
Il vecchio bastardo ha lasciato giocherellare un po’ la Skeeter il quarto anno, d’accordo,… però non è neanche detto che sapesse delle sue capacità di Animagus, dopotutto.
Quella avrebbe senz’altro il fegato per riprovarci, anche ora che il Preside
sa. Ma riuscire a passare inosservata all’indomani di un attacco, fosse pure una settimana dopo? Fa caldo! Esistono Incantesimi di protezione che eliminano automaticamente topi, insetti… e scarafaggi. Molto pratici, non c’è che dire. Di certo, qualche Auror, oppure lo stesso Silente, si sarà premurato di inserirne almeno uno, tra le difese della Scuola.
E poi, ti immagini il polverone, se davvero nessuno avesse saputo nulla? Tutti a caccia della falla nell'apparato difensivo, e giustamente anche!
No, non regge. Silente
doveva sapere.
Silente o il Ministero. O magari entrambi.
Direi entrambi, da come vanno d'accordo al momento.
E allora, questa è la
loro storia. Se non l'hanno inventata, l'hanno comunque voluta diffondere.
Il movente, però, restava un mistero.
Un mistero bello grosso. Doveva cominciare a riordinare per bene le idee.
Stava per cercare una pergamena e mettersi a prendere appunti, quando la grande pendola magica di quell'ala del Maniero annunciò, con voce stentorea, che mancavano cinque minuti al pranzo; allora corse a prepararsi, perché, dopo la doccia, non aveva nemmeno pensato a vestirsi o a pettinarsi... e in casa Malfoy nessuno si sarebbe mai azzardato a scendere a pranzo in disordine. Tranne, forse, un aspirante suicida in cerca di una morte rapida, ma per nulla indolore.
Scendendo la rampa elicoidale che, la sera prima, aveva salito appoggiato a sua madre – e gli sembravano passati secoli – si chiese come ottenere altri dettagli da lei e come verificarli in seguito. Ma gli interrogativi si rivelarono vani, perché Narcissa Malfoy non era rientrata per pranzo: come riferì il personale al signorino Draco, sbigottito da una simile infrazione all'etichetta domestica (e anche dal drastico cambiamento rispetto a tutte le pur recentissime premure materne), era uscita molto presto per recarsi al Ministero, lasciando detto che sarebbe tornata solamente verso sera.
Il Ministero?!
Ma non aveva detto che non c'era niente da fare...?

La sua bocca fece onore al pasto, però il cervello non registrò né un sapore né un boccone: doveva assolutamente correre a scrivere! Ancora un po', e tutto quel casino mentale gli avrebbe fatto scoppiare la testa.

Trovava sempre rilassante la superficie intonsa e l'aroma della pergamena nuova. E Merlino sapeva quanto avesse bisogno di rilassarsi!
Con tratti rapidi, ma nitidi, cominciò a stilare l'elenco dei soggetti coinvolti.

Silente Potter

Esitò un momento: aveva senso indicare sia Bellatrix sia Voldemort? No, tutto sommato no: almeno di una cosa poteva ancora dirsi sicuro, che sua zia – qualunque cosa avesse fatto o non fatto – eseguiva sempre con assoluta fedeltà gli ordini dell'Oscuro Signore, ergo...
E la penna cominciò a volare sul foglio, abbandonando del tutto la struttura ad elenco per inseguire il tumulto dei suoi pensieri.

«Silente.

Falsifica ricordi?


Comunque vuol farmi tradire.»

Ecco, messa così era decisamente semplice.

«Potter.
Attacca?
“Grandi amici”. Non torna.
Pansy.
»

E qui si bloccò per un attimo, come folgorato; poi prese a scrivere di volata:

«Potter incazzato per Pansy ma non solo. Detto che siamo pari. Ammesso salvato vita.
Potter mi ringrazia.
Potter mente?!
»

Si fermò di nuovo, ansando leggermente e cercando di considerare in maniera spassionata quello che aveva appena annotato.
Potter che si presta ad un imbroglio simile? Potter che mi ringrazia per qualcosa che non ho fatto?!
La sua risata suonò quasi isterica, eppure liberatoria. Un punto fermo, finalmente!
No. Potter, in nome della Causa o di chissà quale altra nobile puttanata, si sarebbe anche potuto abbassare a mentirgli; ma a ringraziarlo, mai!
E quindi, delle due l’una: o anche quello era un ricordo falso, impresso da Silente, oppure… oppure la tesi di sua madre cadeva.
Con le conseguenze del caso.
Restava da capire come appurare se... Poteva davvero aver salvato la vita a Potter?!
Urgh!
Il suo stomaco si contrasse per la nausea.
Casomai gli fosse servito, ecco un validissimo motivo in più per sperare che sua madre avesse ragione.
Sospirando, tornò a concentrarsi sul foglio.

«Pansy.
Suggeritore?
Chi?
»

Esitò solo per un attimo, poi proseguì e buttò giù i sospetti così come venivano, ma con più calma di quando si era lanciato all'inseguimento dell'intuizione su Potter:

«Silente. Lurido bastardo. Silente sa.
Il Ministero sa, magari approva, tornerà utile per spiegare il rilascio di Papà; magari se ne infischia semplicemente, oppure pensa a farsi un po’ di pubblicità.
Un momento! La Skeeter è il Ministero, adesso. Dirige quel cazzo di Ufficio Trasparente, no? E allora, chi può dirle di no, se decide di correre a intervistare i poveri studenti?
Magari qualcuno ci prova, le mette i bastoni tra le ruote e le fa perdere una settimana.
No. Una settimana è oro, per il tempo dei quotidiani è un’eternità.
Ha scritto altri articoli, prima? Appurare.
»

Posò la penna.
Bene. Perlomeno si sentiva più calmo. Cazzo, se gli avrebbe fatto comodo un Pensatoio!
Insomma, Silente sa, approva o comunque non si oppone all’intervista. Forse non vuole urtarsi con il Ministero – potrebbe anche averne avuto abbastanza, dopotutto – o forse pensa che possa tornargli utile per i propri scopi.
Perché Pansy ha sparato quella cazzata colossale?!
Un’idea sua? Possibile?

Ci rifletté un poco, poi scosse il capo.
No. La troietta sa che è meglio non farmi incazzare.
Qualcuno gliel’ha ordinato. Imposto, forse. Minacce?

Era al punto di prima.
Sospirò, tentando di tenere a freno la frustrazione che lo stava assalendo.
Meglio fermarsi e cercare altre informazioni, per esempio gli articoli di giornale.
Convocò l'elfo che aveva sostituito Dobby (in ogni mansione, tranne la cucina) e si fece portare tutte le Gazzette uscite dal giorno dell'attacco. Restò davvero sconcertato: la Skeeter non aveva scritto nulla di nulla, prima del pezzo che già conosceva. All'interno di articoli di colleghi, si citavano sue dichiarazioni “a caldo”, come responsabile della comunicazione del Ministero, non appena era giunta notizia dell'attacco, ma poco altro: nei giorni successivi, era stato tutto un susseguirsi di foto e di interviste a cani e porci, da un Auror che aveva partecipato all'attacco, ma era stato autorizzato a riferire pochissimo, fino ad una vecchietta che si lamentava che il polverone della battaglia avesse fatto soffrire i fiori del suo giardino.
Lesse tutto – anche i dettagli sullo stato del giardino, per buona misura - ma scoprì ben poco. Forse, l'unica conferma di qualche rilievo ai suoi ricordi era la notizia che un gruppo di studenti, non meglio descritto o identificato, avesse cercato rifugio nella Stamberga Strillante. Certo, il pezzo lasciava intendere che fossero stati terrorizzati dagli attacchi in corso... ma perfino la Gazzetta si sarebbe guardata bene dall'accusare di complicità una platea indeterminata di ragazzini senza avere in mano prove più che solide.
Prove che non potevano certo avere... oppure sì?
Forse, la Skeeter, durante tutta quella settimana di silenzio, si era dedicata a raccoglieva in anteprima le confessioni di Lucius Malfoy?
Ad un tratto, si sentì un nodo in gola.
Papà...
Era diventato impossibile ignorare quell'aspetto della questione.
Papà ha tradito?!
Non riuscì a scriverlo; si rifiutava anche soltanto di pensarlo; eppure doveva.
Questione di vita o di morte. Letteralmente.
Supposto che - traditore o meno - suo padre avesse parlato, il Ministero avrebbe potuto almeno cominciare a considerar l'ipotesi di liberarlo.
E a quel punto, anche la balla del “grandi amici” sarebbe potuta tornare utile, per preparare il terreno.
Sia Silente sia il Ministero sapevano dell'intervista in anticipo, entrambi potevano essere i suggeritori, di sicuro entrambi avevano, quantomeno, lasciato che uscisse in quella forma. Ma solo il Ministero aveva un possibile movente.
Poteva azzardarsi a darne la sussistenza per certa?
Tutto, in lui, gridava No!
Però doveva sforzarsi di rimanere obiettivo.
E l'obiettività – si disse, sudando freddo – mormorava .
Seppellì il viso tra le mani, costretto ad arrendersi all'evidenza.
Il taglio di quel pezzo era semplicemente troppo pro-Lucius. Preso a sé, il “grandi amici” poteva anche essere una pura invenzione della Skeeter, una delle sue trovate pubblicitarie per vendere; ma lì, tutto mirava a sminuire un fatto assodato, che in quei giorni il Mondo Magico non era disposto a perdonare: l'appartenenza di Lucius ai Mangiamorte.
Al Ministero, per la sua sporca propaganda, sarebbe servita molto di più la Maledizione Cruciatus con cui dicevano fosse stato colpito. Eppure, il tono dell'articolo in proposito non era “Guardate che mostri, attaccano anche i figli dei loro!”. Più del tipo “Meno male che il ragazzo sta bene”.
Come se avessero voluto distogliere l'attenzione dal Marchio Nero al braccio di Lucius... perfino a costo di lasciarsi sfuggire un colpaccio simile.
Stava rischiando seriamente un'ulcera.
Tutto lasciava pensare che suo padre stesse collaborando.
Ma aveva tradito, oppure agiva per ordine dell'Oscuro Signore?
Quella foto, e... Ferma gli Ippogrifi!

«Ministero. Mamma. Perché?
Collaborazione?!
»

Già. Qual era, in tutto questo, il ruolo di Narcissa Black, coniugata Malfoy?
Quando, come, perché aveva passato quella foto alla Skeeter? Ordini di Voldemort, di Lucius...?
Per un attimo di orrore puro, immaginò sua madre che approvava serenamente il piano che lo voleva morto.
No, morto no. Espirò lentamente. Ma se le avessero parlato di una messinscena per agevolare la liberazione di Papà...
La situazione si complicava di brutto. Non che prima fosse semplice!
Forse era stato attaccato da Potter, Voldemort aveva preso al volo la Pluffa e suo padre stava collaborando per suo ordine.
Forse – e, bisognava ammetterlo, restava probabile – l'Oscuro Signore non aveva preso al volo proprio nulla e Silente, per una volta, stava raccontando la porca verità.
Oppure, forse, era stato attaccato da sua zia e suo padre aveva deciso di collaborare perché... Ma non riuscì nemmeno a completare il pensiero: sapeva che Lucius Malfoy non avrebbe mai rischiato la pelle per lui. Né per salvarlo né per vendicarlo.
Restava, però, la possibilità che stesse agendo di propria iniziativa, al solo scopo di uscire di galera. Un gioco più rischioso del consueto, senza dubbio; ma Azkaban, anche senza Dissennatori, non doveva essere un luogo piacevole in cui soggiornare. Si trattava sicuramente dell'opzione meno probabile, però non poteva scartarla a priori.
E quindi, magari, la verità sull'attacco e quella su suo padre non erano neanche correlate. Forse, il nesso tra le due era una pura invenzione della Skeeter, sempre nella prospettiva di preparare il terreno per il rilascio di Lucius Malfoy.
C'erano troppi “forse”.
E in più, si tornava sempre all'articolo.
In particolare, al famigerato “grandi amici” di Pansy.
Chi era il Suggeritore? Il Ministero? O magari Silente?
Uhm...
Silente? Possibile, ma perché? Solo per il gusto di? No. Il vecchio pisquano non sembra proprio il tipo. Tanto più che, così facendo, avrebbe urtato la suscettibilità di San Potter.
Potter.
Per la prima volta, io e lo Sfregiato ci troviamo dalla stessa parte. Possibile che Silente l’abbia fatto per questo?
No, sembra davvero… futile. Non ci siamo. Ce l’abbiamo tutti e due con Pansy, d’accordo; e allora? Non siamo certo diventati amici! Se mai avesse mirato a tanto, il vecchio avrebbe fatto meglio a ricorrere, che ne so?, a qualche Pozione d’Amore.
Sogghignò: meglio buttarla sul ridere, o quell’idea disgustosa l’avrebbe fatto vomitare.
Ma, d’altra parte, Potter gli aveva salvato la vita. D’impulso, senza dubbio: il tipico complesso dell’eroe. No, quello non era stato un imbroglio.
Sempre che sia successo davvero.
Rabbrividì.
Non riusciva a sopportare l'idea di non potersi più fidare nemmeno della propria memoria, che l'intimità della sua mente fosse stata violata fino a quel punto.
Doveva dare atto di una cosa a Potter, una sola: era diretto. Il tipo che ti affronta faccia a faccia, non che ti distorce i ricordi di soppiatto.
E come si era incazzato per l'intervista... Ridacchiò un momento, poi aggrottò le sopracciglia, cercando di rammentare un dettaglio.
Lo Sfregiato non aveva parlato con Pansy, e va bene, ma... cosa aveva detto Silente?
(Detto, sì. Se quel ricordo era falso, sempre da Silente proveniva, quindi...)
“Ho dovuto impedire a Harry di mandare un gufo...”.
Dovuto.
Dovuto?!

Per un attimo esultò, sicuro di aver risolto l'enigma: ecco la prova che era stato il Ministero...!
Ma subito dopo si presentarono le alternative: quel ricordo poteva essere falso, dopotutto. E Silente, certo, non era infallibile, ma probabilità e prudenza suggerivano che avesse impresso a bella posta ogni dettaglio.
A quale losco fine?
Depistarlo?
E per indirizzarlo dove, per distoglierlo da cosa?
Deglutì, sforzandosi di restare lucido: non era facile, trovandosi a dover riconsiderare tutto per la seconda, la terza o la centesima volta.
Riprese la penna.
«Potter. Pansy.
Potter non ha parlato con Pansy (gli ho promesso di farlo io) e non ha scritto alla
Gazzetta»
Che non avesse scritto poteva darsi per certo, oppure la sua rettifica era stata cestinata per ordini superiori?
E si illuminò in viso: ecco qualcosa che aveva modo di scoprire, dopotutto.
Bastava scrivere a Potter e chiederglielo.
Il suo stomaco, dopo un nuovo, istintivo conato di vomito, cominciò a distendersi.
Beninteso, Draco inorridiva di fronte ad un gesto che il codice di condotta dei Purosangue gli faceva ritenere impensabile – e infatti aveva impiegato un bel po' per giungere a pensarci... - ma sull'orrore vinceva il sollievo: finalmente uno spiraglio di luce!
Sì, decisamente quello era il modo più semplice per verificare eventuali iniziative di Potter verso il giornale e...
Ma certo, idiota!
Anche per appurare se davvero ti abbia ringraziato.
Si diede dell'idiota per un bel po', con varianti molto colorite; e, in qualche modo, gli insulti dovettero giovare al cervello incriminato, poiché, al termine dell'invettiva, quando si accinse all'ardua impresa di redigere una lettera per Potter (!), gli venne subito in mente il pretesto adatto: gli aveva promesso di rimettere Pansy in riga, dopotutto. Una ramanzina del genere era stata certamente già messa in bilancio dall'ipotetico Suggeritore, ma... chissà che la puttanella non si lasciasse sfuggire qualcosa di utile? Sarebbe stata la prima volta in vita sua, probabilmente. Potter, in ogni caso, lo avrebbe fatto di sicuro... e per la sua linguaccia malefica valeva la stessa considerazione.
Bene. Prima scrivere a Pansy - magari aspettare la risposta - e buttar giù due righe per lo Sfregiato.
Si affrettò ad afferrare una pergamena intonsa e a far Evanescere quella usata. Troppo compromettente, comunque stessero le cose.
Lo colse un altro accesso improvviso di risa isteriche. Non per il sollievo, stavolta, ma per l’assurdità!
Si stava fidando del suo peggior nemico! Stava per prendere la decisione più importante di tutta la propria vita in base a quello che gli avrebbe detto Potter! Chiunque l’avesse messo in quella situazione di merda, non l’avrebbe passata liscia.

«Pansy,
ancora non hai imparato a farti i cazzi tuoi? Pensavo che perfino tu potessi immaginare la mia reazione a quella cazzo di intervista! Invece, non solo hai spifferato ai quattro venti questa cosiddetta
parentela, ma ti sei addirittura inventata che siamo grandi amici, nientemeno!
E, già che ci siamo, chi ti ha autorizzata a presentarti alla
Gazzetta come la mia fidanzata? Forse, i termini del nostro rapporto non ti sono troppo chiari: pensi davvero di poter arrivare a sposarmi?! Eh no, chiariamo subito il concetto: tu sei soltanto una scopata. Chiaro? Una scopata piacevole, d’accordo, ma nient’altro. Se ti sei fatta qualche idea strana, svégliati, che è giorno!
Infine, lasciami dire che le fidanzate si comportano in maniera leggermente diversa, sai? Non lasciano il proprio ragazzo in infermeria senza neanche tentare di vederlo, non una sola volta, né farsi vive almeno per iscritto, o in qualsiasi fottuto modo. Anzi, non dico che gli salvino la vita – sarebbe pretendere troppo – ma di certo non lo lasciano soccorrere da
Harry Potter. Ti sarebbe costato tanto volare di corsa al Castello, con me? Evidentemente, sì. Dunque, non fare finta di amarmi, o puttanate del genere. Grazie.

Draco»



Trasse un respiro profondo. Era realmente incazzato. Per qualcosa che, magari, non era neanche mai successo. A pensarci, quasi gli veniva da ridere.
Quasi.
Meglio così, comunque: insulti e accuse avrebbero costretto Pansy a rispondere. E, se avesse scritto anche una sola parola fuori posto… sarebbe bastato così poco, in fondo: una piccola discrepanza tra le versioni dei fatti… certo più utile della semplice conferma all'una o all'altra....
Ancora assorto in questi pensieri, si recò alla Guferia del Maniero – una voliera molto più piccola di quella di Hogwarts, ma comunque fin troppo grande per la decina di uccelli che ospitava, tra quelli personali e quelli “di scorta” - legò la pergamena alla zampa del proprio gufo reale e lo lasciò andare. Non gli fece capire che si trattava di una missiva urgente: qualcuno si sarebbe anche potuto insospettire, vedendolo volare in tutta fretta. Sospetto da paranoici? Meglio che rimpiangere di non averlo avuto. Cominciava ad apprezzare davvero il consiglio del falso Moody: “Vigilanza costante!”.
Adesso veniva il difficile.
Per scrivere a Potter gli sarebbe servito un certo tempo.
Tempo e calma. E ponderazione: non doveva lasciargli sospettare nulla, assolutamente nulla di insolito…
Il gufo rientrò – senza risposte, notò con un certo disappunto, ma - proprio al momento giusto, mentre finiva di rileggere la quarta stesura della lettera più impegnativa della sua vita.

«Potter,
ho appena scritto a Pansy quel che penso della sua stupida trovata; sono piuttosto sicuro di non aver mai insultato così tanto qualcuno in vita mia... neppure te, e mi sembra che sia tutto dire! Anche per questo, non penso che valga la pena di attendere la risposta, sicuramente mi perverrà solo qualcosa di patetico. E poi, quale giustificazione potrebbe mai addurre?!
Permettimi di precisare che – nell’improbabile ipotesi che tu ti sia posto il problema – non ti trovi in debito con me per quest’intervento, visto che, per quanto possa sembrare incredibile, nel caso in questione, i nostri interessi coincidono.
E, appunto perché siamo sempre pari, sono certo che sapremo entrambi far sì che i nostri rapporti riprendano il corso consueto, destinando le sparate di Pansy all’oblio che meritano e suggellando, per così dire, la smentita con i fatti (se mai ve ne fosse bisogno).
Fa' pure conto, quindi, di avermi già ringraziato una volta per tutte.


Malfoy


P.S.: Non so se tu abbia già pensato di assumere qualche iniziativa in tal senso, ma, ripensandoci, non scarterei l'ipotesi di un gufo di rettifica, e magari di protesta, alla
Gazzetta.»


Sì, decisamente poteva andare. Solo un accenno casuale in fondo, come un ripensamento dell'ultimissimo istante.
Una prosa che facesse avvertire allo Sfregiato il peso della superiorità Purosangue e del correlato gelido disprezzo.
E nulla, proprio nulla, dell'ansia che gli stringeva la gola, o della sensazione acida alla bocca dello stomaco.
Meglio spedirla e non pensarci più: si sentiva la testa vuota.
L'attesa non gli era mai sembrata tanto lunga come in quel pomeriggio che declinava. Possibile che ci volesse così tanto per la consegna a Potter e così poco, in confronto, per quella a Pansy?!
Per ingannare il tempo e la debolezza fisica, rispolverò perfino il proprio vecchio set di Gobbiglie, con cui non giocava più dai tempi del suo primo anno a Hogwarts. Fu sorprendentemente bello scoprire quanto lo divertissero ancora.
Infine, una mezz'oretta prima del tramonto, il gufo reale tornò. E, stavolta, portava una risposta.
(Se gli avessero detto, anche solo il giorno prima, che sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe atteso con ansia e addirittura aperto di furia una lettera di Potter...!)

«Malfoy,
che i nostri interessi coincidessero, in questa sordida faccenda, mi è parso tanto ovvio che l’idea di sentirmi in debito con te non mi è neanche passata per l’anticamera del cervello; nondimeno – ahimè - l’educazione esige che ti ringrazi per il tuo intervento, nonché per la gradita precisazione, e non lasci valere “una volta per tutte” il ringraziamento già espresso, a voce, per altri motivi.
Nessuno più di me è ansioso di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare come prima (non è curioso che i nostri interessi coincidano anche qui?), però permettimi una domanda. Non mi piace affatto doverla porre e sospetto che la risposta mi piacerà ancor meno, ma dimmi:
siamo veramente cugini?
Se sì, non ti preoccupare, sono abituato ai parenti serpenti. E ad ignorare il relativo legame.
Se no… certamente avrai rovesciato su Pansy un carico di insulti sufficiente per tutti e due. Su questo punto e per questa sola volta, credo proprio di poterti prendere in parola.
Sarei comunque curioso di conoscere la sua risposta, per quanto patetica possa essere. Spero che non ti riuscirà troppo gravoso esaudire una richiesta tanto semplice (e non illuderti che possa costituire un credito nei miei confronti!).

Con immutata inimicizia,

Potter


P.S.: Ottima idea il gufo. Anzi, se può tornare utile, sono perfino disposto a firmare una lettera congiunta. Fammi sapere.
»


Lesse e rilesse, cercando di far combaciare tutti i tasselli. Si sentiva come Paciock alla quarta ora consecutiva di Pozioni.
(Il fatto che, per un fuggevole istante, avvertisse un barlume di compassione per Paciock dimostrava tutta la gravità della situazione in cui versava)
Prima di tutto, doveva fare tanto di cappello a Potter: sulla prosa teneva botta. Di sicuro si era fatto aiutare dalla Granger, ma perlomeno aveva capito che lo stile di una lettera poteva trasmettere messaggi anche più importanti del contenuto.
Il che, tuttavia, significava che quella missiva poteva anche non essere genuina. Che il contenuto poteva essere artefatto al pari dello stile.
Potter non avrebbe mentito... ma la Granger? Cosa avrebbe potuto suggerirgli, o magari imporgli, se imbeccata a dovere da Silente?
Forse, un ringraziamento – anzi no, due. O tre, secondo come si sceglieva di contarli: la lettera ringraziava sia per l'intervento sia per la precisazione. Inappuntabile, non c'era che dire. Ma un simile prodigio di persuasione e di educazione sarebbe stato troppo anche per lei.
...Forse. E se invece...?
Epperò, quella disponibilità a mandare un gufo, addirittura con firma congiunta, non avrebbe mandato all'aria il sordido trucco di Silente e/o del Ministero?
Non restava che capire se si trattasse o meno di un bluff. Del resto, vista la particolare domanda rivoltagli dallo Sfregiato, gli doveva comunque una risposta. Sì: per quanto la sola idea gli facesse digrignare i denti, era tenuto a rispondergli. Certe questioni vanno prese maledettamente sul serio... perché sono maledettamente serie.
Sebbene, ormai, la testa gli girasse e gli facesse anche male, per non parlare del senso di stanchezza generale che si trascinava dietro fin dal risveglio, riuscì a scrivere una lettera che, per la necessità di mettere le cose in chiaro e – per la barba di Merlino, che assurdità! - di non offendere il proprio interlocutore, pur usando termini inequivocabili, si era rivelata ancor più impegnativa della precedente. La finì quando, fuori della finestra, scomparivano gli ultimi sprazzi di rosa.

«Potter,
sono sempre in attesa che mi risponda la Parkinson, ma, pur non desiderando moltiplicare le comunicazioni con te oltre lo stretto indispensabile, ho preferito non aspettarla oltre e mandarti, intanto, sia la bozza di lettera di rettifica (la firma congiunta, per quanto possa ripugnare ad entrambi, le darebbe senz'altro un peso maggiore) sia l'informazione da te richiesta.
Vincendo una profonda ripugnanza, che certo condividerai, ti confermo che effettivamente ci unisce un legame di sangue per parte Black; ma mi rifiuto categoricamente di definire questo sconcio come un rapporto di parentela, anzi, sia chiaro che ho usato la parola “legame” solo perché il vocabolario non conosce sinonimi adeguati, capaci di esprimere, nello stesso tempo, l'idea del “vincolo” e quella del “marchio di infamia”. Non è un caso, dopotutto, se noi delle Ventotto famiglie definiamo quelli come tuo padre “traditori del proprio sangue”. Ma, devo dire, forse è perfino peggio che uno come te, trovandosi a condividere metà dell'albero genealogico con i nomi migliori della razza magica, non se ne senta neppure un poco onorato e neppure avverta il peso dell'indegnità che gli impedisce di fregiarsi davvero, a pieno titolo, del nome che porta.
Perché ti scrivo tutto ciò? Non per litigare, non stavolta. Devi sapere che, in circostanze appena diverse, scrivere a un Mezzosangue nato da un traditore del proprio sangue mi farebbe mettere al bando da tutta la comunità magica (almeno da quella che osserva il debito codice di onore) e non oso neppur immaginare quale reazione potrebbe seguire ad una nostra lettera a firma congiunta.
Nondimeno, sembra che proprio la difesa dell'onore dei Malfoy, in questo caso, esiga da me un atto pressoché inconcepibile in qualunque altra circostanza.
Per questo, e solo per questo, ti allego la bozza summenzionata. Nel proporre eventuali modifiche, spero che vorrai tener conto dello scopo prioritario cui, dal mio punto di vista, essa sarà destinata.

Toujours pur


Malfoy
»


Restava da scrivere la bozza, ma, a quel punto, la sua testa ciondolava troppo: aveva evitato gli sforzi fisici, però, evidentemente, quelli mentali e il sovraccarico emotivo riuscivano ad esaurire le sue energie quasi come una partita di Quidditch. Forse si sarebbe dovuto concedere altro tè, pensò sbadigliando...
La pendola della cena lo svegliò di soprassalto.
Imprecò vedendo che si era addormentato sopra la pergamena e che, nel sonno, aveva rovesciato l'inchiostro, finendo per ritrovarselo su metà della faccia (per non parlare dei capelli!).
Ma, con due o tre rapidi colpi di bacchetta, seppe rendersi nuovamente presentabile: sua madre l'aveva fatto allenare in tutti gli Incantesimi domestici e, comunque, ogni Malfoy sapeva perfettamente, fin dalla nascita o quasi, che mantenere un aspetto curato restava imperativo in ogni circostanza, anche in punto di morte.
Anzi, forse soprattutto in punto di morte.
Ma l'aspetto, per quanto impeccabile, non riuscì a celare la preoccupazione che nutriva mentre scendeva nuovamente quella scalinata monumentale: cosa avrebbe potuto dire, come avrebbe potuto chiedere...? E se poi avesse saputo davvero qualcosa che...?
Narcissa era già seduta al lungo tavolo da pranzo, che usavano sempre, anche in mancanza di ospiti.
Draco le sorrise, facendosi forza interiormente: prometteva di essere una cena molto lunga.

A parte i saluti iniziali, non scambiarono parola finché non ebbero finito di mangiare, serviti a puntino dal personale, che fu congedato subito dopo.
Un simile silenzio non era affatto insolito, anzi, semmai costituiva la norma (come in ogni famiglia che sperasse di riuscire almeno a ridurre la quota di segreti che giungeva a conoscenza dei domestici); tuttavia, in quella circostanza Draco non poté fare a meno di trovarlo piuttosto pesante, perché continuava a non trovare il modo giusto per esordire e, quasi quasi, avrebbe preferito essere costretto a prendere quell'Acromantula per le pinze.
Se non altro, il cibo gli aveva restituito vigore e lucidità. Poté così notare che sua madre aveva l'aria stanca, il viso tirato e un'espressione... delusa? rassegnata? Entrambe le cose, forse.
Bene, questo risolveva il suo problema, no?
La guardò finire il bicchierino di sherry serale e attese che si abbandonasse un momento contro lo schienale della sedia, prima di chiederle, molto semplicemente, come stesse.
Il gesto desolato che le sfuggì disse molto più della risposta verbale:
«Non troppo bene, Draco...» Sospirò. «Sembra proprio che non ci sia niente da fare. Tuo padre ad Azkaban e Potter impunito. Quasi non saprei dire cosa mi disgusti di più»
«Io non ho dubbi: Potter!» proclamò solennemente il ragazzo che aveva, invece, scelto di dubitare davvero che la sua Nemesi dovesse – in questo caso particolare - essere punita . «Ma perché pensavi che potesse esserci qualche novità riguardo... riguardo a Papà?»
«Oh, per via dell'attacco, sai... Un paio di giorni fa - o forse tre, mi viene il dubbio - è venuta qui la giornalista, quella Skeeter.» Scrollò il capo. «Mi ha detto che, se le avessi permesso di rivelare la tua identità e le avessi fornito qualche “elemento di contorno” - dimmi tu che razza di espressione – avrebbe scritto un articolo che mettesse Lucius in buona luce, sapeva che stavano cercando di ottenere la sua scarcerazione. Non che sia un segreto o che ci volesse molto a indovinare, vero?» La sua voce tradiva una spossatezza anche maggiore della sua. «Mi son detta che, dopotutto, male non poteva fare. Ho firmato tutte le sue infami pergamene, le ho parlato un po' di te e di Papà, le ho dato la tua foto, sai, quella delle vacanze... E devo dire che è stata ai patti. Ma niente da fare: per il Ministero non basta. Non basta per la revisione del processo, non basta per la liberazione anticipata, non basta nemmeno perché mio marito possa venire un momento a trovare suo figlio.»
Il fatto che non riuscisse nemmeno ad alzare la voce diceva tutto sul suo stato di prostrazione.
Draco si ritrovò senza parole.
Alla fine, si schiarì la gola e le chiese: «Allora hai dato tu la foto alla Skeeter? Mi ero chiesto...»
«Hai letto l'articolo? Ma naturalmente, deve aver fatto il giro della Scuola»
«Più o meno, sì. Mi ha stupito proprio il tono così favorevole verso Papà...»
«La Skeeter ha fatto la sua parte, te l'ho detto. E del resto, suppongo che sappia tenersi buono chi le potrebbe tornare utile. Ha anche preso nota delle mie accuse contro Potter...»
«Come?!»
«Sì, non aveva idea di chi ti avesse aggredito, naturalmente pensava che fossero stati i Mangiamorte.» Sulle sue labbra si disegnò il fantasma di un sorriso. «Io avevo visto Severus da poco ed ero ancora fuori di me, quindi le ho raccontato tutto, dicendo che quel ragazzo già così vicino alla pazzia doveva aver trasformato tutti i Malfoy nel bersaglio del proprio odio... cose così. Era molto interessata, devo dire. Ma mi ha avvertita che non avrebbe potuto pubblicare quella parte della storia senza averla prima verificata: l'articolo avrebbe lasciato nel vago l'identità degli aggressori e, se poi avesse trovato conferme sufficienti, allora...» Chiuse gli occhi e sospirò, troppo stanca per proseguire. Ma Draco non poteva lasciarla riposare, non ancora.
«La Skeeter odia Potter, questo è sicuro. E se potesse rinverdire i fasti della serie di articoli in cui lo ha dipinto come un pazzo furioso si divertirebbe un mondo.»
«Non credo sia una questione personale: quella donna ama definirsi “una che sgonfia i palloni gonfiati” almeno da quando ha scritto la biografia di Armando Dippet. Ma comunque sia, scaverà a fondo. Mi auguro che trovi qualcosa. Ho perso il conto dei funzionari con cui ho parlato quest'oggi. Uno mi ha perfino detto che, purtroppo, tu non eri in punto di morte, quindi non potevano far uscire Lucius, né far entrare noi per una visita ad Azkaban...» Solo una punta di indignazione riusciva a colorire quel tono altrimenti piatto.
«Evidentemente,» Draco si concesse un sorriso torvo «il fatto che io sia ancora vivo dà fastidio a qualcuno»
«Forse era soltanto la gaffe di uno sbarbatello appena uscito da Hogwarts, ma puoi immaginare come mi abbia fatta sentire»
«Immagino. Immagino molto bene»
Sua madre si alzò. Non poteva esimersi dal fare altrettanto. «Ti prego di scusarmi, Draco. Sia per essere mancata al pranzo, sia perché ora mi congedo così presto. Ma devo proprio andare a dormire, quasi non mi reggo in piedi. Tu riesci ad arrivare fino alla tua camera, sì? Sennò, sono sicura che qualcuno...» Soffocò a stento uno sbadiglio.
«In un modo o nell'altro, me la caverò. Buonanotte, mamma»
«Buonanotte, Draco»
E così era finita.
Disponeva di qualche informazione aggiuntiva, ma, nonostante la sferzata di energia assicuratagli dal pasto (provò un raro moto di gratitudine verso l'elfo cuoco), si sentiva troppo stanco per rifletterci sopra in quel momento, come se fosse stato contagiato dall'evidente spossatezza materna. Poveraccia, tutta una giornata a passare da un burocrate all'altro, più la preoccupazione per lui...
Preoccupazione relativa, non è vero? gli chiese una beffarda voce interiore. A malapena ti ha borbottato un “Come stai?”, adesso non ha neanche aspettato che le dicessi se ti sentissi o meno in grado di affrontare le scale...
Scosse la testa, cercando di liquidare quei pensieri come semplici assurdità. Ma non poté evitare che quell'ennesimo sforzo mentale gli cagionasse un brutto attacco di vertigini.
Mentre saliva la scalinata un gradino alla volta, tenendosi aggrappato al corrimano, si sforzò di concentrare le proprie energie residue sull'ultimo obiettivo della giornata: la bozza per Potter. Doveva proprio fargliela arrivare l'indomani.
Meglio concedersi quel tè supplementare, dopotutto. Tanto, neanche un'intera cisterna di quella bevanda sarebbe riuscita a tenerlo sveglio più dello stretto indispensabile.


Note:
Il gioco delle Gobbiglie richiede almeno due giocatori, visto che, ad ogni lancio, il perdente deve beccarsi in faccia uno schizzo di liquido molto sgradevole; Draco, però, ha trovato il modo di divertirsi a giocarci anche da solo.
Oggi, diversamente da quando ho cominciato a scrivere la fic, sono note le identità dei nonni di Harry, che non corrispondono ai personaggi indicati nell'albero genealogico dei Black; resta incerto, quindi, se sussista una sua parentela diretta con Draco, ma di sicuro non è così stretta come vorrebbe la storia. Si tratta, però, di un elemento troppo importante perché potessi o volessi cambiarlo.
Inoltre, su Pottermore, la Rowling ci ha rivelato qualcosa in più sulla casta dei Purosangue inglesi: l'equivalente del Gotha sono “
The so-called 'Sacred Twenty-Eight'”, ovverossia le ventotto famiglie incluse in una pubblicazione anonima dei primi anni Trenta, The Pure-Blood Directory, che comprende Malfoy, Black e anche Paciock e Weasley, ma non i Potter, il cui cognome – comunissimo – ha fatto sospettare all'anonimo autore un'origine Babbana in realtà insussistente. Il criterio di inclusione dovrebbe essere costituito dalla massima purezza di sangue, il che, a mio giudizio, rende problematica la resa di sacred: probabilmente sacrosante sarebbe più adatto di sacre, perché deve esprimere l'idea di uno status al di sopra di ogni sospetto, senza riferimenti di sorta alla sfera trascendente; ma, in mancanza di una traduzione italiana ufficiale cui attenermi, ho preferito non far impiegare a Draco il nomignolo completo. Anche perché, come avrete notato, la sua lettera esagera un pochino la posizione dei Potter, che dopotutto non fanno parte di questo simil-Gotha; ma, considerato che i Black son forse i più duri e puri di tutti i Ventotto cognomi, se una di loro ha sposato un Potter e non è stata cancellata dall'albero genealogico, significa che, effettivamente, la metà “giusta” del sangue di Harry si è potuta imparentare, a fortiori, con tutti gli altri ventisette intemerati cognomi (e qui mi prendo una piccola licenza rispetto a Pottermore, secondo cui la famiglia Potter, nel corso dei secoli, ha quasi sempre vissuto in campagna, piuttosto isolata, sposando i propri vicini).
Toujours pur è il motto della famiglia Black; a Draco è sembrato perfetto per riassumere il paradosso di cui ha scritto nella lettera, ossia che il legame esiste, ma, nello stesso tempo, costituisce una barriera insormontabile. E con ciò ribadisce, naturalmente, la sua ferma adesione al codice d'onore dei Purosangue.
La biografia di Armando Dippet – il Preside di Hogwarts prima di Silente – è stato il primo dei molti libri scandalistici di Rita; il riferimento ai “palloni gonfiati” compare nel cap. 14 de “
Il Calice di Fuoco”, quando la Skeeter verifica il funzionamento della Penna Prendiappunti facendole scrivere la presentazione della sua persona, e credo che sia fondamentale nella psicologia del personaggio.

  
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