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Autore: The Land Of Disagio    27/07/2017    11 recensioni
Raccolta di one-shot sulla Vikturi in tutte le sue salse, perchè questa ship merita di essere apprezzata ancora di più.
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#1 - Mine
#2 - His sweet angel
#3 - Phobia
#4 - Revenge
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[attenzione al genderbender]
[attenzione all'angst]
[raiting temporaneo]
[possibile avvistamento di Fem!Otayuri selvatico]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Piccoli declaimer prima di iniziare!
La storia non è reale, ma i commenti riferiti ai social sono ispirati a commenti veri che potete trovare ovunque.

Questa storia è dedicata:
- A Miri BadJackson, per tutto il supporto che mi ha sempre dato, e per aver ispirato un dettaglio nella storia che lei sicuramente afferrerà <3
- Ad Arvati77 e MiciaSissi, perchè mi hanno fatto dannare come una matta, quindi devono soffrire anche loro, ma voglio bene ad entrambe comunque <3
- Ad Ino Chan, che ha regalato a Mistery Man il nome perfetto, e per aver ispirato un dettaglio in questa one-shot <3
- A Dragonfly92, che mi ha fatto commuovere con le sue storie <3

Spero che a loro, e a tutti voi, piaccia questa terza fic!
Buona lettura


Phobia


L’aereo atterrò con un sobbalzo sulla pista, con gran sollievo di Yuuri.

Il viaggio era stato tremendamente lungo, e tutto ciò che il giapponese desiderava in quel preciso istante era rinchiudersi in camera d’albergo e dormire fino al giorno dopo, peccato che il compagno sarebbe stato di tutt’altra idea.

Viktor sognava quella vacanza da mesi, dalla fine della stagione agonistica a dirla tutta, e Yuuri sapeva perfettamente che il russo non avrebbe sprecato nemmeno un singolo istante che avrebbero passato assieme. Da quando avevano prenotato quei quindici giorni in un albergo di lusso in Spagna l’uomo non sapeva parlare d’altro.

Aveva preparato tutto minuziosamente, dalla suite privata alle escursioni, aveva persino noleggiato una macchina per spostarsi dove e come desideravano. Voleva che tutto fosse semplicemente perfetto. Avrebbe fatto di tutto per il suo Yuuri.

La differenza di temperatura tra l’interno del velivolo e il sole spagnolo di luglio era più o meno come la differenza tra il Polo Nord e l’Inferno. Non sapeva dire se nell’areo l’aria condizionata era eccessivamente alta oppure un enorme termosifone era appena stato acceso al massimo all’esterno.

Non fece in tempo a riprendersi dal colpo di calore che Viktor lo afferrò per il polso, trascinandolo con fin troppo entusiasmo verso il recupero bagagli. Ovviamente, i loro effetti personali arrivarono per ultimi lungo il nastro.

L’entusiasmo del maggiore non scemò nemmeno per un istante durante il viaggio in navetta verso l’hotel, mentre il moro appoggiò la testa sulla spalla del compagno addormentandosi quasi istantaneamente. Quando arrivarono a destinazione, Viktor provò una morsa di ripianto nello svegliarlo, adorava vederlo completamente assorbito dal torpore, con le guancette morbide e l’aria di chi è in pace.

Lo risvegliò con un bacio a fior di labbra, e i suoi occhioni color nocciola incontrarono subito quelli color ghiaccio del compagno. Un sorriso dolcissimo gli illuminò il volto insonnolito mentre Yuuri portò un braccio intorno al collo di Viktor, rubandogli un altro bacio prima di alzarsi e recuperare il bagaglio.

La camera era a dir poco stupenda, oltre che tremendamente lussuosa, ma niente batteva l’angolo di sabbia che trovarono a sorpresa il giorno dopo. Un minuscolo pezzetto di paradiso tutto per loro, e non potevano chiedere di meglio.

Quando non erano in giro per qualche escursione, passavano tutto il giorno lì, tornando solo per l’ora di pranzo, in compagnia l’uno dell’altro, divertendosi e rilassandosi. Passavano le ore a prendere il sole e a coccolarsi dopo aver nuotato un po’ nel mare finché non vedevano il sole calare. Dopo la cena, facevano una tranquilla passeggiata per il paesello. Breve, perché erano intenzionati a trascorrere la nottata in ben altro modo.

Per la prima volta, Viktor poteva dire di essere in una vera vacanza, non si era mai sentito così rilassato.

Il russo tenne un broncio infantile per tutto il giorno prima del loro rientro a San Pietroburgo, piagnucolando con voce lamentosa mentre il compagno rifaceva le valige per entrambi, visto che l’altro non sembrava averne l’intenzione. Nemmeno Yuuri, però, riusciva a nascondere il suo dispiacere, e il solo modo di convincere Viktor ad uscire dalla camera fu promettergli che presto avrebbero fatto una vacanza ancora più magica. Solo allora l’uomo afferrò la mano del fidanzato, stampandogli un bacio sulla tempia.

Una volta ritornati, la loro vita ritornò come prima, tra un allenamento e l’altro. O così credevano.

Erano tornati da appena due giorni, e tutta la squadra, compreso Yuuri, si stava allenando quando Yakov comparve con un giornale in mano, con un aria che trasmetteva tutto tranne che positività, ma, più che arrabbiato, sembrava estremamente preoccupato.

“Vitya! Vieni qui subito!”

Viktor, che stava seguendo l’allenamento del compagno, aggrottò le sopracciglia. Quel tono significava solo una cosa: Guai. Grossi guai.

Si avvicinò al suo coach velocemente, non prima di essersi raccomandato con Yuuri di continuare a provare i salti del programma che stava preparando, ed afferrò il giornale che Yakov gli stava porgendo.

Il giapponese vide l’atteggiamento del fidanzato mutare di colpo nello stesso istante in cui lesse il titolo dell’articolo che gli era stato indicato. Il suo bel corpo si irrigidì, i pugni si strinsero stropicciando la carta, e Yuuri poteva immaginarsi la ruga d’espressione solcare la fronte del compagno e i suoi occhi divampare come quando discutevano.

Yuuri si preoccupò. Se Viktor si era arrabbiato, il problema era più grave di quanto pensasse.

Con uno scatto, il russo lanciò con violenza il giornale facendolo volare oltre la testa di Yakov, livido dalla rabbia. “CHE CAZZO SONO QUESTE STRONZATE?”, sbraitò in russo, attirandosi lo sguardo di tutti. Persino Otabek, che era in visita al suo “amico” Yuri, sembrava preoccupato da quello che era appena successo, del resto Viktor era famoso per la sua apparente incapacità di perdere le staffe.

Yakov gli intimò a bassa voce di calmarsi all’istante e di seguirlo in ufficio, aggiungendo che la questione era delicata e che se non avrebbero agito a dovere, non sarebbe pesata solo su di lui. Tutti capirono su chi altri stava cadendo quella spada di Damocle, e Yuuri non poté fare a meno di rabbrividire.

Prima di chiunque altro, Mila si fiondò fuori dalla pista, afferrando il giornale, che si rivelò essere una rivista di gossip, che era finito sugli spalti. Anche Yuuri si avvicinò, ma non fece in tempo ad allungare lo sguardo che la ragazza strappò rabbiosamente le pagine in piccoli pezzetti con una smorfia disgustata, lasciandosi andare in colorite imprecazioni in russo che il ragazzo non capì.

“Oi, racchia, che cazzo hanno scritto quelle sanguisughe di merda?”, urlò Yuri dal centro della pista, ed anche Georgi cominciò ad andare in panico, sapendo che la donna raramente si lasciava sfuggire tali espressioni.

“Niente, tornate al lavoro”, snocciolò, posando una mano sulla spalla del giapponese con un sorriso tranquillizzante. “Non preoccuparti, andrà tutto bene”.

Ma Yuuri non riusciva a non preoccuparsi, la reazione di Viktor l’aveva spaventato a morte, e il fatto che Mila non gli avesse permesso di leggere l’articolo incriminato non faceva che incrementare i suoi dubbi.

Dopo essersi fatto una doccia veloce nello spogliatoio, il giapponese aspettò a lungo Viktor fuori dal palazzetto. Quando l’uomo uscì aveva ancora il volto scuro dalla rabbia, ma si illuminò appena vide il compagno. Si lanciò verso di lui, stringendolo forte e baciandolo con foga, non curandosi delle persone che passavano.

Yuuri sgranò gli occhi, preso di sorpresa. Ricambiò con quanta più passione poteva, voleva fargli sentire che gli sarebbe rimasto vicino in ogni caso, ma non poteva negare che quello scatto del suo uomo aveva solo aumentato la sua angoscia.

Si staccò da quelle labbra gonfie ed invitanti con un ansito, poggiando la fronte su quella alta del maggiore e guardandolo dritto negli occhi. “Cosa sta succedendo, Viten’ka?”

L’uomo non rispose, ma la sua espressione parlava al posto suo, e ciò che trapelava non presagiva nulla di buono.

“Non ci pensare, dorogoy, non ti succederà niente di male, non finché respirerò”, rispose semplicemente, stringendolo più forte contro il suo petto, “ti amo da morire, lo sai questo, vero?”

Yuuri sentì le lacrime pizzicargli gli occhi mentre annuiva contro la maglia del compagno, mormorando un flebile “ti amo anch’io”.

Il viaggio in auto verso il loro appartamento fu terribilmente silenzioso, l’unico rumore che rompeva la quiete era il ronzio del motore, la tensione si tagliava con il coltello e appesantiva sgradevolmente l’aria nel cubicolo. Parlarono poco anche durante la cena, snocciolando giusto qualche opinione sulle rispettive coreografie, poi Viktor si congedò freddamente per andare a dormire con la scusa di essere stanco, dando al fidanzato un bacio della buonanotte fin troppo sfuggente.

Yuuri rimase sveglio per diverso tempo, continuando a riflettere sull’accaduto. Aveva un bruttissimo presentimento. Con un sospiro, sbloccò il telefono e si mise a cercare le notizie del giorno sul sito inglese del giornale che Yakov aveva portato.

Il suo battito cardiaco subì una brusca frenata quando trovò in bella vista un link che portava ad un articolo su Viktor. Lo aprì deglutendo, e per poco il telefono non gli cadde dalle mani.


LA BOLLENTE ESTATE DI VIKTOR NIKIFOROV: CONFERMATA LA RELAZIONE CON IL GIAPPONESE YUURI KASTUKI?

A stagione ormai finita, il pluricampione di pattinaggio di figura Viktor Nikiforov (28 anni), ha deciso di concedersi una vacanza in una piccola località balneare spagnola in compagnia del suo pupillo, il pattinatore giapponese Yuuri Katsuki (24 anni), dove la passione è scattata tra i due. L’ambigua relazione tra i due campioni di pattinaggio è discussa dai fan di questo sport fin dall’annuncio del ritiro temporaneo di Nikiforov per allenare proprio Katsuki, ma la coppia non ha mai né negato né confermato qualsiasi legame romantico, anche se le immagini catturate sembrerebbero fugare ogni dubbio.



Yuuri emise un basso lamento. Più che un articolo, sembrava un reportage fotografico su lui e Viktor. Erano stati beccati da qualche paparazzo in quella stramaledetta spiaggetta spagnola, ed adesso tutti parlavano della loro relazione. Era stato condiviso da un numero esagerato di persone, erano lo scandalo del momento.

C’erano foto di ogni tipo: loro due che giocavano in acqua, che si abbracciavano mentre facevano il bagno, mentre si aiutavano a spalmarsi la crema e persino mentre si baciavano avvolti in un unico asciugamano. C’era di tutto, e niente e nessuno avrebbe più potuto negare l’evidenza.

Con le mani tremanti, cliccò su link dell’articolo su Facebook. Il post era stato letteralmente sommerso di like e condiviso in massa anche lì, e Yuuri sorrise timidamente nel notare la quantità enorme di reaction a forma di cuore e con la bandierina arcobaleno.

Forse non era così male, Viktor era molto amato da tutto il mondo, non solo dai fan del pattinaggio, e magari il fatto che avesse un uomo come compagno di vita non avrebbe cambiato niente.

E poi, cosa sarebbe dovuto cambiare, effettivamente?

Nonostante l’istinto di sopravvivenza gli urlasse di chiudere subito la scheda e raggiungere il suo ragazzo a letto, decise di leggere i commenti. Era tremendamente curioso di leggere cosa le persone dicevano di loro e del loro amore.


Ma dai, ancora nessuno l’aveva capito che stanno insieme? Si vedeva fin dal Gran Prix che si mangiavano con gli occhi, si sono persino baciati alla Cup of China! Sono oggettivamente bellissimi!

#VIKTURI4EVER!

Sono così felice, sono così teneri!

Lo sapevo! Lo sapevo!

LI SHIPPO!

Sapevo che erano destinati a stare insieme!

Cuccioli!

Si meritano di essere felici.



Yuuri ridacchiò commosso, non si aspettava tali commenti positivi. Non vedeva loro di farli leggere a Viktor.

Continuò a leggere, ringraziando mentalmente tutti i loro fan, finché, all’improvviso, la realtà del mondo lo colpì dritto in faccia. Più scorreva, più tutti i bei commenti che gli avevano scaldato il cuore fino ad un minuto fa sembravano sparire come per magia, o per una maledizione atta a torturalo.


Ancora con ‘sti froci?

Queste cose le devono fare in casa loro, non in pubblico dove li possono vedere i bambini!

Chi dei due è la donna?

Chi lo prende in culo?

Katsuki in effetti ce l’ha la faccia da checca, ma da Viktor non me lo aspettavo.

Con tutte le fighe che Nikiforov potrebbe farsi, va a fare il culattone con quel muso giallo… bah…

È solo una moda, una perversione della nostra società! L’uomo deve stare con la donna!

Che abominio!

Queste cose non le fate in Russia, eh, frocetti del cazzo?

Non seguirò più il pattinaggio di figura. Bisognerebbe boicottarlo in massa.

Basta con la propaganda gender! Ci stanno facendo il lavaggio del cervello!



Un singola lacrima cadde sullo schermo del cellulare, seguita da altre che bagnarono la maglietta del pigiama. Era un incubo, uno stramaledetto incubo.

Erano una piccola percentuale rispetto a quelli che invece li supportavano, senza contare la sfilza di risposte anche piuttosto pepate dei loro fan a tutte quelle cattiverie, ma Yuuri non era capace di vederle, riusciva a leggere solo tutti quegli insulti.

Si sentiva nel vortice di un buco nero che assorbe tutto, anche la luce, lasciando solo un vuoto desolante intorno.

Tra quei commenti orrendi, spuntava un link ad un’intervista: era di un famoso psicologo russo, tanto celebre quanto criticato per i trattamenti che sottoponeva ai suoi pazienti, che parlava del loro caso. Dichiarava che avrebbe contattato i signori Nikiforov e Katsuki attraverso il coach Yakov Feltsman, offrendo loro il suo supporto terapeutico per “aiutarli a riscoprire loro stessi”.

Yuuri singhiozzò, rabbrividendo al solo pensiero di quello che potevano fare al suo Viktor. Troppo spesso aveva sentito parlare di queste “cure” per le persone omosessuali, e ciò gli faceva venire un brivido freddo lungo la schiena.

Non avrebbero permesso che Viktor subisse tali atrocità, non gli importava di ciò che sarebbe successo a lui, voleva solo la sicurezza che al suo uomo non sarebbe successo niente di male. Sicurezza che, adesso, non aveva più.

Nella loro camera da letto, Viktor si rigirò sul materasso, tendendo un braccio per sentire il calore del compagno. Aprì gli occhi nel sentire l’altra parte del letto fredda, notando che di Yuuri non c’era traccia: erano quasi le due del mattino, ed ancora non si era coricato. Un rumore strozzato veniva dalla cucina dove l’aveva lasciato.

Sì alzò in piedi, preso dal dubbio, e, dirigendosi verso la cucina, trovò la conferma: Yuuri era chinato sul lavandino che rimetteva tutta la cena, mentre le lacrime gli rigavano le guance. Il cellulare era ancora sulla pagina dell’intervista, e Viktor non ebbe bisogno di guardare lo schermo per sapere cosa stava leggendo.

Corse verso di lui, abbracciandolo da dietro e reggendogli la testa.

“Va tutto bene, solnyshko”, gli sussurrò, lasciandogli un bacio sulla spalla sudata, “Respira”.

Dopo pochi minuti, Viktor fece stendere il compagno sul letto, porgendogli un bicchiere d’acqua. Il suo viso era estremamente pallido, e i suoi caldi occhi color nocciola che Viktor tanto adorava erano vuoti, fissi sul soffitto e pieni di lacrime. Era completamente spossato.

Yuuri non prese il bicchiere, nemmeno lo notò, era totalmente assente, quindi Viktor, con uno sbuffo, lo afferrò per un braccio per tirarlo a sedere, premendo il bordo del bicchiere di vetro sulle sue labbra. Solo allora il ragazzo sembrò riscuotersi, prendendo il bicchiere e bevendo in un sol sorso come un automa.

Una volta finito, poggiò il tutto sul comodino, posando le mani sul grembo e tenendo lo sguardo basso. Viktor lo strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo, accarezzandogli con delicatezza i capelli corvini. “Mi dispiace tanto, Yusha, non volevo che lo scoprissi così”, sussurrò, baciandogli dolcemente la fronte.

Yuuri singhiozzò, affondando il volto contro il petto del suo uomo, avvolgendogli il torso con le braccia magre, inspirando profondamente il profumo dell’amato. Pianse per un tempo indefinito, in totale silenzio, con solo i suoi singhiozzi che spezzavano la quiete.

Viktor non sciolse l’abbraccio nemmeno per un secondo, continuando ad accarezzargli la chioma scura con tutto l’amore che provava per lui, mentre il battito del suo cuore cullava il ragazzo, che, sfogandosi, si rilassava lentamente sempre di più.

Il maggiore si stese insieme al compagno, passandogli una mano sulla schiena. “È colpa mia, è tutta colpa mia. Ti ho rovinato la vita…”, pigolò il giapponese, affondando il volto nel cuscino con il desiderio di sparirci per sempre. A Viktor gli si strinse il cuore, e non poté fare a meno di tempestagli le guancette tonde di piccoli baci. “Non dirlo neanche per scherzo, piccolo, non hai fatto niente di male. Nessuno dei due ha fatto nulla di male. Non possono impedirci di fare alcunché, vedrai che se ne faranno una ragione e tutto finirà nel dimenticatoio, il gossip funziona così”.

Yuuri alzò appena la testa, quanto sufficiente per far sbucare i suoi occhioni scuri, che si persero in quelli ghiacciati del compagno. Riaffondò contro il suo petto, borbottando. “Non te ne andrai, vero?”. La risata cristallina del compagno era un balsamo per la sua anima, e le braccia che lo stringevano forte lo scaldavano meglio di una sciarpa.

“Ovvio che no, dorogoy. Ti starò accanto per sempre”

Quelle parole erano tutto ciò che serviva al ragazzo, che sorrise contro la pelle nuda del fidanzato.

Viktor rabbrividì quanto sentì la lingua calda e piacevolmente umida di Yuuri scorrere sul suo petto, mandando una forte scarica al suo basso ventre. Dio, se non si fermava, non sarebbe stato in grado di controllarsi, ma Yuuri sembrava intenzionato a farlo morire d’infarto quando prese a torturargli un capezzolo, mordicchiandolo e succhiandolo.

“Y-Yuuri, fermo… ah-ancora non ti sei ripreso”, bofonchiò incerto, cercando di trattenere un gemito. Non voleva assolutamente che smettesse quello che stava facendo, ma Yuuri era troppo fragile in quel momento, non voleva approfittarsi di lui.

“Sto benissimo”, sussurrò, risalendo verso il collo, dove si applicò per lasciare un segno. Viktor perse la testa, sovrastando con un colpo di reni il compagno, strattonandogli i pantaloni per aver pieno accesso al corpo del fidanzato, allargandogli le gambe con un ginocchio e prendendo in mano il suo membro ormai teso.

Yuuri sorrise, lasciandosi andare a quelle sensazioni paradisiache. L’indomani mattina avrebbe fatto fatica ad alzarsi, già lo sapeva, e non vedeva l’ora.


Come Yuuri aveva previsto, la mattina seguente entrambi si svegliarono tardissimo. Sarebbero dovuti essere in pista entro venti minuti, e già il giapponese sentiva le grida di Yakov rimbalzagli nelle orecchie, e che i kami veglino sul suo udito. Svegliò il suo uomo con uno strattone, urlandogli di sbrigarsi, e il russo scattò subito in piedi, saltellando verso il bagno mentre Yuuri preparava la colazione.

In esattamente diciannove minuti e cinque secondi erano entrambi pronti, e prima che Viktor prendesse in mano in telefono per avvertire Yakov del loro piccolo ritardo, esso squillò. Il nome che apparve sul display era proprio quello del vecchio allenatore.

“Gli allenamenti sono annullati per oggi, non venite al palazzetto. Anzi, non uscite affatto”, furono le sue uniche parole prima di riattaccare.

Viktor sgranò gli occhi, precipitandosi verso la tv per vedere il notiziario. Aveva un orrenda sensazione.

Il telegiornale iniziò nel giro di due minuti. I titoli di testa fecero ammutolire di colpo i due uomini.

Il palaghiaccio di San Pietroburgo, sede della blasonata squadra di pattinaggio del famoso coach Yakov Feltsman, era stato vandalizzato. Le vetrate dell’ingresso prese a mazzate, i muri imbrattati da insulti e non velate minacce di morte.

Yuuri ancora non era abbastanza ferrato con la lingua russa per comprendere a pieno cosa stava dicendo il giornalista, ancor meno sapeva leggere il cirillico, ma non era così stupido da non capire a chi erano rivolte quelle parole, e l’espressione nera che sfregiava il bel volto del compagno ne era la conferma.

In quel momento, si sentì morire.

La notizia rimbalzò ovunque, un coro di indignazione si sollevò a loro difesa soprattutto dal mondo dello sport, chiedendo a gran voce giustizia ed incitando il governo russo ad indagare a fondo per trovare i responsabili di tale crimine, e non solo come puro atto di vandalismo.

La coppia, soprannominata affettuosamente dai fan “Vikturi”, fu sommersa da messaggi di sostegno soprattutto sui social, e persino chi prima li criticava, o almeno la maggior parte di essi, adesso taceva, ma Yuuri non si era più ripreso.

Ogni giorno che passava diventava sempre più paranoico ed ansioso, si guardava in continuazione alle spalle, sobbalzava al minimo rumore e passava ore intere a letto fissando il soffitto o la parete senza dire una parola, ignorando qualsiasi richiamo del fidanzato.

Era ormai l’ombra di sé stesso.

Aveva paura ad uscire di casa ed aveva crisi di pianto quando Viktor solamente si avvicinava alla porta, implorandolo di non lasciarlo. Si rifiutava di collaborare con le indagini, inizialmente si era persino opposto a portare avanti la denuncia. Viveva nel terrore.

Viktor si struggeva a vederlo in quello stato, notare come quel corpo che tanto amava baciare dimagrire in maniera insana ed a vista d’occhio, aggiungendo sui fianchi altre smagliature a quelle che già erano impresse.

Yuuri era scoppiato a piangere quando le notò guardandosi nudo allo specchio, e Viktor ci aveva impiegato più di trenta minuti a calmarlo e rassicurarlo che lo trovava bellissimo lo stesso, e quelle increspature chiare non intaccavano la sua bellezza e che le amava perché facevano parte di lui. Indicò però le costole, che sporgevano sempre di più dalla pelle, cercando invano di fargli capire che doveva mangiare e recuperare il peso perso, ma era tutto inutile.

Il russo non sapeva più cosa fare ad aiutarlo, nemmeno la sua famiglia riusciva a farlo ragionare, finché un giorno dei colpi insistenti bussarono alla loro porta.

Yuuri scattò a sedere sul letto, uscendo dalle lenzuola nelle quali si era rintanato, mentre Viktor si avviava verso la porta. Pensava che fosse Yuri, che veniva a trovarli ogni giorno per riempire di insulti il giapponese nel tentativo di farlo reagire, o almeno parlare, ma dietro al portone li aspettava un’infuriata Mari Katsuki.

Piombò dentro come una furia, sbraitando che non sarebbe stata ferma ad aspettare che suo fratello si autodistruggesse per colpa di una manciata imbecilli con un QI inferiore allo zero, che l’avrebbe riportato in Giappone a seduta stante e poco le importava se Viktor non li avrebbe seguiti. Per come la vedeva, lui e l’intera Russia potevano andare bellamente al diavolo, la sua priorità era proteggere il suo fratellino, dagli altri ma soprattutto da se stesso.

Viktor non ebbe nemmeno bisogno di pensarci. Mari aveva ragione.

Dovevano portare Yuuri via di lì, in fretta, e sarebbe rimasto al suo fianco.

Senza nemmeno dire una parola, aiutò Mari a prendere le valigie ed a gettarci alla rinfusa tutto ciò che gli capitava tra le mani sotto lo sguardo sbalordito del moro, che reagì solo quando Viktor prese il telefono per avvertire Yakov del loro imminente trasferimento.

Cercò di strappargli il cellulare di mano, urlando che non poteva prendere e mollare tutto solo per lui, non mentre si doveva preparare al suo ritorno alle competizioni. Viktor lo lasciò sfogare, lo lasciò gridare, lo lasciò fare qualsiasi cosa si sentisse di fare, anche rompere i piatti se ciò fosse servito, perché era felice di vedere Yuuri reagire come non faceva da giorni. Aveva toccato il tasto giusto.

Lo fece sedere sul letto, inginocchiandosi di fronte a lui, mentre Mari li lasciava soli.

“Yuuri, moya lyubov’, non mi interessa niente delle gare finché tu non starai meglio. Tua sorella ha ragione, hai bisogno di aiuto, e di stare con la tua famiglia almeno per un po’. Verrò con te, e, quando e se vorrai, torneremo. Ogni tanto va bene essere egoisti, sai?”.

Il moro tirò su il naso, il labbro inferiore tremava mentre guardava negli occhi il fidanzato. Lo amava, lo amava da matti.

Si buttò sul suo collo, abbracciandolo stretto mentre si sfogava contro la sua spalla, bagnandogli la maglietta. Si poteva fidare di lui.

Mentre Mari faceva mangiare qualche boccone al fratello, dandogli qualche buffetto affettuoso sui capelli di tanto in tanto, Viktor chiamò Yakov e prenotò il volo. Stranamente, il vecchio coach non fece troppo resistenza, anzi, lo invitò a portarsi dietro l’intera squadra per una vacanza. Quell’incidente aveva colpito tutti.

Così, due giorni dopo, tutti si ritrovarono in aeroporto, anche Otabek, che con somma e mal celata gioia di Yuri aveva accetto di seguirli, prolungando un po’ la sua vacanza.

Come Viktor aveva previsto, Hasetsu aveva sortito almeno in parte l’effetto sperato: Otabek e Yuri si divertivano girellando per il paesello o pattinando all’Ice Castle, Georgi e Mila si erano innamorati del paesello e avevano iniziato a passare sempre più tempo insieme con la scusa di lasciarli da soli, anche se tutti sapevano che da un po’ di tempo uscivano insieme, e Yuuri aveva ripreso un po’ di colore sulle guance e anche un po’ di peso grazie all’enormi e caloriche ciotole di katsudon che Hiroko preparava con tanto amore a tale scopo, ma ancora quel velo di malinconia non era ancora sparito dai suoi occhi scuri.

Spesso la sera si dedicava a lunghe passeggiate sulla spiaggia da solo, o si perdeva nei suoi pensieri fissando il panorama fuori dalla finestra. Parlava e rideva un po’ di più, e ciò era positivo, ma ancora non aveva raggiunto quella serenità che sperava di ottenere con quel viaggio.

La pressione mediatica su di loro ancora non si era allentata, tutti avrebbero pagato oro per una loro dichiarazione e, dalla Russia, Yakov si lamentava costantemente del suo cellulare che esplodeva ad ogni ora, e che era stanco di ripetere ad ogni giornalista che lo contattava che sì, i signori Nikiforov e Katsuki sono ancora in silenzio stampa, no comment, quando desidereranno parlare saranno loro a contattarvi.

Era passata quasi una settimana e nulla era cambiato, il caso era ancora in auge dopo l’arresto di una banda di ragazzi accusati dell’assalto al palaghiaccio, ma da quel giorno tutto sarebbe cambiato.

Era quasi l’ora di pranzo, Yuuri e Viktor stavano rientrando dalle terme quando ad entrambi arrivò una notifica di Istagram: erano stati taggati in una foto, anzi, in due foto.

Quando aprirono la prima, per poco la mascella non si staccò dal resto della faccia: il soggetto era Yuri, seduto su un muretto che dava sulla spiaggia e con i capelli biondi raccolti in un codino per scoprire il viso, che si stava baciando appassionatamente con una persona. Un ragazzo. Otabek, per la precisione, ed entrambi avevano il dito medio alzato rivolto alla fotocamera.

La foto non era stata postata da Yuri o Otabek, ma bensì da Mila.

Viktor e Yuuri si guardarono scioccati, per poi iniziare a ridacchiare. Ormai avevano capito da tempo che tra La Fata di Russia e L’Eroe del Kazakistan c’era un’intesa particolare, e che sarebbe stata solo una questione di tempo, ma la cosa che più li incuriosiva erano gli hashtag utilizzati.


#KissANDTell #OtaYuriLove #FuckOffHaters #LoveIsLove


Il numero di like e commenti era spropositato, le Yuri’s Angel erano letteralmente impazzite e stavano ripostando la foto letteralmente ovunque. L’hashtag “Otayuri”, già discretamente nutrito, era letteralmente imploso.

Come nel loro caso, c’era chi li trovava adorabili, c’è chi li disprezzava, accusando che il russo fosse troppo piccolo per Otabek, ma Yuuri notò come, nonostante fossero praticamente gli stessi commenti che lui e Viktor avevano ricevuto sia in numero che in qualità, fossero relativamente pochi rispetto a quelli positivi.

Guardarono la seconda foto, postata questa volta da Yuri stesso. L’immagine era pressoché la stessa: stessa posa, stesso muretto, stesso dito medio alzato, cambiavano solo i soggetti. Georgi e Mila.

Viktor rise sguaiatamente al viso rosso come un ravanello maturo di Georgi. “Allora alla fine ce l’ha fatta, quel timidone di Gosha!”


#KissANDTell #PopochEvaLove #FuckOffHaters #LoveIsLove #WhereIsTheDifference


L’ufficiale presa di posizione dei membri della squadra russa fece il giro del mondo. Chi bene e chi male, tutti ne parlavano.

C’era chi diceva che le due coppie non stavano realmente insieme e che le foto fossero montate per dare ancora più voce al caso e farsi pubblicità, ma restava il fatto che quegli hashtag finirono in tendenza nel giro di una manciata di ore.

Soprattutto nel mondo dello sport, tante coppie, omosessuali o eterosessuali che fossero, condividevano una foto di un bacio col partner o un familiare usando come descrizione tali hashtag per mostrare il loro supporto. Viktor e Yuuri furono taggati in ognuna di esse.

La preferita del giapponese fu quella pubblicata dalla sorella, che li ritraeva da bambini mentre una sorridente e piccola Mari scoccava un bacino sulla guanciotta paffuta del suo fratellino appena nato.


#KissANDTell #KatsukiBrosLove #FuckOffHaters #LoveIsLove

#KissANDTell #JJandBellaLove #FuckOffHaters #LoveIsLove

#KissANDTell #TakeshiAndYuukoLove #AllHailTheTriplets #FuckOffHaters #LoveIsLove



Quest’ondata di solidarietà fu anche tempo di rivelazioni, come il coming-out ufficiale dell’icona sexy più desiderata dalle donne, Christophe Giacometti, ritratto seduto sulle gambe del suo manager Etienne mentre lo tirava per il cravattino per trascinarlo in un bacio scenico mandando al diavolo la fotocamera. Tipico di lui.

Sara ideò uno scherzo al fratello Michele, aiutata da Emil, in vacanza ospitato dai gemelli. La faccia del pattinatore italiano era esilarante mentre veniva baciato nelle guance dalla sorella e dall’amico, che ammiccavano all’obbiettivo mentre la ragazza usava l’autoscatto. Da lì si creò la “Nekospino”, e i fan litigavano su chi potrebbe essere il partner ideale per il bel pattinatore ceco tra i due gemelli Crispino.

Anche Phichit creò scalpore, postando un autoscatto mentre mandava un bacio all’obbiettivo tenendo in mano il suo criceto preferito, usando l’hashtag “Wish You Were Here” taggando, a sorpresa di tutti, Seung-Gil Lee, che si limitò a rispondere con un emoji a forma di pollice alzato nei commenti della foto.

Guang Hong utilizzò lo stesso metodo per dichiararsi a Leo, e in due giorni dal profilo dell’americano spuntò una foto di un bacio tra i due, con l’aggiunta del tag “First Kiss”. Tutti si intenerirono nel realizzare che il giovane si era fatto un lungo viaggio improvvisato fino alla Cina solo per andare da colui che era appena diventato il suo ragazzo. Phichit impazzì letteralmente di gioia all’idea di aver fatto mettere insieme, anche se indirettamente, due tra i suoi migliori amici, tempestando la novella coppia e Yuuri di telefonate deliranti.

Ma c’era una coppia che tutti aspettavano, una coppia che ancora non si era fatta sentire e che adesso tutti chiamavano a gran voce.

Yuuri stava spulciando le foto pubblicate quel giorno quando Viktor lo raggiunse in camera, sorridendo radioso. Aveva notato quanto lo spirito del compagno fosse migliorato da quando quelle foto avevano iniziato a circolare: adesso sorrideva sincero, mangiava in abbondanza al punto da essere costretto ad iniziare nuovamente a seguire la solita dieta, uscivano spesso con tutta la squadra fino a tarda notte, e anche la passione aveva cominciato a riaccendere le loro serate, spesso e volentieri per iniziativa del giapponese.

Si sedette con lui sul letto, abbracciandolo da dietro. “Che fai, amore mio?”, chiese, lasciando un bacio a bruciapelo sulla nuca, sbirciando lo schermo, anche se sapeva già cosa stava guardando. “Ti piacciono proprio quelle foto, vero?”.

Il giapponese sorrise senza nemmeno rendersene conto, limitandosi ad annuire.

“Sì, sono davvero belle”

Il moro sentì il sorriso di Viktor contro il suo collo mentre lo stringeva più forte.

“Beh, allora dovremmo farne una anche noi, che ne dici?”

Yuuri sgranò gli occhi, guardando stupito il compagno. “Vitya… sei sicuro?”

Viktor ridacchiò mentre sfilava il cellulare dalla mano del fidanzato, impostando la fotocamera frontale del dispositivo. “Solo quando lo sei tu”

Con un sospiro, Yuuri annuì, e il russo si chinò verso di lui per far connettere le loro labbra, portando una mano tra i suoi capelli corvini per poi scendere sulla nuca. Il flash illuminò i loro volti.


#KissANDTell #ViktUriLove #FuckOffHaters #LoveIsLove






Spazio dell'autrice
Eccoci qua, tesorucci miei, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento!
Prima di tutto chiedo scusa per l'attesa, ma tra le vacanze e tutto il resto ho avuto ben poco tempo di scrivere. Però adesso sono qui, con una storia che ho scritto davvero con il cuore, e spero di non avervi deluso nessuno di voi, e di aver reso bene Viktor e Yuuri.
Qui non si tratta solo dell'omofobia, piaga che nel 2017 dovrebbe ormai essere debellata, ma anche delle sue consequenze sulle persone colpite da essa, della fobia di Yuuri, delle sue insicurezze, della sua paura di essere giudicato, ed ho cercato di rappresentare al meglio tutto ciò. La discriminazione non è solo delle brutte parole, ma l'isolamento, la sensazione di essere sbagliati, il costante giudizio, ma al veleno c'è sempre l'antidoto: la vicinanza di chi ci vuole bene. L'amore è un'arma potente da non sottovalutare mai, e non è una frase fatta come credevo.
Appoggiatevi alle persone che vi vogliono bene, sempre.
Detto questo, vi mando un bacione, la prossima volta vedremo il pigiama party della nostra Fem!Yuuri ;)
Per fare due chiacchere insieme, potete contattarmi sulla mia pagina fb dove troverete anche il link per la raccolta su Wattpad.
Alla prossima!
   
 
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