L’Erede del Male.
“Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
I travel the world
And the seven seas,
Everybody's looking for something.*”
[Eurythmics – Sweet Dreams]
Atto IX, Parte III
– Segreto di famiglia
La realtà alternativa in cui Bartholomew
Maine era stato intrappolato non avrebbe potuto essere più diversa da quella di
Harry. Non perché i due non volessero, in effetti, la stessa cosa, ma piuttosto
per il modo in cui sembravano averla
ottenuta. Se la psiche di Harry era stata ingannata nel credere che l’unica via
per ottenere la pace fosse arrendersi a Sisifo e rinunciare, Maine doveva essere stato troppo ottimista per cadere
in quella trappola.
La visione iniziò in quella che sembrava essere
una tomba. Una tomba antica, naturalmente, ma comunque una tomba. Harry osservò
il Magizoologo accarezzare con strana
tranquillità quella che aveva tutta l’aria di essere una sfinge, prima di
voltarsi alla ricerca di qualcos’altro. O di qualcuno. Mulciber
era sparito dalla circolazione, probabilmente uno spettatore esterno ancora più
estraneo di Harry. Doveva sentirsi
come un dio, così capace di guidare gli altri nei sogni più sperduti delle sue
vittime.
«Non muoverti di lì, Beatrix,
fra poco torneremo a casa» disse Barry, lanciando un’occhiata alla sfinge che,
con un borbottio annoiato, si accomodò sulle quattro zampe da leone,
stiracchiandosi come un gatto in palese attesa che lui sbrigasse i suoi affari.
«Per Diana, ci sono giorni in cui mi chiedo perché mi ostino a portarti con noi
quando veniamo in Egitto. Sei una piccola ingrata».
«Ho voglia
di enchilladas».
«Le enchilladas non sono neppure egizie, per Merlino!»1.
Scuotendo il capo e senza notare la confusione di
Harry – come avrebbe potuto? Tecnicamente lui non era lì – Barry le voltò le spalle e cominciò ad avviarsi lungo
un corridoio stretto e polveroso. Doveva essere normale, per lui, che una sfinge chiedesse delle Enchilladas. E probabilmente doveva avere una confidenza tale
da non preoccuparsi a voltarle le spalle. Come fosse possibile, Harry non lo
sapeva proprio.
Seguendo il compagno di avventure, Harry si
ritrovò in quella che avrebbe dovuto essere una Sala Mortuaria e, immersa fino
ai gomiti dentro ad un sarcofago, ritrovò Ophelia, intenta a rimettere insieme
quelli che sembravano essere cadaveri troppo
freschi per essere considerati delle Mummie. Lei indossava degli occhiali
parecchio spessi, che per un momento lo sorpresero. Il suo sguardo era terribilmente familiare, in quell’istante2.
«Trovato nulla, cara?» le chiese Barry, facendosi
avanti fino a potersi affacciare oltre il sarcofago. «Ti prego, dimmi che
possiamo confermare che sia solo un incantesimo di conservazione portato
all’ennesimo livello. Non ho voglia di andare a cercare la bestiola che
potrebbe aver rapito qualcuno per nasconderlo qui. Le bestiole egizie, una volta addomesticate, sono difficili da
allontanare e non mi serve un’altra Beatrix da
mantenere3».
La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Ha
chiesto di nuovo le Enchilladas, non è vero? Te l’avevo detto che sarebbe stata la
nostra condanna. Quella bestiola ormai non mangia altro. Proprio come con Chip4»
lo rimproverò, osservandolo da oltre le lenti con le sopracciglia inarcate.
Doveva essere normale per loro avere
certe discussioni.
«Chip dovrebbe mangiare carne umana, che abbia
sviluppato amore per gli hot dog è il male minore, tesoro» mugugnò lui,
incrociando le braccia al petto. «E, comunque, sai anche tu che nel caso di Beatrix non è stata interamente colpa mia! Il nanerottolo
dovrebbe imparare a tenere la cena nel suo piatto, piuttosto che nutrirci gli
animali».
Lo sguardo esasperato di Ophelia fece arrossire
Barry ma anche ridacchiare Harry. C’era davvero
qualcosa di incredibilmente familiare nel suo modo di rivolgersi a suo marito.
Una familiarità che Harry doveva aver conosciuto anni addietro, senza averne,
addirittura, una piena coscienza. Una memoria rimossa? Era possibile, il
protocollo delle Banshee prevedeva che spesso e volentieri i soggetti non
coinvolti direttamente nelle loro missioni avessero i ricordi cancellati.
«Il
Nanerottolo è scappato!» tuonò la voce della sfinge dall’altra stanza,
anticipando di qualche istante l’arrivo di un ragazzino sui sette anni, con
enormi occhi scuri coperti da degli spessi occhiali e da una matassa di capelli
neri. Il bambino arrivò con una risatina da mascalzone che avrebbe fatto
intenerire un po’ chiunque, a patto che non lo si osservasse dal collo in giù.
Lo stato pietoso in cui erano ridotti i suoi vestiti suggerivano che, come
minimo, fosse passato in mezzo alle fiamme, poi dentro ad un fiume melmoso ed
infine in mezzo a degli arbusti.
Il modo in cui Barry si irrigidì fu un chiaro
segno di quanto dovesse essere responsabile dell’accaduto.
«Bartholomew Maine»
sussurrò Ophelia, con un tale gelo nella voce da far rabbrividire anche Harry,
che era innocente. «Cosa è successo a
mio figlio?».
Il piccoletto, sentendosi palesemente chiamare in
causa, tentò una fuga strategica sotto il più vicino sarcofago rialzato, ma
venne acciuffato prontamente dal padre, che lo sollevò per aria così che
potesse trovarsi allo stesso livello con Philly. Harry, trovandosi praticamente
accanto a lei, ebbe modo di osservarlo come si deve, occhi negli occhi.
Avrebbe preferito non farlo.
Il bambino era una copia a carboncino di come lui era stato a sette anni, meno la
cicatrice ed i vestiti smessi di Dudley, oltre che con qualche chiletto in più
che gli davano un’aria ben più sana di quanto la sua non fosse stata da
piccino.
Erano
uguali, come se il bambino fosse stato figlio suo. Il fatto che
avesse gli occhi di Ophelia, però, lo stranì ancora di più. Lui poteva essere
uguale ad Harry, ma Harry era uguale a…
«James, cosa hai combinato?».
Confuso, Harry sussultò come se qualcuno l’avesse
beccato ad origliare una conversazione segreta e, per un istante, si domandò se
forse non l’avessero visto. Quando, tuttavia, vide che l’attenzione dei due
adulti fosse concentrata esclusivamente sul piccolo combinaguai,
si permise di ricominciare a fissarlo con attenzione quasi maniacale.
Quello era il mondo alternativo di Barry Maine,
non il suo. Perché il figlio di Barry Maine era identico a suo padre?
Prima che il bambino potesse parlare, dalle loro
spalle si udì il rumore di un crollo lontano, che lo fece impallidire
velocemente.
«Giuro che non è colpa mia» fu la sua difesa
immediata, le mani alzate per rendere ancora più evidente la sua innocenza.
Quantomeno, sarebbe stato più evidente se non fossero state sporche oltre ogni
immaginazione. «Io stavo… io…», Harry lo osservò guardarsi intorno alla ricerca
di una scusa, impossibilitato a trattenere un sorrisino. «Vedi, mamma, io ero
seduto dove mi hai lasciato tu, proprio nello stesso punto! E stavo… stavo
costruendo un campo da Quidditch! Però… però…».
«Però cosa?»
domandò sua madre, accigliata, mentre Barry continuò a tenerlo sollevato per le
bretelle della salopette che stava indossando e che probabilmente non sarebbe
stata salvata da alcun tipo di incantesimo di lavaggio.
«Però poi ho visto
uno scarafaggio d’oro!» sbottò lui alla fine, dondolando le gambe per
potersi girare a sufficienza da guardare il padre negli occhi. «Era lì, da
solo… ho promesso a zio Harry che gli avrei portato un regalo!».
Se fino a quel momento la scenetta era stata
abbastanza buffa da fargli mettere da parte i dubbi riguardo il nome di suo
padre in quell’istante i dubbi tornarono alla carica ancora più di prima. Era
di lui che stavano parlando?
«Tuo zio probabilmente parlava di qualcosa
comprato al negozio, non certo di
andare a profanare i gioielli magici di una tomba» lo riprese Barry, alzando
gli occhi al cielo ma rimettendolo a terra. «In quante trappole sei finito? Gli
scarabei d’oro sono usati per questo, di solito. Per intrappolare gli sciocchi che si fanno prendere troppo
facilmente dall’entusiasmo».
Zio.
Ophelia guardò suo marito esasperata. «Stiamo
parlando del figlio di James Potter, quel ragazzo se non fa guai allora istiga gli altri a farli. Ancora mi chiedo come sia diventato un Auror» si lagnò, asciugandosi la fronte sudata con la
manica della camicia miracolosamente non sporca. Quantomeno non sporca come
quella di suo figlio.
Barry ridacchiò, tenendo comunque il piccolo James
per braghe, così da evitargli una fuga strategica. «Lo hai cresciuto tu, cara».
Cosa?
«E ancora oggi la Professoressa McGranitt mi
rinfaccia che forse avrei fatto bene a non vincere la custodia esclusiva5».
Il Magizoologo scosse il capo. «Lo fa soltanto
perché così le hai tolto la possibilità di far impazzire i suoi parenti
babbani».
«Vero» convenne lei, arrampicandosi fuori dal
sarcofago. «Ma meglio divertimento in meno che lasciare il figlio di mio cugino
in mano a Petunia Evans e suo marito6» sbottò, rabbrividendo con
disgusto. «Quando sono riuscita a tirarlo via, aveva addosso i vestiti smessi
di quel loro porcellino da compagnia, ci credi?».
Il figlio
di suo cugino.
Come un flash, Harry ricordò di aver avuto sotto
lo sguardo, una volta, l’albero genealogico della famiglia Potter: sua nonna
paterna, prima di sposarsi, aveva fatto proprio Penderghast di cognome.
«Faremo bene ad andare a casa» mormorò Ophelia,
osservando con un certo disgusto suo figlio, ancora imbrattato da solo lui sapeva cosa. «Abbiamo un libro da
scrivere, non è vero?7 E tu, signorino» puntò il dito contro il
ragazzino, che, una volta tornato con i piedi per terra, indietreggiò con
l’aria più innocente di cui dovesse essere in possesso. «Tu hai bisogno di un lungo bagno. Tuo padre se ne occuperà
personalmente».
Osservando il modo in cui Barry ridacchiò, Harry
sentì un peso sul cuore. Se anche fosse riuscito a svegliarlo da quella visione che Mulciber
aveva indotto, rivelando i suoi più ardenti segreti, come avrebbe preso
l’essere catapultato nella realtà? Per lui era stato facile – era troppo
abituato a soffrire per poter accettare che le cose stessero andando bene – ma per un uomo come Maine? Cosa
lo avrebbe spinto ad invertire la rotta di marcia senza perdere la testa?
Serviva qualcosa di imprevedibile, qualcosa che le manipolazioni di Tiresias e Mulciber non avessero
considerato. Per Harry era stata la prospettiva della vita eterna, poiché erano
stati convinti che quel dettaglio avrebbe attirato di più uno come lui quando
invece l’aveva solo fatto spaventare.
Ma per Barry Maine?
«Posso sempre lasciare l’onore a Trina» si lagnò
Maine, sollevando ancora il ragazzino per le bretelle, vagamente disgustato
all’idea di toccarlo. «Con tutta la robaccia che è solita toccare, non credo
che liquame egizio possa far eccezione». La tranquillità con cui parlò fece
stringere il cuore di Harry. Era totalmente diverso dalla pacata incredulità
con cui lui aveva accolto quel nuovo
mondo che gli era stato proposto, ma doveva ammettere che il non aver
rinunciato ad uno dei propri figli forse aveva fatto la differenza in questa
versione.
Ophelia guardò curiosa suo marito, piegando il
capo di lato dopo essersi ripulita le mani con un veloce incantesimo. «Trina?
Chi è Trina?» domandò, prima di
sbuffare. «Ti prego, dimmi che non hai trovato qualche altra bestiola da
portare a casa! Abbiamo il giardino pieno,
non ne posso più. Non puoi semplicemente goderti la tua collezione? Basta
portare roba strana in casa».
Sconvolto, Maine fece un passo indietro, fissando
sua moglie come se all’improvviso avesse stentato a riconoscerla. «Di cosa stai
parlando? Non paragonare Trina agli animali, lo sai che le da
fastidio8» insistette, agitato, cominciando a guardarsi intorno come
se, in effetti, qualcosa avesse iniziato a non quadrare più. «Trina, Philly. È impossibile che tu non
la ricordi, l’abbiamo praticamente adottata cinque anni fa8».
Ophelia strinse le labbra, sempre più confusa.
«Cinque anni fa? Noi non abbiamo adottato nessuno, abbiamo già Harry e James»
gli fece notare. «Che motivo avremmo di adottare
qualcun altro? Non che sia una brutta cosa, ma… no. Siamo già abbastanza impegnati così com’è, senza ulteriori pesi
sulle spalle» aggiunse, stringendosi nelle spalle. «Adesso andiamo, tuo figlio puzza».
Barry arretrò con un balzo e sollevò l’uncino come
a volerlo usare per difendersi dalla sua famiglia. «Tu non sei mia moglie» sputò, fissando la donna davanti a lui. «Non
esiste una realtà in cui potrebbe dimenticare
Trina. Lei fa parte della famiglia e la famiglia non viene mai dimenticata9». Con un gesto secco, tirò
fuori la bacchetta dal bavero della sua giacca e la puntò contro la donna, i
denti scoperti in un ringhio. «Adesso non mi ripeterò più: chi diavolo sei?».
In un momento di atroce silenzio, Harry notò gli
occhi di Barry puntarsi improvvisamente su di lui senza tuttavia avere il tempo
di dirgli alcunché. Il bambino – James,
identico a suo padre e con il suo stesso nome – iniziò a ridere in modo
maniacale, piegandosi quasi in due e tenendosi lo stomaco con entrambe le mani.
«Incredibile!» tuonò, con una voce molto più
adulta di quella che avrebbe dovuto avere un bambino di sette anni. Molto più
spaventosa. «Tu e Potter sembravate i più facili da accontentare, invece siete
stati i più veloci a riprendervi! Chi l’avrebbe mai detto che quest’idiota» e,
nel dirlo, indicò Harry «sia terrorizzato dalla vita eterna e che tu, ancora più idiota, sia pronto a
rinunciare alla vita che tu e tua moglie avete sempre voluto per una negromante».
«Sei tu»
sibilò il Magizoologo, facendosi avanti con il palese intento di sgozzarlo con
il proprio uncino. «Cosa diavolo hai fatto? Quando ci hai attaccati? Dov’è Winter?» domandò, a raffica,
balzando verso il bambino ma ritrovandosi con in mano un pugno di mosche. La
visione era cambiata e tutt’intorno a loro solamente l’oscurità sembrava
regnare sovrana. Mulciber, nella sua reale forma, li
osservò entrambi come se fossero stati due creature estremamente buffe, oltre
che un po’ esasperanti.
«Sono curioso e, devo ammetterlo, non mi succede
quasi mai» ammise, muovendosi di qualche passo sulla destra quando Barry fece
per attaccarlo ancora una volta. Poteva prevedere
le sue mosse, perché tentare di attaccarlo? «Il signor Potter ha ragione,
Maine. Provare ad attaccarmi quando sei psicologicamente connesso a me è
alquanto stupido. Prova a toccare la tua stessa fronte, credo che la sentirai
viscida» propose, con una risatina, schivando ancora un altro attacco.
Seppur dubbioso, Barry fece come gli era stato
chiesto e, quando ritirò la mano ritrovandola coperta da una sostanza
verdognola ed appiccicosa, imprecò sonoramente. «Questa è seta dell’Aracne Thailandese» sibilò, sollevando il capo per
fulminare con lo sguardo il loro aguzzino. «Stai sfruttando una creatura
praticamente estinta per i tuoi
giochetti di potere» aggiunse, avanzando lentamente ma senza l’apparente
intenzione di saltargli nuovamente alla gola. «Ringrazia che questa sia solo
un’illusione, altrimenti ti avrei già dato un cazzotto sul naso, brutto mangiacervelli».
«Sono ammirato, Maine» si rallegrò invece il
Legilimens, per nulla toccato dall’appellativo usato. Dopotutto, era la verità.
«Non tutti i Magizoologi moderni conoscono quella
creatura. Ma tu sei speciale, non è vero? Tuo zio… tuo zio è stato l’ultimo a
studiarne uno dal vivo, con te»
mormorò, ripetendo ad alta voce quelli che dovevano essere stati i pensieri
dell’uomo. «Ah, quindi sai bene cosa sto facendo! Sai, è sempre stato il mio
sogno. Un tempo questi ragni venivano utilizzati per spettacoli molto più grandi
di questo! Qui ho quattro vittime e nessuno spettatore» si lagnò, con un
broncio che di sano di mente aveva
ben poco, per poi allargare le braccia. «Ma ora voi due vi siete liberati! Ed
io posso divertirmi con quelle altre due sciocchine che vi siete portati
dietro. Sono certo che loro saranno molto più difficili da svegliare» disse,
allegro, per poi accigliarsi. «Beh, almeno una di loro. Per l’altra
sinceramente non sono molto convinto, è forte,
ma… la sua visione è speciale» si
strinse nelle spalle, incurante.
«Perché ci stai facendo questo?» chiese Harry, parlando per la prima volta senza paura di
nascondere la sua confusione. Non avrebbe avuto senso con lui, che poteva
leggere ogni particella del suo essere al solo guardarlo. «Cosa ci guadagni?
Noi ci siamo liberati, presto o tardi anche Hermione e Kate ce la faranno. E tu
cosa otterrai? Vuoi ucciderci? L’avresti già fatto».
Mulciber
ridacchiò, facendoli palesemente rabbrividire entrambi. «Ovviamente non voglio
uccidervi, come potrei?» sbottò, quasi
offeso che lui avesse proposto una
simile possibilità. «Sto solo aspettando che Tiresias
prepari tutto il necessario insieme alla mia bambina, devo pur intrattenermi! E
voi quattro… non avrei potuto chiedere di meglio! Ho il Bambino Sopravvissuto, ho il più brillante fra i giovani Magizoologi… e
poi ho la strega più brillante della sua generazione, si dice che il suo
cervello sia una fonte inesauribile di conoscenza!». Quasi danzando, indicò un
punto sulla loro sinistra dove, dall’oscurità, sembrò emergere uno dei bozzoli
che Harry aveva già visto prima. Il modo affamato
in cui si leccò le labbra gli fece venire la nausea. «E, naturalmente, ho una Succubus!»
quel dettaglio sembrò rallegrarlo più di qualunque altra cosa al mondo. «Sarà così bello mangiarla, sapendo che i suoi
genitori non potranno intervenire! Quel vecchio idiota alato si starà mangiando
arco e frecce, in questo momento, ah!10».
«Non ti hanno mai insegnato che non si gioca con
il cibo, Mulciber?» fu tutto ciò che Harry riuscì a
sputare, sentendo la rabbia esplodergli nel petto come un vulcano in eruzione.
Lui doveva tornare dai suoi figli, da Ginny. Non si sarebbe lasciato mangiare da quello
psicopatico senza prima aver fatto di tutto per potersi difendere e liberare. E
di certo non avrebbe lasciato lì Hermione, non dopo due anni convinto di averla
persa.
Ginny non
l’avrebbe perdonato. Quello era un
affronto che non le avrebbe mai
fatto, di certo non dopo Lipsia.
«Ma a me piace
giocare con voi! E, come ho già detto, devo pur occupare il tempo» si
giustificò il Legilimens, stringendosi nelle spalle. Tornò a guardare Maine,
inchiodandolo sul posto con i suoi spaventosi occhi grigi. «Dimmi, perché ti
interessa tanto della Succubus? Non fa davvero parte
della tua famiglia, probabilmente ha portato più danni che piaceri negli ultimi
anni». Lo guardò per qualche istante, piegando il capo di lato. «Non ti ha
sedotto, non ha mai usato i suoi poteri su di te. Allora perché? Non sono creature da amare, queste. Sono abomini della magia».
«Perché, tu credi d’esser migliore?» sputò il
Magizoologo, cercando di avanzare di nuovo ma ritrovandosi bloccato. Osservando
con attenzione, Harry riuscì ad intravedere i bordi del bozzolo intorno a lui.
L’oscurità, evidentemente, era solo una conseguenza del leggero controllo
mentale in via di dissipazione. Erano usciti dalla mente di Barry per tornare
nel vecchio magazzino. «Trina è parte della famiglia, non permetterò che tu le
torca un solo capello».
«Ma perché?».
«Perché lei è nostra,
anche se non lo è davvero! Fa parte della famiglia, come puoi non capire?» sibilò, cercando forse di
liberarsi, forse di fare qualunque cosa che potesse aiutarlo ad allontanarsi.
«Hai anche tu una figlia, maledizione!».
«Ah, sì» Mulciber annuì,
con un sorriso incredibilmente spaventoso. «La mia principessina, in questo
momento starà sicuramente trucidando tutti i vostri amici. Sono molto fiero di
lei».
«Winter non lo farebbe mai» sibilò Harry, senza
nascondere un sorriso vittorioso. «Si è già opposta al tuo volere e tu eri presente! Cosa potrebbe spingerla ad
agire in modo tanto sconsiderato adesso?».
Mulciber rise più
forte. «Ah, credi davvero che arriverei a rivelarti
il nostro piano? Lo stiamo progettando da secoli» gongolò, voltandosi in
direzione opposta al bozzolo in cui Harry aveva dedotto stesse “sognando”
Hermione. «Ed ora, miei cari, vediamo un po’ che cosa ha in serbo per noi la
signorina Granger!» batté le mani, soddisfatto di se stesso. «Ah, non vedo
l’ora!».
Harry rabbrividì. Non osava immaginare cosa
avrebbero trovato nella mente di Hermione o se lei ne sarebbe mai uscita. Era
una possibilità che non lo attirava neppure un po’, considerando il destino di
coloro incapaci di liberarsi dal veleno del ragno. E se anche fossero riusciti
a liberare lei e Kate?
«Ah, allora non è tardo come sembra, signor
Potter» si rallegrò Mulciber, con una risatina. «Se
anche doveste liberarvi tutti e quattro e, soprattutto grazie alla vostra
amichetta fenomeno da baraccone,» quando indicò Kate, Barry ringhiò qualcosa di
incomprensibile, cercando ancora di divincolarsi, «se riusciste a superare me – cosa di cui dubito – dovrete
comunque affrontare tutti i nostri alleati. Credete davvero che possa essere così facile? Ve l’ho detto, abbiamo
previsto tutto da secoli».
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook!
Seguitemi per futuri aggiornamenti!
Devo essere sincera, sto faticando. La storia ha raggiunto un
punto particolare ed io sono stanca.
Ho anticipato su facebook che questo sarebbe stato
l’ultimo capitolo prima della mia pausa, il prossimo dovrebbe arrivare intorno
al 21 agosto, ho bisogno di un po’ di tempo per prendere aria e riacquistare
abbastanza stabilità da scrivere una storia come questa. Potrei pubblicare
altro nel frattempo, qualcosa di leggero, ma non faccio promesse.
Scusate per l’assenza
prolungata, ma ho proprio bisogno di staccare la spina ☹ spero che continuerete
comunque a seguirmi!
Ah, ovviamente
#BarryPadreDellAnno2k17
Punti importanti:
» *
- Dolci sogni sono fatti di questo/ chi
sono io per dissentire?/ Ho girato il mondo/ e i sette mari/ tutti cercano
qualcosa. La versione di Manson è quella che conosco io, quindi
penso che con il contesto in generale sia più in linea.
» 1
– Io, come qualcuno di voi credo saprà, sono una fanatica di Percy Jackson. L’ispirazione per la sfinge amante delle echilladas arriva da lì, non è niente di sensato a livello
mitologico, abbiate pazienza.
» 2
– Prima che qualcuno possa balzare e dire “Ehii!!!
Harry era troppo giovane per ricordare suo padre!!!!!!”, vorrei sottolineare
che Harry ha avuto modo, in più occasioni, di trovarsi davanti James, anche
solo nelle fotografie. Harry conosce suo
padre e le sue espressioni più comuni.
» 3
– Fun fact 1: l’ho già accennato, ma Barry ha la
sindrome di Hagrid. Se ci sono bestiole abbandonate che non possono restare nel
loro habitat, lui le deve adottare. A
prescindere dalla realtà alternativa, ha un vizio terribile che gli ha fatto
riempire casa di bestiole. Barry e Ophelia, come pochi altri colleghi, oltre
alle loro stanze al Quartier Generale hanno anche una casa privata, completa di
giardino e bestiole.
» 4
– Chip è il famoso Nundu
a cui Ophelia aveva fatto riferimento due capitoli fa! Nomi molto adatti!
» 5
– Spieghiamoci, poiché dubito di averne occasione nel testo e non mi piace
lasciare le cose a metà. Quando James e Lily sono morti, Ophilia
aveva sedici anni e frequentava il sesto anno ad Hogwarts. Durante il suo
settimo anno si è ritrovata Piton come professore – vi lascio immaginare la
reciproca gioia di quei due – e con
il divieto assoluto di incontrare Harry. Suo padre lavorava all’estero ma in
quello stesso periodo ha contratto una malattia debilitante che gli ha impedito
di farsi avanti per il pronipotino. Non avendo idea della protezione di Lily,
non appena Ophelia ha compiuto diciotto anni si è rivolta al professor Silente
per fare pressioni al Ministero e ottenere la custodia del cuginetto, essendo a
sua volta una parente e di certo molto più entusiasta di Petunia. Nel “canon” della storia, però, Silente si è rifiutato
di aiutarla, senza spiegarle perché. Senza silente, ovviamente, la sua
causa è stata immediatamente rigettata. In questa nuova realtà alternativa,
invece, Silente l’ha aiutata, lei ha ottenuto il permesso di crescere Harry e
l’ha cresciuto. Ovviamente in questa realtà il padre di lei non è morto poco
dopo, lei ha comunque avuto modo di studiare medicina e (ovviamente in modo
assurdo, non essendo una banshee) incontrare Barry. Loro due hanno cresciuto
Harry insieme ed hanno avuto subito
un bambino, James. Famigliola del Mulino Bianco.
» 6
– Perché Petunia Evans? Perché lei ha
conosciuto la sorella di Lily quando ancora era una Evans, le è rimasto
impresso quel cognome. E comunque si è sempre rifiutata di guardare in direzione di Vernon.
» 7
– Barry sogna di scrivere una versione aggiornata e ampliata (grazie a Ophelia)
di Animali Fantastici, per portare avanti l’eredità del prozio. Ovviamente,
essendo parte delle Banshee, non ne avrà mai modo.
» 8
– Ophelia e Barry hanno incontrato Katie quando lei, appena diplomata, si è
ritrovata a non sapere cosa fare della sua miserabile vita. All’inizio la loro
relazione è stata burrascosa (per
usare un eufemismo), ma lentamente lei si è ammorbidita e aperta con loro e
loro si sono innamorati di quella
piccola irlandese con evidenti problemi a convivere con se stessa. L’istinto
paterno/materno fa brutti scherzi, ragazzi. Spesso e volentieri Katie è stata
con loro nella loro casa privata (ha anche la sua stanza e tante delle sue cose
lì), ha conosciuto il prozio Newt (che ha tentato di
studiarla) e più di una volta ha litigato con Barry perché lui, scherzando, le
ha detto sempre che “il suo carattere unito agli ormoni da teenager la rendono
pericolosa come le sue bestiole”. #HappyFamily
» 9 – Lo sentite Lilo e Stitch? Kate no cattiva,
Kate coccolosa!!!!!!
» 10 – Mulciber fa riferimento ad Eros e Thanatos, ma nello
specifico al povero Eros, abbandonato nella sua dimensione ultraterrena senza
poter intervenire. Ops,
lui sa di Eroe e Thanatos?
Grazie
a tutti per avermi seguita fin qui, giuro che tornerò presto o che comunque mi
farò viva, soprattutto su Facebook per varie comunicazioni! Spero di tornare
entro il 21!
Un bacione a tutti!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie