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Autore: Marne    31/07/2017    3 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
I travel the world
And the seven seas,
Everybody's looking for something.*



[Eurythmics – Sweet Dreams]

                                  

 

Atto IX, Parte III –  Segreto di famiglia

 

 

La realtà alternativa in cui Bartholomew Maine era stato intrappolato non avrebbe potuto essere più diversa da quella di Harry. Non perché i due non volessero, in effetti, la stessa cosa, ma piuttosto per il modo in cui sembravano averla ottenuta. Se la psiche di Harry era stata ingannata nel credere che l’unica via per ottenere la pace fosse arrendersi a Sisifo e rinunciare, Maine doveva essere stato troppo ottimista per cadere in quella trappola.

La visione iniziò in quella che sembrava essere una tomba. Una tomba antica, naturalmente, ma comunque una tomba. Harry osservò il Magizoologo accarezzare con strana tranquillità quella che aveva tutta l’aria di essere una sfinge, prima di voltarsi alla ricerca di qualcos’altro. O di qualcuno. Mulciber era sparito dalla circolazione, probabilmente uno spettatore esterno ancora più estraneo di Harry. Doveva sentirsi come un dio, così capace di guidare gli altri nei sogni più sperduti delle sue vittime.

«Non muoverti di lì, Beatrix, fra poco torneremo a casa» disse Barry, lanciando un’occhiata alla sfinge che, con un borbottio annoiato, si accomodò sulle quattro zampe da leone, stiracchiandosi come un gatto in palese attesa che lui sbrigasse i suoi affari. «Per Diana, ci sono giorni in cui mi chiedo perché mi ostino a portarti con noi quando veniamo in Egitto. Sei una piccola ingrata».

«Ho voglia di enchilladas».

«Le enchilladas non sono neppure egizie, per Merlino!»1.

Scuotendo il capo e senza notare la confusione di Harry – come avrebbe potuto? Tecnicamente lui non era lì – Barry le voltò le spalle e cominciò ad avviarsi lungo un corridoio stretto e polveroso. Doveva essere normale, per lui, che una sfinge chiedesse delle Enchilladas. E probabilmente doveva avere una confidenza tale da non preoccuparsi a voltarle le spalle. Come fosse possibile, Harry non lo sapeva proprio.

Seguendo il compagno di avventure, Harry si ritrovò in quella che avrebbe dovuto essere una Sala Mortuaria e, immersa fino ai gomiti dentro ad un sarcofago, ritrovò Ophelia, intenta a rimettere insieme quelli che sembravano essere cadaveri troppo freschi per essere considerati delle Mummie. Lei indossava degli occhiali parecchio spessi, che per un momento lo sorpresero. Il suo sguardo era terribilmente familiare, in quell’istante2.

«Trovato nulla, cara?» le chiese Barry, facendosi avanti fino a potersi affacciare oltre il sarcofago. «Ti prego, dimmi che possiamo confermare che sia solo un incantesimo di conservazione portato all’ennesimo livello. Non ho voglia di andare a cercare la bestiola che potrebbe aver rapito qualcuno per nasconderlo qui. Le bestiole egizie, una volta addomesticate, sono difficili da allontanare e non mi serve un’altra Beatrix da mantenere3».

La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Ha chiesto di nuovo le Enchilladas, non è vero? Te l’avevo detto che sarebbe stata la nostra condanna. Quella bestiola ormai non mangia altro. Proprio come con Chip4» lo rimproverò, osservandolo da oltre le lenti con le sopracciglia inarcate. Doveva essere normale per loro avere certe discussioni.

«Chip dovrebbe mangiare carne umana, che abbia sviluppato amore per gli hot dog è il male minore, tesoro» mugugnò lui, incrociando le braccia al petto. «E, comunque, sai anche tu che nel caso di Beatrix non è stata interamente colpa mia! Il nanerottolo dovrebbe imparare a tenere la cena nel suo piatto, piuttosto che nutrirci gli animali».

Lo sguardo esasperato di Ophelia fece arrossire Barry ma anche ridacchiare Harry. C’era davvero qualcosa di incredibilmente familiare nel suo modo di rivolgersi a suo marito. Una familiarità che Harry doveva aver conosciuto anni addietro, senza averne, addirittura, una piena coscienza. Una memoria rimossa? Era possibile, il protocollo delle Banshee prevedeva che spesso e volentieri i soggetti non coinvolti direttamente nelle loro missioni avessero i ricordi cancellati.

«Il Nanerottolo è scappato!» tuonò la voce della sfinge dall’altra stanza, anticipando di qualche istante l’arrivo di un ragazzino sui sette anni, con enormi occhi scuri coperti da degli spessi occhiali e da una matassa di capelli neri. Il bambino arrivò con una risatina da mascalzone che avrebbe fatto intenerire un po’ chiunque, a patto che non lo si osservasse dal collo in giù. Lo stato pietoso in cui erano ridotti i suoi vestiti suggerivano che, come minimo, fosse passato in mezzo alle fiamme, poi dentro ad un fiume melmoso ed infine in mezzo a degli arbusti.

Il modo in cui Barry si irrigidì fu un chiaro segno di quanto dovesse essere responsabile dell’accaduto.

«Bartholomew Maine» sussurrò Ophelia, con un tale gelo nella voce da far rabbrividire anche Harry, che era innocente. «Cosa è successo a mio figlio?».

Il piccoletto, sentendosi palesemente chiamare in causa, tentò una fuga strategica sotto il più vicino sarcofago rialzato, ma venne acciuffato prontamente dal padre, che lo sollevò per aria così che potesse trovarsi allo stesso livello con Philly. Harry, trovandosi praticamente accanto a lei, ebbe modo di osservarlo come si deve, occhi negli occhi.

Avrebbe preferito non farlo.

Il bambino era una copia a carboncino di come lui era stato a sette anni, meno la cicatrice ed i vestiti smessi di Dudley, oltre che con qualche chiletto in più che gli davano un’aria ben più sana di quanto la sua non fosse stata da piccino.

Erano uguali, come se il bambino fosse stato figlio suo. Il fatto che avesse gli occhi di Ophelia, però, lo stranì ancora di più. Lui poteva essere uguale ad Harry, ma Harry era uguale a…

«James, cosa hai combinato?».

Confuso, Harry sussultò come se qualcuno l’avesse beccato ad origliare una conversazione segreta e, per un istante, si domandò se forse non l’avessero visto. Quando, tuttavia, vide che l’attenzione dei due adulti fosse concentrata esclusivamente sul piccolo combinaguai, si permise di ricominciare a fissarlo con attenzione quasi maniacale.

Quello era il mondo alternativo di Barry Maine, non il suo. Perché il figlio di Barry Maine era identico a suo padre?

Prima che il bambino potesse parlare, dalle loro spalle si udì il rumore di un crollo lontano, che lo fece impallidire velocemente.

«Giuro che non è colpa mia» fu la sua difesa immediata, le mani alzate per rendere ancora più evidente la sua innocenza. Quantomeno, sarebbe stato più evidente se non fossero state sporche oltre ogni immaginazione. «Io stavo… io…», Harry lo osservò guardarsi intorno alla ricerca di una scusa, impossibilitato a trattenere un sorrisino. «Vedi, mamma, io ero seduto dove mi hai lasciato tu, proprio nello stesso punto! E stavo… stavo costruendo un campo da Quidditch! Però… però…».

«Però cosa?» domandò sua madre, accigliata, mentre Barry continuò a tenerlo sollevato per le bretelle della salopette che stava indossando e che probabilmente non sarebbe stata salvata da alcun tipo di incantesimo di lavaggio.

«Però poi ho visto uno scarafaggio d’oro!» sbottò lui alla fine, dondolando le gambe per potersi girare a sufficienza da guardare il padre negli occhi. «Era lì, da solo… ho promesso a zio Harry che gli avrei portato un regalo!».

Se fino a quel momento la scenetta era stata abbastanza buffa da fargli mettere da parte i dubbi riguardo il nome di suo padre in quell’istante i dubbi tornarono alla carica ancora più di prima. Era di lui che stavano parlando?

«Tuo zio probabilmente parlava di qualcosa comprato al negozio, non certo di andare a profanare i gioielli magici di una tomba» lo riprese Barry, alzando gli occhi al cielo ma rimettendolo a terra. «In quante trappole sei finito? Gli scarabei d’oro sono usati per questo, di solito. Per intrappolare gli sciocchi che si fanno prendere troppo facilmente dall’entusiasmo».

Zio.

Ophelia guardò suo marito esasperata. «Stiamo parlando del figlio di James Potter, quel ragazzo se non fa guai allora istiga gli altri a farli. Ancora mi chiedo come sia diventato un Auror» si lagnò, asciugandosi la fronte sudata con la manica della camicia miracolosamente non sporca. Quantomeno non sporca come quella di suo figlio.

Barry ridacchiò, tenendo comunque il piccolo James per braghe, così da evitargli una fuga strategica. «Lo hai cresciuto tu, cara».

Cosa?

«E ancora oggi la Professoressa McGranitt mi rinfaccia che forse avrei fatto bene a non vincere la custodia esclusiva5».

Il Magizoologo scosse il capo. «Lo fa soltanto perché così le hai tolto la possibilità di far impazzire i suoi parenti babbani».

«Vero» convenne lei, arrampicandosi fuori dal sarcofago. «Ma meglio divertimento in meno che lasciare il figlio di mio cugino in mano a Petunia Evans e suo marito6» sbottò, rabbrividendo con disgusto. «Quando sono riuscita a tirarlo via, aveva addosso i vestiti smessi di quel loro porcellino da compagnia, ci credi?».

Il figlio di suo cugino.

Come un flash, Harry ricordò di aver avuto sotto lo sguardo, una volta, l’albero genealogico della famiglia Potter: sua nonna paterna, prima di sposarsi, aveva fatto proprio Penderghast di cognome.

«Faremo bene ad andare a casa» mormorò Ophelia, osservando con un certo disgusto suo figlio, ancora imbrattato da solo lui sapeva cosa. «Abbiamo un libro da scrivere, non è vero?7 E tu, signorino» puntò il dito contro il ragazzino, che, una volta tornato con i piedi per terra, indietreggiò con l’aria più innocente di cui dovesse essere in possesso. «Tu hai bisogno di un lungo bagno. Tuo padre se ne occuperà personalmente».

Osservando il modo in cui Barry ridacchiò, Harry sentì un peso sul cuore. Se anche fosse riuscito a svegliarlo da quella visione che Mulciber aveva indotto, rivelando i suoi più ardenti segreti, come avrebbe preso l’essere catapultato nella realtà? Per lui era stato facile – era troppo abituato a soffrire per poter accettare che le cose stessero andando bene – ma per un uomo come Maine? Cosa lo avrebbe spinto ad invertire la rotta di marcia senza perdere la testa? Serviva qualcosa di imprevedibile, qualcosa che le manipolazioni di Tiresias e Mulciber non avessero considerato. Per Harry era stata la prospettiva della vita eterna, poiché erano stati convinti che quel dettaglio avrebbe attirato di più uno come lui quando invece l’aveva solo fatto spaventare.

Ma per Barry Maine?

«Posso sempre lasciare l’onore a Trina» si lagnò Maine, sollevando ancora il ragazzino per le bretelle, vagamente disgustato all’idea di toccarlo. «Con tutta la robaccia che è solita toccare, non credo che liquame egizio possa far eccezione». La tranquillità con cui parlò fece stringere il cuore di Harry. Era totalmente diverso dalla pacata incredulità con cui lui aveva accolto quel nuovo mondo che gli era stato proposto, ma doveva ammettere che il non aver rinunciato ad uno dei propri figli forse aveva fatto la differenza in questa versione.

Ophelia guardò curiosa suo marito, piegando il capo di lato dopo essersi ripulita le mani con un veloce incantesimo. «Trina? Chi è Trina?» domandò, prima di sbuffare. «Ti prego, dimmi che non hai trovato qualche altra bestiola da portare a casa! Abbiamo il giardino pieno, non ne posso più. Non puoi semplicemente goderti la tua collezione? Basta portare roba strana in casa».

Sconvolto, Maine fece un passo indietro, fissando sua moglie come se all’improvviso avesse stentato a riconoscerla. «Di cosa stai parlando? Non paragonare Trina agli animali, lo sai che le da fastidio8» insistette, agitato, cominciando a guardarsi intorno come se, in effetti, qualcosa avesse iniziato a non quadrare più. «Trina, Philly. È impossibile che tu non la ricordi, l’abbiamo praticamente adottata cinque anni fa8».

Ophelia strinse le labbra, sempre più confusa. «Cinque anni fa? Noi non abbiamo adottato nessuno, abbiamo già Harry e James» gli fece notare. «Che motivo avremmo di adottare qualcun altro? Non che sia una brutta cosa, ma… no. Siamo già abbastanza impegnati così com’è, senza ulteriori pesi sulle spalle» aggiunse, stringendosi nelle spalle. «Adesso andiamo, tuo figlio puzza».

Barry arretrò con un balzo e sollevò l’uncino come a volerlo usare per difendersi dalla sua famiglia. «Tu non sei mia moglie» sputò, fissando la donna davanti a lui. «Non esiste una realtà in cui potrebbe dimenticare Trina. Lei fa parte della famiglia e la famiglia non viene mai dimenticata9». Con un gesto secco, tirò fuori la bacchetta dal bavero della sua giacca e la puntò contro la donna, i denti scoperti in un ringhio. «Adesso non mi ripeterò più: chi diavolo sei?».

In un momento di atroce silenzio, Harry notò gli occhi di Barry puntarsi improvvisamente su di lui senza tuttavia avere il tempo di dirgli alcunché. Il bambino – James, identico a suo padre e con il suo stesso nome – iniziò a ridere in modo maniacale, piegandosi quasi in due e tenendosi lo stomaco con entrambe le mani.

«Incredibile!» tuonò, con una voce molto più adulta di quella che avrebbe dovuto avere un bambino di sette anni. Molto più spaventosa. «Tu e Potter sembravate i più facili da accontentare, invece siete stati i più veloci a riprendervi! Chi l’avrebbe mai detto che quest’idiota» e, nel dirlo, indicò Harry «sia terrorizzato dalla vita eterna e che tu, ancora più idiota, sia pronto a rinunciare alla vita che tu e tua moglie avete sempre voluto per una negromante».

«Sei tu» sibilò il Magizoologo, facendosi avanti con il palese intento di sgozzarlo con il proprio uncino. «Cosa diavolo hai fatto? Quando ci hai attaccati? Dov’è Winter?» domandò, a raffica, balzando verso il bambino ma ritrovandosi con in mano un pugno di mosche. La visione era cambiata e tutt’intorno a loro solamente l’oscurità sembrava regnare sovrana. Mulciber, nella sua reale forma, li osservò entrambi come se fossero stati due creature estremamente buffe, oltre che un po’ esasperanti.

«Sono curioso e, devo ammetterlo, non mi succede quasi mai» ammise, muovendosi di qualche passo sulla destra quando Barry fece per attaccarlo ancora una volta. Poteva prevedere le sue mosse, perché tentare di attaccarlo? «Il signor Potter ha ragione, Maine. Provare ad attaccarmi quando sei psicologicamente connesso a me è alquanto stupido. Prova a toccare la tua stessa fronte, credo che la sentirai viscida» propose, con una risatina, schivando ancora un altro attacco.

Seppur dubbioso, Barry fece come gli era stato chiesto e, quando ritirò la mano ritrovandola coperta da una sostanza verdognola ed appiccicosa, imprecò sonoramente. «Questa è seta dell’Aracne Thailandese» sibilò, sollevando il capo per fulminare con lo sguardo il loro aguzzino. «Stai sfruttando una creatura praticamente estinta per i tuoi giochetti di potere» aggiunse, avanzando lentamente ma senza l’apparente intenzione di saltargli nuovamente alla gola. «Ringrazia che questa sia solo un’illusione, altrimenti ti avrei già dato un cazzotto sul naso, brutto mangiacervelli».

«Sono ammirato, Maine» si rallegrò invece il Legilimens, per nulla toccato dall’appellativo usato. Dopotutto, era la verità. «Non tutti i Magizoologi moderni conoscono quella creatura. Ma tu sei speciale, non è vero? Tuo zio… tuo zio è stato l’ultimo a studiarne uno dal vivo, con te» mormorò, ripetendo ad alta voce quelli che dovevano essere stati i pensieri dell’uomo. «Ah, quindi sai bene cosa sto facendo! Sai, è sempre stato il mio sogno. Un tempo questi ragni venivano utilizzati per spettacoli molto più grandi di questo! Qui ho quattro vittime e nessuno spettatore» si lagnò, con un broncio che di sano di mente aveva ben poco, per poi allargare le braccia. «Ma ora voi due vi siete liberati! Ed io posso divertirmi con quelle altre due sciocchine che vi siete portati dietro. Sono certo che loro saranno molto più difficili da svegliare» disse, allegro, per poi accigliarsi. «Beh, almeno una di loro. Per l’altra sinceramente non sono molto convinto, è forte, ma… la sua visione è speciale» si strinse nelle spalle, incurante.

«Perché ci stai facendo questo?» chiese Harry, parlando per la prima volta senza paura di nascondere la sua confusione. Non avrebbe avuto senso con lui, che poteva leggere ogni particella del suo essere al solo guardarlo. «Cosa ci guadagni? Noi ci siamo liberati, presto o tardi anche Hermione e Kate ce la faranno. E tu cosa otterrai? Vuoi ucciderci? L’avresti già fatto».

Mulciber ridacchiò, facendoli palesemente rabbrividire entrambi. «Ovviamente non voglio uccidervi, come potrei?» sbottò, quasi offeso che lui avesse proposto una simile possibilità. «Sto solo aspettando che Tiresias prepari tutto il necessario insieme alla mia bambina, devo pur intrattenermi! E voi quattro… non avrei potuto chiedere di meglio! Ho il Bambino Sopravvissuto, ho il più brillante fra i giovani Magizoologi… e poi ho la strega più brillante della sua generazione, si dice che il suo cervello sia una fonte inesauribile di conoscenza!». Quasi danzando, indicò un punto sulla loro sinistra dove, dall’oscurità, sembrò emergere uno dei bozzoli che Harry aveva già visto prima. Il modo affamato in cui si leccò le labbra gli fece venire la nausea. «E, naturalmente, ho una Succubus!» quel dettaglio sembrò rallegrarlo più di qualunque altra cosa al mondo. «Sarà così bello mangiarla, sapendo che i suoi genitori non potranno intervenire! Quel vecchio idiota alato si starà mangiando arco e frecce, in questo momento, ah!10».

«Non ti hanno mai insegnato che non si gioca con il cibo, Mulciber?» fu tutto ciò che Harry riuscì a sputare, sentendo la rabbia esplodergli nel petto come un vulcano in eruzione. Lui doveva tornare dai suoi figli, da Ginny. Non si sarebbe lasciato mangiare da quello psicopatico senza prima aver fatto di tutto per potersi difendere e liberare. E di certo non avrebbe lasciato lì Hermione, non dopo due anni convinto di averla persa.

Ginny non l’avrebbe perdonato. Quello era un affronto che non le avrebbe mai fatto, di certo non dopo Lipsia.

«Ma a me piace giocare con voi! E, come ho già detto, devo pur occupare il tempo» si giustificò il Legilimens, stringendosi nelle spalle. Tornò a guardare Maine, inchiodandolo sul posto con i suoi spaventosi occhi grigi. «Dimmi, perché ti interessa tanto della Succubus? Non fa davvero parte della tua famiglia, probabilmente ha portato più danni che piaceri negli ultimi anni». Lo guardò per qualche istante, piegando il capo di lato. «Non ti ha sedotto, non ha mai usato i suoi poteri su di te. Allora perché? Non sono creature da amare, queste. Sono abomini della magia».

«Perché, tu credi d’esser migliore?» sputò il Magizoologo, cercando di avanzare di nuovo ma ritrovandosi bloccato. Osservando con attenzione, Harry riuscì ad intravedere i bordi del bozzolo intorno a lui. L’oscurità, evidentemente, era solo una conseguenza del leggero controllo mentale in via di dissipazione. Erano usciti dalla mente di Barry per tornare nel vecchio magazzino. «Trina è parte della famiglia, non permetterò che tu le torca un solo capello».

«Ma perché?».

«Perché lei è nostra, anche se non lo è davvero! Fa parte della famiglia, come puoi non capire?» sibilò, cercando forse di liberarsi, forse di fare qualunque cosa che potesse aiutarlo ad allontanarsi. «Hai anche tu una figlia, maledizione!».

«Ah, sì» Mulciber annuì, con un sorriso incredibilmente spaventoso. «La mia principessina, in questo momento starà sicuramente trucidando tutti i vostri amici. Sono molto fiero di lei».

«Winter non lo farebbe mai» sibilò Harry, senza nascondere un sorriso vittorioso. «Si è già opposta al tuo volere e tu eri presente! Cosa potrebbe spingerla ad agire in modo tanto sconsiderato adesso?».

Mulciber rise più forte. «Ah, credi davvero che arriverei a rivelarti il nostro piano? Lo stiamo progettando da secoli» gongolò, voltandosi in direzione opposta al bozzolo in cui Harry aveva dedotto stesse “sognando” Hermione. «Ed ora, miei cari, vediamo un po’ che cosa ha in serbo per noi la signorina Granger!» batté le mani, soddisfatto di se stesso. «Ah, non vedo l’ora!». 

Harry rabbrividì. Non osava immaginare cosa avrebbero trovato nella mente di Hermione o se lei ne sarebbe mai uscita. Era una possibilità che non lo attirava neppure un po’, considerando il destino di coloro incapaci di liberarsi dal veleno del ragno. E se anche fossero riusciti a liberare lei e Kate?

«Ah, allora non è tardo come sembra, signor Potter» si rallegrò Mulciber, con una risatina. «Se anche doveste liberarvi tutti e quattro e, soprattutto grazie alla vostra amichetta fenomeno da baraccone,» quando indicò Kate, Barry ringhiò qualcosa di incomprensibile, cercando ancora di divincolarsi, «se riusciste a superare me – cosa di cui dubito – dovrete comunque affrontare tutti i nostri alleati. Credete davvero che possa essere così facile? Ve l’ho detto, abbiamo previsto tutto da secoli».

 

 

 

» Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Devo essere sincera, sto faticando. La storia ha raggiunto un punto particolare ed io sono stanca. Ho anticipato su facebook che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo prima della mia pausa, il prossimo dovrebbe arrivare intorno al 21 agosto, ho bisogno di un po’ di tempo per prendere aria e riacquistare abbastanza stabilità da scrivere una storia come questa. Potrei pubblicare altro nel frattempo, qualcosa di leggero, ma non faccio promesse.

Scusate per l’assenza prolungata, ma ho proprio bisogno di staccare la spina spero che continuerete comunque a seguirmi!

 

Ah, ovviamente #BarryPadreDellAnno2k17

 

 

Punti importanti:

 

» * - Dolci sogni sono fatti di questo/ chi sono io per dissentire?/ Ho girato il mondo/ e i sette mari/ tutti cercano qualcosa. La versione di Manson è quella che conosco io, quindi penso che con il contesto in generale sia più in linea.

 

» 1 – Io, come qualcuno di voi credo saprà, sono una fanatica di Percy Jackson. L’ispirazione per la sfinge amante delle echilladas arriva da lì, non è niente di sensato a livello mitologico, abbiate pazienza.

 

» 2 – Prima che qualcuno possa balzare e dire “Ehii!!! Harry era troppo giovane per ricordare suo padre!!!!!!”, vorrei sottolineare che Harry ha avuto modo, in più occasioni, di trovarsi davanti James, anche solo nelle fotografie. Harry conosce suo padre e le sue espressioni più comuni.

 

» 3 – Fun fact 1: l’ho già accennato, ma Barry ha la sindrome di Hagrid. Se ci sono bestiole abbandonate che non possono restare nel loro habitat, lui le deve adottare. A prescindere dalla realtà alternativa, ha un vizio terribile che gli ha fatto riempire casa di bestiole. Barry e Ophelia, come pochi altri colleghi, oltre alle loro stanze al Quartier Generale hanno anche una casa privata, completa di giardino e bestiole.

  

» 4 – Chip è il famoso Nundu a cui Ophelia aveva fatto riferimento due capitoli fa! Nomi molto adatti!

 

» 5 – Spieghiamoci, poiché dubito di averne occasione nel testo e non mi piace lasciare le cose a metà. Quando James e Lily sono morti, Ophilia aveva sedici anni e frequentava il sesto anno ad Hogwarts. Durante il suo settimo anno si è ritrovata Piton come professore – vi lascio immaginare la reciproca gioia di quei due – e con il divieto assoluto di incontrare Harry. Suo padre lavorava all’estero ma in quello stesso periodo ha contratto una malattia debilitante che gli ha impedito di farsi avanti per il pronipotino. Non avendo idea della protezione di Lily, non appena Ophelia ha compiuto diciotto anni si è rivolta al professor Silente per fare pressioni al Ministero e ottenere la custodia del cuginetto, essendo a sua volta una parente e di certo molto più entusiasta di Petunia. Nel “canon” della storia, però, Silente si è rifiutato di aiutarla, senza spiegarle perché. Senza silente, ovviamente, la sua causa è stata immediatamente rigettata. In questa nuova realtà alternativa, invece, Silente l’ha aiutata, lei ha ottenuto il permesso di crescere Harry e l’ha cresciuto. Ovviamente in questa realtà il padre di lei non è morto poco dopo, lei ha comunque avuto modo di studiare medicina e (ovviamente in modo assurdo, non essendo una banshee) incontrare Barry. Loro due hanno cresciuto Harry insieme ed hanno avuto subito un bambino, James. Famigliola del Mulino Bianco.

 

» 6 – Perché Petunia Evans? Perché lei ha conosciuto la sorella di Lily quando ancora era una Evans, le è rimasto impresso quel cognome. E comunque si è sempre rifiutata di guardare in direzione di Vernon.

 

» 7 – Barry sogna di scrivere una versione aggiornata e ampliata (grazie a Ophelia) di Animali Fantastici, per portare avanti l’eredità del prozio. Ovviamente, essendo parte delle Banshee, non ne avrà mai modo.

 

» 8 – Ophelia e Barry hanno incontrato Katie quando lei, appena diplomata, si è ritrovata a non sapere cosa fare della sua miserabile vita. All’inizio la loro relazione è stata burrascosa (per usare un eufemismo), ma lentamente lei si è ammorbidita e aperta con loro e loro si sono innamorati di quella piccola irlandese con evidenti problemi a convivere con se stessa. L’istinto paterno/materno fa brutti scherzi, ragazzi. Spesso e volentieri Katie è stata con loro nella loro casa privata (ha anche la sua stanza e tante delle sue cose lì), ha conosciuto il prozio Newt (che ha tentato di studiarla) e più di una volta ha litigato con Barry perché lui, scherzando, le ha detto sempre che “il suo carattere unito agli ormoni da teenager la rendono pericolosa come le sue bestiole”. #HappyFamily

 

» 9 – Lo sentite Lilo e Stitch? Kate no cattiva, Kate coccolosa!!!!!!

 

» 10 – Mulciber fa riferimento ad Eros e Thanatos, ma nello specifico al povero Eros, abbandonato nella sua dimensione ultraterrena senza poter intervenire. Ops, lui sa di Eroe e Thanatos?

 

 

 

Grazie a tutti per avermi seguita fin qui, giuro che tornerò presto o che comunque mi farò viva, soprattutto su Facebook per varie comunicazioni! Spero di tornare entro il 21!

  

 

Un bacione a tutti!  

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

   
 
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