Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ginevra1988    01/08/2017    6 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti.
Beautiful Boy – John Lennon

 
 


 
17 giugno 1998 – La Tana
 
   I gufi del San Mungo non si erano fatti aspettare: due pennuti erano atterrati sulla tavola della cucina quella mattina consegnando a Harry e Ron due buste verde acido con il marchio dell’ospedale dei maghi, un osso e una bacchetta incrociati. La convocazione per la visita di idoneità era per quel pomeriggio.
   Il fatto che uno dei gufi avesse centrato in pieno la teiera inzuppando metà della tovaglia non aveva bendisposto Molly; il contenuto delle lettere non fece che peggiorare il suo umore e la gioia con cui Ron lesse la propria convocazione scatenò la quarta discussione in due giorni tra lei e il figlio. Harry non ci pensò due volte e sgattaiolò fuori dalla cucina con un bicchiere di succo di zucca mentre la signora Weasley sbraitava per l’ennesima volta quanto fosse importante la condivisione in famiglia. Alle prime due liti si erano uniti anche Ginny e Arthur, ma ormai appena i toni si alzavano si assisteva al fuggi fuggi generale.
   Harry si fermò nel pianerottolo, in ascolto: dalla tromba delle scale veniva il pianto di Teddy. Sentì Hermione bussare alla porta di Andromeda.
   “Signora Tonks, tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?”
   Nuovi colpi discreti.
   “Signora Tonks? Posso entrare?”
   Ancora nessuna risposta. Harry salì le scale e raggiunse Hermione, che lo guardò con aria preoccupata; sembrava si fosse alzata in quel momento, i capelli spettinati e la camicia da notte rosa stropicciata.
   “Teddy piange ormai da dieci minuti buoni” spiegò sottovoce; poi aggiunse con un tono più alto: “Signora Tonks, sto entrando.”
   Hermione abbassò la maniglia e spinse la porta. Teddy era nella sua culla gialla, rosso in volto; Andromeda era seduta sul letto, gli occhi spalancati e l’espressione vuota. Si voltò appena quando i due ragazzi entrarono.
   “Signora Tonks, va… va tutto bene?” chiese Hermione avvicinandosi con cautela; la donna non rispose, ma guardò la ragazza come se non capisse che cosa le avesse chiesto. Harry appoggiò il suo bicchiere sulla scrivania poco distante e si diresse verso il bambino; lo prese in braccio come gli aveva insegnato Ginny, una mano sotto la testa e il resto del corpicino sopra un braccio. Ancora gli dava i brividi tenere stretto a sé una creaturina così piccola. Il bambino si calmò quasi subito, come se avesse riconosciuto il tocco del suo padrino; continuò a gemere ma non urlava più.
   “Non sentiva Teddy piangere?” chiese ancora Hermione gentilmente.
   “Oh sì” sussurrò Andromeda. “Anch’io piangerei se potessi… perché lui non dovrebbe piangere?”
   Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata preoccupata. La donna indossava gli stessi vestiti del giorno precedente e aveva profonde ombre scure sotto gli occhi, come se non avesse dormito affatto, e il letto intatto suggeriva che probabilmente era così.
   “Porto Teddy di sotto” disse Harry rivolto a entrambe; Hermione annuì seria.
   Il ragazzo scese praticamente di corsa le scale, raggiunse la cucina in pochi passi e interruppe senza tante cerimonie la lite ancora in corso tra Molly e Ron.
   “Andromeda ha qualcosa che non va” disse senza fiato. “Teddy piangeva e lei era seduta sul letto senza fare nulla. Adesso c’è Hermione con lei.”
   La signora Weasley lo guardò per un lungo momento, una spessa ruga di preoccupazione che le tagliava la fronte a metà.
   “C’è del latte nella credenza” disse poi in tono pratico. “Per favore Ron, scaldalo e dallo a Teddy, avrà fame.”
   Senza aggiungere altro uscì dalla cucina diretta al piano superiore.
 
   “Stai tranquillo, Harry, qui ci pensiamo noi” ripeté per l’ennesima volta Molly, ma il ragazzo esitava ancora a gettare nel caminetto la manciata di Polvere Volante che aveva in mano da cinque minuti buoni.
   La signora Weasley aveva passato la mattina a calmare Andromeda, i cui nervi erano ormai ridotti a un ammasso di corde sfilacciate; alla fine l’aveva convinta a prendere la Pozione Soporifera, sperando che qualche ora di buon sonno la aiutasse a rimettersi in sesto.
   “Se ci sono novità fammi chiamare subito” si raccomandò ancora una volta Harry. Ginny sbuffò, prese a sua volta una manciata di Polvere Volante e la gettò nel fuoco, poi diede una bella spinta al suo ragazzo.
   “Ci vediamo, Harry!” esclamò con un sorriso tirato. Harry tossì e disse a gran voce: “San Mungo!”
   Chiuse gli occhi e cercò di allontanare il pensiero di Teddy; non riusciva a togliersi dalla mente il bambino rosso in viso che piangeva disperato e Andromeda con lo sguardo fisso, inebetita. I piedi di Harry toccarono terra e lui tossì di nuovo; davvero non capiva perché si ostinasse a prendere la Metropolvere.
   L’atrio del San Mungo era esattamente come se lo ricordava, bianco e asettico; al centro della stanza c’era ancora una scrivania dietro alla quale sedeva una donna dall’aria annoiata che smistava maghi e streghe ai reparti di competenza. La sala era poco affollata quel pomeriggio e solo alcuni Guaritori si aggiravano per le file di sedie malmesse, ma per il resto era come se il tempo si fosse fermato al Natale di due anni prima.
   Ron lo aspettava paziente di fianco all’uscita della Metropolvere.
   “Stai bene?” gli chiese con aria preoccupata; Harry scrollò le spalle.
   “Prima facciamo questa visita, prima torniamo a casa.”
   Voleva dire Tana, ma aveva detto casa. La cosa lo fece sentire vagamente in imbarazzo e lanciò una veloce occhiata a Ron, che tuttavia non sembrava aver notato nulla di strano. Si incamminarono insieme verso la porta che dava ai reparti.
   “Qui dice di presentarsi alla stanza tredici, nel corridoio a piano terra” disse Ron consultando per l’ennesima volta la lettera. Trovarono facilmente il posto giusto: la stanza tredici era a pochi passi dall’ingresso, sulla sinistra del corridoio, mentre sulla destra c’era una piccola sala d’attesa dalle pareti ricoperte di cartelloni sulle pozioni di fertilità e sui controlli raccomandati in gravidanza. I loro futuri compagni di corso erano già seduti ad aspettare; Hannah Abbott li salutò calorosamente con la mano, invitandoli a sedersi di fianco a lei.
   “Ragazzi, ancora non ci credo! Siamo passati!” squittì fuori di sé per la gioia. Harry abbozzò un sorriso stiracchiato, la sua voglia di chiacchierare era veramente al minimo in quel momento; voleva solo fare quella stupida visita e tornare alla Tana, assicurarsi che Teddy stesse bene e che Andromeda si fosse ripresa. Si sentiva in qualche modo direttamente responsabile per quel crollo nervoso. Si domandò per la centesima volta se ci fossero sviluppi nelle indagini su quanto accaduto il due di giugno: la sbronza di Goyle era sicuramente bella che passata e gli Auror lo dovevano già aver interrogato; forse il signor Prewett aveva anche trovato Goyle Senior, ma nessuno che si fosse preso il disturbo di dire qualcosa ad Harry. Il grosso vantaggio di entrare a far parte del corpo speciale del Ministero era che di questi misteri non ce ne sarebbero più stati.
   Ascoltando distrattamente Hannah che dava un resoconto completo della sua prova, si guardò intorno per capire chi sarebbero stati i suoi compagni per i prossimi due anni. Accanto a loro, due ragazze che Harry non conosceva chiacchieravano sorridenti, entrambe molto belle: una castana e alta, l’altra minuta e dai riccioli biondi; dall’altro lato della sala d’aspetto Rogier Davies gli mandò un cenno di saluto con la testa, prima di riprendere la conversazione con un ragazzo pieno di lentiggini. In un angolo, seduto da solo fissando il pavimento come se desiderasse solo essere scambiato per un pezzo di intonaco, c’era Theodore Nott. Indossava una scura veste da mago, le maniche lunghe nonostante il caldo.
   Non fece in tempo a chiedersi come avesse fatto il figlio di un Mangiamorte a passare le selezioni per il corso da Auror che la porta della stanza tredici si aprì e ne uscì un uomo allampanato e dall’aria malaticcia; la divisa verde acido del San Mungo non faceva che accentuare il pallore. Il cartellino lo identificava come il “Guaritore Hugo Ziemsenn”; leggeva qualcosa da una tavoletta che reggeva in mano.
   “Quel tipo parlava con papà al Ministero, l’altro giorno” bisbigliò Ron. “Credo… credo sia un Vampiro.”
   Harry si voltò di scatto, fissando sgomento l’amico. Solo lui pensava che un Guaritore Vampiro fosse una pessima idea?
   “Papà dice che è molto ben controllato” si affrettò ad aggiungere Ron. “Fa il Guaritore da sempre, da prima… beh, da qualche centinaio di anni sicuramente.”
   “Signorina Abbott, si accomodi” disse il Guaritore con una voce molto nasale; Hannah scattò in piedi e salutò i due amici con un sorriso.
   “Non ce la staccheremo mai di dosso” sospirò Ron, sconsolato.
   “Ci vorrebbe Ernie MacMillan” disse Harry con un mezzo sorriso sulle labbra.
 
   Ci volle quasi un’ora perché chiamassero Harry, dopo Micheal O’Leary, il ragazzo con le lentiggini che parlava con Davies; erano rimasti solo lui e Ron nella saletta. Harry entrò praticamente a passo di carica nella stanza, spazientito fino alla punta dei capelli per la lunga attesa. Il Guaritore lo fece sedere su un lettino freddo e duro, mentre l’uomo si appollaiò dietro una piccola scrivania sbilenca; prese una piuma e un modulo da una pila di pergamene e cominciò a compilarlo.
   “Harry James Potter, nato il 31 luglio 1980, mi conferma?”
   “Certo” rispose il ragazzo sentendosi vagamente preso in giro.
   “Ha mai avuto malattie infettive?”
   “Beh, morbillo, orecchioni e…”
   Il Guaritore emise un verso spazientito.
   “Intendo quelle vere, signor Potter: Vaiolo di Drago, Porfiria Goblin…”
   Harry scosse la testa.
   “Fratture?”
   “Più di quante riesca a ricordarne. Giocavo a Quidditch” aggiunse in risposta allo sguardo bieco di Ziemsenn. Il Quidditch, come molte altre cose, sembrava appartenere a un’altra vita.
   “Ferite da incantesimo, direi proprio di sì” borbottò l’uomo proseguendo con la compilazione del modulo. “E visione corretta da lenti. Bene, vediamo un po’ come vanno i suoi organi interni, signor Potter. Si tolga la maglietta e si sdrai.”
   Harry obbedì; il Guaritore si avvicinò e gli mise una mano sull’addome. Il ragazzo fu scosso da un brivido, l’uomo era davvero gelido; il mago continuò la visita come se nulla fosse, schiacciando con pochi riguardi ogni centimetro della pancia nuda.
   “Si metta seduto con le gambe giù dal lettino” ordinò e Harry di nuovo seguì le istruzioni, dando la schiena a Ziemsenn. Ancora una volta sentì il tocco ghiacciato, inaspettatamente sulle braccia.
   Che strano, pensò Harry.
   L’ultima cosa che il ragazzo sentì fu un dolore lancinante al lato sinistro del collo; provò ad urlare, ma non fu sicuro che la voce fosse effettivamente uscita, aveva la sensazione che gola e testa avessero preso fuoco.
   Poi tutto diventò buio.
 
 
 
 
 
 
 

Angolo di Gin
La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti.
E direi che come commento al capitolo basti e avanzi… ora aspetto i vostri!
Alcune precisazioni: ovviamente (almeno nella mia testa) le due ragazze che hanno passato la selezione sono quelle che Ron aveva notato prima della prova, quella insopportabile che snocciolava consigli indesiderati (Ella Fletcher) e la biondina tranquilla come se fosse alla fermata del bus (Sybil Major).
E una piccola curiosità: Hugo Wilhelm von Ziemssen è stato un medico tedesco, uno dei primi che ha trasfuso sangue senza uccidere i propri pazienti alla fine dell’Ottocento grazie alle prime siringhe.
Sono psicolabile, lo so.
Grazie a chi ha letto e leggerà!
Per l’angolo degli special thanks devo rinnovare i miei grazie più calorosi a Francy e Jess che non hanno mai mancato un capitolo! E uno anche a lunarossa, ho apprezzato particolarmente i tuoi complimenti :)
Smack
Gin
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ginevra1988