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Autore: Ginevra1988    08/08/2017    6 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Prova a immaginare la tua vita tra trent’anni, fra quarant’anni. Come sarà? […]
Non pensare a quello che voglio io […] o a quello che vogliono i tuoi.
Tu che cosa vuoi? Tu che cosa vuoi?
 
Dal film Le pagine della nostra vita – Nick Cassavetes
 
 

 
20 giugno 1998 – ancora San Mungo
 
   Arthur allungò la mano per aiutare sua figlia ad uscire dalla Metropolvere, nell’atrio del San Mungo; come il giorno precedente Ginny indossava una felpa troppo grande per lei, questa volta di colore verde scuro. E come il giorno precedente aveva l’aria sfinita di chi non aveva chiuso occhio se non per qualche ora al massimo. Nessuno dormiva molto negli ultimi giorni alla Tana.
   Le passò un braccio attorno le spalle e lei si lasciò guidare attraverso il salone spoglio e su per le scale, ma all’imbocco del reparto Ferite da Creature Magiche si bloccò.
   “Ti aspetto al quinto” disse Ginny stringendosi nella felpa. “Ho… ho bisogno di una tazza di tè.”
   Quando l’uomo fece un cenno di assenso con la testa la figlia era già sparita su per le scale. Decise che le avrebbe parlato più tardi; curiosamente, l’unica femmina della famiglia era quella che tra i suoi figli assomigliava di più ad Arthur e quella con la quale lui riusciva a parlare meglio. Molly buona parte delle volte riusciva solo a litigare con Ginny quindi spesso era Arthur il titolare dei rapporti con la piccola di casa. Chiuse le sue preoccupazioni di padre in un angolo e andò verso il suo dovere.
   Spinner, un vecchio Auror che aveva passato una Guerra Magica Internazionale e due nazionali, era di guardia fuori dalla porta della stanza di Harry.
   “Ciao Jake” lo salutò Arthur.
   “ ‘Giorno signor Weasley” biascicò l’agente; alzò la bacchetta e si scusò: “E’ la prassi.”
   “Fai il tuo dovere” rispose Arthur con un sorriso incoraggiante; allargò le braccia e lasciò che Spinner lanciasse su di lui l’incantesimo Specialis Revelio. Un brivido freddo percorse il signor Weasley dalla testa fino alla punta dei piedi, accompagnato da qualche piccola scossa qua e là. Jake annuì con aria burbera.
   “Tutto tranquillo?” chiese Arthur. L’Auror grugnì.
   “La notte è andata, ora deve solo spicciarsi questo dannato cambio. Quando arriva Greg mi sente, oh se mi sente.”
   Il signor Weasley batté una mano sulla spalla di Spinner ed entrò. Un altro Auror era seduto sulla poltrona scura di fronte alla porta, appisolato; Harry invece era sveglio, sdraiato sul letto con gli occhi puntati verso la finestra.
   “Buongiorno Harry!” salutò con tutta l’allegria che riuscì a mettere insieme. “Come ti senti oggi?”
   Il ragazzo annuì con un debole sorriso.
   “Comincio a sentire le punte di due dita” disse Harry accennando al proprio braccio sinistro.
   Arthur prese con cautela una sedia e la appoggiò piano di fianco al letto, per non svegliare il ragazzo biondo sulla poltrona.
   “Come stanno a ca… alla Tana?” chiese Harry.
   “Ci stiamo riprendendo” rispose Arthur con un sorriso tirato. “Teddy ci dà da fare!”
   Il signor Weasley aveva detto quella frase come una battuta, ma si accorse subito che era stata un’idea poco felice: il viso del ragazzo si contrasse in una smorfia di dolore e senso di colpa.
   “Siamo… siamo molto contenti che sia con noi, davvero, è un bambino dolcissimo!” aggiunse in fretta, ma Harry non lo stava già più ascoltando.
   “A proposito di Teddy” si schiarì la gola, cercando il modo giusto per arrivare al reale motivo della visita. “Tu sei al momento il suo tutore legale, non essendo Andromeda in grado di prendersi cura di lui.”
   Harry annuì.
   “Appena esco di qui lo prenderò con me, andremo… non so, da qualche parte, forse in Grimmauld Place…”
   “Harry, non era questo che intendevo. Molly non vi lascerà andare proprio da nessuna parte, e nemmeno io, lo sai. Quando tornerai a casa avremo tutto il tempo per pensare a come organizzarci, ma nel frattempo ci siamo noi e finché non ti dimettono abbiamo bisogno della tua delega scritta per accudire Teddy.”
   Estrasse una pergamena e una piuma da una tasca interna della veste.
   “Certo, non c’è problema.”
   Harry firmò il modulo, scorrendolo appena con gli occhi; Arthur lo ripiegò e lo ripose nel mantello.
   “Ormai avete per casa più figli altrui che vostri” disse il ragazzo sorridendo appena.
   “Puoi dirlo forte! Ma se e quando la Tana si svuoterà non sarà più la stessa.”
   Harry rimase in silenzio per qualche momento.
   “Hai… parlato con Ginny?” chiese fissando la parete opposta ad Arthur.
   “Cosa avrebbe dovuto dirmi?”
   “Non lo so” il sorriso di Harry era amaro. “Temo… di non renderla più serena, Arthur. Non credo di essere una fortuna, almeno non per lei.”
   Doveva proprio parlare con Ginny, sua figlia stava per fare una scemenza grande come una casa. Sospirò e strinse la spalla destra di Harry.
   “Torno più tardi con i ragazzi, volevano venire a trovarti anche loro.”
   Harry annuì con aria assente. Arthur lanciò un ultimo sguardo all’Auror addormentato sulla poltrona, cosa della quale Frankie sarebbe stato informato, poco ma sicuro.
   Percorse il corridoio del primo piano, incrociando una delle Assistenti di corsia con il carrello pieno di bende e unguenti; salì le scale con calma fino al quarto piano, dove bussò alle porte del reparto Janus Thickey. Andromeda era ancora sotto Distillato Calmante e dormiva rannicchiata in un letto in fondo alla corsia. Il Guaritore Felix Plater, responsabile del reparto, non aveva grandi novità e il colloquio con lui fu breve.
   Arthur si avviò quindi verso la Sala da Tè del quinto piano, dove lo aspettava la conversazione più difficile.
   Trovò Ginny in un tavolino vicino a una delle grandi vetrate che davano sui tetti di Londra, ancora avvolti nella foschia del mattino.
   “Sei stato anche da Andromeda?” chiese sua figlia prima che lui potesse aprire bocca. Arthur annuì.
   “Pensi che si riprenderà?” domandò ancora.
   “Non lo so, è presto per dirlo. Ma temo che le ferite siano troppe e mal curate.”
   Arthur approfittò del passaggio di una graziosa cameriera dai riccioli castani per ordinare del tè nero e lasciare a sua figlia un po’ di tempo per trovare le parole giuste, ma lei non sembrava intenzionata a parlare di nulla.
   “Ginny, cosa ti sta succedendo?”
   Era inutile girarci attorno. Sua figlia continuava a guardare insistentemente fuori dalla vetrata, ma gli occhi erano fissi su qualcosa di più lontano.
   “Sono… sono terrorizzata” disse in un soffio. “Guardo Andromeda e temo di ritrovarmi al suo posto, presto o tardi.”
   “Hai paura per Harry?”
   Ginny annuì con forza, le labbra serrate nello sforzo di trattenere le lacrime.
   “Io… gli ho detto cose che pensavo, papà, davvero. Ma adesso sono… non so più se sono in grado di… sopportare tutto questo” spiegò con fatica la ragazza.
   La cameriera mise il tè davanti ad Arthur con un gesto elegante e lui la ringraziò con un sorriso gentile; si concesse un lungo sorso caldo prima di riprendere il filo del discorso.
   “Che tipo di cose gli hai detto?”
   “L’ho convinto a… fare squadra con me” cominciò Ginny richiamando alla memoria gli episodi con gli occhi chiusi. “Ho forzato la mano finché non si è aperto con me, finché non mi ha raccontato cose… santo Cielo, penso non le abbia mai dette a nessuno. Gli ho detto che lui non era la parte sbagliata della storia, ma Voldemort, l’ho praticamente costretto a promettermi di non lasciarmi mai più e ieri… ieri gli ho detto che non sono sicura che il suo meglio sia abbastanza per me.”
   La ragazza si portò una mano alla bocca, come se fosse sconvolta dalle sue stesse parole; aveva le guance arrossate e l’imbarazzo di aver detto tutte quelle cose così intime a suo padre era quasi palpabile. Arthur sorseggiò ancora il suo tè, non meno a disagio di sua figlia.
   “Sai, il giorno dopo il nostro matrimonio io e Molly eravamo in Notturn Alley, in missione per l’Ordine della Fenice. Secondo una soffiata era in arrivo un carico di Pozioni Corrodenti destinato alle torture dei Babbani e io e tua madre siamo riusciti a sventare la consegna. Un Anatema che Uccide mi sfiorò un braccio e rimasi ricoverato qui per una settimana. Abbiamo consumato una parte del viaggio di nozze nella camera ventidue del quarto piano.”
   Ginny batté le palpebre, evidentemente stupita.
   “Per anni e anni ci salutavamo la mattina e non sapevamo se ci saremmo rivisti la sera. Una delle prime cose che comprò tua madre per la casa fu l’orologio che tiene in cucina, voleva sapere in tempo reale la notizia nel caso in cui…”
   Prese un altro sorso di tè, proprio non se la sentiva di finire la frase.
   “Per fartela breve: non ti sto dicendo che una vita del genere sia desiderabile, ti sto dicendo che è possibile. In tanti si sono persi nelle Guerre Magiche, tanti sono morti, ma altri sono rimasti. E’ un rischio, che ciascuno di noi è stato libero di assumersi o meno.
   “La decisione è tua, piccola. Sai chi è Harry e sai che non potrà mai stare del tutto tranquillo. Puoi scegliere di fuggire dal dolore, di arrenderti alla paura e di tentare una nuova vita lontano da lui. Oppure puoi scegliere di tirare i dadi e rischiare. Può succedere domani, come non succedere fino ai vostri centovent’anni, ma sai che lui potrebbe morire. E sai anche che cosa vuol dire stare con lui, sai qual è la gioia che ti dà” Arthur si fermò un attimo, poi aggiunse: “E lo so anch’io, la vedo nei tuoi occhi.”
   Distolse lo sguardo mentre Ginny si asciugava con rabbia una lacrima che era sfuggita sulla guancia, sapeva quanto lei odiasse farsi vedere debole.
   “Nessuno ti giudicherà, qualunque cosa sceglierai” disse Arthur terminando l’ultimo sorso di the. “Ma nessuno può scegliere per te.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Lo so, capitolo cortino. Credetemi, l'ho riscritto non meno di tre volte. Le prime due la voce era quella di Ginny – mi sembrava la scelta più logica; ma la logica non sempre c’entra con la piega che prende una storia, e in questo caso questa conversazione ha chiesto, ha voluto, ha preteso che la voce fosse quella di Arhtur.
Mi sono presa una licenza poetica grande come una casa: so che facendo fede al Pottermore i coniugi Weasley si sono uniti all’Ordine della Fenice solo durante la Seconda Guerra Magica. Ma personalmente non ce li vedo con le mani in mano nella Prima Guerra Magica, figli o non figli, non si sono mai risparmiati. Quindi spero perdonerete questa deviazione (al miele, lo so) dalle versioni ufficiali!
Adesso direi di lasciare un po’ di tempo a Ginny per riflettere e capire… che cosa vuole.
Grazie a chi ha letto e leggerà! Grazie di cuore perché stiamo arrivando a grandi passi ai sessanta tra seguiti e preferiti – e non sapete che soddisfazione!
Smack
Gin
   
 
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