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Autore: Ginevra1988    11/08/2017    5 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Spero che quando spiccherai quel salto tu non abbia paura della caduta […]
Spero che ti innamorerai e che faccia un male cane
L’unico modo in cui puoi sapere di aver dato tutto quello che avevi
 
Lived – One Republic
 
 
 
21 giugno 1998 – ancora San Mungo
 
   Harry aveva perso il conto delle volte che era finito in Infermeria, a Hogwarts. Gli avevano fatto ricrescere le ossa di un braccio in una notte, aveva subito trauma cranici, più di un volo dalla scopa, e, nell’ultimo anno una serie di ustioni che avrebbero fatto impallidire Charlie.
   Ma il morso di Vampiro mancava nella lunga lista di accidenti magici occorsi ad Harry, che in tutta sincerità ne avrebbe fatto volentieri a meno. Il Vampiro, gli aveva spiegato il Guaritore Smethwyck, oltre a succhiare il sangue della propria vittima, inietta nel circolo venoso un veleno molto pericoloso e molto veloce, letale in pochi minuti. Il morso di Zeismann era stato breve e quindi l’unica parte di Harry che aveva risentito dell’effetto del veleno era stato il suo braccio sinistro.
   Ogni mattina un’Assistente di corsia in divisa verde acido si occupava di rimuovere la vecchia medicazione, aspirare con la bacchetta più siero possibile dalla ferita ancora aperta e rifare una medicazione nuova con un unguento giallastro dall’odore indescrivibile. Durante la giornata un paio di Tirocinanti facevano fare a Harry esercizi lunghi e dolorosi per far riprendere la circolazione nel braccio colpito. Le dita avevano già recuperato un po’ di sensibilità, il ché però comportava fitte e formicolii a tutte le ore del giorno e della notte. L’unica cosa che aiutava Harry a sopportare il dolore era il succo di Papavero che le Assistenti gli portavano a orari regolari insieme alla Pozione Rimpolpante.
   Quella mattina l’Assistente di corsia era Gracie, piccola e rossa come un folletto, di chiare origini irlandesi e dalle mani molto delicate, cosa per cui Harry non era mai abbastanza grato. Gracie chiacchierava con Melany, la bionda Auror di guardia nella stanza e che aspettava sbadigliando il cambio del turno diurno; la voce acuta dell’Assistente trillava a proposito di un matrimonio imminente di una qualche celebrità.
   Il ragazzo cercava di ascoltare con attenzione nonostante l’argomento non fosse proprio il suo preferito, ma qualsiasi cosa era meglio dei suoi pensieri. Ogni momento di silenzio veniva immediatamente riempito dalla voce delusa di Ginny che se ne andava dalla stanza.
   “E pare che l’anello sia stato fatto dai Folletti, proprio così! Oh scusa Harry caro” cinguettò Gracie accorgendosi di aver premuto un po’ troppo una garza nella ferita.
   Qualcosa si schiantò come un proiettile contro la finestra della camera, mandando in frantumi il vetro. Gracie scattò indietro, Harry cercò affannosamente la bacchetta nel comodino, ma Melany fu più veloce e isolò immediatamente la zona con un incantesimo Scudo particolarmente denso. I pezzi di vetro rimasero sospesi a mezz’aria e al centro, ruotando su sé stesso e tubando come un pazzo, c’era il piccolo gufo dei Weasley, Leotordo.
   “Che cavolo…?” l’Auror si avvicinò al pennuto e gli puntò la bacchetta contro: “Specialis Revelio
   Leotordo stridette più forte e tentò di sbattere le ali, puntando Harry.
   “E’ a posto, Mel. Credo sia posta per me” disse il ragazzo, rimasto con il braccio a penzoloni giù dal letto.
   “La posta dopo, caro” ordinò Grazie tirandolo verso di sé con forza sorprendente per una donna così piccola. “Dobbiamo mettere una bella pezza qui sopra, umh?”
   Riprese a lavorare sul morso come se nulla fosse successo, spargendo con cura l’unguento sulla ferita; bruciava da morire e Harry strinse i denti per non gemere. Non riusciva a staccare gli occhi dalla zampa del gufetto, dove era legato un rotolo di pergamena: sperava davvero che quella lettera fosse di Ginny.
   Fu una medicazione lunghissima, durante la quale Melany aveva riparato la finestra, slegato la pergamena e fatto ripartire a colpi di bacchetta Leotordo, che continuava a girare attorno al lampadario tubando e facendo cadere candele. Greg, che era di guardia fuori dalla porta, era venuto a controllare cosa avesse provocato tutto quel trambusto e si era fatto due risate.
   Finalmente Gracie terminò il suo lavoro e aiutò Harry a passare il braccio in un fazzolettone appeso al collo; il ragazzo allungò la mano destra e riuscì a strappare dalle mani di Melany la pergamena, srotolandola con impazienza e non senza qualche difficoltà. Riconobbe la scrittura poco femminile di Ginny e si bloccò per un attimo: in quella lettera poteva esserci scritto di tutto. Ansia, paura e un briciolo di speranza si mescolarono violentemente nello stomaco di Harry, che si impose di iniziare a leggere.
 
   Harry,
   ti scrivo perché sono sicura che non riuscirei a dirti queste cose guardandoti in faccia, preferisco scrivere che parlare. E poi sono le tre del mattino e il San Mungo apre al pubblico tra altre cinque ore e io non posso proprio aspettare così tanto.
   La prima parola da scrivere è scusa. Ti ho ferito, il tuo sguardo quando me ne sono andata dalla tua camera è una cosa che non dimenticherò facilmente.
   Ho ceduto alla paura, Harry. Mi sono lasciata prendere dal panico. Ingenuamente ero convinta che ci fossimo lasciati il pericolo alle spalle, ma vederti in un letto, bianco come un cadavere mi ha riportato bruscamente alla realtà.
   La paura è un’arma potente, ti porta a confondere le vie, a dubitare delle tue convinzioni, a perderti tra verità e menzogne. E allora è necessario che io riparta da quello che so.
   So chi sei. So che cosa rappresenti. So che la tua vita non è mai stata e non sarà mai semplice.
   E so cosa sei per me. Sole, gioia e casa.
   Ti ho detto che non so se posso reggere accanto a te e che non so se il tuo meglio mi basta. Ed è così, non lo so e non lo posso sapere.
   E non mi interessa.
   Tiro i dadi e rischio.
   Anche un giorno solo al tuo fianco varrà la pena del dolore che dovrò forse sopportare. Ho pensato tanto, davvero tanto, e sono convinta che sia diecimila volte meglio tentare e fallire piuttosto che rinunciare e vivere con il dubbio che avremmo potuto farcela.
   Coraggio significa essere spaventati a morte ma buttarsi lo stesso nella mischia, e io sono una Grifondoro, il Cappello Parlante non sbagliava. Una stupida, ingenua, folle, innamorata Grifondoro.
   Probabilmente quando Leotordo ti consegnerà questa lettera l’orario di visite sarà già iniziato da un pezzo. Sappi che io sarò davanti alla tua camera e ti aspetterò finché non vorrai uscire e perdonarmi per la mia debolezza. A costo di diventare vecchia davanti a quella dannata porta.
   Gin
 
   Harry lesse le ultime righe due volte, poi scaraventò di lato le coperte e si alzò; era la prima volta che si metteva in piedi dopo diversi giorni e le gambe cedettero immediatamente, ma il ragazzo si aggrappò al comodino ed evitò di cadere a terra come un sacco di patate.
   “Harry, che cavolo fai?” Melany era scattata verso di lui e lo aveva preso sotto le ascelle. “Torna a letto subito!”
   Harry la ignorò e costrinse le sue gambe e drizzarsi e obbedirgli.
   “Stai zitta e aiutami ad uscire” ordinò il ragazzo. “Per favore” aggiunse, subito pentito del tono che aveva usato. Mel diventò rossa di rabbia e fu solo perché Harry cominciò a implorarla che si lasciò passare il braccio attorno alle spalle e lo aiutò ad uscire dalla stanza zoppicando.
   Ginny era accovacciata con la schiena appoggiata alla parete opposta alla porta, jeans e una semplice maglietta bianca, finalmente della sua misura. I capelli raccolti alla bell’e meglio le ricadevano sugli occhi stanchi. Si alzò e si sistemò una ciocca dietro l’orecchio, le guance arrossate; guardava Harry negli occhi e aspettava un suo cenno.
   Bastò pronunciare il suo nome: “Gin…”
   L’ultima cosa che le aveva detto. Riprendevano da dove si erano lasciati.
   Lei precorse a passi veloci la distanza che li separava e si fermò davanti a lui, mordendosi un labbro imbarazzata. Harry voleva abbracciarla, baciarla, stringerla a sé, ma sapeva che se avesse lasciato la presa su Mel sarebbe caduto come un burattino.
   “Harry, non ti terrò su ancora per molto” disse l’Auror; il ragazzo si riscosse.
   “Scusami, io…” lo sguardo di Harry tornò su Ginny, come ipnotizzato.
   “Torniamo dentro, vuoi?” disse la ragazza sorridendo appena. “Andiamo.”
   Andiamo. Io e te. Noi. Grazie. Oh Cielo, grazie. Cosa avrei fatto senza di te?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Una stupida, ingenua, folle, innamorata Grifondoro.
E con questo direi di aver riassunto tutte le caratteristiche della “mia” Ginny!
Altro capitolo corto, lo so, ma la conclusione di questa parentesi di separazione tra i due non voleva essere l’ennesimo fiume di miele (che detto da me vuol dire tanto XD ). Perché in fondo questi due sono così: imbranati e impacciati, che non sanno mai trovare le parole giuste, ma che si amano in modo semplice e puro. E’ bastato poco per riconciliarsi: scusa, Gin e andiamo.
Lo ripeto ancora, non sarà tutta rose e fiori – per loro non lo sarà mai, per quanto quel “Diaciannove anni dopo” suoni molto come un “E vissero per sempre felici e contenti” – ma questo era un ostacolo bello grosso e più o meno ce lo siamo lasciati alle spalle.
La canzone che apre il capitolo – credo la conosciate tutti e se non la conoscete… omg, dove siete stati nel 2013? Le radio non passavano altro! – è una delle mie preferite. Ryan Tedder e compagni mi perdoneranno, ma la traduzione è mia, tuttavia il senso dovrebbe essere conservato :)
Mooolto bene, dal prossimo aggiornamento cambiamo un po’ argomento dai! O quanto meno non sarà più monotema ;)
Grazie a chi ha letto e leggerà e soprattutto a chi dedica un po’ del suo tempo a lasciarmi il suo pensiero!
 
Special thaks to
Ovviamente Daeny394! La prima che è riuscita a farmi arrossire davanti a una recensione XD
 
Smack
Gin
 
PS: cara Sphynx, Melany ha i capelli biondi per causa tua!
   
 
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