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Autore: Frulli_    23/08/2017    0 recensioni
[...]Si girò appena verso destra, e capì che non erano soli: davanti a lei, una decina di passi più avanti, un'altra persona stava guardando quella stessa scena. Una ragazza, con lucenti capelli biondi, ed un abbigliamento che proveniva decisamente dal futuro. La ragazza si girò lentamente verso di lei, come ad aver percepito il suo sguardo, e lo ricambiò sorridendo. Aveva un'aria molto familiare, forse per via del fatto che aveva i suoi stessi occhi...
//Storia intrecciata tra i Quattro Fondatori ed alcuni personaggi del libro, circa 20 anni dopo la caduta di Voldemort.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delphini Riddle, Teddy Lupin, Un po' tutti, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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 CAPITOLO QUATTORDICI


Ministero della Magia, 2018 d.C
Le porte dell'ascensore si aprirono, mostrando il corridoio semibuio. Titubante uscì, lasciando che l'ascensore schizzasse in basso. Doveva fare in fretta: quel tizio l'aveva vista e avrebbe sicuramente chiamato qualcuno per fermarla. Forse pensavano che stesse cercando di fuggire, ma non avrebbero impiegato molto prima di capire che l'ascensore l'aveva preso per andare in un altro piano del Ministero, non certo per scappare.
Si fece coraggio ed avanzò lungo il corridoio di mattoni nero lucido. Nero, come la conoscenza buia in cui spesso brancolavano gli Indicibili. Si fermò davanti alle porte dei vari settori. Una targhetta su di esse avrebbe aiutato davvero molto, e tuttavia nulla di tutto ciò era stato messo in suo soccorso. Sospirò, andando ad aprire la porta davanti a sé. Non fece in tempo a richiuderla che intravide le altre porte scambiarsi e vorticare, confondendola. Il panicò si fece spazio nella sua mente: e se fosse rimasta incastrata lì? Se non fosse riuscita a trovare l'uscita? Per il tempo che l'avrebbero ricacciata dall'Ufficio Mistero, il Maestro faceva in tempo a distruggere metà Londra con i suoi Dissennatori. O peggio.
Si voltò, accorgendosi solo una volta chiusa la porta che la stanza era completamente buia. Rimase immobile, cercando di capire dove diavolo si trovasse, finchè non cominciò a...levitare. Nel panico, strinse istintivamente il bastone a sé ma si accorse quasi subito che stavolta non era colpa sua o del bastone. Era la stanza che era priva di gravità. Prese a nuotare nel vuoto e nel buio, preoccupata, finchè non urtò qualcosa che a quel tocco si illuminò appena. Quel che pareva la riproduzione precisa della Terra. Il pianeta prese a librarsi nell'aria, girando e toccando altri pianeti che via via si “accendevano” e prendevano a ruotare in quel sistema solare in miniatura. Immaginò dovesse essere la stanza dello Spazio. Si guardò intorno e “nuotò” verso una porta, seppur non sapeva se fosse quella da cui era entrata o un'altra. L'aprì, spingendovisi dentro. Dall'altra parte la gravità c'era indubbiamente e cadde con la faccia contro il freddo pavimento.
«Ahia...» brontolò appena, alzandosi confusa. Si guardò intorno, e stavolta si ritrovò tra lunghi e altissimi scaffali traboccanti di palle di vetro luminescenti. La Stanza delle Profezie, immaginò.
Sospirò, spazientita: l'avrebbe trovata quella dannata stanza del Tempo? Prese a correre più che poteva, e ad ogni angolo e incrocio cercava la porta d'uscita. In pochi minuti perse l'orientamento. Si fermò, ansante e sudata.
«Dove devo andare!?» gridò furiosa, rivolgendosi a tutti e nessuno. Si poggiò al bastone per riprendere fiato, quasi sull'orlo delle lacrime. Riprese a camminare, lentamente, andando completamente alla cieca. Sollevò gli occhi verso l'alto: era ad una delle prime file, le più antiche. Cercò, curiosa, il suo nome fino a trovarlo vuoto: la Profezia era stata recuperata qualche giorno prima. Sospirò, massaggiandosi gli occhi prima di riaprirli e notare, alla fine di quello scaffale, una porta di legno, vecchia e in disuso. Si avvicinò, pensando ad una sorta di “uscita d'emergenza”. Fece per abbassare la maniglia che fece una leggera resistenza ma, con un po' di volontà e forza in più, Vicky riuscì a spalancare la porta. Un vento freddo cominciò a soffiare, proveniente da quel che sembrava un tunnel che scendeva giù, nelle profondità del sottosuolo. Deglutì, spaventata, ma il vento sembrava spingerla in avanti e con un'ultima sferzata le fece perdere l'equilibrio e cadde in avanti, gridando.
Scivolò in verticale, lungo curve e spirali che salivano e scendevano, tra grida di paura e risate adrenaliniche. Le peggiori e migliori montagne russe di sempre. L'ultimo tratto del tunnel era completamente in verticale e, anziché scivolare lungo la parete, cadde di nuovo di faccia ma questa volta su quel che sembrava un...prato? Possibile che era fuori dal Ministero? Si alzò velocemente, guardandosi intorno. Si trovava nel posto più bello che avesse mai visto.
Era una stanza circolare molto ampia. Al centro v'era una piccola collina d'erba, ai cui piedi era caduta lei. Sulla cima della collina, una bella e romantica fontana di pietra che gorgogliava un liquido color madreperla il cui vapore vorticava a spirale. Tutto intorno la stanza, panchine di pietra ed uccellini variopinti e magici volteggiavano nell'aria. Respirò a pieni polmoni: riusciva a sentire la potente magia che viveva in quella stanza e le sembrò quasi che il bastone le vibrasse appena nella mano, come riconoscendo quel potere. Si sentì piena di coraggio, di forza, di speranza. Sorrise tra sé, come un ebete, prima di prendere a salire lungo la collina, curiosa. Si sporse verso la fontana gorgogliante, la fissò qualche istante ma istintivamente si tirò indietro. Qualcosa le diceva che era meglio non toccare nulla, dentro quella stanza dell'Ufficio Misteri. Ritornò lentamente ai piedi della collina e si guardò intorno, prima di vedere una figura avanti a sé.
«Benvenuta nella Stanza dell'Amore, Victoire»
Riconobbe subito la voce. Ai piedi della collina sostava il dipendente che l'aveva vista prendere l'ascensore, ma il suo viso ora era semplicemente quello del Maestro, che le rivolgeva un sorriso sghembo e sinistro.

Victoire fissò il Maestro a lungo, stringendo saldamente il bastone nella sua mano.
«Come hai fatto ad entrare qui...» chiese confusa. In verità, avrebbe potuto chiedersi la stessa cosa. Hermione diceva sempre che la stanza dell'Amore era chiusa a tutti, tranne gli Indicibili che vi lavoravano. Persino zio Harry era stato incapace di aprirla.
«Come ho fatto? Beh non sono esattamente un apprendista mago, che dici?»
«Ma Voldemort...»
«Fallì, lo so. Ti ricordo che sono stato io a ordinarglielo. Non avevo calcolato che Tom era privo di amore, e che non era abbastanza potente. Ma ora sono tornato completamente in me, in tutta la mia potenza. E' stato relativamente facile manomettere la maniglia ed aspettarti qui»
«Ma allora io sono riuscita ad entrare perchè la porta era stata indebolita?»
Il Maestro rise divertito.
«No, sciocca ragazzina. La Stanza dell'Amore è inaccessibile a chi non ne è degno. Evidentemente tu sei degna d'Amore, Victoire Weasley. Quanto a me...non c'è nulla che può fermarmi, te l'ho già detto»
Vicky sembrò accorgersi solo in quel momento che il Maestro era senza maschera, per la prima volta. Era un uomo sui quarant'anni, almeno in apparenza, con una pelle leggermente dorata, come scurita dal sole. Occhi verdi, capelli cortissimi e castani, ed una profonda cicatrice che gli attraversava l'occhio sinistro. Tutto sommato un uomo di bell'aspetto, se non fosse stato per la sua anima oscura. Male puro. Vicky non riusciva ancora a capire come avesse potuto manomettere e obbligare una porta così potente a cedere, ma d'altronde aveva fatto lo stesso col Diadema e la Coppa. Fissò il suo bastone, deglutendo: sarebbe davvero riuscita a sconfiggerlo?
«No, non ci riuscirai» il Maestro sembrò leggerle nella mente. Si volse di scatto verso di lui, fissandolo.
«La profezia di Rowena è stata inventata, non è mai esistita. Il custode non esiste, TU...non esisterai più. Comincia finalmente una nuova Era, un'Era di purezza e di potente magia. E coloro che oseranno ostacolarmi troveranno solo Morte. A cominciare da te...» e passandosi la mano sul viso, questo venne coperto immediatamente dalla maschera d'oro, con la gemma blu incastonata nella fronte.
Victoire strinse il bastone con entrambe le mani, facendo ridere di nuovo il Maestro. La sua risata le gelò il cuore.
«Fai sul serio? Non sai nemmeno farlo funzionare! Al Maniero è stato un caso. Ti sei spaventata, ed hai attivato il suo potere. Ma ora non avrai tempo, mia cara, nemmeno di pensare» e sollevando la mano avanti a sé, verso Vicky, lanciò un incantesimo in sua direzione.

Vicky cadde istantaneamente a terra, come se mille pugnali l'avessero trafitta. Gridò, faccia a terra, il corpo in preda agli spasmi di dolore. Cercò di sollevare gli occhi, velati di lacrime. Il bastone era volato via, quasi in cima alla collina. Si inginocchiò, lentamente. Il sangue le stava colando dal naso, gocciolando sul prato sotto di lei, insieme alle proprie lacrime.
Il Maestro si avvicinò lentamente, senza eccessiva fretta, mentre Vicky cercava inutilmente di risalire la collina, di afferrare il bastone. Una seconda scarica si abbatté su di lei, che gridò di nuovo, crollando a terra. Sembrava come se una frusta di fuoco le avesse lacerato non tanto la pelle del corpo, ma gli organi interni. Sentì il proprio corpo andare a fuoco, da dentro. Gli occhi velati di lacrime vedevano a malapena il bastone davanti a sé. Non riusciva più a muoversi. Rimase a terra, immobile, ancora viva.
Sapeva che stava morendo. Ne era sicura. Si ricordò di quando aveva sentito la stessa sensazione vedendo la morte di Salazar, poi quella di Rowena. Sapeva che stava accadendo anche a lei. Pensò ai suoi genitori, alla sua famiglia. A Ted. Il suo dolce Ted...
In quell'istante avrebbe preferito litigare cento volte con lui, o con i suoi genitori per uscire fino a tardi. Avrebbe preferito rifare i G.U.F.O. all'infinito, o far perdere punti alla sua Casata ogni volta che gli altri lo desideravano. Avrebbe sopportato tutto, tranne che dividersi dalla Vita. E dall'Amore. Non solo di Teddy, ma di tutti. Si stava accorgendo solo in quel momento, in punto di morte, che l'amore era davvero l'unica cosa che contava. Per amore Lily era morta per Harry; per amore Remus e Tonks erano morti per Teddy. Tutti, alla fine, morivano per dare ad altri la possibilità di vivere.
Il suo Sacrificio non sarà vano se l'Amore vincerà. In quel momento capì a pieno il significato di quelle parole. Forse aveva perso contro il Maestro, ma l'Amore per le persone care aveva vinto...il resto non aveva importanza. Qualcun altro avrebbe ucciso il Maestro, lei aveva fatto il suo dovere. Aveva compiuto la Profezia.
Un piede del Maestro la rigirò a faccia in su, quindi una sua mano la prese per la gola, afferrandola con una forza sovrumana. Gli occhi erano colmi di follia febbrile.
«E' stato breve ma intenso, salvatrice. Un po' deludente, come Signora del Tempo, lasciatelo dire. Ma non posso biasimarti...i miei ragazzi ti hanno dato davvero poca scelta. Povera ragazza. Ma non preoccuparti...ora non sentirai più nulla, sarai in pace» annunciò la voce metallica del Maestro.
Vicky, inerme e penzoloni a metà della collina, chiuse gli occhi ed una lacrima le scivolò sulla guancia, cadendo sullo stesso prato dove aveva riverso il suo sangue. Chiuse gli occhi, attese, ma non accadde nulla. Possibile che era già morta? Aprì gli occhi. Sentì qualcuno gridare, poi un lampo rosso e la presa del Maestro venir meno. Cadde a terra come un sacco di patate, sentì la terra vibrare di passi e, poco dopo, due mani girarla e sollevarla.
«Vicky...» quella voce rotta dalle lacrime le fece riaprire debolmente gli occhi. Sorrise appena quando riconobbe il viso di Teddy.
«Ted...non piangere...» riuscì a dire, a stento. Aveva la bocca impastata di un sapore simile al ferro. Sentiva la voce dei propri zii e genitori, lontani. Qualcuno stava cercando di contenere il Maestro, volato parecchi metri più in là.
«Vicky...mi dispiace, mi dispiace...non riuscivamo a trovarti, non sapevo...dovevo starti più vicino...» mormorò Ted, tra i singhiozzi che gli scuotevano tutto il corpo.
Vicky gli sorrise di nuovo, appena. Sentiva le forze cedere. «Va bene così, Ted. La profezia...è finita, va tutto bene...»
«No, Vicky, ti prego...non mi lasciare...!» esclamò Ted, sollevando la testa della ragazza. I capelli biondi si macchiarono col sangue versato sulla collina, e quando Vicky lentamente chiuse gli occhi, Ted cercò di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo. Strinse la ragazza a sé, gridando dalla rabbia e dal dolore. Le sue grida fecero eco a quelle acute di Fleur, che correva su per la collina urlando invano il nome della figlia, morta tra le braccia del suo unico e vero amore.
Fleur arrivò sul posto dove la figlia era morta e, abbracciandola e baciandole il viso, si strinse insieme a Teddy. Mano a mano, tutti raggiunsero la collina e, stringendosi in un laccio d'amore e dolore, mentalmente e fisicamente baciarono e salutarono un'ultima volta Victoire.
Ted deglutì, osservando il viso freddo di Vicky. Le baciò la bocca un'ultima volta.
«Ti amerò per sempre, mò caraid...» le sussurrò nell'orecchio, sperando che la sua anima potesse sentirlo, e le baciò la fronte un'ultima volta. Gli occhi caddero sul bastone, a pochi passi sopra di loro. Stava vibrando, ed emanava una strana luce blu.
«Ted...dobbiamo andare...» la voce di Harry lo riportò alla realtà, ma lui fissava ancora il bastone.
«Zio...»
«Teddy...Vicky ha bisogno di una degna sepoltura...»
«Zio!» esclamò Ted, per essere ascoltato. Indicò a tutti il bastone sopra di loro e lo fissarono, senza dire nulla.
Il bastone continua a vibrare e ad illuminarsi finchè non prese a muoversi così forte che rotolava su se stesso, come impossessato da qualche maledizione. Tutti pensavano che, morta Vicky, si stesse distruggendo...ma così non fu.
«Finalmente...» annunciò Harry non appena il bastone si bloccò, ma non fece in tempo a dire altro che dal bastone cominciarono ad uscire fasci di luci variopinti.
La stanza si riempì di fasci di luce blu, bianchi, rossi e verdi che vorticavano ed avvolgevano tutti i presenti, accecati dalla magia che si stava svolgendo lì, sotto i loro occhi. I fasci di luce sembravano assumere quasi delle fattezze umane, con volti e mani e braccia. Le stesse braccia e mani che andarono ad avvolgere il corpo senza vita di Vicky, sollevandola lentamente in aria, inerme.
La Stanza era completamente ricolma di luce, tutti erano ormai ciechi di fronte a tutta quella magia, ed il Maestro prese a gridare come se stesse subendo atroci dolori e sevizie. La luce aumentò al massimo tanto che molti caddero in ginocchio, sopraffatti, finchè di colpo la luce sparì, lasciando la stanza nella totale oscurità. Quando gli occhi si abituarono al nuovo ambiente, molti istintivamente indietreggiarono davanti a quel che si stagliava davanti a loro. Una figura era sospesa in aria, davanti a loro, e sembrava poggiare appena i piedi sulla cima della fontana. Era una figura di fattezze umane, seppur di umano aveva ben poco. Una donna, che cambiava continuamente forma. Ora appariva come avvolta e creata da un nucleo vivo di vulcano, a volte sembrava invece plasmata nel ghiaccio; a volte sembrava avesse una pelle coriacea e fronde d'albero a mò di capelli; a volte era trasparente come un vento fiero e possente. La fontana, sotto i suoi piedi, sembrava seguire il suo stesso ritmo di trasformazione di quei quattro elementi naturali, rispettando così le quattro stagioni.
Ted, che fino a quel momento era rimasto in ginocchio, si alzò in piedi tremante.
«Vicky...» la richiamò, e la figura si fermò di scatto verso di lui. Incandescente, gli occhi erano due barlumi di puro oro che lo fissavano, senza espressione. Come se non lo riconoscessero. Ted si limitò a fissarla, con il cuore stretto in una morsa di paura. Sì, paura che Vicky si fosse dimenticata di lui. Che di Vicky non ci fosse rimasto più nulla.
«Mia Signora!» gridò il Maestro, sfuggito alla guardia degli Auror. Si prostrò ai piedi della collina. «Mia Signora, chiedo il vostro perdono!» gridò di nuovo, la faccia contro il prato chiazzato di sangue.
Teddy scese lentamente la collina, allontanandosi istintivamente da Vicky insieme al resto dei presenti nella Stanza.
«Non credo...che sia davvero Vicky quella» ammise Harry nell'orecchio di Ted.
«Certo che è lei, è solo...»
«Divorata dalla magia elementale» intervenne Hermione, con voce calma, mantenendo il contatto visivo con la creatura magica «non è facile mantenere una magia così forte, Teddy. Molti maghi ne vengono semplicemente inglobati»
Il ragazzo scosse la testa, che senza accorgersene cambiava colore a seconda di come mutava la creatura.
Questa lentamente planò dalla fontana verso la base della collina, continuando ad emanare forti vibrazioni magiche che facevano tremare appena il suolo sotto di loro. Sembrò contemplare il Maestro sdraiato ai suoi piedi. Gli Auror fecero per bloccarlo e catturarlo ma la creatura sollevò un muro di fiamme tra gli altri e lei.
«Oh grazie, grazie mia Signora...» mormorò il Maestro, strisciando verso i suoi piedi. La creatura si lasciò avvicinare ma quando il Maestro fece per toccarla si infiammò, ed il fuoco prese a bruciare le vesti del Maestro. La creatura alzò una mano al cielo ed il bastone di Merlino, volando, planò nel suo palmo. Il Maestro arretrò, gridando, e con un colpo della mano fece sparire le fiamme.
«Razza di piccola bastarda, sei tu!»
Gli altri lo sentirono chiaramente gridare contro quella che, a quanto pare, era davvero Victoire. Lei era la Salvatrice, la Signora del Tempo e, quel che era meglio, riusciva a controllare il potere primordiale della Terra. Victoire sbattè appena la base del bastone sulla terra, creando una scossa che fece cadere tutti a terra, Maestro compreso, e al toccò con l'oggetto magico tornò nella sua forma umana, per così dire, seppur non priva di magia elementale.
«Devo aiutarla!» gridò Ted, cercando di superare il frastuono che creava quella barriera di fuoco magico e il duello che avevano innescato il Maestro e Vicky.
«Ted, non puoi!» esclamò Harry, prima di vedere il figlioccio risalire a collina, verso la fontana. Sospirò, quindi si volse i suoi Auror «Vediamo di spegnere questo fuoco, forza! E teniamo il Maestro impegnato, cerchiamo di distrarlo da Ted e Victoire!»
Gli Auror si mossero in un via-vai composto ma concitato. Le bacchette levate al cielo, lampi di magia volavano ovunque e rimbalzavano contro la barriera magica che Vicky aveva innalzato per evitare che i suoi cari potessero intromettersi in quella battaglia finale tra Male e Bene, tra Equilibrio e Squilibrio.

Non aveva mai creduto che ci si potesse sentire così forti, così assolutamente...perfetti, potenti. La magia sembrava plasmarsi nelle sue mani, nella sua mente, e fluire come un fiume in piena. Le sembrava di creare una melodia, una sinfonia perfetta che diventava reale, tangibile, ogni volta che il Maestro la attaccava. Egli era forte, aveva assimilato la forza di tantissimi maghi, soprattutto oscuri. Ma Lei non era certo da meno. Sentiva la magia dei quattro elementi fluirle nelle vene, sentiva la potenza ancestrale di quella magia antica, sacra, che i primi maghi e streghe avevano posseduto e che era andata persa, con l'avvento d nuove religioni, di nuove tecnologie. Ed era stata nascosta perchè pericolosa, perchè troppo potente per essere adoperata da chiunque. Ma in quel momento lo capì: era morta ed era rinata, come una Fenice che sorge dalle mie proprie ceneri.
Lei era morta per Amore e rinata in Esso, e tramite l'Amore era riuscita ad acquisire abbastanza forza da controllare la Magia antica come se fosse parte del suo corpo, come prolungamento del suo stesso essere. Il Maestro attaccava con ogni tipo di Maledizione, ma nemmeno l'Avada Kedavra riusciva a scalfirla. Era troppo veloce, troppo abile, troppo forte. Ogni incantesimo del Maestro si frantumava contro l'aura potente che emanava.
«Non puoi sconfiggermi! Io sono immortale, io vivrò in eterno, ed in eterno di combatterò!» la voce del Maestro descriveva alla perfezione lo stato di Follia in cui si trovava in quel momento. E si sa che un individuo, quando sta per morire, rischia il tutto per tutto. Così il Maestro fece ciò che non avrebbe dovuto fare: distrusse la barriera di fuoco che Vicky aveva creato e cominciò a colpire, alla cieca, chiunque gli capitasse sotto tiro con le sue maledizioni.
«Giù!» Vicky sentì la voce di suo padre e le grida di chi cadeva sotto il peso delle terribili maledizioni.
«Hai visto?? Visto cosa succede ad opporsi al Maestro, all'Oscurità? Il mio regno è vicino, che tu lo voglia oppure no!» la voce del Maestro risuonava sopra quella di chiunque altro.
Vicky tentava di parare i colpi del nemico, eliminandoli o facendo cambiare direzione al getto magico, ma qualcuno lo mancò. Sentì qualcuno gridare, e si immobilizzò quando vide zia Ginny cadere a terra, tra gli spasmi quella Maledizione Crucio, e zio Harry furioso che parava ogni colpo del Maestro, gridando. Sentì sua madre, la sentiva nella sua testa, poteva vederla mentre si contorceva dal dolore per la maledizione Dolohov.
Era troppo. Corse verso il Maestro e una lingua di fuoco lo afferrò per la gola, interrompendo ogni incantesimo. Nella Stanza dell'Amore, si udivano solo pianti e rantoli.
Vicky parlò, sapeva che stava parlando, seppur ciò che usciva dalla sua bocca erano solo buoni gutturali e antichi, di una lingua scomparsa che evidentemente la sua Magia conosceva.
«Non potrai fermarmi in eterno...» sibilò il Maestro, livido in viso, privo di maschera. Questa era rimasta nella sua mano e così, con un gesto veloce, la indossò e chinò la faccia sulla lingua di fuoco che lo teneva prigioniero. La maschera e la gemma presero ad assorbire lentamente la magia di fuoco di Vicky. A nulla valse cambiare elemento o lasciare la presa sul Maestro: questi aveva ormai stabilito un contatto magico con lei, e lentamente la stava assorbendo.
Vicky sentiva fluire la magia fuori dal suo corpo. Cercò di lottare con tutte le sue forze e stava per arrendersi, quando vide qualcuno, oltre la spalla del Maestro. O meglio, qualcosa. Una lama scintillante. Memore di quanto già vissuto dai suoi avi, riprese a lottare. Il fuoco, il ghiaccio, la terra e l'aria cozzarono contro la magia oscura del Maestro, incrinandone la potenza assoluta.
«Ancora? Non puoi nulla contro di me, te l'ho detto! Non puoi salvarti, e nessuno può farlo! Sicuramente non la tua sgangherata famiglia!» la voce del Maestro sfumò di colpo, così come la sua magia oscura che si annullò quando una lama argentata sbucò dal suo petto, dietro le sue spalle.
Il viso di Ted si affacciò oltre la sua spalla destra.
«Nessuno tocca la mia ragazza, Maestro. Niente di personale» mormorò nel suo orecchio, prima che questo cadde a terra. Ted rimase a fissare Vicky o ciò che era diventata, la lama sanguinante di Godric ancora nella mano destra. Sorrise, e gli sembrò che Vicky facesse altrettanto.
Il Maestro emise un rantolo e si girò lentamente, faccia a faccia contro i due.
«Non potete uccidermi...il Male non può estinguersi...» mormorò, la voce roca ed il sangue che gli colava dalla bocca.
«Forse non possiamo sconfiggere del tutto il Male...» Fleur avanzò verso il Maestro, l'aria decisa e seria.
«Ma nessuno si permette di uccidere nostra figlia» finì la frase Bill, che stringeva forte la mano di Fleur. Si sorrisero, quindi titubanti poggiarono le mani sulle spalle di Vicky, che non si ritrasse. Non li ferì, non accadde nulla.
«L'amore...questo strano sentimento...» mormorò il Maestro, privandosi finalmente della sua maschera «Finiamola qui» precisò alla fine, serio.
Ted porse l'elsa a Vicky. «Insieme?»
Vicky annuì e, con l'Amore, trafisse il Maestro, la gemma e la maschera. Ed il male, in quel momento, fu sconfitto del tutto e per sempre.

 

FINE.

 

Nota dell'Autrice: ed eccoci qui, siamo arrivati alla fine di questa storia. Spero che il finale vi sia piaciuto, e se volete saperne qualcosa di più vi invito ad attendere l'Epilogo che pubblicherò dopo questo ultimo capitolo ;) Ringrazio di nuovo tutti voi per avermi letto, recensito ma soprattutto incoraggiato ad andare avanti! E come direbbe qualcuno...Fatto il Misfatto, e arrivederci alla prossima storia!

 

  
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