Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    23/08/2017    2 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Atto II
Casa

Si era svegliata come minimo tre volte da quando si era stesa sul letto, risvegli improvvisi e apparentemente senza senso dovuti alla paura che potesse inavvertitamente schiacciare Mihir nel sonno o farlo cadere dal letto. Nulla di tutto quello era successo e quando il piccolo scoppiò a piangere nuovamente, Mie si trovava in un piacevole stato di dormiveglia. Aprì gli occhi di soprassalto e ci mise qualche attimo prima di capire cosa stesse succedendo, assonata e col passo strascicato si alzò in piedi accendendo la luce, afferrò il biberon e prese in braccio Mihir. Il piccolo smise di piangere immediatamente, abituato alla bevanda zuccherina che gli fungeva da nutrimento.

Mie ne approfittò per guardarsi intorno nel tentativo di non addormentarsi all’improvviso; la stanza era abbastanza piccola e se avesse dovuto azzardare delle cifre avrebbe puntato su un due metri per due, il letto matrimoniale molto semplice in legno si trovava qualche spanna sotto la piccola finestra che pareva un rettangolo tagliato nella parete, aveva delle imposte in legno e come aveva già avuto modo di notare dava direttamente sullo spiazzo davanti alla scalinata che portava in superficie. Sulla stessa parte della porta, a destra rispetto a chi entrava, si trovava un piccolo armadio a due ante mentre a sinistra contro l’altra parete si trovava un comò con tre cassetti che gli arrivava all’incirca alla vita affiancato da un treppiede che sosteneva una ciotola con una brocca piena d’acqua, l’unico interruttore per la luce si trovava affianco al letto. La porta in legno possedeva una serratura e la chiave era già inserita, ma una cosa che attirò la sua attenzione fu lo stipite. Infatti nel punto in cui legno e pittura si incontravano quest’ultima si era leggermente scrostata permettendo di vedere il materiale di costruzione che non era semplice legno, come per la maggioranza delle baracche, bensì mattoni. Mie rimase a fissare i blocchi rossi qualche secondo avvicinandosi prima di scuotere la testa, effettivamente non era una cosa così improbabile. Buona parte delle strutture costruite vicino alle scalinate e nel centro del mercato erano fatte in mattoni, solamente verso l’esterno, dove si trovava il suo bordello, le case diventavano di legno. Socchiuse gli occhi ripensando al bordello, probabilmente non l’avrebbero neanche cercata, tanto meno in un posto del genere, troppo vicino alle scale, con troppi gendarmi in giro.

A differenza delle Case del Piacere, che si trovavano in luoghi specifici vicino alle scalinate, dove si recavano solamente i ricchi nobili provenienti dalla superficie e dove le prostitute ricevevano soldi e protezione, i bordelli nascevano spesso nei quartieri più degradati del sottosuolo ed erano frequentati dai gendarmi o dagli stessi abitanti quel buco schifoso e maleodorante; era qui, dove nessuna regola, neanche morale, vigeva, che si poteva trovare il peggio del peggio. Le povere vittime erano spesso malmenate o morivano durante i rapporti, la prostituzione infantile e la pedofilia erano all’ordine del giorno, non c’era nessuna protezione, nessuna regola, niente di niente.

Mihir si lamentò appena e Mie riportò sul piccolo la sua attenzione, aveva finito di mangiare e con pochi passi ripose nuovamente il biberon sul comò per poi poggiare il bambino sulla spalla e, con pochi colpetti, farlo digerire come aveva visto fare a Corinne. Ringraziò gli dei che stavolta non rigurgitò nulla e si coricò nuovamente a letto col bambino tra le braccia spegnendo la luce, il sonno tornò scacciando, almeno per il resto della notte, gli inquietanti pensieri della ragazza che chiuse gli occhi e si addormentò.

 

Arricciò il naso più volte cercando di fuggire da quell’orribile odore che gli invadeva le narici, ma non contò a nulla. Quasi per riflesso spontaneo aprì gli occhi per individuarne la fonte e si ritrovò accecata dalla luce, richiuse velocemente le palpebre con un lamento pima di provare a sbatterle un paio di volte e, finalmente, aprire gli occhi. La potente luce che l’aveva accecata era in realtà una semplice penombra dovuta al fatto che era già mattina, sbuffando irritata si alzò a sedere individuando subito Mihir dopo aver dato una veloce scorsa al letto. Il bambino era già sveglio e con gli occhietti vispi la osservava attento quasi cercasse di capire la sua prossima mossa, Mie sorrise allungandosi e prendendolo sulle gambe, ma fu solo quando si portò il bambino vicino, e la puzza aumentò incredibilmente, che ebbe come un flash.

-Caz…umhbf- si morse la lingua per non completare l’imprecazione davanti al bambino, che intanto la osservava con una strana espressione in viso, alzandosi dal letto velocemente –Il pannolino, cavolo! Come ho fatto a scordarmene? Dannazione!-

In preda a quella che poteva essere tranquillamente catalogata come crisi isterica fissò frebbilmente la camera alla ricerca di un posto per cambiare il bambino, lo poggiò sul comò, unica speranza, senza pensarci due volte per togliere il vestito al piccolo lasciandolo cadere al suolo, aprì velocemente la spilla da balia per poi allentare i lembi del tessuto che fungeva da pannolino quando, come un’esplosione, l’odore rancido gli invase le narici. Per qualche secondo gli parve quasi di essere affondata in una melma e… possibile che la puzza fosse palpabile? Gli pareva di poterla toccare tanto era densa. Si fece coraggio e trattenendo il fiato gli tolse il pannolino poggiandolo sul comò affianco al bambino, poi avendo cura di tenerlo fermo con una mano piazzata sullo stomaco, e ci sarebbe da precisare come la mano di Mie fosse grande come quasi l’intero busto di Mihir, si allungò rovesciando la brocca piena d’acqua che aveva visto la sera, o era notte?, prima nella bacinella in ceramica poggiata sul treppiede. Afferrò il piccolo, scambiandolo di posto sul comò con la brocca, per poi immergergli il sedere nell’acqua fredda. Come il suo subconscio gli urlava da quando aveva preso in mano il recipiente, Mihir lanciò un urlo che gli perforò i timpani iniziando a piangere. Di nuovo. Probabilmente era dovuto al fatto che l’acqua era ghiacciata, ma adesso aveva altri problemi più importanti, tipo non rimanere sorda.

Cercando di non mollare il bambino che sarebbe caduto nella bacinella e, nello stesso tempo, tenendolo abbastanza in basso da lasciargli il sederino in ammollo, Mie iniziò a frizionargli le natiche lavandolo. Solamente dopo qualche minuto, quando lo tirò su tenendolo premuto contro il petto, si accorse che non sapeva come asciugarlo. Immediatamente la sua mente, e i suoi occhi, volarono ai vestiti malamente sbattuti sul fondo del letto ed era seriamente intenzionata ad usarli, almeno fino a quando la sua parte razionale non le ricordo che, per la miseria, quelli erano in suo unico avere e se li avesse usati per pulire il culo di un neonato avrebbero di certo perso buona parte del loro valore. Era praticamente ferma in mezzo alla stanza, con Mihir in braccio che, grazie a dio, aveva almeno smesso di piangere, quando i suoi occhi intercettarono la culla. Culla formata da una cesta piena di asciugamani morbidi. Mentalmente ghignò avvicinandosi e afferrò il primo asciugamano in cima e avvolgendoci il bambino. Superato il momento critico le esalazioni tossiche provenienti dal pannolino tornarono ad attirare l’attenzione di tutti i suoi sensi, in primis l’olfatto. Storse il naso nel vano tentativo si inspirare meno puzza possibile, mentre, abbandonato Mihir al centro del letto enorme, si avvicinava al punto critico.

Osservò quel pezzo di stoffa color ecrù, ruvida, sporca, maleodorante e umidiccia che era stata addosso a Mihir fino a quel momento da quando era… scosse la testa cercando di ritrovare un minimo di lucidità. Il neonato si stava divertendo a emettere qualche buffo versetto e Mie pensò distrattamente che doveva sostituirgli il pannolino sporco con qualcos’altro. E questo significava trovare un nuovo pannolino giusto? Ricacciò l’idea in fondo alla mente, un problema per volta. Allungò la mano, esitante, verso quell’ammasso di rifiuti tossici, ma si fermò a metà strada con il braccio sospeso nel nulla e una forte nausea che gli risaliva la gola -Non ce la faccio!- mugugnò schifata.

La situazione era in stallo, lei non si muoveva, la puzza continuava a espandersi per la stanza penetrando nelle narici, nei polmoni e attaccandosi alla lingua, il bambino continuava a emettere versi dal letto, ed era alquanto sicura che erano versi disgustati, ma , ehi!, era stata colpa sua giusto? Il minimo che poteva fare era sopportare con lei. Il rumore dei gradini scricchiolanti la riportò alla realtà facendole abbassare il braccio e fu subito seguito da un leggero bussare.

-Non credo le convenga entrare- disse avvilita continuando a fissare il comò

-Tutto bene?- la voce preoccupata della padrona di casa la raggiunse da dietro il legno e Mie scosse la testa

-Per nulla!- riuscì solo a gracchiare tentando di distogliere lo sguardo dal pannolino sporco senza riuscirci, neanche se a guardarlo sarebbe scomparso da solo!

La porta si aprì lentamente e Mie, con la coda dell’occhio, vide la donna entrare e coprirsi immediatamente bocca e naso con una mano, l’espressione disgustata, le sopracciglia corrucciate

-Ma che diavolo è successo qui?- le chiese girandosi nella sua direzione, Mie continuò a dargli le spalle girata di tre quarti, allungò un braccio all’indietro indicando il letto

-È colpa sua- proferì funerea. La donna sollevò un sopracciglio scettica avvicinandosi lentamente

-Capisco- mormorò sospirando -Aspettami qui- aggiunse girandosi e scendendo velocemente le scale. Il rumore di cassetti aperti e chiusi freneticamente riempì la casa, ma quando risalì Mie non si era sostata di un millimetro, pareva una statua di sale, una stalattite di come se ne vedevano tante alzando lo sguardo verso la volta

-Non è fissandolo che risolverai il problema- la ammonì allegramente mettendosi davanti a lei e piazzandole tra le braccia un nuovo pannolino -Metti questo al bimbo che a quello- e indicò il comò con un cenno del capo -ci penso io-

Mie annuii decisamente rincuorata e tornò ad avvicinarsi al letto osservando Mihir che, muovendosi, si era sfilato l’asciugamano di dosso e adesso stava allegramente sdraiato su di esso, socchiuse gli occhi mentre cercava di replicare i gesti che aveva visto fare a molte mamme per poi prendere la spilla che era poggiata li affianco e chiudere il pezzo di stoffa per sempre. O almeno fino al prossimo cambio. Tirò su il neonato pulito guardandosi intorno, era sicura di aver lasciato la spilla sul comò e concluse abbastanza velocemente che doveva essere stata l’anziana a lasciargliela sul letto prima di uscire diretta per chissà dove con il pannolino sporco, non si ricordava neanche più il suo nome. Adesso che lo notava aveva fatto un vero disastro, il lenzuolo del letto era completamente caduto a terra, la culla distrutta non aveva più nulla di confortevole e pareva solo un ammasso di asciugamani, intorno al treppiedi di ferro c’era una pozza d’acqua e alcune gocce segnavano il percorso fino a dove si trovava lei in quel momento, il vestitino di Mihir, il suo unico indumento formato da un rettangolo con i buchi per braccia e testa, era per terra e l’asciugamano con cui aveva avvolto il bambino era umido lasciato sul materasso.

Indecisa su dove cominciare a mettere apposto si avvicinò alle imposte aprendo la finestra e permettendo alla stanza di cambiare aria, non che quella fuori fosse più salutare, ma di sicuro era più respirabile.

-Era il tuo primo cambio?- la voce non la colse di sorpresa avendo già sentito i passi salire gli scalini scricchiolanti –Non sembri molto…-

-Preparata? Esperta?-

-…pratica- concluse ridacchiando. Mie si girò osservandola mentre afferrava da per terra il vestitino, lo ripiegava e poggiava sul comò accarezzandolo con gli occhi

-Lo so, ma non posso farci niente- disse sollevando le spalle –Imparerò-

-Tutte abbiamo imparato- concordò l’anziana –ma un po’ di aiuto è sempre di comodo no?- domandò osservandola

-Certamente- ci fu un attimo di silenzio mentre si avvicinò anche lei al comò –E lei potrebbe darmi questo aiuto?-

-Dipende da te-

Mie corrucciò le sopracciglia confusa –A me sembra che lei mi abbia già aiutato. Non ha forse preparato il biberon per Mihir ieri sera? E stamattina mi ha dato un nuovo pannolino!- argomentò sollevando il bambino per le ascelle davanti a lei come fosse una prova evidente

-Vero- le accordò –Seguimi giù in cucina per favore-

Si sentiva a disagio, non le piaceva per niente la piega che stavano prendendo gli avvenimenti né l’espressione della donna, troppo seria. La seguì giù per le scale e poi lungo il corridoio fino ad arrivare nella piccola cucina che l’aveva ospitata la sera prima. L’anziana che l’aveva accolta e quella che aveva davanti adesso parevano due persone totalmente diverse e non poté impedirsi di stringere più forte Mihir al petto. La donna afferrò lo schienale di una sedia tirandolo indietro a facendogli intendere che doveva sedersi, lentamente si avvicinò e fece come richiesto mentre quella prese posto dall’altra parte del tavolo di legno.

-Dobbiamo parlare- disse semplicemente. Mie aspettò eppure non disse nient’altro. Ogni secondo che passava sentiva l’ansia aumentargli addosso, che avessero scoperto che Mihir non era suo figlio? E a loro cosa interessava? Meglio tenerlo per se che lasciarlo a morire in una stupida stanza da solo! Possibile che pensassero che l’avesse rapito? No, no, in quel caso non lo avrebbe di certo tenuto con se! Magari erano stati contattati dalla padrona del bordello che la stava cercando! Era morta, sarebbe morta e con lei sarebbe morto anche Mihir, era un maschio, al bordello sarebbe stato inutile, l’avrebbero abbandonato e lasciato morire per strada! Come se percepisse l’agitazione nell’aria il piccolo prese ad agitarsi tra le sue braccia e lei lo strinse leggermente, non potevano toglierglielo, era tutto ciò che gli rimaneva, volevano forse consegnarla ai gendarmi?
I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì dei passi dietro di sé e immediatamente dopo un uomo entrò nel suo campo visivo. Ci vollero pochi istanti di smarrimento alla sua mente prima di catalogarlo come il tizio della locanda, probabilmente il marito della vecchia. In effetti pareva anche lui non più giovanissimo, ma nonostante ciò era abbastanza evidente la differenza di età con la donna al suo fianco. Si accomodò sull’unica sedia rimasta libera, le mani incrociate sopra il tavolo e la fissava.

-Io sono Chayse e lei è mia moglie, Corinne-

-Mei- rispose semplicemente osservandoli e senza capire dove volessero andare a parare, perché si stavano presentando?

-Lui è?- chiese l’uomo fissando il bambino

-Mihir-

Annuii continuando a fissarlo e poi sospirò -Ieri sera hai detto che avevi i soldi per pagare la camera…-

-Sì- lo interruppe -Posso pagare la stanza se è questo il vostro problema e me ne posso andare anche ora- affermò guardandoli entrambi -Capisco quando non sono la benvenuta e non è un problema, me ne vado. Grazie di tutto- concluse alzandosi dalla sedia

-Non c’è né bisogno- disse Corinne

-Risiediti- aggiunse il marito fissandola negli occhi severamente. Mie, a disagio come non mai, si risedette sotto lo sguardo fisso dell’uomo che, ne era certa, sarebbe stato capace di inseguirla se avesse provato ad oltrepassare la soglia della cucina.

-Dobbiamo farti alcune domande- continuò -spero non sia un problema- e il tono severo aveva più sottointesi di quanti Mie potesse coglierne in quel momento. Si agitò sul legno duro mentre anche Mihir tra le sue braccia pareva abbastanza infastidito da tutto quello

-Quanti mesi ha il bambino?- chiese

-Settimane, non mesi- lo riguardi la moglie, lui annuii come se non fosse importante

Mie tentennò –Tre… no, cinque- socchiuse gli occhi annuendo tra se e se -Sì, cinque giorni. Meno di una settimana- Chayse la fissò come se volesse capire se gli stava mentendo o meno, poi fisso il neonato

-Quando sei arrivata ieri Corinne mi ha detto che il bambino aveva fame- annuii, era vero –Non gli dai il latte?-

-Il latte costa- rispose immediatamente, sincera -Costa molto e non ho abbastanza denaro per comprarlo-

Lui corrucciò le sopracciglia come se qualcosa non gli tornasse, poi fisso la moglie che gli sorrise appena e la sua espressione si fece un attimo più rilassata

-Quindi hai i soldi per pagare una camera in una locanda vicino alla scalinata, ma non per comprargli il latte?-

Mie si irritò sentendosi punta sul vivo, come si permetteva di giudicarla così? O stava per caso mettendo in dubbia la verità di ciò che gli aveva detto?

-Esatto- rispose stizzita –non mi sembra che sia un crimine! O per caso crede che me ne andrò la notte senza pagare? Mi sembrava di essere stata chiara, posso…-

L’uomo la interruppe sollevando una mano davanti al viso -Va bene, va bene- la assecondò –Ma se non ti bastano i soldi per comprargli il latte non puoi dargli da mangiare in un altro modo?- chiese con ritrosia

Lei lo guardò confusa e ci pensò Corinne a chiarire attirando la sua attenzione

-Ti sta chiedendo perché non lo allatti al seno-

Mie sgranò gli occhi come se l’avessero appena messa a conoscenza di un segreto che cercava da una vita intera, Chayse invece abbassò leggermente il viso quasi arrossendo, che fosse imbarazzato?

-Non posso- asserì semplicemente appena l’uomo si riprese

-Perché?- chiese –Corinne ha sempre allattato tutti i nostri figli-

Strinse le labbra e, per quanto gli fosse possibile senza far del male a Mihir, anche le mani.

-Io…- chiuse gli occhi prendendo un respiro –Io non posso-

-Perché?-

-Non ho latte! Non posso allattarlo-

-Impossibile! Tutte le madri hanno il latte-

-Io no-

-Menti! Non vuoi allattarlo?-

-No!- affermò, come si permetteva di insinuare che lo volesse lasciare morire di fame?

-Allora perché non lo allatti? Tutte le madri allattano i propri figli, non lo sai? È anche molto più economico che comprare del latte!-

-Non posso allattarlo!-

-Perché? Sei sua madre!-

-Io non sono sua madre!- la confessione gli era uscita quasi gridata e si sentiva sfiancata

-Dov’è sua madre?- continuò a incalzare l’uomo incurante di quanto gli fosse costata quella confessione –Perché tieni un bambino che non è tuo?-

-È mio dovere!-

-Perché?-

-Lei avrebbe voluto così!-

-Chi?-

-Lei!-

-La mamma del bambino?-

-Sì-

-Te lo ha detto lei?-

Tentennò

-Rispondi!-

-No…-

-Perché lo tieni tu?-

-Lei non…-

-Lo sa che è con te?-

-Non…-

-Lo hai rapito?-

-NO! Io non…-

-Perché lo hai tu?-

-Lei non può!-

-Perché?-

Silenzio

- PERCHÉ?-

-Chayse calmati!- intervenne Corinne mettendogli una mano sul braccio, ma l’uomo parve non ascoltarla

-Perché il bambino non è con sua madre?- urlò

-PERCHÈ È MORTA!-

Lo aveva detto, alla fine lo aveva fatto. Si lasciò cadere sulla sedia, il capo chinato in avanti , completamente scarica di ogni emozione. L’uomo si calmò tornando a sedersi mentre la moglie le stava riservando uno sguardo preoccupato. Lo sentì sospirare e allungarsi leggermente sul tavolo –Come sai che è morta?-le chiese, stavolta con un tono molto più dolce, pacato, rassicurante.

L’immagine del letto pieno di sangue, il corpo freddo, i capelli sparsi, all’improvviso fu tutto troppo, insostenibile, si sentì trascinata a fondo da un’improvvisa ondata di tristezza, dolore, paura e angoscia, sentimenti che avevano trovato un guscio completamente vuoto e finalmente pronto ad affrontarle. Il primo singhiozzo usci basso ed esitante, quasi timido, gli altri lo seguirono a ruota sempre più rumorosi e amari, fino a sconquassargli le spalle come con un terremoto. Strinse a se Mihir che d’altro canto si agitò iniziando a piangere a sua volta. Corinne si avvicinò prendendogli il bambino dalle braccia, immediatamente Mie sollevo il viso le braccia allungate verso la donna –MIHIR!- urlò sollevandosi per cercare di riprenderlo, l’uomo intervenne mettendosi tra la moglie e la ragazza, afferrandola dolcemente per i polsi, conducendosela al petto e iniziando, piano, a massaggiarle la schiena per alleviare il suo pianto. La giovane si aggrappò a quella maglia, sentiva le parole dolci che venivano sussurrate al bambino e immagino che fossero dirette a lei, lentamente le lacrime si arrestarono e con loro i singhiozzi, tirò su col naso un paio di volte prima di allontanarsi dall’uomo per stropicciarsi il viso mandando via gli ultimi residui di quel lutto. Prese un respiro profondo prima di avvicinarsi a Corinne e al bambino

-Ehi- sussurrò diretta al piccolo accarezzandolo con lo sguardo –Mi dispiace di averti spaventato- mormorò toccandogli il naso con un gesto veloce –Mi perdoni? Um?- lui emise qualche versetto sorridendo come sorridono i bambini e Mie si sentì il cuore più leggero.

-Ce la fai a continuare la conversazione?- chiese la donna, annuii tornando a sedersi sulla sedia. Chayse prese nuovamente posto mentre la moglie rimase in piedi vicino al muro cullando il bambino.

-La conoscevi?- gli chiese

Annuii –Da molto tempo, ho anche assistito al parto. Sapeva che sarebbe…- strinse i pungi sulle ginocchia impedendosi di riscoppiare in lacrime

-Perché dici così?-

-Una emorragia- disse secca –Ci ha messo neanche tre giorni-

-Capisco-

-Se non lo avessi preso io lo avrebbero ucciso- si umettò leggermente le labbra –però non so se è stata la scelta migliore-

-Cosa intendi?-

-Io… non so da dove cominciare. Non mi sono mai presa cura di un bambino, non è mio figlio, non so cosa fare, come crescerlo, io… non lo so-

-Nessuna sa niente quando comincia- disse Corinne -È sempre un trauma ritrovarsi tra le braccia questi… esserini così minuscoli e delicati. Ci riuscirai anche tu come ci sono riuscita io-

-Non lo so- ammise girandosi verso la donna –Non ho nessuna capacita e mi mancano anche i soldi necessari per dargli da mangiare, a questo punto forse era meglio che…-

-Non pensarlo neanche! Pensi che sua madre sarebbe stata felice di sentirti dire che questo bambino, quello che lei ha messo al mondo con tanti sforzi, non merita di vivere?-

-No…- sussurrò

-Ti aiuteremo- concluse e Mie la guardò, come se non capisse cosa stesse dicendo

-La locanda ci permette di avere delle buone entrate stabili- Chayse attirò nuovamente la sua attenzione –per noi non è un problema tenerti qui e darti una mano, e poi sembra essersi già affezzionato- disse indicando col mento il bambino e Corrinne, questa stava giocherellando con le dita del bambino che, dal canto suo, sorrideva e ridacchiava emettendo gorgoglii di felicità

-Accetti?-

Annuii stringendo la mano che l’uomo gli stava offrendo -Grazie-

-Mihir- sussurrò l’uomo alzandosi dalla sedia – e Mie. Due nomi particolari-

Sorrise alzandosi a sua volta –Potrei dire lo stesso-

-Mihir Ishan- entrambi si girarono verso Corinne che sorrideva nostalgica –Mihir e Mie Ishan, suona bene non travate?-

Chayse sorrise al piena della gioia –Sì-

-Ishan?-

-È il nostro cognome- Mie sgranò gli occhi comprendendo le implicazioni di quela semplice frase -Benvenuti in famiglia-

 

 

* *  *

E volevo finire il capitolo qui. Davvero. Ma non sono così sadica, non dopo che ho saltato l’aggiornamento della settimana scorsa, quindi preparatevi ad almeno altre sette pagine di word cari giocatori. E solo allora avrete la vostra domanda

* *  *

 

 

L’illusione che tutto si fosse finalmente sistemato e che lei e Mihir non avrebbero avuto altri problemi si infranse velocemente. Per la precisione nell’esatto istante in cui varcò la soglia della camera da letto dove la pozza d’acqua, il lenzuolo sfatto e in vestiti ammucchiati per terra ricordarono a Mie che il mondo è rose e fiori e, in quanto tale,  ha un sacco di spine. Sbuffò iniziando a tirare su le lenzuola, nonostante tutto non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di euforia e tranquillità che l’accompagnava da quando Chayse le aveva confermato che entrambi avrebbero preso il suo cognome, esattamente come se fossero figli suoi. Non sapeva esattamente come funzionavano le cose di sopra, ma li nel sottosuolo una frase simile valeva come una adozione completa nero su bianco ed era più di quanto lei avesse mai sperato quando aveva iniziato quel dramma cinque giorni prima.

Mollò il malloppo di lenzuola sul materasso afferrando l’asciugamano, che oramai non era più umido, e iniziando ad asciugare l’acqua per terra. La finestra aperta aveva permesso all’odore nauseabondo di uscire e adesso l’aria nella stanza era respirabile, sebbene sussistesse ancora una leggera puzza di fondo, ma sarebbe scomparsa in fretta.

Approfittò delle pulizie per riepilogare gli avvenimenti di quella giornata e cercare di metterli in ordine, era una data importante e voleva che le rimanesse impressa nella memoria in modo da poter raccontare tutto a Mihir quando sarebbe diventato abbastanza grande. Inevitabilmente anche i suoi sentimenti seguirono quei pensieri e si ritrovò inconsciamente a tremare al pensiero del corpo morto che a questo punto stava venendo mangiato da vermi e larve. Il disgusto e il dolore furono però facilmente spazzati via dalla speranza ed energia che aveva seguito la loro adozione. Ovviamente era ragionevolmente preoccupata, prendersi a carico due persone, peraltro quasi totalmente sconosciute, non era semplice e per quanto ne sapeva i coniugi avrebbero potuto pentirsi velocemente della decisione presa, e questo avrebbe significato altri problemi.

Chayse, che gli pareva la parte più razionale della coppia, rendendosi probabilmente conto della portata dell’affermazione della moglie prima ancora che lei stessa potesse farlo ci aveva tenuto a rassicurarla che ne avrebbero parlato meglio a cena in modo da assimilare la notizia e pensarci a mente fredda. E quello valva per entrambe le parti.

Esattamente come lei poteva rifiutare l’offerta fatta dai coniugi, loro potevano cambiare idea e sbatterli nuovamente per strada, soppresse un brivido a quel pensiero. L’inverno sarebbe arrivato a breve e, ne era consapevole, non sarebbe riuscita a far vedere a Mihir la sua prima primavera, era letteralmente una questione di vito o di morte.

Ancora scossa dall’aver realizzato quel pensiero si lasciò andare sul materasso, socchiuse gli occhi prendendo qualche respiro profondo; Chayse si stava occupando della locanda adiacente e non sarebbe rientrato fino a sera, Corinne si trovava al piano di sotto e si stava occupando del bambino. Presa da un’irrefrenabile e primordiale paura Mie si alzò di scatto uscendo dalla stanza e scendendo i gradini due a due, attraversò il corridoio ignorando il chiacchiericcio confuso che proveniva da dietro la porta di legno che aveva attraversato appena un giorno prima e si diresse spedita in cucina. Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e la nausea invadergli la bocca mentre il suo cervello afferrava ciò che gli stavano trasmettendo gli occhi: la cucina era vuota. Rimase a osservare il tavolo scuro e le sedie per quei secondi che gli parvero un’eternità prima di girarsi e correre nuovamente per il corridoio, il suo corpo si mosse prima ancora che il suo cervello formulasse un vero pensiero e imboccò il secondo corridoio che si trovava esattamente di fronte alla porta della locanda, era abbastanza breve e alla fine di esso si trovava una finestra che dava su un vicolo, a destra e a sinistra si trovavano due porte e senza esitazione mie spalancò quella di destra. Corinne sussultò e Mihir pianse preso alla sprovvista dal rumore sordo della porta che sbatteva contro il muro.

-Cosa succede?- la voce preoccupata dell’anziana la raggiunse attirando la sua attenzione –Tutto bene? Sembri spaventata, cos’è successo!- gli si avvicinò velocemente mentre lei, ancora imbambolata sulla soglia, cercava di regolarizzare il respiro

-Ehi, ehi calmati okay? Fai un respiro profondo, brava, respira - segui le istruzioni lasciandosi cullare da quella voce così calda e rassicurante

-Siete qui- la voce le usci strana, come se fosse una domanda timida che si spacciava per affermazione, la donna annuii prendendole il viso tra le mani

-Che ne dici di sederci sul letto?-

Il sorriso caldo la convinse a seguire Corinne fino al letto matrimoniale e solo allora si rese conto che quella era una camera da letto, probabilmente la sua.

-È camera tua?- chiese esitante

-Sì-

Mie afferrò il bambino tra le braccia cullandolo lentamente, aveva smesso di piangere quasi subito dopo il suo ingresso –Sei davvero un bravo bambino- si complimentò con voce stanca dando luce ai suoi pensieri

-Ti va di dirmi cosa è successo?- le chiese rassicurante

-Volevo vedere Mihir- rispose semplicemente continuando a osservare il bambino negli occhi, era vero e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stata stupida la sua preoccupazione

-Capisco…- disse alzandosi e lasciandola sola seduta tra le coperte –Noi stavamo cercando qualche vestitino per questo piccolo principe, ci aiuti?- chiese allegramente

Mie sorrise spontaneamente sollevando il capo, effettivamente il neonato, ora che ci faceva caso, indossava una tutina color crema che pareva decisamente più calda del suo precedente vestito

-Come mai hai dei vestiti per bambini?- chiese curiosa

Lo sguardo di Corinne parve rattristarsi nonostante il suo sorriso e questo non fece che alimentare la sua curiosità –Io e Chayse abbiamo avuto dei figli, ho sempre tenuto le loro cose nell’eventualità di un altro figlio-

-Ma non sei troppo…- esitò un attimo cercando la parola giusta –anziana?-

-Sì, lo sono. Ma sono ricordi preziosi a cui mi sono affezionata-

-E va davvero bene darli a Mihir? Non te ne pentirai?-

La donna sollevo il caso dalla cassettiera in legno ai piedi del letto dentro cui stava rovistando donandole un sorriso incoraggiante –Tranquilla, non è un problema! Sono più che felice che qualcuno possa indossare di nuovo questi abiti!-

Mie annuii poggiando Mihir sul letto, al centro di quel cumolo di cuscini sopra il quale lo aveva trovato,  e si inginocchiò ai piedi del letto affianco alla donna –Allora non ti dispiacerà se ti do una mano giusto?-

Corinne ridacchiò allegra –Per niente! Sai, la schiena dopo tutti questi anni comincia a fare i capricci-

Mie nascose il viso sorridente in quel cumolo di vestiti e lenzuola iniziando a cercare, era il minimo per ricambiare la sua gratitudine no?

 

Cercarono per quelle che parvero ore fermandosi solamente quando lo stomaco di entrambe iniziò a emettere strani versi, nel pieno imbarazzo della più giovane e tra i gorgoglii divertiti di Mihir. Mie aiutò l’anziana ad alzarsi e le consigliò di sedersi un po’ sul letto per calmare il mal di schiena dovuto al molto tempo passata inginocchiata sul pavimento. La ricerca non era però stata infruttuosa, infatti il bottino ammontava a: altre tre tutine oltre a quella indossata dal piccolo, rispettivamente di color verde, grigio e blu, un corredo formato da un piccolo lenzuolo, un cuscino, una coperta calda e un pupazzetto a forma di oca, un cappello di lana e una sciarpa abbinata entrambi marroni.

Dopo aver ordinatamente disposo il tutto sopra alla scrivania presente nella stanza, Mie aveva notato come quella camera fosse decisamente più arredata rispetto alla sua, si erano dirette in cucina insieme al bambino con l’intenzione di mangiare qualcosa per pranzo e poi ritornare alla ricerca di qualche altro “prezioso ricordo” come li chiamava Corinne.

Il pranzo, sebbene veloce e non elaborato, era stato delizioso secondo il parere della giovane. Le patate erano state lessate e schiacciate per formare una purea a cui erano stati aggiunti alcuni dadini di carne cotta nella padella. Mie aveva pulito il piatto per ben due volte sotto lo sguardo divertito della cuoca che si era goduta i suoi complimenti per il lavoro svolto. Un piatto era stato tenuto da parte per il padrone di casa e, mentre Corinne era andata a portarglielo ben conscia che non poteva arrivare a sera semplicemente bevendo alcolici, Mie si era alzata iniziando a riordinare. Aveva preso i due piatti, le posate e la pentola posandoli tutti nel lavello. Aprì il rubinetto soddisfatta del fatto che l’acqua corrente fosse disponibile, al contrario di dove aveva vissuto fino ad ora, e iniziò a sciacquare i cucchiai. Sentì Mihir ridacchiare dietro di lei e si girò a osservarlo, anche lui si era goduto il suo biberon di acqua zuccherata come pranzo e storse la bocca al pensiero che, presto, avrebbe dovuto trovare del latte; l’ultima volta che era riuscita a sfamarlo come si deve non era finita bene, per nulla.

Corinne rientrò in cucina e la prima cosa che fece fu agguantare il bambino prendendolo in braccio

-Prima lezione!- disse solennemente guardandola –Non lasciare mai il bambino da solo a meno che non si trovi nella culla. Tanto più su un tavolo, potrebbe rigirarsi e cadere!-

Mie sbiancò a quella prospettiva –Io non volevo, oddio!-

La donna le si avvicinò sorridente –Sono errori che facciamo tutti tranquilla, l’importante è imparare la lezione- annuii osservandole il bambino tra le braccia

-Posso farti una domanda?- chiese esitante ricominciando a lavare le stoviglie, la donna le sorrise incoraggiante –Tu da chi hai imparato? Cioè ci sai fare con i bambini…-

-Per qualche tempo ho fatto la bambinaia da giovane, ho imparato così, da chi era più esperta di me-

-Bambinaia?- ribatté interrogativa

-Sì, è il nome che viene dato a chi si occupa dei bambini degli altri-

-E perché qualcuno dovrebbe farlo?- rabbrividì immergendo le mani nell’acqua fredda

-È un buon lavoro, ben retribuito, e poi ci sono persone che semplicemente amano farlo- spiegò, Mie annuii sebbene qualcosa non le quadrasse

-Però…- ribatté cercando di capire cosa le stesse sfuggendo esattamente

-Cosa?-

-Niente- si arrese scuotendo la testa –Finisco di lavare e poi torniamo in camera?-

-In realtà pensavo di farti fare un giro della zona, non sembri molto in grado di orientarti- le disse schiettamente.

Mie si irrigidì, poteva essere un comportamento bambinesco, ma non voleva uscire da quella casa. Da quando aveva varcato a porta della locanda tutto era andato miracolosamente per il meglio e si sentiva al sicuro, non voleva uscire. Sapeva che era una paura infondata e senza senso, un semplice capriccio, ma se per caso uscire avesse significato rompere quella pace che si era creata? Se non avesse più potuto fare ritorno in quella locanda? Un po’ come quando ti risvegli da un sogno e poi non riesci più a continuarlo, non importa quanto fosse bello o quanto impegno ci metterai, non potrai riagganciare quel filo.

-Ti senti bene Mie?- chiese preoccupata l’anziana, aveva notato il suo irrigidimento

-Io… non credo sia una buona idea andare fuori, insomma Mihir è ancora molto piccolo e potrebbe prendere freddo e magari Chayse ha bisogno con la locanda no? E se rientrasse prima e non ti trovasse si preoccuperebbe!- sapeva che erano scuse sciocche, ma sperava che almeno servissero a farle guadagnare tempo. Corinne parve accorgersi del disagio che improvvisamente aveva mostrato e, sebbene titubante, annuii

-Allora vorrà dire che ti recluterò per le pulizie di casa! La schiena continua a mandarmi fitte e non è il caso che mi sforzi troppo-

Sorrise più rilassata tornando a pulire le stoviglia -Qui ci penso io, vai pure a sederti-

-Non trattarmi come se fossi incapace di reggermi in piedi!- provocò bonariamente, più per cercare di rilassarla che altro, la giovane arrossì fino alla punta dei capelli

-Io non volevo offenderti!- si scusò imbarazzata

Corinne scoppiò a ridere mentre si accomodava sulla sedia con ancora in braccio il piccolo Mihir.

 

Il pomeriggio passò abbastanza velocemente, una volta asciugate le stoviglie aveva spazzato per terra, si erano poi spostate in camera dove avevano ripiegato tutto ciò che nella mattinata avevano tirato fuori dalla cassa ai piedi del letto per poi rimetterlo apposto, Mihir aveva giocato col pupazzetto a forma di oca e la donna l’aveva più volte ripresa per come piegava i vestiti “in maniera totalmente sbagliata”. Una volta finito era stata spedita in cucina a scaldare una pentola d’acqua per fare il bagno a Mihir e lei aveva ubbidito chetamente cercando dietro i vari stipiti la pentola più grande, l’aveva riempita fino all’orlo e tentando di non far cadere nemmeno una goccia, tentativo peraltro vano, l’aveva poggiata sul fuoco; aveva afferrato lo staccio e asciugato le macchie dal pianale e dal pavimento. Il problema a cui non aveva pensato era come portare tutta quell’acqua dalla cucina al bagno. Si sollevò le maniche della maglia afferrando i due manici di ferro che, per fortuna, erano solamente caldi e non bollenti, fece appello a tutte le sue forse e tolse la pentola dal fornello. Immediatamente se ne pentì sentendo quanto fosse pesante, da quando in qua l’acqua pesava così tanto? Si avviò lungo il corridoio, raggiunse l’altezza della camera da letto e invece di girare a destra prese la porta di sinistra.

Il bagno era piccolo, più lungo che largo, possedeva una doccia e un lavandino abbastanza spazioso da poter essere trasformato in una piccola vasca da bagno per Mihir. Non penso neanche di provare a rovesciare il contenuto della pentola nel lavandino limitandosi a poggiare direttamente il tutto al suo interno. Corinne la guardava con in braccio Mihir e un’espressione sconcertata sul viso

-E tutta quell’acqua?-

Sollevò le spalle –È calda- disse semplicemente come se fosse una scusa, l’anziana sbuffo appena e Mie noto come si fosse sollevata le maniche fino ai gomiti  per lavare il bambino

-Rovescia la pentola nel lavandino per favore, ho già messo il tappo tranquilla-

Annuii mentre riafferrava i manici e con un ultimo sforzo rovesciava l’enorme mole di liquido all’interno del lavabo. Nonostante parte di essa fosse caduta sul pavimento Mie si sorprese di notare che l’acqua arrivava appena sopra la metà del lavandino, le era sembrata molta di più. I versetti gorgoglianti di Mihir e le pernacchie riempirono la stanzetta mentre l’altra donne regolava la temperatura aggiungendoci acqua fredda.

-A quanto pare al nostro piccolo ometto piace il rumore dell’acqua- commentò festante Corinne –Meglio così, non dovremo combattere per fargli fare il bagno-

Mie sentì distintamente un sentimento caldo e vischioso allargarglisi nel petto mentre un sorriso gli spuntava sul viso.

Il bagno prosegui egregiamente e alla fine entrambe le donne furono costrette a cambiarsi di vestito tanto erano bagnate. Mihir indosso la tutina grigia, con disegnato un piccolo topolino sul davanti, aveva un aspetto davvero grazioso e per un attimo a Mie parve impossibile che fosse lo stesso neonato a cui aveva dovuto cambiare il pannolino quella mattina. Per fortuna non aveva assistito al cambio prima del bagnetto, occupata a scaldare l’acqua.

Fu quando scese nuovamente al piano di sotto che si accorse di qualcosa di strano, dalla porta della locanda non proveniva alcun rumore. Si diresse con passi svelti in cucina dove i due coniugi la stavano aspettando. Corinne era girata ai fornelli mentre cucinava qualcosa, Chayse invece era seduto al tavolo e giocava con Mihir facendogli prima il solletico e poi sollevandolo in alto. Si sorprese a fissarli affascinati, sembravano una vera e propria famiglia, loro si che avrebbero potuto occuparsi egregiamente di lui, permettergli di superare l’inverno, vedere la sua prima primavera e anche quella successiva e tutte le primavere a venire. Entrò andando a sedersi sulla sedia, la donna la accolse con un bel sorriso mentre il marito si limito a un secco gesto del capo.

-Com’è andata la giornata?- chiese cercando di avviare la conversazione, Mie annuii

-Bene-

-Già, abbiamo pulito tutta casa, mi è stata davvero di aiuto con questo mio mal di schiena!- si inserì nel discorso Corinne. I tratti del viso dell’uomo si addolcirono nuovamente mentre osservava la moglie, sospirò e poi tornò a guardarla

-Non è un discorso facile e non voglio fare troppi preamboli, quindi scusa se sarò così diretto ma hai deciso se accettare la nostra offerta?-



Note e Scleri dell'autrice:

Tan tan taaaan! Eccomi tornata! E prima del linciaggio di gruppo lasciatemi spiegare! Allora sono partita per andare in vacanza con computer al seguito e tutto, arrivo a casa dai miei parenti tutta felice e contenta, baci e abbracci, una cena che neanche fosse un matrimonio e poi mi ficco nel mio lettone iniziando a scrivere.
Poi il dramma.
E si gente, ecco a voi il genio dei geni, colei che è riuscita a scordarsi il caricabatteria del pc a casa -.- e a quanto pare in famiglia nessuno possiede un pc o, più probabile, nessuno mi ha voluto prestare il caricabatterie. Risultato? Un aggiornamento saltato e centinaia di appunti scritti a matita sull’unico quaderno disponibile. Ma! C’è anche un lato positivo, l’aria di mare ha ispirato la mia fantasia e adesso sto scrivendo in quinta! Quindi tutto apposto per ora.

Spero vi siate goduti questo mega-capitolo che, stando al contatore, misura ben 39.611 parole, complimenti a me! E ora ecco la domanda di rito che credo sia abbastanza ovvia:

Mie accetterà di essere adottata insieme a Mihir dai coniugi Ishan?
A- Sì
B- No

Vi aspetto in tanti giocatori!
Imoto-chan


  
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