Capitolo
21
11
Febbraio 1945
-
La prossima volta che mi viene in mente di accettare di
partecipare a qualche assurdo Club incatenami da qualche parte e
impediscimi di
commettere altri errori madornali – bofonchiò
Sophie mentre camminava verso i
sotterranei in compagnia di Tobias e Fleamont.
Il
fidanzato sorrise, scompigliandole affettuosamente i
capelli.
-
Ti lamenti sempre, ma alla fine della serata ti ritrovi a
ridere come una matta – le fece notare.
-
Certo, perché Lumacorno è sempre il solito.
–
-
A me non dispiace poi così tanto, l’unico problema
è che
Kara non ne fa parte. –
I
due ragazzi si scambiarono un’occhiata eloquente.
Da
qualche tempo a quella parte Fleamont era diventato decisamente
più sentimentalmente estroverso e non dubitavano che la cosa
dipendesse in
massima parte dal comportamento espansivo e schietto di Kara.
Un
bel miglioramento, non c’era che dire.
-
A te non dispiace perché Lumacorno ti adora –
considerò Tobias.
-
Questo non è affatto vero. Lo sanno tutti che il suo
preferito è Riddle. –
-
E la cosa ti fa rodere il fegato – ridacchiò
Sophie.
Fleamont
si strinse nelle spalle.
Aveva
messo in conto da tempo la netta preferenza della maggior
parte dei professori per Riddle e se n’era fatto una ragione.
Non
condivideva e non comprendeva il motivo, ma le cose
stavano così e non c’era nulla che potesse fare a
riguardo.
Non
che non ci avesse provato, ma sembrava che tutto il corpo
insegnanti fosse completamente incapace di vedere la vera natura di
Riddle,
quella che talvolta trapelava per brevi istanti sul volto da bravo
ragazzo
ligio alle regole.
O
meglio, si corresse, tutti tranne Silente.
Sembrava
che il professore di Trasfigurazione fosse l’unico
immune al suo fascino.
Dopotutto
era il mago più brillante del secolo, nessun dubbio
che non si lasciasse imbrogliare da parole sussurrate con sussiego e
smodata
accondiscendenza.
Arrivati
alla porta dello studio di Lumacorno, Fleamont si
fece da parte e invitò Sophie a precederli.
-
Prima le signore. –
*
Lumacorno
li aveva rimbambiti di chiacchiere fin dal primo
istante in cui avevano messo piede lì dentro, ma fu la
domanda che le rivolse a
coglierla di sorpresa.
-
Mi scusi professore, potrebbe ripetere? –
L’uomo
annuì con un sorrisone solare sotto i grandi baffi da
tricheco.
-
Naturalmente. Stavo considerando che fosse felice della
grande retata messa a segno negli Stati Uniti. Buona parte dello stato
maggiore
di Grindelwald nel Nuovo Mondo è stato arrestato. –
Già.
La
notizia era su tutti i giornali quella mattina e leggendola
non aveva potuto fare a meno di sentirsi più leggera e
spensierata.
Per
la prima volta dalla morte di suo padre, con il mondo
magico che finalmente si decideva a prendere in mano in modo deciso la
questione Grindelwald e la sua neonata relazione con Devon, sembrava
che le
cose avessero improvvisamente cominciato a girare per il verso giusto.
-
Naturalmente, signore. È un primo importante segno del
cambiamento in atto. –
-
Assolutamente sì, mi sento molto propositivo e fiducioso per
il futuro. Quest’era così buia finirà
presto, miei cari ragazzi, fidatevi di me
… ma, accidenti come si è fatto tardi –
esclamò guardando l’orologio a pendolo
che indicava pochi minuti allo scoccare della mezzanotte, - Forza,
tornate ai
vostri dormitori, è quasi passato il coprifuoco. –
Laura
e la maggior parte dei presenti obbedirono, recuperando
i loro mantelli e avvicinandosi all’uscita, ma con la coda
dell’occhio notò che
la Nott e Riddle erano rimasti leggermente in disparte.
-
Tu vai, ci vediamo in Sala Comune – sentì
sussurrare dal
Serpeverde.
Vide
Katherine annuire, agrgegandosi ad Abraxas, Renford e
Alphard nel lasciare la stanza.
Li
seguì a ruota.
Qualunque
cosa fosse di sicuro Riddle e Lumacorno non ne
avrebbero parlato in sua presenza.
*
Tom
entrò in Sala Comune mezz’ora più
tardi, trovando
Katherine seduta sul divano davanti al caminetto ardente.
Le
fiamme guizzanti venivano riflesse nelle iridi castano
scuro.
-
Allora? Ha parlato? –
Le
sedette accanto, lasciando al sorriso che aveva trattenuto
fino a quel momento la possibilità di trapelare sul volto
solitamente serio e
composto.
-
Ovviamente. Quel vecchio sprovveduto mi ha raccontato tutto
quello di cui avevo bisogno. –
Accigliandosi,
si voltò verso di lui.
-
E si è bevuto la scusa della teoria accademica? –
Annuì.
Katherine
emise un sibilo sprezzante.
Certe
volte dubitava seriamente della saggezza di Lumacorno; o
forse aveva compreso alla perfezione ma aveva preferito far finta di
non vedere
… di non comprendere.
-
Dunque è il momento di parlarne agli altri? –
-
Sì, lo è -, confermò, - ma solo ad
alcuni del nostro gruppo.
–
-
Che nomi avevi in mente? –
-
Sicuramente Abraxas e Renford, forse Avery e la Carrow, e
bisognerebbe provare ad avvicinare Wilkes. –
-
E Alphard? –
Tom
osservò il caminetto, prendendo tempo prima di dare la sua
risposta.
Era
una bella domanda.
I
Black erano una famiglia molto attaccata alla purezza del
sangue e a tutto ciò che ne derivava, disprezzando Babbani e
Mezzosangue almeno
quanto tutti loro.
Il
problema era solo uno: Alphard era un Black molto diverso
dal resto dei componenti della sua famiglia.
-
Non credo che sia pronto alla nostra idea di ordine
mondiale. Forse in futuro. –
-
D’accordo -, convenne, - ma che sia chiaro che con Avery e
la Carrow parli tu; uno è un viscido idiota mentre
l’altra mi fa venire voglia
di tirarle il collo ogni volta che apre bocca. –
Con
un sorrisetto vagamente divertito, Tom annuì.
*
13
Febbraio 1945
Kara
venne accolta al tavolo di Grifondoro per la cena da una
Minerva dal sorriso smagliante e l’espressione luccicante di
soddisfazione.
-
Come mai sorridi come un gatto del Cheshire? –
-
Un gatto di che? – le fece eco Ethan, accigliandosi.
-
Il gatto del Cheshire è il famoso Stregatto del romanzo
“Alice
nel Paese delle meraviglie” -, spiegò Minerva, -
ed è un libro Babbano, ecco perché
non lo conosci. –
Kara
scosse la testa.
-
No, Minnie, ti sbagli. Non lo conosci perché Ethan non sa
leggere quindi non lo conoscerebbe neppure se fosse un libro di favole
per
pargoli Purosangue. –
Davanti
all’ironia dell’amica Ethan le rivolse
un’espressione
buffa che avrebbe dovuto farlo sembrare profondamente indignato, ma che
ottenne
solo di farle ridere come matte.
-
Ad ogni modo, sono contenta perché ce l’ho fatta,
finalmente
oggi ci sono riuscita – annunciò Minerva,
orgogliosa.
Kara
mandò un piccolo strillo, sporgendosi ad abbracciare
l’amica.
Era
dall’inizio dell’anno che Minerva lavorava
incessantemente
per diventare un’Animagus e finalmente era giunta al suo
traguardo.
Si
sentiva tremendamente orgogliosa di lei.
-
Non tenermi sulle spine … che animale sei? –
Ethan,
che aveva continuato a guardare prima una e poi l’altra,
le interruppe.
-
Ehm ... a una di voi due dispiacerebbe molto spiegarmi di
che accidenti state parlando? –
-
Minerva è diventata un’Animagus. –
-
Ah, forte. –
Kara
gli assestò una pacca sul collo, facendolo sussultare.
-
E questa per cos’era? –
-
Per non esserti dimostrato sufficientemente emozionato dalla
cosa. È un grande traguardo. –
Minerva
scosse la testa, ridendo davanti al battibecco degli
amici.
-
Comunque, divento un gatto. Precisamente un soriano. –
-
Lo sapevo -, esclamò Kara attirando l’attenzione
generale, -
lo sapevo che saresti diventata un gatto, ho sempre detto che me lo
ricordi
tantissimo – concluse, abbassando un po’ la voce
per non far sapere i fatti
loro a metà della scuola.
-
Già, l’avevi detto –, riconobbe, - ma
quello non è Stephen
King? –
Kara
seguì il suo sguardo, vedendo il suddetto Tassorosso
entrare in Sala Grande con una scatola di cartone contenente decine di
prodotti
a base di cioccolato e dirigersi verso Drusilla.
-
Sembra che la nostra Dru stia per avere una sorpresa. –
*
Alya
si sforzò di non scoppiare a ridere davanti alla scena
che una delle sue migliori amiche si trovava a dover affrontare.
Il
loro compagno di Casa sembrava aver svaligiato l’intera
Mielandia e deciso di racchiudere tutto in quello scatolone.
-
Dru, credo che quella roba sia per te. –
Drusilla
si voltò verso il ragazzo, sgranando le iridi
castane.
Stephen
aveva deposto lo scatolone ai suoi piedi e le si era
inginocchiato davanti.
Riusciva
chiaramente a sentire le ragazze sospirare e i
ragazzi ridacchiare.
-
King, si può sapere cosa stai facendo? –
-
Cerco di attirare la tua attenzione – replicò,
imperturbabile.
-
La mia e quella dell’intera scuola, ci guardano tutti.
Alzati in piedi. –
-
Non finchè non avrai risposto alla mia domanda. –
-
Che domanda? –
-
Vuoi trascorrere il San Valentino con me? –
Da
qualche parte doveva essere gelato l’Inferno
perché la
risposta che le salì alla bocca era quella che fin dal primo
anno aveva sempre
giurato di non rivolgere mai a una domanda di quel genere da parte del
loro
biondo dongiovanni.
Ma,
al diavolo, avrebbe sempre potuto giustificare il suo
improvviso cambio d’opinione con quella caterva di dolci.
-
D’accordo, King, ci vengo ma adesso alzati in piedi
– rise.
-
Fantastico -, l’assecondò sedendole accanto, - e
pensi che
possa prendere una parte dei dolci? –
-
Adesso non esagerare. –
-
Puoi avere lei ma non i dolci, questo sì che è
avere chiare
le priorità – ridacchiò Alya.
Drusilla
le fece l’occhiolino.
-
Diciamo solo che potrebbe anche non dispiacermi più di
tanto. –
Stephen
sgranò gli occhi, preso in contropiede.
A
quanto pareva la resistenza della sua nanerottola era in
gran parte per partito preso. Si ritrovò a sorridere.
Forse
era quello sguardo nei suoi occhi quando lo punzecchiava
oppure il sorriso che gli rivolgeva.
A
chi importava.
Prima
o poi avrebbe sposato Drusilla Selwyn, di questo era più
che certo.
Spazio
autrice:
Salve!
A
tempo
di record, ma ero troppo ispirata per lasciar perdere e ho deciso di
pubblicare
anche questo capitolo.
Avrei
una
piccola domanda per voi visto che nel prossimo ci sarà San
Valentino con
annessa uscita a Hogsmeade:
-
Avete richieste particolari per il vostro
OC?
Per
ora è
tutto.
Ci
sentiamo presto, o almeno spero xD … dipende da quando
arriveranno le vostre
risposte Al prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary