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Autore: Ginevra1988    25/08/2017    8 recensioni
All'alba del tre maggio Harry, Ginny e gli altri reduci della Seconda Guerra Magica si ritrovano a fare i conti con... il ritorno alla normalità. Le ferite sono fresche, gli incubi li perseguiteranno ancora per anni e poco sembra essere come prima, ma la voglia di ricominciare è tanta. A passi lenti e incerti dovranno trovare la loro strada verso un futuro nel quale non potevano nemmeno sperare fino a qualche giorno prima.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Conosci il tuo nemico? […]
Non farti accecare dalle bugie
Nei tuoi occhi […]
Il silenzio è il tuo nemico

Know your enemy – Green Day
 
 
 

 
 
8 luglio 1998 – San Mungo
 

 
   Le prime luci dell’alba trovarono Harry sveglio, seduto sul letto: si era girato e rigirato tra le lenzuola per tutta la notte, incapace di prendere sonno, e guadagnandosi anche qualche occhiataccia di Spinner, che tentava almeno di dormire qualche ora visto il doppio turno che si era beccato quel giorno. Ma Harry davvero non ci poteva fare niente: un’assurda accozzaglia di emozioni diverse si agitava nel suo petto e lui non aveva proprio idea di come fare a calmarle.
   La voce di Andromeda continuava a tormentarlo: tutte le volte che chiudeva gli occhi sentiva la signora Tonks che annunciava entusiasta la gravidanza della figlia o, peggio, che gli chiedeva se Remus era un brav’uomo. Quella domanda, più di tutto il resto, aveva ferito Harry. Inevitabilmente l’immagine dei cadaveri di Tonks e Lupin, mano nella mano, riaffiorava con forza nella memoria del ragazzo, portandosi dietro i sensi di colpa che lo avevano divorato nelle prime settimane dopo la Battaglia di Hogwarts.
   Quando riusciva a scacciare quei pensieri, era solo per far spazio alla vergogna bruciante: aveva pianto davanti ad Arthur. E non qualche lacrima: i suoi nervi avevano proprio ceduto e il padre della sua ragazza lo aveva dovuto consolare.
   La schiena di Spinner scricchiolò rumorosamente, mentre l’Auror si raddrizzava sulla poltrona scura e muoveva il collo legnosamente. I capelli grigi stavano ormai battendo ritirata sulle tempie, ma l’uomo insisteva nel portarli lunghi fino alle spalle, legati in un codino liscio che lo faceva assomigliare a un grosso topo imbolsito.
   “Vuoi del caffè, Potter?” chiese con la voce impastata. Il ragazzo annuì con un sospiro e si decise a recuperare gli occhiali dal comodino; Jake si sporse oltre il bracciolo della poltrona, verso il proprio mantello, dal quale estrasse un thermos e due assurde tazze di ceramica, riempiendole di caffè e scaldandole con un colpo di bacchetta. Ne allungò a Harry una a righe gialle e nere, sulla quale una grossa scritta inneggiava alle Vespe di Wilburne; tenne per sé quella rosa shocking, che recitava a caratteri glitterati: “Sono sicura al 99.9% di essere una principessa”.
   “Non è mia” grugnì Spinner sorseggiando rumorosamente il caffè. “E’ di mia figlia. Di quale anno fa, insomma.” Fissò con sguardo assente la scritta scintillante. “Mi ricordo ancora quando ci inzuppava i biscotti di sua madre. Era maldestra come pochi, riusciva a sporcare di latte anche le pareti! Ma si sentiva proprio una principessa con questa tazza.” Bevve di nuovo e aggiunse: “Adesso… ha sposato un insipido commesso di Madama McClan e sorpresa! Sono diventato nonno. Peccato che abbia avuto un maschio, altrimenti avremmo potuto riciclarla.”
   Harry si lasciò strappare un sorriso e ingoiò un lungo sorso di caffè bollente; era proprio quello che ci voleva.
 
   Spinner aiutò Harry con i bagagli, anche se le operazioni di sgombero richiesero poco tempo: nell’armadio c’erano giusto un paio di tute e il comodino era pieno di vecchi numeri della Gazzetta del Profeta che il ragazzo decise di Evanescere in blocco. L’unica cosa veramente preziosa era la foto di Molly, Teddy e Ginny, che venne riposta con cura nel borsone.
   Joy, la bionda Assistente che piaceva tanto a Greg, arrivò con la solita colazione a base di the e biscotti così insapori da far sospettare che fossero fatti di cartone; Harry per una volta li mangiò volentieri, pensando che quella era l’ultima colazione così terribile, e si concesse di immaginare il sapore della favolosa torta di mirtilli di Molly che lo aspettava alla Tana.
   Verso le dieci e mezza il Guaritore Smethwyck portò in camera un grosso rotolo di pergamena, che consegnò a Harry.
   “Mi raccomando” disse per l’ennesima volta. “Niente sforzi con quel braccio, continua a fare i tuoi esercizi. E per almeno due settimane…”
   “Quando non uso il braccio lo devo tenere nel fazzolettone” completò il ragazzo senza esitazioni. Le labbra di Smethwyck si incresparono in un veloce sorriso.
   “Ci vediamo al controllo, a metà agosto” ordinò il Guaritore, poi si portò il pollice destro alla fronte ed eseguì quella specie di saluto che ormai Harry conosceva bene. “Riguardati, Harry.”
 
   Quando la porta della camera si aprì, Harry si aspettava di veder entrare Arthur, ma quella testa rossa non apparteneva al signor Weasley.
   “Ciao Harry!”
   Ron, mano nella mano di una sorridente Hermione, salutò l’amico con un cenno della testa.
   “Papà si è preso, emh, un po’ troppi permessi ultimamente” spiegò in risposta allo sguardo interrogativo dell’amico. “Oggi è dovuto andare in ufficio per forza. Così siamo venuti noi!”
   Harry sorrise di cuore, per la prima volta da giorni e giorni: era decisamente un sollievo per lui poter rimandare, anche solo di qualche ora, il momento in cui avrebbe dovuto guardare in faccia Arthur dopo aver frignato sulla sua spalla come un perfetto deficiente.
   “Sei pronto?” chiese allegramente Hermione. “Molly ha sfornato così tanta torta ai mirtilli che fino a Natale non vorrai più sentirne nemmeno parlare!”
   Ron si caricò il borsone su una spalla e Spinner si alzò dalla poltrona scura, una mano alla base della schiena per sorreggere il peso delle lunghe ore di veglia.
   “Abbiamo un corridoio di Materializzazione anche oggi?” chiese Harry; Jake scosse la testa.
   “La Tana è troppo distante da Londra per creare un corridoio diretto; oggi andiamo con la Metropolvere. Ti Disilluderò in modo che i giornalisti – o altro – non ci diano noie e attraverseremo l’Atrio il più velocemente possibile.”
   Harry si alzò a sua volta, pronto per la Disillusione, quando la porta della stanza si aprì di nuovo: Frank Prewett entrò a lunghi passi, i pugni piantati sui fianchi e il sigaro spento infilato tra i denti. A poca distanza lo seguiva Greg, l’aria distratta di chi sembrava capitato lì per caso.
   “Potter! Finalmente in piedi, eh?” sbraitò il Capo degli Auror con un sorriso. Harry inarcò le sopracciglia: in più di venti giorni di ricovero il signor Prewett non aveva mai chiesto notizie di lui, né tanto meno si era fatto vedere.
   “Buongiorno” Harry scelse una risposta vaga ed educata. “Mi sento meglio, sì.”
   Il ragazzo sentì irrigidirsi Hermione al suo fianco, mentre Frank annuiva soddisfatto.
   “Potter, volevo che lo sapessi prima da me” esclamò estraendo un foglio di pergamena dalla veste blu di ordinanza. “Prima che lo pubblichi il Profeta domani, insomma.”
   Prewett allungò la pergamena a Harry, che la spiegò davanti a sé in modo che anche i suoi amici potessero leggere.
 
 
ARRESTATO RESPONSABILE DELL’ATTACCO AD HARRY POTTER
NARCISSA MALFOY TRAMAVA VENDETTA
 
   Ieri mattina l’Ufficio Auror ha rilasciato il comunicato ufficiale: Narcissa Malfoy, nata Black, è stata arrestata per l’aggressione a Harry Potter, avvenuta il 17 giugno scorso.
   Dopo ore di interrogatorio, la donna ha confessato di aver Suggestionato il Guaritore e Vampiro Hugo Ziemsenn tramite Magia Oscura, probabilmente utilizzando una Pietra di Sangue e un particolare tipo di Maledizione Imperius. Le dinamiche e i tempi sono ancora al vaglio degli Auror.
   Narcissa Malfoy, come i più sapranno, è la moglie del noto Mangiamorte Lucius e madre di Draco, al momento sotto processo con l’accusa di aver fatto parte a sua volta dei seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Secondo le prime dichiarazioni dell’Ufficio Auror, la donna avrebbe covato intenti di vendetta sin dall’arresto dei suoi familiari, all’indomani della Battaglia di Hogwarts, ideando ed attuando il progetto di uccidere Harry Potter grazie alle sue doti di abile Strega.
   Sulle tracce di Narcissa Malfoy si era messo il Capo stesso dell’Ufficio Auror, Frank Prewett, che ha dichiarato di aver seguito la pista ottenuta da altri due recenti arresti, Garth e Gregory Goyle, autori dell’effrazione a casa di Xenophilius Lovegood all’inizio di giugno.
   “Harry può ritenersi al sicuro, adesso” ha affermato Prewett. “Quei fottuti bastardi sono al fresco!”
 
   L’articolo proseguiva con un mucchio di fesserie giornalistiche sul sospiro di sollievo che la Comunità Magica poteva tirare. Harry abbassò la pergamena e scambiò un velocissimo sguardo con Hermione, che stringeva le labbra nella sua peggior espressione perplessa.
   Narcissa Malfoy? La stessa che aveva mentito a Voldemort salvando la vita di Harry solo per poter entrare nel castello di Hogwarts e recuperare il figlio? C’era qualcosa che non andava in quella versione, qualcosa che a Harry sfuggiva.
   “Allora, Potter! Non è una bella notizia?” berciò il Capo degli Auror, le guance rosse. “Caso risolto! I cattivi sono in prigione!”
   Il ragazzo mostrò l’espressione più convinta e felice che riuscì a trovare.
   “E’ davvero una notizia splendida, signor Prewett.”
   “E dovrebbero essere contenti anche i nostri amici, qui” esclamò Frank indicando Greg e Spinner. “La scorta non è più necessaria.”
   Harry vide Jake stirare le labbra in un sorriso stanco, ma l’Auror più giovane non mosse un muscolo, come se il suo Capo avesse semplicemente detto loro che domani ci sarebbe stato il sole. Hermione inspirò rumorosamente.
   “C’è qualche problema, signorina Granger?” chiese Prewett in un tono formale che non gli apparteneva.
   “Mi chiedevo solo… ha interrogato lei personalmente Narcissa Malfoy?” disse la ragazza scegliendo accuratamente le parole; Harry la conosceva troppo bene per non capire che aveva in mente qualcosa.
   “Certo” rispose Frank con una lieve incertezza.
   “Ho assistito anch’io” intervenne in un moto di orgoglio Greg. “Oserei dire da manuale, signore!”
   Frank gli dedicò un sorriso compiaciuto.
   “Proprio ieri” proseguì Hermione. “Ron mi diceva quanto desiderasse vedere un interrogatorio fatto da lei, signor Prewett. Sarebbe… sarebbe possibile avere il suo Ricordo? Sarebbe veramente interessante.”
   Un’ombra fugace passò sul volto di Frank, il sorriso da pub irlandese congelato per un momento.
   “Ha un Pensatoio, signorina Granger?” chiese asciutto.
   “Ci possiamo organizzare” ribatté Hermione, ostentando innocenza.
   “Posso darvi il mio Ricordo” si offrì Greg con l’evidente intento di uscire da quel momento di impasse; estrasse la bacchetta, poi sbirciò il proprio capo. “Se sei d’accordo, capo.”
   Prewett fissò Hermione ancora per qualche istante, poi il consueto sorriso eccessivo si aprì nuovamente sul suo volto.
   “Ma certo che sono d’accordo! Mi fa sempre piacere aiutare le nostre giovani leve!”
   Prewett rise chiassosamente; Hermione tirò una gomitata nelle costole di Ron, che balbettò un “Grazie, Frank” appena udibile.
   Il Capo degli Auror si congedò senza troppe cerimonie, lasciando che Greg Evocasse una fialetta di vetro e vi spingesse con delicatezza un Ricordo estratto dalla sua tempia coperta di ricci scuri. L’uomo tappò la fialetta e fissò con attenzione Hermione per qualche lungo momento.
   “Spero che tu non abbia dubbi su Prewett” disse sottovoce. “E se ne hai, questo ti farà cambiare idea.” Prese una mano della ragazza, vi mise il Ricordo e la chiuse con entrambe le sue, regalandole poi uno dei suoi sorrisi da consumato play boy. “Penso ancora che sia incredibile che tu non faccia il corso da Auror.”
   Harry poteva quasi sentire il calore emanato dalle orecchie di Ron che viravano al rosso fuoco, mentre Greg voltava loro le spalle e li incitava ad uscire dalla stanza con un ampio gesto della mano.
   “Datevi una mossa, ragazzi, abbiamo tutti degli impegni per pranzo!”
 
   “Cosa diavolo ti è saltato in mente?”
   Ron bisbigliava furioso nelle orecchie di Hermione mentre scendevano le scale. Harry, a pochi passi di distanza dai due, era stato Disilluso da Spinner, che lo teneva per il braccio buono, mentre dall’altro lato Greg teneva con noncuranza la mano sulla bacchetta nella tasca interna della veste blu.
   “Stai zitto!” era l’unica risposta che la ragazza continuava a sibilare, la schiena dritta e le spalle rigide come un soldato mentre marciava gradino dopo gradino. Ron e Hermione si fermarono all’imbocco del corridoio, a un passo dall’Atrio del San Mungo, uno di fronte all’altra; per poco Harry e Jake non rovinarono loro addosso.
   “Tu sei fuori di testa!” sibilò ancora Ron; Hermione strinse le labbra in modo preoccupante, estrasse la bacchetta e la puntò sulle labbra del ragazzo.
   “Silencio” sussurrò in tono incredibilmente risentito; lo sguardo di lui avrebbe potuto incendiare un intero campo da Quidditch. Un gruppetto di giornalisti si affrettò rumorosamente verso di loro; alcuni avevano una Penna Prendiappunti in bilico sui taccuini.
   “Signor Weasley, come sta Harry?”
   “Signorina Granger, una domanda!”
   Spinner afferrò una spalla di Hermione, la scostò bruscamente e puntò la bacchetta con decisione verso quella piccola folla.
   “Impedimenta! Fuori dai piedi, oggi niente dichiarazioni!”
   Ron e Hermione ne approfittarono per sgattaiolare verso la Metropolvere, seguiti a ruota dall’Auror più anziano e da un Harry visibile solo da occhi molto attenti. Greg invece rimase all’imbocco delle scale, con un sorriso rilassato stampato sulle labbra.
   “Signori, perdonate il mio collega! E’ in partenza per una missione piuttosto delicata. Sarò felice di aggiornarvi sullo stato di salute di Harry.”
   Con queste poche frasi Greg si guadagnò tutta l’attenzione dei giornalisti, distogliendola completamente dal camino che ospitava fiamme verdi e apparentemente inutilizzate.
   “Vai dritto alla Tana, Potter” sussurrò Spinner all’orecchio Disilluso del ragazzo. “E aspettami in salotto. Non fare scherzi. Ti voglio consegnare direttamente tra le braccia di Molly Weasley.”
   Harry esitò un attimo prima di entrare nella Metropolvere: aveva lavorato duramente perché quel giorno arrivasse il più in fretta possibile, per tornare alla Tana e prendersi cura di Teddy e Ginny. Ma non era del tutto sicuro che ci sarebbe riuscito. A dire il vero non era più sicuro di niente, da parecchio tempo ormai, se non di poche cose; e il desiderio di tornare alla Tana era decisamente una di queste certezze. Trasse un bel respiro e si infilò tra le fiamme.
 
   Fu come entrare nel Ricordo di qualcun altro: il vecchio divano era al suo posto, davanti al camino, con i suoi cuscini di pizzo sgualcito; la poltrona di Molly aspettava placida in un angolo, di fianco alla grossa radio; dalle pareti decine di bambini e ragazzi dai capelli rossi salutavano con la mano e si rincorrevano fuori e dentro dalle cornici scolorite dal sole. Era tutto al suo posto, ma stranamente lontano, come se Harry non fosse realmente nella stanza.
   “Ginny, metti a posto quelle sedie, non farmelo ripetere!”
   La voce di Molly entrò dalla finestra aperta e riscosse Harry come uno schiaffo in pieno volto. Il cuore fece un balzo nel petto: era davvero tornato alla Tana.
   Le fiamme del camino diventarono di nuovo verdi e Hermione atterrò sul tappeto del salotto con un saltello; alzò lo sguardo su Harry e spostò la testa di lato, come se qualcosa la avesse incuriosita.
   “Tutto bene?” chiese con tono un po’ apprensivo; il ragazzo annuì sfoggiando il sorriso più convincente che riuscì a trovare. Ron uscì in quel momento dal fuoco, rovinando addosso ad Hermione che era ancora ferma nello stesso punto; il ragazzo si rizzò in tutta la sua altezza, puntò un indice minaccioso verso la propria ragazza e cominciò a vomitare parole concitate.
   “Se provi di nuovo a fare una cosa del genere…”
   Hermione non si scompose, ma anzi lo zittì con un gesto secco della mano.
   “Discuteremo dopo! Abbiamo poco tempo prima che arrivi anche Spinner. Stasera, alle nove, in camera mia e di Ginny. Riunione di emergenza.”
   Le fiamme del camino virarono ancora una volta sul verde; i tre ragazzi si allinearono davanti al tappeto, aspettando l’arrivo di Jake in un silenzio vagamente teso. Il vecchio Auror uscì dal fuoco tossendo e spegnendo con la mano un angolo della tunica al quale alcune scintille avevano attecchito; alzò gli occhi e scrutò il terzetto come se cercasse di capire se erano le persone giuste.
   “Molly è in giardino con gli altri” trillò Hermione in tono spensierato; Spinner annuì e le fece cenno di fargli strada. Harry si unì alla piccola processione, gli occhi bassi, il cervello che lavorava freneticamente: in mezzo all’emozione di tornare alla Tana, aveva quasi dimenticato che Hermione aveva chiesto senza alcun pudore il Ricordo dell’interrogatorio di Narcissa Malfoy. Non fece nemmeno in tempo a farsi un’idea propria su quanto era appena accaduto: come mise piede nel giardino dei Weasley fu accolto da esclamazioni e applausi. Un lungo tavolo era stato disposto poco distante la porta d’ingresso della Tana e riempito fino all’inverosimile di costine di maiale, pasticcio di pollo e torta ai mirtilli. Molly e Fleur sorridevano e applaudivano, mentre Ginny ululava allegra con in braccio Teddy, che la guardava con gli occhi spalancati, il ciuffetto di capelli ancora grigiastro. Sopra il tavolo c’era, sospeso a mezz’aria da un Incantesimo, uno striscione che recitava a lettere scarlatte: Bentornato a casa, Harry!
   Harry sbatté più volte le palpebre, ricacciando indietro le lacrime di commozione. Non poteva piangere in continuazione, proprio no. Ma non poteva fare a meno di pensare che aveva quasi perso tutto quello che si trovava davanti.
   Era sopravvissuto per un soffio all’attacco del Vampiro, salvato da Ron, ancora una volta.
   Ginny l’aveva quasi lasciato, a causa di quello che lui era, della serenità che non poteva darle.
   Aveva quasi rischiato di non poter più rimettere piede alla Tana – con che faccia avrebbe potuto rimanere lì, se Ginny avesse deciso di lasciarlo? Ron lo avrebbe preso a calci personalmente fino alla Manica.
   Quasi, quasi, quasi. Sempre per il rotto della cuffia, salvo solo fino al prossimo guaio. Chi poteva condividere con lui quel peso?
   Si guardò intorno e la risposta arrivò da sola. Una parte di lui desiderava poter risparmiare a tutte quelle persone dal cuore grande la sua croce personale, ma anche se davvero avesse voluto, era ormai troppo tardi: Ron e Hermione erano diventati i suoi fratelli, uniti da anni di condivisione e sacrificio; Molly e Arthur lo avevano praticamente adottato, da molto prima che Harry stesso se ne accorgesse; e poi c’era Ginny, che nonostante le incertezze e la paura, aveva comunque scelto lui, aveva scelto loro.
   D’un tratto si sentì incredibilmente egoista – ed incredibilmente fragile.
   “Grazie” riuscì a bisbigliare. “Grazie a tutti quanti.”
   Hermione lo prese sotto braccio e lo condusse con un sorriso verso una sedia. Molly si parò davanti a lui con aria seria.
   “Santo Cielo, quanto sei dimagrito Harry. Cosa diavolo ti davano da mangiare al San Mungo?”
   “Schifezze, credimi” sentenziò Ginny, poco distante. Harry la fissò ipnotizzato e lei sorrise, avanzando verso di lui con Teddy in braccio. Solo in quel momento il ragazzo notò con sorpresa quanto il bambino fosse cresciuto; liberò il braccio sinistro dal fazzolettone e si allungò istintivamente verso di lui. Ginny gli passò il fagottino, ridendo intenerita; Teddy fissò Harry per qualche momento, poi il suo ciuffetto di capelli virò dal grigio al fucsia: lo aveva riconosciuto.
 
   Fu solo dopo una mezzora abbondante, quando ormai il braccio sinistro di Harry cominciava a tremare debolmente, che il ragazzo permise a Molly di prendere Teddy dalle sue braccia.
   “Ha bisogno di mangiare, Harry” disse paziente la signora Weasley. “E anche tu!” aggiunse con un tono che non ammetteva repliche. Fece per voltarsi, ma il ragazzo appoggiò la mano destra sull’avambraccio di lei; non strinse la presa, ma il gesto fu sufficiente a farla fermare.
   “Molly, io…” Harry deglutì e ripensò al viso stanco nella foto che teneva sul suo comodino al San Mungo. “Mi prenderò cura di Teddy. Non sei sola.”
   Molly sorrise, quasi compassionevole, mentre cullava il bambino che cominciava a lamentarsi; qualcosa nello stomaco di Harry si contrasse bruscamente.
   “Tesoro, grazie, lo so. Ma non devi fare nulla, non hai nemmeno diciott’anni! Devi pensare a studiare e a diventare un Auror. Poi un giorno, magari, quanto tu e Ginny…” lasciò la frase in sospeso, lanciando uno sguardo veloce alla figlia impegnata con un piatto di pasticcio di pollo. “Io… io sono una mamma. E’ questo che faccio nella vita.”
   Molly gli rivolse un ultimo sorriso, stanco e tenero allo stesso tempo.
   “Mangia qualcosa, Harry, o incaricherò Ginny di imboccarti personalmente!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di Gin
Come promesso, capitolo bello denso!
Da una parte Harry si tormenta per qualsiasi cosa (ma che strano, eh?), quindi abbiamo tutto il subbuglio emotivo che gli ha provocato un po’ l’incontro con Andromeda il giorno prima e un po’ il ritorno alla Tana.
Dall’altra, la notiziona dell’arresto di Narcissa Malfoy! Per fortuna c’è Hermione che non si è fatta scappare l’occasione d’oro di saperne di più. Per il momento non commento oltre, tra qualche capitolo avremo modo di vedere in prima persona il Ricordo di Greg e… beh, mi direte cosa ne pensate. 
Ah, PS, le citazioni a inizio capitolo non sono mai casuali, ovviamente.

Io mi sto davvero divertendo come una matta a scrivere, spero di riuscire a tenere stretti tutti i fili che ho in mente in maniera decente.
Grazie come sempre a chi ha letto e leggerà, chi segue e chi commenta, puntualmente o saltuariamente, mi fa sempre un piacere enorme.
Devo dire che i signori Weasley dello scorso aggiornamento hanno fatto quasi più “successo” di Ron che affronta la prova da Auror e questo mi rende molto felice. Come credo di aver scritto a quasi tutti, in quel capitolo c’è un bel pezzettone di me e vedere che è piaciuto così tanto mi fa sciogliere come una principessa Disney davanti a un enorme abito rosa <3 <3 <3
 
Special thaks to:
kappolina – tra le prime ad esprimere un parere positivo per i miei Arthur e Molly, grazie!
Circe – di nuovo, sì. Si è divorata la storia a tempo record, quindi davvero grazie di cuore!
 
Smack
Gin
   
 
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