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Autore: Leila 95    25/08/2017    4 recensioni
Da quando si erano trasferiti in quel minuscolo paesino, lontano anni luce dal resto del mondo e dimenticato da Dio, Leia non aveva avuto una vita facile: aveva dovuto fare i conti con una realtà diversa, alla quale si ostinava a non volersi abituare. Nuove persone erano entrate nella sua vita, e non con tutte aveva stabilito un buon rapporto...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Un po' tutti, Wedge Antilles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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          Capitolo II
Han Solo ribolliva di rabbia.
Non voleva ammetterlo, eppure le parole che gli aveva detto Leia lo avevano ferito a sangue. Lei lo disprezzava, lo detestava…non aveva capito che il motivo per cui lui era così bastardo era che si era irrimediabilmente, irreparabilmente innamorato di lei. Gli era bastato un attimo per capire che quella ragazzina arrivata da Alderaan, quella forestiera, era diversa da qualsiasi altra ragazza avesse mai incontrato: troppo fiera, troppo orgogliosa, troppo idealista…e dannatamente bella, con quei suoi occhiali enormi e quella cascata di capelli corvini. Una bellezza fuori dal comune, aveva pensato sin da subito, di quelle che non si scordano facilmente. E infatti, dal loro primo incontro non era più riuscito a togliersela dalla testa, e passare da una ragazza ad un’altra non lo aveva affatto aiutato a dimenticarla, semmai lo aveva fatto sentire solo più in colpa. Era assurdo, e ridicolo visto che non stavano insieme, ma ogni volta gli sembrava di tradirla, di commettere un peccato stando con qualcun’altra, anche se – in effetti – lo faceva solo per non pensare continuamente a lei. Tutte le altre avevano anche popolato il suo letto, ma solo Leia popolava i suoi sogni.
Era ben consapevole del fatto che non erano fatti per stare insieme – una ragazza di così buona famiglia e un delinquente squattrinato come lui. Per questo motivo, per eliminare ogni possibilità di una relazione fra di loro, non aveva fatto altro che deriderla, prenderla in giro, offenderla: non voleva che apparisse chiaro e lampante che lei gli piaceva, e che lui non poteva più fare a meno di lei. C’era anche da dire che una parte di lui si divertiva a farla arrabbiare, a vedere le sue guance colorate di rosso porpora e i suoi occhi infuocati; quando era furiosa dava il meglio del suo repertorio linguistico, inventando offese ed insulti solo per le sue orecchie, senza tuttavia essere mai volgare o scurrile. Il fatto che solo lui scatenava questo tipo di reazioni in lei un po’ lo inorgogliva.
 
Ma ora l’elastico fra di loro, teso fino all’estremo, si era irrimediabilmente rotto. Il loro ultimo scontro gli aveva fatto capire che aveva passato il segno, che le cose non si sarebbero più aggiustate. Gli era parso, dal modo in cui Leia aveva iniziato a trattarlo negli ultimi tempi, che forse era attratta da lui, e perciò portare Clarisse alla festa gli era sembrata una buona idea, quella piccola spinta che le serviva per ammettere che in fondo lui le piaceva. Evidentemente si era solo illuso, viste le parole con le quali lo aveva offeso senza pietà.
 
Ma ormai non c’era più nulla da fare. Ora voleva solo continuare a correre sulla sua motocicletta fino all’alba, finché il serbatoio del carburante non si fosse svuotato.
E poi, sperava di avere ancora in casa quella bottiglia di whiskey con la quale sbronzarsi e tentare di dimenticare – almeno per un po’ – lo sguardo pieno d’odio con cui Leia gli aveva trafitto l’anima.

*****
Leia non riusciva più a smettere di piangere.
Appena tornata a casa era corsa subito nella sua stanza, continuando a dire di non sentirsi bene, e si era schiantata nel materasso senza trovare pace. Singhiozzava rumorosamente con la faccia schiacciata contro il cuscino, sperando che gli zii non la sentissero, e che Luke non arrivasse da un momento all’altro ad invadere la sua solitudine.
Era incredibile quanto Han riuscisse ad andare a fondo nella sua anima, a toccare tasti che nessuno aveva mai toccato prima, e a scatenare in lei reazioni estreme, violente, come quella di adesso. La sua parte razionale continuava a ripeterle che aveva tutte le ragioni del mondo per odiarlo e che non doveva provare alcun risentimento per ciò che gli aveva vomitato addosso poco prima. Ma il suo cuore invece le suggeriva qualcos’altro: era pentita di ciò che gli aveva detto, di quella reazione esagerata per una sciocchezza del genere…in fondo, lui non si meritava di essere trattato così perché, nonostante tutto, non le aveva mai fatto davvero del male. Certo, la prendeva continuamente in giro, e le attribuiva nomignoli improponibili, ma non si era mai azzardato ad offenderla davvero; aveva sempre rispettato i suoi spazi, i suoi ideali e i suoi principi (anche se non ne condivideva molti di essi); non si era mai azzardato a toccarla, a provarci davvero con lei, aldilà di quello che lei gli aveva detto stasera; ma, soprattutto, non l’aveva mai fatta sentire diversa dalle altre, estranea alla realtà di Tatooine, come avevano fatto invece molti dei suoi compagni di scuola.
 
Quando lei e Luke avevano computo 18 anni, l’inverno passato, Han aveva comprato ad entrambi – malgrado le sue perenni ristrettezze economiche – dei regali molto costosi, decisamente troppo per una semplice conoscenza: a lei aveva regalato un braccialetto d’argento con tanti piccoli ciondoli in ambra, la sua pietra preferita. Quel braccialetto lo portava ancora adesso con sé, e con il tempo era diventato una specie di amuleto portafortuna. Alla loro festa poi, lui le aveva chiesto l’onore di un ballo: all’inizio le era sembrata una richiesta sbruffona e goliardica, solo per vantarsi di aver ballato – fra le tante ragazze – anche con la mocciosa “alderaaniana troppo interessata allo studio per farsi anche una vita” (come l’aveva definita una sua malvagia compagna di classe) ma, quando lui l’aveva stretta fra le braccia in modo così delicato e le aveva fatto poggiare la testa sulla propria spalla, aveva perso ogni contatto con la realtà assaporando per un attimo la felicità più pura. In quell’occasione Han si era dimostrato il ragazzo più gentile e dolce di tutto l’universo, regalandole un momento magico, salvo poi tornare il giorno dopo alle normali ostilità, come se nulla fosse successo.
 
Oltre alla festa, c’erano state altre (rare!) occasioni in cui Han aveva dimostrato di avere anche un cuore oltre ad un ego smisurato e di essere in grado di fare azioni carine. Per esempio, quando si offriva di riaccompagnarla a casa in moto dopo la scuola, quelle volte in cui la incontrava troppo carica di libri e dizionari; o quando qualche volta le comprava la sua pasta preferita alla pasticceria e gliela portava se andava a trovare Luke.
Ogni anno, nell’anniversario della morte dei suoi genitori, le faceva capitare a casa una rosa bianca, per farle sapere che le era vicino e che l’avrebbe ascoltata se avesse voluto parlare con lui – perché, nonostante fossero passati già tre anni, quella ferita nel suo cuore era ancora aperta, e assai lontana dal rimarginarsi. Ecco, su una faccenda delicata come questa Han non si era mai permesso di prenderla in giro né di fare commenti: rispettava in silenzio il suo dolore, e metteva a disposizione la propria spalla sulla quale poter piangere senza remore.
 
Non si poteva dire che non la rispettasse, a suo modo. Potevano considerarsi amici almeno: anche se passavano la maggior parte del loro tempo a litigare, fra di loro vigeva una specie di accordo di mutuo rispetto, che nessuno aveva mai violato – almeno fino a stasera. Non voleva pensarci, ma si rendeva conto che gli doveva delle scuse, e anche belle grosse, per quello che era stata in grado di dirgli: Han non si meritava di essere trattato così, dopo tutto quello che aveva fatto e che continuava a fare per lei.
La sua vita sentimentale non era un suo affare, e doveva restare fuori dalla loro amicizia.
Sperava solo di riuscire a trovare le parole adatte per chiedergli scusa e, soprattutto, sperava che lui potesse perdonarla.
 
Sentì i passi di Luke su per le scale e si diede un contegno, fingendosi addormentata. Non aveva voglia di chiacchierare con suo fratello adesso…l’indomani ci sarebbe stato tutto il tempo per confrontarsi.
   
 
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