CAPITOLO
3: MOLLICI ESPLOSIVI
Italia,
2032
Il mare
non era mai stato così bello agli occhi di Lily che, seduta su di un altopiano
i cui piedi erano bagnati dall'acqua, rimase incantata da quel suo azzurro
cristallino e da come il sole vi si specchiasse dentro. Seduta accanto a lui
c’era Barnabas, il cui braccio era poggiato attorno
alle sue spalle.
“E’
bellissimo qui.”, disse Lily, poggiando la testa sul petto del ragazzo. “Mi
domando perché i Babbani non si godono questa vista.
Pensano solo a farsi il bagno.”, indicò delle persone in una spiaggia sotto di
loro, impegnate a bagnarsi e ad abbronzarsi.
“Dai,
credi che non ci siano maghi tra di loro?”, chiese Barnabas.
“Insomma, solo perché noi non siamo abituati, non vuol dire che non lo siano i
maghi italiani. E poi non hanno tutti i torti, fa molto caldo qui a quest’ora.”
Barnabas fu interrotto da un bacio di Lily,
quello che era capace di fargli dimenticare tutto ciò che c’era e accadeva
attorno a lui. Qualcosa molto più potente di un semplice incantesimo di
memoria. In vita sua non era mai riuscito a provare nulla di simile, nemmeno
quando era un giovane studente di Ilvermorny.
Nonostante
i due vivevano distanti, non c’era niente che riusciva a separarli, nemmeno i
loro impegni lavorativi. Barnabas era da poco stato
assunto al MACUSA grazie alle sue abilità di Veggenza, mentre Lily , il cui
interesse verso l’istruzione magica era sempre stato forte, fu assunta da sua
zia come responsabile dell’Ufficio per la regolazione dell’Istruzione Magica.
Il lavoro, sebbene tanto, non riusciva a separarli , soprattutto da quando le passaporte che collegavano i due paesi erano aumentate a
dismisura.
“Non
potevi scegliere un posto migliore di questo per stare insieme, Barney.”, disse Lily, staccandosi dalle labbra del compagno
e rifugiandosi tra le sue braccia.
“I
miei mi ci portarono in vacanza quando ero molto piccolo.”, fece Barney. “Quando ancora non sapevo di essere un mago, quando
la vita sembrava avere delle regole così rigide. Raggiungere questi posti
volando o scomparendo non ha lo stesso prezzo, è un po’ come tradire la mia
infanzia. O meglio dire, sarebbe. Perché tu sei qui a renderlo speciale.”
Lily
sorrise, stringendo a se il suo amato. Nel mentre l’uno era incastrato nelle
braccia dell’altro, Barney tirò lentamente fuori la
sua bacchetta e, con un solo e deciso sventolo, ne uscì un lampo argenteo che
pian piano assunse la forma di una rondine.
Lily
si staccò dall’amato per osservare i veloci e delicati movimenti del volatile
creato con la magia, ridendo dallo stupore e dalla meraviglia.
“Non
c’è ricordo più felice di questo.”, sussurrò il ragazzo, prendendo la mano
sinistra della ragazza ed infilandogli un anello al dito anulare.
Un
piccolo anello di puro argento, al cui centro vi era stato incastonato uno
smeraldo, era ora lì ad adornare la mano di Lily che, presa dall’emozione, si
fece sfuggire una lacrima.
“Vuoi
sposarmi, Lily Luna Potter?”.
Lily
guardò l’amato ridendo, il volto pieno di gioiose lacrime. La ragazza estrasse
velocemente la sua bacchetta ed emise lo stesso incantesimo del ragazzo: la
rondine che svolazzava sulle loro teste era accompagnata da un’altra un po’ più
piccola.
“Si, Barnabas Kerbaker.”
Hogwarts, Novembre 2046
Jolyon
era in ritardo per la colazione, cosa che quando accadeva arrivava ad odiare se
stesso. Dalla seconda metà del suo secondo anno ad Hogwarts
il ragazzo aveva cominciato a prendere l’abitudine di alzarsi prima dei suoi
compagni di stanza, lavarsi in fretta e recarsi nella sala grande per avere
quella carica di affrontare un’intera giornata di lezioni tranquillo ed indisturbato.
Tutti gli studenti erano soliti recarsi in sala grande solo tre quarti d’ora
prima delle lezioni, lui invece si anticipava di almeno un quarto d’ora prima
per non trovarvi nessuno.
Quel giorno, però, preso dalla
stanchezza e dalla voglia di non alzarsi dal letto era riuscito ad andare
contro il suo solito programma della giornata. Nervoso come un ippogrifo
offeso, si apprestò ad entrare in sala grande con lo sguardo abbassato per
evitare di guardare in faccia i suoi compagni di scuola.
“Oh, guardate chi c’è!”, esclamò
una ragazza dai capelli corti e corvini, dando un colpetto a quella che pareva
essere una cresciuta Hannah Barrymore. “Cado-dalla-scopa
Jackson!”
“Andiamo Fernanda, sai che non c’è
bisogno di prendere in giro Jackson.”, la riprese Hannah,
guardando il ragazzo . “Ci riesce benissimo da solo.”
Alle parole di Hannah
seguirono le risate di tutte le ragazze che la circondavano.
Jolyon
cercò in tutti i modi di trovare un posto al tavolo dei Serpeverde,
uno di quelli dove non veniva circondato dai soliti bulli di turno. Per suo
grande dispiacere – anche se sapeva che in cuor suo non avrebbe potuto trovare
di meglio – l’unico posto libero era di fronte a Arthur Malfoy
e a McLaine, i suoi compagni di stanza.
“Qualcuno non voleva alzarsi
nemmeno a colpi di Schiantesimo, stamattina.”, fece Arthur
nel momento in cui Jolyon si sedeva al tavolo.
“Non è giornata Malfoy.”,
disse con sgarbo Jolyon , afferrando al volo una
brioche ricoperta di una strana crema viola.
“Fuggi tutte le mattine dalla
stanza così velocemente, che a volte sembri un fantasma o addirittura un Dissennatore.”, scherzò McLaine
intento a masticare qualcosa di croccante. “Fifa-Jackson,
ti piace come nome?”
“Mi piacerà di più il tuo quando al
posto della lingua avrai solo piume di Tuono Alato!”, fece Jackson, cercando di
intimidire il compagno che in risposta alzò le mani.
“Siamo in vena di minacce
stamattina, Jackson.”, disse Malfoy afferrando una
copia della Gazzetta del Profeta
lasciata cadere da un gufo.
Jolyon
ignorò ciò che disse il compagno e cominciò a guardarsi intorno, cercando di
rassicurarsi che i suoi compagni di casa avessero smesso di prenderlo in giro.
Il suo sguardo si posò sul fondo del tavolo, ove era seduto Trevor, l’unico che
ignorava tutte le battute e i nomignoli che erano stati creati per lui.
Accortosi dello sguardo di Jolyon, il biondo Serpeverde lo salutò con la mano, saluto a cui Jolyon rispose con un freddo sorriso abbozzato.
L’attenzione di Trevor su Jolyon fu distolta
dall’arrivo di uno studente mulatto, Augustus Sarojni, Grifondoro del settimo
anno, che avvicinatosi al ragazzo lo baciò dolcemente.
“Che roba da matti!”, esclamò Arthur,
guardando un attimo i due ragazzi baciarsi e ritornando a leggere la gazzetta.
“Non fanno altro che sbaciucchiarsi quei due, Barrymore esce anche di nascosto
per incontrarlo. Se lo beccassero i prefetti sarebbe spacciato.”
“Per sapere queste cose, Malfoy, lo saresti pure tu se ti beccassero i prefetti, non
trovi?”, fece Jolyon, zittendo il ragazzo.
L’attenzione dei due fu nuovamente
interrotta dall’entrata di un gruppo di studenti in sala grande, che si
dirigeva al tavolo dei Serpeverde come se fossero
circondati da migliaia di macchine fotografiche e giornalisti intenti a
chiedere di loro. Tra questi studenti non era difficile non notare Marvin Chase, quello ch’era stato
per un po’ di tempo amico di Jolyon. Quel ragazzo era
cambiato totalmente dal loro primo anno, ora era pompato nel fisico ed il suo
viso tondo era sparito; non erano rimasti nemmeno i ricci capelli poiché, a
furia di tenerli sempre spettinati, erano diventati dei veri e propri dreadlock.
“Marvin,
ragazzi! Qui, forza!”, chiamò con entusiasmo Hannah,
incitando il gruppo a sedersi accanto a lei e alle sue amiche.
“Quando siamo fuori dal dormitorio
fa anche finta di non conoscerci.”, commentò McLaine.
“La popolarità gli ha dato alla testa.”
Dall’anno prima, l’amicizia tra Jolyon, Marvin ed Hannah era cambiata tanto , o meglio dire, non esisteva
proprio più, come se il loro rapporto fosse un’entità vivente e gli avessero
scagliato contro l’Anatema che Uccide. In realtà, Marvin
ed Hannah continuavano ad essere amici, non così
intimi ma passavano del tempo assieme, dato ch’erano stati entrambi reclutati
nella squadra di Quidditch come Battitori. Quello
ch’era stato tagliato fuori , quindi, era proprio Jolyon.
Tutto cominciò quando vennero annunciate le selezioni del Quidditch,
Hannah era così ansiosa di poter dare prova delle sue
abilità ed era intenta a soffiare il posto di cercatore al suo beneamato
fratello. Marvin , invece, non si era mai mostrato
molto interessato al Quidditch nonostante, a quanto
egli stesso affermava, il padre continuasse a spronarlo a praticare sport come
lui. Il giorno delle selezioni di Quidditch, Hannah chiese espressamente di non recarsi al campo per
guardarla giocare, altrimenti si sarebbe sentita troppo sotto pressione. Sempre
nello stesso giorno, Marvin e Jolyon
avrebbero dovuto vedersi per esercitarsi su alcuni incantesimi di Difesa Contro
le Arti Oscure, dandosi appuntamento al cortile ma il primo non si presentò
mai. Fu grazie all’ira di Malfoy e McLaine che, scartati dalla squadra come battitori, che Jolyon venne a sapere tutto: a quanto pare Hannah era stata inquadrata come battitore grazie al gioco
di squadra con Marvin, che a quanto pare senza
nessuna menzione si era presentato alle selezioni. “Era solo per far piacere a mio padre!”, reclamò più volte a Jolyon, ma egli non lo ritenne una scusa valida per dare
buca ad un amico. Ad ogni modo, quello che divise i tre avvenne dopo le prime
partite di Quidditch, di cui una fu vinta proprio
dalla squadra dei Serpeverde. Hannah
aveva già cominciato a radunare una stretta cerchia di “oche” attorno a se, e Marvin era diventato il Gufo
che la seguiva ovunque, Jolyon invece veniva
trascurato sempre di più, anche perché il ragazzo non dimostrava molto
interesse verso il Quidditch, ne era interessato alle
scemenze di Hannah. L’apice venne raggiunto quando Hannah e Marvin cominciarono a
comportarsi da bulli sui ragazzi del primo anno, soprattutto su quelli incapaci
ancora di volare su un manico di scopa, facendo cose come appendere gli effetti
personali in punti alti del castello da non riuscire a riprenderli facilmente
senza volare. Un giorno Jolyon decise di affrontare Hannah, rammentandogli più volte di essere una strega più
intelligente e che avrebbe potuto divertirsi con altro piuttosto che bullizzare i ragazzi più piccoli. Hannah
di tutta risposta sfilò i libri dalla borsa di Jolyon
e portandoseli con se in volo, sfidando il ragazzo a prenderselo in volo, sfida
che , date le abili capacità nel Quidditch della
ragazza contro quelle dell’altro erano di netto superiori, fu vinta proprio da
lei. E per giunta, Jolyon cadde dalla scopa,
precisamente da quindici metri d’altezza. Fortunatamente, grazie alle sue
abilità negli incantesimi, il ragazzo se la scampò grazie ad un Aresto Momentum, ma
quella caduta fu oggetto di derisione per tutto l’anno scolastico e gli conferì
il nome di Cado-dalla-scopa Jackson. Jolyon
, in preda dall’ira verso Hannah, chiese a Marvin di seguirlo e di smettere di essere l’animale da
compagnia della ragazza. Marvin però rifiutò, e da
quel momento ridussero le loro conversazioni a semplici saluti nel dormitorio.
E fu così che quell’amicizia, ritenuta indistruttibile, finì. Come se ancora non
bastasse, la Potter mise tutti in punizione per quanto era accaduto e a Jolyon toccò passare le vacanze di Natale ad Hogwarts, piuttosto che tornare in Colorado. Come se non
bastasse, i suoi andarono su tutte le furie e lo riempirono di strillettere.
“Quanto vorrei che le cadessero
tutti i capelli.”, disse d’un tratto Arthur, guardando con disprezzo la giovane
strega Serpeverde intenta a pavoneggiarsi e a
giocherellare con i suoi capelli. “Oppure potrei farle una fattura pungente,
così smetterebbe di fare la So-Tutto-Io e a credersi
la più bella del castello.”
“Anche se potresti, non credo
funzionerà.”, gli disse Jolyon. “E’ una strega abile,
anche se un’emerita megera.”
“Ah, giusto!”, fece McLaine. “Tu conosci quella coppia di Battitori meglio di
chiunque altro, dopotutto.”
Jolyon
guardò torvo i due, stringendo i pugni come se volesse usarli per malmenarli.
“Si. Li conoscevo!”.
Detto questo, si alzò di scatto e
lasciò la sala grande accompagnato dagli insulti degli altri studenti che
continuavano a chiamarlo Cado-dalla-Scopa Jackson.
“Ci vediamo a Difesa Contro le Arti Oscure!”, urlò Arthur, ma il compagno era già
uscito fuori dal suo raggio d’azione. “Bah, chi capirà mai quello strambo mago
americano!”.
Jolyon
si diresse a passi svelti verso l’aula di Difesa
contro le Arti Oscure, la cui lezione veniva tenuta dal professor Magnus Boot, un vecchio Auror la cui
famiglia godeva di un certo rispetto nella comunità dei maghi da secoli. Era
uno degli insegnanti preferiti di Jolyon, soprattutto
perché stare in sua presenza era come essere a casa: il mago in questione
discendeva da Webster Boot,
uno dei fondatori della scuola di Magia di Ilvermorny.
Quel giorno l’aula era stata
sgomberata, per così dire, tavoli e sedie erano spariti e al centro della
stanza era stato posto un grosso e vecchio armadio. Pochi erano gli studenti
che già si trovavano nell’aula, la maggior parte di tutti erano della casa di Grifondoro. Tra questi vi era una ragazza dai lunghi
capelli il cui colore ricordavano i mandarini; i lineamenti del suo volto erano
come quelli di una bambina di dieci anni ed i suoi occhi azzurri ricordavano il
raro e limpido cielo che vegliava sul castello. Il suo nome era Astoria, la
sorella gemella di Arthur, che Jackson aveva affiancato qualche volta durante
le esercitazioni a Pozioni.
“Ciao, Jolyon.”,
lo salutò Astoria, la cui voce sembrava sempre quella di un’ingenua bambina.
“Hai visto mio fratello? Qui ad Hogwarts non fa altro
che evitarmi, e credo sia per il fatto che sia una Grifondoro.”
“Ti ricordo solo che è il mio
compagno di stanza, non il mio animaletto.”, rispose il ragazzo tirando fuori
il suo libro di Difesa contro le Arti Oscure. Poi guardò l’armadio, che si
muoveva bruscamente, e scontatamente le chiese: “Mollicci, vero?”
La ragazza annuì. “Un modo di Boot per metterci in imbarazzo. Forse può aiutarti a
trovare un modo per toglierti di mezzo quella vipera di Hannah.”
“Punto primo: non ho bisogno di
intraprendere una guerra contro Hannah.”, cominciò il
ragazzo esprimendosi con disgusto. “Secondo: Hannah è
soltanto un’idiota. La vera vipera è soltanto la…”
Il forte rumore delle porte
dell’aula che si spalancavano interruppe il ragazzo. Un uomo sulla cinquantina
entrò nell’aula, seguito dai restanti studenti Serpeverde
e Grifondoro: era il professor Boot,
il cui aspetto di sicuro non gli avrebbe mai conferito il titolo di insegnante
della materia in questione, dato soprattutto il suo sorriso stampato sul volto
ei denti bianchi come il latte sempre in mostra. Non aveva nemmeno un pelo, se
però non si teneva conto dei brizzolati capelli tutti pettinati all’indietro.
Negli occhi del professore, Jolyon ricordava le verdi
foglie degli alberi che circondavano la sua casa in Colorado, mentre il suo
buffo naso gli ricordava la punta della sua bacchetta. Nonostante l’età, Boot si manteneva ancora abbastanza pompato, alto e dritto,
come se gli anni in cui esercitava la professione di Auror
non fossero mai passati.
“Buongiorno , ragazzi.”, salutò il
professore, cui seguirono altrettanti saluti in sua risposta. “Spero che tutti
voi sappiate di cosa tratteremo oggi. Qui, in questo armadio, è nascosto un
Molliccio: una creatura di cui nessuno conosce l’aspetto, e che assume la forma
di ciò che più ci fa paura. Da non credere, dico bene?”.
Nessuno aggiunse nulla a quello che
l’insegnante disse, soltanto qualche strano sibilo uscì dalla bocca di Hannah che, molto maleducatamente, si impegnava più ad
addentare una mela verde piuttosto che ascoltare ciò che il professore stesse
dicendo.
“Mia nonna ha il terrore di queste
creature.”, disse Astoria sottovoce a Jolyon. “Non
dirlo in giro, sai com’è … è il Ministro della Magia.”
“Ora, qualcuno sa dirmi come si può
sconfiggere un Molliccio?”, chiese il professore agli studenti, ma nessuno
rispose. “Jackson?”
Tutti gli occhi della classe furono
puntati su Jolyon, compresi quelli di Marvin ed Hannah che si fecero
sfuggire delle risate.
“Con le risate, professore.”,
rispose Jackson. “Sono il contrario della paura che incutono, renderli
esilaranti li costringe a sparire o ad allontanarsi.”
“E qual è l’incantesimo?”, chiese
ancora il professore.
“E’ Ridiculous, ovviamente.”, a rispondere
fu Hannah, le cui smorfie furono accompagnate dalle
risate delle sue compagne. “Ridicolo come Cado-dalla-sco…”
“Bene, signorina Barrymore! Visto
che è così informata sull’argomento, può gentilmente farsi avanti?”, la
interruppe il professore.
Hannah
indicò se stessa ed il professor Boot le indicò di
avvicinarsi con la bacchetta, in un punto distante almeno dieci metri dal
movente armadio. Hannah deglutì, avvicinandosi al
professore a passi lenti.
“Quale potrebbe essere il suo
molliccio?”, le chiese.
“Ha importanza? Tra poco lo
sapranno tutti.”, rispose la ragazza seccata, puntando la bacchetta contro
l’armadio.
“Come desidera.”, fece il
professore, puntando poi la sua bacchetta contro l’armadio. “Alohomora!”
Magicamente, un’anta del vecchio
armadio si aprì, smettendo di muoversi bruscamente. Prima che la creatura si
presentasse, fumo e polvere uscirono dal vecchio mobile come se un petardo
fosse scoppiato al suo interno. Poi il suono del pianto di un bambino inondò
tutta la stanza, un urlo terrorizzante che immobilizzò Hannah
e le fece cadere per terra la bacchetta. Un grigio e scheletrico bambino
dall’aspetto quasi umano ,avvolto da stracci sporchi di sangue, irruppe in aula
ghignando, camminando lentamente a gattoni verso la ragazza.
“Forza Barrymore!”, urlò un ragazzo
serpeverde da dietro le file di studenti.
“Dai Hannah,
puoi farcela!”, esclamò Marvin applaudendo le mani.
Hannah
chiuse gli occhi, raccogliendo la bacchetta velocemente. Nonostante stesse
tremando, la ragazza impugnò saldamente la sua bacchetta ed urlò: “Ridiculous!”
Il molliccio si tramutò
immediatamente in una di quelle bambole di plastica babbane
parlanti, cominciando a dire frasi come : Mamma
me la sono fatta addosso oppure Mammina
ho fame.
“Che bell’idea, signorina Barrymore!”, esultò il professor Boot applaudendo le mani insieme ai suoi studenti.
Hannah
osservava fiera ciò che aveva appena fatto, nonostante qualche minuto prima
avrebbe preferito darsela a gambe. Come una guerriera appena tornata da una
battaglia, la ragazza fu accolta con clamore dal resto degli studenti Serpeverde.
“Non vedo l’ora di rivedere la
scena di te che cadi dalla scopa.”, sussurrò a Jolyon
quando gli fu vicino.
Si misero tutti in fila per provare
l’incantesimo, anche se alcuni non erano poi così entusiasti di mettere a nudo
le proprie paure affrontando il Molliccio. C’è da dire che alcuni aspetti che
il Molliccio assunse erano già esilaranti di per se, come ad esempio la paura
che Arthur aveva verso strane creature simili alle lucertole a cui ne trasformò
la lunga lingua in stelle filanti; il Molliccio di una studentessa chiamata
Mara Maguire era invece un Tuono Alato, che con molta
abilità riuscì a tramutarne il becco in una tromba stonata.
Tra urla e risate la lezione
proseguì, il professor Boot non poteva che ritenersi
soddisfatto di ciò che i suoi studenti stavano apprendendo.
Nel momento in cui venne il turno
di Astoria il Molliccio ci mise un po’ a mutare, e quando lo fece tutti gli
studenti tracannarono al sol vedere il nuovo aspetto della creatura: l’aspetto di una bellissima strega dai tratti
rovinati, con tanto di bacchetta alla mano. I capelli della strega erano ricci
e tutti spettinati, le mani lesionate ed indossava una nera veste lunga fino ai
piedi, di cui si riuscivano ad intravedere i rotti stivali. La strega rise
istericamente alla vista di Astoria, leccandosi poi il braccio destro e
mostrando la lingua simile a quella di un serpente.
“Ri… Riddi…”, l’incantesimo non riusciva ad uscire dalla bocca
di Astoria.
Fu a quel punto che il Molliccio
disarmò la ragazza con la sua bacchetta, tramutandola poi in una frusta che
afferrò la ragazza per la caviglia, facendola cadere a terra e trascinandola a
se.
“Fermo!”, urlò il professor Boot facendosi avanti, ma il Molliccio scaraventò il
professore per aria con un semplice schiocco di dita.
Astoria tentò invano di liberarsi,
ma la stretta del Molliccio era più forte di lei. Alcuni studenti provarono ad
intromettersi, cercando di distogliere l’attenzione del Molliccio da Astoria ,
ma senza successo. Fu a quel punto che Jolyon decise
di intromettersi, nonostante alcuni studenti fossero già andati a chiamare
soccorsi.
“Afferrami Astoria!”, urlò il ragazzo,
afferrando le mani della ragazza e cominciando a tirarla verso l’indietro.
Fu allora che il Molliccio si
fermò, quando vide Jolyon aiutare la ragazza. Persosi
nell’osservare il giovane mago, il Molliccio allentò la presa. Il ragazzo si
avvicinò ad esso puntandogli contro la bacchetta, aspettando la mutazione della
creatura. Assunse tanti aspetti in pochi secondi, come la Potter, se stesso
appeso ad una scopa e stranamente anche quello di un eclissi solare. Continuò a
mutare sempre più velocemente, poi emise un urlo simile a quello che aveva
emesso Astoria poco prima. Intenti tutti a tapparsi le orecchie da quel suono
straziante, gli studenti furono tutti travolti da un esplosione di una strana e
viscida sostanza rosa e gelatinosa.
“Li avevo lavati stamattina, razza
di un caprone!”, si lamentò Hannah, guardando con
disgusto i suoi capelli ricoperti da quella sostanza. “Si può sapere quando
impari a farti gli affari tuoi, Jackson?”.
Jolyon
non diede molta importanza alle sue parole, era troppo occupato a togliersi la
sostanza gelatinosa dagli occhi e ad aiutare Astoria a ricomporsi.
“Come cavolo hai fatto , Jackson?”,
fu Artemio a parlare.
“I mollicci non esplodono!”,
esclamò uno studente dei Grifondoro.
“Calma ragazzi, calmatevi!”, disse
il professor Boot ponendosi di fronte a tutti gli
studenti. “Credo proprio che è tutto per oggi. Andate a darvi una ripulita,
sembrate dei folletti ricoperti di Puzzalinfa.”
Tra lamentele e stupori, gli
studenti abbandonarono velocemente l’aula. Jolyon e
Astoria, invece, rimasero al centro dell’aula dove era appena accaduta la cosa.
“Ti sono debitrice, Jolyon.”, lo ringraziò Astoria, ancora in preda alla paura
per quello ch’era appena accaduto. “Non
so che cosa mi è preso … non so nemmeno chi era quella strega.”
“Lo sai benissimo chi era quella
strega, Astoria!”, s’intromise Arthur, che a quanto pare non aveva ancora
abbandonato l’aula, ma era rimasto sull’uscio ad aspettare la sorella. “E’
quella che ha torturato la nonna, durante la battaglia dei maghi! Possibile che
sei talmente infantile da farti spaventare da una strega morta?”.
“Bada bene a quello che dici,
Arthur.”, fece Astoria a voce alta. “Non sono io che ho paura delle lucertole.
La nonna era terrorizzata da quello che avrebbe potuto farci quella strega, se
fosse ancora viva.”
“Si, certo.”, Arthur si esprimeva
con molta calma. “Ma la bisnonna l’ha uccisa, dico bene? Andiamo, su! Diamoci
una ripulita.”
Arthur porse la mano verso la
sorella che, senza discutere, lo raggiunse ed insieme si allontanarono
dall’aula.
“Bellatrix
Lestrange, una delle streghe più infami che questo
mondo abbia mai visto. Un’assassina senza scrupoli.”, disse il professor Boot, avvicinandosi a Jolyon e
nel contempo staccandosi quella strana gelatina dai suoi abiti. “La bisnonna
dei Malfoy uccise quella Mangiamorte
durante la Battaglia di Hogwarts contro Lord Voldemort. La più infima e devota serva del Signore Oscuro,
nonché sua segreta amante. Torturò il Ministro della Magia e…”
“Professore, può dirmi che cosa è
appena successo?”, chiese Jolyon,
interrompendolo. “I Mollicci non
esplodono, ma spariscono. E’ un po’ come se avesse rivelato il suo vero
aspetto. Ma perché? Perché quando mi ha visto è esploso?”.
Boot
tacque, il volto rivolto verso l’armadio da dove era uscito il Molliccio.
“Io non ci penserei molto, se fossi
in te Jolyon.”, disse con un filo di voce,
raccogliendo la sua bacchetta da terra e pulendola dalla gelatina.
Jolyon
stava per chiedere altro, ma fu interrotto da una brusca entrata di due
individui nell’aula. La preside Potter ed il professor Pascal quasi scivolarono
quando misero piede in aula, sconvolti da tutto quel disordine che si era
creato, cominciarono a guardarsi intorno con gran disgusto.
“Possibile mai che quando succede
qualcosa ci sia sempre di mezzo tu, Jackson?”, fece la Potter una volta notata
la presenza di Jolyon in aula. “Venti punti in meno a
Serpeverde forse ti faranno nuovamente ragionare,
oppure altre vacanze di Natale qui ad Hogwarts invece
che tornare a casa.”
“Andiamo Madama Preside.”, fece
Pascal. “Non sappiamo nemmeno che cosa è successo.”
“Un semplice incidente nell’aula di
una delle materie più complicate qui ad Hogwarts,
professore.”, spiegò in breve Boot. “E posso
assicurarvi con certezza che Jolyon non c’entra
nulla, e che il Molliccio è esploso in circostanze misteriose.”
“I Mollicci non esplodono,
professor Boot.”, la voce della preside sembrava
quella di una vecchia megera uscita dopo mesi – o anni – di reclusione.
“Ti consiglio di andare a darti una
ripulita, Jackson.”, disse il professor Pascal. “Di quello che è successo ne
parleremo più tardi. Forza! Puzzi peggio di un Elfo Domestico!”.
Jolyon
non se lo fece ripetere un’ulteriore volta, obbedì senza discutere e abbandonò
a passi svelti l’aula del professor Boot. Nel
tragitto verso il bagno più vicino, il ragazzo ebbe modo di riflettere su
quello ch’era appena accaduto a lezione, timoroso anche che tutto ciò sarebbe
potuto essere oggetto di nuove prese in giro da parte di Hannah
e dei suoi compagni. Per un attimo pensò di essere stato proprio lui,
inconsciamente, a far scoppiare il Molliccio, ma la cosa gli risultò
impossibile: pochi erano i maghi che riuscivano a compire magie senza
bacchette, e poi episodi di Magia
Esplosiva non gli capitavano più , poiché aveva imparato a controllare bene
i suoi poteri in quei pochi anni ad Hogwarts.
Nelle successive lezioni che
seguirono, nessuno degli studenti Serpeverde sembrò
fare cenno a ciò che era successo nell’aula di Boot,
con grande stupore di Jolyon che già temeva di essere
sulla bocca di tutti. Egli fu stupito anche dalla strana espressione di Hannah, non era la solita seccata e antipatica che
conservava tutti giorni, anzi sembrava come se avesse visto la morte con gli
occhi. Jolyon non poté fare a meno di pensare che
l’aspetto del Molliccio aveva un certo significato per lei, qualcosa di cui la
ragazza non aveva mai parlato.
A pranzo Hannah
era sulla bocca di tutti, sia per la sua ottima padronanza dell’incantesimo
eseguito al primo colpo e sia perché nessuno l’aveva vista dopo l’ultima
lezione. La sua cerchia di amiche e Marvin non faceva altro che chiedersi dov’era, più che
curiosità era bisogno di averla intorno per sentirsi forti grazie alla sua
popolarità e il forte carattere. Qualcuno pensava che c’entrasse qualcosa con
Trevor, dato che nemmeno lui era presente in Sala Grande per il pranzo – tra
l’altro Sarojni pareva dare di matto per l’assenza
del suo ragazzo, cosa che divertiva Arthur e McLaine.
“A proposito, Jackson.”, fece
Arthur mentre erano in Sala Grande. “Non ti ho ancora ringraziato per essere
soccorso in aiuto di Astoria.”
Jolyon
si limitò ad annuire.
“E’ che lei crede ancora a tutte le
favole che la nonna racconta e…”
“Quelle non sono favole , Malfoy!”, lo ammonì di scatto Jolyon.
“E’ storia, Bellatrix Lestrange
è esistita davvero. Boot mi ha detto che era
un’assassina spietata, che ha torturato tua nonna!”
“Non ha tutti i torti.”, aggiunse McLaine.
“Vuoi stare zitto, Artemio?”, fece Arthur , come se volesse sbranare vivo
l’amico, zittendolo. “E’ vero ciò che è successo a mia nonna, Jackson. Ma è
passato, quella donna non tornerà più. Nonna Molly la sconfisse in duello
mentre cercava di assassinare la prozia Ginny, una
cosa che è passata alla storia.”
“Dev’essere
un’abile strega la tua bisnonna.”, commentò Jolyon.
“Una delle migliori.”, aggiunse
Arthur abbozzando un sorriso. “Per quanto riguarda mia sorella…”
“Vuole solo che tu gli stia vicino,
Arthur. Ti invidio ad avere una gemella come lei.”, gli confessò Jolyon.
“La mia famiglia è complicata,
Jackson.”, disse Arthur. “I miei nonni sono tormentati dai loro demoni del
passato, ed i nostri genitori ne hanno in parte subito. Weasley,
Potter e Malfoy …”
“Non ho tempo da perdere con queste
chiacchiere, Malfoy.”, disse Jolyon,
raccattando le sue cose ed alzandosi dal tavolo. “Sta a sentire il mio
consiglio.”
“Se sarai sempre così antipatico
non avrai mai degli amici.”, osò dire Arthur.
“Ben detto. Giusto.”, fu tutto
quello che riuscì ad uscire di bocca da McLaine.
Jolyon
abbandonò la sala grande seccato, ignorando tutto quello che stavano
cominciando a borbottare gli altri due Serpeverde.
Passando di fianco a Marvin, per un attimo gli sembrò
che il suo vecchio amico volesse dirgli qualcosa, ma si convinse subito che
doveva essere soltanto una sua impressione.
Dopo quella caotica mattinata,
tutto ciò che voleva fare era rintanarsi nella lettura di un buon libro, anche
uno riguardante le materie di scuola, il ragazzo si ripeteva sempre che non si
smetteva mai di apprendere, anche al di fuori delle lezioni. Uno dei suoi posti
preferiti per leggere a quell’ora era il chiostro del cortile, ove poteva
poggiarsi tra i vari pilastri ed osservare il cielo sopra di lui. Però, il solito lato del chiostro quel giorno
era occupato , e non era un semplice studente: Hannah
Barrymore era lì seduta su di una panchina, impegnata a nascondersi il volto da
un silenzioso e triste pianto, accompagnato da leggeri singhiozzi.
Le
stranezze non finiscono mai, pensò Jolyon
non appena vide la ragazza.
La tentazione di allontanarsi e
fregarsene era forte, in fondo si trattava solo della sua vecchia amica ora
diventata nemica. Eppure, qualcosa toccò il cuore del ragazzo, forse perché in
quegli anni ad Hogwarts non aveva mai visto Hannah reagire in quel modo, era sempre apparsa come una
ragazza forte, decisa e più che sicura di se.
“Va tutto bene, Hannah?”,
chiese Jolyon una volta vicino alla ragazza.
“Va via, Jackson.”, rispose con un
filo di voce mentre si soffiava il naso. “ Non devi studiare? Forza! Va via!”
“Andiamo, Hannah.
So che non siamo più amici da un pezzo, ma non ti ho mai visto così!”, finì per
esclamare Jolyon, tentando di poggiare una mano sulla
spalla della ragazza in segno di conforto.
“Non toccarmi!”, urlò, alzandosi di
scatto e sguainando la bacchetta verso Jolyon, che
d’impulso alzo le mani.
“Ehi!”, una voce maschile, quella
di Trevor, irruppe. Il ragazzo, trovatosi a passare per puro caso, si frappose
subito fra i due. “Si può sapere che diavolo state facendo? E tu, Hannah, fila subito in sala comune o te la vedrai con le strillettere di Papà.”
La ragazza infilò la bacchetta
nella sua toga, raccolse velocemente le sue cose e se ne andò senza discutere,
dando una brusca spallata a Jolyon.
“Devi scusarla.”, disse mortificato
Trevor.
“C’entra il Molliccio, non è
vero?”, chiese Jolyon al ragazzo.
Trevor annuì lentamente.
I due rimasero un paio di secondi a
guardarsi negli occhi, era da tanto che non scambiavano due parole, a stento si
salutavano quando si incontravano nella sala comune. Quando Trevor gli aveva
dato ripetizioni di Volo al primo anno sembrava che avessero stretto amicizia,
nonostante i modi un po’ diffidenti. Tutto cambiò quando Trevor cominciò a
frequentare Sarojni, dichiarando la sua
omosessualità. Augustus era un ragazzo molto geloso
del Serpeverde Barrymore, ci mancava poco che gli
privasse di parlare con gli altri suoi compagni del suo anno. Oltre a questo,
dato che tra Jolyon ed Hannah
non scorreva più buon sangue i rapporti si allentarono sempre di più col
passare del tempo, il che per Jolyon era più che
naturale.
“Senti, io non ti ho detto nulla
sul Molliccio. Anzi, dimenticatelo.”, disse distogliendo lo sguardo verso il
basso.
“Non mi hai detto proprio nulla,
Barrymore.”, fece Jolyon, come se la cosa non gli
interessasse minimamente.
“Si … giusto.”, le sue parole sembravano più dei sospiri, quasi
come se volesse piangere come la sorella aveva fatto fino a poco fa. Il suo
sguardo poi venne distratto da qualcosa alle spalle di Jolyon.
Sarojni
era appena comparso ad un pochi metri dietro di loro, in attesa che il suo
ragazzo lo raggiungesse.
“Io vado.”, disse infine Trevor.
Jolyon
non fece altro che annuire, osservando come il ragazzo si allontanava mano
nella mano col suo compagno.
Devo
dire che Malfoy ha ragione, qualche volta,
ammise. Sarojni non fa altro che gironzolare intorno a
Trevor, è estenuante!
Preso dal nervosismo e dal peso di
tutto quello che gli era accaduto durante la giornata, sfoderò la sua bacchetta
e lanciò delle piccole scintille blu contro un cestino dell’immondizia lì
vicino, che di conseguenza cadde a terra insieme alla sua immondizia.
Sedutosi su di una panchina del
chiostro , tirò in fretta un rotolo di pergamena ed una piuma,cominciando a
scrivere:
Cari Mamma e Papà,
chiedo scusa per non avervi scritto
spesso in questi mesi, ma quest’anno sembra essere più complicato di quanto avevo previsto. Oggi a
scuola un Molliccio m’è scoppiato addosso, da non credere vero? Nessuno sa
spiegarsi il perché, ovviamente la Preside ha cercato di darmi la colpa, ma il
Professor Boot ha preso subito le mie difese.
Mancate molto, non vedo l’ora di
tornare in Colorado per le vacanze di Natale.
-
Vostro
Jolyon
Piegò la pergamena e la riposa in
una busta con su scritto “Amelia e Parnassus Jackson”, poi corse subito alla voliera dei
Gufi. Quando fu lì e scelse un gufo per consegnare la lettera, si pentì di non
aver scritto molto. Infondo, avrebbe potuto raccontare di più ai
propri genitori , ma non voleva farli preoccupare.
Jolyon
osservò come il gufo abbandonava il castello, desiderando per un attimo di
essere come lui e poter abbandonare quel luogo come e quando voleva,
rifugiandosi in un mondo fatto di bianche nuvole, senza problemi e persone come
Hannah Barrymore.