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Autore: Frulli_    03/09/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Prima di iniziare: bentornat*! Grazie mille del tempo che state dedicando alla lettura e recensione di questa storia, spero che continui a piacervi! Un capitolo all'insegna della musica, questo, e per questo vi consiglio di ascoltarne un po' durante la lettura, per lasciarvi ispirare :P io consiglio i compositori citati nel capitolo, ma capisco anche che la classica non piace a tutti, quindi date sfogo alla fantasia e alla musica che più vi piace! Buona lettura :D


3. Moonlight Sonata

3 Dicembre 1805

Caro Edward,
Siamo finalmente tornati a casa. Augustine sta ancora sistemando le mie cose, non vedevo l'ora di raccontarti tutto. Ho dovuto ricredermi, su tutto! Il Capitano Barrington, che era tutto fuorchè al centro delle mie attenzioni, si sta rivelando una sorpresa. Credo sia un brav'uomo, e garbato, ma è molto enigmatico...sembra come se voglia passare inosservato. Dopo la festa data in suo onore non l'ho più visto per tutto il soggiorno a Londra e nemmeno ha scritto qui a casa. Forse non vuole davvero fare la nostra conoscenza.
P.s. Zio Jack mi ha riportato una magnifica stola dalle Indie, è di un blu così denso che è perfetta per i miei abiti bianchi.
P.p.s Fanny è sempre più insopportabile. Verranno a stare qui per le feste natalizie e poi torneremo insieme a Londra. Perchè la Stagione non può svolgersi in campagna, anziché in quella rumorosa e maleodorante città? Non capirò mai queste regole.
Tua, Cathleen.


Sollevò gli occhi dalla scrivania verso la finestra avanti a sé, quindi lentamente si alzò avvicinandosi ad essa, ad osservare il paesaggio che si apriva oltre i cancelli di casa. La collina, da cui qualche giorno prima Charlotte era caduta, era inondata dalla pioggia che batteva furiosamente. L'erba era di un verde smeraldo, ma schiacciata e annacquata tanto da formare pozzanghere e ruscelletti ogni dove. Il cielo era cupo e coperto, e nonostante fosse appena passata l'ora della colazione sembrava notte fonda.
Rabbrividì istantaneamente e si strinse nel suo scialle di lana, quindi si sedette alla finestra e sorrise tra sé: adorava starsene in casa, al caldo e al sicuro, mentre fuori imperversava il mal tempo. Le sue sorelle la prendevano per pazza: come poteva preferire il freddo e l'inverno al caldo e all'estate? C'ero almeno cento buone ragioni per non darle retta, e di certo lei non poteva negare i benefici di una calda stagione. Ma il freddo la faceva sentire protetta e al sicuro...se ovviamente era dentro casa, e d'altronde dove sarebbe dovuta andare nel ben mezzo di quel temporale? Non si sarebbe avventurata fuori nemmeno se ci fosse stato l'uomo più bello e ricco d'Inghilterra ad aspettarla.
«Cathleen, corri!» la voce eccitata di Emma la raggiunse dall'ingresso.
Mal volentieri, Cathleen si alzò e scese di sotto, raggiungendo la sorella, la madre e Charlotte in salotto. Era tutte e tre visibilmente entusiaste.
«Che succede?» la curiosità si accese involontariamente. Mrs Colborne le porse una lettera, un po' bagnata e malconcia, ma bel leggibile. Lesse ad alta voce.

Gentile Mr Colborne,
è con piacere che vi invito ad una serata di musica presso Barrington House, fra due giorni. I nostri invitati saranno deliziati dalla musica delle vostre amabili figlie, oltre che da giocate a carte e piacevoli chiacchiere. Una serata in compagnia dei nostri più cari amici, tra cui oltre alla vostra rispettabile famiglia sono compresi gli Egerton, gli Herbert e Philipps.
Arrivederci a presto,
Mr Barrington.

«Oh madre vi prego posso venire anch'io??» Charlotte per poco non si inginocchiò ai piedi di Mrs Colborne.
«Assolutamente no, cara. Sei ancora troppo giovane, non hai ancora fatto il tuo debutto in società. Sarebbe davvero sconveniente»
«Ma i Philipps hanno una figlia della mia stessa età, e lei ci andrà ne sono sicura!» protestò Charlotte, quasi in lacrime.
«Sciocchezze...»
«Madre...» s'intromise calma Cathleen «potremmo sempre informarci chi andrà o meno alla serata. D'altronde non è una serata ufficiale...sarebbe ingiusto levare a Charlie il piacere di una bella serata invernale»
Mrs Colborne la fissò, quindi sospirò. «E va bene, immagino che potrò informarmi con Mrs Philipps. Ma comportatevi tutte bene!»
«Oh ditelo a Cathy, madre, è lei quella che è arrossita leggendo la lettera» la voce di Emma si fece avanti di nuovo, ridacchiando.
«Emma!»
«Che c'è, non è vero? Anche se non ho ben capito se ti piace Mr Barrington o suo fratello»
«Nessuno dei due! Taci, dico, o giuro che rovinerò la serata suonando Beethoven»
«Cathleen, te lo proibisco! Ci saranno tutte le buone famiglie della zona, e persino gli Egerton! No, assolutamente, deve essere una serata perfetta. Dobbiamo prepararci fin da ora!» la voce della madre echeggiò per tutta la sala e per entrambi i giorni che li separavano dalla grande serata, come l'aveva rinominata lei. La serata ideale per trovare marito.
«Madre, chi sono gli Egerton?» chiese questa durante il lungo viaggio in carrozza. Partirono nel primo pomeriggio, dato che Barrington House era lontana dalla loro dimora, abbastanza per poter trascorrere tre noiose ore in carrozza.
«Sono una facoltosa famiglia che abita a pochi minuti da noi, cara. In verità Mrs Egerton lo è, suo marito...beh, diciamo che è un brav'uomo. Un tipo burbero, credo che l'ultima volta che abbia fatto una festa a casa sua sia stato quando sua moglie ancora non si ammalava. Quanti anni fa di preciso, Mr Colborne?»
«Almeno dieci anni» precisò l'altro. Cathleen notò un lieve imbarazzo nello sguardo paterno, il che era alquanto strano. Ma non ci fece molto caso, e tornò sulla madre.
«Hanno figli?»
«Oh si due, ma sono ancora più strani del padre se possibile. La figlia, povera cara, è cagionevole di salute ed in avanti con l'età. Il figlio, beh...non so nemmeno se sia ancora vivo»
«Che cosa volete dire?»
«Voglio dire che è via da così tanti anni che non so nemmeno dove sia o cosa faccia. La versione ufficiale è che è partito per il Grand Tour per non tornare mai più, ma a mio parere è stato cacciato dal padre. Certo, essendo l'unico figlio maschio la questione dell'eredità sarebbe difficile da gestire, a meno che certo il figlio non ci rinunci, e lì allora passerebbe tutto al fratello o ai nipoti di Mr Egerton. Ma certo non è affar nostro» Mrs Colborne era esperta di economia ed eredità più del loro notaio. Il tempo di parlare di affari ed erano arrivati a Barrington House, .


L'aria di festa poteva sentirsi fin dai giardini, illuminati con fiaccole e candele ovunque. Paggi e domestici sistemavano i cavalli delle carrozze ed accoglievano gli ospiti con calici di vino o limonata appena all'ingresso della casa, prima di essere scortati nella Music Room, che Cathleen constatò essere almeno il doppio di quella di Lavender House, oltre che molto più fornita e calda. Aveva il cuore a mille, lo sentiva martellare nel petto, e non aveva idea del perchè. Forse la curiosità verso le cose nuove? Forse si.
«Mr Colborne, Mrs Colborne» la voce di Mr Barrington li accolse tra inchini e mielosi complimenti. A seguire furono salutati da Sir Barrington e dal Capitano, e presentati anche al resto degli invitati che non conoscevano.
Charlotte si appartò subito con Evelyn, la figlia dei Philipps, per giocare a carte e fantasticare come normale in quella fase della vita.
«Signorine Colborne e Mrs Colborne, posso presentarvi un caro amico della nostra famiglia? Mr Egerton, da questa parte» Mr Barrington sventolò appena una mano, attirando l'attenzione di un uomo alto e slanciato, ben vestito e che conversava pacatamente con il capitano. Si avvicinarono mentre l'ospite sconosciuto di voltava verso di loro. Cathleen per poco non tornò indietro di fretta: l'uomo aveva un'aria lugubre e seria, rigida e fredda. Gli occhi azzurri non trasmettevano alcun calore, così come il viso ovale e dalla marcata mascella, pallido come un fantasma. Capelli rossi, tenuti corti e ordinati, ed un sorriso appena accennato, forzato.
«Mrs Colborne, signorine Colborne, ho l'onore di presentarvi Mr Arthur Egerton, appena tornato dai suoi innumerevoli giri per il mondo. Mr Egerton, loro sono Mrs Colborne, Miss Colborne e Miss Cathleen»
«Siete solo stasera, Mr Egerton? Immaginavo di trovare vostro padre qui» ammise sincera Mrs Colborne.
«Temo non sia possibile, Mrs Colborne. Purtroppo mio padre è venuto a mancare quattro giorni fa»
Mrs Colborne per poco non ebbe un mancamento. «Ma...ma cosa dite Mr Egerton, io...non sapevo certo che fosse malato...»
«Non dovete crucciarvi, Mrs Colborne, poiché pressoché nessuno lo sapeva. Mio padre era un uomo riservato, non amava crogiolarsi nella pietà altrui. Io stesso sono venuto a sapere della sua malattia solo qualche mese fa, quando mi ha scritto il nostro medico, chiedendomi di tornare per salutarlo un'ultima volta»
Se Cathleen avesse dovuto etichettare il tono dell'uomo, gli aggettivi che avrebbe usato non erano certo “struggente” o “triste”. Mr Egerton era calmo e freddo, e la sua voce apatica e priva di alcuna enfasi. Sembrava stesse parlando di un perfetto sconosciuto, e non di suo padre.
«Capisco, Mr Egerton...vogliate ricevere allora le mie più sincere condoglianze, vostro padre era un brav'uomo»
«Vi ringrazio, Mrs Colborne»
Cathleen vide sua madre in estrema difficoltà, quindi la prese sotto braccio e sorrise verso Mr Barrington.
«Signore, quando cominceremo a suonare?»
«Oh Miss Cathleen, vedo che siete impaziente. Ebbene, il tempo di far accomodare i miei invitati e possiamo iniziare. Signore e signori! Prego, possiamo accomodarci e godere della fantastica musica che verrà suonata questa sera. Chi vuole cominciare per prima?»
«Emma, cara, vuoi cominciare tu? Emma...?» Cathleen richiamò la sorella, imbambolata a guardare Mr Egerton, girato di spalle.
«Come si può essere così insensibili...?» mormorò la più sensibile delle sorelle Colborne.
«Emma, cara, ti prego...lascia stare, perchè non ci suoni qualcosa con la tua arpa? Io ti accompagno»
Emma annuì appena, e furono entrambe accolte da un applauso quando si avvicinarono ai loro strumenti. Cathleen si sedette, volgendosi verso i propri genitori. Il padre le sorrideva fiero, sua madre le lanciava occhiate minacciose. “Niente Beethoven” sembrava che stesse dicendo. Nel tornare a guardare il pianoforte a cui era seduta, incrociò lo sguardo del Capitano Barrington, che le sorrise appena. Era seduto su un divanetto, e sembrava estremamente rigido e a disagio.
Le note familiari del Canone di Pachelbel risuonarono in tutta la stanza. Mrs Colborne si rilassò: qualcosa di classico, oggettivamente bello e che tutti amavano. L'arpa era la protagonista dell'aria ed il pianoforte accompagnava con gentilezza l'andamento della melodia. La musica trasmetteva una pace ed una calma immensa, una gioia che aveva ispirato poesie e storie d'amore senza fine e senza tempo.
Quando la musica finì, partì il secondo applauso e le due sorelle si alzarono e s'inchinarono.
«Brave!» esclamò Mr Barrington in italiano, applaudendo entusiasta. Si avvicinò quindi alle due sorelle, sussurrando qualcosa prima di accompagnare a sedere Cathleen e tornare verso Emma, rimasta seduta al suo posto.
«Signore e signori, spero che la prossima esecuzione vi piaccia, anche se certo non posso equipararmi alla bravure delle Miss Colborne insieme» annunciò melenso Mr Barrington. Poco dopo, le note di Haydn riempirono l'aria in una “Serenata” delicata ed allegra, in un duetto di violino ed arpa.
Cathleen rimase seduta per qualche minuto prima di alzarsi e, lentamente, dirigersi verso Mr Egerton. Sì, doveva sapere qualcosa di più di quello strano uomo.
«Vi piace la musica, Mr Egerton?»
«Miss Cathleen...» la salutò lui, rispondendo al sussurro altrui «sono un discreto intenditore ma sì, la amo molto»
«Vi piace ciò che state ascoltando?»
«Discretamente»
«Discretamente?»
«Sì. Mr Barrington è un violinista mediocre e vostra sorella non è da meno»
Cathleen aprì appena la bocca, sconvolta. Come poteva essere così rude e insensibile?
«Mia sorella è un'ottima arpista»
«E' evidente che abbiamo pareri discordanti. E' un'arpista mediocre, ho ascoltato di meglio in giro per l'Europa. Mai sentito di Miss Helsen?»
«Non ho avuto il piacere...»
«E' un'arpista di Vienna, credo la migliore in assoluto. Beethoven in persona le ha scritto una lettera per esaltarne la sua bravura. Credete che vostra sorella si meriti una lettera di un compositore?»
«Forse non da Beethoven, ma alla stagione londinese è richiesta e amata da tutti. Non dovreste barcamenarvi in giudizi così negativi quando parlate di persone che non conoscete» le parole le uscirono da sole, senza che nemmeno ci pensasse. Si stava innervosendo.
«Mi avete chiesto un parere ed io l'ho dato, Miss Cathleen. Mi spiace avervi offeso, ma è ciò che penso»
Cathleen non potè dargli torto. Era stata lei a chiedergli un parere, ma certo non avrebbe immaginato così tanta schiettezza. Sembrava una persona completamente priva di filtri sociali, una necessità in quelle classi. Persino lei, che amava la sincerità, ne doveva fare un uso spropositato. Emma aveva appena finito di suonare e l'applaudì con particolare fervore, lanciando occhiate a Mr Egerton che si limitò a battere le mani un paio di volte.
Il resto della serata passò senza ulteriori intoppi, tra performance musicali, partite a carte e piacevoli conversazioni. Cathleen cercò di evitare Mr Egerton il più possibile.
«Vi dico di sì, madre, ha esplicitamente detto che Emma è un'arpista mediocre» sussurrò Cathleen seduta ad un divano, insieme alla madre.
«Che uomo poco garbato, dire così di una ragazza per bene. Lo dico sempre che la sincerità d'animo non porta a nulla di buono. Ma cerca di capirlo, cara, ha appena perso il padre...»
«Non sembra che stia proprio soffrendo, madre»
«Beh devo darti ragione, ma non te la prendere troppo. Non avremo nulla a che vedere con lui, dopo questa serata...anzi, mi sembra strano che sia stato invitato e che addirittura Mr Colborne ci stia parlando» precisò la madre, fissando il marito parlare con il burbero Mr Egerton. Che stesse chiedendo spiegazioni dell'offesa arrecata alla figlia?
«Uh, guarda cara, arriva il Capitano..» annunciò la madre, guardando oltre la spalla della figlia. Fecero appena in tempo a sistemarsi un poco gli abiti, prima che l'uomo si fermasse davanti a loro, chinando appena il capo. Aveva una posa rigida e marziale, e il suo viso non era affatto rilassato, seppur cercava di non darlo a vedere.
«Mrs Colborne, Miss Cathleen...posso invitarvi ad una piacevole partita a carte?» chiese con garbo.
«Oh Capitano non ve la prendete ma ho un lieve mal di testa e giocare a carte non farebbe che aumentarlo. Ma mia figlia è libera di venire se le fa piacere» precisò subito Mrs Colborne, e lanciò un'occhiata a Cathleen, che accettò volentieri.
Il Capitano sorrise appena, gentile, quindi le porse il braccio e la scortò verso il tavolo. Aggirarono tutto il perimetro dell'ampia sala, ritardando l'arrivo al tavolo.
«State bene, Miss Colborne? Avete un'aria pensierosa...»
«Oh si, perdonatemi Capitano, sto benissimo. Pensavo solo che a volte le parole feriscono più di una spada...»
Il Capitano si fermò, serio. «Qualcuno vi ha offeso, Miss Cathleen?»
Cathleen sorrise a tanta prodigalità. «No nella maniera più assoluta, Capitano. Non personalmente insomma, ma qualcuno ritiene...mediocre, l'esibizione di mia sorella Emma»
Il Capitano riprese a camminare con lei sottobraccio, sospirando appena. «Non dovete prendervela, Miss Cathleen. Mr Egerton ha appena perso suo padre, deve sistemare la madre e la sorella, forse addirittura tornare qui in Inghilterra contro la sua volontà. Un'idea che non credo lo alletti, dato quanto tempo è via da casa. Avrà parlato senza pensare»
«Il fatto che abbiate indovinato chi era il mittente di tale commento mi fa pensare che ne abbiate già conosciuto la sua...sincerità»
«Diciamo che ha avuto da ridire circa la marina britannica...»
Cathleen sorrise appena. Forse il Capitano aveva ragione, non doveva prendersela così tanto. Perchè rovinare la serata alla sorella e agli altri invitati per un commento di uno sconosciuto che non aveva nulla a che fare con lei?
Il suo accompagnatore riprese a parlare: «Vostro zio non è qui stasera, mi sarebbe piaciuto giocare con lui a carte. Non che mi dispiaccia la vostra! Beh nel senso di mera compagnia serale, ovviamente...» Cathleen notò con piacere che il Capitano era abilissimo nel ficcarsi in situazioni imbarazzanti, e che quella rigidità marziale ogni tanto si rompeva, così rise appena.
«Vi ho compreso, non preoccupatevi Capitano. Comunque no, non è potuto venire, ha un terribile raffreddore. E' rimasto a casa nostra, accudito dalla nostra servitù»
Il Capitano sorrise appena tra sé e non disse null'altro, arrivando finalmente al tavolo da gioco.
«Signore e signori, possiamo unirci?»
«Oh Capitano, Miss Cathleen, prego accomodatevi!» esclamò gentile Mrs Philipps. Al tavolo c'erano anche Mr Herbert, un uomo poco avvenente ma gentile, e sua moglie, una donna esattamente il contrario di sua madre: pacata e sobria.
Il gioco iniziò e vide ben presto il Capitano vincitore di pressoché tutte le mani.
«Che Dio vi benedica, Capitano, ci state stracciando! Almeno lasciate modo alle nostre donne di vincere» commentò ridendo Mr Herbert, seguito a ruota dal resto degli invitati al tavolo.
«Perdonatemi, Mr Herbert...su una nave giocare a carte è una delle poche cose che si può fare» ammise il Capitano, con sincero imbarazzo.
«Non state ad ascoltare mio marito, Capitano. Ma sapete come si dice? “Sfortunate al gioco, fortunate in amore”» annunciò Mrs Herbert, lanciando un'occhiata a Cathleen che prontamente arrossì.
«Dunque io sono condannato a non sposarmi mai» ammise il Capitano, con ironia.
«Oh assolutamente no! Sfido chiunque giovane nubile a non invaghirsi di un uomo gentile e garbato come voi, e con una carriera eroica alle spalle come l'avete voi!»
«Esagerate, Mrs Herbert. Faccio solo il mio dovere, tutto qua. D'altronde mio fratello maggiore ha diritto di sposarsi prima di me, quindi finchè egli non si sposerà ho tutto il tempo di giocare a carte» annunciò il Capitano, con tale sincerità da far ridere i giocatori al tavolo, ad eccezione di Cathleen ovviamente.
«Oh non ho mai sopportato queste regole, ve lo dico sinceramente.»
«Vi ripeto: per ora non me ne preoccupo. Sono qui solo in licenza, e potrei partire da un momento all'altro. Non vorrei mai promettere nulla ad una giovane per bene e poi non mantenere la parola»
«Dite sul serio?» Cathleen chiese istintivamente, attirando su di sé le attenzioni altrui. Deglutì, nel panico, fissando un incuriosito Charles. «Voglio dire...davvero potreste partire? Pensavo che la guerra contro Napoleone fosse vinta e terminata»
«Lo è, infatti, ma per terra ha ancora la supremazia, e nessuno ci dice che voglia ritentare una vittoria per mare. Non si può mai sapere, con quell'uomo. Ho chiesto una licenza dato che non tornavo a casa da quasi dieci anni, cercherò di restare per tutto il tempo stabilito ma se avranno bisogno di me dovrò partire»
«Che vita avventurosa avete, Capitano»
«Imprevedibile direi, Mrs Herbert»
«E non contate di ritirarvi prima o poi?»
«Certamente, quando mi sposerò mi ritirerò. Ma prima di allora, la mia unica sposa è la marina»
«Avete una passione ed un amore verso la patria che raramente ho visto in tutta la mia vita, Capitano, lasciatevelo dire...»
«Io la chiamo dedizione, Mr Herbert» si limitò a dire il Capitano, sorridendo appena.
Cathleen lo osservò un attimo, senza fortunatamente incrociarne lo sguardo, prima di vagare appena per la stanza ed incontrare la figura del padre che discorreva, di nuovo, con Mr Egerton, ed anche in maniera animata. Si accigliò appena, senza riuscire a nasconderlo tant'è che i giocatori si rigirarono a loro volta, con garbo.
«Uh, la sala si sta riscaldando» commentò Mrs Herbert ironica, ridacchiando.
Cathleen si limitò a sorridere appena, senza dire nulla.
«Non preoccupatevi Miss Cathleen. Staranno parlando sicuramente di politica, quanto è vero che sono un uomo» precisò con sicurezza Mr Herbert, rassicurando Cathleen la quale sembrò rilassarsi e riprese a giocare. Tuttavia aveva uno strano presentimento, come un qualcosa che doveva accadere, qualcosa che avrebbe messo sotto sopra la sua vita. Il presentimento durò per tutta la serata e fino a quando, all'alba, finalmente si sdraiò nel suo letto, addormentandosi. Non ne parlò con nessuno, fingendo che andasse tutto bene, ma prima di addormentarsi si promise che l'indomani avrebbe indagato.

  
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